Movimento dei Focolari
Praga, qui si può credere

Praga, qui si può credere

20110521-01Una giornata di caldo insolito accoglie a Praga l’arrivo di Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, e del co-presidente Giancarlo Faletti il 19 maggio 2011. L’aereo, proveniente da Mosca, arriva con mezz’ora di anticipo rispetto al previsto e rende meno lunga l’attesa della trentina di persone che al terminal 1 accolgono gli ospiti con un applauso: è festa! Il programma del viaggio è intenso. Sono in calendario incontri con rappresentanti della Chiesa locale, con l’arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka, ma anche con sacerdoti che vivono la spiritualità di comunione. Grande attesa da parte dei giovani che hanno organizzato una giornata presso il Centro Mariapoli di Vinoř e di tutta la comunità dei Focolari che converrà numerosa a Praga dall’intero Paese.  Previsto un incontro aperto per ricordare i 10 anni dalla visita di Chiara Lubich nella Repubblica Ceca e il lancio dell’operazione “Praga d´Oro”, promossa da lei stessa in quell’occasione per attuare la “nuova evangelizzazione”. 20110521-07Ad ospitare Maria Voce e il piccolo gruppo venuto da Roma, il moderno Centro Mariapoli nato nel giro di due anni, cuore della cittadella in costruzione. “Quando Chiara Lubich nel 2001 venne a Praga – raccontano i “pionieri” – ci espresse un duplice desiderio: dare una casa alla famiglia del Movimento e avere un posto dove le persone da lei incontrate, esponenti del mondo politico, civile ed ecclesiale, potessero ritrovarsi”. Detto, fatto.  Con tanto entusiasmo e tante iniziative, non ultima l’“azione primi sabati”, che continua tuttora, il Centro Mariapoli ha preso forma, la cittadella anche, pur se è ancora nel pieno della costruzione.  In pratica ogni primo sabato del mese chi può viene a lavorare, mattone dopo mattone, per edificare quello che sta diventando un centro di irradiazione della spiritualità dell’unità. Già dieci famiglie si sono trasferite qui e vi hanno costruito la propria casa, altri del Movimento progettano di farlo.

L’arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka

Chiara stessa, prima di ripartire nel 2001, aveva posto le prime medagliette delle costruzioni che sarebbero sorte nei tre terreni costituenti la cittadella, dislocati all’interno di un quartiere periferico di Praga. “Alcuni vicini non capivano – raccontano quanti erano presenti -, pensavano che stessimo sotterrando dei soldi. Col passare del tempo, però, hanno compreso il senso di quello che stava nascendo. Anche persone lontane da Dio si sono avvicinate e adesso fanno parte in vario modo della “famiglia” del Movimento”. Eh sì, perché qui, spiega qualcuno, non è tanto l’ateismo che è diffuso, quanto una certa non credenza dovuta a non conoscenza, ma la sete di incontrare Dio non è spenta. Il primo appuntamento “ufficiale” è con l’arcivescovo del posto, mons. Dominik Duka, nel palazzo sede arcivescovile dal 1344, nel quartiere storico di Praga. Adiacente al Castello che è in parte museo, in parte sede del Presidente della Repubblica, domina la città ed è a poca distanza dalla sontuosa cattedrale gotica di san Vito, centro della cristianità, ma anche dell’intero Paese, come spiega il parroco che guida la visita del gruppo romano. Un’accoglienza molto cordiale, quella dell’arcivescovo, il quale ha messo in comune il bisogno che lui avverte, di far risvegliare nella diocesi la religiositá popolare, ed anche la speranza che  l´anniversario nel 2013 dell´arrivo dei santi Cirillo e Metodio, che qui portarono il cristianesimo 1150 anni fa, sia una grande occasione di evangelizzazione. Dall’inviata Aurora Nicosia [nggallery id=41] (altro…)

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Le fondamenta di un progetto solido

Antonio Zanardi Landi, ambasciatore per l’Italia a Mosca

L’anno della cultura e della lingua italiana in Russia è stato fortemente voluto dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, trasferitosi a Mosca insieme alla famiglia lo scorso dicembre, dopo una lunga esperienza diplomatica presso la Santa Sede. Con manifestazioni importanti come la mostra di Caravaggio a Mosca e iniziative disseminate nelle trenta principali città della federazione, l’ambasciatore vuole rafforzare i legami di stima e collaborazione tra i due Paesi. La cultura sarà collante e radice anche di progetti economici e industriali a cui l’Italia sta già lavorando e per nuovi investimenti in programma. Abbiamo raggiunto Zanardi Landi nell’antica villa Berg. Il calore e la cordialità dell’accoglienza sono tipicamente italiani, ma si potrebbe anche dire russi, perché sull’ospitalità i due popoli fanno a gara. Dottor Landi, da cinque mesi è passato dalla Santa Sede a Mosca: un cambiamento radicale… «Certo è cambiata la qualità del lavoro. La Santa Sede ha un approccio globale alla realtà ma è pur sempre uno Stato piccolo, bastava una passeggiata per percorrerlo. Ora sono nel Paese più grande del mondo e non è facile ad esempio raggiungere i posti dove ci sono le attività italiane, le distanze sono enormi e finora sono andato solo a san Pietroburgo. C’è però qualcosa di simile in entrambi i Paesi poiché hanno un approccio esteso nel considerare la realtà internazionale: la Russia in politica estera ha un approccio mondiale, come il Vaticano, ma certo le caratteristiche e gli scopi sono molto diversi». Dopo la Santa Sede si trova ad operare in un paese ortodosso, dove i cattolici sono una minoranza. Che idea si è fatta? «Finora ho avuto pochi rapporti con i cattolici, fatta eccezione per il Movimento dei focolari e per Comunione e liberazione. So che ci sono altri gruppi, ma non ho avuto tempo. Quello che stanno facendo i focolarini ad esempio è di importanza fondamentale, a mio parere, perché il rapporto tra i nostri mondi, tra le nostre società ha bisogno di iniezioni quotidiane di fiducia sia nella politica che nelle realtà quotidiane. Ci sono dei muri di diffidenza, è innegabile, ma quello che si sta facendo attraverso l’esperienza dei focolari è importantissimo: il dialogo tra questi due mondi – cattolico e ortodosso – può consentire alle nostre società di avvicinarsi». Mosca è un grande cantiere all’aperto, una capitale in crescita, che attira investimenti e che sta vorticosamente scoprendo il benessere. Ci sono elementi di criticità in questo modello di corsa al consumo? «La crescita economica per un Paese che si è trovato in crisi di produzione quando è finita l’Unione Sovietica è essenziale. Penso che il vero problema sia la separazione troppo netta tra chi sa gestire la crescita economica e chi rimane al palo, e in Russia è particolarmente forte la differenza tra i diversi strati della popolazione. Speriamo che il governo di oggi e quello di domani prenda coscienza di questo e faccia beneficiare larghe fasce della popolazione di questo benessere, anche se già si comincia. Certo non deve essere facile governare un paese che va dall’Europa alla Cina e si deve tener conto della difficoltà di gestire unitariamente un territorio che è un impero». Sono in molti a dire che Mosca non è la Russia… «È vero, lo hanno detto anche a me. Io voglio proprio vedere l’altra Russia, ma con le forze che abbiamo riuscire ad operare ad esempio nelle 30 città più importanti con risorse umane e finanziare limitate non è possibile come vorremmo. Per l’anno della cultura italiana in Russia allestiremo a Mosca una mostra di Caravaggio, che è un grande impegno finanziario, organizzativo e politico poiché ci vuole il coinvolgimento del governo. Nelle altre città programmiamo un calendario importante, ma più modesto: mostre fotografiche, festival di cinema, tournée di compagnie teatrali, concerti. Facciamo percepire un’Italia amica e aperta». Un’Italia che in Russia è molto amata… «Non posso non rallegrarmi dell’accoglienza ricevuta. C’è apertura, amicizia, interessa ciò che è italiano e questi sono elementi su cui lavorare bene. Per cercare di dare un messaggio di amicizia ad esempio abbiamo usato molto gli strumenti dei visti, naturalmente nei limiti consentiti da Schengen. Abbiamo facilitato la concessione di oltre 600 mila visti, e Mosca da sola copre la maggioranza di visti al mondo. Poi ci sono visti gratuiti a chi viene in Russia o in Italia per attività connesse all’anno della cultura italiana. Ho avviato una campagna particolare: abbiamo identificato i leader culturali in Russia – direttori di musei, orchestre, presidi, sindaci di certe città – e offerto loro un visto gratuito in occasione dell’anno della cultura. Questo per far capire che con questo Paese possiamo costruire uno spazio comune, in prospettiva di altri sviluppi. Non dobbiamo dimenticare che la cultura e l’arte italiana sono entrati nella formazione dell’uomo russo e quindi è un patrimonio comune». Eppure proprio al salone del libro di Torino una scrittrice russa ha dichiarato che la letteratura non ha potere e la cultura sembra altrettanto debole… «La cultura e la letteratura non hanno quasi mai un potere immediato, ma mettono le basi per un potere futuro. Poi influenzano giornalisti e carta stampata, ma con i tempi del libro, e quindi più lenti di quelli di un quotidiano o di un blog. Questi sono strumenti di maggiore impatto sulla gente, ma ciò non vuol dire che le case si costruiscono senza fondamenta: ecco, la cultura costituisce sempre le fondamenta di un progetto solido». Che contributo fattivo può dare l’Italia alla modernizzazione di questo Paese? «L’Italia può presentare un volto d’Europa non antagonista e che ispira fiducia. Il nostro Paese ha operazioni industriali in cui russi e italiani lavorano a fianco con reciproca soddisfazione, e i legami di fiducia si sviluppano facilmente quando si lavora insieme. Possiamo aiutare certi aspetti della modernizzazione del sistema economico russo ed esportare alcune caratteristiche delle nostre piccole e medie imprese. Stiamo poi facendo progetti di ricerca nel campo della fisica e dell’astrofisica, e naturalmente aspettiamo un buon ritorno anche da questo impegno. Tante imprese italiane lavorano solo per il mercato russo e la loro sopravvivenza è legata a questo: le nostre industrie fanno fatica ad adattarsi alla globalizzazione e quindi c’è la necessita di crescita, e la Russia costituisce in questo senso un grande mercato. Alcune nostre imprese che producono ceramica e elettrodomestici sono tra le prime di questo Paese». La parola “dialogo” torna spesso nei suoi discorsi. Che valore vi attribuisce in questo contesto? «Nel mio lavoro c’è un imperativo: capire le situazioni attorno, capire dove siamo, conoscere lo spirito del Paese dove siamo accreditati e per farlo non ci si può limitare ai contatti ufficiali e alle cerimonie. C’è bisogno di parlare con la gente, uomini d’affari, insegnanti o giornalisti per comprendere e interpretare. Chi fa il mio lavoro ha bisogno di lavorare con la gente del Paese, per mettere su iniziative culturali, programmi di ricerca, dibattiti. Lavorando insieme si diventa veramente amici e questo è un vincolo maggiore di aver pranzato insieme: il lavoro pratico è un modo per crearmi alleati. Le relazioni internazionali moderne, poi, sono fatte molto più di comunicazioni televisive e informatiche, e quindi un ambasciatore non ha il monopolio della comunicazione tra governi: deve basare la propria azione su più gambe, e per far questo il dialogo è una strada maestra». di Maddalena Maltese Fonte: Città Nuova

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Un centro sociale a Bairro Coroado, Manaus

Bairro Coroado, della sterminata città di Manaus in piena foresta amazzonica. Una metropoli di 2 milioni di abitanti in continua espansione. Coroado in portoghese significa incoronato e ricorda la corona di spine che abbraccia tante metropoli brasiliane. Un abbraccio di poveri. Al cielo fa da contraltare il fiume, alle palazzine di periferia le palafitte sulla spiaggia. Specchio delle contraddizioni sociali che separano i poveri dai più poveri. Poco distante, dieci minuti a piedi, il Centro Roger Cunha Rodrigues, fondato nel 1994 dai Focolari e da subito diventato progetto di Azione per Famiglie Nuove (AFN onlus). Da allora più di mille bambini hanno ricevuto istruzione, alimentazione, supporto alla famiglia e strumenti culturali sostanziati di valori solidi che favoriscono la crescita e le relazioni interpersonali. Per avviare un risanamento delle famiglie e della comunità. C’è chi è diventato pasticcere, chi elettricista, chi frequenta l’università. Quest’anno il centro è frequentato da circa 300 persone e i bambini sostenuti a distanza sono 236. Solo nel 2010 i fondi inviati hanno raggiunto la cifra di 85 mila euro. Ora occorrono fondi per: ristrutturare l’edificio principale perché da quando è stato costruito non ha mai avuto lavori di manutenzione; costruire una nuova mensa; ampliare il refettorio troppo piccolo per i bambini presenti costretti a più turni per i pasti e tirar su le cinta murarie per difendersi dai ladri. È acqua che scorre e risana. di Aurelio Molé, pubblicato su Spazio Famiglia – Aprile 2011 (altro…)

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Cesta prezidentky Hnutí fokoláre do Ruska, Česka a Maďarska

AKTUÁLNÍ INFORMACE Z RUSKA Maria Voce, současná prezidentka Hnutí fokoláre, navštíví ve dnech 13. – 31. května 2011 v rámci své letošní čtvrté zahraniční cesty tři země bývalého sovětského bloku. Českou republiku navštíví Maria Voce, známá v Hnutí pod jménem Emmaus, ve dnech 19. – 25. května 2011. Připravujeme pro vás průběžně informace o této cestě a fotografický servis. http://www.focolare.cz/

Cotabato City

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Digos

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Nabunturan

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Tagum

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Mati

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Banaybanay

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Tibungco

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Ecoland

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Lanang

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Downtown

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Agdao

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Un po’ di storia: gli inizi dei Focolari in Russia

Nel 1986 una famiglia ungherese del Movimento dei focolari, i Fialowsky, si trasferisce per lavoro da Budapest a Dubna, a circa 130 Km da Mosca. Intorno a loro si radunano alcune famiglie e giovani. Nel 1989 prima e nel 1991 dopo, si aprono due centri del Movimento nella capitale. In quel periodo la comunità conta circa 40 persone. Nell’agosto del 1991 l’atteso primo incontro di Chiara Lubich con tutti i membri del Movimento dell’Europa Orientale, a Katowice (Polonia). È una tappa importante per la comunità presente in Russia che, per la prima volta, varca la frontiera per incontrare Chiara e gli altri membri del Movimento dei paesi dell’Est europeo. Nell’aprile del 1992 si svolge il primo incontro pubblico, la Mariapoli, con 220 partecipanti. Nel settembre dello stesso anno, si fa un primo viaggio a Celiabinsk, città oltre gli Urali, a circa 1900 km da Mosca, fino a poco tempo prima chiusa agli stranieri. Poco a poco si sviluppa una comunità del Movimento e, già nel 1995, si svolge sul posto la prima Mariapoli. Nascono in seguito le comunità a Novosibirsk e Omsk. Nel 2001 si apre a Krasnoyarsk un focolare, che si dedica alla parte siberiana del Paese. Iniziano i primi contatti con le persone che ricevono da tempo la Parola di vita. La spiritualità viene accolta da persone nelle diverse città della Siberia. La prima Mariapoli siberiana si svolge nel 2004 a Divnogorsk, una città vicino a Krasnojarsk. I partecipanti provengono da varie città, alcuni dopo aver percorso 2000 km di distanza. Sono 90, di varie nazionalità e chiese. Dopo il crollo del regime sovietico, si avverte nella società russa una ricerca di identità. In questo cammino il modo di agire del Movimento è sempre stato apprezzato, in particolare nel rapporto con la Chiesa Ortodossa Russa. Nelle manifestazioni dei Focolari partecipano ogni tanto anche rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca. Molto importante per la comunità è stata la presenza di Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari, all’intronizzazione del patriarca Kirill, nel febbraio 2009. È seguito con grande interesse da parte di alcuni membri di associazioni ortodosse il progetto “Insieme per l’Europa”, al quale partecipano dal 2004. Fra i pionieri della storia dei Focolari nell’allora Unione Sovietica non possiamo non ricordare Eduardo Guedes, focolarino portoghese morto nel gennaio di quest’anno, e vissuto in Russia oltre 20 anni. La sua generosità e umiltà sono state caratteristiche molto apprezzate da questo popolo che ha ricambiato abbondantemente il suo amore in tanti modi, in particolare i molti amici ortodossi. E ancora Regina Betz, focolarina tedesca, che ha vissuto a Mosca dal 1990 a al 2008, intessendo rapporti veri e duraturi con tantissime persone. Un episodio da lei raccontato ci dà il timbro di questi anni spesi a costruire l’unità in Russia: «Insegnavo tedesco all’università Lomosonov di Mosca. Una collega, Alla, non stava bene di salute e pensava che si trattasse di una punizione di Dio perché non viveva più da cristiana. Mi raccontò che durante un corso di aggiornamento a Lipsia aveva frequentato spesso la Chiesa ma, tornando a Mosca, si era allontanata. Un giorno mi chiese se poteva venire con me alla Messa. Le spiegai che non ero ortodossa ma cattolica, cosa che non le creò alcun problema. Così la domenica seguente andammo insieme ad una Messa solenne a San Luigi nell’unica chiesa esistente allora a Mosca. Poi, per lungo tempo non ho più saputo nulla di lei. Quando ci siamo ritrovate mi ha raccontato che si era fatta battezzare e – quasi scusandosi – “come ortodossa”… Le dissi che aveva fatto bene, dato che è russa!». Attualmente la maggioranza dei membri della comunità dei Focolari a Mosca è ortodossa. Una di loro, Nina Vyazovetskaya, in occasione del trigesimo della dipartita di Chiara Lubich, il 18 aprile 2008, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, così si esprimeva: Vengo da Mosca, appartengo alla Chiesa Ortodossa Russa. Sono medico e ho lavorato per due anni come internista nell’ospedale di Mosca. Sono cresciuta in una famiglia non credente, come la maggior parte in Russia. Nel 1990 mi hanno battezzata un po’ “per caso” perché, con il crollo del comunismo, quello era un periodo dei grandi cambiamenti e tutti cercavano qualcosa di nuovo. Però, dopo quel giorno, non sono mai andata in chiesa. L’incontro con il Movimento dei focolari ha segnato una svolta: ho incontrato Dio e la mia vita è cambiata. Per conoscerlo mi sono rivolta alle focolarine, che sono cattoliche, e mi hanno portato nella mia chiesa ortodossa. Così ho cominciato a scoprire la bellezza e la ricchezza della chiesa, dell’essere cristiana, del vivere per Dio. E adesso ho preso la decisione di seguire Dio, dietro Chiara, nel focolare”. (altro…)

Maa

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La fantasia di Dio

La famiglia, luogo che può rendere fantastico l’ordinario.
Il primo dentino, la festicciola con gli amichetti nel parco, le vacanze al mare, le nottate insonni a coccolare Giovanni: momenti della vita familiare che i due Autori, sposati da sei anni, ricordano e propongono al lettore come un ideale album fotografico da sfogliare insieme tra amici. Non una testimonianza esemplare, ma una raccolta di istantanee che raccontano le gioie e le fatiche, le difficoltà e i fallimenti della vita di famiglia nei quali ciascuno può ritrovarsi. E attraverso i quali si coglie lo straordinario amore e la sorprendente fantasia di Dio, capace di dare sapore e senso alla vita.
Caleidoscopio familiare. Segui l’intervista all’autore, cliccando qui.

Bacolod

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Daro

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Dumaguete

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Bacong

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Talay

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Sibulan

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Tanjay/Bais

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Ormoc/Vizca

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Tacloban

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Antique

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Aklan

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Sigma

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Maasin

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Lilo-an

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Minglanilla

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Un “Segno di contraddizione” in comune

Nel 1977 l’editore Vita e Pensiero pubblicava “Segno di contraddizione”: il volume che raccoglieva gli esercizi spirituali predicati nel 1976 dal cardinal Karol Wojtyla a papa Paolo VI e alla curia romana. L’anno seguente, poco tempo dopo l’elezione di Wojtyla al soglio pontificio, Igino Giordani scrive al nuovo Pontefice:   25 novembre 1978 Padre Santo, sono un focolarino (di 84 anni finiti!). Ho letto il Suo libro: Segno di contraddizione e ne ho goduto per due ragioni: prima, perché l’alto soggetto è trattato con una sapienza e una limpidezza rare; seconda, perché anch’io, più di 40 anni or sono, con notevole presunzione, ho scritto un libro con lo stesso titolo. Mi permetto di inviarle una copia dell’ultima edizione, soltanto come omaggio umilissimo, in segno della gioia che anch’io, come tutti i focolarini e come quasi tutti i viventi, provo per la Sua elezione a Pontefice e per la profondità e spontaneità del suo quotidiano apostolato. Voglia perdonarmi l’ardire e benedirmi. Dev.mo Igino Giordani   Immediata la risposta, che giunge al Nostro per conto della Segreteria di Stato: 1 dicembre 1978 Chiarissimo Signore, con gesto di apprezzata cortesia, Ella ha inviato in omaggio a Sua Santità con la stimata lettera del 25 novembre scorso, un esemplare del volume da Lei curato, “Segno di contraddizione”, pubblicato in quinta edizione. Il Santo Padre mi ha incaricato di parteciparLe i propri sentimenti di vivo compiacimento e di cordiale riconoscenza per il delicato atto di ossequio, che Egli ha molto gradito. Il Sommo Pontefice, pertanto, è lieto di contraccambiare tanta venerazione, concedendoLe la desiderata Benedizione Apostolica, in segno di stima per la sua lunga attività svolta a servizio della Santa Chiesa ed in auspicio di sempre abbondanti favori celesti. Mi valgo volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio della Signoria Vostra Ill.ma Dev.mo +C. Caprio Sost. (altro…)

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Viaggio in Europa Orientale

Il viaggio prevede 3 tappe, che seguiremo su www.focolare.org con l’aiuto dei giornalisti di Città Nuova

  • 13 – 19 maggio: Russia (Mosca)
  • 19 – 25 maggio: Repubblica Ceca (Praga)
  • 25 – 31 maggio: Ungheria (Budapest)

Maria Voce visiterà le diverse comunità dei Focolari in questi paesi. Di particolare rilievo l’incontro a Mosca con l’arcivescovo mons. Paolo Pezzi e con il Nunzio apostolico mons. Ivan Jurkovic. A Praga la presidente incontrerà l’arcivescovo, mons. Dominik Duka. Il 21 maggio si svolgerà un incontro aperto per ricordare i 10 anni dalla visita di Chiara Lubich nella Reppublica Ceca e il lancio dell’operazione “Praga d´Oro”, promossa da lei stessa in quell’occasione per attuare la “nuova evangelizzazione”. Il Movimento dei focolari è presente nei paesi dell’ex-blocco comunista dal 1961. Nel luglio del 1960 il vescovo di Lipsia mons. Otto Spulbek offrì a Chiara Lubich la possibilità di inviare focolarini medici a lavorare negli ospedali della diocesi, vista la mancanza di medici. 50 anni fa, precisamente il 13 maggio 1961, i primi focolarini arrivarono a Lipsia. Dalla Germania Orientale, attraverso contatti personali, il Movimento si diffuse subito dopo nella Cecoslovacchia, in Russia, Lituania e negli altri paesi del blocco comunista. Oggi il Movimento è presente in tutti i Paesi dell’area. (altro…)

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Il fratello

Pubblicato nel 1954, Il fratello costituisce la prima trattazione di Giordani sulla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. Per molti secoli, nella storia della Chiesa, si era localizzato nell’interiorità il luogo della ricerca di Dio. In tale tensione introspettiva, il fratello risultava spesso un intralcio. Ora si pone in luce un modo diverso e schiettamente evangelico di vedere il fratello: non un ostacolo, ma via privilegiata per incontrare Dio e, a livello sociale, potente mezzo di costruzione di rapporti solidali. In una prosa limpida e coinvolgente, un saggio profetico. Sul sito dell’editrice alcuni approfondimenti su questo volume:

Fonte: Città nuova editrice

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S. Pietroburgo

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Dobro Pozhalovat’ – Benvenuti a Mosca

13 maggio. Una festa significativa per la cattolicità: la madonna di Fatima. 13 maggio. Una data altrettanto simbolica per il Movimento dei focolari: la notte di “stelle e lacrime”, così è noto quell’episodio della vita di Chiara Lubich quando a causa del bombardamento di Trento aveva dovuto lasciare la sua casa per rifugiarsi nel bosco di Goccia d’oro. Piangendo per ore aveva osservato il muoversi delle costellazioni e aveva capito che solo l’amore poteva vincere quell’immane tragedia. 13 maggio, stavolta del 2011. Maria Voce e Giancarlo Faletti sono atterrati a Mosca per una visita alla comunità del Movimento dei focolari in Russia. Un viaggio che Chiara Lubich avrebbe voluto fare già negli anni ’60 come testimonia un suo discorso di quel periodo, ma che di fatto non ha poi potuto realizzare, anche se tante delle sue prime compagne e compagni hanno qui seminato la spiritualità dell’unità fin dagli anni ’70. All’atterraggio all’aeroporto di Sheremet’evo un timido raggio di sole prova a sfidare un cielo incerto, a tratti piovigginoso.  Lo scalo, modernissimo e luminoso, si confonde tranquillamente con quello delle metropoli occidentali: le griffes che ne popolano negozi e punti ristoro sono le stesse. Superati i controlli di routine, un po’ più serrati dopo l’ultimo attentato, si può esclamare: eccoci arrivati a Mosca! Un piccolo gruppo dei Focolari accoglie con fiori e sorrisi e tre abbracci i nuovi arrivati. Una brigata osservata a distanza dai giovani agenti del controllo, presto distratti dalle incombenze. Sulla superstrada per raggiungere Mosca ci sono grandi cantieri, segno di una città in crescita dal punto di vista commerciale e abitativo: sempre più russi vi si trasferiscono e la popolzione si attesta già sui 15 milioni di abitanti. «Affidiamo a Maria, in questo giorno, il viaggio a Mosca, le persone che incontreremo, tutti quelli che stanno pregando per quest’appuntamento» è stata la preghiera espressa coralmente da Maria Voce e Giancarlo Faletti, davanti ad un’icona della Madonna, mentre si celebrava la messa dedicata proprio alla Madre di Dio. Attesa per l’incontro del 14 maggio con tutti i membri dei Focolari del grande territorio russo. Dagli inizi del Movimento in queste terre è la prima volta che da Celjabinsk, Novosibirsk,  Krasnojarsk , San Pietroburgo, si ritroveranno cattolici e ortodossi a testimoniare una presenza viva, gioiosa, attiva, che sa vincere diffidenze, diversità e distanze notevoli che mettono in discussione gli otto fusi orari della nazione. Qualcuno, però, ha voluto anticipare questo momento di “a tu per tu” con la presidente: le più piccole, infatti, si sono ritratte come tante matrioske colorate, un benvenuto insieme tradizionale e festoso che ben esprime le tante anime della città, connubio di modernità e storia, di orgoglio nazionale e mondialità ineludibile. Dall’inviata Maddalena Maltese

[Russia]

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Croazia: a scuola di Umanità Nuova

“Faro” è il nome profetico della cittadella croata, centro di formazione per persone di varie nazioni, chiese, religioni e uomini di buona volontà. Così l’aveva pensata Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei focolari, quando, negli anni ’80 alcuni ettari di terreno e case in disuso vennero messe a disposizione del Movimento a Križevci, a 60 km da Zagabria. Faro oggi è riconosciuta come luogo privilegiato di incontro tra persone provenienti da tutti i Balcani, soprattutto dopo l’azione volta a favorire la riconciliazione fra le varie etnie durante la guerra degli anni novanta. E’ in questa cittadella in Croazia che si è svolta nell’Aprile scorso una scuola di formazione promossa dal Movimento Umanità Nuova, e rivolta a partecipanti di 12 nazioni dell’Europa orientale. Alcuni di questi Paesi sono stati in guerra tra loro in un recente passato, altri invece caratterizzati da enormi problemi economici e una difficile transizione verso la democrazia. Situazioni delicate, non sempre facile da conciliare, ed è proprio per questo che dal 15 al 17 Aprile ci si è focalizzati sulla conoscenza dei valori che animano l’impegno di Umanità Nuova, l’espressione sociale dei Focolari. L’obiettivo è stato quello di fornire competenze concrete per l’applicazione di questi valori nelle diverse sfide che i professionisti devono affrontare nei vari ambiti sociali: dai medici, agli educatori, ai politici, agli economisti, ai magistrati: ognuno con un preciso compito, ma tutti insieme testimoni di fraternità. E’ questa la realtà più vera emersa dal fitto dialogo tra i partecipanti e i membri della segreteria centrale di Umanità Nuova arrivata da Roma e altre regioni d’Italia. Delia da Spalato scrive: «Penso che questa scuola sia stata per ognuno un’occasione nuova per sentirsi protagonista nel vivere per la fraternità nel proprio ambiente e per rimboccarsi le maniche per migliorare la realtà in cui vive. Perché nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore». Le fa eco Sanja Jurić che racconta: «Tornando a casa ho parlato a tutti di quanto avevo vissuto: in famiglia, alle colleghe nel lavoro, e ho cominciato a vivere con più intensità cercando di fare bene tutta la mia parte lì dove mi trovo». Sono solo alcune delle conferme al messaggio che Maria Voce, presidente del Movimento, aveva inviato il primo giorno: «Vi auguro che possiate attingere alla forte e illuminante presenza di Gesù fra voi, il Suo modo di pensare e di agire per lavorare per il “bene comune”, sapendo che – come ci ha ricordato spesso Chiara – : “Il mondo è di chi più lo ama e meglio sa dargliene la prova». (altro…)

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Dio mi ama – Dio mi chiama

“Dio mi ama – Dio mi chiama”, era lo slogan impresso sui cartoncini che identificava i giovani presenti a Loppiano (Italia), dal 14 al 19 marzo scorso. Uno slogan che metteva in evidenza l’obiettivo di quei giorni: approfondire la vocazione del focolarino, chiamato da Dio a diventare “apostoli dell’unità” – secondo una bella espressione usata da Giovanni Paolo II – e a seguire Gesù in vista della realizzazione della preghiera di Gesù al Padre: “Che tutti siano Uno” (Gv. 17, 21).

I trentatre giovani presenti, provenivano da varie parti del mondo: chi studente, chi operaio, chi imprenditore… Tutti, però, con l’unico desiderio di posporre ogni cosa a Dio, rinunciando anche a formarsi una famiglia propria, per lanciarsi nell’avventura di costruire l’unità della famiglia umana.

Tante le impressioni raccolte in quei giorni, come quele di Andrè e Jonas del Brasile: il primo  – che ha appena concluso il suo master in storia -, sottolinea di aver  “lasciato delle cose molto belle per trovarne qui altre ancora più belle”; Jonas, invece, pilota di aerei di linea: “Mi rimane la certezza della chiamata di Dio per la forte esperienza spirituale vissuta”. Infatti, spesso è la presenza del Risorto in mezzo alla comunità che fa da amplificatore alla voce di Dio che si fa sentire nel cuore. Stefano, dal canto suo, è un ingegnere romano. Egli sottolinea l’intensità di quei giorni: “Mi porto a casa il rapporto con ciascuno di voi.  Ho capito che Gesù Abbandonato è l’essenza della nostra vocazione ”. In riferimento ad un punto centrale della spiritualità dei focolarini: Gesù sulla croce che muore per tutti e prova l’abbandono del Padre, assumendo su di sé tutti i dolori e gli abbandoni dell’uomo. I focolarini lo scelgono come modello di donazione e radice della loro scelta di vita. Renzo, anche lui italiano, aggiunge col volto raggiante: “Mi porto a casa la straordinaria bellezza della vita di focolare”. Jay fa il giornalista delle Filippine: Lui afferma di aver imparato a Loppiano “a riconoscere nei dolori e nelle difficoltà un volto di Gesù Abbandonato”; e non solo, la sua scoperta è quella di aver provato “ad amarlo con gioia e non più a ‘sopravvivere’ alle difficoltà”. Ed ancora Antony, studente keniota, commette forte: “Puntare in alto: è questa la vocazione del focolarino, la mia, la nostra”. A conclusione di quei giorni che nessuno potrà dimenticare, hanno scritto a Maria Voce, presidente dei Focolari: “E’ stato Gesù a guidarci più in profondità nella nostra vocazione, per portarci ad una nuova intimità con Lui… Gli abbiamo chiesto di aiutarci per essergli fedeli”. E affermano il loro impegno di voler vivere questa “divina avventura cercando di imitare la trasparenza di Maria Santissima, che mai pensò a sé ma solo a Dio”, modello perfetto del cristiano di oggi e di sempre. Ecco alcune immagini dei momenti più salienti di quei giorni, che parlano più delle parole. [nggallery id=38] A cura del Centro dei Focolarini (altro…)

Möllbrücke

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Villach

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