Feb 17, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Fino ai 18 anni ho vissuto una vita normale, tra la mia casa, la scuola, lo sport e qualche attività parrocchiale, scolastica, i miei sogni. Ma un giorno, dopo la ritirata dell’esercito curdo, la resistenza non è durata molto e la mia città, Qaraqosh, ha capitolato. Il cosiddetto stato islamico (ISIS) se n’è impossessato e tutto è crollato. Occupata per due anni dalle bandiere nere dell’Isis, essa è stata nominata capoluogo dell’ISIS per la Piana di Ninive. Qaraqosh, era la città cristiana più importante dell’Iraq, contava allora più di sessantamila abitanti e, anche se è stata liberata nell’ottobre 2016, ora è una città fantasma. Ma torniamo indietro. Il 6 agosto 2014 abbiamo dovuto lasciare la nostra casa senza avere nemmeno il tempo di preparare le valigie, solo con i vestiti che avevamo addosso. Infatti eravamo stati messi davanti a una scelta: diventare musulmani, pagare un riscatto, o avere la testa tagliata. Abbiamo avuto fortuna di restare ancora vivi! Da quel momento è cominciata una dura avventura. E dentro di me si mescolavano diversi sentimenti: rabbia, rassegnazione e disperazione; fino a domandarmi come mai Dio poteva permettere che vivessimo una prova così dura. È stata, però, una lezione di vita importante che mi ha portato, non senza fatica, a fare in seguito una grande scoperta.
Prima ci siamo diretti verso il Kurdistan iracheno assieme ad una folla di rifugiati che avanzava a piedi … Rivedo le loro lacrime, i soldati, le persone che dormivano lungo la via… Una strada per arrivare a Erbil che si percorre normalmente in mezz’ora, a causa dei numerosi blocchi e nonostante fossimo fortunati ad avere la macchina, l’abbiamo percorsa in 12 ore. Ci siamo diretti verso Dohuk, dove abbiamo trascorso circa 2 mesi. È stato un periodo doloroso vissuto nella speranza di tornare a casa. In quei momenti difficili, ho capito che se rimanevo chiuso nella mia sofferenza nulla sarebbe cambiato e non sarei andato avanti. Ho deciso, allora, di vivere il momento presente, deciso a cercare di disegnare un sorriso sul volto del fratello vicino, per cambiare qualcosa, nonostante tutto. Accanto, c’erano dei fedeli della religione Yazidi che avevano più bisogno di noi. È un popolo che è stato trucidato dall’Isis perché non ha avuto la possibilità di fuggire: uomini uccisi e donne violentate e pronte ad essere vendute. Quelli che erano riusciti a scappare si trovavano in uno stato penoso. Ho vissuto con loro cercando di dimenticare le mie ferite per consolarli. Dopo i mesi di esilio, i miei genitori hanno deciso di andare in Francia, perché questo paese ci aveva teso la mano. La scelta è stata difficile: restare nel nostro paese nell’incertezza del futuro, o accettare l’asilo e ricominciare la vita in un nuovo paese, con una cultura diversa, ben coscienti delle sfide e delle difficoltà che ci attendevano, a cominciare dalla lingua. Siamo arrivati in Francia il 26 ottobre 2014. All’inizio non è stato facile, ma non ci siamo mai sentiti abbandonati. Qualcuno si è preso cura di noi e ci rischiara il cammino. La Sua mano impercettibile asciuga le nostre lacrime e alleggerisce le nostre sofferenze. Sì, è Gesù che è morto per ciascuno di noi! Come rispondere al Suo amore? Questa dolorosa avventura mi ha fatto scoprire che Dio è amore, che è Lui che dà senso alla mia vita. Voglio perciò essere un costruttore di pace insieme a tanti, cominciando dalle piccole cose. (altro…)
Feb 16, 2017 | Cultura
[:de]
100 kurze Texte und Worte des Reformators, herausgegeben und eingeführt vom Präsidenten des Päpstlichen Rates zur Förderung der Einheit der Christen. Ein beeindruckendes ökumenisches Signal! – Ausgewählte Worte dieses großen Glaubenszeugen, der nicht zuletzt durch sein Wort Geschichte geschrieben hat – Eine Gelegenheit zur (Neu-)Entdeckung des Reformators, dessen Erbe über die Konfessionsgrenzen hinweg bedeutsam ist – Ein Zeugnis, wie sehr sich der katholische Blick auf den »Reformator« gewandelt hat – Ein Buch für Katholiken … und evangelische Christen, die ihren katholischen Freunden Luther näherbringen möchten – Mit ausführlichem Lebenslauf Martin Luthers
AUTOREN-/HERAUSGEBER- Koch, Kurt Kardinal
Geb. 1950 in Luzern, Kurienkardinal, ehemaliger Bischof von Basel, ist seit 2010 als Nachfolger von Walter Kasper Präsident des Rates zur Förderung der Einheit der Christen.
Vergal Neue Stadt
[:]
Feb 16, 2017 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/203484338 (altro…)
Feb 15, 2017 | Focolari nel Mondo
PULSE. CHANGE YOUR HEART. CHANGE THE WORLD.
UN RITMO. UN BATTITO. UN RICHIAMO. UN SOLO MONDO.
È l’appuntamento mondiale che inaugura l’edizione 2017 della Settimana Mondo Unito, una giornata che vedrà giovani di oltre 40 Paesi uniti per mostrare a tutti il vero
“battito” dell’umanità: le infinite azioni di pace e fraternità che popolano la vita di singoli, gruppi e popoli. Idee in musica, coreografie, parole, testimonianze e spazi di dialogo su politica, economia, arte, religione, cultura, impegno sociale
dalla parte della pace.
PROGRAMMA PRIMO MAGGIO 10.00-15.15 –
Start: accoglienza & animazione Workshop: Pace e … Religioni Economia Politica Arte Educazione Natura 15.30-16.30 – Molti battiti un solo mondo: storie di pace 16.45 – Esplode la pace: music4peace Info e prenotazioni: www.primomaggioloppiano.it FB primomaggioloppiano https://www.facebook.com/primomaggioloppiano/videos/1391995820874604/
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Feb 15, 2017 | Focolari nel Mondo

Da vent’anni la
Settimana Mondo Unito è l’appuntamento che raccoglie giovani di tutto il mondo che s’impegnano, attraverso azioni, manifestazioni, convegni e dibattiti culturali,ad incidere sull’opinione pubblica dei Paesi ospitanti, e testimoniare insieme che un mondo unito è possibile, lasciando un segno tangibile nelle città e istituzioni coinvolte.
Quest’anno parte da Loppiano (FI) con l’evento del Primo Maggio, preceduto dal Meeting internazionale dei Giovani per un Mondo Unito .
Programma del Meeting dei Giovani per un mondo unito (29 e 30 Aprile)
2 giorni per incontrarsi, riflettere, imparare, contaminarsi, progettare un mondo nuovo in cui la Pace sia legge universale; 800 giovani di tutto il mondo, sono i Giovani per un Mondo Unito; 3 Workshop su accoglienza e integrazione; impegno sociale; la pace nell’arte; 4 Forum su: Pace e tradizioni religiose; Economia e Politica; Educazione alla pace; Pace e Natura. Programma del Primo Maggio È l’appuntamento mondiale che inaugura l’edizione 2017 della Settimana Mondo Unito, 10.00-15.15 – Start: accoglienza & animazione Workshop: Pace &…
- Religioni
- Economia
- Politica
- Arte
- Educazione
- Natura
15.30-16.30 – Molti battiti un solo mondo: storie di pace 16.45 – Esplode la pace: music4peace Info e prenotazioni: www.primomaggioloppiano.it FB primomaggioloppiano
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Feb 15, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Un viaggio per conoscere e scegliere cosa fare per cambiare il corso della storia, diventando un nodo della rete mondiale che vede i GMU impegnati accanto ad altre associazioni e gruppi. Le azioni dei GMU, i “frammenti di fraternità”, sono raccolte nello United World Project, che dal 2012 mette in rete gente di tutte le latitudini che ha scelto la fraternità universale come stile di vita.
Programma del Meeting che precede la Settimana Mondo Unito (1-10 maggio 2017) che inizierà con l’evento del Primo Maggio
2 giorni per incontrarsi, riflettere, imparare, contaminarsi, progettare un mondo nuovo in cui la Pace sia legge universale; 800giovani di tutto il mondo, sono i Giovani per un Mondo Unito; 3 Workshop su accoglienza e integrazione; impegno sociale; la pace nell’arte; 4 Forum su: Pace e tradizioni religiose; Economia e Politica; Educazione alla pace; Pace e Natura.
29 aprile
15.00 –
Accoglienza: Pace nel mondo 17.00 –
Pace nei nostri Paesi e città 18.45 –
Incontri di gruppo 21.15 –
Serata 30 aprile 9.15 –
Pace interiore 10.45 –
Dialogo 12.30 –
Preghiera 15.00 –
Workshop & forum 18.45 –
Incontri di gruppo 21.15 –
Serata Organizzazioni partner: Istituto Universitario Sophia, Non Dalla Guerra, Nuovi Orizzonti, Rondine, A.M.U., Italia che cambia, EdC, Living Peace, Eco One, DanceLab, Centro La Pira (Firenze), Giovani Musulmani, Gruppo Assisi, Barbiana.
Info e prenotazioni: www.primomaggioloppiano.it – FB primomaggioloppiano https://www.facebook.com/primomaggioloppiano/videos/1347355652005288/
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Feb 15, 2017 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Cittadelle, piccole città. Bozzetti di società, di scambio tra generazioni, realtà produttive, scuole, uffici, negozi, luoghi d’arte. Ma… c’è un ma. Cittadelle in cui la prima regola a base della convivenza è l’amore scambievole tra tutti i suoi abitanti. Non per niente una di queste cittadelle del movimento dei Focolari, in Thailandia, si chiama “Regola d’oro”, quella presente in ogni cultura e credo religioso: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. “Città sul monte”, quindi, “città scuola”, “città futuro”, città “ideali”, ma reali, cui guardare come esempi concreti e tangibili di una società sanata da rivalità, competizioni, guerre, illegalità, odio. Incarnazioni di un sogno, dell’ideale di un mondo unito, “sospensioni luminose” di una umanità che guarda a un futuro di pace. Utopistico? Non sembrerebbe, aggirandosi tra i corridoi del Centro internazionale di Castel Gandolfo (Roma), dove per una settimana, dal 5 al 12 febbraio, si è data appuntamento una variopinta rappresentanza degli abitanti (un centinaio tra giovani e adulti) di queste piccole, ma significative realtà “cittadine” per il loro primo incontro internazionale.
Venticinque cittadelle (verrebbe da dire città-belle) a confronto. Realtà dalla personalità stagliata, ognuna con una propria storia, calata in un contesto sociale, con un numero variabile di abitanti e strutture, con sviluppi e sfide non replicabili da un posto all’altro. Ma accomunate da una medesima scintilla ispiratrice, da un identico filamento di “dna” che ne fa luoghi di testimonianza, in cui poter toccare con mano come diverrebbe il mondo se vivesse il Vangelo, dove “l’invisibile”, la presenza di Dio, diventa realtà agli occhi. Senza dimenticare i temi della governance, dell’organizzazione, della sostenibilità economica, il rapporto con il territorio circostante e il futuro verso cui orientarsi. Le presentazioni suonano come un giro del mondo: dal Messico (El Diamante) alle Filippine (Pace), dal Camerun (Fontem) all’Irlanda (a 40 Km da Dublino), dalla Germania (Ottmaring) alla Croazia (Faro), dagli Stati Uniti (Hyde Park) all’Italia (Loppiano). Insieme formano una rete sul mappamondo. Sottolineano Clara Zanolini e Vit Valtr, riferimento per tutte le cittadelle dei Focolari, a conclusione della settimana: «Un elemento fondamentale è che la strada per portare avanti oggi le Cittadelle è questa forma allargata di responsabilità (…). Non esiste un cliché: ognuna è completa in sé, con la propria fisionomia. E se anche in tante non ci sono chissà quali strutture, o scuole, o aziendine, ciò che dà valore è la presenza di Gesù fra i suoi abitanti». Caratteristica emergente è la crescente osmosi con il territorio circostante, sia professionale (vedi il progetto “Preset-Participation, Resilience and Employability through Sustainability, Entrepreneurship and Training” nella Cittadella Lia Brunet, in Argentina), che umana e spirituale (grande il contributo al dialogo ecumenico e interreligioso).
Determinante il ruolo dei giovani, particolarmente in alcune esperienze di management innovativo (come a Marienkron, in Olanda). Quali le prospettive, a conclusione di una settimana intensa e fruttuosa? Sempre Clara e Vit: «Ripartire dal dover essere delle Mariapoli (città di Maria) permanenti, e dare una testimonianza specifica, quella dell’Opera di Maria nella sua unità», attuando il dialogo corrispondente al proprio contesto, ecumenico, interreligioso, con ogni persona di buona volontà. «E c’è l’esigenza unanime di essere in rete: una cittadella in sintonia con le altre e in sinergia con la zona rispettiva. L’esperienza fatta in questi giorni dice quanto sia importante la reciprocità. Quanto l’esperienza di una possa essere di aiuto ad altre, dando spesso spunti importanti per una via di soluzione a una criticità». Non è quindi un’utopia, esiste un luogo. Anzi, almeno venticinque. (altro…)
Feb 14, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 10 febbraio 2017, fra Gino Alberati, nell’aula dell’Assemblea legislativa del governo di Manaus, ha ricevuto il titolo di cittadino amazzonense, una onorificenza meritata per i suoi 47 anni di missione spesi a beneficio della gente dell’Amazzonia in Brasile. Fra Gino Alberati, un autentico ed infaticabile cappuccino, ha vissuto tutti questi anni animato dalla Spiritualità dell’unità che caratterizza il Movimento dei Focolari. Il deputato José Ricardo Wending, impegnato nel gruppo di politici che promuovono il Movimento politico per l’unità (MPPU) che trae ispirazione proprio da questo movimento, è stato il principale artefice di questa alta e significativa onorificenza. Il momento del conferimento si è svolto in modo semplice e fraterno. Sono saltate le etichette del protocollo superate dal clima di fraternità creatosi. Nel suo discorso, privo di rigida ufficialità, il piccolo fratello fra Gino ha sottolineato la sua vocazione alla fraternità, nota che fa parte del suo essere figlio di san Francesco d’Assisi. Ha trasmesso anche il senso semplice e profondo del carisma dell’unità, di Chiara Lubich, conosciuto quand’era giovane frate in partenza per il Brasile.
Questi 47 anni spesi in Brasile hanno confermato quanto ha detto. La sua voce tenorile, che non è mai mancata di risuonare in mezzo alle foreste amazzoniche, è risuonata anche in quest’aula, perché ha cantato l´Ave Maria tra la commozione di tutti. Oltre alle autorità civili e religiose, era presente un folto gruppo di confratelli cappuccini e alcuni membri dell’Opera di Maria. Nei vari interventi che si sono succeduti si è sottolineato il prezioso servizio dei missionari alla Chiesa, non solo nell’evangelizzazione, ma soprattutto nell’amore concreto al prossimo per la promozione umana. Soprattutto nel campo dell’educazione e prevenzione della salute, così fragile e minacciata in queste terre. Fonte: Blog CROM (altro…)
Feb 14, 2017 | Focolari nel Mondo
Il Convegno è organizzato dal Centro sacerdotale, Centro Gens e Centro Movimento parrocchiale e diocesano del Movimento dei Focolari. MPD Programma seminario
Feb 14, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nei primi mesi di matrimonio, felice e innamorata, tutto sembrava filare liscio. Ben presto però le tensioni fra me e mio marito sono diventate sempre più frequenti e mi rendevano sempre più triste. Sicuramente facevo tanti sbagli, ma cercavo ugualmente di mantenere il rapporto convinta che l’amore non poteva essere finito. Siamo andati avanti tra alti e bassi. Dopo cinque anni è arrivata una bambina e poi un bambino. Nostra figlia è nata con una malattia congenita, ciò che ha comportato tanti ricoveri in ospedale, anche lontano da casa. Pure il figlio era cagionevole di salute e spesso anche lui doveva essere portato all’ospedale. Risolutivo per la bimba è stato un delicato intervento chirurgico, ma sono stati anni molto impegnativi. Mio marito si sentiva schiacciato da questa situazione e diceva di non poter più vivere con tutti questi problemi. Quando mi sono accorta che si era innamorato della mia migliore amica era già troppo tardi per riuscire a farlo ritornare sui suoi passi. Così, dopo 13 anni di matrimonio, sono rimasta sola con i due bambini di 8 e 5 anni. Stavo così male che non avevo più voglia di vivere. La morte non mi faceva paura e con una potente dose di farmaci ho tentato il suicidio. Ma il mio piano è fallito e dopo dieci giorni di ospedale sono tornata a casa. È stato a questo punto che attraverso la spiritualità dei Focolari ho scoperto Dio come amore. Il Vangelo ha cominciato ad entrare nella mia vita, sperimentando la gioia che dà il cercare di viverlo. I bambini soffrivano molto per la nostra separazione e avevo non poche difficoltà anche con loro. Ma Dio non ha mai smesso di guidare la mia vita mettendomi sulla strada persone che mi hanno aiutato a superare le tante problematiche che incontravo, come il desiderio struggente di avere vicino a me l’affetto di un uomo, o la voglia di divertirmi, o semplicemente di pensare solo a me stessa. E ogni volta la luce tornava a rischiarare la mia vita. Anche quando ho dovuto affrontare l’esperienza più tragica per un genitore: vedere la mia amata figlia, di 21 anni, vittima di un incidente mortale. In quel momento mi sono sentita straziata dal dolore, ma ho chiesto a Dio di darmi la forza per ripetere il mio “sì” a Lui. Ed Egli non mi ha lasciata nella disperazione. Subito l’ho sentita viva e accanto a me. Da quando lei ci ha lasciato mi arrivano tanti segni dell’amore di Dio e anche se non la posso vedere e abbracciare, sono in pace. Siccome voleva diventare un’insegnante e stava per laurearsi, grazie alla generosità di tanti, è nato un progetto di alfabetizzazione in Costa d’Avorio, adottato per qualche anno anche dalla parrocchia. Ora c’è l’idea di costruire una scuola e l’impegno continua. L’amore di Dio si manifesta anche quando gli amici di mia figlia mi rendono partecipe di quanto vivono: mi invitano alle loro lauree, vengono a trovarmi, mi portano in pizzeria con loro, mi chiedono consiglio e mi chiamano “Mamy due”. Attualmente mio figlio vive ancora con me ed io sono felice di aprirmi ai bisogni degli altri. Quando vengo a conoscenza di persone di altre città ricoverate nel vicino ospedale oncologico, mi presto a stare loro vicina, cercando di essere per loro un piccolo riflesso dell’amore che Dio ha per me. Un giorno ho trovato la forza di perdonare mio marito, riuscendo a non giudicarlo. Da allora mi sento libera e svuotata del grande peso che mi opprimeva e, anche se è ancora lontano da me, nessun divorzio mi farà dire che lui non è più mio marito. Ricordo sempre ciò che mi diceva mia figlia: «Mamma, la tua rinuncia a rifarti una famiglia sarà la salvezza del papà», e sono fiduciosa che queste parole si avvereranno. (altro…)
Feb 14, 2017 | Cultura
Chiara Lubich, ovvero come dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale dar vita a un movimento che parte da Trento e in meno di sessant’anni si diffonde ovunque nel mondo, coinvolgendo credenti di tutte le fedi e non credenti. Davanti alla distruzione di ogni ideale o sentimento provocata dal conflitto, Chiara trova nell’amore, quello totale e oblativo di Dio, la risposta alla domanda se esista qualcosa di duraturo. Comincia così un’avventura che lei stessa definisce “divina”, perché guidata da Dio, di cui si fa docile strumento. Un’avventura che dopo la sua morte i Focolarini continuano in ogni angolo del pianeta. Editrice Mondadori per te
Feb 13, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Campus. Cosa porta a scegliere la violenza come strumento di cambiamento sociale? Cosa passa per la testa di un ragazzo che decide di unirsi a una cellula terrorista? Domande che potrebbero raccontare la storia dei ragazzi di Campus, alle prese con le scelte e i drammi dell’umanità di oggi: terrorismi, odio tra popoli, disuguaglianza sociale e distribuzione delle ricchezze. Il musical andrà in scena all’Auditorium del Centro di Loppiano (Firenze) il 17 febbraio, data “zero” del tour italiano. Nato da un’idea originale di Chiara Lubich, l’opera s’ispira a fatti realmente accaduti e arriva sulle scene dopo oltre 10 anni di ricerca artistica. «Era il 2004 e da poco erano successi gli attacchi terroristici alla metropolitana di Madrid – racconta Valerio Gentile, manager del Gen Rosso – ed è su un binario di una qualunque stazione delle nostre città che si apre la scena di Campus: una storia di ricerca, dolore, domande e riscatto che mette il pubblico davanti alle ferite più profonde del nostro tempo». Il musical si compone di 23 brani, di passaggi coreografici che interagiscono con sequenze filmate e azioni teatrali. «Il progetto è il risultato della collaborazione di un team di professionisti internazionali» – spiega Benedikt Enderle che ha curato le musiche. «Le sonorità sono forti e ricche di contaminazioni, di intrecci armonici coinvolgenti, con liriche che spaziano da certe leggere atmosfere latine, al pathos di alcune ritmiche afro, in una sintesi sonora che colpisce e cattura». L’impatto scenico è d’avanguardia. «Ho lavorato in molte produzioni di carattere internazionale – racconta Jean Paul Carradori, scenografo – Campus è stata per me una sfida inattesa per il suo impianto drammaturgico e teatrale molto forte. Era necessario creare un clima che ne valorizzasse i contenuti e allo stesso tempo conducesse lo spettatore a immergersi nella storia». La regia è coordinata da Sarah Finch (Gran Bretagna), lo sviluppo dell’idea e la sceneggiatura da Valerio Ciprì (Italia), le musiche da Benedikt Enderle (Svizzera) e José Manuel García (Spagna), le coreografie da Raymond Estrada (Filippine), il settore tecnico da Emanuele Gervasoni (Italia), il set-design video, luci da Jean Paul Carradori (Italia-Belgio), gli arrangiamenti da Emanuele Chirco (Italia), il suono e la produzione finale da Max Zenoni. Il progetto “ITALIA per”. Ogni data del tour si compone, oltre che dal Musical, da un evento culturale promosso dall’Istituto Universitario Sophia – IUS. In rete con istituzioni e associazioni locali, il progetto intende offrire, accanto alla performance artistica, un contributo di riflessione e azione sulle sfide globali e specifiche dei territori, per rimuovere le cause che favoriscono l’odio tra le diverse etnie, le religioni e le culture nelle nostre società. Ufficio stampa: sif@loppiano.it Prenotazioni: accoglienza@loppiano.it Info: www.genrosso.com www.iu-sophia.org www.loppiano.it FB genrosso INSTAGRAM @genrosso (altro…)
Feb 12, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«[…] Oggi il legame matrimoniale stabile appare quasi contraddittorio alla libertà personale. Più che i valori relazionali si enfatizzano le differenze e le conflittualità. A livello politico, istituzioni e governi codificano questi dati di fatto in leggi contrarie al bene integrale dell’uomo. Divorzio, aborto, eutanasia, sperimentazioni biogenetiche, entrano così nelle coscienze come cose possibili e quindi lecite. Denatalità, libe re convivenze, anarchia sessuale, diventano moda e costume. […] Quanti partners lasciati e frustrati? Quanti bambini privati dell’uno o dell’altro genitore? Quanti figli nella tossicodipendenza? Quanti nelle spire della delinquenza e della prostituzione? Quanti sposi e figli rapiti dalle guerre? Quanti anziani abbandonati? Quanti bambini muoiono di fame ogni giorno? […] Possiamo plasticamente rappresentarci la famiglia contemporanea con un’immagine: una madre ferita e desolata, che raccoglie in seno la sofferenza dell’umanità e grida al cielo il suo perché. […] Ma se crediamo che dietro la trama dell’esistenza c’è Dio col suo amore, e se, forti di questa fede, scorgiamo nelle piccole e grandi sofferenze quotidiane, nostre e altrui, un’ombra del dolore di Cristo crocifisso e abbandonato, una partecipazione al dolore che ha redento il mondo, è possibile comprendere significato e prospettiva anche delle situazioni più assurde. Davanti a qualsiasi sofferenza grande o piccola, davanti alle contraddizioni ed ai problemi insoluti, proviamo a rientrare in noi stessi e a guardare in faccia l’assurdità, l’ingiustizia, il dolore innocente, l’umiliazione, l’alienazione, la disperazione … Vi riconosceremo uno dei tanti volti dell’Uomo dei dolori. È l’incontro con lui, che da Persona divina si è fatto individuo senza rapporti, con lui, il Dio dell’uomo contemporaneo, che tramuta il nulla in essere, il dolore in amore. Sarà il nostro ‘sì’, il nostro gesto d’amore e d’accoglienza a lui, che inizierà a sgretolare i nostri individualismi, facendoci uomini nuovi capaci di risanare e rivitalizzare con l’amore le situazioni più disperate. […] Non sono sogni, sono le esperienze quotidiane di tante famiglie che, attraverso il piano inclinato dell’abbandono dell’Uomo–Dio, hanno tramutato la piena del loro dolore in vita nuova. A volte – spesso – i traumi si ricompongono, le famiglie si riuniscono. A volte no, le situazioni esterne restano come sono, ma il dolore viene illuminato, l’angoscia prosciugata, la frattura superata. A volte la sofferenza fisica e spirituale permane, ma acquista un senso unendo la propria alla passione di Cristo che continua a redimere e a salvare le famiglie e l’intera umanità. E allora il giogo diventa soave. La famiglia può dunque provare a ricomporsi nell’originario splendore del disegno del Creatore, attingendo alla sorgente dell’amore che Cristo ha portato sulla terra. Penso che gli sposi e le famiglie possano saziare a quella sorgente ogni sete di autenticità, di comunione continua e senza riserve, di valori trascendenti, duraturi, sempre nuovi. Anche perché è Dio stesso che può farsi presente nella loro casa, per condividere con loro la sua stessa vita. Ha detto Gesù: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome – che vuol dire nel mio amore – io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). È una splendida possibilità offerta anche alla famiglia, quella di diventare luogo della presenza di Dio». (Tratto dall’intervento di Chiara Lubich:“La famiglia è il futuro” al Congresso della “Fondazione svizzera per la famiglia” – Lucerna – Svizzera, 16/05/1999) Guarda il video integrale (altro…)
Feb 11, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono nato a mille metri, in una piccola borgata delle Prealpi piemontesi». Così Aldo Baima inizia il racconto della sua vita, riconoscente alla terra che gli ha dato i natali e che l’ha visto, fin da piccolo, accompagnare i genitori nei pascoli in alta montagna. Dopo le scuole elementari, la maestra riesce a convincere i genitori a fargli continuare gli studi, dapprima in collegio, poi come pendolare, viaggiando spesso su vagoni destinati al bestiame: erano tempi di guerra. Un sacerdote gli propone di partecipare al gruppo dei giovani di Azione Cattolica: «Dieci anni di scoperte e di lancio apostolico» dirà Aldo, nei quali vi si impegna con passione. Durante l’estate continua a tornare sui pascoli. Una turista, vedendolo con un libro di teologia, gli chiede se avesse intenzione di entrare in seminario. «No, per nulla!» risponde deciso Aldo. E al replicare della ragazza: «Ma non preferiresti leggere romanzi d’amore?» Aldo dichiara: «Ma questo è un bellissimo romanzo d’amore!». Terminato l’Istituto Magistrale inizia a lavorare come maestro. Si iscrive all’Università di Torino, dove studia pedagogia e filosofia. Qui ritrova un vecchio compagno di studi che gli parla di un’originale esperienza, iniziata a Trento da alcune ragazze che “mettono in pratica il Vangelo”. Il dialogo con l’amico, anch’egli contagiato da quella novità di vita, si infittisce, tocca le domande più profonde, tanto da suscitare in Aldo la decisione di mettere anche lui il Vangelo a base della propria vita. Lo colpisce particolarmente una frase, letta e meditata tante volte ma che ora diventava vitale: “Tutto quello che avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Con decisone si impegna ad assistere chi è nel bisogno, scoprendo in ogni povero un fratello e cercando di coinvolgere gli amici della parrocchia. Nell’estate ‘52 trascorre una settimana in focolare a Trento; poi va in montagna, a Tonadico, dove è in corso la Mariapoli. “Lì ebbi l’intuizione – confida – che solo facendo parte di quella famiglia sarebbero veramente state mie quella luce e quella vita di cui non potevo fare a meno”. Lasciata la fidanzata decide di entrare in focolare.
Seguono anni di generosa donazione: a Torino, Sassari, Roma, e dal 1961 in Francia. Per la sua dirittura morale e spirituale, giovani e adulti trovano in Aldo una guida sicura verso Dio. Di fronte a situazioni difficili il suo atteggiamento è quello dell’ascolto profondo. La sua limpidezza e la sua apertura d’animo nell’accogliere la cultura dei francesi conquista i cuori, stabilendo rapporti di vera amicizia. Nel 1975 riceve l’ordinazione sacerdotale. Nel 1984 è al centro del Movimento per coadiuvare alla formazione dei focolarini. Successivamente si reca ad Istanbul per poi trasferirsi alla cittadella di Montet (Svizzera). Dal 2001 lo troviamo nuovamente al centro del Movimento a servizio dei focolarini di tutto il mondo. Ed è qui che inizia una progressiva fragilità della sua salute, con la quale, sono parole sue, «il Padre vuole mettermi nelle condizioni di entrare finalmente nel mistero dell’Abbandono e della Resurrezione che ne consegue». Nel 2005 scrive: «Mi è rinata la certezza che quest’anno dedicato a Gesù Abbandonato può essere anche per me il momento di rispondere a questa sua nuova chiamata. Tempo di salvezza che viene da Lui, tempo di grazia che trascina dentro la sua piaga, per farci vivere nel seno del Padre». Una grazia che lo accompagna nella sua condizione di quasi immobilità in cui da anni ormai si trova, immedesimato a Gesù nell’abbandono che, dalla giovinezza, ha scelto come ideale della sua vita. Fino alla mattina del 12 gennaio 2017, quando, a novant’anni, parte sereno per il Cielo. (altro…)
Feb 10, 2017 | Focolari nel Mondo
Roma, 17 febbraio – Sala Capitolare San Salvatore in Lauro – Due scommesse a confronto: l’Europa dei popoli e la fraternità. Una serie di interventi aiuterà a guardare questo Continente, inserito tra gli antichi della terra, da una prospettiva positiva e propositiva Il Comune di Assisi si è aggiudicato l’ottava edizione del Premio “Chiara Lubich per la Fraternità”, la città dove per prima la volta riecheggiò la parola Fraternità. Fonte: www.cittaperlafraternita.org
Feb 10, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A comunidade do Movimento dos Focolares convida a todos para dias de convivência entre família e amigos, durante o feriado de Carnaval, na Mariápolis Ginetta. A programação está recheada de diversão para todas as idades, sempre alicerçada na comunhão fraterna entre todos os participantes. Compartilhe esse convite com amigos e familiares.
Feb 10, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Pienezza, felicità, tenacia, famiglia, esperienza unica, ascolto, diversità”, sono alcune delle parole chiave che si ripetono nei commenti rilasciati dai ragazzi del Liceo Basile, protagonisti anc
he loro dei tre spettacoli e dei workshop che li ha visti impegnati dal 31 gennaio al 5 febbraio a Palermo. «Ora è come fossi diventata una di loro, con un ideale grande, credere che l’amore davvero può superare tutto e che i nostri cuori non hanno frontiere», scrive Irene. Il Liceo Scientifico “Ernesto Basile” è considerato un avamposto istituzionale situato a Brancaccio, quartiere dove ha operato Padre Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, ora beato. Le problematiche sociali nella zona non mancano e la questione educativa è sempre aperta: i tassi di dispersione scolastica restano distanti dalla media nazionale. Per questo le molteplici iniziative portate avanti dalla scuola, che rappresenta spesso l’unica possibilità di riscatto, puntano a far crescere nelle giovani generazioni la consapevolezza di appartenere ad una comunità. E testimoniare, a volte con fatica, una vita controcorrente, dando la possibilità di riflettere su scelte che spesso portano ad una vita sbagliata. L’
incontro quasi casuale con il Gen Verde nel maggio dello scorso anno, ha messo in moto nei ragazzi la decisa voglia di concretizzare il progetto educativo START NOW, già sperimentato in varie città di Europa ed Asia. «Gli obiettivi educativi del progetto – spiegano le artiste del gruppo – sono la promozione delle arti come catalizzatrici dell’educazione alla pace, la valorizzazione delle diversità culturali, del dialogo interculturale, dei diritti e della dignità della persona, di relazioni interpersonali che incentivino lo sviluppo umano». “Entusiasmo a mille” nella preparazione di questo evento. I workshop, con la partecipazione di un centinaio di giovani, sono stati dei luoghi per sperimentare la propria creatività e per scoprire i propri talenti. L’hanno fatto lavorando fianco a fianco con le componenti della band come co-protagonisti, condividendo le varie esperienze artistiche nel rispetto e nell’ascolto reciproco. P
alaOreto, 3 febbraio. I giovani sono saliti sul palco con il Gen Verde alla presenza di un migliaio di adolescenti delle scuole del quartiere, con le loro famiglie. Si è continuato la domenica successiva al Teatro Golden con una replica la sera, in quanto si era registrato il tutto esaurito già due settimane prima dell’evento. Emozionati ma sicuri nella loro performance, essi hanno dato il meglio di loro stessi nelle coreografie, nel canto, nella danza e nel teatro, contagiando subito il pubblico. Soprattutto hanno vissuto un’esperienza unica nel suo genere, che non concepisce “muri” e che ha messo in risalto come le differenze, le diversità, le emarginazioni possono essere sconfitte. «Il giorno dopo ha sempre il sapore della nostalgia ma ora è diverso: ha il sapore della sfida! Buon Start now a tutti noi, piccoli guerrieri di periferia!», ha scritto nella sua pagina facebook l’insegnante promotrice dell’evento all’indomani dello spettacolo. È il sogno di chi lavora ogni giorno con questi giovani, contrastandone l’emarginazione e il disagio attraverso la creatività e stimoli positivi; aiutandoli a non rimanere chiusi nel proprio spazio quotidiano, promuovendo una scuola inclusiva che tenga conto delle diverse dimensioni della persona. (altro…)
Feb 9, 2017 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ero alla fine degli studi secondari. Fin da piccolo, da quando ascoltavo i racconti di uno zio missionario in Congo, ero affascinato dall’Africa. Non mi piaceva lo stile di vita borghese della società belga, di fronte alle povertà e ingiustizie sociali diffuse nel mondo. Mi interessava il pensiero di Julius Nyerere (di cui è in corso il processo di beatificazione, ndr), primo Presidente della Tanzania. Il suo concetto di Ujamaa (in swahili ‘essere famiglia’) fu alla base delle politiche di sviluppo economico-sociali che, dopo il raggiungimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, avevano portato in Tanzania alla costruzione di una pacifica coesistenza fra tribù e gruppi etnici. Il suo pensiero si basava sulla tradizione africana e sull’esempio delle prime comunità cristiane narrate negli Atti degli Apostoli. Chiesi di entrare tra i Padri Bianchi, non tanto per un discernimento vocazionale, ma perché lavoravano in Tanzania. Ci accordammo per un anno di conoscenza. Arrivato nella loro casa, presso l’Università di Lovanio (Belgio), a loro insaputa cominciai a far parte di un gruppo maoista di estrema sinistra. Organizzavamo iniziative in favore dei paesi del terzo mondo e per l’indipendenza di Angola e Mozambico. Durante una dimostrazione, la polizia trovò il mio nome su dei volantini e vennero a interrogarmi. Pensai che per me sarebbe stato meglio cambiare completamente strada. Oltretutto ero deluso dei miei amici, perché solo io stavo pagando il prezzo delle nostre azioni. Invece, il direttore spirituale mi invitò a restare e a conoscere un gruppo di studenti che si riuniva mensilmente da loro. Li avevo intravisti, mi sembravano con la testa fra le nuvole, parlavano di Gesù e di Vangelo. Ma accettai. La prima volta che partecipai a un loro incontro ascoltai in silenzio. Raccontavano come cercavano di praticare il Vangelo. Alla fine mi chiesero che ne pensassi. «Il Vangelo esiste da duemila anni e il mondo è ancora pieno di ingiustizie, sfruttamenti e oppressione». «Se vuoi cambiare il mondo, comincia da te stesso», mi rispose uno di loro. Non seppi che controbattere. «Da dove?», chiesi. Mi diede in mano la Parola di Vita di quel mese: «Non giudicare e non sarai giudicato». Il giorno dopo, per quanto ci provassi, mi scoprii a giudicare sempre gli altri. Non faceva per me. Tornai a trovarli, per dire che era impossibile non giudicare. Mi esortarono a non scoraggiarmi e a ritentare dopo ogni fallimento. Tornato a casa, pregai Gesù Eucaristia: «Se Tu vuoi che io viva così, aiutami, perché da solo non posso fare nulla». Trascorso l’anno accademico, ero sicuro che i Padri mi avrebbero chiesto di andarmene. Invece mi dissero che avevano notato un cambiamento in me e che, se volevo, avrei potuto iniziare la formazione. Attraverso il contatto frequente con quei giovani, i gen, che vivevano la comunione dei beni fra loro, e con l’aiuto del responsabile dei Focolari in Belgio, ho trovato la mia strada e sono diventato missionario. Vivere per gli altri mi dava una grande gioia ed è così che ho scoperto il grande ideale dell’unità di Chiara Lubich e del Movimento. Prima di partire per l’Africa, nell’82, sono stato ordinato sacerdote. La sfida più grande è stata quella di cercare un dialogo profondo con la popolazione del posto, praticando l’arte di “farsi uno”. Ho studiato la loro lingua e la cultura locale, per appropriarmi dei costumi della gente. Sperimento che, alla luce del Vangelo, tutto ciò che è bello, buono e vero viene sollevato a un livello più alto, il resto pian piano scompare. (altro…)
Feb 8, 2017 | Focolari nel Mondo
Il progetto parte dai primi mesi del 2017 con Campus the musical alla presenza di varie rappresentanze culturali presenti sul territorio in centri di accoglienza o di lavoro. Sarà un inizio di tour privilegiato e diretto in primis a persone di etnie diverse. Il progetto culturale “ITALIA per” sarà presentato presso l’Istituto Universitario Sophia a Loppiano (FI). Il calendario del Tour italiano: 17 febbraio Loppiano (Firenze) – Auditorium Theotokos 04 marzo Catanzaro – Teatro Politeama 11 marzo San Severo (Foggia) – Palazzetto dello Sport 18 marzo Firenze – Mandela Forum 05 maggio Pinerolo (Torino) – Palaghiaccio 17 maggio Fermo (Ancona) – Teatro dell’Aquila 06 luglio Monopoli (Bari) – Palazzetto dello Sport 15 dicembre Treviglio (Bergamo) – Palazzetto dello Sport Gen Rosso: Progetto “ITALIA per”
Feb 8, 2017 | Cultura
[:de]
Die Betrachtungen von Chiara Lubich, erwachsen aus dem Bemühen um eine Ausrichtung des Lebens an der Heiligen Schrift, zeugen von einer reichen Glaubenserfahrung und lassen die Faszination eines Lebens der Verbundenheit mit Gott inmitten der Welt aufleuchten. “Die Texte strahlen einfachhin begeisterte Christlichkeit aus und die warme Menschlichkeit einer Frau.” (Franz-Josef Steinmetz SJ, in: Geist und Leben) Die vierfarbigen Photographien von Gabriele Viviani laden zum meditierenden Verweilen ein und machen diesen Bildband zu einem Geschenk für viele Gelegenheiten. Vergal Neue Stadt[:]
Feb 8, 2017 | Cultura
Feb 8, 2017 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da Onitsha (Nigeria) scrivono che nel sagrato della basilica Most Blessed Holy Trinity, il 23 gennaio erano più di un centinaio fra evangelici, pentecostali, cattolici, membri di varie chiese autonome, a pregare insieme accompagnati da sacerdoti e due vescovi. Catalizzatori dell’evento i Focolari, che hanno istituito un comitato con membri di 5 realtà rappresentative delle diverse chiese in Nigeria: CCN (chiese autonome), OAIC (chiese e organizzazioni nate in Africa), PFN (chiese pentecostali), CSN (chiesa cattolica) ed ECWA/TEKAN (chiese evangeliche dell’ovest dell’Africa e Ghana). Qualcuno si è dato da fare per reperire i gruppi musicali, altri si sono presi cura del libretto col programma, altri ancora hanno abbellito il sagrato. L’omelia è stata tenuta da un pastore anglicano che “come uno squillo di tromba per svegliare dal sonno tutti i cristiani in Nigeria” ha invitato a “vivere da veri seguaci di Cristo e a lavorare per l’unità nella diversità”. «Abbiamo pregato con una sola mente e una sola anima – testimonia una ragazza – ho sentito il calore dello Spirito in mezzo a noi». E un giovane: «Nel vedere persone di diverse chiese pregare insieme per l’unità e la pace, mi è venuta la certezza che davvero l’unità si compirà, perché è stato Gesù stesso a chiedere al Padre che ‘tutti siano una cosa sola’».
Da Ottmaring (Germania), sede della cittadella ecumenica dei Focolari, in occasione della “settimana” si sono dati appuntamento 7 pastori luterani svedesi, 4 pastori anglicani e un pastore riformato, inglese, 7 sacerdoti cattolici. L’approfondimento era su “Il Risorto e i discepoli di Emmaus”. Ad introdurre la tematica il vescovo luterano Âke di Skara (Svezia) che ha evidenziato come Gesù sia attirato, ancor oggi, dalle ferite e dall’oscurità dell’umanità per portarvi la sua luce. Con questa realtà nel cuore tutto il gruppo si è recato nel vicino campo di concentramento nazista di Dachau, luogo emblematico del mistero di Gesù Abbandonato. Interessante anche la visita ad Augsburg di alcuni luoghi significativi per la chiesa luterana, conclusasi con una sosta nella chiesa cattolica dedicata a St. Moritz, dove colpisce la figura del Cristo Salvatore che illumina l’oscurità del mondo. In questo clima di intensa condivisione, la celebrazione, nel corso della settimana, delle diverse liturgie ha assunto una sacralità tutta speciale. Alla conclusione unanimi i propositi: “Voglio ritornare nel mondo dove Gesù Abbandonato mi aspetta”. “La Chiesa deve essere là dove sono le ferite delle persone”. “La prima cosa che farò ritornando a casa sarà di visitare il pastore luterano vicino”. A Matera (Italia) parliamo con Cinzia, che da quando si è imbattuta nella spiritualità dell’unità porta avanti nella sua parrocchia un percorso ecumenico in collaborazione con una pastora luterana: «Sono serate sempre molto belle e piene di gioia – ci racconta – nelle quali più che ciò che ci divide, viene in luce il molto che ci unisce. Per animare le celebrazioni delle “settimane di preghiera” che dal 1997 celebriamo insieme, è nata una corale ecumenica che ci accompagna anche nelle diverse iniziative culturali e umanitarie che facciamo insieme. Quest’anno, in collaborazione con associazioni e movimenti della città, si è fatta una marcia per la pace e l’unità, a cui hanno partecipato 300 persone di varie confessioni e persone di altre religioni. È stata ancora una volta l’occasione per attuare l’ecumenismo della vita ed esprimere quel profondo desiderio di fraternità che va oltre le distinzioni». La parrocchia di S. Maria in Pesaro (Italia) è in rapporto di amicizia ecumenica con la cattedrale ortodossa di Resita (Romania), grazie ai parroci e diversi laici che vivono la spiritualità dell’unità. «Quest’anno – racconta una ragazza ortodossa romena – abbiamo voluto fare un passo in più. I giovani sentivano l’esigenza di impegnarsi per la formazione dei più piccoli, così abbiamo iniziato un corso a Pesaro per animatori cattolici e ortodossi insieme, dove sperimentiamo l’unità nella diversità». Anche a Cochabamba (Bolivia), la “settimana” è stata l’occasione per i vari movimenti, fra cui i Focolari, di suscitare iniziative ecumeniche. Ad una preghiera ecumenica hanno partecipato membri della chiesa anglicana, metodista, cattolica, presente anche il vescovo emerito che ha ricordato i 500 anni della Riforma ed ha invitato tutti alla misericordia e ad un rinnovato impegno di lavorare per l’unità. Leggi anche: Ecumenismo: Settimana dell’unità Settimana dell’unità a L’Avana (altro…)
Feb 7, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Capoclasse Da quando ho sentito parlare in modo nuovo di Dio amore, a scuola non posso più disturbare, né scarabocchiare sul banco. L’insegnante si è accorto del mio cambiamento e mi ha nominata capoclasse. Adesso però è difficile per me segnalare i compagni che hanno una cattiva condotta perché cerco di vedere Gesù in loro e mi dispiace che siano puniti. Un giorno, visto che non lo facevo io, un altro è andato ad accusare tre di noi. Per evitare loro il castigo, ho convinto l’insegnante a far loro pulire l’aula e, finita la lezione, mi sono messa anch’io ad aiutare quei compagni. Da allora, pian piano il clima in classe sta migliorando. (Victoria – Uganda) Raccolta di fondi Venuta a conoscere che in una famiglia numerosa e povera il papà aveva bisogno urgente di un’operazione ma non aveva di che pagare, ho sentito il richiamo di Gesù a fare qualcosa e con alcune amiche mi sono impegnata a fare una raccolta di fondi nella quale abbiamo coinvolto anche i colleghi di lavoro. Una volta raggiunta la cifra necessaria, ho accompagnato l’infermo all’ospedale pagando l’importo relativo alle cure. L’intervento è andato bene. Non so se la gioia di quella famiglia è stata maggiore della nostra. Penso che anche piccoli gesti del genere contribuiscano a costruire la pace. ( N. Y.- Giordania) In aeroporto Al controllo dei bagagli, prima di me c’era un passeggero amareggiato perché doveva lasciare al banco delle marmellate. «Ma almeno non buttatele, perché sono speciali!». Quando anch’io oltrepassai il controllo, quella stessa persona mi raccontò che quelle marmellate le aveva preparate sua madre per i nipotini. «In quei barattoli c’è tutto il suo amore», aggiunse. E dopo una pausa di silenzio: «Perché il mondo deve essere regolato dalla paura? Sì, capisco, con tutto quello che succede… ma le strutture sociali ci inculcano la diffidenza, il sospetto. Dove sta la bellezza della vita?». Non avevo risposte, avevo le stesse domande. Intanto stava passando davanti a noi una ragazzina in carrozzella sorridente. La guardammo e quel volto felice di una giovanissima bloccata dalle sue condizioni di salute ci ammutolì del tutto. Basta un sorriso e s’illumina anche l’aeroporto. (C. M. – Austria) Pregare insieme Ero ricoverato in oncologia per cure e controlli. Un’occasione per amare gli altri attraverso piccoli gesti concreti e la condivisione dei dolori. Come quel giorno in cui il mio compagno di stanza, un contadino grande e grosso dall’apparenza rude, stava per sottoporsi alla chemio. Quando dal medico e dalla suora infermiera ha ricevuto la notizia della morte improvvisa del figlio e che la sua terapia era stata rinviata in modo da poter andare a casa, l’ho visto piegarsi sotto quel colpo tremendo. Rimasti soli, mentre quel signore preparava la sua borsa piangendo, mi son fatto coraggio e con delicatezza e rispetto gli ho chiesto se ogni tanto pregava. Alla sua risposta affermativa, l’ho invitato a recitare insieme un Padre nostro per il figlio. Mi ha colpito vedere quell’uomo di 73 anni, come un bambino, giungere le mani e pregare. E ho ringraziato Dio per aver osato chiedergli di pregare insieme. (Pablo – Filippine) (altro…)
Feb 6, 2017 | Cultura
Gli anni del giovane Lutero che hanno cambiatoper sempre il volto dell’Europa. Scritto come un romanzo. Documentato come un saggio storico. A 500 anni dall’inizio della Riforma che prende le mosse da Martin Lutero (1517), il testo racconta, con taglio narrativo ma documentato, le varie fasi degli anni fecondi di questa autentica rivoluzione che ha cambiato il volto dell’Europa. Dall’esperienza in convento, ai dibattiti sulle indulgenze, dallo scontro con Roma e l’Impero sino alla scomunica e poi al matrimonio, fra traumi sociali e politici, si dipana l’avventura umana e spirituale del Riformatore con eventi sovente drammatici. Il testo chiude con l’ammissione da parte di papa Adriano VI delle “colpe” della Chiesa romana e con il matrimonio di Lutero che lo porta alla stabilità di pastore a Wittemberg e di padre del protestantesimo, intorno al 1524. L’AUTORE – Mario Dal Bello, docente di letteratura italiana e storia, è giornalista, critico d’arte, di cinema e di musica. Collabora con diverse riviste culturali. Membro della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI dal 1997, partecipa alla commissione del David di Donatello ed è autore di numerose pubblicazioni di arte e di cinema. Autore di quattro libri della stessa collana: I Borgia (2012); Gli ultimi giorni dei Templari (2013); La congiura di Hitler (2014); Anna Bolena e il suo re (2015). LA COLLANA – Misteri svelati propone una serie di saggi storici di taglio divulgativo su eventi e personaggi del passato facendo luce sulla verità dei fatti, scritti con uno stile narrativo vivace ed avvincente. Editrice Città Nuova
Feb 4, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo
«Economia e comunione. Due parole che la cultura attuale tiene ben separate e spesso considera opposte. Due parole che voi invece avete unito, raccogliendo l’invito che venticinque anni fa vi rivolse Chiara Lubich, in Brasile, quando, di fronte allo scandalo della diseguaglianza nella città di San Paolo, chiese agli imprenditori di diventare agenti di comunione». Così papa Francesco saluta i 1200 imprenditori, giovani e studiosi convenuti per questa festa dell’Economia di Comunione, dopo 25 anni di vita: «Al vostro progetto sono da tempo sinceramente interessato». «Voi fate vedere con la vostra vita che economia e comunione diventano più belle quando sono accostate una accanto all’altra. Più bella l’economia, certamente, ma più bella diventa anche la comunione, perché la comunione spirituale dei cuori è ancora più piena quando diventa comunione di beni, di talenti, di profitti».
Ad un auditorio estremamente attento, papa Francesco rivolge tre auguri e raccomandazioni. Primo il denaro. «È molto importante che al cuore dell’Economia di Comunione ci sia la comunione dei vostri utili. L’Economia di Comunione è anche comunione dei profitti, dei soldi, espressione della comunione della vita». Il denaro, ha detto, «diventa idolo quando diventa il fine (…). E’ stato Gesù a dare al denaro la categoria di signore». E ancora: «Si capisce, allora, il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro un idolo è condividerlo con altri, soprattutto con i poveri (…). Quando condividete e donate i vostri profitti, state facendo un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio, tu non sei signore, tu non sei padrone!». Secondo la povertà. «Il principale problema etico del capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o curarli per non farli più vedere (…). Gli aerei inquinano l’atmosfera, ma con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato. Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia!». Di fronte a questo abominio «l’Economia di Comunione, se vuole essere fedele al suo carisma, non deve soltanto curare le vittime del sistema, ma costruire un sistema dove le vittime siano sempre di meno, dove possibilmente esse non ci siano più. Finché l’economia produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena».
Terzo il futuro. «Questi 25 anni della vostra storia dicono che la comunione e l’impresa possono stare e crescere insieme», un’esperienza limitata ancora ad un piccolo numero di imprese se confrontato al grande capitale del mondo, «ma i cambiamenti nell’ordine dello spirito e quindi della vita non sono legati ai grandi numeri. Il piccolo gregge, la lampada, una moneta, un agnello, una perla, il sale, il lievito: sono queste le immagini del Regno che incontriamo nei Vangeli. Non occorre essere in molti per cambiare la nostra storia, la nostra vita: basta che il sale e il lievito non si snaturino (…), il sale non fa il suo mestiere crescendo in quantità, anzi, troppo sale rende la pasta salata, ma salvando la sua “anima”, la sua qualità». E evocando il tempo in cui non c’erano i frigoriferi e si condivideva il lievito madre per fare nuovo pane, ha spronato gli imprenditori EdC a «non perdere il principio attivo, l’ “enzima” della comunione» mettendo in atto «la reciprocità». «La comunione non è solo divisione ma anche moltiplicazione dei beni, creazione di nuovo pane, di nuovi beni, di nuovo Bene con la maiuscola». Con un invito: «Donatela a tutti, e prima ai poveri e ai giovani (…). Il capitalismo conosce la filantropia, non la comunione». Infine: «Queste cose voi le fate già. Ma potete condividere di più i profitti per combattere l’idolatria, cambiare le strutture per prevenire la creazione delle vittime e degli scarti; donare di più il vostro lievito per lievitare il pane di molti. Il “no” ad un’economia che uccide diventi un “sì” ad una economia che fa vivere, perché condivide, include i poveri, usa i profitti per creare comunione». «Vi auguro di continuare sulla vostra strada, con coraggio, umiltà e gioia…, continuare ad essere seme, sale e lievito di un’altra economia: l’economia del Regno, dove i ricchi sanno condividere le loro ricchezze, e i poveri sono chiamati beati». Questa la nuova consapevolezza con cui si riparte, con gioia e rinnovato impegno. Leggi il discorso del Papa Guarda il discorso del Papa Intervista a Maria Voce Leggi anche Fonte: SIF (Servizio Informazione Focolari) (altro…)
Feb 4, 2017 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«[…] Voi sapete come l’idea dell’ Economia di comunione abbia risvegliato in molti fra noi (dai più piccoli ai più grandi) energie sopite, abbia suscitato propositi seri e impegnativi, abbia suggerito soluzioni a sogni creduti irrealizzabili. Come abbia messo in moto […] il meccanismo del “dare” per cui quasi tutti, si può dire, si sono impegnati ad offrire prestazioni, preghiere, forze, denari, terre, case, gioielli. Come già semi promettenti di nuove aziende, finalizzate al versamento di una parte degli utili per chi è nel bisogno, stiano fiorendo come una primavera un po’ dovunque. Come altre strutture per formare “uomini nuovi” stiano sorgendo quasi per incanto. Come le cittadelle si stiano moltiplicando. Ora, affinché tutto cresca e tutto maturi, è necessario consolidare, rendere abitudine in noi questa virtù del “dare”. È necessario che l’entusiasmo con il quale è partita l’Economia di comunione ci accompagni sempre e aumenti, e non deluda le moltissime aspettative dei poveri e gli incoraggiamenti così espliciti e spesso illuminanti di personalità religiose, di economisti, di imprenditori e di esperti. Dobbiamo mantenere viva quest’Economia di comunione in tutte le sue espressioni fino al punto che non ci sia più un indigente fra noi. Allora sì che sarà una realtà umano-soprannaturale sorprendente, un grande “essere” che griderà Dio al mondo, che svelerà a tanti la sua presenza nella storia, come qualcuno qualifica il nostro progetto. […] E allora “dare”. […] Diamo sempre; diamo un sorriso, una comprensione, un perdono, un ascolto; diamo la nostra intelligenza, la nostra volontà, la nostra disponibilità; diamo il nostro tempo, i nostri talenti, le nostre idee (ogni idea è una responsabilità), la nostra attività; diamo le nostre esperienze, le capacità, i nostri beni riesaminati periodicamente per stabilire se tenerli o farne parte ad altri, in modo che nulla si accumuli e tutto circoli. Dare: sia questa la Parola che non ci dà tregua. La vogliamo vivere a gloria di Dio e perché torni a rivivere lo spirito e la prassi dei primi cristiani: «erano un cuor solo e un’anima sola e fra loro non v’era indigente» (cf At 4, 32-34)». Chiara Lubich (Tratto da una conversazione telefonica collettiva con i Focolari di diverse parti del mondo il 23 Aprile1992 ) (altro…)
Feb 3, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Da un mese il centro-sud del Cile è preda di immani incendi forestali che si sono portati via circa mezzo milione di ettari. Undici i morti, circa 1.100 gli sfollati. Un migliaio di case incendiate, la gran parte a Santa Olga, 500 km a sud di Santiago, un paese di 5 mila abitanti completamente distrutto. I danni sono per varie centinaia di milioni di euro. Gli ingredienti della catastrofe perfetta sono vari: un’ondata di calore con temperature storiche, il clima secco, l’intensa siccità e i venti che hanno alimentato centinaia di incendi scoppiati nella cordigliera dorsale del Cile. È la catena montuosa tra il Pacifico e le Ande, che rende impervia la geografia di questo Paese, lungo 6 mila chilometri ma largo in media appena 200-300 chilometri. Una quarantina tra aerei cisterna ed elicotteri ed oltre 4.500 brigatisti non sono stati sufficienti per controllare tanti fronti. Sono all’opera anche due giganti dell’aria attrezzati contro il fuoco: un Boeing 747 (Supertanker) capace di rovesciare circa 70.000 litri di liquido di diversa specie ed un Ilyushin-76 messo a disposizione dal Governo russo, capace di lanciare 30 tonnellate di acqua e di atterrare su piste più corte. Squadre antincendio sono state inviate dall’Argentina, Colombia, Brasile, Perù, Spagna, Portogallo, Francia e Venezuela. Fa impressione la sequenza di catastrofi naturali dal 2010 in qua, a cominciare dal terremoto di 8,8 gradi Richter seguito da uno tsunami che provocò 535 morti e miliardi di danni. Sono seguite almeno tre grandi eruzioni vulcaniche. Nel 2015 un nuovo terremoto: 8,4 gradi Richter… Nel 2014 e quest’anno gli incendi affliggono i dintorni di Valparaíso, città portuale a 115 km dalla capitale: varie le vittime, danni per 4 miliardi. Sembra incredibile, ma nel 2015 si inonda l’Atacama, il deserto più arido del mondo sito nel nord. La melma si porta via villaggi interi, strade, ponti e 28 persone. Ed ora di nuovo il fuoco attizzato dalla siccità. Ci sarà tempo per indagare sulle cause, in alcune località non si esclude il dolo. Ma ora è tempo di intervenire. Ma le fiamme non hanno divorato la solidarietà che si è messa in moto in vari modi: ovunque si raccolgono generi di prima necessità. Alcuni facoltosi si fanno carico della spesa del Supertanker. “Sono nostri fratelli, dobbiamo aiutarci”, spiega una mamma di famiglia che ha coordinato una raccolta tra vicini. A Santa Olga è rimasta in piedi solo qualche casa, ma sulle macerie fumanti appare la bandiera cilena. Un simbolo che qui non manca mai, pur in mezzo alla distruzione. Indica che si torna a costruire per cercare di strappare a questa natura un posto dove vivere, lavorare, realizzare sogni. Lo faranno tenacemente, con la pazienza secolare di chi costruisce la sua storia con lacrime e sudore avvolti da una natura che non regala niente. Alberto Barlocci Ultime notizie dalle comunità dei Focolari nelle zone colpite dagli incendi. Scrivono Marilyn e Juan: «Sono già passati 19 giorni da quando in tutto il Cile, con collaboratori di tanti Paesi, si lotta contro gli incendi. nelle regioni del centro sud del Cile, dove ci sono tante e numerose comunità dei Focolari. Ora, dopo una lotta che sembra superare le forze umane, restano accesi oltre 80 incendi che, per il forte vento, tornano a riaccendersi nuovamente alcuni che erano già spenti.
Alcuni paesini, dove abitano tante famiglie del Movimento, sono stati sloggiati per evitare la perdita di vite umane. Da più notti le persone, insieme a pompieri, brigatisti, volontari, vegliano per evitare il propagarsi del fuoco. Sono innumerevoli le esperienze di solidarietà, in particolare di quelli che sono sul posto, come Manuel e Silvia, volontari del Movimento che abitano a Chiguayante, una zona completamente accerchiata dal fuoco. Sono stati costretti a sloggiare la loro casa per la gravità della situazione. Insieme ai figli e ai vicini, rischiando di persona, si sono messi a “pulire” il suolo per impedire l’arrivo del fuoco. Anche se fino adesso la situazione è sotto controllo, c’è sempre il pericolo che il vento cambi direzione. Victoria e Jorge, 3 figli, abitano a Tomè, anche zona a rischio; con gli amici dei figli ed altri giovani hanno fatto una raccolta di beni necessari per chi ha perso tutto, e li portano nei paesini più isolati dove è più difficile rivecere aiuti. Un taxi li ha accompagnati per 70 km, gratis, e così hanno potuto distribuire quanto raccolto. P. Alex, sacerdote ortodosso della Chiesa Russa, molto amico del Movimento, abita a Hualqui, un piccolo paese, e va a celebrare la S. Messa a Chiguayante, dove si trova la sua comunità. Il fuoco ha preso con forza il suo paese e le fiamme hanno bloccato la strada, per cui è tornato a piedi per riuscire ad accompagnare le persone che erano ancora terrorizzate. E ci sono tante esperienze di solidarietà anche da parte delle comunità del Movimento delle città lontane agli incendi. Si sono organizzate attraverso gruppi su whatsapp e, dopo due giorni, erano già partite le prime macchine cariche di aiuti. Costatiamo una forte capacità del popolo di reagire di fronte alle difficoltà, di resilienza, una immediata e commovente risposta. È forte vedere i volti raggianti di quanti si sono impegnati ad aiutare, e costatare che veramente “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Noi, prima di ogni azione, rinnoviamo l’unità tra di noi per portare quell’amore che tutti hanno bisogno. Ogni sera, alle ore 22, ci uniamo in preghiera per chiedere il miracolo della pioggia, e tanti si uniscono a noi». (altro…)
Feb 2, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
In Slovenia, non appena inizia dicembre l’atmosfera natalizia comincia a farsi sentire. Nelle comunità dei Focolari , tanti hanno imparato a fare corone dell’avvento, per poi venderle e destinarne il ricavato in solidarietà. Il 6 dicembre qui si festeggia S. Nicola che va portando sacchi pieni di doni. È un’occasione per far sperimentare alle famiglie in necessità l’inventiva della Provvidenza, raccogliendo e ridistribuendo fra tutti, quanto non è sempre così necessario. Uno scambio nel quale, staccandosi da qualche oggetto caro per farlo diventare dono per altri, si sperimenta la tipica gioia che nasce nel ‘dare’. E mentre qualcuno delle varie comunità va a consegnare alle iniziative umanitarie del territorio il ricavato delle “corone”, come tutti gli anni i Giovani per Un Mondo Unito si recano all’Arche (il Movimento di Jean Vanier), per una singolare esperienza di condivisione. In altre località vanno a visitare il centro per mamme sole, portando loro calore e gioia. Le date di queste iniziative vengono prima postate su Facebook, con l’invito ad altri giovani a partecipare, così si ritrovano in tanti a raccogliere e portare doni. I
più piccoli, invece, si organizzano per offrire nelle strade le statuette di Gesù Bambino fatte da loro. Non è una vendita. Lo fanno per riportare l’attenzione sul vero Festeggiato del Natale. Ma sono poi in tanti a lasciare loro un’offerta, che essi devolvono ai bambini poveri. Per questa loro azione scelgono per lo più i centri commerciali, ma vanno anche nelle case-alloggio per anziani, dai parenti, dai vicini di casa, alle messe di mezzanotte. Con la loro gioia contagiosa hanno anche imparato a fermare i passanti per strada. In una cittadina si ferma da loro anche il sindaco. In un centro commerciale dove sono in azione i Gen 4, i più grandi (Ragazzi per l’Unità) approfittano per fare un flashmob natalizio, dando man forte ai piccoli che riescono così a distribuire ben 125 statuette. In 18 località slovene si fissa anche una data per prepararsi al Natale, tutta la comunità locale insieme, con la partecipazione complessiva di 1.300 persone, fra cui anche un vescovo. In una comunità si vuole vivere insieme anche il giorno dell’Epifania, andando a visitare Gesù Bambino in un’antica chiesetta sulla collina. Ad accompagnare il gruppo, attraverso un sentiero nel bosco, ci pensano i Magi che a loro volta seguono la stella. Nel tragitto si imbattono nel re Erode che prega i Magi di tornare da lui non appena trovato il Bambino. Ma ecco che un angelo appare loro per invitarli a tornare da un’altra strada. Cosa che farà anche tutto il gruppo, scegliendo un percorso alternativo. Dopo questa rappresentazione vissuta in prima persona, nessuno dimenticherà più come Gesù Bambino sia stato salvato dall’ira di Erode. Significative le rappresentazioni natalizie nelle due scuole materne slovene ispirate alla pedagogia dell’unità: “Raggio di Sole” di Škofja Loka e “Jurček” di Grosuplje, quest’ultima tenutasi nel Centro culturale della città. Pur essendoci tra i presenti molti che si dichiarano non credenti, il clima è intenso e partecipato. Con grande attenzione tutti seguono la narrazione scenica della Natività di Gesù e sono poi in tanti ad unirsi ai canti dei bambini e, alla fine, a non voler più lasciare la sala. (altro…)
Feb 1, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Titolo del Convegno: «Se il mondo Lo conoscesse…» L’abbandono di Gesù in croce: fondamento della spiritualità di comunione chiave per una “cultura dell’incontro”. Per info: segves@focolare.org – e tel. +39/06 947 98150 (altro…)
Feb 1, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Il Brasile è terra di contraddizioni: emblema di allegria, accoglienza, folklore, musica, natura incontaminata, spiagge, foreste lussureggianti, metropoli, da un lato. Ma dall’altro, come molti altri paesi del mondo, terra di contrasti, violenza, criminalità, squilibri sociali. Nelle città, il traffico di droga rappresenta una vera piaga sociale e causa di scontri armati. Oltre a questo, un alto tasso di femminicidi, prostituzione, mancanza di assistenza sanitaria, lavoro minorile, il basso grado di istruzione, il dilagare di situazioni lavorative simili a schiavitù generano livelli altissimi di disuguaglianza sociale, di cui favelle e zone periferiche povere, sono il segno più evidente. Qui salute e istruzione non sono garantite e per i giovani non esistono prospettive di educazione o lavoro, né possibilità di sviluppo sociale. Pochi si salvano dalle grinfie della malavita, in genere grazie all’intervento delle poche politiche pubbliche esistenti, ma soprattutto per il lavoro svolto dalle associazioni di assistenza sociale, da alcune parrocchie e chiese cristiane, le uniche che hanno veramente a cuore il destino dei poveri. Anche nella mia città (800 mila abitanti), ragazzi dai 13 ai 17 anni sono stati uccisi perché coinvolti in giri di droga. La voglia di amare il prossimo, di donarmi in particolare ai più scartati dalla società, mi ha spinto a impegnarmi con lo spirito del Focolare per 5 anni in un progetto sociale dell’archidiocesi di Teresina, il “Centro di Convivenza Nuovi Bambini”.
Il progetto, orientato ai bambini e ai ragazzi a rischio, cerca di offrire delle opportunità diverse. Nel tempo libero dalla scuola, un’ottantina di bambini e ragazzi (dai 5 ai 17 anni) frequentano i corsi di musica, danza, teatro, vengono accompagnati nello studio e nutriti, non avendo tante volte da mangiare a casa. Si tratta, spesso, di ragazzi orfani, molto poveri, provenienti da famiglie coinvolte in storie di droga e violenza. La loro vita cambia, a contatto con qualcuno che li accoglie e si prende cura di loro. Ho cercato anch’io di impegnarmi ascoltando tanti che hanno condiviso con me le loro sofferenze, per il rapporto che cercavo di costruire con ciascuno personalmente. Ad esempio, un ragazzo mi ha confidato i suoi problemi con la droga e mi ha chiesto aiuto per uscire dal tunnel in cui si trovava. Un altro mi ha raccontato che rubava per procurarsi i soldi. In molti casi abbiamo fatto intervenire la squadra dei professionisti che vi lavora, specie psicologi e assistenti sociali. Oggi tanti di quei ragazzi sono cresciuti, studiano e cercano di lavorare onestamente. Altri, continuano ad arrivare cercando un’opportunità per vivere meglio e essere amati, curati. Uno di loro, abbandonato dal padre, mi chiama “papà” ed io mi sono assunto questo ruolo. Un altro aveva sofferto varie forme di violenza e abbandono; avevamo trovato il modo di incanalare le sue energie con il judo e aveva dato una svolta alla sua vita. Addirittura voleva diventare un motivo di orgoglio per noi che l’avevamo aiutato. Un giorno, però, non è più venuto al centro di accoglienza. Abbiamo saputo che è entrato nuovamente in brutti giri e che un giorno, mentre era seduto davanti a casa sua, è stato ucciso. Aveva appena 15 anni. È stato un grandissimo dolore per tutti, anche per me per il rapporto che avevamo costruito insieme. Tanti altri ragazzi hanno fatto la stessa fine. Il progetto prevede anche momenti di formazione per educatori e ragazzi, secondo la spiritualità dell’unità. di Chiara Lubich, e incontri mensili della Parola di vita. Da questa esperienza ho ricavato che occorre dare continuità al recupero di questi ragazzi, operando in sinergia con lo Stato, le politiche pubbliche di salute e istruzione, con la società civile, con la chiesa. Che per vincere questa sfida occorre fare rete e dialogare a tutti i livelli: personale, nei gruppi, nelle comunità, fino ad arrivare alle istanze superiori della società. Ma iniziando dall’impegno personale, uscendo da noi stessi per andare incontro ai diversi tipi di periferie. Noi abbiamo già cominciato. (altro…)
Gen 31, 2017 | Cultura
Nato negli ultimi mesi della Trento austro-ungarica da una famiglia di origine slovena, studente di medicina a Padova, partigiano comunista, Gino Lubich viene arrestato e torturato nel famigerato carcere di Bolzano, da cui riesce fortunosamente a fuggire. Nei difficili anni del dopoguerra sperimenta la sua vocazione giornalistica nell’opera di ricostruzione civile e morale del Paese, mettendo a servizio dei lettori la sua penna forbita e la sua acutezza di pensiero dapprima alla redazione milanese dell’«Unità», poi – dopo il distacco dal partito comunista – a Roma e a Padova. Testimone e interprete sempre libero e originale di tanti eventi decisivi della storia d’Italia del Novecento, amico fraterno di Ermanno Olmi e di Igino Giordani, oltre che legatissimo alla sorella Chiara , fondatrice del movimento dei Focolari, Gino Lubich è divenuto per molti un maestro di impegno per la libertà, la democrazia e la dignità di ogni persona. «Incontrai Gino per la prima volta nel 1975 e diventammo subito amici. Gino era di cuore aperto e notai con meraviglia che, nonostante fosse il direttore di una rivista per credenti, le sue idee politiche e anche quelle sulla Chiesa erano molto vicine alle mie: entrambi di sinistra e agnostici» (Giacomo Massarotto). «La grandezza e il fascino di Gino forse non derivano solo dai pochi mesi, pur eroici e decisivi, della lotta partigiana, ma dai tanti anni successivi di lavoro a testa bassa, di fatiche oscure ma anche di gioie e soddisfazioni che abbiamo cercato, non senza fatica, di recuperare nei ricordi personali dei figlie e di tanti amici che non lo hanno dimenticato» (Piero Lazzarin). In appendice, assieme ad alcune testimonianze, viene riportato l’articolo apparso a suo tempo su Città Nuova con cui Guglielmo Boselli – allora Direttore – ricorda il collega e amico Gino Lubich. Casa Editrice: IL MARGINE – COLLANA Impronte
Gen 30, 2017 | Focolari nel Mondo

Tre le tematiche:
L’assurdo del dolore, sia nella sfera individuale che sociale.
La “convivenza” con il dolore. Nell’ultimo giorno si cercherà di scoprire
il valore del dolore. Ci saranno contributi da varie aree geografiche e di diverse discipline: psicologia, medicina, filosofia, arte, con interventi di persone di tutte le età. Prenotazioni via e-mail presso l’ufficio del centro del dialogo con persone di convinzioni non religiose. Movimento dei Focolari – Via Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa (Roma), Italia Scrivere: centrodialogo@focolare.org Tel: +39 06 94798-343/344/345/346
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Gen 30, 2017 | Chiesa, Cultura
Otto persone possiedono da sole la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità. Così il rapporto Oxfam 2017. La forbice della disuguaglianza si estremizza, condanna alla povertà centinaia di milioni di persone e evidenzia l’iniquità dell’attuale sistema economico. In questa complessità l’Economia di Comunione, come altri percorsi economici, si può considerare un segno profetico. Sorge nel maggio 1991 per reagire allo scandalo delle favelas che circondavano la città di San Paolo, in Brasile. Chiara Lubich invita un primo gruppo di imprenditori a mettere in piedi delle aziende che, seguendo le leggi del mercato, producano utili «da mettere liberamente in comune». Lo scopo: sollevare i poveri, creare posti di lavoro, promuovere la cultura del dare in alternativa alla cultura dell’avere.
Da allora sono trascorsi 25 anni. Sabato 4 febbraio 2017 papa Francesco, nell’Aula Paolo VI, incontrerà 1100 attori dell’Economia di Comunione (EdC), in maggioranza imprenditrici e imprenditori, che hanno scelto la comunione come stile di vita personale e aziendale. Con loro molti giovani, studenti, studiosi e professori, che attraverso la ricerca e l’attività accademica vogliono dare fondamento teoretico al binomio economia-comunione. La diversità delle provenienze dice che l’EdC trova spazio in qualunque area geografica e culturale, povera e ricca. Numerosi i partecipanti dell’Asia: Cina, Corea, Filippine, Hong Kong, India, Malesia, Singapore, Thailandia, Vietnam. Ben rappresentata l’Africa: Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Etiopia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Uganda. Presenti imprenditori di 11 paesi delle Americhe: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cuba, Messico, Panama, Paraguay, Uruguay, USA. Folta la partecipazione di 20 nazioni dell’Europa. Rappresentata l’Oceania con l’Australia. All’udienza prenderà parte anche Maria Voce, presidente dei Focolari, con il Consiglio generale del Movimento. Un’assemblea eterogenea che vuole anzitutto ringraziare papa Francesco per aver messo in luce nel suo magistero e nel suo agire la dignità dei poveri e degli esclusi. Al contempo potrà presentargli alcuni frutti della storia EdC che, cominciando dai pionieri, ha affrontato le sfide e le crisi che attanagliano il mondo. Oggi l’EdC anima poli produttivi in Europa e America Latina, genera vita di comunione in oltre ottocento aziende, solleva diverse migliaia di poveri, assicura la scuola per i loro figli, sviluppa una riflessione culturale che contribuisce al ripensamento di categorie economiche come reciprocità, dono, gratuità e l’idea stessa di mercato. Inoltre sta mettendo in atto nuovi progetti: • una rete internazionale (Economy of Communion International Incubating Network – EOC-IIN), con hub presenti in alcuni Poli imprenditoriali EdC (e non solo) per sostenere soprattutto giovani imprenditori. Sono già attivi in Camerun, Portogallo, Croazia, Messico e Brasile. Qui, in particolare, sta funzionando con successo un partenariato con organizzazioni dell’economia sociale e civile per un training con 100 giovani provenienti da contesti di vulnerabilità; in Portogallo e Messico sono in corso laboratori di formazione all’imprenditorialità “di comunione” indirizzati in particolare ai giovani, anche in collaborazione con enti accademici come, ad esempio, l’università di Puebla (Messico) per l’incubazione di progetti di una comunità indigena; • un Osservatorio sulla Povertà che raccoglie le best practices nella lotta alla povertà, sviluppando un approccio ispirato ai valori della comunione e della reciprocità. Su questi e altri argomenti si articoleranno tre congressi di lavoro dall’1 al 5 febbraio, presso la sede del Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), per definire piste e progetti per il periodo 2018-2020. «Se decidiamo di guardare il mondo insieme a poveri e scartati, – afferma Luigino Bruni, economista e coordinatore internazionale dell’Economia di Comunione – non possiamo restare sul piedistallo, dobbiamo scendere nell’agone, accanto alle vittime, combattere per loro, con loro. In cambio, otterremo occhi nuovi, vedremo cose che gli altri non vedono, a volte molto brutte, altre volte di bellezza infinita. L’EdC lo fa da 25 anni. Se vuole vivere deve continuare a farlo ogni giorno, meglio, di più». Altre info su Focus Sito ufficiale EdC (altro…)
Gen 30, 2017 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF, Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc. Ieri sera a cena abbiamo avuto una famiglia di 6 persone i cui figli sono scout con il nostro. Hanno la casa lesionata e dormono nella tensostruttura. La nostra famiglia si è allargata ed il nostro cuore anche… Tra una tanica di benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la fratellanza. Fino a ieri sera eravamo tra quelli che stavano per chiedere aiuto. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a pensare a chi era nel bisogno. Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili!». Sono notizie che ci arrivano da amici dei paesi colpiti dalle ultime scosse del terremoto che, a cominciare dallo scorso 24 agosto, per poi proseguire il 26 e 30 ottobre e, da ultimo, il 18 gennaio, sta scuotendo il centro Italia, ora coperto da una fitta coltre di neve. Scosse che si susseguono ad altre scosse, e poi valanghe, slavine, perdite di vite umane… E, insieme, storie di eroismo, di altruismo spinto fino al rischio della propria vita, come nel caso dei vigili del fuoco accorsi all’albergo seppellito dalla neve, o dei volontari della protezione civile, giunti da ogni parte d’Italia. Sempre su questo versante, una delle tante facce di un’emergenza che sembra senza fine, si concentra il progetto RImPRESA. Lungo l’antica via Salaria, si spera presto di nuovo praticabile, da alcuni mesi corre un filo che lega in una rete di supporto relazionale e logistico tanti piccoli centri rurali con un’economia basata soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento.
Il progetto RImPRESA, promosso da AMU (Azione per un Mondo Unito Onlus, soggetto capofila), AIPEC (Associazione Imprenditori per una Economia di Comunione), AFN Onlus (Azione per Famiglie Nuove), Abbraccio Planetario aps, B&F Foundation aps e Movimento dei Focolari, dopo una prima fase, sta entrando ora nel pieno dell’operatività. Della fornitura, cioè, alle aziende di materie prime, macchinari o piccole infrastrutture provvisorie, favorendo il gemellaggio tra imprese similari; e la costituzione di (finora) 4 gruppi di acquisto solidale (GAS) in altrettante città italiane, allo scopo di creare un bacino di utenza e di consumo al di fuori dalle aree colpite dal terremoto. L’ottantina di famiglie finora coinvolte, a breve potranno scegliere e acquistare i prodotti delle aziende selezionate attraverso una piattaforma informatica, che invierà un ordine complessivo. Una volta la settimana, i prodotti verranno recapitati direttamente presso la sede di riferimento del proprio gruppo di acquisto. L’obiettivo dei GAS, lontano da qualsiasi forma di assistenzialismo, è quello di favorire un approccio di reciprocità e protagonismo tra tutti i partecipanti. A questo scopo, il progetto prevede la creazione di un “Fondo di reciprocità” dal quale le famiglie selezionate riceveranno un contributo per il riavvio delle rispettive attività produttive, e al quale esse stesse si impegnano a concorrere, una volta che le condizioni dell’azienda lo consentiranno, per sostenere la ripresa di altre attività in condizioni di difficoltà. Passerà anche di qui la “ripresa di tante imprese” messe così a dura prova. Per maggiori informazioni: www.amu-it.eu Vedi anche: Terremoto Italia: tre ore sotto le macerie Concerto “Toulouse for Italy” Natale tra i terremotati del Centro Italia (altro…)
Gen 28, 2017 | Parola di Vita
Il cuore fa pensare agli affetti, ai sentimenti, alle passioni. Per l’autore biblico però è molto di più: assieme allo spirito è il centro della vita e della persona, il luogo delle decisioni, dell’interiorità, della vita spirituale. Il cuore di carne è docile alla parola di Dio, si lascia guidare da essa e formula “pensieri di pace” verso i fratelli. Il cuore di pietra è chiuso in se stesso, incapace di ascolto e di misericordia. Abbiamo bisogno di un cuore nuovo e di uno spirito nuovo? Basta guardarci attorno. Le violenze, le corruzioni, le guerre nascono da cuori di pietra che si sono chiusi al progetto di Dio sulla sua creazione. Anche se ci guardiamo dentro con sincerità, non ci sentiamo mossi tante volte da desideri egoistici? È proprio l’amore a guidare le nostre decisioni, è il bene dell’altro? Osservando questa nostra povera umanità Dio si muove a compassione. Egli che ci conosce meglio di noi stessi, sa che abbiamo bisogno di un cuore nuovo. Lo promette al profeta Ezechiele, pensando non soltanto a singole persone, ma a tutto il suo popolo. Il sogno di Dio è ricreare una grande famiglia di popoli, come l’ha pensata dalle origini, informata dalla legge dell’amore reciproco. La nostra storia ha più volte mostrato che da un lato, da soli, siamo incapaci di adempiere il suo progetto, dall’altro Dio non si è mai stancato di rimettersi in gioco, fino a prometterci di darci egli stesso un cuore e uno spirito nuovi. Adempie in pienezza la sua promessa quando manda il suo Figlio sulla terra e infonde il suo Spirito nel giorno di Pentecoste. Ne nasce una comunità – quella dei primi cristiani di Gerusalemme – icona di un’umanità caratterizzata da “un cuore solo e un’anima sola”1. Anch’io che scrivo questo breve commento, anche tu che lo leggi o lo ascolti, siamo chiamati a far parte di questa nuova umanità. Più ancora, siamo chiamati a costruirla attorno a noi, a renderla presente nel nostro ambiente di vita e di lavoro. Pensa quale missione grande ci viene affidata e quanta fiducia Dio ripone in noi. Invece di deprimerci davanti a una società che tante volte ci appare corrotta, invece di rassegnarci davanti a mali più grandi di noi e chiuderci nell’indifferenza, dilatiamo il cuore «sulla misura del Cuore di Gesù. Quanto lavoro! Ma è l’unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto». Era un invito di Chiara Lubich, che continuava: «Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d’affetto per il fratello incontrato un minuto prima»2. Non confidiamo nelle nostre forze e capacità, inadeguate, ma nel dono che Dio ci fa: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo”. Se rimaniamo docili all’invito ad amare ognuno, se ci lasciamo guidare dalla voce dello Spirito in noi, diventiamo cellule di una umanità nuova, artigiani di un mondo nuovo, nella grande varietà di popoli e culture. Fabio Ciardi
- Cf. Atti 4,
- C. Lubich, Ladottrinaspirituale, Città nuova 2002, 135.
Vivremo questa parola – scelta da un gruppo ecumenico in Germania – assieme a tanti fratelli e sorelle di varie Chiese, per lasciarci accompagnare da questa promessa di Dio, lungo tutto l’anno in cui si ricordano i 500 anni della Riforma. (altro…)
Gen 28, 2017 | Centro internazionale, Ecumenismo, Spiritualità
«Il miracolo della casa di Nazaret si ripete, in qualche modo, in ogni casa di cristiani, se essa «genera» Cristo agli uomini. «Chiesa domestica» è chiamata dal Concilio la famiglia: e Chiesa significa convivenza nell’amore, e quindi in Dio; convivenza al cui centro è il Signore. Se si parte da questa coscienza, la casa – ogni casa cristiana – diviene una germinazione di nuova vita morale e fisica per la società e insieme un «focolare» e cioè una centrale di calore per vivificare l’ambiente. Come insegna il Concilio: «Dalla sanità e dalla pienezza di vita spirituale della famiglia dipendono la vita fisica e morale dell’umanità, e più ancora la dilatazione reale del Regno di Dio». Così – dice Paolo VI – «per mezzo del matrimonio e della famiglia, Iddio ha sapientemente unite due fra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna». Mai poeta elevò a più sublime altezza l’amore coniugale. Qui davvero la religione di Cristo si esprime anche come poesia, mettendo la famiglia al centro – alla fonte – della socialità. C’è la vita se c’è l’amore, condizione prima dell’unione matrimoniale. Se gli sposi si amano, sono «i cooperatori dell’amore di Dio creatore e come i suoi interpreti», dice il Concilio. Se sanno questo, essi sposandosi si accingono a svolgere un mandato di sacerdozio regale, un mistero grande, come lo definisce San Paolo. Amandosi, si santificano; si ricambiano Dio, che è amore. E lo testimoniano. Se due sposi si amano, è segno per la gente che essi sono realmente cristiani e vivono la vita di Dio. Il mondo antico si convertì vedendo come i cristiani, a cominciar dalla casa, si amassero. Si amavano; dunque era vera la loro religione, ed era presente Dio in loro. Amandosi, gli sposi fanno la loro felicità e fabbricano la loro santità. La casa si fa tempio: si fa Paradiso. Nell’amore è il segreto della forza delle famiglie, della loro concordia; e vi è la soluzione delle difficoltà dell’esistenza. Mancando l’amore fallisce, con la famiglia, la stessa esistenza. Così la santità si rivela sanità dello spirito, che agisce anche sul fisico, mentre si riversa, come onda pura di risanamento, nell’orbita di tutta la società. Da una casa cristiana esce il popolo di Dio». (altro…)
Gen 27, 2017 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
La celebrazione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a L’Avana ha avuto, come uno dei momenti forti, il “Festival ecumenico dei Giovani”. Evento giunto quest’anno alla terza edizione. Nato con lo spirito di coinvolgere i giovani più attivamente nel movimento ecumenico, il festival ha cominciato a prendere corpo e a diventare un appuntamento annuale dei giovani cristiani di L’Avana. La “Settimana” è stata animata dai settori giovanili del Movimento dei Focolari, della Comunità di Sant’Egidio e del Consiglio delle Chiese di Cuba. Ispirati dal tema scelto per quest’anno “L’amore di Cristo ci spinge” (cfr 2 Cor 5, 14-20) e preso come motto del festival, i numeri di danza, musica, drammatizzazione, hanno composto questa edizione che ha visto la presenza di circa 150 giovani. Provenienti da varie comunità di una decina di denominazioni cristiane, i ragazzi si sono trovati domenica 22 gennaio, nella sede della Comunità di Sant’Egidio, nel centro storico della capitale cubana. All’evento, fra gli altri, hanno partecipato rappresentanti del Consiglio delle Chiese di Cuba e Mons. Juan García, Arcivescovo di L’Avana, il quale, in un breve saluto, ha incoraggiato i giovani a riconoscersi membri di uno stesso corpo, di una stessa famiglia.
Una caratteristica di quest’anno è stato l’atmosfera di famiglia che si respirava nelle varie attività. Non era solo uno spettacolo dove ogni chiesa o comunità rappresentava un numero, così com’era nato il festival. Ma un evento realizzato da persone che si riconoscono sempre più fratelli, grazie al rapporto che si è andato costruendo ogni anno, tra un festival e l’altro, attraverso incontri, cene, celebrazioni e aiuto reciproco. Il gruppo che animava il festival era costituito da cattolici, battisti e pentecostali; il coro, formato da giovani di diverse chiese, accompagnava sia la canzone presentata da un cattolico sia la drammatizzazione ideata da una giovane pentecostale ed eseguita da un gruppo di ragazze cattoliche. «Il desiderio e la certezza di vivere l’unità, sono già una realtà», ha detto uno dei partecipanti. Alla conclusione è sorta spontanea l’idea che “il prossimo anno dovremmo fare il festival in un teatro pubblico”. Impressione che esprime il desiderio di testimoniare ad altri l’esperienza di unità vissuta. L’Avana, 22 gennaio 2017 (altro…)
Gen 26, 2017 | Focolari nel Mondo
Le date del Tour: Burgos 11 febbraio:workshop artistici per giovani presso il seminario Diocesano San José – Paseo del Empecinado, 5, Burgos, dalle 14 alle 20 ore. 12 febbraio: Concerto Acustico La Vita LIVE ore 19.00 presso il Salón de Actos de la Fundación Cajacírculo. Jaén 15, 16 e 17 febbraio: workshop “START NOW” con i giovani, nel Seminario Diocesano di Jaén – Calle Juan Montilla, 1 – dalle 17:00 alle 20:00 ore. 18 febbraio: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now nel Teatro Infanta Leonor – Calle Molino de Condesa, s/n – alle 20:00 ore. 19 febbraio: feedback con i giovani e messa cantata.
Murcia 22, 23, 24 febbraio: Workshop con i giovani. 25 febbraio: Concerto ore 20:00 26 febbraio: feedback con i giovani.
Albacete 6, 7, 8 marzo: workshop con i giovani. 9 marzo: concerto al Palacio de Congresos de Albacete 10 marzo: feedback con i giovani. Bilbao 17 marzo: concerto acustico:LA VITA LIVE Azpeitia 22, 23 e 24 marzo: workshop con i giovani. 25 marzo: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now 26 marzo: feedback con i giovani. 26 marzo: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now Talavera de la Reina 29, 30, 31 marzo: workshop con i giovani. 1° aprile: concerto al Teatro Palenque 2 aprile: feedback con i giovani
Gen 25, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«A sei anni ho perso mio padre, è morto in guerra – racconta Ivona, della Croazia –. Questo è stato il periodo più difficile della mia vita che mi ha fatto chiudere in me stessa. Nel 2003 ho conosciuto il Movimento dei Focolari ed ho sperimentato l’atmosfera di gioia, l’amore, e ho trovato la forza per affrontare tutto e amare la vita anche quando è difficile. Quando avevo 13 anni il giorno prima di Capodanno ho perso conoscenza e sono finita in ospedale. Mentre aspettavo i risultati delle analisi improvvisamente nella mia mano ho trovato un piccolo rosario. Quando ci penso, oggi, credo che sia stato un segno di Dio per quanto avrei dovuto vivere. Mi è stata diagnosticata una forma emotiva di epilessia a causa dello shock che ho vissuto quando è morto mio padre. Per due mesi le mie notti sono trascorse nelle lacrime. Una sera quando stavo pregando il rosario, ho sentito che non ero sola, che Gesù capiva il mio dolore. In quel momento ho compreso il significato delle parole di Chiara Lubich quando si riferisce a Gesù nel momento del suo abbandono in croce: “… Il Suo è mio e nient’altro. E Suo è il Dolore universale e quindi mio … Ciò che mi fa male è mio … Mio il dolore delle anime accanto (è quello il mio Gesù)”. Da quel momento sono andata avanti nella vita con pace e gioia, ma soprattutto ho vissuto con Gesù. Attraverso la malattia, ho sperimentato che Gesù abbandonato ha illuminato ogni tenebra – come dice Chiara – e accompagnato ogni mia solitudine. Ho accettato la mia malattia e mi sento amata da Lui».
«Mi chiamo Zin del Myanmar e sono una Gen buddhista. Da settembre mi trovo nella Scuola Gen di Montet, in Svizzera. Quando dico che sono buddhista, la gente mi chiede com’è vivere con le altre Gen che sono tutte cristiane. Per me è facile accettare che seguiamo delle diverse religioni. Solo quando le altre Gen pregano o vanno alla messa, mi accorgo di essere diversa. Per il resto siamo uguali: delle sorelle che abitano nella stessa casa. Ci piace amarci a vicenda secondo come ognuna intende l’Amore: nel buddhismo è piuttosto compassione, gentilezza e dimenticanza di sé. Per i cristiani è ‘l’amore al prossimo’, ‘al nemico’, ‘l’amore reciproco’, ‘a Gesù abbandonato’. Pur costatando la diversità nel nostro modo di manifestare l’amore, “essendo l’amore” come meta comune, esperimentiamo l’unità». «Sono Lilia Mayrleny, della etnia Maya Kaqchikel del Guatemala, originaria del popolo di Patzun. Sono maestra di educazione infantile interculturale bilingue Kaqchikel (la mia lingua madre) e spagnolo (la mia seconda lingua). Il mio paese è multiculturale e multilingue. Multiculturale perché costituito da quattro culture: Maya, Garifuna, Xinca e ladino; e multilingue perché si parlano 22 lingue maya. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari quando ero piccola negli incontri Gen 4. Cerco di portare l’ideale dell’unità nella vita quotidiana. Studio all’Università grazie ai miei genitori, che vivono con me la spiritualità del Focolare, e che mi hanno sostenuto per continuare i miei studi. Questa è una grande conquista, perché non tutte le donne della mia comunità possono continuare gli studi, per la cultura maschilista che esiste. Per noi della cultura Maya sono importanti la verità, la lealtà, il rispetto e l’amore. In alcuni momenti mi sono sentita molto sola e senza risposte ai miei “perché?”. Cercando, però, di vivere il Vangelo ho scoperto che il dolore, le tristezze, le delusioni, i dubbi, le situazioni impreviste o di debolezza, le prove della vita, perfino l’inganno, sono tanti volti che Gesù ha sofferto in croce abbandonato. Quando riesco a riconoscerlo e ad amarlo, le situazioni difficili si trasformano e mi nasce la pace». (altro…)
Gen 24, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fiorella:«Fin da subito scopro che Andrea è ateo e molto popolare fra le ragazze. Mi sento attratta da lui ma non voglio essere una delle tante. In cuor mio decido che un tipo così è meglio lasciarlo perdere ma poi, in discoteca, mi ritrovo tra le sue braccia». Andrea: «Fiorella era davvero una delle tante. Prima di dirle, stupito di me stesso, che forse io avrei anche potuto considerare che stavo con lei perché le volevo bene, sono passati due anni». Fiorella:« Ero consapevole che quel rapporto non portava da nessuna parte. Non c’era dialogo, né facevamo progetti. Ero diventata l’ombra di Andrea, senza più personalità e sogni. Delusa decido di lasciarlo. Per evadere cambio lavoro e città ma dopo un po’ mi sento sola e piena di tristezza. Una mattina, quasi disperata, mi trovo sulla porta di una chiesetta a ‘gridare’ il mio perché a quel Dio che avevo lasciato da tempo. Terminato il contratto lavorativo torno a casa dai miei. Qualche giorno dopo, un’amica che non vedevo da tempo mi parla di Dio e mi invita ad una convivenza di alcuni giorni con persone che s’impegnano a vivere il Vangelo. Entrando in sala mi colpisce una scritta: Dio è amore. Mi chiedo come Dio possa amare una come me: trucco pesante, tacco 12, capelli rosso fuoco. Ma fin dal primo giorno avverto la sua presenza. Scopro di aver trovato quello che da sempre cercavo e corro a svuotare le mie miserie nel confessionale col proposito di mettere in pratica il Vangelo. Dopo quella mia prima “Mariapoli”, l’Eucaristia diventa la mia forza vitale». Andrea: «Fiorella è cambiata. Ora parla, ma quel che è peggio – secondo il mio punto di vista di allora – è che parla di Dio. Per voler essere tollerante decido di non piantarla, ma sono geloso di questo Dio che me la sta rubando. Mi stupisce la sua serenità, la sua gioia di vivere, il suo nuovo volermi bene che mi riempie il cuore. Adesso ci scambiamo opinioni, valorizzando le esigenze interiori dell’uno e dell’altro. E se l’amassi per davvero? Stupito di me stesso arrivo a chiederle di sposarmi, accettando di farlo in chiesa. Dopo il matrimonio, un infortunio sul lavoro mi obbliga all’immobilità. L’unico diversivo sono le visite di quelle famiglie che Fiorella ha iniziato a frequentare. Appena ne sono capace decido di recarmi da una di esse per capire le ragioni di questo interesse per me. Parliamo di tutto, anche della fede, fino alle tre del mattino. Ne sono affascinato. «Questi fanno sul serio! mi dico, voglio vivere anch’io come loro, voglio anch’io amare per primo». Un sabato vedo il lavello pieno di piatti. Fiorella è fuori per lavoro. Per non farmi vedere dai vicini chiudo le persiane e comincio a rigovernare, per dirle coi fatti tutto il mio amore. Provo pure a stirare, anche se impiego due ore per una sola camicia. E mentre sto facendo tutto questo, avverto affiorare in me una certezza: Dio c’è, Dio è Amore. Con la fede nasce in me anche il bisogno di pregare. Lo dico a Fiorella proponendole di farlo insieme. Con un po’ di vergogna, a luci spente, ciascuno ai due lati del letto, quella stessa sera preghiamo insieme per la prima volta».
Fiorella:« Dopo dodici anni di traguardi, passi indietro, nuovi inizi e tanta gioia per l’amore nuovo che andava crescendo tra di noi, e per la nascita dei nostri due figli Maria Giovanna e Ivan, riceviamo la proposta di trasferirci in Honduras per sostenere la nascente comunità dei Focolari. Gesù chiedeva alla nostra famiglia di seguire Lui solo, lasciando concretamente casa, lavoro, parenti. A Tegucigalpa ci attende un mondo a noi sconosciuto, con costumi, lingua e cultura differenti, con la difficile realtà del popolo honduregno che bussa ogni giorno alla nostra porta». Andrea: «Impariamo il ‘farsi uno’ più profondo, immergendoci nelle loro vite in una forte esperienza di inculturazione. I frutti di evangelizzazione sono innumerevoli: vocazioni, matrimoni regolarizzati, famiglie ricomposte, ritorni a Dio, passi di fraternità fra persone di diverso ceto sociale. Dopo otto anni lasciamo una comunità costruita pezzo dopo pezzo sull’amore concreto che abbiamo cercato di donare, coinvolgendo anche i nostri figli che, nel frattempo, sono diventati tre. Mentre siamo in Honduras nasce, infatti, Juan Diego che abbiamo chiamato con questo nome in onore del santo a cui è apparsa la Vergine di Guadalupe, alla quale continuiamo ad affidare questo popolo così generoso che ci ha cambiato la vita». (altro…)
Gen 23, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Alcuni giorni or sono, mi è ricapitata fra le mani una lettera di P. Christian de Chergé di cui, l’anno scorso, ricorreva il 20° anniversario della morte. Christian era Priore della comunità di trappisti del monastero Nostra Signora dell’Atlas a Tibhirine (90 Km da Algeri). Nel 1996, lui ed altri sei monaci furono rapiti e poi uccisi. Il 1° agosto, poi, venne anche assassinato mons. Pierre Claverie, vescovo di Orano. Si era nel pieno del “decennio nero”, come si soleva chiamare la guerra civile scoppiata negli anni ‘90. I monaci erano di origine francese e come tutti gli “stranieri” erano direttamente presi di mira dai “fratelli della montagna”, come venivano chiamati coloro che si erano dati alla macchia ed avevano abbracciato le armi in seguito all’annullamento delle elezioni del 1992. Il Fronte Islamico di Salvezza, partito politico poi sciolto e dichiarato fuori legge, stava per vincere quelle elezioni. Spesso rivedo col pensiero i loro volti sorridenti, durante i momenti vissuti assieme. Tutti partecipavamo della vocazione particolare della Chiesa in quel Paese, al quale ci sentivamo inviati per testimoniare il Vangelo essendo a servizio di quel popolo. Una chiesa semplice, povera, con scarsissimi mezzi, ma la cui testimonianza brilla nel cuore di tanti amici, in maggior parte musulmani. Già, in Algeria il 99,99 % della popolazione segue l’Islam. La Chiesa è “Chiesa per un popolo, una Chiesa dell’Incontro”, secondo l’espressione dell’arcivescovo di Algeri, mons. Paul Desfarges. Si capisce che la vocazione della chiesa in Algeria è, prima di tutto, testimonianza del Vangelo, annunciato con la vita, per il popolo e luogo di incontro, di rapporti con tutti. Ritornando alla lettera del 3 dicembre 1994, mi pare di rincontrare Christian o uno dei monaci nel nostro focolare di Tlemcen, dove solevano sostare per una notte, per poi riprendere il viaggio verso il monastero che stavano fondando a Fèz, in Marocco. Serate di colloqui intensi, gioia di ritrovarsi, di sentirsi fratelli e di sentirci capiti in questo reciproco impegno verso il popolo che ci ospitava. Anche se con vocazioni diverse, il cuore batteva all’unisono.
Ci si incoraggiava ad andare avanti anche in quel clima di pericolo nel quale si viveva. Era infatti corsa voce di una eventuale partenza momentanea dei membri del focolare di Tlemcen, poi difatti non verificatasi. E Christian ci scriveva: «Tutti pensavamo che voi restaste il più a lungo possibile tra noi i testimoni d’una convivialità offerta, d’una condivisione di vita senza frontiere, d’una apertura famigliare che permette al cuore di vibrare all’unisono al di là delle barriere dell’appartenenza religiosa. Avete fatto vostro il messaggio del Vangelo e avete scolpito profondamente questo messaggio tra noi. E noi gioiamo con voi di questo di più di umanità che il vostro Carisma dava alla nostra Chiesa. Era bello ritrovarsi nel vostro “focolare”. Molti monaci hanno potuto approfittare della vostra accoglienza quando passavano per andare a Fez. A tutti è rimasto il gusto di … gustare ancora! (…) In questi tempi, noi abbiamo tutti bisogno di poter contare su questo ”fuoco” tenuto vivo nella sala comune. Farà un po’ più freddo a Natale se voi non sarete più qui. (…) Le nostre vite sono nelle mani di Dio… e le nostre ragioni di restare si identificano con quelle che ci hanno permesso di vivere qui. Per voi, come per noi, la situazione non cambia nulla. Ancora GRAZIE a ciascuno e tutta la nostra comunione fraterna di oggi e di sempre. Christian». Si è parlato del coraggio di rimanere…, ma per chi come noi viveva all’interno di quell’esperienza dura, parlerei piuttosto del coraggio di essere fedeli ad una chiamata e di condividerla con una parte di umanità della quale eravamo oramai parte integrante. Una fedeltà d’amore. Nei cuori di quanti conoscevano i monaci, mons. Claverie o le altre suore e religiosi uccisi in quegli anni in Algeria, continuano a parlarci di Vangelo vissuto e di amicizie profonde con un popolo che era diventato il loro. “Mons. Claverie e i suoi 18 compagni” sono una rappresentanza di quanti hanno dato la vita in quei frangenti: il gruppo di lavoratori croati e bosniaci uccisi nel 1993 e, soprattutto, tutti gli algerini che, difendendo la loro cultura, hanno resistito a quell’ondata di violenza. Giorgio Antoniazzi (altro…)
Gen 22, 2017 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dall’1 novembre al 13 dicembre 1998, Chiara Lubich compie un viaggio in Germania con significative tappe ad Aachen, Münster, Augsburg e a Berlino, dove viene invitata dalla comunità evangelica. Proponiamo alcuni brani del suo intervento, il 19 novembre a Berlino nella Chiesa della Memoria, in cui indica la legge dell’amore come via maestra per l’unità dei cristiani e per il dialogo con i credenti. «[…] Se noi cristiani, ora, all’alba del terzo millennio, diamo uno sguardo alla nostra storia di 2000 anni ed in particolare a quella del secondo millennio, non possiamo non rimanere ancora contristati nel costatare come essa è stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte. E queste hanno spezzato in molti punti la tunica inconsutile di Cristo, che è la sua Chiesa. E colpa di chi? Certamente di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali… Ma anche del venir meno fra i cristiani di quell’elemento unificatore loro tipico: l’amore. E allora per poter tentare oggi di rimediare a tanto male, dobbiamo tener presente il principio della nostra comune fede: Dio Amore che chiama pure noi ad amare. In questi tempi è proprio Dio Amore che, in certo modo, deve nuovamente tornare a rivelarsi anche alle Chiese che componiamo. Non si può, infatti, pensare di poter amare gli altri se non ci si sente profondamente amati, se non è viva in tutti noi cristiani la certezza che Dio ci ama. Ed egli non ci ama solo come singoli cristiani, ci ama pure come Chiesa; ed ama la Chiesa per quanto si è comportata nella storia secondo il disegno che Dio aveva su di essa, ma anche – e qui è la meraviglia della misericordia di Dio – la ama pure se non vi ha corrisposto, permettendo la divisione, solo nel caso però che essa ricerchi ora la piena comunione con le altre Chiese. È questa consolantissima convinzione che ha fatto sì che Giovanni Paolo II, fidando in Colui che trae dal male il bene, alla domanda: “Perché lo Spirito Santo ha permesso tutte queste divisioni?”, pur ammettendo che può essere stato per i nostri peccati, ha aggiunto: “Non potrebbe essere (…) che le divisioni siano state (…) una via che ha condotto e conduce la Chiesa a scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo? Forse – continua il Papa – tali ricchezze non sarebbero potute venire alla luce diversamente…”. Credere, dunque, a Dio che è Amore anche per la Chiesa. Ma, se Dio ci ama, noi non possiamo rimanere inerti di fronte a tanta divina benevolenza; da veri figli dobbiamo contraccambiare il suo amore anche come Chiesa. Ogni Chiesa nei secoli si è, in certo modo, pietrificata in se stessa per le ondate di indifferenza, di incomprensione, se non di odio reciproco. Occorre perciò in ognuna un supplemento di amore; occorrerebbe, anzi, che la cristianità venisse invasa da una fiumana di amore. Amore verso le altre Chiese, dunque, e amore reciproco fra le Chiese, quell’amore che porta ad essere ognuna dono alle altre, poiché si può prevedere che nella Chiesa del futuro una ed una sola sarà la verità, ma espressa in maniere varie, osservata da varie angolazioni, abbellita da molte interpretazioni. Non è che una Chiesa o l’altra dovrà “morire”, ma ognuna dovrà rinascere nuova nell’unità. E vivere nella Chiesa futura in piena comunione sarà una realtà meravigliosa, affascinante come un miracolo, che susciterà l’attenzione e l’interesse del mondo intero». Continua a leggere Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Gen 21, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Accompagnati da alcuni loro assistenti, 13 gen3 sono diretti al congresso che li aspetta nella cittadella Faro dei Focolari, a Krizevci, nel nord della Croazia. Durante il viaggio si respira un clima di grande serenità e attesa: il tema del congresso, già lo sanno, sarà impegnativo e sfidante: Gesù Abbandonato. Il tema del dolore, della sofferenza, la chiave per saperla leggere e vivere, in un mondo di giovani che cerca solo benessere e false felicità. Il viaggio è lungo, dalla Romania il pullman entra in Ungheria. Verso sera qualcuno dei ragazzi si addormenta. All’improvviso un forte rumore di clacson e, nella nebbia fitta, l’immagine frontale di un tir prima dello schianto spaventoso tra i due mezzi. Teia, Adelin, Delia, Eve, Bea, Iulian e tutti gli altri ragazzi sono vivi. Ma lo shock è grande. «La prima macchina che si è fermata subito dopo l’incidente – racconta Rozi, una assistente – era del pronto soccorso. Aveva appena finito il suo turno e stava tornando alla base. Come non leggere in questo un segno dell’amore di Dio? I poliziotti sono stati bravissimi: ci hanno accolto nella sala più grande della centrale di polizia fino a quando è arrivato un altro pullman a prenderci. Dicevano che da incidenti del genere difficilmente si esce vivi… poi ci hanno comprato della pizza e dei dolci». Una volta arrivati in ospedale, i ragazzi vengono divisi nei reparti. Bea: «In quel momento ci siamo sentiti persi, non capivamo l’ungherese, eravamo impauriti e soli, non sapevamo quello che succedeva e come rispondere a quello che chiedevano i medici. Ciascuno di noi, isolato dagli altri, era solo, simile a Gesù Abbandonato. Era come incontrarlo e viverlo». Eve: «Più tardi sono arrivate delle persone per aiutarci a tradurre. Una focolarina della Romania sarebbe dovuta arrivare in Ungheria un giorno prima, ma aveva perso il pullman. Quando ha saputo dell’incidente, era vicina alla città dove ci trovavamo. L’autista ha proposto ai passeggeri di non fare altre soste e di portarla direttamente all’ospedale per consentirle quanto prima di aiutarci. Lei ci ha detto che ha capito perché aveva perso il pullman il giorno prima”.
Rozi: «I medici hanno detto che dovevamo rimanere in ospedale per fare degli accertamenti. Ho iniziato a telefonare ai genitori dei ragazzi. Molti di loro si trovavano a 15 ore di distanza dall’ospedale. Oltretutto i gen 3 continuavano a chiedermi di ripartire per il congresso. Alla fine siamo riusciti a ottenere il permesso di uscire dall’ospedale, con la firma per procura dei genitori, e senza dover sostenere alcuna spesa». Delia: «A quel punto avevamo dei dubbi riguardo alla continuazione del nostro viaggio, ma abbiamo capito che tutte le cose preziose hanno un costo». Qualche giorno dopo, sette ragazzi, in rappresentanza del gruppo, arrivano alla cittadella Faro. L’esperienza di dolore e paura, ma anche di intensa unità vissuta tra loro, mostra come il tema approfondito nel congresso, sia già diventato realtà per loro. Racconta Iulian: «L’incidente ci ha fatto capire che, qualsiasi cosa ci possa capitare nella vita, vale la pena abbandonarsi totalmente nelle mani di Dio. Gesù Abbandonato ci unisce in un modo incredibile! Siamo rimasti in vita perché Dio ha un piano su di noi: ci aspetta un’avventura divina». A cura di Chiara Favotti (altro…)
Gen 20, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«142 secondi e sparisce il paese della tua infanzia, 142 interminabili secondi e tutto ciò che in secoli è stato costruito viene raso al suolo come un castello di carte, 142 maledetti secondi e 299 vite vengono portate via dall’affetto dei cari. “Tutto crolla, tutto è vanità delle vanità”, questa frase fa eco nella mia testa mentre scrivo». Inizia così il racconto di Lorenzo, 18 anni, marchigiano, che nel sisma del 24 agosto è rimasto sotto le macerie della sua casa per alcune ore. «Erano le 3.36, così hanno detto, quando un boato, una scossa e un inferno di polvere e calcinacci hanno rotto il mio sonno. Poi quella che qualche poeta non troppo originale avrebbe definito “la quiete dopo la tempesta”. Tutto immobile, profondo silenzio, buio pesto. Ero, tutto a un tratto, intrappolato in uno spazio grande come il mio corpo. Ad ogni minima scossa, attorno a me, si alzava polvere. La mia vita era appesa a un filo. Poi all’alba, con i paesani-soccorritori fuori da quella che un tempo chiamavamo casa e che ora non è che un cumulo di pietre, di nuovo riprende a chiamarmi. Vorrei rendervi partecipi della mia gioia in quel momento, ma davvero le parole non basterebbero. Uscito dopo tre ore da quell’inferno, c’erano distruzione e morte intorno a me, ma in tutto ciò solo una cosa ero in grado di vedere: l’amore. Tutti facevano di tutto per l’altro, mettevano persino a repentaglio la propria vita incuranti del pericolo, erano davvero pronti a dare la vita. Purtroppo o per fortuna l’umanità dà il meglio di sé nella sofferenza. Proprio la sofferenza è la chiave di questa mia esperienza. Sentivo che nonostante ci fossero tante persone fuori da casa, nessuno di loro poteva aiutarmi, poteva capirmi. Ho chiesto, nella preghiera: “Perché a me?”. Ho pensato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non mi aveva abbandonato, in verità, e uscendo l’ho scoperto perché questa esperienza mi ha dato come una lente attraverso cui vedere il mondo in modo diverso, mi ha dato più forza per vivere la mia vita al meglio». Dalla notte del 24 agosto, e dopo le scosse dei mesi successivi, sono ancora tantissimi gli sfollati del terremoto del Centro Italia. Persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa, i propri beni e alcuni anche il proprio paese. Viene veramente da chiedersi cosa si sono portati appresso da quella tragica e lunga nottata, cosa sta dando loro la spinta di andare avanti e ricominciare. Abbiamo scelto proprio il racconto di Lorenzo perché ci racconta la paura di ciò che è stato vissuto quel giorno, ma anche la scoperta di qualcosa di più grande.
L’Italia è forte, e sta dimostrando grande unità. Sono tantissime le associazioni che stanno aiutando i terremotati, come ci raccontano gli amici del Movimento dei Focolari, da subito impegnati con AMU, AFN e altri a dare risposta alle più diverse necessità. Ci raccontano come stanno agendo nelle zone del Centro Italia. «Stiamo portando avanti delle attività di animazione, costruendo un piccolo centro di aggregazione per consentire ai residenti di mantenere lo spirito di comunità e poi le nostre forze si stanno concentrando molto sul supporto delle piccole aziende agroalimentari del territorio, per consentire loro di continuare ad operare in questa fase di emergenza e non perdere posti di lavoro». Per sostenere le piccole aziende hanno pensato a un vero e proprio progetto: «Il progetto RimPRESA è costituito da due filoni: fornire materia prima, macchinari, piccole infrastrutture e sostenere la vendita dei prodotti. Alla base di tutto questo naturalmente ci devono essere i rapporti umani con le persone colpite dal terremoto». Fonte: Teens, work in progress 4 unity, CN gruppo editoriale, Roma 2016, n.6, pag 4-5 Info Progetto: www.focolaritalia.it rimpresa@focolare.org Per chi vuole collaborare:
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Gen 19, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Spiritualità
Scarica brochure con il programma Diretta streaming 11 Marzo 2017 16:00-18:30 (CET, UTC+1): http://live.focolare.org/FamilyHighlights/
Durante tutto il 2017, si realizzeranno vari eventi e iniziative in diversi Paesi del mondo. Un percorso di vita e pensiero in più tappe per mettere in luce il valore della famiglia nella prospettiva della “fratellanza universale”, testimoniando la ricchezza delle diversità culturali attraverso l’ideale dell’unità incarnato nella vita di famiglia. L’evento centrale si terrà a Loppiano dal 10 al 12 marzo 2017, dove sono previste circa 800 persone in rappresentanza da tutto il mondo. Le famiglie potranno immergersi pienamente nella realtà della cittadella internazionale dei Focolari e testimoniare il sogno di Chiara Lubich che raggiunge tutti i continenti. Al mattino, workshop per adulti, giovani ragazzi e bambini, realizzati in collaborazione con il Movimento parrocchiale, i Centri gen3 e gen4, AFNonlus e AMU. Nel pomeriggio l’incontro presso l’Auditorium, in diretta streaming, accoglierà alcuni esperti di tematiche familiari partecipanti al Seminario Culturale che si terrà presso l’Istituto universitario Sophia (10 -11 marzo). Da questo seminario di respiro universale prenderà il via il futuro Centro Studi sulla famiglia, con l’obiettivo di approfondire il contributo della spiritualità dell’unità per la famiglia nelle sfide di oggi. Tre le piste di contenuto che verranno approfondite:
- “Famiglia: trama di rapporti dall’io al noi” (relazioni di coppia, con i figli, tra generazioni)
- “L’amore: strumento e risposta alle criticità nella famiglia” (ferite, sfide, dolori: realtà di vita in un percorso di condivisione)
- “Famiglia: risorsa creativa per il tessuto sociale di ogni popolo” (vita, reti di famiglie, solidarietà e accoglienza, impegno sociale e lavoro)
Nuovo logo: a 50 anni dalla fondazione, il Movimento Famiglie Nuove rinnova la sua immagine con un nuovo logo, in continuità e quale naturale evoluzione di quello precedente. Esso rappresenta un alberello, come segno di crescita della pianticella che negli anni ha portato i suoi frutti di vita donati alle famiglie nel mondo, alla Chiesa, per l’umanità. Una pianta robusta, nata e cresciuta dal seme dell’accoglienza. La famiglia infatti, aprendosi all’altro, contribuisce a far nascere e sviluppare semi di fraternità e di pace, ed è germoglio per una nuova società. Chiara Lubich (1920-2008), ha sempre avuto un’attenzione particolare per la famiglia e, con il prezioso contributo di Igino Giordani, scrittore e politico italiano, primo focolarino sposato, ha messo in risalto «il suo disegno ardito, bellissimo ed esigente», vedendo in essa «un’importanza enorme nella costruzione di un mondo di pace». Nel 1967 Chiara fonda il movimento Famiglie Nuove per tenere sempre acceso nelle case l’amore e quei valori tipici della famiglia e necessari all’umanità. Vedeva infatti nelle famiglie il canale ottimale per raggiungere i giovani che si preparano al matrimonio, le famiglie in difficoltà, divise, le persone in stato di vedovanza, i bambini abbandonati e tutte le situazioni di marginalità. https://www.youtube.com/watch?v=DFZW86NLhaA Per info www.famiglienuove.org famiglienuove@focolare.org tel. 069411565 (altro…)
Gen 19, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/171377065 Copyright 2016 © CSC Audiovisivi – All rights reserved (altro…)
Gen 18, 2017 | Centro internazionale
Può un Movimento nato da un Carisma essere fedele nel tempo all’ispirazione iniziale senza che questa fedeltà risulti stanca ripetizione? Sono domande che nella storia di un Movimento nascono in modo particolare quando viene meno il suo fondatore; domande che fanno “da sfondo” alla riflessione di Jesús Morán – dal 2014 Co-Presidente del Movimento dei Focolari – sul Carisma del Movimento fondato da Chiara Lubich. Il testo nasce da un intreccio di circostanze: i numerosi incontri avuti negli ultimi due anni in diversi contesti geografici e culturali con persone esperte in diversi campi della vita culturale, sociale e spirituale del nostro tempo; i tanti mutamenti, incalzanti e di non sempre semplice lettura, che la realtà mondiale ci manifesta ormai quasi giornalmente, soprattutto, lo straordinario vento di novità che in questi anni sta soffiando all’interno della Chiesa cattolica grazie al pontificato di papa Francesco, anni così pieni di sorprese che inducono decisamente a una nuova speranza e fanno riemergere insospettate energie sopite da tempo con quel timbro di novità che solo il Vangelo promette e permette. Editrice Città Nuova
Gen 18, 2017 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” (2Cor 5,14) è la frase della Sacra Scrittura scelta come titolo dell’edizione 2017 della tradizionale “Settimana”, indetta dai più importanti organismi che si occupano di ecumenismo, fra cui il Consiglio Ecumenico delle Chiese e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Una scelta quanto mai felice, specie dopo la celebrazione dell’ottobre scorso dei 500 anni dalla Riforma, che ha visto unirsi in preghiera nella cattedrale di Lund (Svezia), attorno allo stesso altare, esponenti della Federazione Luterana Mondiale e papa Francesco. Accanto a tali gesti ecumenici così altamente significativi, cresce un ecumenismo, per così dire, di popolo. Sono iniziative di fedeli di confessioni diverse che vogliono conoscersi e riconoscersi sempre più fratelli in Cristo. Spesso sono gesti piccoli, ma che grazie all’azione dello Spirito, sono ormai diffusi nei più disparati punti del pianeta. E che evidenziano quanto il cammino verso la piena e visibile unità tra i cristiani sia ormai inarrestabile realtà. Ne citiamo alcuni dell’America latina. «Tanti di noi, del Movimento dei Focolari del Perù, avevamo stabilito rapporti con fedeli di diverse Chiese. Ora che nella diocesi di Arequipa è nato un gruppo ecumenico, collaboriamo con loro per l’organizzazione della “Settimana”. Essa prevede ogni giorno un’iniziativa in ciascuna delle diverse Chiese e una di esse sarà anche nella sede del nostro movimento. Anche a Lima, date le diverse persone di varie Chiese che frequentano regolarmente il focolare, è stata scelta la nostra sede per l’attività conclusiva della “Settimana” con la presenza di vescovi cattolici, pastori luterani, anglicani, evangelici e pentecostali. Ogni mese, poi, anche noi partecipiamo alla colazione ecumenica nella sede dell’YMCA, mentre un giovane evangelico di una città del nord del Paese, col permesso del suo vescovo sta partecipando ad un corso di formazione di sei mesi nella cittadella internazionale di Loppiano, in Italia». «Con membri delle Chiese anglicana, metodista, presbiteriana, avventista – comunicano le comunità focolarine del Brasile – abbiamo rapporti davvero significativi. A volte ci riuniamo per dialogare su temi specifici, come è avvenuto in un congresso tenutosi lo scorso agosto nella “cittadella Ginetta” (Vargem Grande – San Paolo), dove si è trattato il tema della Pace». «Frutto del rapporto con metodisti e valdesi della Città di Buenos Aires (Argentina), abbiamo allestito insieme un presepe ecumenico in piazza fatto da bambini, che è stato visto da più di 150 persone. È seguito un momento di preghiera con delle candele accese come segno che ognuno è portatore della luce del Natale nel proprio ambiente». «La nostra partecipazione alle diverse celebrazioni della “Settimana” – scrivono dal Venezuela – sono occasioni per intensificare i rapporti già esistenti da tanti anni e per stabilire nuovi contatti. Rapporti che col concludersi delle celebrazioni non si interrompono, anzi! Nel corso dell’anno questa conoscenza reciproca ci porta spesso ad azioni concrete di solidarietà fatte insieme». Infine, ancora dal Perù: «Dopo le rovinose inondazioni nella periferia di Lima con alcuni giovani dei Focolari e con persone della Chiesa metodista siamo andati a spalare il fango che aveva coperto le casette di tante famiglie umili. Un lavoro duro, ma tutti eravamo felici di poter amare concretamente quelle famiglie, riconoscendosi fratelli con loro e tra di noi». A cura di Anna Friso (altro…)
Gen 17, 2017 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono stati giorni di ‘fuoco’, con i tre monaci amici arrivati dalla Thailandia: Phramaha Thongrattana Thavorn, Ajarn Suchart Vitipanyaporn, Bhikkhu Jayabhinunto ed il Sig. Khamphorn che li accompagnava», raccontano Marcella e Luigi, amici cristiani, sulla seconda settimana dello scorso dicembre trascorsa insieme ai monaci buddhisti a Ho Chi Minh City, in Vietnam. I nostri amici evidenziano «l’atmosfera che abbiamo respirato in questi giorni: di grande apertura ed orizzonti nuovi». E aggiungono: «abbiamo vissuto una favola, se possiamo dire». Un po’ di storia. L’incontro del monaco Phramaha Thongrattana Thavorn con la spiritualità dell’unità risale al 1995. Era giunto in quell’anno a Roma per accompagnare un suo discepolo, Somjit, che stava facendo l’esperienza di vita monacale per un breve periodo prima del matrimonio, seguendo la tradizione dei giovani buddhisti. Phramaha Thongrattana, che vuol dire ‘oro fino’, conobbe in quell’occasione Chiara Lubich e ne fu molto impressionato. Anche lei fu colpita dalla sua persona e gli diede, su sua richiesta, un nome nuovo: Luce Ardente. Da allora, questo monaco si è prodigato a vivere e ad annunciare con forza ed entusiasmo l’ideale della fratellanza universale, l’ideale di ‘mamma Chiara’ (come ancora oggi la chiama). Ai funerali di Chiara Lubich, nel 2008, Luce Ardente dichiarò il suo desiderio di dire ai buddhisti «quanto mamma Chiara ha fatto di bene alla mia vita come monaco. Io sento che lei continua a darmi una spinta interiore ed una forza per portare a tutti l’ideale della fraternità tra tutti. Lei non appartiene più solo a voi cristiani, ma ora lei e il suo ideale sono eredità dell’umanità intera». Ma torniamo al dicembre 2016 a Ho Chi Min: «Il primo fatto sorprendente – dicono – è stato il rapporto d’amicizia creatosi tra Luce Ardente ed il Reverendissimo Thich Thien Tam, monaco responsabile della Pagoda Pho Minh, rappresentante sia del Buddhismo Theravada che Mahayana in Vietnam. Si tratta di una personalità che rappresenta il Buddhismo del Vietnam in tutte le manifestazioni a livello internazionale. Come conseguenza della fiducia e simpatia che si è generata tra di loro, il Rev. Thich Thien Tam ha chiesto alle autorità competenti che i tre monaci alloggiassero nel tempio invece che in albergo come prevede il protocollo».
Ci sono stati vari appuntamenti a carattere interreligioso (e non solo), come la loro visita a due comunità cristiane, pranzo incluso. I monaci hanno anche partecipato con loro alla festa di Natale, fatto insolito per i cristiani del posto, ma accolto con tanta gioia da tutti. È seguita la visita a due progetti sociali per bambini svantaggiati portati avanti da cristiani che s’ispirano alla spiritualità dell’unità. Quindi, un incontro interreligioso al Centro Pastorale diocesano di Ho Chi Minh City, presenti i rappresentanti di cinque religioni. In quel contesto, Luce Ardente ha parlato della sua esperienza di amicizia con l’allora papa Giovanni Paolo II e con Chiara Lubich. E ha spiegato quello che lei chiamava “l’arte di amare”: un amore rivolto a tutti, che prende l’iniziativa, che sa farsi ‘prossimo’ dell’altro, che arriva ad amare e pregare perfino per i nemici … «Gli occhi di alcuni dei leader presenti si sono ‘inumiditi’ – raccontano Marcella e Luigi – ed anche i nostri a dire la verità». Due ore di vero dialogo, conclusosi con la visita all’arcivescovo emerito, Cardinal J. Baptiste Phan Minh Man, che aveva fortemente voluto l’ufficio per il dialogo interreligioso al centro Pastorale Diocesano. L’ultimo giorno è stato dedicato alla visita di alcuni templi, guidata da Padre Bao Loc, sacerdote responsabile del dialogo interreligioso per la Diocesi di Ho Chi Minh City. «Ora nuovi orizzonti si aprono davanti a noi, inaspettati. Ora tocca a noi continuare quanto vissuto in questi giorni. L’eredità di Chiara, dell’essere sempre famiglia, è una realtà che tocca il cuore di tutti, quando è veramente vissuta». A cura di Gustavo Clariá (altro…)
Gen 16, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Più di 40 i seminaristi, accompagnati da alcuni sacerdoti, da 17 Paesi dei 5 continenti si sono messi in viaggio per trascorrere le vacanze di fine anno a Loppiano. «Abbiamo scelto la cittadella internazionale dei Focolari per fare un’esperienza di Dio – scrivono –, nella comunione e nell’approfondimento di quella radicale scelta evangelica che arde nei nostri cuori». Ed è proprio il Vangelo che vogliono mettere alla base della loro permanenza a Loppiano, a partire dalla Regola d’oro, quell’insegnamento presente anche in altri testi sacri di grandi religioni: “Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). Il gruppo è accolto a Vinea Mea, la struttura sede della Scuola residenziale per sacerdoti venuti dalle diverse parti del mondo per formarsi alla Spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari, facendo un’esperienza di Chiesa così come la definisce S. Giovanni Paolo II: «Casa e scuola di comunione» (Novo Millennio Ineunte, 43). Alcuni sacerdoti della Scuola ed altri esperti della Cittadella accompagnano questi futuri sacerdoti nel loro intento. Il metodo con cui espongono i loro temi, alcuni anche di denso contenuto teologico, è esperienziale e dinamico, con anche la condivisione del proprio vissuto, portando così i giovani a fare a loro volta un’attualizzazione del messaggio di Gesù.
Uno dei giovani scrive: «Sono rimasto molto colpito da uno dei punti cardini della spiritualità di Chiara Lubich, presentato nel tema “Gesù abbandonato, finestra di Dio – finestra dell’umanità”. Ho capito che il suo sguardo d’amore apre la strada dell’umanità verso Dio, ma anche apre il sentiero di Dio verso l’uomo in modo sempre nuovo». E un altro: «Ho compreso che quel Gesù che si è fatto uomo per amore e che esprime il culmine del suo amore nell’abbandono in croce, non è solo un bel concetto teologico, ma deve diventare vita in me, amore e servizio per chi mi sta vicino». Il contatto poi con gli altri ‘cittadini’ di Loppiano dà loro modo di ampliare la comprensione su come costruire l’unità nonostante le tante differenze. A conclusione, alcune impressioni: «In questi giorni ho scoperto che anche nei rapporti interpersonali la chiave è riuscire a farsi nulla davanti all’altro, come Gesù abbandonato, bruciando in Lui le difficoltà che la vita di unità comporta». «Come Gesù, anch’io devo svuotarmi del mio “io”, ed essere pronto a “dare la vita” per i fratelli, in ogni occasione della giornata». «Quello che mi ha colpito di più è la gioia con la quale gli abitanti della cittadella affrontano fatiche e servizi, trasmettendo Dio agli altri». A cura del Centro Gens (altro…)