Movimento dei Focolari
Fedeltà creativa

Fedeltà creativa

3115178-135x215Può un Movimento nato da un Carisma essere fedele nel tempo all’ispirazione iniziale senza che questa fedeltà risulti stanca ripetizione? Sono domande che nella storia di un Movimento nascono in modo particolare quando viene meno il suo fondatore; domande che fanno “da sfondo” alla riflessione di Jesús Morán – dal 2014 Co-Presidente del Movimento dei Focolari – sul Carisma del Movimento fondato da Chiara Lubich. Il testo nasce da un intreccio di circostanze: i numerosi incontri avuti negli ultimi due anni in diversi contesti geografici e culturali con persone esperte in diversi campi della vita culturale, sociale e spirituale del nostro tempo; i tanti mutamenti, incalzanti e di non sempre semplice lettura, che la realtà mondiale ci manifesta ormai quasi giornalmente, soprattutto, lo straordinario vento di novità che in questi anni sta soffiando all’interno della Chiesa cattolica grazie al pontificato di papa Francesco, anni così pieni di sorprese che inducono decisamente a una nuova speranza e fanno riemergere insospettate energie sopite da tempo con quel timbro di novità che solo il Vangelo promette e permette. Editrice Città Nuova

Seminaristi a Loppiano

Seminaristi a Loppiano

P1350418 Più di 40 i seminaristi, accompagnati da alcuni sacerdoti, da 17 Paesi dei 5 continenti si sono messi in viaggio per trascorrere le vacanze di fine anno a Loppiano. «Abbiamo scelto la cittadella internazionale dei Focolari per fare un’esperienza di Dio – scrivono –, nella comunione e nell’approfondimento di quella radicale scelta evangelica che arde nei nostri cuori». Ed è proprio il Vangelo che vogliono mettere alla base della loro permanenza a Loppiano, a partire dalla Regola d’oro, quell’insegnamento presente anche in altri testi sacri di grandi religioni: “Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). Il gruppo è accolto a Vinea Mea, la struttura sede della Scuola residenziale per sacerdoti venuti dalle diverse parti del mondo per formarsi alla Spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari, facendo un’esperienza di Chiesa così come la definisce S. Giovanni Paolo II:  «Casa e scuola di comunione» (Novo Millennio Ineunte, 43). Alcuni sacerdoti della Scuola ed altri esperti della Cittadella accompagnano questi futuri sacerdoti nel loro intento. Il metodo con cui espongono i loro temi, alcuni anche di denso contenuto teologico, è esperienziale e dinamico, con anche la condivisione del proprio vissuto, portando così i giovani a fare a loro volta un’attualizzazione del messaggio di Gesù.P1350340 Uno dei giovani scrive: «Sono rimasto molto colpito da uno dei punti cardini della spiritualità di Chiara Lubich, presentato nel tema “Gesù abbandonato, finestra di Dio – finestra dell’umanità”. Ho capito che il suo sguardo d’amore apre la strada dell’umanità verso Dio, ma anche apre il sentiero di Dio verso l’uomo in modo sempre nuovo». E un altro: «Ho compreso che quel Gesù che si è fatto uomo per amore e che esprime il culmine del suo amore nell’abbandono in croce, non è solo un bel concetto teologico, ma deve diventare vita in me, amore e servizio per chi mi sta vicino». Il contatto poi con gli altri ‘cittadini’ di Loppiano dà loro modo di ampliare la comprensione su come costruire l’unità nonostante le tante differenze. A conclusione, alcune impressioni: «In questi giorni ho scoperto che anche nei rapporti interpersonali la chiave è riuscire a farsi nulla davanti all’altro, come Gesù abbandonato, bruciando in Lui le difficoltà che la vita di unità comporta». «Come Gesù, anch’io devo svuotarmi del mio “io”, ed essere pronto a “dare la vita” per i fratelli, in ogni occasione della giornata». «Quello che mi ha colpito di più è la gioia con la quale gli abitanti della cittadella affrontano fatiche e servizi, trasmettendo Dio agli altri». A cura del Centro Gens (altro…)

Taken by the Mystery

Taken by the Mystery

cover page1Lucio Dal Soglio was born in Vicenza (Italy) in 1927. He studied medicine and met the Focolare Movement around 1950. In February 1963 he went to Cameroon where he encountered an extraordinary, unpredictable adventure, as he himself described it, linked to the development of the Focolare Movement in Africa. From the premise “(…) The story of Fontem which you are about to read is the history of Fontem as I understand it.(…) things are described highlighting the way they impacted on me. So, as a whole, my description is at times poetic and could well be challenged by another observer who lived the same events with a more detached soul.” – Lucio Dal Soglio RRP: 10 euros Orders and enquiries: Focolare International Website

Chiara Lubich: Famiglia, mistero d’amore

Chiara Lubich: Famiglia, mistero d’amore

famiglie 1[…] Quando Dio ha creato il genere umano, ha plasmato una famiglia; quando il Verbo di Dio è venuto in terra ha voluto nascere in una famiglia; quando Gesù ha iniziato la sua vita pubblica, stava festeggiando una nuova famiglia. Dio ha avuto talmente a cuore la famiglia, l’ha pensata come realtà di tale importanza da imprimervi la sua stessa impronta: essa, infatti, riflette la vita stessa di Dio, la vita della Santissima Trinità […].  Ma come ha concepito Egli la famiglia? Dio, che è amore, ha ideato la famiglia come un intreccio, un ingranaggio d’amore: amore nuziale fra gli sposi, amore materno, paterno verso i figli, filiale verso i genitori. Amore dei nonni per i nipoti, dei nipoti per i nonni, per gli zii e viceversa. Scrigno, dunque, gioiello, mistero d’amore la famiglia. Così Dio l’ha pensata, l’ha creata. E il Figlio suo, redimendo il mondo, ha sublimato tutto quest’amore naturale, di cui sono pregni i membri della famiglia, con l’amore divino che ha portato sulla terra, col fuoco che vuole dovunque sia acceso. Così, per esso, la famiglia è divenuta, oltre che la cellula prima dell’umanità da Dio creata, la cellula base della Chiesa fondata da suo Figlio. Per l’amore soprannaturale che la investe, per mezzo del battesimo e degli altri sacramenti, in particolare di quello del matrimonio, i componenti la famiglia sono infatti chiamati distintamente ed insieme al sublime e vertiginoso compito di edificarla come piccola chiesa, come “ecclesiola” […]. [Gesù] vuole che lo sposo non veda e non ami nella sposa solo colei con cui divide la vita, ma ami in essa Lui, Cristo stesso. Ritiene infatti fatto a sé quanto si fa a lei e viceversa. Gesù nella sposa e Gesù nello sposo vanno amati con la misura che Gesù richiede ed ha espresso con queste parole: “Amatevi come io vi ho amati” (Gv 13, 34).  Amatevi, cioè, fino ad esser pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Se tutto il giorno i genitori avranno presente ciò, sia quando pregano o lavorano o si mettono a tavola, sia quando riposano o studiano, o ridono, o giocano con i loro figli…, tutti i momenti saranno buoni per testimoniare Dio. Leggi tutto: La famiglia e la preghiera Dall’intervento di Chiara Lubich al Congresso“Famiglia-società: radici nell’Assoluto per l’oggi dell’uomo”- Castel Gandolfo, 8 Aprile 1989.   (altro…)

Thailandia: tre giorni con i piccoli di Mae Sot

Thailandia: tre giorni con i piccoli di Mae Sot

mae 1Un mio conoscente, tanti anni fa mi disse: ”Dove ci sono i poveri, ci sono anche molti soldi”. Ero giovane e non credetti molto a quelle parole: dopo ventisei anni d’Asia, mi sono reso conto, purtroppo, che è vero, anche a Mae Sot. In barba a qualsiasi buon senso di sviluppo sostenibile o di minimo rispetto per l’uomo e la natura, si aprono strade, si fanno progetti per portare qui industrie ricollocandole da dove ormai non riescono più ad essere produttive; oppure vengono cacciate perché fuorilegge e pericolose per la salute della gente. E tutto perché esiste una “forza lavoro” a costo basso, molto basso, se non spesso a costo zero; e dall’altra parte ci sono persone ricchissime pronte ad approfittare della situazione. I poveri, attraversando il confine dal Myanmar alla Thailandia, scappano dalla fame e dai disagi di un Paese che ancora stenta ad avere una uguaglianza sociale, a proteggere le classi meno fortunate o di religione diversa. Nella frontiera si continua a scacciare, a sparare, e chi soffre di più sono i più piccoli. Aumentano i bambini orfani, disabili, abbandonati oppure che vengono lasciati soli a casa, mentre i genitori vanno a lavorare nelle piantagioni. Che triste vedere i bimbi che soffrono! E Mae Sot ne è piena. Ecco: noi stiamo facendo qualcosa per loro col nostro progetto. Ogni volta che andiamo in quella zona, abbiamo i nostri “posti speciali”: or fanotrofi, case sperdute nella campagna, la nostra piccola scuola di Goccia dopo Goccia con una sessantina di alunni: tutti posti dove incontrare tantissimi di quei bimbi con quegli occhi neri che ti rimangono stampati nell’anima, e non se vanno più via.   Ormai il nostro progetto arriva al suo sesto anno (anche se sono decenni che aiutiamo il popolo Karen) e raggiunge, in tre nazioni (Thailandia, Laos e Vietnam), circa 250 persone. Tutti micro progetti, diretti e concreti, verso nuclei familiari spesso sotto la soglia del minimo da vivere. Di cosa hanno bisogno? Certo di cibo, di vestiti ma, soprattutto, di amore, che è interessamento, un sorriso, attenzione, insomma qualcuno che ti chieda: “Come stai?”. Cioè avere persone davanti che sappiano “con-patire” le loro sofferenze di una vita da migranti, che vuol dire, di gente che vale poco agli occhi dei ricchi e che viene sfruttata. È questo quanto cerchiamo di fare: aiutare, stare accanto a loro, sollevare, dare speranza e calore. Attraverso contatti locali il nostro aiuto arriva ogni mese. E ogni tre mesi facciamo il giro dei progetti, per trovarli e far sentire concretamente che non li abbandoniamo. “Il fatto che fate tutti questi chilometri per venire da noi, ci dà la forza e la ragione per continuare a vivere”. Ecco cosa ci dicono spesso. Quei piccoli occhi neri, quei volti che non sorridono, parlano più di mille e mille parole. Ci ricordano le parole di Chiara Lubich, ispiratrice del nostro progetto: “Dammi tutti i soli”. E noi sentiamo che sono tutti nostri questi “soli”, perché immagine di quel volto di Gesù che continua a gridare sulla Croce ed a richiedere tutto l’amore che possiamo donare. Ecco il senso del nostro progetto e, direi, della nostra gioia intima. Luigi Butori   Per chi vuole collaborare con il progetto: Banca Cantonale dei Grigioni, 7002 Coira IBAN-Nr: CH19 0077 4010 2957 6490 0 Goccia dopo Goccia Residenza Ragazzi 196a CH 7742 Poschiavo, Svizzera e mail: gica.ceccarelli@bluewin.ch oppure gocciadopogoccia.ms@gmail.com Associazione riconosciuta dall’amministrazione cantonale grigionese delle imposte. (altro…)

In viaggio dal Burkina Faso al Niger

In viaggio dal Burkina Faso al Niger

burkina1«Abbiamo appena concluso un viaggio che da Bobo-Dioulasso ci ha portato dapprima a Dorì, città all’estremo nord del Burkina Faso e poi a Niamey, in Niger. L’obiettivo era rispondere alle attese delle comunità  sorte attorno allo spirito dei Focolari di condividere le esperienze e i frutti di vita che cominciano a farsi strada anche in questi Paesi del Sahel». Così inizia il racconto di Aurora e Pascal, focolarini a Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, sede del Movimento per quella regione. Il Burkina, con i suoi oltre 17 milioni di abitanti (50% musulmani, 30% cristiani e 20% di religioni tradizionali) è uno dei Paesi più poveri del mondo, insieme al vicino Niger, anch’esso senza sbocco al mare. «Siamo arrivati alla città di Niamey, la capitale del Niger, dove siamo stati accolti con tanta gioia dalla comunità, a cominciare dal vescovo Mons. Laurent Lompo il quale è diventato sacerdote – come lui stesso ci tiene a dire  –  grazie alla partecipazione alla sua prima Mariapoli. Mons. Lompo. un pastore molto vicino alla sua gente e concreto nell’amore, ci ha raccontato tante esperienze  di dialogo e amicizia con i musulmani che, in Niger, sono il 93 % della popolazione (10 milioni). Qui il rapporto dei cristiani con il mondo musulmano rappresenta una vera sfida, soprattutto dopo il 17 gennaio 2015 quando, a seguito degli attentati di Parigi alla rivista Charlie Hebdo, gli estremisti islamici hanno bruciato nel Paese più di 70 chiese cristiane».nigeria1 «Mons. Lompo ci ha raccomandato di andare a trovare anche Hawa, una signora che in passato aveva partecipato agli incontri del Movimento ma che per motivi familiari era diventata musulmana. Sorpresa e commossa della nostra visita, ci ha parlato della sua famiglia, dei bei momenti vissuti in Mariapoli e sentendo che presto da quelle parti ci sarà ancora una Mariapoli, ha promesso che si preparerà a parteciparvi. Era bello vedere, in lei e in tanti altri musulmani che abbiamo incontrato, la gioia di poter rivivere nella città di Maria (Mariapoli) l’esperienza dell’amore reciproco. Una gioia che abbiamo poi condiviso con il vescovo». «Ci siamo infine trovati con la piccola comunità di Niamey: persone molto profonde e con la voglia di vivere il Vangelo e di portare avanti l’esperienza dell’unità. Questa nostra visita le ha ulteriormente incoraggiate in questa strada. Una di loro, a nome di tutti,  diceva: «E vero che noi in Africa ci troviamo spesso a vivere delle situazioni difficili, ma con la spiritualità di Chiara Lubich impariamo ad amare l’altro facendo nostro il suo dolore. Quanto vorrei che questo ideale di fraternità invadesse la nostra piccola Chiesa e la società del nostro Paese»! Aurora De Oliveira e Pascal Pontien Ntawuyankira (altro…)

Gen Verde a Palermo

Gen Verde a Palermo

16298750_10210538814780174_6665029376688686575_n
31 gennaio, 1 – 2 febbraio: workshop con i giovani Liceo Basile, Brancaccio.
3 febbraio, 1° concerto: PalaOreto – Via Santa Maria di Gesù, 11, 90124 Palermo – alle ore 20:30.
5 febbraio, 2° e 3°concerto: Teatro Golden – Via Terrasanta, 60, 90141 Palermo – alle ore 18:00 – alle ore 21.00

6 febbraio: feedback con i giovani. Contatto per la vendita dei biglietti: 091 682 3793  e  328 172 3941

Il destino della libertà – Quale società dopo la crisi economica?

Il destino della libertà – Quale società dopo la crisi economica?

Nuova immagine (1)Tra i più grandi intellettuali della nostra epoca, lucido interprete della società post moderna da lui definita, con il tramonto delle grandi ideologie, “liquida”, Zygmunt Bauman (1925-2017) ci ha lasciato. Nel volume di Zygmunt Bauman, Chiara Giaccardi, Mauro Magatti, IL DESTINO DELLA LIBERTà. Quale società dopo la crisi economica? ( a cura di Andrea Possieri. Città Nuova, 2016), la lucida riflessione del sociologo polacco sulla libertà. Il testamento umano di un grande maestro del nostro tempo. Bauman, in dialogo con i sociologi Mauro Magatti e Chiara Giaccardi, si interroga sulla libertà. Una domanda che lui stesso definisce “il nostro destino […] una sorte che non può essere ignorata e non ci abbandona mai”. È partendo da questo interrogativo che Bauman riflette sull’esito paradossale che ha avuto il poderoso sviluppo economico degli ultimi 40 anni. Il progresso ha aumentato le potenzialità di scelta dell’uomo, ma lo ha ingabbiato in una concezione radicalmente individualista dell’esistenza umana, prigioniero del consumismo, degli apparati tecno-economici e della volontà di affermare se stesso. Nel corso della sua riflessione delinea così la sua personale idea di libertà: “Ritengo che l’idea più giusta di libertà, la sua concezione più genuina, sia quella che valorizzi, innanzitutto, il diritto di scegliere che detiene ogni singolo individuo; che consideri, in secondo luogo, l’assunzione di responsabilità delle proprie scelte e delle conseguenze che esse provocano; che comprenda, infine, la speranza che tutto ciò che queste scelte comportano produrrà un miglioramento per la società. ­ Si tratta, perciò, di una concezione della liber­tà che è basata sul dare piuttosto che sul prendere, sull’aggiungere piuttosto che sul sottrarre”. Una visione della libertà che si coniuga in Zygmunt Bauman con la solidarietà e la condivisione, trovando in questo una straordinaria affinità con papa Francesco. _________________ Chiara Giaccardi, sociologa, è docente di Sociologia dei processi culturali presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna Sociologia e Antropologia dei Media e dirige la rivista Comunicazioni Sociali. Mauro Magatti sociologo ed economista, è docente presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegnaSociologia generale. Dal 2006 al 2012 è stato Preside della Facoltà di Sociologia. Città Nuova Editrice

La mia vocazione “sophiana”

La mia vocazione “sophiana”

s200_piotr.zygulskiPiotr, cosa ti ha condotto a scegliere di iscriverti a Sophia? «Mi hanno guidato verso Sophia molti fattori. Negli anni del liceo ho avuto la fortuna di incontrare un filosofo torinese che si chiamava Costanzo Preve, che mi ha avvicinato agli studi della filosofia a partire dalla mia preesistente curiosità per la politica. La sua impostazione filosofica hegelo-marxiana mi ha aperto uno sguardo sulla totalità sociale che al contempo ha reso ardua la scelta dell’università; ero indeciso tra economia, politica e filosofia, e un professore, al termine del liceo, mi aveva parlato di Sophia, anche se offriva solo corsi di laurea magistrale. Alla fine, anche per avere un “pezzo di carta” più “spendibile”, ho optato per la laurea triennale in economia a Genova». Scelta che però non ti ha lasciato soddisfatto… «L’insoddisfazione nei confronti dell’impostazione “mainstream” di molti corsi mi ha portato ad aderire alla rete internazionale di Rethinking Economics per promuovere il pluralismo economico, metodologico e interdisciplinare nell’insegnamento universitario dell’economia, fondandone una sede locale. In modo autonomo, parallelamente, ho continuato i miei studi musicali e filosofici. Inoltre sono diventato giornalista: faccio parte della redazione della testata Termometro Politico e da qualche mese dirigo la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Venendo più precisamente al punto, in questi anni ho letto alcuni saggi del preside Piero Coda e gli chiesi di visitare Sophia. Venni due volte, prima di iscrivermi. Ogni volta, la conferma della mia vocazione “sophiana” ne è uscita sempre più rafforzata». Quale percorso hai deciso di seguire e cosa ti stanno dando i primi mesi di frequenza? «Ho scelto il percorso di ontologia trinitaria, anche per la possibilità di usufruire dell’accordo con l’università di Perugia per il doppio titolo, così da ottenere, oltre a quello vaticano, anche una laurea magistrale italiana in filosofia con indirizzo didattico, che eventualmente mi aprirebbe anche la strada dell’insegnamento liceale. In questi primi mesi quasi tutti abbiamo frequentato gli stessi corsi filosofici, teologici, politici ed economici, il che consente di partire da una base comune. Questa interdisciplinarietà, nel mio caso, non è stata affatto una sorpresa, ma una scelta consapevole, deliberata. Dal punto di vista accademico, il livello di Sophia è molto elevato e mi ha dato la possibilità di approfondire argomenti di interesse personale durante i corsi. Da fine agosto vivo nella residenza, esattamente due piani sopra le aule universitarie, assieme a 9 ragazzi di ogni continente, dall’Argentina alla Cina, dalla Germania alla Tanzania, passando per il Libano. Ottima convivenza, ben organizzata anche nei lavori domestici: sin da subito ci siamo sentiti davvero fratelli, nelle piccole premure quotidiane». I tuoi progetti? Cosa intravedi? «Difficile dirlo, perché al momento non faccio altro che aprirmi nuove strade; l’obiettivo di medio termine è conseguire la laurea, ma per la tesi ho molte idee differenti e, come spesso accade, probabilmente nessuna di esse sarà quella definitiva. Dopo potrei pensare ad un dottorato, ma si vedrà. Vorrei comunque portare avanti l’attività giornalistica e, dal punto di vista lavorativo, non mi dispiacerebbe insegnare oppure trovare una posizione nel mondo dell’editoria. Ma non vorrei mai porre ostacoli allo Spirito che potrebbe spingermi anche altrove». Fonte: IUS online (altro…)

Vangelo vissuto: l’amore accoglie l’altro

Vangelo vissuto: l’amore accoglie l’altro

vangelo 1Migranti Primi sbarchi nella nostra città. Oggi le operazioni di prima accoglienza sono state spostate nello spiazzo della palestra comunale accanto casa, per cui dal balcone posso osservare file lunghissime di migranti che, scalzi o in canottiera e pantaloncini, attendono di passare i controlli del caso. Di colpo si alza il vento e la temperatura si abbassa. Non riesco più a stare ferma, devo fare qualcosa per questi fratelli già così provati. Scendo in strada e, scorto tra gli addetti alla sorveglianza un conoscente, vengo a sapere da lui che il vestiario scarseggia. Torno a casa, con mio marito metto insieme quanto ci sembra utile e dopo vari andirivieni consegniamo tutto all’amico perché venga distribuito. Anche altri conoscenti, da noi avvisati, aggiungono roba. Sta iniziando a piovere forte, ma ormai quasi tutti sono forniti di vestiti. Tanti ricambiano con un sorriso e un “grazie”, forse una delle poche parole italiane che sanno. Raffaella (Italia)   Raccolta di fondi Venuta a conoscere che in una famiglia numerosa e povera il papà aveva bisogno urgente di un’operazione ma non aveva di che pagare, ho sentito il richiamo di Gesù a fare qualcosa e con alcune amiche mi sono impegnata a fare una raccolta di fondi nella quale abbiamo coinvolto anche i colleghi di lavoro. Una volta raggiunta la cifra necessaria, ho accompagnato l’infermo all’ospedale pagando l’importo relativo alle cure. L’intervento è andato bene. Non so se la gioia di quella famiglia è stata maggiore della nostra. Penso che anche piccoli gesti del genere contribuiscano a costruire la pace. N. Y. (Giordania)   Vicini di casa La nostra dirimpettaia era malata e bisognosa di molte cure. Per accudirla, il coniuge era andato in pensione prima del tempo. Mio marito ed io ci sentimmo spinti a fare qualcosa per entrambi e finimmo per diventare amici. Nella confidenza stabilitasi tra noi, si toccò anche l’argomento della fede. Venimmo a sapere che lei si era allontanata dalla Chiesa per il comportamento non corretto di qualche sacerdote; quanto a lui, preso dal lavoro, non aveva mai avuto tempo per altro. Quando raccontai come Dio si era fatto strada nella mia vita, la nostra vicina cominciò a porsi delle domande e ne dedusse che forse la stessa malattia poteva essere un ponte che Dio stava gettando verso di lei. L’atmosfera pesante e triste che aleggiava in quella casa svanì. Anche lei cominciò a curare di più il suo aspetto. Una sera suo marito mi confidò: «Per la serenità non ci sono medicine, e da qualche tempo noi usufruiamo di questo bene». L. M. (Francia)   A cura di Oreste Paliotti (altro…)

Roma. Fare scuola in periferia

Roma. Fare scuola in periferia

bambinineiguai“Una lunga esperienza di maestra di scuola primaria – esordisce Patrizia Bertoncello, la curatrice del volume “Bambini nei guai” (1) –  mi ha ben presto portato ad intercettare quei tipici segnali di disagio che nelle periferie sono più presenti che altrove. Spesso sono stati gli stessi alunni a raccontarli: “C’era una volta un fiore scrive in classe Cristina, 7 anni, il suo papà-fiore se ne era andato e anche la mamma-fiore non era con lui, perché aveva tanto da fare ed era molto preoccupata. Non aveva tempo di ascoltarlo. Il fiore era una rosa con mille spine. Le spine erano tantissime e pungevano. Il fiore voleva fare amicizia con gli animaletti del bosco o con gli altri fiori. Ma quando si avvicinavano si pungevano forte e scappavano a gambe levate, perché lui pungeva troppo. E non poteva farci niente. Alla fine il fiore, che era una rosa, era sempre da solo e molto triste”. (2) E’ la lucida spiegazione data da lei stessa di quei ripetuti dispetti in classe che la allontanavano da tutti. Come lei, con differenti problematiche, sono tanti i bambini nel disagio, seppur in questo nostro mondo che a molti appare ben vivibile e protettivo,  ma che non è scevro di contraddizioni e ambivalenze a carico dei più deboli. A volte quelle istituzioni, che a parole si schierano in favore dei diritti dell’infanzia, nei fatti poco li tengono in considerazione. Specialmente quelli dei bambini che non possono contare su genitori efficaci o su  legami famigliari duraturi, lasciandoli così in una specie di zona d’ombra, nell’instabilità affettiva e spesso anche in una lacerante povertà. La mancanza di protezione e di reali opportunità di crescita, non sono certo condizioni degne di una società come la nostra. Per questo, molte volte mi sono chiesta come dare voce a questi “bambini invisibili”, come contribuire alla costruzione di una cultura di tutela e pieno rispetto dell’infanzia. Ho iniziato cercaIMG-20160703-WA0003ndo di accogliere ognuno dei miei alunni con amore, e pian piano vedevo che le loro lacrime si asciugavano. Mi sono resa conto che per “incontrare” davvero il mondo dei piccoli occorre avvicinare ogni singolo bambino con attenzione, imparando a guardare le cose con il loro sguardo, mettendo in campo ogni energia e competenza per creare relazioni significative. Con altri operatori e professionisti, animati dal medesimo stile educativo, ho poi cercato di attivare processi nei quali i bambini e le loro famiglie facciano l’esperienza di rapporti realmente educativi.  Da questa sinergia è nata l’idea di un libro che narrasse non solo storie di “bambini invisibili”, ma anche buone prassi e percorsi di riscatto. “Bambini nei Guai”, scritto a 4 mani con un oncologo, un assistente sociale e un pediatra, vuole mettere in luce quei germi di speranza e di relazionalità positiva che diventano, in qualche misura, attivatori di resilienza. Quella risorsa cioè che tanti bambini, opportunamente aiutati, riescono a mettere in atto raggiungendo buoni livelli di recupero. Come avvenuto in Emma. Quando aveva 8 anni, travolta dallo sfasciarsi famigliare aveva persino tentato di togliersi la vita. Recentemente, dopo avermi rintracciata su Facebook  mi scrive: “Cara maestra, che nostalgia ho di te e dei tanti momenti insieme! Ti ricordi quando leggevi le storie facendo le voci dei personaggi? E la gita al mare?  Certo, quello che non si cancellerà mai dal mio cuore è il bene che mi hai voluto quando per me tutto era buio. Quando sono stata in ospedale dopo il fattaccio tu c’eri e non mi hai chiesto perché l’avevo fatto, c’eri e basta. Poi sono tornata a scuola con quelle ferite e tu hai fatto fare a tutti quei braccialetti coi fili colorati… ma io avevo capito che era per aiutarmi a nascondere le cicatrici che non volevo mostrare…”(3) Nelle presentazioni del libro presso università e convegni, sorprende l’attivarsi di attenzione e di presa in carico da parte delle persone, che iniziano ad accorgersi di quel bambino della porta accanto o di quello che chiede l’elemosina nel metrò o è in una corsia di ospedale. Bambini prima erano invisibili ed ora possono tornare ad essere protagonisti del proprio futuro”. Raccolto da Anna Friso 1) – 2) – 3) – Patrizia Bertoncello – Bambini nei guai – Città Nuova 2015, pag. 11 e pag. 66 (altro…)

Pace: bandire dal cuore la violenza

Pace: bandire dal cuore la violenza

Attentato Istanbul«Mi sono svegliata stamattina, 1° gennaio, pronta a vivere questa giornata e questo anno che appena albeggia – scrive un’amica da Istanbul –. La prima notizia con cui mi imbatto è quella dell’attentato avvenuto alla Discoteca Reina Club durante la notte. Subito un senso di forte dolore, di sgomento. Non è possibile!!! Dopo qualche ora leggo nella parola di vita del mese: “Se davvero abbiamo sperimentato il suo amore, non possiamo non amare a nostra volta ed entrare, con coraggio, là dove c’è divisione, conflitto, odio, per portarvi concordia, pace, unità. L’amore ci permette di gettare il cuore al di là dell’ostacolo…”. È proprio fatta per me, per noi, che vogliamo continuare a credere e a vivere per la pace e la fratellanza universale. Gli auguri che ci scambiamo durante il giorno con tanti amici hanno un sapore misto di scoraggiamento e speranza. No! Non ci lasceremo sopraffare da chi ci vuol far credere che la pace è un’utopia. E da tutto il mondo tanti ci fanno sentire che non siamo soli». Ed è proprio così: non sono soli. Pur nello sgomento per il perpetrarsi di tanta ingiusta violenza, siamo infatti in tanti a scommettere e a prodigarsi ogni giorno per l’avvento della pace. Vogliamo fare nostro l’invito che Papa Francesco rivolge a tutti nel suo messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace che abbiamo appena celebrato: «Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune». (altro…)

Giornata mondiale della Pace

Giornata mondiale della Pace

papa-francesco«Il secolo scorso – scrive papa Francesco è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi […] che provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell’ambiente. […] Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti. […] Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza […] (che) non consiste nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. […] Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] (Ella) si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. […] La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia. […] L’impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali […] la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita. Lo ribadisco con forza: nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra! […] Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. […] La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. […] Rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini. […] Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune». Leggi il messaggio integrale (altro…)

Maria Regina di Pace

Maria Regina di Pace

maria loppiano[…] La storia non è fatta che di guerre e noi bambini, dai banchi della scuola, abbiamo quasi imparato che le guerre sono buone, sono sante, quasi la salvaguardia della propria patria […] Ma se noi sentiamo riecheggiare nel nostro animo gli appelli dei Papi, […] sentiamo quanto essi paventassero per l’umanità la guerra e come essi scendessero, chiamati o no, tra i governanti a cercare di placare le ire e gli interessi e ad allontanare la terribile sciagura della guerra con la quale tutto si perde mentre con la pace tutto è guadagnato. E questo perché la storia è una sequela di lotte fratricide fra popoli fratelli cui è stato dato dall’unico Padrone del mondo un pezzo di terra per coltivarla e viverci. Egli benedice la pace perché la pace ha impersonato. Noi che vediamo come il Signore si stia conquistando ad uno ad uno i cuori dei figli suoi di tutte le nazioni, di tutte le lingue, tramutandoli in figli dell’amore, della gioia, della pace, dell’arditezza, della forza, noi speriamo che il Signore abbia pietà di questo mondo diviso e sbandato, di questi popoli rinchiusi nel proprio guscio a contemplare la propria bellezza – per loro unica – limitata ed insoddisfacente, a tenersi coi denti stretti i propri tesori – anche quei beni che potrebbero servire ad altri popoli presso cui si muore di fame –, e faccia crollare le barriere e correre con flusso ininterrotto la carità tra terra e terra, torrente di beni spirituali e materiali. Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo, Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia e di coltivare quelle distinzioni fra i popoli, perché nello splendore di ciascuno, messo a servizio dell’altro, riluca l’unica luce di vita che abbellendo la patria terrena fa di essa un’anticamera della Patria eterna. Forse quanto si va dicendo può sembrare un sogno. Ma – a parte il fatto che, se il rapporto fra i cristiani è il mutuo amore, il rapporto fra popoli cristiani non può non essere il mutuo amore, per quella logica del Vangelo che non cambia – c’è un vincolo che già unisce i popoli fortemente e che voce di popolo, di ogni popolo, ha già proclamato, quella voce di popolo che è così spesso voce di Dio. Questo vincolo nascosto e custodito nel cuore di ogni nazione è Maria. Chi riuscirà a distogliere i brasiliani dall’idea che Maria è la Regina della loro terra? E chi potrà negare ai portoghesi che Maria è la «Nostra Signora di Fatima»? O chi non riconoscerà ai francesi la «bella piccola Signora di Lourdes»? E ai polacchi la Madonna di Czestochowa? E agl’inglesi l’essere – la loro terra – «feudo di Maria»? E chi potrà negare che Maria è la «castellana d’Italia»? […] Tutti i popoli cristiani l’hanno già proclamata Regina loro, di loro e dei loro figli. Ma una cosa manca, e questa non la può fare Maria dobbiamo aiutarla noi: manca la nostra collaborazione perché i popoli cattolici, come tanti fratelli uniti, vadano da lei a riconoscerla insieme Madre e Regina. Noi possiamo incoronarla tale se, con la nostra conversione, con le nostre preghiere, con la nostra azione, togliamo il velo che ancora copre la sua corona […] Quel pezzo di mondo che sta nelle nostre mani dobbiamo deporlo […] ai piedi della più grande Regina che Cielo e terra conoscano: Regina degli uomini, Regina dei santi, Regina degli angeli, perché quando era in terra ha saputo immolare totalmente se stessa, ancella del Signore, ed insegnare con ciò ai figli suoi la via dell’unità, dell’abbraccio universale degli uomini, affinché sia come in Cielo così in terra. Da Chiara Lubich, Scritti Spirituali/1, pp.210-213 (altro…)

Jantar de Reis Solidário

Jantar de Reis Solidário

    No Porto dia 6 de janeiro ás 20h no centro de cultura e espiritualidade cristã para universitários. Em Cascais, para ajudar as comunidades da Síria, dia 7 de janeiro. Missa ás 18h seguida do jantar ás 19h30.

Parola di vita – Gennaio 2017

“Ieri sera sono andata a cena fuori con un’amica di mia mamma. Ho ordinato come contorno un piatto di piselli, per poi mangiarmi il dolce che mi piaceva di più. Ma mamma ha detto di no. Stavo per tirare fuori il broncio, ma mi sono ricordata che Gesù era proprio accanto a mamma e così mi sono messa a sorridere”. “Oggi, dopo una giornata faticosa, sono tornato a casa. Mentre guardavo la TV, mio fratello mi ha preso il telecomando dalle mani. Mi sono arrabbiato molto, ma poi mi sono calmato e ho lasciato che vedesse la televisione”. “Oggi mio padre mi ha detto una cosa ed io gli ho risposto male. L’ho guardato ed ho visto che non era felice. Allora gli ho chiesto scusa e lui mi ha perdonato”. Sono esperienze sulla Parola di vita raccontate da bambini di quinta elementare di una scuola di Roma. Forse non vi è un legame immediato tra tali esperienze e la Parola che vivevano in quel momento, ma è proprio questo il frutto del Vangelo vissuto: lo sprone ad amare. Qualsiasi Parola ci proponiamo di vivere, gli effetti sono sempre gli stessi: essa ci cambia la vita, ci mette in cuore la spinta ad essere attenti ai bisogni dell’altro, fa sì che ci poniamo a servizio dei fratelli e delle sorelle. Non può essere diversamente: accogliere e vivere la Parola fa nascere in noi Gesù e ci porta ad agire come Lui. È ciò che lascia intendere Paolo quando scrive qui ai Corinti. Ciò che spingeva l’apostolo ad annunciare il Vangelo e ad adoperarsi per l’unità delle sue comunità, era la profonda esperienza che aveva fatto di Gesù. Si era da lui sentito amato, salvato; era penetrato nella sua vita al punto che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarlo da lui: non era più Paolo a vivere, perché Gesù viveva in lui. Il pensiero che il Signore l’avesse amato al punto da dare la vita lo faceva impazzire, non gli dava pace e lo spingeva con forza irresistibile a fare altrettanto con altrettanto amore. L’amore di Cristo spinge anche noi con la medesima veemenza? Se davvero abbiamo sperimentato il suo amore, non possiamo non amare a nostra volta ed entrare, con coraggio, là dove c’è divisione, conflitto, odio, per portarvi concordia, pace, unità. L’amore ci permette di gettare il cuore al di là dell’ostacolo, per giungere a un contatto diretto con le persone, nella comprensione, nella condivisione, per cercare  insieme la  soluzione. Non si tratta di  un’azione  opzionale. L’unità  va perseguita ad ogni costo, senza lasciarci bloccare da false prudenze, da difficoltà o possibili scontri. Ciò appare urgente soprattutto nel campo ecumenico. Questa parola è stata scelta in questo mese, nel quale si celebra la Settimana di preghiera per l’unità, proprio per essere vissuta insieme dai cristiani delle diverse Chiese e comunità, perché ci si senta tutti spinti, dall’amore di Cristo, ad andare gli uni verso gli altri, così da ricomporre l’unità. «Sarà autentico cristiano della riconciliazione – affermava Chiara Lubich all’apertura della IIª Assemblea Ecumenica Europea a Graz, Austria, il 23 giugno 1997 – solo chi sa amare gli altri con la carità stessa di Dio, quella carità che fa vedere Cristo in ognuno, che è destinata a tutti – Gesù è morto per tutto il genere umano -, che prende sempre l’iniziativa, che ama per prima; quella carità che fa amare ognuno come sé, che ci fa uno con i fratelli e le sorelle: nei dolori e nelle gioie. E occorre che anche le Chiese amino con questo amore». Viviamo anche noi la radicalità dell’amore con la semplicità e la serietà dei bambini della scuola di Roma. Fabio Ciardi (altro…)

Fontem: echi di un giubileo

Fontem: echi di un giubileo

fontem12Memoria, ringraziamento, responsabilità. Tre le parole chiave del susseguirsi a Fontem (Camerun) di eventi celebrativi per i 50 anni dall’arrivo di alcuni focolarini medici nella foresta camerunese per dare inizio ad un’opera in stretta sintonia con i Bangwa, gli abitanti del posto. Nell’indirizzo di saluto delle autorità civili e tradizionali e del copresidente dei Focolari Jesús Morán, viene ricordata l’importanza, secondo la propria competenza, di questo inizio, grazie al quale la regione ha visto negli anni un impensato, notevole sviluppo sotto ogni punto di vista. Viene anche riaffermata la validità del metodo con cui i focolarini si sono messi in dialogo con la popolazione di religione tradizionale. Questo tipico approccio dei Focolari, ha dato vita, qui e nel mondo, a tante esperienze positive di dialogo interreligioso, come ha ricordato nel suo intervento Rita Mussallem del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari. Cuore di questa prima giornata è l’intervento di mons. Nkea Andrew, vescovo di Mamfe, il quale, attraverso la sua personale esperienza di Bangwa, conferma la preziosità di questo dialogo e la sua piena conformità al Vangelo. Un giovane sacerdote austriaco, presente all’evento, commenta: «Colpisce l’armonia con cui i valori della cultura africana e i valori cristiani si compongono». Nel secondo giorno, dedicato alle testimonianze, un medico ed un infermiere tra i primi arrivati, sottolineano come la stretta collaborazione con le persone del posto sia di luce nel dare agli ammalati una cura che tenga conto delle esigenze del corpo e dello spirito. Come nascano nuove amicizie durature e risultati di guarigioni. Toccanti anche le testimonianze di accompagnamento nella fase finale della vita. Quindi, le testimonianze di alcuni ex-studenti del Collegio: un commissario di Polizia, un giovane sacerdote,  un’infermiera. Dalle loro storie emerge come accanto al sapere scientifico di eccellenza, sia stata loro data la possibilità di scoprire quei valori umani e spirituali che ora li rendono persone felici e apprezzate nella società e nella Chiesa. Come segno profetico di una nuova economia, si presentano i primi passi, in Camerun, dell’Economia di Comunione: progetto che a breve verrà lanciato in una conferenza internazionale. Il 3° giorno è dedicato al ringraziamento. Alcuni interventi significativi ricordano quanti, fra i primi, hanno dato la vita per Fontem, come l’ing. Piero Pasolini, il dr. Lucio dal Soglio, ecc.  i quali, poiché consideravano l’altro uguale a sé, hanno improntato la loro opera alla reciprocità e non all’assistenzialismo. Seguono le danze tradizionali dei 5 territori (Fondoms) che compongono la Divisione di Lebialem e che danno colore e vita alla festa. A tutti i presenti, più di 2500 persone, viene poi servito il pranzo, frutto dell’amore di tante mamme che instancabilmente hanno lavorato nei giorni e nella notte precedente. Alla sera, un gioioso e commovente musical che, con canti e prose presentati da bambini e studenti, racconta la storia di Fontem. fontem 122 Nel  4° giorno si celebra la presenza a Fontem del Collegio “Our lady seat of wisdom”. Ai numerosi ex-studenti convenuti dall’estero che formano un’associazione sparsa in tanti Paesi nel mondo, il vescovo di Mamfe lancia l’esortazione di prendere coscienza dei doni che hanno ricevuto e che ora li rendono capaci di farsi ambasciatori di unità dovunque sono. Charles Tasong, tra i primi Bangwa a conoscere i Focolari, dice: «Durante il “Cry-die” (commemorazione di Lucio dal Soglio, d. Lino D’Armi e Doris Ronacher, recentemente scomparsi, che hanno dedicato tutte le loro energie a Fontem) ho visto che non c’erano più il Movimento dei Focolari e i Bangwa; non più bianchi da una parte, neri dall’altra; ma una sola famiglia. Lo stesso durante la Messa in Menji: non la parrocchia e il Movimento, ma una sola famiglia. Voglio raccogliere la sfida di portare avanti  con la mia vita la forte realtà di unità vissuta in questi giorni qui a Fontem».  Biagio Sparapano   (altro…)

John of the Smiles

John of the Smiles

john_of_the_smilesThis is the story of a 5-year-old boy with cancer who brought a ray of sunshine into the lives of people around him. John seemed to have an innate understanding of and ability to love. Those qualities endeared him to many, and were the driving force behind the worldwide spread of his story. Like all stories of heroes facing impossible odds, it deserves telling and retelling. Available from New City Press (NY)

I complessi GEN compiono 50 anni

https://vimeo.com/195193687 In principio c’era una manciata di ragazze, una batteria verde e… La scintilla che ha acceso il Gen Verde è stata una consegna originale. Non tanto quella della mitica batteria verde, ma quella di… “fare molto chiasso”. Proprio così. Far sentire forte, offrire a tutti attraverso la musica e gli spettacoli l’Ideale dell’unità, che è l’anima di tutta la nostra vita. Quella scintilla è corsa per il mondo, ha acceso tanti e tanti altri. L’unità non si può cantare se non in coro. È quello che vorrebbero esprimere con questa nuova canzone e con le immagini che la traducono in volti, gesti, colori della vita. Vale anche oggi: ciascuno una scintilla. Alziamolo insieme, dovunque siamo, il volume dell’unità. Gen Verde – International Performing Arts Group Gen Rosso – International Performing Arts Group (altro…)

Per un Natale solidale

Per un Natale solidale

church-1704815_960_720 Il Natale ci ricorda, con la frase della Scrittura che abbiamo scelto di approfondire in questo mese, che “Egli viene a salvarci” (Is 35, 4). Da che cosa? Dai nostri dolori, paure, angosce … ma soprattutto dal nostro io, dal nostro egoismo, dalla nostra indifferenza verso chi soffre. Il mio augurio, perciò, vuole essere un invito per me e per tutti ad andare oltre noi stessi per accogliere l’altro, tutti: chi è nel bisogno, chi ha lasciato la propria terra costretto dalle guerre e dalla fame, chi è solo, marginato, carcerato… Auguro che ciascuno di noi, dopo aver sperimentato l’amore di Dio che ci salva, possa essere una mano tesa a “salvare” chi ci è accanto. Buon Natale a tutti!

Maria Voce

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Nuova piattaforma digitale per Città Nuova

Nuova piattaforma digitale per Città Nuova

Dalla notte tra il 20 e il 21 dicembre, paradossalmente in contemporanea con l’arrivo dell’inverno, arriva la primavera del sito dell’intero Gruppo editoriale Città Nuova.https://www.cittanuova.it/wp-content/uploads/2016/12/Editoriale-Michele-720x0-c-default.jpg Un anno dopo il cambio sulla carta – mensile e non più quindicinale, ma con più pagine, contributi digitali esclusivi e dossier su gravi temi d’attualità, e una nuova, apprezzata grafica –, il gruppo editoriale Città Nuova presenta il suo nuovo spazio digitale, con il quale si potrà accedere a notizie e approfondimenti da computer, tablet e cellulare. Città Nuova a casa, per strada, nell’autobus… E poi il servizio abbonamenti e vendite di libri e riviste è tutto nuovo e più efficace. Con lo slogan “cultura e informazione”, compiamo così un passo in avanti, realizzato grazie al progetto grafico di Humus Design e al supporto di ingegneria digitale della società Seed. L’apparizione della nuova piattaforma completa la proposta informativa e formativa del Gruppo. Il nuovo sito si affianca ai libri e alle riviste (Città Nuova, Nuova Umanità, Sophia, Unità e Carismi, Gen’s, Big, Teens, Il Vangelo del giorno). Lo stile è quello conosciuto e apprezzato dai nostri lettori: informato, partecipato, sereno, dialogante, professionale, familiare, per un sito rinnovato nella struttura e nell’estetica. L’abbiamo organizzato in sei aree: Fatti: politica, economia, lavoro, diritti, sociale, solidarietà, educazione, cultura e scienza, oltre alle Storie (racconti, esperienze, vita vera); Idee: con Pensieri d’autore (gli articoli delle firme di Città Nuova), Focus (i dossier tematici, le raccolte di articoli), Due punti (lo stesso tema trattato da differenti punti di vista), Studi (gli approfondimenti); Nella città: cittadinanza attiva, famiglia, educazione, ambiente e La Rosa dei venti (cioè le pagine regionali); Io, Dio e l’altro: spiritualità, Chiesa, religioni, Focolari; Nona ora: tempo libero, sport, cinema, spettacolo, teatro, letteratura, arte, comunicazione; Mondo: i Paesi (il punto di vista locale dai nostri inviati nel mondo) e gli Scenari globali. In più abbiamo, anche questi in parte già rinnovati, i blog degli autori, le loro voci. L’offerta verrà poi ampliata con le opzioni social, su Facebook e Twitter in particolare. Sulla carta e sul web continueremo la nostra sessantennale avventura, cercando di dare spazio ai temi che più ci sembrano confacenti alla nostra fonte ispiratrice, al “carisma dell’unità” di Chiara Lubich, declinato in un’attualità sempre più inquietante, ma anche ricca di nuove speranze. Ecco allora l’impegno giornalistico e culturale nel campo delle migrazioni che generano solidarietà e paura; della povertà che colpisce ormai un terzo dell’Italia; della pace che continuiamo a cercare pur nel mezzo di una Terza guerra mondiale; della famiglia che pare scossa da attacchi sempre più forti ma che vive e vivrà ed è il primo luogo dove si apprende e sperimenta l’inclusione e l’accoglienza reciproca; della donna (e dell’uomo) che cercano una convivenza più equilibrata e reciprocamente valorizzante; della crisi non solo economica ma anche culturale che attanaglia la nostra società; della molteplice e multiforme dimensione spirituale dell’esistenza umana… Il tutto con l’intero nostro patrimonio, ma anche con nuove rubriche, nuove proposte, nuove firme, con più possibilità di essere attivi e interattivi. Il sito è nuovo, e quindi vi chiediamo la pazienza di sopportare errori e incompletezze che via via verranno corretti. Lo riempiremo e lo miglioreremo col vostro aiuto nei prossimi mesi (segnalazioni a segr.redazione@cittanuova.it), aggiungendo anche nuove firme e rubriche, sempre in modo coordinato con le riviste cartacee, in primis Città Nuova, e con il settore libri. Contiamo, sulla vostra partecipazione attiva, con commenti, lettere, articoli, foto. Buona lettura! Dal sito Città Nuova cultura e informazione

I Gen4 mettono Gesù al centro del Natale

I Gen4 mettono Gesù al centro del Natale

Sloggiato-IM-DSCN0004Sono i Gen4, i bambini dei Focolari, che ti spiegano con convinzione che il Natale non può essere soltanto una festa di colori, un insieme di personaggi creati da suadenti pubblicità, una corsa frenetica all’acquisto di regali: “Bisogna mettere nuovamente Gesù al centro del Natale”, “è la sua festa”, ti raccontano. Con pazienza e amore i Gen4, preparano i bambinelli di gesso che poi offriranno ai passanti. A New York una signora racconta:«Mentre visitavo la città con degli amici in mezzo alla folla, il vostro tavolino ha attirato la mia attenzione… Quelle parole, “Hanno sloggiato Gesù”, sono risuonate così bene dentro di me! Vorrei trasmettere il vostro messaggio ad altri. È stato il Natale più bello, mi ha riempito il cuore di calore». Maria Helena Benjamin e Pep Canoves, responsabili dei Gen4 di tutto il mondo, ci raccontano come questi piccoli, particolarmente sensibili all’amore evangelico, imparano a concretizzare nelle loro azioni quotidiane veri e propri gesti concreti di fraternità; scoprono che l’amore, quando è reciproco, porta la presenza di Gesù tra loro. Imparano a conoscerlo e creano con Lui un rapporto semplice e diretto. Riescono a coinvolgere i compagni di scuola, le famiglie, i parenti, i loro maestri con la loro disarmante semplicità, entrando direttamente nel cuore di ciascuno. gen 422Pep Canoves ricorda come Chiara Lubich, aveva molto a cuore questi piccoli, riservando per loro un posto privilegiato, incontrandoli durante i vari congressi internazionali, inviando messaggi, rispondendo alle loro domande. E ad essi aveva rivolto l’invito di far sì che Gesù non venisse bandito dal Natale:  «Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore; così è sempre Natale! […] Possiamo offrire Gesù, Gesù in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore, questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli e ai grandi… dovunque!». Una bella iniziativa è quella del Calendario dell’Avvento: i Gen4 riempiono le giornate che precedono il Natale con tanti atti d’amore concreti, apparentemente semplici, ma che nel loro piccolo sono già rivoluzionari. I Gen4 sono coinvolti in tante iniziative, soprattutto per i più poveri. «Durante l’anno – continua Maria Helena Benjamin – riceviamo diverse notizie da tutto il mondo sulle loro attività a favore dei più indigenti. Hanno una innata capacità di accogliere gli altri bambini che magari vengono emarginati, come la storia di Sonia della Romania, di 5 anni, che fa amicizia con una bambina rom inserita da poco nella sua classe». «Abbiamo ricevuto notizie dal Madagascar e dall’Indonesia. Anche dalla Siria, in questi giorni così difficili e in piena guerra, ci giungono notizie – racconta Pep. Da Aleppo ci hanno persino inviato delle foto: in questa situazione di conflitto si vive con loro continuando a credere nella pace». Chiara Lubich, rispondendo a una domanda di un Gen4, aveva dato loro una consegna: «Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama, che ama. Quando si ama si è felici e se si ama sempre si è felici sempre. Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare». E, davvero, loro ci insegnano con la loro purezza e semplicità come mettere in pratica l’amore evangelico, il segreto della felicità. Patrizia Mazzola (altro…)

Istituto Universitario Sophia – Cattedra Piero Pasolini

Obiettivo degli incontri è esplorare il mistero dell’esistenza umana nel quadro del paradigma dell’evoluzione moderna, dalla prospettiva del rapporto tra scienza e fede. Ci chiederemo da dove viene l’essere umano, dove va, chi siamo. Il percorso prenderà avvio con uno sguardo generale sui grandi interrogativi che l’umanità si pone alla ricerca del significato dell’esistenza, fin dal Paleolitico, per mettere a fuoco il contributo specifico della cultura greca classica, della civiltà ebraica e dell’esperienza cristiana. Di seguito, cercheremo di comprendere lo sviluppo di tale ricerca nel quadro delle teorie dell’evoluzione, offrendo alcune chiavi interpretative delle principali narrazioni sulla creazione del cosmo, dal Big Bang a quello che possiamo definire il “Big Mystery”. Il percorso si concluderà con una riflessione sulla vita della chiesa e sul suo significato, fino a presentare il suo “profilo mariano” nel contesto dell’evoluzione umana, mentre la chiesa stessa viaggia verso “cieli nuovi e terre nuove”. Per coloro che desiderano ancora iscriversi al Simposio finale della Cattedra Piero Pasolini, che si terrà Il 20-21 maggio, nella sala C dell’Auditorium di Loppianodalle ore  9,00 del 20 maggio 2017, potranno farlo per email, indirizzando la prenotazione a segreteria.generale@iu-sophia.org Leggi anche e scarica il programma

Vangelo vissuto: i bambini insegnano

Vangelo vissuto: i bambini insegnano

Sonia è della Slovacchia, ha 5 anni e frequenta la scuola materna. Un giorno dice alla mamma che, a scuola, ha trovato un’amica. “E come si chiama?”. “Non lo so, lei non parla; mi sono avvicinata perché ho visto che era sempre da sola e che nessuno voleva giocare con lei”. La mamma va a prendere Sonia per il pranzo. Ma l’insegnante: “La lasci qui! Ci aiuta con una ragazzina rom che prima non parlava per niente, e adesso, grazie a lei, ha iniziato a parlare e collaborare anche con gli altri”. Quando torna da scuola, la mamma le chiede: “Ti ha già detto qualcosa la tua amica?”.  “No, solo mi sorride quando le dico che le voglio bene”. La mamma rimane in silenzio. E la bambina: “Sai, l’amore riscalda ognuno”. gen 4 11Dal Camerun scrive Kevin: «Un giorno alla scuola durante l’intervallo avevo chiesto ad un mio compagno di scuola se avesse qualcosa da mangiare. Avevo fame e non avevo nulla. Lui ha rifiutato. Il giorno dopo ho portato un po’ di pane e quando lui è venuto a chiedermelo, ho rifiutato a mia volta. Il giorno seguente, gettando il dado dell’amore è uscito: “Amare i nemici“. Mi sono ricordato di quel mio compagno. A scuola cercavo di parlargli ma non mi rispondeva. Allora mi sono seduto davanti casa aspettandolo e quando è passato, l’ho chiamato, gli sono andato incontro e alla domanda sul perché non dovevo parlargli più, ha risposto: “Hai rifiutato di condividere con me il pane che avevi portato”. Subito gli ho detto: “Riconciliamoci!” e gli ho offerto della frutta di guaiava che avevo con me e così abbiamo ricominciato a parlarci diventando amici di nuovo». Dall’Italia, Marco racconta: «Un giorno all’asilo i bambini mi prendevano in giro perché sono grasso. A me dispiaceva tanto essere preso in giro e qualche volta ho pianto. Allora sono andato dalla Suora e invece di accusarli ho detto a lei questo mio dolore. Ho capito che dovevo perdonarli e così ho fatto, perché un Gen4 è uno che, come ha fatto Gesù, perdona e ama tutti». Carmen abita in un quartiere di baracche, nella periferia di Città del Messico. Spesso la sera lo zio torna a casa ubriaco. Carmen ha paura e si nasconde. «Ma l’altra sera non mi sono nascosta – racconta – l’ho aspettato e l’ho aiutato ad entrare. Non avevo paura, perché so che la Madonna ha cura di me». gen 4 2E Bartek, dalla Polonia: «Per la festa del bambino ho ricevuto in regalo dalla maestra Ela, una cioccolata ed un lecca-lecca. In classe con me c’è Asia, una ragazza che non piace a nessuno. Io mi sono ricordato che la mattina lanciando il dado era uscito: “Amare i nemici” e ho dato ad Asia il lecca-lecca e mezza cioccolata. Lei era stupita, mi ha ringraziato e poi se ne è andata. Adesso siamo grandi amici». «Nel centro di Napoli (Italia), i Gesù bambini che abbiamo fatto e che offriamo alle persone, vanno a ruba e tanti si accalcano intorno alla bancarella, anche solo per dire la loro adesione all’iniziativa. Una maestra, non credente, che ha tanti problemi, tiene il Gesù bambino fra le mani e lo guarda: “Questo sarà il mio Natale!”. Un bambino corre a casa, svuota il suo salvadanaio, ed arriva con tutti gli spiccioli ad acquistare il suo».

A cura dei Centri Gen4

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Brasil terá Congresso de Formadores da Infância

De 12 a 15 de janeiro será na Mariápolis Ginetta, em São Paulo; de 19 a 22 de janeiro na Mariápolis Santa Maria, em Pernambuco, concluindo no Pará, na Mariápolis Glória, de 26 a 29 de janeiro. O encontro é voltado para formadores de crianças de 4 a 12 anos do Movimento dos Focolares, famílias das crianças, pessoas interessadas na formação das novas gerações e especialistas nas áreas de Pedagogia e Psicologia. Estarão presentes especialistas italianos e brasileiros. O conteúdo do Congresso será composto por fóruns com troca de experiências, palestras com especialistas, oficinas com ideias práticas para um encontro com crianças, curso sobre o documento “Diretrizes do Movimento dos Focolares para a Promoção e Garantia dos Direitos Fundamentais de crianças e adolescentes”, concluindo com uma jornada para as crianças das proximidades, no domingo.

Natale tra i terremotati del Centro Italia

Natale tra i terremotati del Centro Italia

85cac0a0-2bcc-4b4a-8309-e4f1885ccc58Si avvicina il Natale anche per gli sfollati del sisma avvenuto nel Centro Italia. Sappiamo che vi state mobilizzando in questa fase post terremoto. In che modo? «AMU e AFN spiega Francesco Tortorella –, si sono coordinate con il Movimento dei Focolari in Italia, con cui si sta portando avanti la linea di azione post terremoto. Da agosto sono stati fatti 3 sopralluoghi nelle aree colpite per studiare le possibilità di intervento. Il primo intervento che abbiamo individuato è quello di supportare le famiglie che gestiscono piccole attività agricole e di allevamento colpite dal terremoto». Dopo aver fatto uno studio di fattibilità, avete elaborato un progetto globale: di che cosa si tratta? «L’abbiamo denominato RImPRESA e si compone di due attività – spiega Paola Iacovone –. La prima attività, che verrà realizzata dalle Associazioni Abbraccio Planetario (Castelli Romani) e Bread and Fish Foundation (Ascoli Piceno), prevede la costituzione di 4 GAS (Gruppi di acquisto solidale) che, attraverso un portale informatico, acquisteranno prodotti dalle piccole aziende colpite dal terremoto, garantendo così un sostegno alle famiglie sul lungo termine». Ci sono state anche tante imprese agricole colpite dal sisma che stentano a ripartire. Anche su questo fronte vi siete impegnati? «Sì. L’Associazione italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione (AIPEC) con la quale collaboriamo, promuove la seconda attività del progetto RImPRESA – aggiunge Tortorella –, che riguarda sempre il sostegno alle famiglie che hanno imprese agricole e di allevamento, attraverso la fornitura di materie prime, macchinari o piccole infrastrutture. Il tutto si realizza in coordinamento con la Protezione Civile italiana che ha il quadro completo delle aziende colpite e degli aiuti che vengono distribuiti». «La nostra – conclude Paola – è una goccia accanto a tante altre. Abbiamo ricevuto finora tanti contributi, una parte dei quali è stata destinata a finanziare il progetto RImPRESA. Rimane ancora una disponibilità per lanciare altre azioni che stiamo studiando e che potremo realizzare nei prossimi mesi. I contributi stanno continuando ad arrivare, per cui questa somma probabilmente aumenterà nelle prossime settimane». Un buon auspicio per un buon Natale! Gustavo Clariá   Invito presentazione del progetto RImPRESA volantino                                 Per chi vuole collaborare: Azione-TerremotatiItalia   (altro…)