Giu 6, 2009 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alla vigilia del voto europeo, riproponiamo un pensiero di Chiara Lubich sull’Europa, tratto dal suo intervento al primo appuntamento di “Insieme per l’Europa” nel maggio 2004. Erano riunite 10.000 persone nella città tedesca di Stoccarda, e oltre 100.000 erano collegate in eventi contemporanei in varie capitali europee. L’evento era stato promosso da oltre 150 movimenti e comunità ecclesiali di varie chiese, di tutto il continente europeo. L’intervento di Chiara era incentrato sulla fraternità, definita proprio in questi giorni dal sociologo Bauman “perfetto emblema dell’identità europea”.
La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. (…) Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. Domanda oggi ai Paesi dell’Europa occidentale di amare quelli dell’Europa centrale e orientale – e viceversa -, e a tutti di aprirsi a quelli degli altri continenti secondo la visione dei fondatori dell’Europa unita. Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. Dopo le guerre che hanno insanguinato il nostro continente, tanti europei sono stati modelli di amore al nemico e di riconciliazione (…). Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). (…). L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo “tutto a tutti”: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. Quante forme di povertà conosce oggi l’Europa! Pensiamo, a mo’ d’esempio, all’emarginazione dei disabili e degli ammalati di Aids, al traffico delle donne costrette a prostituirsi, ai barboni, alle ragazze madri… Pensiamo ancora a chi rincorre i falsi idoli dell’edonismo, del consumismo, della sete di potere e del materialismo. Gesù in ognuno di loro aspetta il nostro amore concreto e fattivo! Egli ritiene fatto a sé qualsiasi cosa si faccia di bene o di male agli altri. Quando ha parlato del giudizio finale ha detto che ripeterà ai buoni e ai cattivi: “L’hai fatto a me; l’hai fatto a me” (cf Mt 25,40). Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. E’ più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: la Polonia come l’Ungheria, il Regno Unito come la Spagna, la Repubblica Ceca come la Slovacchia… L’amore portato da Gesù è indispensabile all’Europa perché essa diventi una famiglia di nazioni: la “casa comune europea”. Chiara Lubich, Stoccarda 8 maggio 2004 (altro…)
Giu 3, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Il punto
Un’Europa fortezza e un’Italia blindata? di Paolo Lòriga
Editoriali
Politica e dignità del femminile di Elena Granata Influenza suina, nuova epidemia? di Luciano Donati Adriano e Kakà, uno va uno resta di Vera Araújo
Primo piano
Il Papa in Terra Santa Il calvario, il muro, il memoriale di Michele Zanzucchi, da Gerusalemme Viaggio difficile, quello di Benedetto XVI, in una regione dove soffrono tutti: israeliani e palestinesi, ebrei, musulmani e cristiani. Il suo ruolo di “pontefice” cioè costruttore di ponti.
Uomini e vicende
Europa A che serve un Parlamento? di Giovanni Romano Quasi 500 milioni di cittadini eleggeranno tra il 4 e il 7 giugno i nuovi rappresentanti. Le scelte dell’assise europea incidono sempre più sulla vita di tutti. Bambini e pubblciità Chi li salva dagli spot? di Aurelio Molè Il miraggio consumistico orienta i comportamenti dei nostri figli. Come educarli alla vera libertà? Fronti internazionali Afghanistan nel cuore a cura di Aurora Nicosia Il racconto di Bruno Arpaia, avvocato, ufficiale dell’esercito, dopo sei mesi di missione a Kabul. Terremoto in Abruzzo Ricostruire l’anima dei luoghi di Elena Falessi Le decisioni per la ricostruzione dell’Aquila saranno determinanti per la sopravvivenza della città. In gioco il destino di una comunità e del suo territorio. Cinema “Millionaire” la storia continua di Ravindra Chheda Otto Oscar: incredibile, da fa invidia a “Via col vento” o a “Schindler List”. Bollywood raggiunge Hollywood. Cittadinanza e legalità Il coraggio di ribellarsi di Sara Fornaro Salvatore Cantone, imprenditore, guida l’associazione anti-racket di Pomigliano D’Arco, dopo aver detto ‘no’ al pizzo e fatto condannare gli estorsori.
Dal vivo
Una vita “oltre” Schedato dalla Stasi di Caterina Ruggiu Gli anni rischiosi ed esaltanti vissuti nell’Oltrecortina da un medico anestesista italiano.
Cultura
Progetto PISA La scuola costruisce il futuro a cura di Giulio Meazzini Un programma internazionale per valutare i sistemi scolastici e imparare dai migliori. L’Italia in affanno. Ne parliamo con Mimma Siniscalco.
Giu 3, 2009 | Cultura
SOMMARIO
Editoriale
IL RITORNO DELL’ETICA: UNA LETTURA RAGIONATA DELLA CRISI – di Antonio Maria Baggio – La crisi che il mondo sta attraversando e che si è presentata in maniera violenta sotto l’aspetto finanziario, mette in discussione principi di comportamento e presupposti del pensiero che non si limitano affatto al particolare campo finanziario e neppure al più ampio terreno economico. La crisi investe la nostra capacità di darci delle regole e di costruire le condizioni perché si possa sviluppare la “vita buona”. L’editoriale passa in rassegna alcuni dei “presupposti” che, prevalentemente accettati fino allo scoppio della crisi, si sono rivelati inutili, illusori o dannosi, sia in campo economico che sociale e politico. Al contrario, comportamenti “virtuosi”, orientati consapevolmente al bene, prima considerati come ingenui o marginali, appaiono oggi come condizioni necessarie per il funzionamento di qualsiasi sistema umano. L’idea che si possa produrre le risorse e i beni (economia) o gestire strategicamente tali beni (politica), senza volere al tempo stesso, con le stesse azioni, compiere anche il bene (morale), si è rivelata una ingenua (per alcuni) o interessata (per altri) illusione.
Nella luce dell’ideale dell’unità
RIVISITARE IL PARADISO ’49 DI CHIARA LUBICH ALLA LUCE DELLA LETTERA AGLI EFESINI – di Gérard Rossé. L’articolo, che costituisce la prima parte di uno studio composto di quattro parti, si sviluppa dalla considerazione che l’autentica mistica cristiana, anche se può fruire di luci straordinarie, non si discosta dalla fede, ma è questa medesima fede vissuta con più chiarezza e intensità. Su questo si basa lo studio comparativo tra la Lettera agli Efesini e alcuni appunti nei quali Chiara Lubich riferisce l’esperienza contemplativa da lei vissuta nel 1949; essa, sottolinea Rossé, nasce da un’esperienza di comunione, un’esperienza ecclesiale: Chiara vive personalmente la realtà della Chiesa nella sua identità profonda di Corpo di Cristo, realtà che trova il proprio termine nella partecipazione alla vita trinitaria di Dio, attraverso l’inserimento nel rapporto stesso del Figlio col Padre. Lo studio comparativo appare tanto più appropriato poiché l’argomento principale della lettera agli Efesini è proprio la Chiesa nella sua identità e vocazione all’unità.
Saggi e ricerche
PSICOLOGIA E COMUNIONE. PRESENTAZIONE INTRODUTTIVA – di Simonetta Magari. IL SENSO DI SÉ, L’INCONTRO CON L’ALTRO E L’ACCETTAZIONE DEL LIMITE – di Simonetta Magari e Pietro Andrea Cavaleri – Oggi il centro di gravità della psicologia si è spostato dall’intrapsichico all’intersoggettivo. L’intersoggettività si rivela fondamentale per comprendere la vita psichica; tuttavia, la reciprocità su cui si fonda la matrice intersoggettiva della mente non costituisce un orizzonte ultimo, sufficiente a contenere la complessità dell’individuo. La sfida che attende oggi la psicologia consiste non solo nel cogliere e teorizzare la reciprocità da cui nasce l’intersoggettività, la lettura della mente e il riconoscimento dell’altro; ma anche quella forma di reciprocità ancora del tutto inesplorata che rende possibile la comunione fra gli individui e che si radica sul dono di sé, sulla gratuità. Gli autori ritengono che aprendosi al confronto con questa nuova forma di reciprocità, la psicologia può trovare una sponda di riferimento non trascurabile nella spiritualità espressa da Chiara Lubich. L’AUTOREALIZZAZIONE NELLA SOCIETÀ POSTMODERNA – di Pietro Andrea Cavaleri – Cosa si intende oggi per autorealizzazione? La piena realizzazione delle potenzialità di cui ciascuno è dotato? O, piuttosto, un realizzarsi “da sé”, cioè una realizzazione di sé solitaria, senza la compagnia dell’altro? Nel confrontarsi con questi interrogativi, l’autore propone il concetto di realizzazione individuale quale categoria del pensiero moderno. Viene, poi, presa in considerazione l’istanza dell’autorealizzazione alla luce della psicologia del novecento. Dopo aver descritto i “nuovi sintomi” del disagio mentale, l’autore ribadisce come la ricerca psicologica confermi l’impossibilità per l’individuo di realizzarsi senza l’altro. I nuovi orientamenti della psicologia evidenziano come non soltanto la relazionalità in quanto tale, ma soprattutto la relazione di reciprocità sia all’origine della mente umana, costituisca il fondamento della salute psichica e la condizione indispensabile per il pieno realizzarsi della personalità individuale. FAMIGLIA PICCOLA CHIESA. IL CONTRIBUTO DI IGINO GIORDANI ALLA TEOLOGIA MORALE – di Colomba In Hye Kim – Questa ricerca vorrebbe indagare su una dimensione poco esplorata di un personaggio davvero poliedrico, Igino Giordani (1894-1980), che porta alla luce il valore e il significato profondo del matrimonio e della famiglia cristiana, specialmente la loro dimensione teandrica. Giordani afferma che i coniugi cristiani sono chiamati alla santificazione non “nonostante” il matrimonio, ma “attraverso” il matrimonio, poiché esso è reale “partecipazione” alle nozze di Cristo con la Chiesa. Viene approfondita la sua ricca dimensione teologica della famiglia come piccola chiesa e comunità d’amore. Giordani – ora Servo di Dio – con la sua stessa vita ne è stato un luminoso “testimone” e ha svolto il ruolo di “profeta” e “precursore” del Concilio Vaticano II in questi ambiti della riflessione teologico-morale. Le ricerca attesta la scoperta di una fonte importante che ha dato un contributo per il rinnovamento in questo campo che culminerà con la grande stagione conciliare: la teologa Maria Schlüter Hermkes (1889-1971).
Per il dialogo
INDUISMO FRA ARIANIZZAZIONE, SANSKRITIZZAZIONE E DEBRAHMANIZZAZIONE – di Roberto Catalano – Il presente studio intende proporre una lettura dell’induismo alla luce di un duplice processo. Da un lato, si vuole evidenziare il fenomeno della sanskritizzazione (chiamato anche brahmanizzazione), che caratterizza da millenni quel particolare filone religioso oggi comunemente definito induismo. Tale processo si è diversificato lungo i secoli assicurando a tali espressioni religiose una longevità unica nella storia del genere umano ed una capacità, altrettanto particolare, di sopravvivere a flussi e riflussi storici, a incontri-scontri con altre civiltà ed espressioni religiose. Al contempo si cerca di rileggere tale fenomeno dalla prospettiva data dal tentativo di de-brahmanizzare il fenomeno indù. Si tratta di studi piuttosto recenti che danno, o cercano di dare, una nuova lettura dei meccanismi interni di sanskritizzazione, alla luce di altri grandi movimenti sia di pensiero che di fede: il buddhismo, l’islam, il movimento bhakti ecc.
Spazio letterario
RICHIAMI DI CHIARA – di Claudio Guerrieri – «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
GESÙ ABBANDONATO: LA VIA “POSSIBILE”: IN DIALOGO CON VINCENZO VITIELLO – Piero Coda – Analisi delle recenti opere di Vincenzo Vitiello: Ripensare il Cristianesimo. De Europa e Oblio e memoria del Sacro. LE “POESIE ULTIME” DI MARIO LUZI – Carla Pagliarulo introduce la recente raccolta postuma Lasciami, non trattenermi del poeta fiorentino. XXXI, Maggio-Giugno 2009/3, n. 183
Mag 31, 2009 | Parola di Vita
Immagini un tralcio staccato dalla vite? Non ha futuro, non ha più alcuna speranza, non ha fecondità e non gli resta che seccare ed essere bruciato. Pensa a quale morte spirituale sei destinato, come cristiano, se non rimani unito a Cristo. Fa spavento!
E’ la sterilità completa, anche se sgobbi da mattina a sera, anche se credi di essere utile all’umanità, anche se gli amici ti applaudono, anche se i beni terrestri crescono, anche se fai sacrifici notevoli.
Tutto questo avrà un senso per te sulla terra, ma non ha nessun significato per Cristo e per l’eternità. Ed è quella la vita che più importa.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Come puoi tu rimanere in Cristo e Cristo rimanere in te? Come essere tralcio verde e rigoglioso che fa corpo con la vite? Occorre anzitutto che tu creda in Cristo. Ma ciò non basta. La tua fede deve influire sulla dimensione concreta della vita. Devi cioè vivere conforme a questa fede, mettendo in pratica le parole di Gesù.
Così non puoi trascurare quei mezzi divini, che Cristo t’ha lasciato, mediante in quali ottieni o riacquisti l’unità eventualmente spezzata con lui. E ancora Cristo non ti sentirà ben saldo in lui, se non ti sforzerai d’essere inserito nella tua comunità ecclesiale, nella tua Chiesa locale.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
“Chi rimane in me ed io in lui”. Vedi come Cristo parla di un’unità tua con lui, ma anche di un’unità sua con te? Se tu sei unito a lui, lui è in te, è presente nell’intimo del tuo cuore.
E nasce da questo un rapporto e un colloquio d’amore reciproco, una collaborazione fra Gesù e te, discepolo suo. Ed ecco la conseguenza: far molto frutto, esattamente come un tralcio ben unito alla vite dona grappoli saporosi.
“Molto frutto” significa che sarai dotato di una vera fecondità apostolica, e cioè della capacità di aprire gli occhi di molti alle parole uniche, rivoluzionarie di Cristo e sarai in grado di dare ad essi la forza di seguirle.
“Molto frutto” significa ancora che saprai suscitare, o anche edificare, opere piccole o grandi per sollevare i più vari bisogni del mondo secondo i carismi che Dio ti ha dato.
“Molto frutto” significa “molto”, non “poco”. E ciò può voler dire che saprai portare nell’umanità che ti circonda una corrente di bontà, di comunione, di amore reciproco.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Ma “molto frutto” non significa solo il bene spirituale e materiale degli altri, ma anche il tuo.
Anche il crescere interiormente, anche il santificarti personalmente dipende dalla tua unione con Cristo.
Santificarti. Forse questa parola, coi tempi che corrono, ti sembrerà un anacronismo, un’inutilità, o un’utopia.
Non è così. I tempi presenti se ne vanno e con essi le vedute parziali, errate, contingenti. Resta la verità. Duemila anni fa Paolo, l’Apostolo, diceva chiaramente che è volontà di Dio per tutti i cristiani la santificazione. Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, è certa che chiunque, anche preso dalla strada, può arrivare alla più alta contemplazione. Il Concilio Vaticano II dice che tutto il popolo di Dio è chiamato alla santità.
Queste sono voci sicure.
Perciò vedi di raccogliere nella tua vita anche il “molto frutto” della santificazione che sarà possibile solo se sei unito a Cristo.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Hai osservato come Gesù non domandi direttamente il frutto, ma lo veda come conseguenza del “rimanere” uniti a lui?
Può essere che anche tu cada nell’errore in cui molti cristiani si trovano: attivismo, attivismo, opere, opere per il bene degli altri, senza aver tempo di considerare se sono in tutto e per tutto uniti a Cristo.
E’ un errore: si crede di portar frutto, ma non è quello che Cristo in te, Cristo con te potrebbe portare.
Per portare il frutto durevole, che ha il timbro divino, occorre rimanere uniti a Cristo, e quanto più rimarrai unito a Cristo tanto più frutto porterai.
Inoltre questo verbo usato da Gesù, “rimanere”, dà l’idea non tanto di momenti in cui si porta frutto, ma di uno stato permanente di fecondità.
Infatti, se tu conosci persone che vivono così, vedrai che esse, magari con un semplice sorriso, con una parola, con l’usuale comportamento quotidiano, col loro atteggiamento di fronte alle varie situazioni della vita, toccano i cuori fino, a volte, a far loro ritrovare Dio.
Dei santi è stato così. Ma non dobbiamo scoraggiarci nemmeno noi. Anche i comuni cristiani possono portare frutto. Senti.
Tu sai che il mondo studentesco oggi è per lo più politicizzato e lascia poco spazio a coloro che vorrebbero rendersi utili all’umanità partendo da altri moventi.
Siamo in Portogallo. Maria do Socorro, finito il liceo, è entrata all’università. L’ambiente è difficile. Molti suoi compagni lottano, seguendo la propria ideologia, e ciascuno vuole trascinare dietro a sé gli studenti che ancora non si pronunciano.
Maria sa bene qual è la sua via, anche se non è facile spiegarla: seguire Gesù e rimanere unita a lui. E’ qualificata amorfa, senza ideali dai suoi compagni, che non conoscono nulla delle sue idee. Qualche volta ha provato il rispetto umano, soprattutto entrando in chiesa. Ma lei continua ad andarci, perché sente che deve rimanere unita a Gesù.
Si avvicina Natale. Maria si accorge che c’è tra loro chi non può andare a casa, perché abita troppo lontano, e propone agli altri compagni di fare insieme un regalo a quelli che non partono. Con sua grande sorpresa tutti accettano, subito.
Più tardi ci sono le elezioni e, altra grande meraviglia, proprio lei viene eletta rappresentante del suo corso. Ma lo stupore è più forte ancora quando si sente dire: “E’ logico che sia stata eletta tu; perché sei l’unica che ha una linea precisa, che sa cosa vuole e come fare per realizzarla”. Ora, alcuni si sono interessati al suo ideale e vogliono vivere come lei.
Un buon frutto della perseveranza di Maria do Socorro nel rimanere unita a Gesù.
Chiara Lubich
Mag 18, 2009 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il mio Paese è da poco uscito da una guerra che è durata molti anni. Ora la situazione politica è stabile, c’è un grande sviluppo, e la vita è tornata alla normalità. Ma non per tutti. Da qualche tempo alcuni ragazzi, rimasti senza famiglia, si radunavano vicino alla chiesa per chiedere l’elemosina. Ormai era un punto di ritrovo, dormivano e vivevano li. Col tempo si sono create situazioni sempre più difficili, furti, litigi fra loro, giro di droga, ed era diventato pericoloso girare la sera. Il sacerdote aveva parlato con loro per cercare una soluzione, ma alcuni erano molto ribelli e rifiutavano qualunque rapporto. Con altri giovani ci siamo chiesti cosa potevamo fare: abbiamo deciso di provare a conoscerli. Ci siamo presentati, e ogni volta che andavamo a messa ci fermavamo a salutarli. Pian piano si è creato un rapporto con alcuni di loro ed è venuta l’idea di fare qualcosa insieme. Abbiamo così organizzato una partita di calcio. Abbiamo cercato il campo e siamo riusciti ad avere in regalo bellissime divise per tutte e due le squadre. Nel giorno stabilito siamo andati sul campo, portando una merenda con bibite, sandwich, torte e panini. E’ stato un momento molto forte, l’amicizia è cresciuta tantissimo. La festa più grande è stata la loro vittoria! Da allora abbiamo cominciato ad invitarli ai nostri incontri. La loro risposta ha superato ogni aspettativa. Il rapporto che è nato ha riacceso in loro una nuova speranza, il desiderio di parlare con il sacerdote per trovare un lavoro (e tanti lo hanno trovato) e reinserirsi nella vita normale. Ci siamo accorti che la cosa più importante non è dare soldi, ma più attenzione. Dovevamo dare il nostro tempo, il nostro affetto, l’amicizia e i frutti di questo amore sono stati molto più grandi. (T. P. – Angola) (altro…)
Mag 12, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Editoriali
Italia, Malta e quella barca di Flavia Cerino Terremoto, tra gli sfollati di Gino Mecca Benedetto XVI in Terra Santa di Roberto Catalano
Primo piano
Televisione Grande fratello e dintorni di Aurelio Molè Nel giro di pochi giorni si sono conclusi popolari programmi quali il “reality”, “X Factor”. Proviamo a tracciare un primo bilancio.
Uomini e vicende
Prospettive La corsa dell’economia di Alberto Ferrucci Tassare le operazioni speculative, ristabilire regole e verifiche, tenere sotto controllo l’inflazione per salvaguardare i ceti medio-bassi. Da Assisi …a Roma Francesco, 800 anni dopo di Aurora Nicosia Per la prima volta insieme da tutto il mondo le famiglie francescane. Sulla tomba del santo la riscoperta della forza travolgente del Vangelo. Personaggi Valentino nella maturità di Paolo Lòriga Alla caccia del nono mondiale per festeggiare i 30 anni. Ma con un desiderio: mettere su famiglia e avere figli. Vita matrimoniale I silenzi di lui, le parole di lei A cura di Giulio Meazzini Dallo scontro al ricominciare insieme, all’impegno per gli altri. Una famiglia italo-argentina racconta la sua storia, simile a quella di tante altre coppie. Istituto universitario Sophia Profili di vita di Gianni Abba Nuove generazioni: due studenti (dirigenti di domani?) con esigenze forti, che non si adeguano passivamente alla cultura imposta. Mese di maggio La Protagonista dell’Opera di Oreste Paliotti A colloquio con uno tra i maggiori esperti di apparizioni mariane, padre Angelo Maria Tentori.
Dal vivo
Sul cammino dell’unità Non potevamo immaginare… di Mariele e Pino Quartana Storia di una famiglia – quella dei Crepaz – aperta sul mondo. Un libro ne racconta la vicenda. Impariamo dai bambini Ma tu ci vedi! di Raffaele Alterio Un prete napoletano non vedente e i suoi piccoli amici. Percorsi Comprata per sempre di Tanino Minuta «Calcolai se c’era tempo di correre a procurarmi la carne. Diana non doveva scoprire la “trappola”». Metamorfosi di una collega difficile.
Cultura
Dibattiti Laicità alla francese di Catherine Belzung Coesistenza pacifica tra credenti e no, con sporadici sussulti di scontro accentuati dai media. Il contributo dei gruppi di dialogo. Studi e ricerche Trent’anni di Nuova Umanità di Giulio Meazzini La rivista, aperta a tutte le discipline, esprime la cultura del Movimento dei focolari nella sua unità. Intervista al direttore.
Natura Cantico o meccanismo? di Giovanni Casoli Dalla contemplazione di san Francesco alla nausea di Sartre: la parabola dell’uomo, incapace di gratitudine.
Come eravamo La Merica di Silvano Gianti Corsi e ricorsi storici: nuovi “ospiti” arrivano sulle nostre coste e torna alla memoria un passato di emigrazione.
Apr 30, 2009 | Parola di Vita
Edith, cieca dalla nascita, vive con altre non vedenti in un istituto dove il cappellano, paralizzato alle gambe, non può più celebrare la Messa. Per questo motivo si vuole togliere Gesù Eucaristia dalla casa. Edith ricorre al vescovo perché lo lasci quale unica luce alla loro tenebra. Ottiene il permesso e con questo anche quello di distribuire lei stessa la Comunione al cappellano e alle compagne.
Desiderosa di rendersi utile, Edith ha ottenuto anche di disporre di una radio libera per varie ore. Se ne serve per offrire ciò che di meglio ha: consigli, pensieri validi, chiarimenti morali, per sostenere con la sua esperienza coloro che soffrono. Edith… e potrei narrarti altre cose di lei. Ed è cieca e la sofferenza l’ha illuminata.
Ma quanti altri esempi avrei da narrarti! Il bene c’è e non fa rumore. Edith vive praticamente da cristiana: sa che ognuno di noi ha ricevuto dei doni e li mette al servizio degli altri.
Sì, perché per “dono” (o “carisma” come si suol dire dal greco) non s’intendono soltanto quelle grazie di cui Dio arricchisce coloro che debbono governare la Chiesa. E nemmeno s’intendono soltanto quei doni straordinari che egli si riserva di mandare direttamente a qualche fedele, per il bene di tutti, quando pensa che occorra nella Chiesa rimediare a situazioni eccezionali, o a pericoli gravi, per i quali non bastano le istituzioni ecclesiastiche. Questi possono essere la sapienza, la scienza, il dono dei miracoli, il parlare le lingue, il carisma di suscitare una nuova spiritualità nella Chiesa ed altri ancora.
Per doni, o carismi, non s’intendono solo questi, ma anche altri più semplici che possiedono molte persone e si notano per il bene che producono. Lo Spirito Santo lavora.
Inoltre si possono chiamare doni o carismi anche i talenti naturali. Ognuno quindi ne è dotato. Anche tu.
E che uso devi farne? Pensare come farli fruttare. Essi ti sono dati non solamente per te, ma proprio per il bene di tutti.
“Usate bene i vari doni di Dio: ciascuno metta a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto”.
La varietà dei doni è immensa. Ognuno ha il suo e ha quindi nella comunità la sua specifica funzione.
Ma dimmi un po’: qual è il tuo caso? Hai qualche diploma? Non hai mai pensato di mettere a disposizione qualche ora della settimana per insegnare a chi non sa, o non ha i mezzi per studiare?
Hai un cuore particolarmente generoso? Non hai mai pensato di mobilitare delle forze ancora sane in favore di gente povera ed emarginata, e rimettere così nel cuore di molti il senso della dignità dell’uomo? […]
Hai doti particolari per confortare? Oppure per tenere la casa, per cucinare, per confezionare con poco abbigliamenti utili o per lavori manuali? Guardati attorno e vedi chi ha bisogno di te.
Provo dolore quando vedo che c’è gente che cerca e insegna come riempire il tempo libero. Non abbiamo, noi cristiani, tempo libero, finché ci sarà sulla terra un ammalato, un affamato, un carcerato, un ignorante, un dubbioso, uno triste, un drogato, […] un orfano, una vedova…
E la preghiera non ti sembra un dono formidabile da utilizzare, dato che in ogni momento puoi rivolgerti a Dio presente dappertutto? […]
“Usate bene i vari doni di Dio: ciascuno metta a servizio degli altri la grazia particolare che ha ricevuto”.
Immagini la Chiesa in cui tutti i cristiani, dai bambini agli adulti, fanno quanto possono per mettere a disposizione degli altri i loro doni?
L’amore scambievole acquisterebbe tale consistenza, tale ampiezza e rilievo che […] potrebbero riconoscere da questo i discepoli di Cristo. […]
E allora, se il risultato è tale, perché non fare tutta la tua parte per conseguirlo?
Chiara Lubich
Parola di vita, gennaio 1979, pubblicata per intero in Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo, vol. I, Roma 1980, p.157-159.
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Apr 23, 2009 | Focolari nel Mondo
Molto più della solidarietà
«Nella polvere dell’Aquila si è respirata tanta umanità” – ci racconta Umberto, volontario del Soccorso alpino e speleologico impegnato nei soccorsi tra le macerie. “Erano crollati pregiudizi, presunzione, arroganza e sembrava fosse rimasta solo la “purezza” dell’uomo, come fossimo stati appena creati. C’era molto più della solidarietà: l’umanità di tutti era emersa nella sua splendida grandezza».
Un’esperienza che cambia
Marta, diciannovenne studentessa di ingegneria edile all’università aquilana, non sa trattenere la commozione: «È un’esperienza che cambia. Solo Dio resta. Lo sapevo, ci credevo, ma adesso l’ho sperimentato. Cosa è servito programmare la vita? Vivo adesso un giorno alla volta, anzi, un attimo alla volta». Domenica 5 aprile la scossa di poco prima delle 23.00 è accompagnata da un boato. Marta si prende un grande spavento. Con le colleghe non sa cosa fare, anche se la casa in affitto, costruita negli anni Novanta, sembrava sicura. Telefonano ai rispettivi genitori. Sembra che avessero concordato la risposta: non preoccupatevi, non è il caso di esagerare, pensate piuttosto a studiare. Chissà quanti rimorsi, anche se le figlie sono riuscite a salvarsi. Chiara, 24 anni, corso di odontoiatria, ricorda bene la scossa delle 22,45. Era al telefono con Lisa: che spavento! Le altre studentesse delle rispettive abitazioni avevano già lasciato L’Aquila. Sole in due case. Decidono di dormire insieme. «Vengo da te? Vieni da me?». Meno male che Chiara andò dall’amica. La sua casa era situata in una delle aree più disastrate.
Ricostruire. Anche dentro
Un’altra ricostruzione non va dimenticata. Quella delle numerosissime persone traumatizzate dal sisma. Le crisi di panico, lo stato d’ansia e d’insicurezza, la difficoltà a gestire la quotidianità e a progettare sono accompagnate spesso da insonnia e mancanza di reattività. I sintomi del trauma dureranno mesi, quando non resteranno permanenti. «Saperli gestire – ci spiega Giuseppe Riccio, neurologo, dirigente di psichiatria della Asl di Teramo, che opera con gli sfollati – è comunque possibile, ma non basta il supporto della psicoterapia e delle medicine. Servono contesti ricchi di relazioni. Allora, i danni del trauma possono diventare reversibili». In questa cruciale ricostruzione interiore, la generosità e il calore umano di gruppi, movimenti e associazioni possono fare molto. Come già si sta vedendo mentre ancora la terra trema. Le testimonianze sono pubblicate su Città Nuova n. 8 del 25.04.2009 (altro…)
Apr 21, 2009 | Centro internazionale
Pubblichiamo alcuni stralci di un intervento di Nedo Pozzi sulla figura di “Giordani comunicatore”, tenuto il 18 aprile, giorno del 29° anniversario della nascita al Cielo di “Foco”, nel corso del recente convegno di NetOne Italia. Ventinove anni fa Igino Giordani, da Chiara e da tutti noi chiamato Foco, lasciava questa terra. Per Giordani, una delle figure più rappresentative del Novecento italiano, al culmine della fama e di una frenetica attività, avviene l’evento che avvia la sua vita verso un’esperienza spirituale nuova e totalmente coinvolgente. E’ l’incontro con Chiara Lubich, nel settembre 1948. Con lei inizia un sodalizio spirituale singolare per umiltà, trasparenza, unità. Dirà più tardi: “Tutti i miei studi, i miei ideali, le vicende stesse della mia vita mi apparivano diretti a questa meta… Potrei dire che prima avevo cercato; ora ho trovato”. E fu proprio da quell’incontro tra Chiara e Giordani del 1948 che iniziò a fiorire un rinnovamento radicale del vivere, del pensare, dell’interagire sociale in tutti i sensi, anche in quello politico, anche in quello mediatico. Giordani è un personaggio estremamente poliedrico, ma oggi lo guardiamo soprattutto come comunicatore a servizio di un grande ideale: l’umanità come famiglia. Il suo impegno come uomo dei media è impressionante: 4000 articoli su 49 organi di stampa italiani e di altri paesi, fondatore di varie testate, direttore di due quotidiani e di 10 periodici, autore di oltre 100 libri (una media di quasi due all’anno) per un totale di 26000 pagine, tradotte nelle principali lingue, senza contare i saggi, gli opuscoli, le lettere, i discorsi. Per un trentennio è rimasto nel vivo del fermento politico e culturale, nazionale e internazionale, accendendo luci profetiche sugli avvenimenti spesso drammatici del XX secolo. Oltre alla penna, di scrittore di razza, la sua dote mediatica più coinvolgente era la parola, il dono di una conversazione che attraverso la bellezza e la proprietà dell’eloquio e una sottile ironia veicolava idee controcorrente, di insolita altezza. Ed ecco qualche pensiero di questo artista della parola, questo politico “ingenuo” e “troppo cristiano”. Qualche perla scelta dai suoi scritti sulla comunicazione: “Se per l’uomo essere è pensare, vivere è comunicare.” “Il comunicatore è chiamato ad illuminare, non oscurare. …Dovrebbe rinnovarsi ogni giorno, rifornirsi d’idee ogni momento. … Il comunicatore può non avere un soldo in tasca, ma se ha un’idea in testa, una fiamma in cuore, vale sul mercato più d’un finanziatore.” “L’amore è tutto; senza l’amore tutto è niente: la comunicazione può e deve alimentare questa verità che è il solo cemento sociale durevole, prima che la paura, madre dell’atomica, abbia il sopravvento.” “Il comunicatore è il più diretto costruttore di una città nuova.” “L’umanità si svena sempre per le stesse ragioni… Per esempio dice: ‘Si vis pacem, para bellum’. Ma per noi la verità è altra. Se vuoi la pace prepara la pace. Se prepari la guerra, i fucili ad un certo momento spareranno da soli… Se vogliamo arrivare alla pace, dobbiamo cominciare a costruirla tra di noi… perché la pace comincia veramente da ciascuno di noi.” E queste stesse parole le ha pronunciate in parlamento il 21 dicembre 1950. E per finire, cosa direbbe oggi Giordani se gli chiedessimo cosa dobbiamo praticamente fare? “Aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce dell’umanità e mettere a circolare l’amore e la ricchezza – il bene e i beni – sopprimendo gli sbarramenti di razza e di classe, le dogane dello spirito, i pedaggi della felicità… Vedere nell’uomo, chiunque esso sia, un fratello…” E’ una proposta ed un invito che risale al 1961 ma che sento sempre attualissimo, e che mi interroga ogni mattina, ogni volta che incontro qualcuno o che mi siedo al computer per fare il mio… e il suo mestiere. Nedo Pozzi (altro…)
Apr 20, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Primo piano
Ricominciare assieme a loro di Paolo Lòriga La terra trema ancora, mentre si va normalizzando la vita nelle tendopoli. Iniziati gli accertamenti delle responsabilità per i crolli. Gli sfollati chiedono impegni precisi e regole chiare per la ricostruzione. (leggi tutto l’articolo…
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Il Punto
Un piccolo grande-eroe sul set dell’Aquila di Michele Zanzucchi
Editoriali
Libertà religiosa e reciprocità di Vincenzo Buonomo Pericolosa posta elettronica di Luigino Bruni Biodiversità culturale di Fabio Ciardi
Uomini e vicende
Multilaterali e felici di esserlo di Giovanni Romano L’amministrazione Obama sta introducendo nell’agone politico mondiale un tono più dialogante e fattivo. Che deve passare ai fatti concreti. Ritorno in Calabria. Quel lungo abbraccio a Mariella di Oreste Paliotti Significativi riconoscimenti per Maria Voce, l’erede di Chiara Lubich, nella recente visita alla sua terra d’origine. Chiara e la politica A cura di Pietro Parmense Riportiamo una lettera di Dario Franceschini, segretario del . Pdl, «moralità del fare» di Iole Mucciconi Questa, secondo Berlusconi, la fisionomia della nuova compagine, il Popolo della libertà. Una pluralità di formazioni per il più grande partito italiano. Personaggi. La ricetta della Bianchetti di Aurelio Molè Dopo anni di gavetta, la conduttrice di “Domenica In” è uno dei volti più noti della televisione. Ci confessa i suoi segreti. Comunicazione e ambiente. Rifiuti amici di Maria Flora Mangano Ragionando con calma sullo smaltimento, prima della prossima emergenza, si possono scoprire soluzioni innovative ed efficaci.
Dal vivo
Fuori dal tunnel. Volati in cielo di Francesca Copelli Quando una madre perde il figlio di ventidue anni. Percorsi. Lasciati raggiungere! di Tanino Minuta Un barbone, il Danubio, un sogno… Ciascuno ha il suo sentiero per incontrare Dio.
Cultura
Tra genetica ed eugenetica. Staminali, speranze e timori di Giulio Meazzini Dai laboratori alla sperimentazione sull’uomo, dalla politica all’impatto sul nostro futuro. Intervista a Dallapiccola. Lev Tolstoj. Il senso della vita di Enzo Giorgi Tra scienza e fede, un piccolo libro del grande scrittore e filosofo russo anticipa sensibilità e domande di oggi. Lino Zanussi. Lavatrici DOCG di Michele Genisio Il paròn che bloccò l’emigrazione dalla propria terra, creando una realtà industriale di primo livello in Italia ed Europa. Controcorrente. Aziende, lavoro, persone di Silvano Gianti In tempi di crisi globale, l’attenzione non solo al bilancio, ma anche alle persone, paga. Il “caso Tassano”.
Mar 31, 2009 | Parola di Vita
Hai osservato come in genere non vivi la vita, ma la trascini in attesa d’un “dopo”, in cui dovrebbe arrivare il “bello”?
Il fatto è che un “dopo-bello” deve arrivare, ma non è quello che tu ti aspetti.
Un istinto divino ti porta ad attendere qualcuno o qualcosa che possa soddisfarti. E pensi magari al giorno di festa, o al tempo libero, o ad un incontro particolare… Ma passati questi, non resti soddisfatto, almeno pienamente. E riprendi il tran tran d’una esistenza non vissuta con convinzione, sempre in attesa.
La verità è che, tra gli elementi che compongono anche la tua vita, ve n’è uno da cui nessuno può scappare; è l’incontro a tu per tu col Signore che viene. Questo è il “bello” al quale inconsciamente tendi, perché sei fatto per la felicità. E la piena felicità può dartela solo Lui.
E Gesù, conoscendo quanto tu ed io siamo ciechi nella ricerca di essa, ecco che ci ammonisce:
“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.
Vegliate. State attenti. State svegli.
Perché di molte cose non sei sicuro al mondo, ma di una certamente non puoi aver dubbi: che un giorno devi morire. E questo per il cristiano significa presentarsi davanti a Cristo che viene.
Può essere che anche tu sia come i più che dimenticano la morte volutamente, di proposito. Hai paura di quel momento e vivi come se non esistesse. Dici con la tua vita terrena, col radicarti sempre più in essa: la morte mi fa tremare, quindi non c’è. Invece quel momento verrà. Perché Cristo viene certamente.
“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.
Con queste parole Gesù intende la sua venuta all’ultimo giorno. Come è salito al Cielo fra gli apostoli, così tornerà.
Ma queste parole vogliono dire anche la venuta del Signore alla fine della vita di ogni uomo. Del resto, quando l’uomo muore, per lui il mondo è finito.
E giacché non sai se Cristo viene oggi, stasera, domani, o fra un anno o più, devi vigilare. Proprio come quelli che stanno svegli perché sanno che i ladri verranno a svaligiare la loro casa, ma non ne conoscono l’ora.
E, se Gesù viene, vuol dire che questa vita è passeggera. E se è tale, anziché svalutarla, devi dare ad essa la massima importanza. Devi prepararti per quell’incontro con una vita degna. (…)
“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.
Certamente occorre che anche tu vigili. La tua vita non è solo un pacifico susseguirsi di atti. E’ pure una lotta. E le tentazioni più varie, come quelle sessuali, quelle della vanità, dell’attaccamento al denaro, della violenza, sono i tuoi primi nemici.
Se vigili sempre, non ti lascerai prendere di sorpresa.
Ma vigila bene chi ama. E’ dell’amore vigilare.
Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola, e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei.
Così fa una sposa amorosa quando fatica, o prepara quanto può servire al suo sposo assente: fa ogni cosa in vista di lui. E quando arriva, nel suo saluto esultante c’è tutto il gioioso lavoro della giornata.
Così fa una mamma, quando prende un piccolo riposo durante l’assistenza del suo ragazzo ammalato. Dorme, ma il suo cuore veglia.
Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di Lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni attimo, e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà.
E’ il 3 novembre 1974.
Si conclude a Santa Maria, nel sud del Brasile, un incontro spirituale di 250 giovani, di cui la maggior parte proviene dalla città di Pelotas.
Il primo pullman, con quarantacinque persone, parte: tanti canti, tanta gioia, tanto amore a Gesù. Ad un certo punto del viaggio alcune ragazze dicono insieme il rosario coi misteri dolorosi e chiedono alla Madonna la fedeltà a Dio, fino alla morte.
In una curva, per un guasto meccanico, il pullman precipita in un burrone d’una cinquantina di metri, capovolgendosi tre volte. Muoiono sei ragazze.
Una sopravvissuta dice: “Ho visto la morte da vicino, però non ho avuto paura perché Dio era lì”.
Un’altra: “Quando mi sono accorta che potevo muovermi, in mezzo ai rottami, ho guardato il cielo stellato e, inginocchiata fra i corpi delle mie compagne, ho pregato. Dio era lì accanto a noi…”. Il babbo di Carmen Regina, una delle vittime, ha raccontato che spesso la figlia ripeteva: “E’ bello morire, papà, si va a stare insieme a Gesù”.
“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.
Le giovani di Pelotas, perché amavano, vigilavano, e quando è venuto il Signore gli sono andate incontro con gioia.
Chiara Lubich
Parola di Vita Dicembre 1978. Pubblicata in Essere la Tua parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo, vol. 1, Roma 1980
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Mar 29, 2009 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Questa realtà è qualcosa che va al di lá di un riconoscimento perché arriva al cuore”. “La piazza si è riempita di fede, di sentimento: esiste un Paese che ancora crede che può diventare grande attraverso l’arte”. (Alberto Asprino, architetto e scultore) “Oggi, in questa piazza ci siamo trovati in Paradiso, quel paradiso che tutti cerchiamo e che abbiamo trovato, anche se solo per un momento. Questa esperienza ci da una carica nuova, ci sentiamo rigenerati; speriamo di poter portare questa esperienza al resto del Paese, se è stato possibile qua, è possibile dovunque”. (Erminy Péran, critico e storico dell’arte) E’ diventato realtà lo scopo per cui era stata ideata la 1^ Biennale intitolata a Chiara Lubich: “Aprire uno spazio alla creatività, da una prospettiva che mettesse in luce la vocazione sociale dell’artista come promotore di speranza, a partire dalla figura di una illustre rappresentante dell’umanesimo italiano, Chiara Lubich”, come aveva dichiarato la dott.ssa Jeanette Rincón, Decana di Cultura dell’Università Cattolica Cecilio Acosta (UNICA) di Maracaibo. La Biennale ha dato vita ad un grande atelier a cielo aperto nella centralissima Piazza della Repubblica di Maracaibo – seconda città del Venezuela. Si trattava di un concorso estemporaneo per tutte le categorie dell’Arte Plastica, convocato dall’ UNICA, attraverso il Decanato cultura e sport e la Cattedra libera Chiara Lubich. 92 sono stati gli artisti partecipanti, da noti artisti a livello nazionale e regionale ad artisti in erba. Né l’età né le difficoltà fisiche sono state d’impedimento per gli artisti, al momento di plasmare la loro opera, come ha dimostrato Kevin Sánchez, di 12 anni, vincitore di una menzione onorifica, per aver lavorato nonostante il braccio ingessato. Dopo 8 ore di arduo lavoro, sotto l’ombra degli alberi della Piazza, è stato offerto un programma musicale dall’Orchestra di Concerti Simón Bolívar, per concludere poi con la presentazione della figura di Chiara, che metteva in evidenza la sua apertura a un dialogo ecumenico, multiculturale e multi religioso, e il contributo del suo pensiero alla cultura contemporanea, come ha sottolineato il Rettore dell’Università, Angel Lombardi. “Chiara ci aiuta a sviluppare una visione del mondo contemporaneo e della sua problematica dalla prospettiva del dialogo”, ha detto. “L’Università, nella misura in cui apre spazi per diffondere il suo pensiero, si apre anch’essa alla fraternità e alla solidarietà”. Del più alto livello, i membri della giuria: dall’architetto e scultore Alberto Asprino, noto in campo internazionale, Perán Erminy, ebreo, critico e storico dell’arte, allo scrittore Víctor Fuenmayor, direttore della Scuola di Arti sceniche e audiovisive della Facoltà sperimentale di Arte dell’Università dello Zulia.
Mar 11, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
In cammino con Chiara, un anno dopo di Michele Zanzucchi
Editoriali
Abbandono e resurrezione di Piero Coda Se il Louvre diventa un marchio di Elena Granata Si salvi chi può! Oppure no? di Vera Araujo Effetti della recessione Gente in esubero di Paolo Loriga Cresce anche in Italia il numero di quanti perdono il lavoro. Soprattutto tra chi non gode di tutele. I provvedimenti del governo, il parere del sindacato, le iniziative della Chiesa. Politica italiana Franceschini. Basterà il realismo? di Iole Mucciconi Né primarie, né congresso anticipato. Eletto subito il sostituto di Veltroni, che deve dare prova di saper dar decollare un partito con due culture unificate. Politica internazionale Qualcosa si muove di Giovanni Romano Non solo bufere, scandali e guerre. Sullo scenario planetario si nota qualche segnale di speranza. Cittadini attivi Occhio al territorio a cura di Aurora Nicosia Quale sicurezza per le nostre città? Violenze e ronde, immigrati clandestini e medici. Ne parliamo con Mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italia. Occidente distratto Il senso di Dio di Giovanni Casoli L’uomo nuovo si edifica sulle rovine del vecchio, ma bisogna lasciare spazio a Dio, e Dio è la sorpresa.
Mar 10, 2009 | Chiara Lubich
“Chiara semplicemente” a cura di T. Klann, M. Pochet e M. Vandeleene – Ed. Città Nuova
“Il fotografo berlinese Thomas Klann ha rinvenuto tra migliaia di stampe ingiallite, di negativi graffiati, di diapositive scolorite alcune foto che – come dice lui – fanno scendere Chiara dal palco.Sono state scattate non da fotografi ma dalla stessa Eli Folonari – testimone per eccellenza – o da qualche altro famigliare di Chiara, sovente a sua insaputa e nonostante la sua istintiva ritrosia. Le abbiamo scelte perché manifestano a chi le scruta con attenzione – o meglio, con curiosità amorosa – attraverso un peluche tenuto nella mano, un sorriso controbilanciato da occhi desolati, un senso di raccoglimento e di solitudine in mezzo alla folla, gli atteggiamenti, il carattere, i gusti, gli stati d’animo e permettono non certo di comprendere, ma di intuire Chiara, di accordarsi su di lei come su di un “la” naturale.” (dalla presentazione di Michel Pochet).
introduzione di Giulia (Eli) Folonari
In contemporanea il volume viene pubblicato da: Nouvelle Cité: “Au fil des jours Chiara Lubich” (Francia), Neue Stadt :“Einfach Chiara” (Germania), Novi Svet: “Preprosto Chiara” (Slovenia).
“Chiara Lubich – La sua eredità” di F. Zambonini – Ed. Paoline (http://www.paoline.it/)
«Chiara non appartiene solamente a voi cristiani. Ora lei e il suo ideale sono eredità dell’umanità intera», ha recitato un monaco buddista ai funerali di Chiara Lubich. Questo volume propone a tutti, oggi, l’insegnamento di Chiara e l’eredità che il Movimento è chiamato a raccogliere in fecondità per la Chiesa e il mondo intero: la visione di un’umanità senza confini, capace di superare barriere, diversità, appartenenze. La rivoluzione discreta di Chiara Lubich ha raggiunto milioni di uomini e donne, laici, nubili e celibi consacrati, sposati, cristiani e credenti di religioni diverse e anche non credenti, attratti dall’ideale di un mondo unito. (dalla presentazione sul sito delle Edizioni Paoline)
Il volume è stato presentato a Palermo, il 5 marzo 2009 (http://www.focolarisiciliacalabriamalta.org/hometris.asp)
Chiara Lubich – il cielo e l’umanità, di Michele Zanzucchi e Oreste Paliotti – Ed. Città Nuova
Il volume, ampiamente corredato da immagini fotografiche, traccia il profilo biografico di Chiara Lubich e propone al pubblico una significativa scelta di aneddoti sulla sua figura ed un’intervista a Maria Voce, attuale Presidente del Movimento dei Focolari sull’eredità della Lubich. Uno strumento agile per conoscere una delle personalità più importanti della storia della Chiesa del XX secolo.
“Non potevamo immaginare. Una famiglia con Chiara Lubich” di L. e P. Crepaz – Ed. Il Margine
Che cosa rappresentano oggi Chiara Lubich e la spiritualità dell’unità, profondamente radicata nel Vangelo, che sta alla base del Movimento dei Focolari da lei fondato e che anima la vita di milioni di persone in tutto il mondo? Una coppia con sei figli racconta l’avventura che si è trovata a vivere cercando, fra successi e fallimenti, di ispirare la propria esistenza a quella riscoperta radicale del Vangelo indicata da Chiara Lubich: un’appassionante avventura che non si potevano davvero immaginare.
“Chiara Lubich – Una divina avventura” di V. Salvoldi – Ed. Elledici
Il libretto illustrato traccia il profilo biografico e spirituale della fondatrice del Movimento dei focolari, evidenziando il dono profetico di questa donna instancabile e coraggiosa.
Mar 8, 2009 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Africa, intona il tamtam per Papa Benedetto! »
Con questo tono esuberante e festoso il Cisa (Catholic information service for Africa) aveva annunciato il viaggio del Santo Padre in Camerun e in Angola. Questo primo storico viaggio del pontefice nel continente nero, dove il numero dei cattolici è in rapida crescita, è fonte di tante aspettative di pace, riconciliazione e giustizia, come sostiene il tema stesso del prossimo sinodo: «La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. “Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13.14)».
Quale Africa?
(leggi tutto l’articolo…)
Mar 8, 2009 | Non categorizzato
Il Movimento dei focolari è diffuso in quasi tutti i Paesi africani. 61 sono i centri a vita, comune, i focolari, nei seguenti Paesi: Algeria, Angola, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Congo (Repubblica Democratica), Costa d’Avorio, Egitto, Kenya, Madagascar, Marocco, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Sudafrica, Tanzania, Tunisia e Uganda. Lo spirito del movimento anima circa 200.000 persone. L’esperienza evangelica che il movimento fa è quella di una famiglia legata dall’amore scambievole e aperta a tutti, dove ciascuno, piccoli e grandi, giovani e anziani, sacerdoti e famiglie, hanno il loro posto. Intenso è il dialogo ecumenico così come quello interreligioso, specie coi musulmani. 3 le cittadelle, ciascuna con una particolare fisionomia. L’inculturazione del Vangelo nelle società africane, secondo la spiritualità dell’unità, è visibile prima di tutto a Fontem, nel cuore della foresta camerunense. Qui la testimonianza dell’amore concreto profuso dai focolarini medici e infermieri chiamati a prendersi cura del popolo Bangwa, affetto da molte malattie e da una grave mortalità infantile, ha fatto sì che questo popolo – e diversi altri popoli confinanti – si siano incamminati sulla via dell’evangelizzazione, dello sviluppo e della fraternità. Testimonianza visibile anche nelle altre due cittadelle che sorgono in Costa d’Avorio e in Kenya. Nella Cittadella “Piero”, vicino Nairobi, ha sede una scuola per l’inculturazione a servizio di tutto il continente. Essa fu fondata da Chiara Lubich durante il suo viaggio del maggio 1992. E’ anche lì che ha la sua sede la redazione del giornale bilingue “New City Africa/ Nouvelle Cité Afrique” per tutta l’Africa.
Un po’ di storia
E’ al tempo del Concilio Vaticano II che ha il via l’avventura africana del Movimento. Come molti altri vescovi del continente, mons. Julius Peeters, vescovo di Buea nel Camerun occidentale, aveva sentito parlare di Chiara e dei Focolari da missionari europei. A Roma per la grande assise, chiede a Chiara di inviare focolarini e focolarine che arriveranno nella sua diocesi nel 1963. Tre anni dopo, sempre su richiesta del vescovo, quei medici e infermiere cambieranno destinazione: partiranno per soccorrere una tribù nel cuore della foresta equatoriale, i bangwa, a rischio di estinzione a causa delle malattie. Fontem a poco a poco si trasformerà in una piccola “città sul monte”, non solo per il sorprendente sviluppo, ma perché diverrà centro di irradiazione dello spirito di unità che qui è testimoniato tra bangwa e persone degli altri continenti. Ora non c’è Paese africano dove non vi siano comunità vive che generano semi di riconciliazione, sviluppo e fratellanza. Via privilegiata è l’amore concreto per le molte necessità. Infatti sono numerose le opere di servizio sorte dovunque: Ospedali e strutture sanitarie in Uganda, Costa d’Avorio, Camerun e Congo. Scuole e dopo-scuole in Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Burkina Faso, Uganda, Tanzania, Angola e Madagascar. Formazione professionale in Costa d’Avorio, Kenya, Sudafrica e Camerun. Un interessante progetto agricolo è portato avanti in Nigeria.
Feb 28, 2009 | Parola di Vita
Il più assurdo spettacolo, che puoi osservare in questo mondo, è da una parte la presenza di uomini sbandati, sempre alla ricerca, che, nelle inevitabili prove della vita, sentono l’angoscia del bisogno, dell’aiuto e il senso dell’orfanezza e, dall’altra, la realtà di Dio, Padre di tutti, che nulla desidera tanto quanto usare della sua onnipotenza per esaudire i desideri e le necessità dei suoi figli.
E’ come un vuoto che chiama un pieno. E’ come un pieno che chiama un vuoto. Ma non s’incontrano.
La libertà di cui l’uomo è dotato può fare anche questo danno.
Ma Dio non cessa di essere Amore per coloro che Lo riconoscono.
Senti cosa dice Gesù:
“Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà”
Ed eccoti a considerare una di quelle parole ricche di promesse che ogni tanto nel Vangelo Gesù ripete. Con esse ti insegna, con accenti e spiegazioni varie, come ottenere ciò di cui abbisogni. (…)
Solo Dio può parlare così. Le sue possibilità sono senza limiti. Tutte le grazie sono in suo potere: quelle terrene, quelle spirituali, quelle possibili e quelle impossibili.
Ma ascolta bene.
Egli ti suggerisce “come” devi presentarti al Padre per la tua richiesta. “Nel mio nome” dice.
Se hai un po’ di fede queste tre brevi parole dovrebbero metterti le ali.
Vedi, Gesù che è vissuto qui fra noi sa gli infiniti bisogni che abbiamo e che hai ed ha pena di noi. E allora, per quanto concerne la preghiera, s’è messo lui di mezzo ed è come ti dicesse: “Va’ dal Padre a nome mio e chiedigli questo e poi questo e poi questo”. Egli sa che il Padre non può dirgli di no. E’ suo figlio ed è Dio.
Non vai in nome tuo dal Padre, ma in nome di Cristo. Ricordi il proverbio: “Ambasciator non porta pena”?
Tu, andando al Padre in nome di Cristo, fungi da semplice ambasciatore.
Gli affari si sbrigano fra i due interessati.
Così pregano moltissimi cristiani che potrebbero testimoniarti le grazie senza numero ricevute. Esse rivelano quotidianamente che su di loro vigila attenta e amorosa la paternità di Dio.
“Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà”.
A questo punto può essere che tu mi risponda: “Ho chiesto, ho chiesto, nel nome di Cristo, ma non ho ottenuto”.
Può essere. T’ho detto sopra che Gesù invita in altri passi del Vangelo a chiedere e dà ulteriori spiegazioni, che forse ti sono sfuggite.
Egli dice, ad esempio, che ottiene chi “rimane” in Lui, e vuol dire nella Sua volontà. (…)
Ora può essere che tu abbia a chiedere qualcosa che non rientra nel disegno di Dio su di te e Dio non vede utile alla tua esistenza su questa terra o nell’altra vita, o pensa addirittura dannoso.
Come fa Egli, che t’è padre, ad esaudirti in questi casi? T’ingannerebbe. E questo non lo farà mai.
E allora sarà utile che, prima di pregare, tu ti metta d’accordo con Lui e gli dica: “Padre, io ti chiederei questo in nome di Gesù, se ti pare che vada bene”.
E, se la grazia richiesta si concilierà col piano che Dio nel suo amore ha pensato per te, s’avvererà la parola:
“Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà”.
Può essere pure che tu chieda grazie, ma non abbia nessuna intenzione di adeguare la tua vita a quanto Dio domanda.
Anche in questo caso ti parrebbe giusto che Dio ti esaudisca? Egli non vuol darti solamente un dono, vuol donarti la felicità piena. E quella si ottiene cercando di vivere i comandamenti di Dio, le sue parole. Non basta pensarle soltanto, nemmeno limitarsi a meditarle, occorre viverle.
Se così farai, otterrai ogni cosa.
Concludendo: vuoi ottenere grazie?
Chiedi pure qualsiasi cosa, nel nome di Cristo, ponendo la tua prima attenzione alla Sua volontà, con la decisione di obbedire alla legge di Dio.
Dio è felicissimo di donare grazie. Purtroppo il più delle volte siamo noi a chiudergli le mani.
Chiara Lubich
Parola di vita, novembre 1978, pubblicata per intero in “Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo”, vol. I, Roma 1980, p.123-126.
Feb 27, 2009 | Spiritualità
La Parola di Dio non è come le altre, essa non solo può essere ascoltata, ma ha il potere di operare quanto dice. La Parola, che è una presenza di Cristo, genera Cristo nella nostra anima e nelle anime altrui. E’ vero: anche prima di vivere la Parola con impegno, se si è cristiani, c’è la vita di Cristo in noi e con essa abbiamo senz’altro luce di Dio e anche amore; essi però sono spesso un po’ chiusi come in una crisalide. Vivendo il Vangelo l’amore sprigiona luce e la luce accresce l’amore: la crisalide comincia a muoversi, finché ne esce la farfalla. La farfalla è il piccolo Cristo che inizia a prendere posto in noi e poi a crescere sempre di più, sempre di più… così da renderci sempre più pieni di lui. C’è una magnifica descrizione di Paolo VI su quel che produce la Parola: “Come si fa presente Gesù nelle anime? Attraverso il veicolo e la comunicazione della Parola (…) passa il pensiero divino, passa il Verbo, il Figlio di Dio fatto Uomo. Si potrebbe asserire che il Signore si incarna dentro di noi, quando noi accettiamo che la sua Parola venga (…) a vivere dentro di noi” . Tratto da: Vivere. La Parola che rinnova – Città Nuova Editrice, Roma 2008 (altro…)
Feb 25, 2009 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Molteplici sono le iniziative nel mondo per ricordare Chiara Lubich e continuare a vivere la sua eredità. Qui apriamo uno zoom sul Messico. E’ ancora vivo in tanti il ricordo della visita che Chiara aveva fatto in Messico nel giugno del 1997. In modo tutto particolare quell’incontro al santuario di Città del Messico dove è venerata la Madonna di Guadalupe, la Morenita, meticcia come lo è la maggioranza della popolazione. Da Guadalajara poi il 14 marzo verrà celebrata una messa solenne che sarà trasmessa in diretta dalla rete satellitare Mariavision. A Santa Cruz, regione a maggioranza indigena, la comunità si riunirà in preghiera per Chiara, seguendo riti ancestrali, per 9 giorni. Al decimo giorno, sarà celebrata una Messa in lingua Náhuatl, nella lingua parlata degli Aztechi, l’antichissima civiltà messicana, e dalla Madonna di Guadalupe quando era apparsa a Juan Diego. Vi parteciperanno gli aderenti del movimento delle 32 comunità indigene della zona. Il canale Mariavision, oltre alla messa nella cattedrale di Guadalajara, trasmetterà un programma sulla vita, il carisma e l’opera di Chiara.
Altri appuntamenti in Messico
PUEBLA -26/3 Evento Culturale, con la partecipazione di diversi esponenti della cultura, di altre religioni e del mondo dell’arte – ore 19.00 – Palazzo del municipio
PUEBLA – 28/3 S. Messa nella Cattedrale – ore 18:00; presiede S.Em.Mons. J.Trinidad Medel, vicario dell’Arcidiocesi di Puebla per i Laici
NETZAHUALCOYOTL – 20/3 S.Messa nella Cattedrale – ore 19.00; presiede iL Vescovo S. Em. Mons. Carlos Garfias
CITTA’ DEL MESSICO – 26/3 Omaggio a Chiara, presso l’IMDOSOC, Istituto Messicano di Dottrina Sociale della Chiesa – ore 19 – testimonianze di varie persone dell’ambito politico, religioso e culturale.
SANTA CRUZ – 6-15/3 Riti tradizionali – 9 giorni in preghiera per Chiara; al 10 giorno, S.Messa in lingua Náhuatl con appartenenti alle 32 comunitá indigene della zona. (Nota: Il Náhuatl è la lingua parlata degli Aztechi e dalla Madonna di Guadalupe a Juan Diego).
CITTADELLA EL DIAMANTE – 22/3 Pomeriggio dedicato a Chiara – Benedizione della Croce – ore 13; secondo le usanze del posto la Croce, sollevata da terra come simbolo della rerurrezione, verrà portata in processione, mentre si spargeranno petali di fiori lungo la strada, a significare il cammino definitivo verso il Paradiso. La croce, verrà piantata nel campo Santo della Cittadella: “Resurrezione”, nome dato ancora da Chiara . (altro…)
Feb 18, 2009 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Molteplici sono le iniziative nel mondo per ricordare Chiara Lubich e continuare a vivere la sua eredità. Qui apriamo uno zoom sulla Germania. “In occasione del primo anniversario della morte di Chiara Lubich, vorremmo metterci davanti agli occhi nuovamente quella forza che scaturisce dal Vangelo ed ha cambiato la vita di Chiara e quella di tante persone”. E’ questo l’impegno che movimenti e comunità di varie Chiese della Germania vogliono riaffermare nella chiesa evangelico-luterana di Monaco, il 14 marzo prossimo. Particolarmente significativa la scelta del luogo. E’ in questa chiesa che l’8 dicembre del 2001 era avvenuto un evento importante, come si legge nell’invito: “Chiara Lubich e il vescovo evangelico Ulrich Wilckens avevano dato un contributo essenziale al cammino di comunione tra movimenti e comunità di varie Chiese, fino ad arrivare ad un patto di amore reciproco, che è stato alla base dello sviluppo della grande rete di “Insieme per l’Europa”. Interverranno: il Metropolita Serafim Joanta, della Chiesa Rumeno Ortodossa il Pastore Thomas Römer, dell’YMCA di Monaco Padre Michael Marmann, del Movimento di Schönstatt (München) Renata Simon e Herbert Lauenroth, del Movimento dei Focolari (Ottmaring)
Altre iniziative in Germania:
Dresda – 14/3 S. Messa – ore 11; celebra S.E. Mons. Joachim Reinelt Commemorazione nella Sala del Consiglio del Land, con il Patrocinio del Presidente Erich Iltgen Hannover – 14/3 Programma commemorativo con il vescovo luterano Christian Krause, già Presidente della Federazione Luterana Mondiale Presentazione del progetto per le scuole: “Forti senza violenza” sostenuto dalla UE, con la partecipazione del Gen Rosso Solingen – 14/3 Consegna del premio della città di Solingen al Centro Mariapoli “Zentrum Frieden” per il suo contributo allo sviluppo della città Münster – 14/3 S. Messa – ore 14.30 – segue un momento d’incontro e presentazione della vita di Chiara Regensburg – 14/3 S. Messa – segue un momento d’incontro e presentazione della vita di Chiara Mainz – 14/3 S. Messa – celebra S.E. Mons. Ulrich Neymeyr – segue un momento d’incontro e presentazione della vita di Chiara (altro…)
Feb 12, 2009 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Editoriali
Federalismo fiscale. Ampio sì e un nodo di Iole Mucciconi Kirill, patriarca di Mosca di Eduardo Guedes Mi compro il Real Madrid di Paolo Crepaz
Primo piano
Ricordando Chiara Lubich. Fontem, una danza alla vita di Paolo Lòriga Il popolo bangwa nella foresta del Camerun, ha celebrato la fine del lutto per la scomparsa della fondatrice dei Focolari. Ai nuovi responsabili, il titolo di “custodi del trono”. (articolo
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Uomini e vicende
Obama internazionale di Giovanni Romano Da Guantanamo all’auto, dalla cooperazione internazionale alle Ong pro-aborto. Tutti gli occhi del mondo sono puntati sulla Casa Bianca. Mondo giovanile. Salviamo il servizio civile di Aurora Nicosia Tagli economici e calo di richieste. Recuperare le motivazioni di un istituto pensato come un’opportunità di crescita umana e sociale. Capire la crisi/1 Lo tsunami finanziario di Alberto Ferrucci Andiamo alle radici del disastro che ha colpito l’economia. Non si può vivere al di sopra dei propri mezzi. Bisogna riscrivere le regole. Bilancio familiare Aiuti e sostegni “anticrisi” di Adriano Pischetola Recenti provvedimenti di legge danno una mano a chi più patisce per la crisi finanziaria Messico La famiglia e i valori di Juan José Medeiros Silvera da Città del Messico Il sesto incontro mondiale per riflettere sulle sfide e le opportunità educative della famiglia
Dal vivo
Giovani e musica Quelli di “Progetto 1 di Paolo Balduzzi Un gruppo di amici si impegna per una sorta di Genfest permanente a Loppiano. Una storia lunga 20 anni.
Cultura
Eric-Emmanuel Schmitt Dieci giorni alla morte di Michele Genisio Come apprezzare, con forza e delicatezza, la fragile, affascinante vita che rimane.
Feb 1, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Questi soldi sono proprio benvenuti. Sono trascorsi già tanti mesi dopo il passaggio del ciclone Nargis, che ha fatto questi danni enormi, e le necessità sono ancora tantissime. Questa somma in arrivo ci permetterà di continuare quello che è stato già iniziato: in particolare, per aiutare i bambini a tornare a scuola. Perchè gli aiuti che sono stati dati inizialmente erano cibo, vestiario, medicinali: c’era la priorità delle abitazioni e poi quella di dare la possibilità alla gente di lavorare. C’erano da offrire strumenti di lavoro, specie per la pesca – vasche, reti – e semi per la terra». D. – E ora forse è arrivato il momento anche della ricostruzione delle scuole… «Sì, infatti. Per scuole lì si intende sempre un grande capannone, una costruzione di legno con il tetto di zinco, oppure si tratta di realizzare magari i servizi che non c’erano, oppure distribuire il materiale scolastico, le divise. Questo aiuto che abbiamo dato finora è stato veramente suddiviso di villaggio in villaggio. E andando di villaggio in villaggio siamo riusciti a raggiungere e aiutare 15 mila persone». D. – Nel Myanmar, la religione maggiormente diffusa è il buddismo, ma sono presenti anche i cristiani. Che tipo di rapporto esiste tra gli appartenenti alle diverse fedi? «In genere, si vive tranquillamente: c’è tolleranza, ma c’è anche indifferenza. Quello che è successo adesso con questo ciclone ha un po’ rimosso questa situazione, c’è stata come un’apertura al dialogo, all’amicizia, proprio perché bisognava fare le cose insieme». D. – Più in particolare come vivono nel Paese i cattolici? «La Chiesa cattolica è diffusa in tutto il territorio. Ci sono 12 diocesi e una Chiesa viva con tante vocazioni, una Chiesa di persone forti. Poi, naturalmente, è anche una Chiesa povera, perché i problemi fondamentali sono questi nel Paese: manca l’acqua potabile, manca l’elettricità, mancano le strade e quindi la vita è abbastanza dura. Però, la gente è molto, molto sensibile alla religione. Dunque, è una Chiesa che sicuramente ha un futuro». Dalla Radio Vaticana del 2 febbraio 2009
Gen 31, 2009 | Cultura
SOMMARIO
Editoriale
I TRENT’ANNI DI “NUOVA UMANITA’” – di Antonio Maria Baggio – “Nuova Umanità”, rivista culturale del Movimento dei Focolari, compie trent’anni. L’editoriale ritorna alle sue origini, cercando di mettere a fuoco l’idea, il progetto, l’intenzione con i quali è nata. Voluta da Chiara Lubich e Pasquale Foresi, la sua fondazione e organizzazione fu affidata a Giuseppe Maria Zanghì e fu sostenuta e accompagnata non solo dal gruppo degli intellettuali che cominciarono a collaborarvi, ma dalla partecipazione corale e concreta dell’insieme del Movimento. Si cerca di spiegare, in particolare, l’esigenza che muove Chiara Lubich nell’ideare questo “luogo” della cultura dell’Opera di Maria: che anche nel lavoro intellettuale si esprima lo stile del Focolare, cioè la costante ricerca di quella presenza di Gesù fra i suoi che faccia della Rivista, come dell’intero Movimento, una “cosa nuova” secondo la Sua Mente.
Nella luce dell’ideale dell’unità
UN PO’ DI STORIA DEL “MOVIMENTO DELL’UNITA’” – di Chiara Lubich – Questo scritto, redatto alla fine dell’anno 1949 e pubblicato l’anno seguente, sotto forma di breve opuscolo, era stato pubblicato allo scopo di fare conoscere l’esperienza del nascente movimento che aveva suscitato non pochi sospetti e critiche nella Chiesa trentina. Alla fine dello scritto, non firmato, l’Arcivescovo di Trento, mons. Carlo De Ferrari, aveva voluto aggiungere, in data 31.12.1949, un suo commento a conferma di quanto riportato. Rimasto ai più sconosciuto, esso fa parte di un genere letterario tipico della Lubich, quello delle cosiddette “storie dell’Ideale”, nel quale ella presenta brevemente e in una prospettiva storica gli elementi fondamentali della spiritualità dell’unità e successivamente, dagli anni sessanta in poi, le tappe principali dello sviluppo del Movimento dei Focolari. La presente “storia dell’Ideale” è, in ordine cronologico, la terza a oggi conosciuta.
Saggi e ricerche
L’ULTIMO TIZIANO – di Mario Dal Bello – Verso il 1540 il pittore veneto vive una crisi esistenziale ed artistica nell’Europa dilaniata dai conflitti politico-religiosi. La sicurezza trionfante dei dipinti precedenti si incrina per una meditazione più accorata. I temi sacri e profani, la ritrattistica, i temi religiosi vengono trattati con uno stile drammatico tra angoscia e speranza. Tiziano, come Michelangelo, distrugge l’armonia classica per creare forme più “spirituali”, dando origine ad una “pittura di macchia”, che farà storia nei secoli successivi fino ad oggi. L’esito finale è quello di un’arte tutta interiorizzata. LA SPIRITUALITÀ DEL SEICENTO FRANCESE E LA PREPARAZIONE DELLE IDEE DELLA MODERNITÀ – di Marina Motta – Lo studio prende le mosse dalla situazione complessa della Francia del XVII secolo, caratterizzata da una parte da conflitti tra religione e ragion di Stato, tra Gallicanesimo e Giansenismo, tra sforzi comuni di evangelizzazione e dibattiti teologici, dall’altra da un clima spirituale straordinariamente ricco, che si è formato sullo sfondo di preoccupazioni apostoliche e riformatrici della Chiesa del tempo. In questo clima maturano esperienze intellettuali e spirituali straordinarie e fenomeni che annunciano realtà precorritrici della modernità. Alla luce di questa premessa il tentativo che l’autrice si propone è di cogliere nella storia del 600 francese i segni dell’“intervento impercettibile di Dio” in un contesto segnato da grandi intrighi, contraddizioni ed opposti. Questi segni sono riscontrabili nell’azione culturale, educativa e sociale di uomini grandi, di riformatori capaci di cogliere e di rispondere ai bisogni e alle istanze del loro tempo. (Bérulle, Vincenzo de’ Paoli, Barré per menzionare qualcuno citato). Coinvolgendo un gran numero di persone e innalzando il ruolo della donna nella società e nella Chiesa, essi hanno tracciato profeticamente orientamenti di pensiero e di azione nuovi, inaugurando un modo nuovo di vivere la spiritualità cristiana mettendo al centro della loro azione il “fratello”, il “prossimo”. L’INTELLIGENZA SOCIALE. VERSO UNA TEORIA RELAZIONALE DELL’INTELLIGENZA NEL QUADRO DELLA PEDAGOGIA DI COMUNIONE – di Teresa Boi – L’Autrice propone di “guardare” all’organizzazione scolastica, alla luce di tre “piste” di approfondimento: il modello dell’intelligenza sociale, intesa come dimensione di sviluppo personale; la dinamica relazionale, vissuta come dimensione che abbraccia l’esistenza umana e l’azione sociale; infine la pedagogia di comunione che si manifesta come modello pedagogico coerente con la prospettiva educativa proposta. A questa si perviene dopo aver illustrato alcune esperienze maturate nell’ambito di programmi di educazione pro-sociale ed altruistica e di pedagogia dell’apprendimento-servizio: una prospettiva educativa definita “metacognitiva” che si dimostra un percorso praticabile oggi per meglio rispondere, da una prospettiva comunitaria, alle esigenze educative della società della conoscenza. ESSERE E AMORE INALCUNI TESTI SCELTI DI BLONDEL E DI MOUNIER – di Gennaro Cicchese – L’articolo è una ricognizione intorno al tema “essere e amore” in alcuni testi di Blondel e Mounier. Esso sviluppa il confronto tra due filosofi che hanno avuto come costante punto di riferimento la fede in Cristo, ponendo una particolare attenzione al progressivo manifestarsi, all’interno della “filosofia cristiana” di quel “principio agapico” alla luce del quale l’essere viene ripensato e compreso in quanto amore. Mounier e Blondel portano un importante contributo ad un movimento di riflessione filosofica nella cui prospettiva il principio metafisico viene a coincidere con quello agapico. Sembra così delinearsi all’orizzonte, secondo l’Autore, una filosofia dell’amore che richiama e – probabilmente – esige, una simbiosi tra filosofia e cristologia.
In dialogo
LEGGERE IL CORANO CON L’OCCHIO DELLA MISERICORDIA – di Adnane Mokrani – Il Corano, nella fede islamica, è «il libro di Dio rivelato al Profeta Muhammad, la Pace sia su di lui, tramite l’Angelo Jibrīl, Gabriele». Si nota che il Corano chiama la Torah ed il Vangelo «guida e luce», (5: 44, 46), confermando così la loro validità spirituale, ed esorta Ebrei e Cristiani a viverli pienamente per essere degni dei loro nomi, (5: 66, 68). Un rapporto di conferma e di continuità, dunque, caratterizzato, nello stesso tempo, dalla particolarità coranica, che fa del Corano, per i fedeli islamici, il riferimento interpretativo ultimo. Il Corano guarda alla Tradizione biblica con l’occhio della Misericordia. Questo significa: capacità di riconoscere nell’altro elementi di verità, bontà, bellezza, e, soprattutto, possibilità di individuare i fondamenti di unità profonda che vanno oltre le variazioni storiche e geografiche. Quest’atteggiamento permette il dialogo e la comprensione tra le persone, ma anche tra le Scritture. In altre parole: è via al dialogo tra i figli di Abramo, e al dialogo all’interno dell’ambito dell’intero Patrimonio abramitico.
Spazio letterario
INCONTRI – di Claudio Guerrieri – «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
OCCIDENTE LA MIA TERRA. INTRODUZIONE ALLA LETTURA DI GIUSEPPE MARIA ZANGHI’ – di Antonio Maria Baggio – Il libro raccoglie una selezione degli scritti, riguardanti la filosofia della storia e della cultura, la dimensione sociale e politica, pubblicati da Giuseppe Maria Zanghì lungo i trent’anni della rivista “Nuova Umanità”. I testi, offerti in successione cronologica per rispettare il momento storico che li ha suggeriti, non presentano le soluzioni o le indicazioni di carattere immediatamente pratico per affrontare i vari problemi esaminati; piuttosto, in essi si trova ciò che sempre più spesso oggi manca, cioè l’apertura di una dimensione antropologica, di una prospettiva culturale, lavorando sulle quali si può passare alla progettualità e all’azione. XXXI, Gennaio-Febbraio 2009/1, n. 181
Gen 31, 2009 | Parola di Vita
Che ne dici?
Sono parole con esigenze tremende, radicali, mai udite!
Eppure quel Gesù che ha detto indissolubile il matrimonio e ha comandato di amare tutti e quindi particolarmente i genitori, quello stesso Gesù ora chiede di mettere al secondo posto tutti gli affetti belli della terra, qualora fossero d’impedimento all’amore diretto, immediato, a Lui. Solo Dio poteva chiedere tanto.
Gesù infatti strappa gli uomini dal loro modo naturale di vivere e li vuole legati anzitutto a sé, per comporre sulla terra la fraternità universale.
Per questo, ove trova un ostacolo al suo progetto “taglia” e nel Vangelo parla di “spada”, spirituale s’intende.
E chiama “morti” coloro che non hanno saputo amare Lui più della madre, della sposa, della vita. Ricordi quell’uomo che ha chiesto di poter seppellire suo padre prima di seguirLo? Proprio a lui Gesù ha risposto: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” .
Forse dinanzi a tanta esigenza avrai avuto un fremito di paura; forse avrai pensato di relegare queste parole di Gesù al suo tempo, o destinarle a coloro che lo debbono seguire in un modo particolare.
Ti sbagli. Questa parola vale per ogni epoca, anche per l’attuale, e vale per tutti i cristiani, anche per te.
Con i tempi che corrono ti si possono presentare molte occasioni per mettere in pratica l’invito di Cristo.
Sei in una famiglia dove qualcuno contesta il cristianesimo?
Gesù vuole che tu lo testimoni con la vita e al momento opportuno con la parola, anche a costo di essere deriso o calunniato.
Sei madre e tuo marito t’invita ad interrompere la gravidanza? Obbedisci a Dio e non agli uomini.
Un fratello ti vuole aggregare ad una compagnia con fini poco chiari, o perfino riprovevoli? Dissociati.
C’è qualcuno dei tuoi che t’invita ad accettare denaro poco pulito? Mantieni la tua onestà.
L’intera famiglia vuol coinvolgerti in un lassismo mondano? Taglia, perché Cristo non s’allontani da te.
“Se uno viene a me e non pospone suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Eri d’una famiglia miscredente e il fatto della tua conversione a Cristo ha prodotto divisione? Non ti allarmare. E’ un effetto del Vangelo. Offri a Dio lo strazio del cuore per quelli che ami, ma non mollare.
Cristo t’ha chiamato in modo particolare a sé, ed ora è arrivato il momento in cui la tua donazione totale richiede di lasciare il padre e la madre, o magari di rinunciare alla fidanzata?
Opera la tua scelta.
Chi non ha lotta, non ha vittoria.
“Se uno viene a me e non pospone suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
“… e perfino la propria vita”.
Sei in terra di persecuzione e l’esporti per Cristo mette in pericolo la tua vita? Abbi coraggio. A volte la nostra fede può chiedere anche questo. Non è mai del tutto finita nella Chiesa l’epoca dei martiri.
Ognuno di noi, nella sua esistenza, si troverà a scegliere tra Cristo e tutto il resto per rimanere autentico cristiano. Quindi toccherà anche a te.
Non aver paura. Non aver paura per la vita: meglio perderla per Dio che non trovarla più. L’altra Vita è una realtà.
E non aver paura per i tuoi. Dio li ama. Un giorno – se tu li sai posporre a Lui – passerà accanto a loro e li chiamerà con le parole forti del suo amore. E tu li aiuterai a diventare con te veri discepoli di Cristo.
Chiara Lubich
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Gen 28, 2009 | Cultura
Il Punto
Il peso delle vite umane perse di Michele Zanzucchi
Editoriali
Striscia di Gaza, oltre le macerie di Giovanni Romano Ecumenismo, avanti o indietro? di Piero Coda Amicizia e libero mercato di Luigino Bruni
Primo piano
Giovani e droga Sniffa oggi sniffa domani… di Aurora Nicosia E’ il boom del consumo di cocaina in Europa ed anche in Italia. Preoccupa l’uso diffuso tra gli adolescenti. Una piaga spesso sottovalutata.
Uomini e vicende
Cile, la Svizzera sudamericana Tra eccellenza e disuguaglianza di Michele Zanzucchi Il Paese più “lungo” al mondo colelziona record economici ma non sconfigge le eccessive differenze sociali. La grande sfida delle nuove generazioni. Depenalizzazione dell’omosessualità Diritti e dubbi di Aurelio Molè La Francia ha promosso all’Onu una “Dichiarazione su diritti umani, orientamento sessuale e identità di genere”. Incomprensioni all’onu e incertezze fra i cattolici (e non solo). In viaggio con Paolo/1 Si parte da Antiochia di Fabio Ciardi Prima tappa di un itinerario che dalla Turchia si snoda fino in Grecia. Nei luoghi della prima evangelizzazione. Cittadinanza attiva I barboni e il decoro urbano di Silvano Gianti A Genova ci si interroga sulla necessità di “ripulire” il centro storico da chi ha “comportamenti disdicevoli”. E intanto muore un clochard davanti al Carlo Felice…
Dal vivo
Testimoni Maras creava armonia di Giuseppe Garagnani Aveva seguito Chiara Lubich già dal 1949. Intelligenza vivissima, promessa della medicina, Alfredo Zirondoli si dedicò a formare “uomini nuovi”. A Sorgi il premio Giordani Se la politica è “casta” di Caterina Ruggiu Tivoli assegna a Tommaso Sorgi, parlamentare della prima ora, il Premio Giordani. Così ha celebrato i 60 anni della Costituzione italiana. Vita dela Parola Pace fra i trulli un lettore ci scrive Come regolarti quando un vicino troppo collerico, per una sciocchezza, arriva a minacciarti di morte?
Cultura
Tendenze Amicizie virtuali di Giulio Meazzini Tante ore al computer. Niente privacy in rete. Nuove forme di socializzazione. Poi si torna al mondo reale… Il tesoro riscoperto Ma lei è cristiano, si o no? di Michele Genisio In Francia sono diventati un caso i “ricomincianti”, adulti che ritornano alla fede abbandonata in gioventù.
Gen 22, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono libanese, ortodossa, di padre ortodosso e di madre cattolica. I miei genitori sono credenti. In famiglia non si è mai posto l’accento sulla parola ‘cattolico’ o ‘ortodosso’. Era naturale festeggiare le due Pasque insieme alle due famiglie. A 15 anni ho cominciato a rifiutare ogni religione, anche perché in Libano, religione e politica sono in stretto nesso fra di loro. Pensavo che gli uomini avessero mescolato tutto e non distinguevo più niente. Per me Dio non poteva esistere e permettere guerra e ingiustizia. Fu così che persi la fede, già un po’ incrinata. Dopo alcuni anni siamo giunti al culmine della guerra in Libano. I miei partono per Parigi. Io volevo rimanere per difendere il mio Paese. Cerco di entrare nell’esercito; nauseata però dalla vanità dei miei sforzi e da me stessa, ubbidisco alla volontà dei miei genitori e li raggiungo in Francia. Ma la mia vita lì non aveva più nessun senso: avevo il mio Paese da liberare… Per non pensare mi sono buttata nei divertimenti della vita. Nel frattempo mio fratello aveva conosciuto e iniziato a vivere il vangelo. La sua vita mi affascinava: era così trasparente. Mi ha invitato ad incontrare altre persone e sono andata. Era tutto un altro mondo. Vedevo gente che mi accoglieva con tanto amore, molto sorridente. Sono tornata a casa felice, l’amore stava rinascendo dentro di me. Ho incominciato a frequentare la mia Chiesa, a scoprirla ed amarla. Ho letto la sua storia, ho frequentato un corso di teologia. Ho capito che dovevo essere unita ad essa, sperimentando l’aiuto di questa spiritualità evangelica, che ti fa andare al di là delle divisioni nel rispetto delle differenze. Era questa la vera rivoluzione! (S. W. – Libano)
Gen 21, 2009 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Toccanti sono state le testimonianze di famiglie dei 5 continenti raccontate nel momento culmine dell’ Incontro Mondiale delle Famiglie promosso dal Pontificio consiglio per la Famiglia. Dall’Africa, la famiglia Simango: mamma, papà e due gemelli di 14 anni. Vive in un ambiente permeato da preziosi valori tradizionali. Forte però anche il rischio che il consumismo, con la pressione dei media, cancelli tutto e imponga altri modelli. Serve educare i figli nel rispetto delle tradizioni, restando tuttavia aperti al nuovo… Dennis (padre) Come in tanti Paesi dell’Africa, anche da noi il costo della vita cresce continuamente, mentre i salari rimangono fermi. Di conseguenza, sempre più persone vivono sotto il livello di povertà. I nostri mercati si riempiono di prodotti fantasiosi e moderni: giocattoli, vestiti di tutte le fogge, telefonini… e la pubblicità attrae a comperarli. Così, invece di cercare di combattere la povertà creando nuove opportunità di sviluppo, la gente si appassiona a queste cose e soffre perchè non se le può permettere. Come genitori sentiamo di dover insegnare ai nostri figli a distinguere ciò che nella vita è essenziale da ciò che non lo è, come ad esempio tutte le cose che anche loro come primo impulso vorrebbero avere. Cerchiano di far loro presente che la tecnologia non può sostituire la nostra buona volontà di rispettare le cose che abbiamo e di acquistarne di nuove solo quando è necessario. Ma più che attraverso i nostri discorsi, lo facciamo attingendo tutti insieme al Vangelo. Una sera anche con i bambini abbiamo riflettuto sulle parole di Gesù: “Qualunque cosa avete fatta ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatta a me”. All’indomani ci è venuto spontaneo dirci l’un l’altro come abbiamo messo in pratica queste parole e abbiamo visto che tutti avevamo potuto condividere qualcosa con gli altri, pensando di farlo a Gesù. Io avevo dato il tempo della pausa pranzo ad un allievo in difficoltà, mia moglie aveva dato del riso alla vicina di casa che non aveva niente, e i bambini avevano prestato uno la matita e una la gomma ai loro compagni. Nel raccontarci queste cose, i più felici erano proprio i bambini che avevano capito che non occorre essere ricchi per poter condividere. Margaret (14 anni) In collegio ci danno solo i pasti essenziali, non sempre sufficienti. L’anno scorso tanti miei compagni si lamentavano per la fame e spesso davo loro quanto portavo da casa. Tornando a casa per le vacanze, mia madre si è accorta che ero un po’ sciupata. Saputo il motivo, mi ha raccomandato di non dar via il necessario per vivere e mi ha dato delle cose in più per continuare a donare. Modesta (madre) Nella nostra cultura la condivisione è considerata un grande valore, come dice un antico proverbio africano: “…a differenza di un pezzo di stoffa, il cibo non è mai troppo poco per essere condiviso.” Ma con l’influenza dei media tanti hanno iniziato a pensare che è più saggio tenere per sé quanto si ha. Un altro pericolo di un incondizionato uso della TV sono le fictions e i cartoni animati d’importazione che presentano modelli lontani dalla nostra cultura soprattutto riguardo il consumismo e l’affettività nel rapporto uomo-donna. In famiglia abbiamo messo delle regole, per esempio niente TV durante i giorni di scuola e nei week-end e vacanze solo due ore al giorno facendo attenzione a quali programmi si vedono. Talvolta procuriamo dei DVD a loro scelta – guardando che siano buoni – che poi ci scambiamo anche con le famiglie dei diversi gruppi che seguiamo sia nella nostra città che nelle zone rurali. Ma soprattutto parliamo con i ragazzi su quanto hanno visto, in modo da suscitare in loro un giusto senso critico. Mario (14 anni) Quando ero in collegio non vedevo l’ora di tornare a casa per poter essere libero di stare tutto il tempo davanti alla TV. Parlando con la mia famiglia ho capito che non è questa la vera libertà e che la TV qualche volta può diventare una trappola. Così ho imparato a stare anche dei giorni senza accenderla. Modesta O Maria, che sei regina dell’Africa, tu sai che è una terra ricca di risorse, ma attraversata da grandissime difficoltà: povertà, denutrizione, AIDS, epidemie, conflitti e guerre. Suscita per noi saggi governanti e mantienici fedeli a quella cultura della vita che i nostri padri ci hanno insegnato. Aiutaci a vivere e a trasmettere ai nostri figli la buona novella del Vangelo, compendio di valori umani e cristiani che ci fa figli tuoi e uomini nuovi. (altro…)
Gen 20, 2009 | Ecumenismo
“Essere riuniti nella tua mano” (Ezechiele 37,17). È il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio. La Settimana è, oltre che occasione per pregare per l’unità dei cristiani, anche un’opportunità per tracciare un bilancio del movimento ecumenico e dei vari dialoghi che si sono intrapresi con le diverse Chiese. Lo facciamo con il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Eminenza, in molti hanno l’impressione di un rallentamento del movimento ecumenico. Che bilancio si sente di stilare quest’anno? “Non posso parlare di un rallentamento. Anzi, abbiamo fatto molti passi in avanti, soprattutto con le Chiese ortodosse. Il Patriarca ecumenico è stato tre volte qui a Roma lo scorso anno e questo non era mai accaduto. Abbiamo accolto due Patriarchi armeni e sono stati sempre incontri molto cordiali. Ho fatto poi una lunga visita in maggio in Russia dove ho avuto un incontro molto cordiale con l’ormai defunto Patriarca Alessio II. Con gli ortodossi andiamo avanti, abbiamo un dialogo sul primato del vescovo di Roma nel primo millennio che ha portato alla elaborazione di un testo di base che vogliamo presentare alla plenaria di ottobre e che rappresenta un passo in avanti su questo punto cruciale ma anche molto difficile. Con i protestanti, è stato molto importante questo Sinodo sulla Parola perché la Parola di Dio è il loro interesse fondamentale e sono stati molti impressionati di questo. Nell’ultima plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani è stata presentata una raccolta di tutti i testi di convergenza ecumenica con anglicani, luterani riformati e metodisti raggiunti in più di 40 anni di storia e abbiamo visto che abbiamo fatto molti progressi in questi decenni. Certo, ci sono problemi che sono ancora aperti e vogliamo spingere il dialogo verso questa direzione”. Entriamo nei particolari delle singole Chiese. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani terminerà proprio quando in Russia si apriranno le elezioni del nuovo Patriarca di Mosca. Quale auspicio? “Spero che eleggano un Patriarca che sia un buon pastore per il suo gregge. Penso che questa sia la cosa più importante. La Russia si trova in una situazione difficile e hanno bisogno di un pastore. Il mio desiderio poi è di avere un Patriarca che sia un partner del dialogo perché la Russia è un Paese molto importante per l’Europa e la Chiesa ortodossa di Russia è la più grande Chiesa ortodossa e noi siamo interessati ad andare avanti con loro. Spero così che sia un Patriarca con il quale si possa dialogare in rispetto anche delle differenze che ci sono. Abbiamo molto migliorato i nostri rapporti e ora li vogliamo approfondire”. In febbraio ci sarà il Sinodo generale della Chiesa di Inghilterra durante il quale sarà presentata una proposta per aprire la strada all’episcopato femminile… “Sì, con preoccupazione perché il dialogo con gli anglicani è andato molto bene, è avanzato tanto e adesso viviamo un periodo di difficoltà. L’ordinazione delle donne all’episcopato crea problemi anche interni all’anglicanesimo. Ci sono spaccature e divisioni interne che non facilitano il dialogo. Siamo quindi preoccupati per questo ma anche decisi a non interrompere il dialogo. Se ci sono difficoltà, si deve parlare. Sulle difficoltà non fa mai bene interrompere il dialogo. La Comunione anglicana è al momento in una situazione difficile, forse hanno anche bisogno del nostro aiuto”. C’è un rapporto molto intenso con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams? “Sì, abbiamo un rapporto ottimo. Lui è un teologo di grande fama. È un uomo molto spirituale e aperto. Ripeto, ci sono difficoltà nella comunione anglicana per cui speriamo che loro le possano superare e che non ci siano nuove divisioni”. Si dice che in Europa c’è un ecumenismo a due velocità. Da una parte il dialogo con gli ortodossi con i quali la Chiesa cattolica ha una forte sintonia su molti temi. Dall’altro il dialogo con i protestanti, che ha risentito di un certo raffreddamento. È così? “Non parlerei di due velocità, ma di due qualità di dialogo. La qualità del dialogo con gli ortodossi è sicuramente diversa perché siamo molto vicini. Abbiamo gli stessi sacramenti, lo stesso ministero sacerdotale e la stessa venerazione per i santi e la Madonna. Con i protestanti ci sono più differenze, per cui è un’altra qualità di dialogo. Noi facciamo bene ogni dialogo e vediamo poi che cosa possiamo e cosa non possiamo fare. Non abbiamo in programma di rallentare o aumentare la velocità. I dialoghi hanno ciascuno i loro ritmi. Ci sono periodi di difficoltà e periodi in cui si va avanti. Non si deve esagerare una situazione attuale. Con molti protestanti siamo in buona sintonia, e molti protestanti sono contenti che noi manteniamo la linea”. È il dialogo della verità? “Sì. Dialogo della verità ma anche dialogo della carità. Sono due dimensioni che non si possono separare”. Dall’Agenzia SIR
Gen 16, 2009 | Cultura
Editoriale
LA CULTURA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI. DIALOGO CON LA SUA PRESIDENTE, MARIA VOCE – a cura di Antonio Maria Baggio – Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, descrive la radice della cultura del Movimento, collocandola nell’originaria esperienza di Chiara Lubich e delle prime focolarine. La spiritualità dell’unità dà vita, fin dall’inizio, ad una cultura di comunione, di popolo, attenta alle esigenze della vita quotidiana, all’impegno laicale nei diversi campi della vita associata. È una cultura che si sviluppa insieme alla vita del Movimento; essa dunque si articola anche in specifiche iniziative che riflettono gli scopi del Movimento stesso: dall’impegno nei diversi dialoghi (con cristiani non cattolici, con le grandi religioni, con le diverse culture), all’approfondimento di nuove prospettive di azione sociale, economica, politica. Per ciascuno di tali aspetti, sorgono gli strumenti culturali corrispondenti, dalle numerose case editrici alla recente esperienza universitaria.
Nella luce dell’ideale dell’unità
GESÙ MAESTRO – di Chiara Lubich – Questo discorso fu rivolto da Chiara Lubich il 17 febbraio 1971 agli abitanti della allora nascente cittadella dei Focolari di Loppiano. Ella sviluppa l’idea – espressione diretta del carisma dell’unità – dell’azione di Gesù-Maestro in tutti i luoghi e i momenti della vita quotidiana, così che l’intera cittadella può essere vista come una “scuola” che vive e si sviluppa alla presenza di Dio. In questa prospettiva, la ricerca della Verità non si limita allo strumento costituito dallo studio, ma si attua attraverso l’incontro vitale con la Sapienza che scaturisce dal Vangelo vissuto. ALLA SCUOLA DI CHI? – di Francesco Châtel – In una “società senza padri” appare più che mai urgente e centrale la questione di chi sia l’educatore. Guida, insegnante, testimone… sono molti gli aspetti che l’hanno caratterizzato nel corso dei secoli. Chiara Lubich si inserisce in questo percorso, e in particolare nell’alveo della pedagogia cristiana, presentando il Cristo quale maestro-modello che illustra non solo le caratteristiche che deve avere ogni educatore, ma si pone quale “unico Maestro”, quello che “abita tra” gli uomini. Ne deriva una chiara centralità della dimensione relazionale nell’educazione che trova riscontro in vari e affermati Autori.
Saggi e ricerche
LA VITA OLTRE LE SFIDE ATTUALI – di Flavia Caretta – Le sfide attuali alla vita ci interpellano quasi quotidianamente, anche per il progresso tecnologico dai ritmi vertiginosi che sembra sfuggire al controllo dell’uomo. Paradossalmente, queste minacce provengono anche dalla medicina, cioè da quell’ars medica nata proprio per tutelare la vita. L’Autrice richiama al criterio etico con il quale la singola persona, la società civile ed ecclesiale, le scienze, e tra queste anche la medicina, si devono sempre confrontare: la concezione della persona e la dignità della sua vita: alla luce di questo criterio si dovrebbero leggere anche i progressi scientifici ed elaborare i giudizi etici. Gli argomenti che confermano la dignità della persona, unica e irrepetibile, provengono ormai non solo dall’ambito teologico, ma da quello scientifico della biologia, della biochimica, della fisiologia. ROBERTO DE NOBILI E L’INDUISMO: IL SUO APPROCCIO TEOLOGICO – di Roberto Catalano – L’articolo affronta il pensiero e l’esperienza del gesuita italiano dalla prospettiva teologica, dalla quale emerge un De Nobili piuttosto controverso, che, sebbene aperto ad un adattamento culturale, di linguaggio e di comportamento, resta fermo sui principi fondamentali della teologia del suo tempo, tipicamente tomistica e tridentina. Questa però non impedisce a de Nobili la ricerca di strade nuove per facilitare la scoperta di Dio. Se, da un lato, la sua critica teologica si concentra sull’idolatria e sul concetto di avataras, dall’altro la sua spinta missionaria, la sua apertura intellettuale e la capacità di adattamento culturale lo portano alla definizione di concetti atti a facilitare la comprensione della “rivelazione cristiana”. Particolarmente motivante è il concetto di Guru divino, che emerge dalla cristologia di De Nobili e che gli permette di presentare il Cristo con categorie culturali provenienti dal contesto in cui vive. DALLA MORALE ALL’ETICA: SINONIMIA O ROTTURA SEMANTICA? – di Philippe Van den Heede – Partendo dalla sinonimia etimologica di “morale” e “etica”, l’Autore percorre brevemente la storia dei due termini e delle diverse interpretazioni che, di volta in volta, li hanno interessati. L’analisi si sposta dunque dal livello etimologico a quello delle variazioni culturali che incidono sui significati dei due termini e che toccano gli strati più profondi del percorso culturale dell’Occidente, attraverso lo sviluppo tecno-scientifico, la regressione della cristianità, la crisi delle grandi ideologie definitorie, l’affermarsi del pluralismo, la crescita dell’individualismo. Questo percorso complesso ha conferito a ciascuno dei due termini connotazioni proprie, costringendo coloro che li usano ad una esplicita definizione dei loro contenuti: pur rimanendo valido l’aspetto della sinonimia, si registra infatti una accentuazione della rottura semantica. IVI È PERFETTA, MATURA E INTERA… – di Giovanni Casoli – “Ivi è perfetta, matura e intera/ ciascuna disïanza”: l’articolo approfondisce il significato delle parole che Dante, nel canto XXII del Paradiso, pone sulla bocca di s. Benedetto, il quale in tal modo esprime la profondità teologica ultima dell’essere umano redento e salvato, nel momento in cui la sua storia si compie. L’Autore tratteggia le possibilità per ogni uomo di costruire la propria “storia di libertà” raggiungendo la verità del desiderio, quella che lo porta non verso la ricerca di un appagamento effimero e, per questo, strenuamente ed inutilmente ripetuto, ma verso l’essere-dono che lo rivela a se stesso nella sua provenienza e nel suo destino. ATTUALITA’ DI GUARDINI INTERVISTA A SILVANO ZUCAL – a cura di Anna Maria Canteri – A quarant’anni dalla morte del teologo e filosofo nato a Verona e vissuto in Germania, appare con sempre maggiore evidenza la rilevanza del suo pensiero. “Praeceptor Germaniae”, guida spirituale del suo tempo, Guardini, pur essendo pienamente partecipe del suo momento storico, si rivela sempre più capace di introdurre alla ricerca della Verità che non ha tempo. Indagatore della dinamicità dell’essere attraverso la sua “opposizione polare”, ispiratore dei giovani della “Rosa bianca”, egli sviluppa un pensiero potente, antropologicamente solido, e profondamente anti-ideologico. Silvano Zucal guida il lettore lungo il percorso intellettuale ed esistenziale guardiniano, mettendo in rilievo la coerenza e la continuità di un pensiero apparentemente non sistematico.
Per il dialogo
GESÙ ABBANDONATO E LA TRADIZIONE ANGLICANA: PENSIERI PRELIMINARI – di Callan Slipper – Nella prima parte dell’articolo, l’Autore comincia con un’analisi breve, sotto tredici punti, di Gesù Abbandonato nel pensiero di Chiara Lubich, in modo da mettere in rilievo il novum del suo approccio. Successivamente, prende in considerazione lo sviluppo del pensiero dottrinale della tradizione Anglicana circa l’opera di redenzione compiuta da Gesù in croce, individuandone quattro distinti periodi di sviluppo: l’epoca delle basi fondamentali, gli apprendimenti esperienziali, l’approfondimento biblico-storico e le nuove aperture dell’epoca moderna. L’Autore conclude mettendo in rilievo il rapporto fra il pensiero di Chiara e la tradizione Anglicana: da un lato, ciò che Chiara presenta è in un senso profondo un compimento e un completamento ulteriore di ciò che si trova nella tradizione Anglicana e, dall’altro lato, la tradizione Anglicana sottolinea e arricchisce alcuni aspetti importanti del pensiero di Chiara.
Spazio letterario
IL REGALO DELL’ARTISTA – di Isaline Bourgenot Dutru. «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
ECONOMIA E BENE COMUNE. SPILLI, TORTE, SECCHI BUCATI E ALTRO ANCORA. – Benedetto Gui commenta l’analisi con la quale Zamagni, nel suo L’economia del bene comune (Città Nuova, Roma 2007) mette in rilievo la profondità e l’attualità di un concetto classico, oggi non sempre inteso rettamente. PIERO CODA E LA LIBERA “VERITÀ” DEL CRISTIANESIMO – Massimo Donà presenta il recente libro di Piero Coda, Dio che dice Amore (Città Nuova, Roma 2007), incentrato sulla relazionalità originaria di Dio Amore. DIO E CESARE – di Marco Aquini – A partire dall’episodio evangelico, Giuseppe Dalla Torre, in Dio e Cesare. Paradigmi cristiani nella modernità (Città Nuova, Roma 2008), sviluppa alcuni dei temi centrali del rapporto tra Chiesa e ordine politico. INDICI «NUOVA UMANITÀ» 2008 – a cura di Valentina Raparelli. XXX, Novembre-Dicembre 2008/6, n. 180
Gen 16, 2009 | Chiara Lubich
Riportiamo lo stralcio di un’intervista rilasciata nel 2004 da Chiara Lubich, in cui sviluppa l’incontro e il rapporto suo e del Movimento dei focolari con l’ebraismo. Nel 1998, durante un viaggio a Buenos Aires, aveva incontrato membri della Comunità Ebraica di Argentina e Uruguay, su invito della B’nai B’rith Argentina e di altre organizzazioni… “Quando mi stavo preparando all’incontro di Buenos Aires, il mio primo desiderio era di conoscere più profondamente i miei “fratelli maggiori” per intrecciare con loro una relazione profonda, nutrita di doni reciproci, così come fanno fratelli che si scoprono tali dopo lungo tempo e si amano. Mi chiedevo: se la semplice “regola d’oro”, di cui ho parlato, riesce a farci fraternizzare – se non sempre in Dio, almeno nella fede di un Essere superiore – con i fedeli di altre religioni, che cosa potrà avvenire se il Signore ci chiarirà questa sua volontà di approfondire la relazione fraterna fra noi, ebrei e cristiani, che abbiamo in comune il patrimonio inestimabile della Bibbia in quello che noi chiamiamo l’Antico Testamento? Mi ero lasciata illuminare da tante divine verità che costellano la tradizione ebraica. Ero rimasta sorpresa, come dicevo, nel toccare con mano la sintonia tra la spiritualità che ha preso forma dalle parole del Vangelo diventate per noi vita, e le parole dell’Antico Testamento”. (G.B. Bunori, La croce e la sinagoga, Ed. FrancoAngeli 2005, pagg 119-127) Leggi l’intervista
Gen 15, 2009 | Ecumenismo
Intervista al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani La “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, quest’anno è incentrata sul tema “Che formino una sola cosa nella tua mano”, tratto dal libro del profeta Ezechiele (37,17). Card Kasper: Questo tema è stato scelto dai cristiani della Corea, e la Corea è un Paese diviso. Questa immagine del profeta Ezechiele era perciò per loro molto importante: due legni spezzati che, nelle mani di Dio, diventano di nuovo uno. Questa è un’immagine per l’unità della Chiesa: la Chiesa è in qualche modo spezzata, non soltanto in due, ma in molte parti. Ora, noi non siamo meccanici che con viti o collante riescono a ricostruire un’unica Chiesa, ma noi riponiamo questi pezzi spezzati nelle mani di Dio. Sono mani buone e Dio può ottenere l’unità della Chiesa, non noi con le nostre organizzazioni. Ecco perché affidiamo a Lui l’unità della Chiesa nelle nostre preghiere. D. – Quest’idea di lasciare il lavoro ecumenico in qualche modo nelle mani di Dio, però allo stesso tempo non toglie a noi la responsabilità di continuare in modo molto pratico a proseguire con questo cammino, nonostante le tante difficoltà… R. – Certamente non toglie la nostra responsabilità. Sì, ci sono difficoltà, oggi, ma non sono soltanto difficoltà: ci sono anche molti successi. L’anno scorso abbiamo compiuto buoni passi in avanti con le Chiese ortodosse; il Patriarca ecumenico è venuto a Roma tre volte: non era mai accaduto nella storia! Ha parlato al Sinodo dei vescovi, ed anche questo è stato un evento storico. Sono venuti due Patriarchi armeni e ci sono stati anche molti altri incontri positivi con gli ortodossi. C’è stata anche la nostra partecipazione ai funerali del Patriarca Alessio II: siamo stati accolti con grande amicizia e gentilezza a Mosca. Ma anche con le Chiese e le comunità ecclesiali della Riforma abbiamo compiuto dei progressi, abbiamo raccolto i frutti di un dialogo di più di 40 anni con gli anglicani, i luterani, i riformati, i metodisti … Abbiamo mostrato i progressi fatti, quanti sospetti e quanti pregiudizi sono stati superati… E’ stato veramente incoraggiante! Ma abbiamo anche identificato le difficoltà, le differenze profonde che ancora esistono. Identificare un problema è già metà della soluzione e per questo possiamo ora proseguire con i nostri partner per risolvere anche i problemi che sono ancora aperti. Io sono un uomo di fiducia e di speranza e penso che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà: le difficoltà sono una sfida a risolverle. (di Philippa Hitchen – Radio Vaticana)
Gen 12, 2009 | Non categorizzato
1965 – Perché Dio ci ha abbandonato? Questo grido angosciato sale dal cuore della foresta equatoriale del Camerun occidentale dalla tribù dei Bangwa in via di estinzione per l’altissima mortalità infantile a causa della malattia del sonno. Sembrava inascoltato. Le autorità della tribù si recano dal vescovo di Buea (capoluogo della regione sud-occidentale), mons. Peeters, perché faccia pregare anche i cristiani. Il vescovo viene a Roma per il Concilio. Chiede a Chiara Lubich di intraprendere questa missione nel cuore dell’Africa. Febbraio 1966 – Giungono a Fontem i primi focolarini, tra cui medici e infermieri, già da tre anni in una regione vicina. Avviano il primo dispensario in una capanna. Giugno 1966 – Chiara li raggiunge per la posa della prima pietra dell’ospedale. E’ accolta da tutto il popolo – a grandissima maggioranza di religione tradizionale – con canti e danze, come la risposta di Dio alle loro preghiere. Gennaio 1969 – Chiara vi ritorna per inaugurare il primo reparto dell’ospedale. Nel discorso inaugurale riconosce i valori che ha trovato nel popolo bangwa: “Mai, in nessun posto, ho trovato tale gentilezza, bontà, valori umani così profondi, così tanto amore e fede come qui a Fontem”. Guardando poi da un’altura la conca di Fontem confida un’intuizione: “Qui sorgerà una città. Diventerà famosa non tanto per le ricchezze materiali, ma perché vi brillerà la luce che scaturisce dall’amore fraterno, tenuto acceso fra noi nel nome di Dio”. Di qui cogli anni, lo spirito di unità si irradierà in tutto il continente. Su Fontem è stato scritto un libro: “Fontem un popolo nuovo”, Michele Zanzucchi, Città Nuova. E’ stato girato un documentario dal titolo “Il miracolo nella foresta” premio speciale dall’ Agrofilm festival di Nitra in Slovacchia. Il “fenomeno di Fontem” è stato studiato sotto il profilo sociologico. I risultati sono stati presentati al 1° Congresso internazionale di “SocialOne”, espressione dei Focolari nel campo della sociologia.
Gen 10, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Maggio 2000 – Chiara ritorna in quella remota regione. Quell’area dimenticata è ora disseminata di case, strade, una centrale idroelettrica, attività lavorative, chiese. L’ospedale diviene centro specializzato per le malattie tropicali e si contraddistingue per la battaglia contro la malattia del sonno, attualmente sconfitta. Si è aperto un reparto per la cura dell’Aids. Vi lavorano oltre 100 persone. Le strade rompono l’isolamento. Un college con tutte le classi inferiori e superiori, equiparate alle scuole inglesi, consente a tanti ex studenti di occupare posti di responsabilità nel Paese e all’estero. C’è chi, costretto ad emigrare, attirato dalla vita che sta fiorendo a Fontem, vi fa ritorno. Fontem è diventato un distretto del Camerun anglofono e, con altre località ad essa legate, ha ora una popolazione di circa 80.000 abitanti. Una terra senza conflitti – In quel maggio 2000, l’attuale Fon dott. Lukas Njifua, (il leader spirituale e civile), esprime a Chiara la sua gratitudine più per l’aiuto spirituale ricevuto dal Movimento che per le molte opere realizzate. Lo ribadirà in un’intervista: “La spiritualità del focolare ha cambiato le persone. Ci ha aiutato a non fare guerre. Non c’è criminalità. Per chi vive così non ci sono problemi nella famiglia, questioni di proprietà della terra, di stregoneria… La morale è più alta. Anche per la lotta alla piaga dell’Aids è importante“. In segno di riconoscenza Chiara è investita del titolo di “Mafua Ndem” (regina inviata da Dio). dal popolo bangwa e da quello continguo, mundani, nella cornice di una grande festa. E’ l’anno del Grande Giubileo del 2000, anno della riconciliazione e del perdono. Rivolgendosi a chi – ed è la maggioranza – non è cristiano, ricorda che “ognuno è liberissimo di seguire altre fedi”, ma con forza afferma che “non è libero di non amare, perché le religioni, in genere lo esigono”. Chiara propone “un patto di amore vicendevole, forte e vincolante. Come una specie di giuramento che ci impegna ad essere sempre nella piena pace tra di noi e di ricomporla ogni volta che si fosse incrinata”. E’ la scintilla di una nuova evangelizzazione che ha per primi protagonisti i leader del popolo bangwa e via via di altre tribù. Un piano organico viene messo a punto tra Chiara e il fon di Fontem che per primo si impegna davanti al suo popolo a vivere lo spirito di amore e di unità del Vangelo. E’ lo stesso Fon che coinvolge i capitribù e i notabili. Ci sono voluti anni perché la popolazione si convincesse della sincerità e trasparenza dei nuovi abitanti. D’altro canto, da parte dei focolarini, continuo è l’impegno di inculturazione, “tagliando le radici della propria cultura” per “entrare” e apprezzare valori e costumi africani. Nasce una piena collaborazione. Nel 1992 Chiara è a Nairobi dove dà il via ad una scuola per l’inculturazione secondo la spiritualità dell’unità dei Focolari, per valorizzare “i semi del Verbo” presenti nelle culture africane.
Gen 9, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Primavera 1969 – Chiara coinvolge i giovani del nascente movimento gen in una mobilitazione mondiale di comunione dei beni durata più di un decennio che prenderà il nome di Operazione Africa. Indica come obiettivo della loro generazione contribuire a suscitare popoli nuovi nella prospettiva di un mondo unito. Ma ciò richiede di contribuire a sanare le ferite provocate da secoli di colonizzazione. E’ questione di “giustizia colmare il debito che il mondo occidentale ha verso il continente africano”. E mostra loro il volto sconosciuto dell’Africa, quei valori di cui le società occidentali sono carenti. I giovani, e non solo loro, vi risponderanno. In quello stesso anno, Chiara lancia ai giovani una nuova campagna di solidarietà: il Progetto Africa. Questa volta insieme ai giovani del mondo, anche i giovani bangwa, sono coinvolti, non solo a favore di Fontem, ma di tutti i popoli africani, nel segno dello scambio di ricchezze tra diverse culture. Un progetto tuttora in atto. (altro…)
Gen 8, 2009 | Cultura
Dialogo
Le letterine dei primi tempi. Chiara scrive… Con il primo numero dell’anno iniziamo a pubblicare una serie di lettere inedite indirizzate da Chiara a diversi interlocutori durante i decenni di nascita e crescita del Movimento dei Focolari a Trento. Un patrimonio ancora poco conosciuto e quasi totalmente inedito.
Il Punto
L’anello debole di Michele Zanzucchi
Editoriali
Quando ancora non c’erano le chiese di Nedo Pozzi Questione morale, regole alla politica di Paolo Lòriga Il paesaggio bene comune di Elena Granata
Primo Piano
Esordio in sordina. L’anno del “basta consumi” di Paolo Lòriga Il 2009 eredita una pesante crisi. Ciascuno si sente impotente. Eppure, alcuni fenomeni in corso nella società possono rilanciare il Paese. I pareri di De Rita e Bruni. 2009 da ridere (per non piangere). L’anno che verrà di Aurelio Molè Per una volta non prendiamoci sul serio. Con così tante nefaste previsioni che aumentano la depressione ne pre-sentiamo una comica e surreale.
Uomini e vicende
Cipro. L’isola dei popoli fratelli di Roberto Catalano Focus su un Paese diviso in due. I tentativi di riconciliazione tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, e la cura delle ferite ancora aperte.
Tre domande a…
La RU486 Intervista al prof. Andrea Virdis La cura delle ferite. Separati, ma genitori per sempre di Ezio Aceti Soli o con un’altra convivenza: i consigli dell’esperto per mantenere il corretto rapporto con i figli. Sono circa 2 milioni i figli di separati Rifugiati. Fare sistema di Aurora Nicosia Aumenta il numero delle persone richiedenti asilo, tra cui sono numerosi anche i minori. Nelle città la sfida dell’integrazione. Scuola media. Anni decisivi di Giulio Meazzini Chi sono gli scolari di oggi? Cosa hanno in testa? In quale mondo vivono? Una storia.
Dal vivo
Davanti alla vita. Quei ragazzi dell’isola di Oreste Paliotti Il percorso verso la libertà dei giovani dell’istituto penale di Nisida. A colloquio con due loro educatori. Un volto, una storia. Mani miracolose di Caterina Ruggiu La vicenda di Ben Carson, un ragazzino nero dei sobborghi di Detroit, oggi un’autorità indiscussa nel campo della neurochirurgia. I lettori ci scrivono. “Traslocare” da Gerusalemme di Mirella Bendini Il dramma di una madre davanti alla “partenza inspiegabile” del figlio. Controcorrente. Il ritmo della vita di Stefano Cavallo Uno spettacolo fatto da non professionisti, che vede genitori e figli insieme come attori, cantanti e ballerini.
Cultura
Credere e no. Dare laicamente di Piero Taiti Qual è il corrispettivo dell’amore reciproco cristiano? Uguaglianza o fraternità? Riflessioni che stimolano. Civiltà in altalena. Donne e uomini in giallo di Gianni Abba Un poliziesco intrigante e di successo. Una fotografia della società di oggi e di domani. O no?
Gen 3, 2009 | Chiesa

2-4 GENNAIO 2009 centro Mariapoli – Castelgandolfo
http://unavia.focolare.org
In risposta alla frammentazione e all’individualismo dilagante. Attesi 500 seminaristi da 4 continenti
Celebrazione eucaristica del 3 gennaio presieduta dal Card. Zenon Grocholewski Prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica
Il 4 gennaio, in piazza s. Pietro, per l’Angelus con Benedetto XVI
comunicato stampa n. 1
– 18.12.2008
comunicato stampa n. 2
– 30.12.2008
comunicato stampa n. 3
– 2 gennaio 2009
comunicato stampa n. 4
– 4 gennaio 2009
programma del congresso 
Dic 31, 2008 | Parola di Vita
Hai mai frequentato una comunità viva di cristiani veramente autentici? Hai mai assistito a qualche loro assemblea? Ne hai penetrato la vita? Se sì, avrai notato che vi sono molte funzioni in coloro che la compongono: chi ha il dono di parlare e ti comunica realtà spirituali che ti toccano l’anima; chi ha il dono d’aiutare, di assistere, di provvedere e ti fa meravigliare di fronte ai successi raggiunti a beneficio di quanti soffrono; chi insegna con tanta sapienza da infonderti una nuovissima forza alla fede che già possiedi, chi ha l’arte di organizzare, chi di governare; chi sa capire quelli che avvicina ed è distributore di consolazione ai cuori che ne abbisognano.
Sì, tutto questo puoi sperimentare, ma soprattutto ciò che ti colpisce in una comunità così viva è l’unico spirito che tutti informa e ti sembra di sentir aleggiare e fa di quella originale società un unum, un solo corpo.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Anche Paolo, e lui in modo particolare, si è trovato di fronte a comunità cristiane vivissime, suscitate proprio dalla sua straordinaria parola.
Una di queste era quella, giovane, di Corinto, nella quale lo Spirito Santo non era stato parco nel diffondere i suoi doni o carismi, come si chiamano. Anzi, in quel tempo se ne manifestavano di straordinari, per la speciale vocazione che aveva la Chiesa nascente.
Senonché, questa comunità, fatta l’esperienza esaltante dei vari doni elargiti dallo Spirito Santo, aveva conosciuto anche rivalità o disordini, proprio fra coloro che ne erano stati beneficiati.
Fu necessario allora rivolgersi a Paolo, che era ad Efeso, per avere dei chiarimenti.
Paolo non esita e risponde in una delle sue straordinarie lettere, spiegando come vadano usate queste grazie particolari.
Egli spiega che esiste diversità di carismi, diversità di ministeri, come quello degli apostoli o dei profeti o dei maestri, ma che uno solo è il Signore da cui provengono. Dice che nella comunità esistono operatori di miracoli, di guarigioni, persone portate in modo eccezionale all’assistenza, altre al governo, come esiste chi sa parlar lingue, chi le sa interpretare, ma aggiunge che uno solo è Dio da cui hanno origine.
E allora, siccome i vari doni sono espressioni dello stesso Spirito Santo, che li infonde liberamente, non possono non essere in armonia fra di loro, non possono non essere complementari. Essi non servono al godimento personale, non possono essere motivo di vanto, o di affermazione di sé, ma sono dati per una finalità comune: costruire la comunità; la loro finalità è il servizio. Non possono quindi generare rivalità o confusione.
Paolo, pur pensando a doni particolari che riguardavano proprio la vita della comunità, è dell’avviso che ogni membro di essa ha la sua capacità, il suo talento da far trafficare per il bene di tutti, e ognuno deve essere contento del proprio.
Egli presenta la comunità come un corpo e si domanda: “Se il corpo fosse tutto occhio dove sarebbe l’udito? E se fosse tutto udito dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo come Egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?”. Invece:
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se ognuno è diverso, ognuno può essere dono per gli altri, e con ciò essere se stesso e realizzare il proprio disegno di Dio nei confronti degli altri.
E Paolo vede nella comunità, in cui i diversi doni funzionano, una realtà cui dà uno splendido nome: Cristo. Il fatto è che quell’originale corpo che compongono i membri della comunità è veramente il Corpo di Cristo. Cristo infatti continua a vivere nella sua Chiesa e la Chiesa è il suo corpo. Nel battesimo, infatti, lo Spirito Santo incorpora in Cristo il credente, che viene inserito nella comunità. E lì tutti sono Cristo, ogni divisione è cancellata, ogni discriminazione è superata.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Se il corpo è uno, i membri della comunità cristiana attuano bene il loro nuovo modo di vivere se realizzano fra loro l’unità, quell’unità che suppone la diversità, il pluralismo. La comunità non assomiglia ad un blocco di materia inerte ma ad un organismo vivente con diverse membra.
Il provocare le divisioni è, per i cristiani, fare il contrario di quanto devono.
“Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo”.
Come allora vivrai questa nuova Parola che la Scrittura ti propone?
Occorre che tu abbia un grande rispetto per le varie funzioni, per i doni e i talenti della comunità cristiana.
Bisognerà che tu dilati il cuore su tutta la varia ricchezza della Chiesa e non solo della piccola Chiesa che frequenti e ti è nota, come la comunità parrocchiale o l’associazione cristiana cui tu sei legato, oppure il Movimento ecclesiale di cui sei membro, ma della Chiesa universale, nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Tutto devi sentir tuo, perché sei parte di questo unico corpo.
E allora, come tieni in considerazione e proteggi ogni membro del tuo corpo fisico, così devi fare per ogni membro del corpo spirituale. (…)
Per tutti devi avere stima, far la tua parte perché possano rendersi utili alla Chiesa nel migliore dei modi. (…)
Non disprezzare intanto ciò che Dio ti domanda là dove sei, per quanto il lavoro quotidiano ti possa sembrare monotono e senza grandi significati: apparteniamo tutti ad un medesimo corpo e, come membro, ognuno partecipa all’attività dell’intero corpo, rimanendo al posto che Dio ha scelto per lui.
L’essenziale poi è che tu possegga quel carisma che, come annunzia Paolo, supera tutti gli altri ed è l’amore: l’amore per ciascun uomo che incontri, l’amore per tutti gli uomini della terra.
E’ con l’amore, con l’amore reciproco, che le molte membra possono essere un sol corpo.
Chiara Lubich
Dic 29, 2008 | Centro internazionale, Spiritualità
Se uno non vuol credere, è libero di farlo: Dio ha impresso il sigillo della sua grandezza sull’uomo facendolo libero. Solo che Egli insegna a usare la libertà come libertà dal male e non come libertà dal bene. L’uomo in Dio, è libero di amare : cioè di vivere ; contro Dio, è libero di fare il male, cioè di morire. Chi cerca trova. Chi cerca Dio, lo trova. Chi lo ascolta, lo sente. La sua voce insegna a capovolgere di continuo le opinioni correnti, per stabilire uomini e cose nel disegno divino, che è l’immortalità nella bellezza. La malattia tormenta: chi l’accetta con lo spirito del Crocifisso ne fa una chimica di purificazione di sé, e un contributo alla Passione di Cristo. Quell’uomo è ingrato, è odioso: ricontemplandolo con gli occhi del comune Padre diventa il fratello, che ha bisogno d’aiuto. Quelle parole ci offendono: se le esaminiamo nella luce del Padre esse ci consentono di patire e di perdonare, e cioè di compiere un balzo nell’ascesa che ordinariamente richiederebbe forse anni di riflessione. Il Signore mostra l’altra faccia delle cose: quella da cui Egli le vede. Il male si volta in bene, il dolore in amore, la solitudine umana in colloquio con gli angeli e i beati, con Maria e con la Trinità. La prigione si trasfigura in libertà sui piani del Paradiso; la fame in olocausto a Dio. La povertà si fa ricchezza, l’ignominia diventa gloria; la tenebra ricolma di luce. Ci si accorge che i cattivi, i quali parevano sopraffarci, diventano nostri collaboratori: agenti involontari della nostra santità. La bruttezza così diviene bellezza, la disgrazia un’apertura alla grazia. La storia macina come un mulino fragoroso e pulverulento, da cui esce la farina, con la quale si fa il pane. È un motore, che, coi materiali terreni, guerra, lotte, epidemie, odi, e anche con grano e acqua e metalli ed energie terrestri, allestisce l’avvicinamento allo spirito. E si vede che tutta la creazione – come apparve a san Paolo – anela a convergere in Cristo, dove avviene l’innesto definitivo tra umano e divino, tra terra e cielo, tra materia e spirito. Chi guarda solo l’aspetto terreno, caduco, negativo – quello di qua, verso la sfera umana – rinunzia alla zona più estesa della vita; diventa solo oggetto di morte, della quale uomini ed eventi si fanno artefici. S’avvicina Natale. Per uno monocolo, s’avvicina il freddo, il buio, la fame. Per chi vede in Dio, con l’occhio umano e l’occhio divino, s’avvicina la Redenzione, che è gioia, vita, deificazione. Il Natale, immagine del paradosso che è per gli uomini la Redenzione. Esso scopre i modi d’agire del Padre celeste, il quale d’una stalla fa la stanza dell’Eterno, l’incontro della purezza e della bellezza. Egli può far nascere l’Uomo-Dio nella dimora glabra, logora, che è la persona d’un vecchio: persona che è tempio dello Spirito Santo, se vuole, e dunque ritrovo di angeli che cantano la gloria a Dio e la pace agli uomini ben disposti. Da Diario di Fuoco, Città Nuova, Roma 200510 (altro…)
Dic 6, 2008 | Chiara Lubich, Spiritualità
Era il 7 dicembre 1943. Ecco come lei stessa ricorda quel momento, quando, di prima mattina, sola, era al Collegio Serafico dei Cappuccini: là, nella cappella, l’aspettava un sacerdote. Al momento della Comunione, aveva pronunciato il suo sì per sempre a Dio, la roccia su cui tutto ebbe inizio: “Immaginate, una ragazza innamorata: innamorata di quell’amore che è il primo, il più puro, quello non ancora dichiarato, ma che comincia bruciare l’anima. Con una sola differenza: la ragazza innamorata così, su questa terra, ha negli occhi la figura del suo amato; questa, non lo vede, non lo sente, non lo tocca, non ne avverte il profumo, con i sensi di questo corpo, ma con quelli dell’anima, attraverso i quali l’amore è entrato e l’ha invasa tutta. Di qui una gioia caratteristica, difficile a riprovare nella vita, gioia segreta, serena, esultante. La chiesetta era adornata alla meglio. Sullo sfondo campeggiava una Madonna Immacolata. Prima della comunione ho visto, in un attimo, quello che stavo per fare: avevo attraversato un ponte con la consacrazione a Dio; il ponte mi crollava dietro le spalle, non sarei più potuta tornare nel mondo. Io mi sposavo, sposavo Dio. Ed era quel Dio che più tardi si sarebbe manifestato come abbandonato. Quell’aprire gli occhi su ciò che stavo facendo – ricordo – è stato immediato, breve, ma così forte che mi è caduta una lacrima sul messalino. Credo di aver fatto la strada di ritorno verso casa di corsa. Mi sono soffermata soltanto vicino, mi sembra, al Vescovado, a comperare tre garofani rossi per il Crocifisso che mi attendeva in camera, sarebbero stati segno della festa comune”. (altro…)
Dic 5, 2008 | Spiritualità
La Parola ottiene tutto. La dove si vive la Parola si ottengono innumerevoli grazie, ed è logico, Gesù lo ha detto: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15,7). La Parola suscita inoltre, come altro frutto, l’unione con Dio. Quando le persone si impratichiscono un po’ nel vivere la Parola di Dio avvertono nella loro anima la comunione con Gesù, parlano con lui con tanta facilità, lo invocano nei momenti di necessità, godono della sua presenza nel profondo dell’anima perché è nato insomma, nel loro cuore, l’alberello della vita interiore. La Parola dà la speranza della vita eterna. Vedendo realizzarsi quotidianamente tutte le promesse evangeliche ad una ad una, si è certi che un giorno si possa aprire, per la Parola, la porta del Cielo: “il centuplo in questa vita e la vita eterna” ha detto Gesù (cf Lc 18,29). La Parola ci fa uno: provoca l’unità. Come nelle piante, con l’innesto, due rami scorzati, per il contatto delle due parti vive diventano una sola cosa, così due anime “scorzate” dell’umano mediante la Parola di vita vissuta, si consumano meglio in uno. La Parola messa in pratica crea la comunità; ma creando la comunità cristiana dà origine ad una porzione di Chiesa viva, per cui ciò che ne deriva è veramente qualcosa di nuovo. Prima infatti di avere questa particolare comprensione della Parola di Dio e di metterla in pratica in questa maniera, in genere le persone che s’imbattono nel Movimento tutt’al più la meditavano, la penetravano con la mente, ne traevano qualche considerazione e, se erano ferventi, qualche proposito. Nel Movimento invece succede qualcosa di diverso. La Parola, al continuo contatto con la vita nelle più varie applicazioni, provoca una trasformazione del modo di vivere cristiano. Per cui chi osserva dal di fuori il fenomeno che sta avvenendo si meraviglia, alle volte, di trovare al posto di una parola del Vangelo meditata e approfondita, una comunità cristiana viva e si domanda quale strana meditazione sia quella che ci siamo proposti sulla Parola di Dio. Chiara Lubich Tratto da: Vivere. La Parola che rinnova – Città Nuova Editrice, Roma 2008 (altro…)
Dic 1, 2008 | Centro internazionale
A prima vista, chi volesse immaginare Igino Giordani scorrendone la biografia potrebbe ricorrere a diverse rappresentazioni: la compassata figura di parlamentare che compie discorsi importanti sulla pace nel mondo e sul disarmo totale durante la Guerra Fredda, oppure il calmo ed erudito scrittore che dalle pareti della Biblioteca Vaticana traduce, commenta e divulga i Padri della Chiesa, o ancora l’ispirato confondatore che al fianco di Chiara Lubich sostiene l’edificazione del nascente Movimento dei Focolari. Chissà com’era da ragazzino, uno così! Forse uno scolaro deamicisiano alla Derossi? Nient’affatto. È più vicino alla realtà immaginarlo – ancora bambino – con la cazzuola in mano, accanto al padre, nel costruire muri. O ancora vederlo sguazzare in modo selvaggio nelle acque dell’Aniene, nonostante le raccomandazioni di mamma e papà. O sfidare i ragazzini del rione storicamente avverso al suo, sul ponte che delimitava il confine. La giovinezza di Igino è stata tumultuosa e vivace. Igino, se li è conquistati gli studi, in senso letterale. Mentre lavorava come muratore, ancora dodicenne, invece di fischiettare qualche motivetto si metteva a far prediche in un latino che non conosceva, e che aveva appreso nei canti durante le funzioni religiose, in quei primi anni del Novecento. Questo gioco innocente era spiato dal Sor Facchini, – un facoltoso tiburtino datore di lavoro del papà di Igino – il quale comprese che questo ragazzino, esile e rosso di capelli, era fatto per gli studi e non per l’edilizia. Gli pagò la retta per il seminario, e Igino cominciò a studiare. Da scavezzacollo qual era stato, cresceva e maturava negli studi. Fu premiato per i suoi traguardi intellettuali, era ben voluto dai professori, al punto che qualcuno lo ammetteva in classe più come collaboratore che come alunno. Arriviamo all’anno 1914: il diploma di Igino coincide con l’ingresso del mondo in guerra. La sua indole temeraria e la sua profonda convinzione cristiana portano Igino a sfidare i facinorosi che, durante i comizi guerrafondai, straparlano di potenza, di morte e di vittoria militare. Viene invitato a calmarsi, se non vuole essere picchiato. Ma tant’è… il pacifismo del giovane Igino rimane inesorabilmente coerente nella scuola militare dove viene addestrato alla tattica di guerra: sul manuale che gli danno da studiare scriverà «qui si studia la scienza dell’imbellicità». Eh sì che ci voleva poco, a quei tempi, ad essere accusati di tradimento! Ma Igino vive controcorrente, sempre, con radicalità, avendo scelto di vivere secondo l’insegnamento cristiano: perfino in trincea, dove non spara mai un sol colpo contro il nemico, per non uccidere un altro figlio di Dio. Perfino quando, chiamato – proprio in virtù della sua giovanissima età – a far brillare un reticolato nemico, resterà gravemente ferito, e nelle corsie dell’ospedale di Milano troverà sollievo nel Crocifisso appeso al muro. Scanzonato e ironico, durante la lunga degenza all’ospedale militare, fra operazioni chirurgiche che ne mettono in pericolo la vita, ha il tempo per laurearsi con una tesi sul comico nella Divina Commedia, e intanto prende lezioni di violino. Controcorrente e radicale: la gioventù di Igino lascia intravedere il solco che tanti altri giovani nel Ventesimo secolo, ispirati all’ideale dell’unità, intraprenderanno. di Alberto Lo Presti – pubblicato su “Fuoco vivo. Igino Giordani oggi” del 25 novembre 2008 (altro…)
Nov 30, 2008 | Parola di Vita
Ricordi? E’ la parola che Gesù rivolge al Padre nel giardino del Getsemani e dà senso alla sua passione, seguita dalla resurrezione. Essa esprime in tutta la sua intensità il dramma che si svolge nell’intimo di Gesù. E’ la lacerazione interiore provocata dalla ripugnanza profonda della sua natura umana dinanzi alla morte voluta dal Padre.
Ma Cristo non ha atteso quel giorno per adeguare la sua volontà a quella di Dio. Lo ha fatto tutta la vita.
Se questa è stata la condotta di Cristo, questo deve esser l’atteggiamento di ogni cristiano. Anche tu devi ripetere nella tua vita:
“Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Forse finora non ci hai pensato, anche se battezzato, anche se figlio della Chiesa.
Forse hai ridotto questa frase ad una espressione di rassegnazione, che si pronuncia quando altro non si può fare. Ma non è questa la sua vera interpretazione.
Stammi a sentire: nella vita puoi scegliere due direzioni: fare la tua volontà o liberamente scegliere di fare la volontà di Dio.
Ed avrai due esperienze: la prima, presto deludente, perché ti vuoi arrampicare sul monte della vita con le tue idee limitate, con i tuoi mezzi, con i tuoi poveri sogni, con le tue forze.
Di qui, presto o tardi, l’esperienza del tran tran di un’esistenza che conosce la noia, l’inconclusione, il grigiore e, a volte, la disperazione.
Di qui una vita piatta, anche se la vuoi rendere colorita, che non soddisfa mai l’intimo più profondo di te. Lo devi confessare, non puoi negarlo.
Di qui ancora, alla conclusione, una morte che non lascia traccia: qualche lacrima e l’inesorabile totale universale dimenticanza.
La seconda esperienza: quella nella quale ripeti anche tu:
“Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Vedi: Dio è come il sole. Dal sole partono tanti raggi che baciano ogni uomo. Sono la volontà di Dio su di loro. Nella vita il cristiano, e anche l’uomo di buona volontà, è chiamato a camminare verso il sole, nella luce del proprio raggio, diverso e distinto da tutti gli altri. E compirà il meraviglioso, particolare disegno che Dio ha su di lui.
Se anche tu così farai, ti sentirai coinvolto in una divina avventura mai sognata. Sarai attore e spettatore insieme d’un qualcosa di grande, che Dio opera in te e, attraverso te, nell’umanità.
Tutto quello che ti succederà, come dolori e gioie, grazie e disgrazie, fatti notevoli (quali successi e fortune, incidenti o morti di cari), fatti insignificanti (come il lavoro quotidiano in casa, in ufficio o a scuola) tutto, tutto acquisterà un significato nuovo perché a te offerto dalla mano di Dio che è Amore. Egli vuole, o permette, ogni cosa per il tuo bene. E se prima lo penserai solo con la fede, poi vedrai con gli occhi dell’anima un filo d’oro legare avvenimenti e cose e comporre un magnifico ricamo: il disegno, appunto, di Dio su di te.
Forse questa prospettiva t’attira. Forse vuoi sinceramente dar il più profondo senso alla tua vita.
Allora ascolta. Anzitutto ti dirò quando devi fare la volontà di Dio.
Pensa un po’: il passato se n’è andato e non puoi rincorrerlo. Non ti resta che metterlo nella misericordia di Dio. Il futuro ancora non c’è. Lo vivrai quando diverrà attuale. In mano hai solo il momento presente. E’ in quello che devi cercare di adempiere la parola:
“Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Quando vuoi fare un viaggio – e la vita è pure essa un viaggio – stai buono sul tuo sedile. Non ti viene in mente di camminare su e giù per il vagone.
Così farebbe chi volesse vivere la vita sognando un futuro che ancora non c’è, o pensando al passato che mai tornerà.
No: il tempo cammina da sé. Occorre star fermi nel presente e arriveremo al compimento della nostra vita quaggiù.
Mi chiederai: ma come distinguere la volontà di Dio dalla mia?
Nel presente non è difficile sapere quale sia la volontà di Dio. Ti indico una via. Ascolta dentro di te: c’è una voce sottile, forse da te soffocata troppe volte e divenuta quasi impercettibile. Ma sentila bene: è voce di Dio . Essa ti dice che quello è il momento di studiare, o di amare chi ha bisogno, o di lavorare, o di superare una tentazione, o di seguire un tuo dovere di cristiano, o un altro di cittadino. Essa t’invita ad ascoltare qualcuno che ti parla in nome di Dio, o ad affrontare con coraggio situazioni difficili…
Ascolta, ascolta. Non far tacere quella voce: è il tesoro più prezioso che possiedi. Seguila.
Ed allora momento per momento tu costruirai la tua storia, che è storia umana e divina insieme, perché fatta da te in collaborazione con Dio. E vedrai meraviglie: vedrai cosa può operare Dio in una persona che dice, con tutta la sua vita:
“Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Chiara Lubich
Nov 26, 2008 | Cultura
Il Punto
Giustizia, virtù destabilizzante di Michele Zanzucchi
Editoriali
Kivu, non è scontro etnico di Vincenzo Buonomo Caso Eluana, serve una legge di Daniela Notarfonso Musulmani e cattolici, si va avanti di Adnane Mokrani e Roberto Catalano
Primo Piano
Istituto universitario Sophia. Un’avventura di pensiero e vita di Giulio Meazzini Dal carisma dell’unità nasce un tipo di università basato su interdisciplinarietà e sapienza: con la verità, un dialogo corpo a corpo.
Uomini e vicende
Elezioni USA. Obama, la novità alla Casa Bianca di Aldo Civico da New York Netto successo del candidato democratico, che ha saputo accendere interesse e partecipazione. Su di lui le grandi attese di un Paese che ha voluto cambiare. Adesso è atteso alla prova. Viaggio nella psichiatria. Quando la mente va in tilt di Aurora Nicosia A trent’anni dalla legge Basaglia, che portò alla chiusura dei manicomi, sono molti gli interrogativi aperti e i problemi da risolvere. Festival internazionale del film di Roma. Il cinema nel Belpaese? Si può fare di Mario Dal Bello L’Italia protagonista nella terza edizione della rassegna. Sguardi sul dolore e brevi speranze. Dall’estero, un caleidoscopio di proposte.
Dal vivo
Percorsi. Incontrarsi trent’anni dopo di Oreste Paliotti Quando il paziente si chiama Chiara Lubich. Così la ricorda Diana Piazzini, medico fisiatra. Nord-est brasiliano. Dove si ingegnano per lo sviluppo di Benedetto Gui Alcune significative realizzazioni di una comunità che si attiva per la crescita integrale dei suoi membri più svantaggiati. Testimoni. Il confidente di tutti di Bennie Callebaut Mons. Paul Schruers, già vescovo di Hasselt. Una vita spesa “per l’altro”. Accanto a chi soffre. Benedetti fumetti! di Piero Santoro Saro e il suo paziente Francesco: dallo scontro all’amicizia.
Cultura
Relazioni di armonia. Matematica della bellezza di Cesare Ciancianaini Una mirabile proporzione naturale, scoperta nell’antichità, è canone estetico di riferimento anche oggi. Niente paura delle formule! Pensiero dell’unità. Vivere fuori del tempo di Pasquale Foresi È possibile attingere l’eterno, riducendo la distanza tra ciò che sono e ciò che sento di dover essere. Cultura e tecnica. Disumanizzazione prossima ventura di Giovanni Casoli Si discute se sappiamo fare o no tante cose. A qualcuno interessa ancora interrogarsi se è bene o male farle? La nostra carne. Il corpo: fisica, armonia e gloria di Michele Genisio Da san Francesco a Tertulliano, da Platone al burqa, fino alla cura ossessiva di oggi. C’è ancora qualcosa da scoprire? Liceo. A che serve la scuola? di Claudio Guerrieri Abbattere le mura che separano le aule dalla società, valorizzare le capacità e le motivazioni di studenti e insegnanti.
Nov 23, 2008 | Cultura
“Sophia”, che è un’istituzione di alta cultura, nasce da un paradosso: il “mettere i libri in soffitta” di Chiara Lubich… Maria Emmaus Voce: Chiara aveva un grande desiderio di conoscere la verità e sperava di conoscerla attraverso lo studio della filosofia. A un certo momento ha sentito dentro di sé che Gesù le chiedeva di non cercare la verità nei libri, ma di seguire Lui che era la Verità incarnata. Per questo ha scelto di mettere i suoi libri in soffitta, di rinunziare al sogno dello studio per seguirlo. Ha sentito anche che Gesù le diceva: “Sarò io il tuo maestro”, le prometteva di rivelarle la Sua verità, il Suo sapere. E’ quanto si è realizzato col dono di un carisma, il carisma dell’unità. Proprio dalla profonda convinzione che il carisma dell’unità ha in sé la capacità di generare una dottrina tale da illuminare i vari ambiti del sapere, nasce oggi un istituto universitario. “Sophia” – è stato detto – vuole essere un laboratorio di formazione e ricerca in cui si riconnettono i legami profondi tra vita e pensiero, tra studio ed esperienza. Cosa significa questo concretamente? Maria Emmaus Voce: Il tentativo di vivere l’unità tra questi aspetti significa che coloro che si iscrivono a questo istituto universitario vengono già con una pre-condizione, quella di essere disposti ad amare gli altri, essere aperti a tutte le persone, a prescindere dalla cultura, dalla religione, dal mondo e dalla razza alla quale appartengano. Gli studenti di “Sophia” accettano di fare e fanno un’esperienza di vita nella quale scoprono che non solo come persone possono essere aperte le une alle altre, ma che anche le proprie culture possono essere aperte le une alle altre. Scoprono, inoltre, che ogni disciplina è legata profondamente alle altre discipline e il fondamento di tutto il sapere è la Sapienza, cioè la visione di Dio sugli uomini e sulla realtà umana. Quali sono le aspettative, del Movimento e sue personali, nei confronti del percorso intrapreso con “Sophia”? Maria Emmaus Voce: Ci auguriamo di formare degli uomini e delle donne che sappiano coniugare la dottrina con la vita e siano quindi capaci di portare un contributo d’unità – di essere uomini e donne costruttori di unità –, laddove la società li condurrà, attraverso i propri cammini professionali e le attività sociali. Noi ci aspettiamo veramente che queste persone, inserite come catalizzatori in qualsiasi gruppo sociale, possano piano piano costituire un punto di attrazione, un fulcro attorno al quale si costruiscano cellule d’unità che si allarghino sempre di più nella società fino a quando “tutti saranno uno”, fino a quando la famiglia umana sarà ricomposta in unità. Questa è la preghiera di Gesù al Padre, è il sogno di Chiara, il nostro e, quindi, anche il mio personale. di Chiara Santomiero – 20 novembre 2008 (altro…)
Nov 10, 2008 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono ostetrica e per anni ho lavorato nel reparto gravidanze anomale dell’ospedale di Lubiana, nell’impegno costante a intessere rapporti veri con le pazienti, i colleghi, i superiori. Ho cercato sempre di difendere la vita, subendo spesso umiliazioni e rischiando col mio comportamento di perdere il posto. Tanti genitori hanno riscoperto la gioia della maternità e della paternità, e alle madri che volevano abortire è stato risparmiato il dramma del rimorso. Pian piano colleghi e superiori cominciavano a rispettare le mie scelte e spesso si sono trovati a consultarsi con me prima di prendere decisioni importanti. Poi mi sono ammalata, era una malattia rara: niente sforzi, forti dolori alla testa e alle articolazioni, gonfiori, perdita di concentrazione. I colleghi mi hanno aiutata come potevano. Ero limitata nel lavoro, ma sentivo che c’era ancora bisogno di me. Una volta è stata ricoverata una mamma al sesto mese di gravidanza. Si erano rotte le acque e la dottoressa di turno ha consigliato l’aborto. Ho cercato allora di convincere la madre a non farlo, ma non sono riuscita. Mi sono rifiutata però di fare l’iniezione, e così le altre infermiere dopo di me. Il bimbo è nato vivo. I genitori hanno rivalutato la loro scelta: adesso il bambino vive e il papà è fiero di avere questo figlio maschio. Con il diffondersi della pratica della fecondazione assistita, poi, è entrata in ospedale una certa cultura della morte, con l’eliminazione degli embrioni soprannumerari. Con questo tipo di fecondazione poi, spesso vengono concepiti più figli, ma uno solo viene aiutato a vivere. Per me è un dolore insopportabile, che trova senso solo se unito a quello di Gesù in Croce. Per questo continuo andare controcorrente, alla fine qualcosa è cambiato all’interno del reparto. Molte compagne di lavoro hanno cominciato a lottare con me per la vita. E anche la responsabile del reparto, che non ha alcun riferimento religioso, mi sostiene, pur non capendo da dove traggo la forza per agire in questo modo, dove è racchiuso il mio segreto. (J. P. – Slovenia) (altro…)
Nov 10, 2008 | Spiritualità
Se osserviamo le persone che vivono la Parola, possiamo notare in loro una grande varietà di effetti. Infinite sono infatti le situazioni in cui si trovano le persone, infinite le applicazioni della Parola alla vita di ciascuno, e infiniti quindi i risultati. Se volessimo perciò elencare i frutti che essa produce, non si finirebbe più. Ma a qualcuno si può accennare. La Parola provoca un mutamento di mentalità. Infonde nei cuori di tutti (europei, asiatici, australiani, americani, africani) i sentimenti di Cristo di fronte alle circostanze, al singolo e alla società. Porta nell’uomo una rievangelizzazione del suo modo di pensare, di volere e di amare. Chiunque poi frequenta un ambiente dove la Parola è vissuta come va vissuta, cioè dai singoli e dalla comunità, coglie un altro frutto: s’accorge che lì “si vive”, si vive soprannaturalmente. La Parola infatti fa vivere. Come dice la liturgia: splende la vita per mezzo del Vangelo (cf 2 Tm 1,10). La Parola inoltre rende liberi: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32) leggiamo nel Vangelo. La verità fa liberi perché in chi la vive, vive Cristo, l’uomo nuovo, e l’uomo vecchio di conseguenza è morto: non si è schiavi dell’uomo vecchio. Per la Parola, ognuno si sente dunque libero da se stesso. Ma la Parola anche libera anche perché non si è più schiavi dei condizionamenti umani; si ama Cristo in tutti e non ci si aspetta nulla da nessuno. Libera inoltre dall’oppressione delle circostanze: nulla può infatti succedere a caso, o per il solo volere degli uomini. Il Padre è sempre presente nella nostra vita, o con la sua volontà o con la sua permissione. La Parola dà gioia, dà felicità, dà pace, dà pienezza, dona luce: ecco altri frutti. Perché vive l’uomo nuovo, nei cuori lo Spirito elargisce i suoi doni. E la gioia, la pace, la luce, tanto caratteristiche nel nostro Movimento e frutto della Parola, sono poi anche una forza di espansione del regno di Dio. Chi vede gruppi dove la Parola viene vissuta, infatti, si chiede e vuol sapere quale sia la causa di questi effetti. E, conosciuto il segreto, il più delle volte si unisce a noi per farli propri. Tratto da: Vivere. La Parola che rinnova – Città Nuova Editrice, Roma 2008
Nov 6, 2008 | Spiritualità
Un contributo alla riflessione della Chiesa sulla Parola di Dio. Questo vuole essere per i curatori, il volume “Vivere. La parola che rinnova” edito da Città Nuova e pubblicato in concomitanza con lo svolgimento dell’assemblea sinodale di ottobre. Vi sono raccolte 5 conversazioni nelle quali Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari scomparsa nel marzo scorso, espone la sua esperienza personale a contatto con il Vangelo. Ma quale la specificità di questo rapporto? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Michel Vandeleene uno dei curatori del volume: Una delle cose che contraddistingue anche la sua esperienza, e del Movimento dei Focolari dietro di lei, è proprio la spinta ricorrente a mettere la Parola in pratica, cioè a non essere soltanto gente che la medita, che vi aderisce, ma che cerca di tradurla in vita. E da qui anche il titolo di questo libro: “Vivere”. D. – In questo modo si può arricchire la riflessione della Chiesa? Sì, nel senso, di mettere l’accento su questa dimensione, che poi è del tutto evangelica, perché Gesù stesso ammonisce di non essere soltanto ascoltatore della Parola. E’ molto importante. Nell’esperienza di Chiara, però, non c’è soltanto il metterla in pratica, c’è anche dopo il condividerne i frutti. D. – Cosa genera vivere la Parola? Intanto, la Parola è veramente guida e permette appunto di orientarsi, di sapere in fondo cos’è il giusto e per quello dà anche sicurezza. Le cose fatte vivendo il Vangelo sono cose solide. Poi una cosa splendida, nell’esperienza fatta da Chiara nella Parola, è scoprire che nelle parole di Dio se noi facciamo la nostra parte, Dio fa la sua. E allora si vedono realizzare le promesse del Vangelo, il centuplo a chi lascia tutto per seguire Gesù. Si sperimenta che la vita fa veramente un balzo di qualità, che si colora, c’è un di più. D. – Quali le parole su cui è stato incardinato lo stesso Movimento dei Focolari? Alcune parole cardine sono appunto: “Amatevi”, che è il comandamento nuovo di Gesù, fino a dare la vita l’uno per l’altro, come Gesù l’ha data a noi; e da qui l’unità: che siano uno affinché il mondo creda. Questa spiritualità che è la spiritualità di comunione, dell’unità, è nata tutta da parole evangeliche che si concatenano e che fanno vedere il Vangelo dalla prospettiva dell’unità del testamento di Gesù. D. – Nel libro si parla di nuova evangelizzazione. E’ la linea del Movimento? In che cosa consiste? Chiara Lubich parla in questo libro di nuova evangelizzazione, evidenziando quali sono i cardini della nuova evangelizzazione nel magistero di Giovanni Paolo II, che ha lanciato la nuova evangelizzazione. Si parte dalla proclamazione dell’amore di Dio, per cui non il Dio giudice o lontano, ma il Dio vicino. Oppure, questa nuova evangelizzazione ha un ardore nuovo, che parte anche dalla vita. Gesù parlava con autorità, perché “era” quello che “diceva”. Di qui anche per esempio nelle omelie, tutta l’assemblea è sempre più attenta quando un sacerdote dà anche del proprio, mostrando come il Vangelo in lui ha portato frutti. Oppure una nuova evangelizzazione non fatta solo da sacerdoti o da missionari o da persone consacrate, ma da tutto il popolo di Dio che evangelizza.
Ott 31, 2008 | Parola di Vita
Non credere che, perché sei nel mondo, tu possa nuotarvi come un pesce nell’acqua. Non credere che, perché il mondo t’entra in casa attraverso certe radio e la televisione, tu sia autorizzato ad ascoltare ogni programma o a vedere ogni trasmissione. Non credere che, perché giri per le strade del mondo, tu possa guardare impunemente tutti i manifesti e possa comprarti dal giornalaio o in libreria qualsiasi pubblicazione indiscriminatamente. Non credere che, perché sei nel mondo, ogni maniera di vivere del mondo possa essere tua: le facili esperienze, l’immoralità, l’aborto, il divorzio, l’odio, la violenza, il furto. No, no. Tu sei nel mondo. E chi non lo vede? Ma tu non sei del mondo . E questo comporta una grande differenza. Questo ti classifica fra coloro che si nutrono non delle cose che sono del mondo, ma di quelle che ti sono espresse dalla voce di Dio dentro di te. Essa è nel cuore di ogni uomo e ti fa entrare – se l’ascolti – in un regno che non è di questo mondo, dove si vivono l’amore vero, la giustizia, la purezza, la mansuetudine, la povertà, dove vige il dominio di sé. Perché molti giovani scappano nell’Oriente, come ad esempio nell’India, per trovare un po’ di silenzio e cogliere il segreto di certi grandi spirituali che, per la lunga mortificazione del loro io inferiore, lasciano trasparire un amore (…) che impressiona tutti quelli che li avvicinano? E’ la reazione naturale al baccano del mondo, al chiasso che vive fuori e dentro di noi, che non lascia più spazio al silenzio per udire Dio. Ahimè! Ma occorre proprio andare in India, quando da duemila anni Cristo ti ha detto: “rinnega te stesso… rinnega te stesso…”? Non è del cristiano la vita comoda e tranquilla; e Cristo non ha chiesto e non ti chiede di meno, se lo vuoi seguire. Il mondo t’investe come un fiume in piena e tu devi camminare contro corrente. Il mondo per il cristiano è una fitta boscaglia nella quale bisogna vedere dove mettere i piedi. E dove vanno messi? In quelle orme che Cristo stesso ti ha segnato passando su questa terra: sono le sue parole. Oggi Egli ti ridice:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso…»
Ciò t’esporrà forse al disprezzo, alla incomprensione, agli scherni, alla calunnia; ciò t’isolerà, t’inviterà ad accettare di perdere la faccia, a lasciare un cristianesimo alla moda. Ma c’è di più:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»
Che tu lo voglia o no, il dolore amareggia ogni esistenza. Anche la tua. E piccoli e grandi dolori arrivano tutti i giorni. Vuoi scansarli? Ti ribelli? Suscitano in te l’imprecazione? Non sei cristiano. Il cristiano ama la croce, ama il dolore, pur in mezzo alle lacrime, perché sa che hanno valore. Non per nulla fra gli innumerevoli mezzi che Dio aveva a sua disposizione per salvare l’umanità, ha scelto il dolore. Ma Lui – ricordatelo – dopo aver portato la croce ed esservi stato inchiodato, è risorto. La risurrezione è anche il tuo destino , se anziché disprezzare il dolore che ti procura la tua coerenza cristiana e quanto altro la vita ti manda, saprai accettarlo con amore. Sperimenterai allora che la croce è via, sin da questa terra, ad una gioia mai provata; la vita della tua anima comincerà a crescere: il regno di Dio in te acquisterà consistenza e fuori il mondo man mano scomparirà ai tuoi occhi e ti parrà di cartone. E non invidierai più nessuno. Allora ti potrai chiamare seguace di Cristo:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»
E, come Cristo che hai seguito, sarai luce e amore per le piaghe senza numero che lacerano l’umanità di oggi. Chiara Lubich (altro…)
Ott 29, 2008 | Spiritualità
Vivendo il momento presente, vivo tutto il Vangelo. Se la Scrittura insegna a far bene le piccole cose, questa è proprio la caratteristica di chi altro non fa, con tutto il cuore, che ciò che Dio gli chiede nel presente. Se uno vive nel presente Dio vive in lui e se Dio è in lui, in lui è la carità. Chi vive il presente è paziente, è perseverante, è mite, è povero di tutto, è puro, è misericordioso perché ha l’amore nella sua espressione più alta e genuina; ama veramente Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze; è illuminato interiormente, è guidato dallo Spirito Santo e quindi non giudica, non pensa male, ama il prossimo come se stesso, ha la forza della pazzia evangelica di porgere l’altra guancia, di andare per due miglia… È nell’occasione spesso di dare a Cesare quel che è di Cesare perché in molti attimi presenti dovrà vivere pienamente la sua vita come cittadino… e così via. Chi vive il presente è nel Cristo Verità. E ciò sazia, sazia l’anima che sempre anela a possedere tutto in ogni attimo della sua vita. (da Essere tua Parola, Città Nuova Editrice – 2008 p. 51) (altro…)
Ott 18, 2008 | Chiesa
Fin dagli albori del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, insieme ad un piccolo gruppo di compagne, intraprendeva un cammino spirituale tracciato da una profonda riscoperta e vita del Vangelo. Effetto di questa vita fu la nascita di una comunità formata da quanti, venendo in contatto con loro, cominciavano a loro volta a vivere con impegno ed entusiasmo il Vangelo comunicandosene le molte sorprendenti esperienze. Ancora oggi la Parola di Dio occupa un posto centrale. Si sperimenta la Parola come una fonte di Dio (cf DV 7) cui abbeverarci, con cui nutrire l’anima, come con l’Eucaristia (cf DV 21). La consuetudine di comunicarsi reciprocamente le esperienze scaturite dalla vita della Parola contribuisce a suscitare una sempre più autentica evangelizzazione. Si può allora comprendere l’anelito di Chiara a lasciare a chi l’avrebbe seguita solo il Vangelo. “Ciò che resta e resterà sempre – ha detto – è il Vangelo, che non subisce l’usura del tempo” (…) “così, l’Opera di Maria rimarrà sulla terra veramente come altra Maria: tutto Vangelo, nient’altro che Vangelo, e, perché Vangelo, non morirà” (C. Lubich, Essere tua Parola, Roma p. 85).