Lug 17, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
La tensione dei 115 minuti di gioco si sente in tutto il mondo, e ancor di più in Argentina. Tutti sono di fronte allo schermo, per la finale dei Mondiali di calcio. Quando la Germania segna, c’è un attimo di profondo silenzio, poi le urla di gioia di chi simpatizza con quella squadra e subito dopo un battimano di tutti. Sono più di 500 ragazzi di diversi Paesi arrivati alla cittadella argentina dei Focolari (a 250 km da Buenos Aires), per partecipare al “Cantiere Uomo Mondo” che ha preso il via il 14 luglio. Alcuni avevano previsto di arrivare dopo, ma si sono affrettati per vivere insieme la grande finale. Ci sono bandiere, facce dipinte con i colori delle due nazionali, canti, tifo… tutto, però, svolto nel rispetto reciproco. Anche se tra loro non si conoscono, s’intrecciano in breve rapporti di amicizia. Adolescenti tra i 13 e 17 anni, provenienti da 27 paesi dei 5 continenti: fanno parte dei Ragazzi per l’unità. Una felice coincidenza quella di condividere la finale, come opportunità per esercitarsi nel vivere un’esperienza di fraternità, prima di cominciare i lavori della prima settimana del cantiere. La proposta consiste nel realizzare un workshop internazionale dove i ragazzi si formeranno alla cultura della fraternità, che permetterà loro di acquisire una dimensione mondiale, dove si rispetti e si ami la patria dell’altro come la propria. L’evento si svolge in due fasi. La prima settimana alla Mariapoli Lia, dove i ragazzi lavoreranno insieme con un programma dinamico, “come in un laboratorio” spiegano, “dove si mescolano diversi elementi producendo qualcosa di nuovo. È quello che vogliamo fare in questi giorni”. L’obiettivo è quello di imparare a stabilire rapporti con tutti, in uno spazio di “cultura della reciprocità” che permetta ad ognuno di forgiarsi come “uomini e donne cittadini del mondo”. Sabato 19 luglio si chiude la prima fase con una giornata aperta ad altri ragazzi e ragazze e in collegamento streaming (http://live.focolare.org/rpu/) con i Ragazzi per l’Unità di tutto il mondo. Alla fine della giornata si farà un patto dove si impegneranno ad “andare verso le periferie”, per concretizzare azioni solidali in chiave di fraternità. Dal 20 al 27 luglio, nella seconda settimana, il progetto continuerà spostandosi in diverse città del continente latinoamericano, dove ci sono iniziative sociali animate dalla spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari. Si tratta di scuole, centri comunitari, case per bambini di strada, case per anziani. Intanto, le strade e gli ambienti della Cittadella prendono vita e nuovo sprint con la presenza di questi ragazzi che vogliono giocare il “mondiale della fraternità”. Vedi video (altro…)
Lug 15, 2014 | Cultura
In vacanza con Città Nuova: suggeriamo alcuni titoli per questo periodo estivo. Nel volume sui detti di Apa Pafnunzio troviamo il profondo insegnamento dei Padri del deserto intrisi di saggezza umana e sapienza evangelica.
Abbandonano la città e la frenesia della vita sociale per la pace e la solitudine. Sono i Padri del deserto, monaci vissuti nel IV secolo d.C. in Palestina, Egitto, e Siria. Testimoni di una fede cristiana vissuta nella semplicità e nella radicalità. Di loro ci sono giunti brevissimi testi, i “detti”, appunto. Fabio Ciardi raccoglie e riscrive alcuni detti che attribuisce ad apa Pafnunzio, la cui identità rimane indefinita. Brevi racconti, spaccati di una vita immersa nella contemplazione e nella ricerca di Dio, scritti in una prosa raffinata e piacevole. Pagine che offrono agli uomini e alle donne di oggi un’oasi di pace, di riflessione e di serenità nel frastuono della vita quotidiana. Fabio Ciardi (1948), dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, è professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum” (Roma). Ha pubblicato per Città Nuova: Koinonia, itinerario teologico-spirituale della comunità religiosa (1992, 19963), Seguire Gesù, risposta a una chiamata (1996, 20013), Fuoco è la Tua Parola, come vivere il Vangelo (2003, 20042); Luce è la Tua Parola, dialogo interreligioso e annuncio del Vangelo (2005), Parlaci di Lui, i racconti di Cafarnao (2007), La storia di Dio e la mia, la Bibbia fonte di ispirazione per l’uomo (20102). La collana MEDITAZIONI risponde al mai sopito interesse per la vita spirituale mettendo a disposizione di un vasto pubblico sussidi per la riflessione interiore ispirati a un’autentica esperienza spirituale, che alla solidità della dottrina uniscono l’aggancio ai problemi di ogni giorno.
Lug 15, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Come mai ci viene chiesto questo contributo? La prima reazione della mia gente è stata la sorpresa, racconta Patience Lobe del Camerun. Ma poi si è messa in moto questa dimensione della nostra cultura: quando è la comunità che chiede, bisogna dare una risposta, affrontando le questioni prima di tutto in famiglia. Così le risposte inviate alla commissione erano frutto di una riflessione comune, non tanto espressioni dell’individuo». Patience è uno dei 20 membri della commissione che ha raccolto e ordinato riflessioni, analisi e bilanci delle comunità dei Focolari nel mondo. Sono 3050 gli interventi arrivati, e oltre 600 quelli confluiti nel documento dei giovani dei Focolari. Rappresentano un tesoro prezioso e mostrano il vasto coinvolgimento e partecipazione al processo di preparazione dell’Assemblea generale che viene convocata ogni 6 anni. Ne è emersa una “fotografia” dei Focolari nelle diverse espressioni vocazionali, geografiche e generazionali, con le sue sfide, speranze, criticità, gratitudine, gioia per il cammino fatto e con aspirazioni e proposte alla luce del carisma dell’unità. «All’inizio di questo lavoro, pensavamo all’Assemblea come il momento per eleggere i nuovi responsabili del Movimento», spiega Bill Neu, degli Stati Uniti. «Ma poi ne abbiamo colto l’importanza per accogliere le istanze che arrivano da tutto il Movimento e affrontarle».
Per Padre Egidio Canil, francescano conventuale di Assisi, inoltre, «avendo esperienza di altri capitoli, assemblee, sinodi ecclesiali, religiosi, posso dire che il “metodo” di Gesù in mezzo [Mt 18,20 “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”] è un metodo originale e nuovo, nuovissimo, nella Chiesa e anche nella società. Cioè: porre Gesù presente fra i membri di un’assemblea prima di procedere. In modo che poi sia Dio, presente tra loro, uniti nel nome di Gesù, che rende presente lo Spirito Santo, a guidare i lavori e anche a produrre per tutta l’Opera frutti all’altezza del progetto di Dio. Questo dell’unità è il carisma su cui poggia il Movimento dei Focolari, che diversamente non potrebbe operare». E Giuliana, focolarina in India: «Per questo lavoro ci siamo trovati con le varie comunità e c’è stata subito una grande adesione nel dire la propria idea. Ho constatato l’amore che c’è per quest’Opera, un richiamo di autenticità per vivere meglio – con un richiamo alle radici -, per il fine per il quale è nata, per il mondo». Pablo Loyola, volontario dell’Argentina, confida: «C’erano tanti dubbi, all’inizio su come procedere. Come questo lavoro sarebbe stato percepito? Facendo una sintesi, vediamo che il risultato va aldilà delle aspettative. Posso dire che si ascoltano tutte le voci. Io cerco di portare la voce dell’Ispano America, che rappresento. La sfida adesso è che questo lavoro di coinvolgimento continui». Obiettivo e augurio per chi parteciperà ai lavori: porsi in ascolto di quanto emerso per comprendere insieme come proseguire il cammino del “popolo dei Focolari” nei prossimi anni. E intanto, all’approssimarsi della Assemblea, il 7 luglio scorso la presidente Maria Voce in una lettera ha scritto: «Mentre rimetto il mandato completamente allo Spirito Santo, in attesa di scoprire quanto Lui vorrà indicarci, voglio condividere con voi i tre sentimenti che dominano in questo momento nella mia anima: gratitudine, gioia, nuovo slancio». Una “comunione” profonda col desiderio dichiarato di «moltiplicare tali sentimenti di gratitudine, gioia e impegno e farci ripartire, tutti insieme e nessuno escluso, in questa straordinaria avventura». (altro…)
Lug 14, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
«Mentre rimetto il mandato completamente allo Spirito Santo, in attesa di scoprire quanto Lui vorrà indicarci, voglio condividere con voi i tre sentimenti che dominano in questo momento nella mia anima: gratitudine, gioia, nuovo slancio. Gratitudine a Dio, naturalmente, prima di tutto, ma anche a ciascuno e a ciascuna di voi per tutto l’impegno profuso in questi sei anni per non far perdere nulla di quanto Chiara [Lubich] ci ha lasciato. Gratitudine per tanta vita, tanti dolori, tante offerte. Gratitudine speciale per tante e tanti che in questi anni hanno già raggiunto Chiara e rimangono come fari luminosi a farci luce nel cammino. Gioia nel constatare la vitalità e la fecondità del carisma che rende viva e presente Chiara dovunque ci sono i suoi figli e che oggi si manifesta particolarmente nelle piccole o grandi comunità che si sono moltiplicate nel mondo e che stanno testimoniando, anche attraverso le Mariapoli – di cui mi arrivano ogni giorno echi bellissimi – la sana esperienza di una vita di famiglia autentica nell’amore reciproco, capace di farsi casa per tanti nuovi e tanti… ritorni. Tutto questo mi spinge ad un nuovo impegno a rispondere con radicalità alla chiamata di Dio e servirlo nella sua Opera, come e dove lui vorrà, lasciando da parte ogni altra cosa, perché Lui possa veramente essere tutto per me. Questa mia comunione vorrebbe moltiplicare tali sentimenti di gratitudine, gioia e impegno e farci ripartire, tutti insieme e nessuno escluso, in questa straordinaria avventura, vincendo ogni paura, ogni titubanza, ogni esitazione, perché tutto è possibile a Dio e Dio ci ama . Con questo impegno, che è anche un augurio e una preghiera, sostenuta dalla Parola di Vita di questo mese, vi saluto di cuore». Maria Voce (Emmaus) (altro…)
Lug 14, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Montet, Svizzera, 15 agosto 2001. Chiara Lubich è attorniata da 50 giovani tra i 20 e i 30 anni che stanno per dar vita, insieme ai professori del Centro studi dei Focolari, la Scuola Abba, ai prodromi del futuro Istituto Universitario Sophia. Il desiderio di Chiara è trasmettere loro, direttamente dal suo cuore, l’esperienza particolare che vede protagonisti lei e il deputato italiano Igino Giordani, attratto dalla nascente spiritualità, e che sta alla base del Movimento dei Focolari. Si tratta del “Patto di unità”, sulla base dell’Eucaristia. Era il 16 luglio 1949, Chiara aveva appena 29 anni. http://vimeo.com/100116616 Il “Patto” del 16 luglio 1949 è oggetto di studio del volume “Il Patto del ’49 nell’esperienza di Chiara Lubich”. (altro…)
Lug 13, 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’autore ripercorre i punti essenziali della concezione cristiana di Dio sottolineando il fatto che essa comporta anche una nuova comprensione che l’uomo può avere di sé. Comprensione che si traduce in novità di vita, non solo personale ma anche sociale. Gesù – ricorda Don Foresi – è esplicito su questo punto: l’amore che egli ci chiede riguarda sia Dio sia ogni prossimo. La spiritualità dell’unità, poi, sottolinea e “ripropone” con forza un aspetto essenziale di questo amore: quello della reciprocità, come a dire che se l’amore vuole essere veramente come Dio lo ha pensato, deve essere reciproco. […] «Quando Gesù, ormai prossimo alla morte, volle riassumere l’intero insegnamento che aveva dato durante la sua vita, disse le più semplici parole che mai pensatore poteva formulare: “Amatevi gli uni gli altri” (Gv 15,12). Sono parole che tutti capiscono, la persona meno colta come il più grande scienziato e letterato; sono parole traducibili in ogni lingua, penetrabili in ogni cultura, dell’Oriente come dell’Occidente. Ed è così perché l’amore è il mistero dell’origine della vita tra gli uomini. È, infatti, dall’amore di due persone – marito e moglie – che i figli ricevono la vita e nasce quella cellula fondamentale della società che è la famiglia. È inoltre l’amore vicendevole tra genitori e figli che ne consente lo sviluppo umano, fisico e psicologico. Ed è ancora l’amore che permette la convivenza armonica nel mondo civile. Per tale ragione, quelle parole possono essere subito colte e afferrate da tutti. Molte volte, però, meditandole, non si entra in tutta la loro profondità. Quelle parole racchiudono il segreto profondo del mistero dell’essere. Se, infatti, tutti gli uomini, […] di qualunque condizione, possono capire subito quelle parole, se esse hanno, di fatto, un valore reale nella vita delle famiglie e dei popoli, è perché racchiudono una realtà profonda, che concerne l’essere stesso di Dio. È infatti nell’amore vicendevole che si rivela, per noi cristiani, la realtà intima ed essenziale di Dio, il suo essere Trinità, il suo essere amore reciproco tra Padre, Figlio e Spirito Santo, ciascuno dei quali è l’Unico Dio. Ed è perciò nel comandamento dell’amore reciproco che l’umanità viene chiamata a vivere sul modello della vita della Trinità. Questo è, in sintesi, il significato della parola “agape”». Pasquale Foresi, Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, Città Nuova editrice, 2014 pp. 46-47 [stralcio dal discorso al Simposio buddhista-cristiano, aprile 2004, Castelgandolfo, Roma] (altro…)
Lug 12, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Una scia nel cielo. È il titolo della docu-fiction che racconta l’appassionante storia di Vincenzo “Eletto” Folonari, giovane rampollo di una ricca famiglia italiana, che lascia tutto per seguire Gesù. “Ho scelto Dio e nessunissima altra cosa” è una delle sue frasi celebri. http://vimeo.com/100491503 Dalla presentazione:
«Era giovane. Ricco. Bello. Aveva tutto quello che alla sua età si può desiderare. Ma Vincenzo guardava lontano, voleva di più dalla sua vita. Conobbe lo spirito dei Focolari, lasciò ogni cosa per un ideale: la fraternità universale. Sparì in un giorno d’estate, tra le onde del lago di Bracciano. Ma la sua morte non fu vana. Fu la spinta per la nascita del Movimento Gen. Giovani, ragazzi, bambini presenti oggi in 182 Paesi del mondo. Era quello il suo sogno. Si chiamava Vincenzo. Ma per tutti era Eletto». Per l’acquisto del dvd (disponibile in varie lingue): http://editrice.cittanuova.it/s/38125/Una_scia_nel_cielo.html (altro…)
Lug 11, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Avviare l’attività produttiva non è stato facile. Difficoltà economiche che non permettono di lasciare un reddito sicuro, finché arriva il momento giusto, e Donatella Paolini Baldi ce la fa: «Il numero delle famiglie di api e il quantitativo di miele prodotto è aumentato – racconta – al punto da permettermi di chiedere la partita Iva, fare le varie iscrizioni, costituire una vera e propria aziendina, lasciare l’altro lavoro e avere un piccolo reddito come apicoltrice». “Miele di spiaggia” profumato e aromatico è il prodotto forte della sua piccola impresa, realizzato con l’aiuto dell’Ente di un parco naturale regionale toscano: una qualità particolare che ha anche ricevuto dei premi. Inserita nei Gruppi di acquisto come fornitore di miele, fa parte anche del “distretto di economia solidale”: un patto tra organizzazioni, gruppi di acquisto, produttori e cittadini (consumatori) che mira a rendere sostenibile produzione e consumo. Si tratta di una rete di aziende con finalità simili, che guardano sempre più alle produzioni locali con pochi intermediari, alle energie rinnovabili, alle coltivazioni biologiche, e propone una serie di servizi e prodotti ad alto contenuto sociale ed etico.
Lo stile dell’Economia di Comunione permea tutta l’attività della piccola azienda produttrice di miele: autotassandosi quando – nonostante la buona produzione – non è stato possibile pagare entrambi gli stipendi (il proprio e quello di Pietro, un giovane collaboratore). O resistendo al “canto delle sirene” quando alle porte di un bando regionale per i contributi all’apicoltura, le viene proposto un escamotage per ottenere maggiori vantaggi. «Ho molto sofferto pensando al materiale che potevo avere gratis – racconta Donatella – o meglio a spese della comunità e immaginato la derisione dei miei colleghi, ma ho detto un no sofferto, ma no! Parlare di correttezza è facile, ma andare contro-corrente è “duretta”. L’azienda è poi risultata idonea al contributo ed è stata interamente finanziata, contenta che questo mio comportamento abbia reso finanziabili apicoltori (ignari) inseriti dopo di me in graduatoria». Nella “mieleria” di cui si avvale per l’estrazione del miele, l’imprenditrice viene a contatto con G., un operaio che sta finendo di scontare lì la sua pena. «Pur rassicurata dal responsabile della struttura, dall’assistente sociale e dall’avvocato, mi era molto difficile accettare di passare insieme a lui da sola molte ore di lavoro. Prima di conoscerlo mi avevano infatti raccontato con dovizia di particolari i suoi trascorsi di pluriomicida… Quando me lo sono trovato davanti, alto e robusto, gentile e servizievole, questo muro continuava ad essere presente tra me e lui». Finché un giorno G. ascolta una telefonata. «Stavo parlando con un amica che si sfogava con me cercando comprensione e aiuto. Cercando di sostenere in lei alcuni comportamenti: vederci nuovi tutte le mattine, vedere il positivo l’uno nell’altro. G. aveva afferrato bene il senso delle mie parole tanto che mi ha ringraziata. Il suo grazie mi è stato di luce…». E ancora, puntuali interventi provvidenziali, letti come azione del “socio nascosto”, Dio, al quale Donatella e il suo collaboratore Pietro si affidano continuamente. «Un anno particolarmente difficile per il freddo e l’intensa pioggia ha compromesso le fioriture e quindi la produzione di miele. Tra gli apicoltori c’è un tam tam di telefonate. In questo clima, S. apicoltore che con il suo lavoro mantiene la famiglia, mi telefona piangendo. Non sa cosa fare, è disperato. Cerca una fioritura importante come quella del girasole, ma non sa dove poterla trovare. Gli dico di stare tranquillo e di avere fiducia. Sfido la ritrosia, cerco e trovo dei campi che… confinano con 10 ettari di girasole. Possiamo mettere le casette delle api nel suo terreno poi loro voleranno sul girasole del vicino, contento di collaborare. Non so se avremo abbondante produzione di miele, ma il chiedere e il dare hanno proprio la stessa valenza». (altro…)
Lug 10, 2014 | Cultura, Sociale, Spiritualità
Educazione fa rima anche con pace: il prossimo Forum Mondiale organizzato dalla Fondazione Schengen per la Pace si terrà nella primavera del 2015 al Cairo. Merito del progetto Living Peace, che ha proprio al Cairo la sua “centrale operativa”. L’annuncio è stato dato nel corso dell’ultimo Forum, a giugno, contestualmente al conferimento di una medaglia come “Premio della Pace di Lussemburgo 2014” a Carlos Palma, promotore di Living Peace. Si tratta di uno dei progetti presentati, insieme alle “buone pratiche”, nel corso di «Learning Fraternity» (imparare la fraternità), meeting internazionale promosso nel settembre 2013 dalle varie agenzie educative dei Focolari, tra cui AMU, ente accreditato presso il Ministero dell’Istruzione in Italia. Esperti del settore, insegnanti, giovani e famiglie si sono confrontati sul tema della globalizzazione e di come sia quindi necessario pensare l’educazione in una prospettiva planetaria e solidale. Sono poi proseguite e continueranno nell’anno a venire le attività della Nuova Rete Progetto Pace, avviata in Italia nel 1990, e che ad aprile 2013 ha visto la firma del protocollo di cooperazione nazionale con l’AMU. I circa 5000 studenti di classi che aderiscono in maniera continuativa – mentre altrettanti si associano per le singole iniziative – portano avanti attività quali corsi di formazione per genitori, adulti e studenti, concorsi artistici, attività sportive che evidenzino i valori di lealtà e rispetto dell’avversario, gemellaggi con scuole italiane e straniere, visite a comunità di recupero o per disabili; il tutto nell’ottica di creare una rete che non solo sensibilizzi i giovani, gli insegnanti e le famiglie su temi come l’interculturalità e l’integrazione, ma anche promuovere il confronto e valorizzare i loro talenti.
Anche il percorso iniziato con «Learning fraternity» prosegue: in quest’ambito l’Amu organizza per il prossimo anno scolastico in Italia dei percorsi di cittadinanza attiva suddivisi in quattro filoni (Globalizzazione e fraternità, Intercultura, Economie e cultura del dare, Ambiente e consumi responsabili). Globalizzazione e fraternità è anche la tematica centrale del Campus di Cittadinanza planetaria che si terrà all’interno di una giornata nel periodo aprile-maggio 2015 alla cittadella internazionale di Loppiano (Firenze), destinato a studenti delle scuole secondarie di 1° e 2° grado e ai loro insegnanti. A questi si aggiungono la prosecuzione di progetti già avviati, sia in Italia che all’estero, o altri di nuovi lanciati sulla scia dei precedenti. Come il gemellaggio «Una scuola sulle Ande» per sostenere il centro educativo di Bolìvar in Perù, o il progetto «Schoolmates», in cui i ragazzi partecipano ad una rete mondiale tra le classi, per scambiarsi reciproche ricchezze, condividendo culture, lingue, tradizioni e iniziative già in atto. I progetti e le iniziative sono comunque numerosi: vi invitiamo a continuare a seguirci durante l’estate, per poterli conoscere più in dettaglio e a consultarli nell’area “Educazione allo sviluppo” del sito AMU. (altro…)
Lug 9, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
http://vimeo.com/album/2915095/video/98153073 L’imprenditore è uno che insegue un’idea produttiva. Quella di John Mundell, di Indianapolis (USA), è piuttosto originale. L’azienda di questo ingegnere civile, nella quale lavorano 19 collaboratori, aderisce al progetto dell’Economia di Comunione (EdC). Nel mondo ci sono circa un migliaio di aziende che aderiscono a questo modo di agire evangelico nell’ambito economico, con una forte presenza in Europa e con una notevole crescita nelle regioni dell’America Latina e dell’Africa. La semplice ma vincente idea lanciata da Mundell si chiama “The Company Cube” (Dado per le aziende). Si tratta di un simpatico strumento che aiuta a vivere in modo pratico lo stile di vita proprio dell’Economia di Comunione. The Company Cube, è un modo pratico per ricordare i valori che creano un ambiente di lavoro fondato sul mutuo rispetto, sull’impegno e la responsabilità condivisa. Non solo, punta più in alto, e cioè si propone come un quotidiano “modus operandi” per attuare dei cambiamenti sociali mediante decisioni centrate sulla persona. E come funziona? “Prendi il dado e… gettalo – spiega John Mundell –. Leggi la faccia che esce e prova a viverlo nel tuo posto di lavoro. A fine giornata pensa a come è cambiato il tuo agire e condividi la tua esperienza: Gettalo, Leggilo, Vivilo, Condividilo. Sperimenta i risultati sorprendenti!”. Ma cosa c’è scritto sulle facce del dado? Costruisci (rapporti ogni giorno!), Aiuta (con azioni, non solo parole!), Condividi (conoscenze, tempo, te stesso!), Valorizza (ogni persona, ogni idea!), Sii Primo (ad aiutare gli altri!), Controcorrente (possono essere amici!). A proposito di “Controcorrente”, una collega racconta: “Quando ho scoperto che una mia concorrente aveva vinto un progetto per il quale tutti e due avevamo mandato una proposta, l’ho chiamata per complimentarmi con lei. È stata molto sorpresa della telefonata. Durante la conversazione mi ha spiegato quello che aveva preparato, fornendomi così un utile suggerimento per un mio nuovo progetto”. Nell’agosto del 2013, durante un congresso internazionale dell’EdC svolto a Città del Messico, dal titolo “Persona e comunione, per una rifondazione dell’Economia”, John Mundell ha lanciato “The Company Cube” nella sua versione in spagnolo: “El cubo de la Compañía”. Per saperne di più: The Company Cube (altro…)
Lug 8, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La solitudine, nel silenzio, non spaventi: essa è fatta per proteggere, non per spaurire. Comunque, si sfrutti anche un tal soffrire. La grandezza massima del Cristo è la croce. Mai fu tanto vicino al Padre e tanto vicino ai fratelli come quando nudo, ferito, gridò dal patibolo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Con quella sofferenza redense: in quella frattura ricongiunse gli uomini con Dio. Quindi non si pensi che le sofferenze, immancabili anche in questa fase di sosta, siano d’intralcio: sono di stimolo. Quindi […] ascolta quella Voce, per avviarti a colloquiare: una Voce che sale dal profondo della tua anima e cala dall’altezza dei cieli. Non sei assuefatto ad ascoltarla e perciò, nei primi incontri, ti parrà che sfugga, quasi vi s’interponga una parete spessa o una lontananza cosmica. Ed è che viene dall’intimo tuo e tu sei abituato ai rumori che vengono dal di fuori. Viene dai pianeti, dal sole, dalla natura […] e trasporta una voce profonda: quella dell’autore del cielo e della terra. […] Mettiti ad ascoltare. Mettiti a contemplare, dentro il silenzio nel quale Dio parla. È questa, nella giornata della vita, l’ora serale della contemplazione, quando le creature si raccolgono a fare il bilancio del lavoro compiuto e predispongono l’azione del domani: un domani affondato nell’eternità. […] Distacco dal mondo, dunque, e attacco a Dio: non separazione perciò dagli uomini, in quanto fratelli, componenti della stessa famiglia divina e umana. Ad essi giova il tesoro d’esperienze di chi ha passato l’esame della vita: ma sopra tutto giova quella saggezza, che in religione si chiama santità. Il mistico immette per le arterie del Corpo mistico le virtù della contemplazione: germi di divino, che si espandono per il corpo sociale. Questo ne ha bisogno come non mai. […] Allora ci […] si distacca dalle creature per ritrovarle in Dio, dove non si separano più. Messo il Signore – la Trinità – a vivere in te, col suo amore ami le creature: e amarle è unirsi a loro. […] E siccome Dio è nella quiete, questa si raggiunge più facilmente nella distensione di spirito e possibilmente di corpo di questo periodo, cercando la distensione nello stabilir pace con tutte le creature, perdonando e dimenticando, sì che il pensiero su nessuna si fermi turbandosi, ma tutte aduni nella casa del Signore comunicandosi. […] In questa stazione ci s’incontra con animosi compagni di viaggio, i quali, messi di fronte al dilemma: l’Eterno o il mondo?, scelsero, con sbalordimento di parenti e scandalo di conoscenti, l’Eterno. Essi fecero dell’opera assegnata loro nel tempo una marcia d’appressamento – quasi d’assalto – all’Eterno e strapparono brani di cielo: così diedero alle generazioni una idea dell’Infinito. Paolo, Agostino, Bernardo, Francesco. Tommaso, Dante, Caterina… E poi Giovanni della Croce e Teresa e Pascal e Newman e Manzoni…[…] La meditazione dei loro scritti – sino all’assimilazione – avvia l’anima alla divinità. Si scala la vetta con loro, che sanno la strada, e forniscono strumenti. E la vetta è il soggiorno della pace e anche della gioia, perché sfiora il paradiso». (Stralci da “Città Nuova” XXIII/13 10 luglio 1979, pp.32-33) (altro…)
Lug 7, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“La Bibbia che il mondo più legge è quella che vede in noi”. Con queste parole, il vincitore del Premio “Luminosa per l’Unità 2014”, il Rev. John Armstrong, ha sfidato il pubblico nel corso di una tavola rotonda il 21 giugno presso la Mariapoli Luminosa (Hyde Park, NY). “Come si può capire la Bibbia quando i cristiani sono divisi tra loro? – ha insistito –. Se la gente potesse leggere in noi cristiani, il messaggio fondamentale del Vangelo, “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,34), ne capirebbe la sua essenza”. Il Rev. John Armstrong è il fondatore della ACT3network (Advancing the Christian Tradition in the Third Millennium). Il suo ministero ha avuto inizio con un focus sul rinnovamento spirituale, ma poi si è aperto a ciò che egli chiama “ecumenismo missionario”, soprattutto tra i cristiani evangelici. Nel discorso di accettazione del premio, ha citato la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich: “Nel cristianesimo, l’amore è tutto”. E ha aggiunto che “Se i cristiani credono veramente a questo amore puro, la conseguenza è la presenza di Gesù in mezzo a loro (Mt 18,20)”. Secondo lui è in questa ottica che si può sperare nel rinnovamento non solo della teologia e dell’ecumenismo, ma anche dei vari ambiti dell’attività umana. “Il nostro business – ha affermato – è quello di vivere il Vangelo in comunità; di essere uniti dallo Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Nella tavola rotonda, “Come possiamo testimoniare il comandamento nuovo?”, i quattro relatori hanno condiviso le loro storie personali nel campo ecumenico. Padre John Crossin, direttore del Segretariato per gli affari ecumenici e interreligiosi della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, ha invitato a concentrarsi sulla missione che accomuna i cristiani, piuttosto che guardare alle cose che ci dividono. La Rev. Elizabeth Nordbeck, ministro della Chiesa Unita di Cristo e docente della “Andover Newton Theological School” (Massachusetts), ha condiviso quattro storie ecumeniche. Tutti sottolineavano che l’amicizia e la fiducia precedono il dialogo ecumenico e che molto spesso questi rapporti fraterni aiutano a “portare avanti insieme delle iniziative condivise”. “Tendiamo spesso a rifiutare le cose che non conosciamo o ci suscitano paura – ha affermato Nordbeck –. Invece, abbiamo bisogno dell’altro per imparare ad aprire la mente”. Il Rev. Bud Heckman, direttore della Fondazione El Hibri ed ex direttore esecutivo delle Religioni per la Pace degli USA, ha evidenziato la necessità di sapere dialogare con chi non si identifica con una chiesa particolare. I tempi sono cambiati: “Quando sono cresciuto in una piccola cittadina dell’Ohio, eravamo tutti cristiani – ha ricordato -. Un ragazzo dall’altra parte della strada non è venuto alla mia chiesa: ‘Sei cristiano?’, gli chiesi. ‘No, io sono cattolico’, è stata la sua risposta”. Avere un cattolico come amico era un’eccezione. Nel 1990, l’86% della popolazione degli Stati Uniti si diceva cristiana; nel 2001, questo numero è sceso al 76%. Entro il 2050, meno della metà della popolazione sarà cristiana. Il gruppo di chi non ha una fede particolare è, invece, in crescita. “C’è bisogno della testimonianza dell’amore reciproco anche tra le religioni, con i fatti, e non solo a parole – ha incalzato –, perché sono l’esperienze vissute quelle che incidono su di noi”. Ha ricordato, poi, il congresso nel 2004 del Parlamento delle Religioni per la Pace in Spagna, quando la comunità Sikh ha offerto ai presenti dei piatti vegetariani: “Alla fine ognuno ricordava l’ospitalità, la costruzione di relazioni, anziché i discorsi fatti”. Le diversità di opinioni e convinzioni, secondo Armstrong, non dovrebbero impedire il dialogo: “Non pretendo che l’altro sia d’accordo con me, altrimenti non sarebbe dialogo. Si tratta, invece, di tenere le porte aperte all’altro e allo Spirito che lavora”. Con il Premio Luminosa per l’Unità, dal 1988 i Focolari mettono in evidenza persone o associazioni che hanno dato un contributo significativo all’unità tra le chiese cristiane, tra le grandi religioni e con le persone di buona volontà. Fonte: Living City (altro…)
Lug 7, 2014 | Cultura
Un percorso critico e analitico che combina elementi di analisi empirica e spunti di teoria normativa, con un costante riferimento agli eventi della politica internazionale. Dalla caduta del Muro di Berlino (1989) ad oggi, passando per l’attacco alle Torri Gemelle (2001), lo scenario politico internazionale è cambiato profondamente. Da un assetto “bipolare” si è passati ad un contesto “multipolare” segnato dalle grandi incongruenze globali come le sperequazioni economiche a livello mondiale (e all’interno degli Stati), il cambiamento climatico, il grande tema «bio-politico» delle risorse alimentari ed idriche e delle malattie endemiche. Di fronte a tale scenario occorre elaborare un nuovo progetto politico internazionale, una nuova alleanza più inclusiva e paritaria, che vada ben oltre le alleanze militari ed economiche esistenti. Punto di sintesi e di connessione è la «comunità planetaria», intesa in un modo strutturalmente plurale, cioè come «comunità di comunità», come un sistema complesso ed interrelato di cerchi concentrici all’interno dei quali si svolgono, purché in modo del tutto libero e non esclusivo, diversi livelli di appartenenza politica e di partecipazione. Frutto di una trentennale esperienza di diplomatico di professione, Ferrara si propone una riflessione interdisciplinare sulle dinamiche della politica internazionale nel quarto di secolo seguito alla liquidazione della Guerra fredda. Pasquale Ferrara è Segretario Generale dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Diplomatico di carriera, ha svolto incarichi a Santiago del Cile, Atene, Bruxelles, Washington; a Roma è stato Portavoce e Capo dell’unità di analisi della Farnesina. Affianca al servizio diplomatico l’ attività accademica. È docente di “Teoria politica della comunità internazionale” presso l’Istituto Universitario “Sophia” e di questioni di politica internazionale e diplomazia presso la LUISS. La collana – Per-corsi di Sophia. Manuali di studio per i corsi dell’Istituto Universitario Sophia. Si tratta di un contributo originale che l’Istituto offre agli studi accademici nelle varie discipline in cui opera.
Lug 6, 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Dio mi ama immensamente», «Dio ci ama immensamente». Dirlo, predicarlo negli anni ’60 del secolo scorso aveva sapore di novità, perfino un po’ sovversiva. Lo si sapeva in certo modo, ma non era più così presente nella vita personale e comunitaria dei “buoni” cristiani. Questa scoperta che caratterizza gli inizi della spiritualità dell’unità e dell’esperienza di Chiara Lubich e delle prime compagne viene riproposta dall’autore come il fondamento stesso della vita cristiana, anche nelle sue espressioni più tipiche della preghiera e del seguire Gesù nella vocazione alla quale si è chiamati. Non solo: è una verità che nutre e permea anche i rapporti sociali, come il lavoro. E ci fa capaci di portare Dio al mondo, a tutti coloro che incontriamo. «Ricordo l’impressione profonda che anche in me ha suscitato questo annuncio: ne ho percepito l’importanza fondamentale, la novità, direi, per me assoluta. Nondimeno, a distanza di anni, viene da chiedersi: quanto ne sono stato realmente cosciente? Quanto ne ho compreso pienamente la portata? La nostra comprensione di Dio e del suo agire si lega infatti spesso a determinate nostre prospettive, si misura sul nostro limitato sentire, si esprime attraverso nostre particolari categorie di pensiero. Può accadere allora che, sentendoci talvolta imperfetti e quindi tanto poco degni dell’amore di Dio, trasferiamo, in certo modo, questa nostra percezione in Dio e finiamo per credere che egli non può amarci, o, al più, può amarci solo parzialmente. In realtà non è così. Dio ci ama sempre, infinitamente, e il suo amore ci è vicino e ci sorregge in ogni istante del nostro cammino. Se vogliamo tratteggiare per immagini le caratteristiche dell’amore di Dio, la prima che balza in evidenza è un’immagine familiare alla Sacra Scrittura e presente in molti autori spirituali: Dio ci ama come lo sposo ama la sua sposa. Egli, simile a colui che è perdutamente innamorato, ama al di là del valore stesso della persona amata; la ama cioè a tal punto da vedere che in lei tutto è bello, tutto è positivo, tutto comprensibile, perfino le sue deficienze che, seppur viste, vengono tuttavia trascese e sublimate dall’amore. Ma vi è un’immagine che, in maniera altrettanto efficace, dice l’amore di Dio verso di noi. È l’immagine dell’amore di una madre la quale, qualunque sia la situazione in cui il figlio si trova, fosse anche la più dolorosa e riprovevole, è sempre pronta ad aspettarlo, ad accoglierlo, dimentica di tutto. Perché così è l’amore materno: inestinguibile, essenziale. […] Quando si giunge ad attingere, anche solo per un istante, la realtà di un simile amore, allora tutto si trasforma: la vita che ci è data, il mondo che ci circonda, ogni circostanza lieta o triste: tutto acquista il timbro di un dono personale di Dio per me che mi vuole santo come lui è santo (cf. 1Pt 1, 16). Questo è il fondamento di tutta la vita cristiana: questo amore di Dio per ciascuno, di Dio al quale dobbiamo ridonarci rispondendogli in maniera totale». Pasquale Foresi, Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, Città Nuova editrice, 2014 pp. 29-30 (altro…)
Lug 5, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Vorrei dirvi cosa è il sacerdozio per me, cosa significa oggi per me essere sacerdote. È essere, contemporaneamente,per quanto è possibile ad una creatura umana, Gesù del cenacolo e Gesù del calvario, Gesù delle folle e Gesù del Getsemani, Gesù degli osanna e Gesù del “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Gesù della morte e Gesù della risurrezione. È essere sempre di più, ogni giorno un pochettino di più, Gesù, cosi come l’eterno Padre desidera e dispone nella sua amorosa volontà. […] Si serva di me come vorrà. Non ho che l’attimo presente. In esso, poter fare o no, sia umanamente sia sacerdotalmente, non conta; conta solo essere quella volontà di Dio su di me».
Così scrive don Cosimino ai suoi parrocchiani nel 25° della sua ordinazione sacerdotale, nel 1988, già provato dalla malattia che lo porterà a concludere la sua esperienza terrena il 5 luglio 1989. «Gesù è morto a trentatre anni – scrive ancora – Io perché non dovrei morire a 49 o 50? Gesù ha potuto dire: “Tutto è compiuto” mentre tutto è in rotta intorno a lui, eppure lo dice. Perché penso ai tanti progetti e progettini? Tutto resterà anche per me “Compiuto” (cioè condotto perfettamente a termine) se resterò, come, Gesù nel disegno del Padre». Don Cosimino, nasce a Gaeta il 5 settembre 1939 ed entra in seminario nel 1950. In questo periodo di formazione è stato esemplare, sia nel cammino spirituale, vissuto con grande impegno, sia nello studio. Da sempre era forte in lui un grande desiderio: capire come vivere per farsi santo. Viene ordinato sacerdote a Gaeta il 14 luglio 1963. Dopo un anno dalla sua ordinazione partecipa ad Ala di Stura (Piemonte) ad un incontro del Movimento dei Focolari. Qui, come lui stesso ha ripetutamente detto, ha trovato la risposta al suo desiderio di santità, ha trovato “l’IDEALE”, come da allora diceva. Così si è messo subito con impegno a far tesoro di quanto riceveva, cercando di non perdere neppure una parola e il suo impegno era sì nel comprendere, ma soprattutto nel vivere la spiritualità dell’unità.
Nel 1967 è stato nominato parroco di S. Paolo, nella sua città natale. Qui, con il suo tipico stile pieno di amore e di attenzione verso tutti, in particolar modo verso gli ultimi (ragazze madri, ex carcerati, drogati, sfrattati, sbandati), ha impostato la sua comunità puntando semplicemente, ma con forza e decisione, solo a vivere il Vangelo in tutte le situazioni e nelle realtà più diverse. Non sono mancate le occasioni di prendere posizione anche nei confronti di realtà sociali sempre più lontane da una dimensione veramente umana e cristiana. Ha lavorato moltissimo per il Movimento sacerdotale e per il Movimento parrocchiale, due diramazioni del Movimento dei Focolari. In questo modo molti, anche a livello internazionale, hanno potuto conoscerlo, com’è dimostrato dalla grande partecipazione che c’è stata in tutto il periodo della malattia.
Un aspetto rilevante per comprendere la sua vita è il rapporto di unità con gli altri sacerdoti, in un passaggio da una mentalità individualista ad una vita di comunione. Unico scopo, crescere nella carità, accantonando i discorsi su nuove tecniche di apostolato, di catechesi e su moderne e attraenti espressioni di liturgia, come era di moda allora, per far posto alla condivisione, come in famiglia: beni, stipendio, spese, amici, luci e prove, salute, vestiti, idee. Ha fatto suo con radicalità e convinzione il simbolo del movimento sacerdotale dei Focolari: la lavanda dei piedi. Scrive: «La considerazione della lavanda dei piedi è stata per me fondamentale. Perché Lui lo ha fatto, dovrò ripeterlo anch’io per gli uomini di queste generazioni. Dignità sublime! Ma Cristo nella sua dignità divina depone le vesti e lava i piedi. Io, prete, ripeterò Cristo, spogliandomi della mia onorabilità falsa cui tengo e mi avvicinerò agli uomini per portare loro la lavanda dei piedi, la redenzione. Laverò i piedi in confessionale, in ospedale, dicendo messa, curando i poveri, i vecchi. Ma dovrò spogliarmi. Questo è l’essenziale». (altro…)
Lug 4, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Ho conosciuto Chiara Lubich subito dopo la fine della guerra. Sono andata a Trento da quelle ragazze di cui si diceva che “vivevano il Vangelo come i primi cristiani”. Le parole di Chiara mi hanno messo in crisi. Venivo da una famiglia cristiana ed ero dell’Azione Cattolica, ma mi sono accorta che la mia religiosità aveva poco di cristiano, perché praticamente non vivevo il Vangelo. Col nostro gruppo siamo tornati spesso a Trento e anche Chiara veniva a Rovereto, il nostro paese, a trovarci. Ci parlava del Vangelo e ci faceva innamorare di Gesù. Subito si è formata a Rovereto una comunità di cui faceva parte il direttore dell’Azienda telefonica, la professoressa di matematica, il calzolaio, l’orologiaio, un papà e una mamma, dei ragazzi e delle ragazze, eravamo tanti e ci volevamo veramente bene. Ogni volta che ci incontravamo come comunità cercavamo di prendere un impegno nuovo nel vivere il Vangelo, a cambiare le nostre vite ed occuparci dei bisognosi che ci circondavano.

Violetta Sartori
Un giorno un’amica ci ha fatto conoscere un giovane che era stato ferito durante la guerra: una bomba gli era esplosa in faccia ed era diventato cieco. Ogni volta che partecipava ai nostri incontri diceva: “Che bagno di luce!”. Ad ogni persona che incontravamo cercavamo di comunicare la nostra scoperta: “Dio ci ama immensamente”. E tanti hanno sentito la chiamata a seguire Dio. L’Ideale dell’unità si è sparso e la comunità si faceva notare. C’era chi ci accoglieva e chi ci criticava, e dicevano che noi eravamo esagerati. Mi ricordo che una volta Chiara parlava in un teatro e c’erano tante persone. Qualcuna ha accettato e altre l’hanno criticata. Igino Giordani ha scritto in un giornale di Trento un articolo col titolo “I pompieri”. Lui diceva che i pompieri sono quelli che spengono il fuoco, che basta che vedano il fuoco un pochino acceso, nel cuore delle persone, e sono pronti a venire con le pompe per spegnerlo. Essi sono come un esercito di persone che battono il passo, ossia si muovono, ma non vanno avanti. Chiara spiegava, però, che noi non possiamo conoscere i disegni di Dio su ogni creatura, non possiamo giudicare dall’apparenza, ma sempre amare, amare, amare, essere sempre disponibili. Mi ricordo un’altra volta che Chiara diceva, che spesso ci sentiamo niente, dei poveri cristiani. Ma Gesù ha dato la vita, è morto per ognuno di noi: “È come se qualcuno venisse e ci portasse un dono preziosissimo – diceva – e noi lo lasciamo da parte a impolverarsi, senza mai considerarlo, e continuiamo a sentirci poveri”. Ci spronava, insomma, a puntare sulla misericordia e l’amore di Dio per ciascuno di noi. E così pian, piano, Chiara metteva l’amore per Gesù dentro i nostri cuori e noi lo comunicavamo a tanti altri». (Testimonianza raccontata durante il meeting dei rappresentanti delle comunità locali dei Focolari nel mondo – Castelgandolfo, 29 maggio/1° giugno 2014) (altro…)
Lug 3, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Tutto è partito da una semplice merendina buttata nel cestino e dalla sorpresa dei bambini nel sapere che ci sono persone che non hanno nemmeno da mangiare: “Maestra, cosa sono i bambini poveri?”, domandano. Così nell’ottobre del 2013 gli allievi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria dell’I.C. “G. Giuliano” di Latina riescono a raccogliere un carico da inviare ai loro coetanei di un orfanotrofio di Mae Sot, nel nord della Thailandia. Poi, nell’aprile del 2014, partono altri 30 scatoloni pieni di giocattoli. I costruttori di questo ponte di solidarietà sono sempre loro: i bambini di Latina e quelli di Mae Sot. Qualcosa li ha ormai legati e ormai non accenna ad allentarsi. A metà maggio, alla presenza di 250 presenti, tra alunni, la dirigente scolastica, gli insegnanti, i genitori, i nonni e gli amici, viene presentato “Dal sogno al progetto”. Si sogna, infatti, la costruzione di una scuola per i bambini, tra i più poveri del mondo, che si trovano a 10.000 km di distanza. Si organizzano tante iniziative per raccogliere i fondi necessari per iniziare i lavori: una rappresentazione, una lotteria, la vendita di dolci fatti dalle mamme e dalle nonne dei bambini di Latina.
Alcuni negozianti della città, venuti a conoscenza del progetto e sapendo che sono i bambini di Latina a portare avanti l’iniziativa a favore dei loro coetanei meno fortunati, mettono a disposizione quanto riescono: ‘buoni spesa’, una macchina del caffè, pacchetti omaggio per week end al mare, abbonamenti per la stagione teatrale e quant’altro possa essere utilizzato per una lotteria. “È scaturita tanta sensibilità da parte della gente – raccontano –, oltre ogni possibile immaginazione. L’amore e la solidarietà fioriscono in mezzo alla società e dove meno te l’aspetti!”. Tanti si danno da fare per allestire la sala per l’evento. “Stupiva – scrivono – vedere una piccola comunità nata dall’amore di questi bambini che hanno lanciato l’invito a fare qualcosa per chi soffre dall’altra parte del pianeta”. Ma chi sono i bambini da aiutare? “Sono i karen (e non solo) che scappano, ancora oggi – ci spiegano –, dal Myanmar in cerca di un futuro migliore ed entrano in Thailandia, nella cittadina di confine ed anche quelli che stanno sulle montagne limitrofe… sono davvero tanti! Ormai non è più possibile entrare nei campi profughi ufficiali, che verranno presto smantellati. Nella regione di Mae Sot ci sono almeno tre grossi campi: Mae La, Umpiem e Nu Po. Arrivando dal Myanmar, l’unico posto in cui trovare rifugio sono i campi di riso, oppure piccoli assembramenti di baracche abusive; tutto senza nessuna protezione legale, senza nessun diritto umano o qualcuno che ti protegga”.
Alla fine dell’evento, la vendita delle torte e l’estrazione della lotteria per assegnare i tanti doni ricevuti riempie l’atmosfera di una gioia palpabile. Una mamma confessa: “Mia figlia ha già messo via lo zaino per spedirlo col prossimo carico a Mae Sot. Ed ogni tanto aggiunge qualche matita o quaderno dentro lo zaino per i suoi fratellini karen”. Un’altra è arrivata con i biscotti ben incartati e con l’etichetta scritta in lingua thailandese: era andata su Internet per trovare la traduzione esatta! Li ha venduti tutti e subito. E un genitore: “Questa esperienza di solidarietà resterà per sempre nei loro cuori ed anche nei nostri”. “I fondi raccolti hanno permesso di affittare un terreno – concludono –. Si è costruita un’umile scuola e già 38 bambini di Mae Sot cominceranno presto a frequentarla. Si chiama “Goccia dopo goccia”, perché la scuola è come una piccola goccia d’acqua, ma goccia dopo goccia… nasce un fiume”. Leggi anche: Thailandia chiama e Latina risponde Seguici su facebook (altro…)
Lug 2, 2014 | Cultura
Il volume ripercorre le interpretazioni della povertà sistematizzando il modo attraverso il quale i poveri sono stati rappresentati dai diversi punti di vista: si rielabora un nuovo modello di lettura dei poveri che pone le premesse per scorgere nella povertà una risorsa da non sprecare. Nel lavoro di ricerca si evidenzia che la deprivazione è qualcosa costruita dagli ‘altri’, chiama cioè in causa, in primo luogo, i ‘non poveri’ e le modalità con cui questi ultimi si relazionano al fenomeno e ai soggetti in tale condizione. Il libro però non si ferma solo a un’interpretazione del fenomeno ma presenta un caso di intervento sociale contro la povertà. È l’esperienza dell’Economia di Comunione, da annoverare nella tradizione dell’Economia Civile, un sistema di imprese creato per inserire nel circuito produttivo i poveri, che sperimentano il poter essere riconosciuti nei loro meriti e nelle capacità lavorative. È una realtà transculturale presente in tutti i continenti che mostra i tratti di un intervento sociale e che consente l’attivazione dei “deprivati”. Una ricerca, quindi, che propone un approccio inedito all’interpretazione della povertà e le modalità concrete per uscirne con interventi che destrutturano un modo di interpretarla e di intervenire su di essa. Gennaro Iorio è professore associato di Sociologia all’Università di Salerno. Si è occupato dei temi legati alle nuove tecnologie, ai classici della sociologia e al dialogo sociale. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi scientifici. Gennaro Iorio, Interpretazioni di povertà. Come uscire dalla deprivazione, Franco Angeli, 2013 Altre info: http://www.social-one.org/en/
Lug 2, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una famiglia sana sviluppa legami positivi, personali e sociali che rappresentano il capitale umano primario per il benessere della società. È da questa premessa che nasce il progetto culturale “La famiglia in vista del bene comune”, promosso dalla “Scuola Loreto” di Azione per Famiglie Nuove Onlus.
L’obiettivo è chiaro: ripartire dalla promozione di una cultura della famiglia per sanare tante piaghe che derivano dalla disgregazione sociale causata dalla crisi e dalla privatizzazione dell’istituto familiare.
L’11 giugno scorso, sono stati consegnati gli attestati di “Empowerment familiare e interculturale” alle famiglie giunte per apprendere un nuovo stile di vita impostato sull’amore reciproco del Vangelo e approfondire la spiritualità dell’unità, insieme ad una specifica formazione sulle tematiche familiari.
Il corso era cominciato il 16 settembre 2013 e si è articolato in due periodi formativi lungo l’anno: il ‘corso propedeutico’ (di 250 ore) e il ‘corso di Qualifica’ (600 ore). I partecipanti: otto interi nuclei familiari provenienti da Hong Kong, dalla Corea del Sud, Siria, Slovacchia, Messico e dal Brasile.
Le famiglie hanno ricevuto elementi di contenuto formativo, partecipato alle attività lavorative e alla vita della cittadella, vivendo nell’amore e nella comunione, per testimoniare a tutti – tornati nelle loro terre – l’esperienza vissuta.
Nota comune è stata quella di essersi ritrovati alla fine dell’anno come una unica grande famiglia. In tutte c’è il desiderio di condividere con tanti l’originale esperienza trascorsa in Italia.
La Scuola Loreto è stata fondata da Chiara Lubich a Loppiano nel 1982. Fino ad oggi 1.500 famiglie dei cinque continenti sono passati da questa singolare scuola diventando, poi, punto di riferimento per altre famiglie.
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Giu 30, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Autor: Luis Marín de San Martín Sinopsis: Pocos papas han llegado como Juan XXIII al corazón de la gente. Su paso por la cátedra de Pedro, breve pero intenso y decisivo, supuso un cambio en el estilo y, sobre todo, el inicio de un proceso renovador y revitalizador de la vida cristiana en diálogo con el mundo contemporáneo. Su grato recuerdo perdura hoy no solo entre los católicos, sino también entre los miembros de otras Iglesias y religiones e incluso entre los no creyentes. Pero su nombre está especialmente ligado a la convocatoria e inicio del Concilio Vaticano II, el mayor acontecimiento eclesial del siglo XX. En estas páginas, el autor quiere dar a conocer a un Angelo Giuseppe Roncalli que miró el mundo con amor y ternura y mostró el verdadero rostro de una Iglesia familia de Dios. El papa Juan no fue el viento impetuoso, sino la brisa suave que anima y revitaliza, una bocanada de aire fresco que entró en la vida de las gentes y que provocó una renovación profunda, hasta el punto de constituir un antes y un después en la historia de la Iglesia. Sobre el autor: Luis Marín de San Martín, OSA (Madrid, 1961), es doctor en Teología Dogmática. Se ha especializado en la figura y el magisterio de Juan XXIII. Es asistente general de la Orden de San Agustín, preside el Instituto de Espiritualidad Agustiniana y es profesor en la Facultad de Teología del Norte de España (Burgos). Tiene varias publicaciones de carácter histórico, teológico y espiritual. Editorial Ciudad Nueva – Madrid
Giu 30, 2014 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dal 1° al 28 settembre 2014 avrà luogo l’Assemblea generale del Movimento dei Focolari. Tra i suoi compiti eleggere la presidente, il copresidente, le e i consiglieri generali che resteranno in carica per i prossimi sei anni, deliberare sulle istanze e proposte giunte dalle varie parti del mondo, definire le grandi linee di orientamento del prossimo periodo. Nelle parole della presidente Maria Voce “l’Assemblea è chiamata ad esprimersi su argomenti fondamentali per la vita dell’intero Movimento” e ad essa ci si avvia “con un senso di gratitudine a Dio per quanto si è vissuto insieme nei sei anni trascorsi”. Saranno 494 i partecipanti all’Assemblea generale che rappresenteranno le varietà geografica, di impegno e di generazioni proprie dei Focolari. Accanto ai cattolici ci saranno 15 rappresentanti di altre confessioni cristiane, di religioni non cristiane e di culture non religiose, che accompagneranno i lavori dell’Assemblea e esprimeranno le proprie prospettive, indispensabili per la vita e l’azione del Movimento. Gli ultimi sei mesi hanno visto, in tutto il mondo e con diverse modalità, un susseguirsi di iniziative per facilitare riflessioni, analisi e bilanci nelle comunità dei Focolari sull’operato del Movimento, sulle sue sfide e prospettive, allo scopo di far giungere temi e proposte sulle quali impostare i lavori dell’Assemblea.
Tale processo di partecipazione si è concretizzato in più di 3.000 istanze, ognuna espressa in un massimo di 100 parole, che indicano – spiega Maria Voce – “la vitalità di un popolo in cammino ed in crescita”. Un gruppo di giovani dei Focolari, riuniti in un convegno internazionale, hanno approvato un manifesto con le loro proposte consegnato alla presidente, in seguito a un lavoro di riflessione nei cinque continenti. L’insieme delle istanze è stato reso funzionale da una commissione preparatoria e verrà inviato ai partecipanti all’Assemblea. Tale commissione è composta da venti persone, rappresentative dell’attuale Centro internazionale, delle diverse diramazioni dei Focolari e delle regioni del mondo in cui esso è presente. L’Assemblea generale dei Focolari è il più importante organo di governo del Movimento e si riunisce ordinariamente ogni sei anni. Quella precedente si è tenuta nel luglio 2008, tre mesi dopo la morte della fondatrice Chiara Lubich. (altro…)
Giu 29, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Si ama Dio, il Padre, anche dando da mangiare al fratello che ha fame. Tutto lo sviluppo della letteratura su questo tema – specie della grande letteratura patristica –, è una lotta contro l’egoismo degli uni che provoca la miseria degli altri: quindi una ricostituzione dell’umanità violata e degradata cominciando dal principio: dal nutrire lo stomaco, per ricostituire quel corpo fisico che fa parte anch’esso del Corpo mistico: è anch’esso Cristo vivo […]. Non tutti possono far miracoli – scriveva sant’Agostino – ma tutti possono nutrire i miseri. “Non puoi dire al paralitico: Levati e cammina! Ma puoi dire: In attesa che tu ti possa levare, intanto sta’ e mangia…”. Chi, potendo nutrire i denutriti, i mal nutriti, gli affamati, non li aiuta, è, secondo un pensiero dei Padri della Chiesa, un omicida, anzi un deicida. Fa morire Cristo. Chi, durante gli anni di guerra, ha condannato dei prigionieri a morir di fame, ha rinnovato, dal punto di vista del Vangelo, la crocifissione. È stato assassino per, così dire, di Dio. Le torme di deportati, nella neve e nel solleone, dentro vagoni blindati o in bastimenti isolati, la cui monotonia era interrotta solo dal collasso degli affamati, segnano la linea dell’ateismo pratico, anche se perpetrato in nome di Dio. S. Vincenzo de Paoli per questo salì nelle galee dei cristianissimi re, dove i galeotti cadevano estenuati. Ecco così che l’opera di misericordia, ricostituendo la giustizia, si presenta non come mera somministrazione di cibo o di denaro per comprarlo. “Le opere di misericordia non giovano a niente senza l’amore”, dice sant’Agostino. “E se anche sbocconcellassi a favore dei poveri tutto quello che ho, e dessi il mio corpo alle fiamme, e non avessi amore, non mi servirebbe niente” (1 Cor 13, 3), dice san Paolo. (…) Le imprese di assistenza sociale poco giovano agli effetti della vita religiosa, se chi le compie non vi porta quell’alimento divino, quell’ardore di Spirito Santo, che è la carità […]. L’opera di misericordia è un dovere morale e materiale: nutrendo chi spasima, nutro me: ché la sua fame è mia e di tutto il corpo sociale, di cui son parte organica. “Molti, siamo un solo organismo” : e non si può ledere un organo per avvantaggiare un altro. E se no, si paga: con le rivoluzione e disordini e le epidemie di qua, e poi con l’inferno di là. Si è tentati di pensare che questo precetto sia divenuto piuttosto superfluo in un’era in cui i lavoratori stanno raggiungendo una certa agiatezza. E, invece, mai è stato tanto attuale e ha preso una estensione tanto vasta quanto nell’epoca dei razionamenti, dei campi di concentramento, delle deportazioni e della disoccupazione, della guerra e del dopoguerra (…). Una civiltà che tollera l’affamato accanto all’Epulone è una civiltà in peccato mortale (…). Se uno non ha una razione, vuol dire che un altro ne ha due […]. Le opere di misericordia si giustificano dalla realtà della natura umana; e compiono il miracolo di mettere a circolare l’amore facendo circolare il pane: il miracolo che fa del dono di un pane una sorta di sacramento sociale, con cui si comunica, con l’amore, Dio, e si nutre, col corpo, l’anima». (da Igino Giordani, Il Fratello, Città Nuova 2011, pp. 64-67) Per Informazioni: Centro Igino Giordani (altro…)
Giu 28, 2014 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’immagine della Chiesa che il prossimo Sinodo
è chiamato a mostrare con le sue scelte pastorali è quella di “una Madre impegnata a generare, accompagnare e sostenere tutti i figli di Dio, nessuno escluso”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale del prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia voluto da Papa Francesco, presentando in Sala Stampa l’Instrumentum laboris dell’assemblea sinodale del prossimo ottobre che sarà dedicata al tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. “La famiglia è diventata ormai il simbolo delle difficoltà, delle sofferenze della società – commenta Anna Friso, responsabile con il marito Alberto della realtà ‘Famiglie nuove’, inserita nel Movimento dei Focolari. “Quindi sapere che la Chiesa ha questo atteggiamento di accoglienza e di vicinanza – continua Anna – è veramente magnifico”. Il documento è il risultato dell’inchiesta promossa con il questionario di 39 domande, diffuso nel novembre scorso, che ha avuto un’accoglienza positiva e un ampio riscontro, come ha spiegato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo. “Io credo che sia stata l’idea giusta. Partire dalla gente, partire dal dato concreto di come si vive”, prosegue Anna Friso. “Questa attenzione alle situazioni così complesse e diverse di tante famiglie in difficoltà – agiunge Alberto Friso – significa valorizzare queste sofferenze per trarne una luce. La sofferenza è un valore, un coefficiente importantissimo. Se viene capita dalla Chiesa le famiglie troveranno risorse interiori per individuare una strada di riconciliazione”.

Alberto e Anna Friso
“Serve una pastorale capace di offrire la misericordia che Dio concede a tutti senza misura”, ha spiegato in Sala Stampa il card. Baldisseri. “È senz’altro un’apertura del cuore e dell’anima della Chiesa all’accoglienza”, commenta Alberto Friso. “Ma non è solo un modo per illuminare le situazioni difficili, ma anche tutto il contesto generale della famiglia, perché questa nasce proprio dall’amore di Dio per l’umanità e in questo amore trova il suo senso”. Ampia parte del documento è dedicata a situazioni pastorali difficili come la convivenza, le unioni di fatto, le separazioni, i divorzi o le unioni tra persone dello stesso sesso. “Dobbiamo capire – commenta Anna Friso – che la vera questione non è togliere la pagliuzza dall’occhio dell’altro. Ma aiutarlo a crescere nella consapevolezza che Dio ci ama immensamente tutti. Ed è un annuncio rivolto a tutti, non solo a chi non è in situazioni irregolari”. “Non è in discussione la dottrina della Chiesa”, ha chiarito in Sala Stampa mons. Forte, ma la sua applicazione, la sua proposta, l’accompagnamento della ricezione e della pratica. “Nella dottrina della Chiesa c’è una verità di bellezza, gioia, di possibilità di realizzazione. E in fondo nessuno vuole un amore usa e getta o considera i figli un optional”, commenta Anna Friso. “Quindi la Chiesa ci parla proprio di ciò che è scritto nel nostro cuore. Serve presentarlo però soprattutto con la testimonianza”. “La nostra speranza è che il Sinodo accresca la consapevolezza di tutte le famiglie, non solo quelle cristiane”, conclude Alberto Friso. “Credo che sia un atto d’amore storico che la Chiesa compie in un momento in cui domina l’individualismo, un grande messaggio di fiducia e di speranza non solo per l’antropologia cristiana”. Fonte: it.radiovaticana.va/news (altro…)
Giu 27, 2014 | Parola di Vita
“In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Avrai letto nel Vangelo che Gesù raccomanda più volte la preghiera e insegna come si fa ad ottenere. Ma questa, sulla quale poniamo oggi l’attenzione, è veramente originale. Essa, perché possa ottenere una risposta dal cielo, esige più persone, una comunità. Dice: «Se due di voi». Due. È il numero più piccolo che forma una comunità. A Gesù dunque importa non tanto il numero quanto la pluralità dei credenti. Anche nel giudaismo – ti sarà noto – si sa che Dio apprezza la preghiera della collettività, ma Gesù dice qualcosa di nuovo: «Se due di voi… si accorderanno». Vuole più persone, ma le vuole unite, pone l’accento sulla loro unanimità: le vuole una sola voce. Devono mettersi d’accordo sulla domanda da fare, certamente; ma questa richiesta deve poggiare soprattutto su una concordanza dei cuori. Gesù afferma, in pratica, che la condizione per ottenere quanto si chiede è l’amore reciproco tra le persone.
“In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Ti potrai chiedere: «Ma perché le preghiere fatte in unità hanno maggiore accesso presso il Padre?». Il motivo, forse, è perché sono più purificate. A che cosa infatti è ridotta, spesso, la preghiera se non ad una serie di domande egoistiche che ricordano più i mendicanti presso un re, che non i figli presso un padre? Quanto invece si chiede insieme agli altri è certamente meno macchiato da un interesse personale. A contatto con gli altri si è più propensi a sentire anche le loro necessità e a condividerle. Non solo: ma è più facile che due o tre persone capiscano meglio che cosa chiedere al Padre. Se si vuole quindi che la nostra preghiera sia esaudita è meglio stare esattamente a quanto Gesù dice, e cioè:
“In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Gesù stesso ci dice dove sta il segreto dell’efficacia di questa preghiera. Esso è tutto in quel «riuniti nel mio nome». Quando si è uniti così c’è fra noi la Sua presenza e tutto ciò che si chiede con Lui è più facile ottenerlo. Infatti Gesù, presente dove l’amore reciproco unisce i cuori, è Lui stesso che chiede con noi le grazie al Padre. E puoi pensare che il Padre non ascolti Gesù? Il Padre e Cristo sono una sola cosa. Non ti sembra splendido tutto questo? Non ti dà certezza? Non ti dà fiducia?
“In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Sarai ora certamente interessato a sapere cosa vuole Gesù che tu chieda. Egli stesso lo dice chiaramente: «qualunque cosa». Non c’è quindi nessun limite. E allora metti anche questa preghiera nel programma della tua vita. Forse la tua famiglia, tu stesso, i tuoi amici, le associazioni di cui fai parte, la tua patria, il mondo che ti circonda mancano di innumerevoli aiuti perché tu non li hai chiesti. Accordati con i tuoi cari, con chi ti comprende o condivide i tuoi ideali e, dopo esservi disposti ad amarvi come il Vangelo comanda, così uniti da meritare la presenza di Gesù tra voi, chiedete. E chiedete più che potete: chiedete durante l’assemblea liturgica; chiedete in chiesa; chiedete in qualsiasi luogo; chiedete prima di prendere decisioni; chiedete qualsiasi cosa. E soprattutto non fate in modo che Gesù resti deluso dalla vostra noncuranza, dopo avervi dato tanta possibilità. Gli uomini sorrideranno di più, gli ammalati spereranno; i bimbi cresceranno più protetti, i focolari familiari più armoniosi; i grandi problemi potranno essere affrontati anche nell’intimo delle case… E vi guadagnerete il Paradiso, perché la preghiera per i bisogni dei vivi e dei morti è anch’essa una di quelle opere di misericordia che ci saranno richieste all’esame finale.
Chiara Lubich
Pubblicata su Città Nuova 1981/15-16, pp.40-41.
Giu 27, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Al culmine di un anno di celebrazioni dei 60° anni del Movimento dei Focolari in Francia, il 4 giugno scorso si è svolto, presso l’Istituto Cattolico di Parigi, un simposio sull’apporto del Movimento nella Chiesa e nella società francesi. Davanti ad un pubblico variegato, si è cercato di rispondere alle domande: “Chi sono i Focolari?” e “Qual è il loro coinvolgimento nel mondo di oggi?”. Pur non tacendo su alcuni aspetti critici, come la poca visibilità, i relatori hanno messo in luce il contributo positivo dei Focolari alla società francese. «Non ci sono tanti movimenti che hanno raggiunto ‘in salute’ la sessantina d’anni di esistenza», ha affermato il sociologo della religione Jean-Louis Schlegel, nel suo intervento.

Padre François-Marie Léthel
Il simposio è iniziato con padre François-Marie Léthel, carmelitano e professore di teologia presso il Teresianum (Roma): ha spiegato il parallelo tra tra santa Teresa d’Avila e il suo “castello interiore” (la preghiera, il centro dell’anima) e Chiara Lubich, col suo “castello esteriore” (l’amore per il prossimo). Non ha esitato a designare la fondatrice dei Focolari come «una delle più grandi mistiche di tutti i tempi».
Laurent Villemin, professore di teologia presso l’Istituto Cattolico di Parigi, ha evocato la passione nel dialogo tra cristiani: «molto presto tradotta in ecumenismo pratico» e che «fino alla fine della sua vita non ha rinunciato al lavoro per l’unità visibile della Chiesa». Portando l’esempio concreto della dinamica di “Insieme per l’Europa“, Gérard Testard, membro del Comitato Internazionale, ha dichiarato che «I Focolari hanno un’influenza e danno un contributo decisivo alla comunione tra movimenti».
Mons. Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, ha ricordato quanto si vive in questo Paese dove i musulmani, in particolare i giovani «hanno trovato nel Movimento dei Focolari una risposta alla loro attesa interiore» restando «fedeli alla loro identità di musulmani». Il presidente delle Settimane sociali di Francia, Jérôme Vignon, ha sottolineato il carattere «precursore e fecondo dell’Economia di Comunione», definendo «visione rivoluzionaria» il contributo dei Focolari all’evangelizzazione: non tanto quella di «far diventare cristiani i nostri fratelli», ma quella di «far loro gustare la gioia dell’amore reciproco, la preoccupazione per il prossimo». Tutti aspetti in cui i Focolari possono arricchire il cristianesimo sociale francese, a condizione di non “nascondersi”. «Non abbiate paura – ha concluso Laurent Villemin – di portare avanti questa ricerca di una vera spiritualità per dei veri laici». (altro…)
Giu 26, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Grazie al mio lavoro di diplomatico, con la mia famiglia abbiamo imparato a riconoscere la ricchezza di un’umanità allargata, ad amare la patria altrui come la nostra, ad amare Dio nell’uomo di nazionalità e cultura diversa dalla nostra. Tanti mi domandano se sia possibile vivere da cristiano in un ambito che ti porta a vivere a contatto con le ricchezze, ma anche con le sofferenze dell’umanità più varia. È la mia sfida quotidiana. Nel mio lavoro cerco di ispirarmi all’ideale della fraternità proposto da Chiara Lubich. C’è un suo scritto sulla diplomazia, che è un po’ la mia guida. Dice tra l’altro: “Farsi uno con il prossimo, in quel completo oblio di sé che possiede – senza avvedersene e senza curarsene – colui che ricorda l’altro, il prossimo. Questa è la diplomazia della carità (…). La diplomazia divina (…) è mossa dal bene dell’altro ed è priva quindi d’ogni ombra di egoismo”. E ancora: “Se ogni diplomatico nelle proprie funzioni sarà spinto nel suo agire dalla carità verso l’altro Stato come verso la propria patria, sarà illuminato a tal punto dall’aiuto di Dio da concorrere ad attuare rapporti tra gli Stati come debbono essere quelli fra gli uomini”. Sento questa affermazione molto vera e concreta e l’ho potuta sperimentare in tante occasioni. Ad esempio, mentre guardavo le cerimonie di apertura e di chiusura dei Giochi Olimpici e Paraolimpici, mi è venuto in mente di inviare al mio collega omologo un messaggio tramite il cellulare: “Il vostro Paese mostra tutta la sua bellezza”, ho scritto. E lui ha subito risposto: “Grazie”. Con quel semplice gesto avevo espresso il mio apprezzamento per la sua patria. A
lle volte il lavoro si trasforma in una vera lotta. Ricordo quando al mio Paese è toccata la presidenza di turno dell’Unione Europea, io sono stato incaricato di presiedere un gruppo di lavoro al quale è stata proposta l’adozione di un “Programma Diplomatico Europeo”. Si trattava di un programma di formazione professionale rivolto ai giovani funzionari diplomatici in servizio nelle diplomazie nazionali dei Paesi Membri. Aveva il forte sostegno da parte di alcuni paesi e forti contrasti da altri. Il programma prevedeva l’inclusione di una lingua a scapito di altre lingue nazionali che, a quel punto, avrebbero potuto essere altrettanto prese in considerazione. In quella situazione toccava a me cercare una soluzione. Ho parlato con i rappresentanti di ogni Paese, ascoltando a fondo le ragioni di ciascuno: come presidente, volevo agire al servizio di tutti. Mi andavo, però, convincendo che sarebbe stato più vantaggioso per tutti avere un programma di formazione comune, e che sarebbe stato utile andare avanti con le due lingue ufficiali che non avrebbero creato difficoltà di realizzazione. Ho fatto la mia proposta che è stata approvata da tutti ed il Programma Diplomatico Europeo è oggi una realtà affermata. Svolgo la mia missione in un paese disgregato, diviso, con notevoli problemi da tutti i punti di vista. Lotto, in questi tempi, per amare concretamente le persone, vivere le divisioni, non sfuggirle, amare l’uomo e la donna senza Dio e testimoniarlo là dove Lui non esiste, essere con la mia vita un ponte per unire. Anche se per diventare dei “ponti” non occorre necessariamente essere ambasciatori. Quando amiamo l’altro possiamo fare tutto; Sant’Agostino ce lo ricorda e la testimonianza di Chiara Lubich e di tutti noi che vogliamo vivere il suo stesso ideale dell’unità nel mondo, ne sono la prova più tangibile». Fonte: Umanità Nuova online (altro…)
Giu 25, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://vimeo.com/98152650 (altro…)
Giu 24, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
http://vimeo.com/98153070 (altro…)
Giu 24, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità

L’attesa dei ragazzi latino americani
Sono 500 e hanno in comune l’età: quella dell’adolescenza. Provengono da tutti i continenti, e si sono dati appuntamento in Argentina, alla Mariapoli Lia, la cittadella dei Focolari in provincia di Buenos Aires. Sono una piccola rappresentanza del laboratorio del quale fanno parte tutti i Ragazzi per l’Unità nel mondo. La pagina Facebook documenta i preparativi: «C’è una mobilitazione mondiale sia per quanti di noi si preparano a partire (dal 14 al 21 luglio nella Mariapoli Lia), sia per chi dal 21 al 28 luglio da mesi aspetta e organizza le attività per accogliere i ragazzi che arriveranno nella propria città; sia per quanti stanno organizzando localmente iniziative le più varie. Sono tutti laboratori del nostro cantiere di fraternità globale che ci farà diventare cittadini del mondo! Dalle notizie che ci arrivano è chiaro come i preparativi sono un’occasione per condividere con tanti: autorità, istituzioni, associazioni, amici, comunità e chiesa locale il dono più bello che abbiamo: l’Ideale del Mondo Unito». Perché questo titolo al Cantiere? Lo spiega uno scritto di Chiara Lubich degli anni ’70, rivolto ai giovani: «Ecco, l’uomo di domani, la persona di domani è l’uomo dell’unità, l’uomo-mondo. Un uomo che riesce ad accogliere nel suo cuore i tesori che donano gli altri dei vari continenti e che riesce a dare i suoi tesori a tutti gli altri. L’uomo di domani, perciò, è l’uomo dell’unità, è l’uomo-mondo». 
Dal Paraguay: si presenta il cantiere Uomo Mondo in una radio
Ecco alcuni flash da vari Paesi. Dal Paraguay: «Qui ci stiamo preparando per accogliere i ragazzi dell’Irlanda. Nella foto mi vedete mentre racconto agli ascoltatori di Radio Caritas le attività che nella seconda settimana del Cantiere svolgeremo insieme. Tre sono le città in cui andremo: Asunción-Lambaré, Capiata e Caazapá, quest’ultima a 230 Km dalla capitale». Dall’Austria: «Partiremo in 5 e nella seconda parte del Cantiere ci sposteremo in Bolivia nel Centro sociale di Cochabamba “Rincon de Luz”. Sempre in Bolivia arriveranno anche i ragazzi della Svizzera». «A Salta (Argentina) ci stiamo preparando da tempo ad accogliere i ragazzi italiani che verranno. Stiamo lavorando con le istituzioni, la comunità e la Chiesa locale e con altri gruppi giovanili per mettere a punto le attività di ColoriAMO la città che svolgeremo insieme. I punti grigi più preoccupanti tra quelli individuati sono l’ingiustizia, la corruzione, le differenze tra chi ha e chi non ha niente… E poi la droga e la violenza che stanno diventando tra noi adolescenti realtà naturali. Le comunità dove si svolgeranno le attività della seconda fase sono tre: Tartagal, General Mosconi e Yacuy. In questi territori manca la ricchezza materiale, ma c’è sicuramente una grande ricchezza culturale ed il desiderio forte di voler costruire il mondo unito. Le possibilità di approfondire l’amicizia con i gruppi dei ragazzi per l’unità che appartengono a queste comunità saranno tante! Si tratta infatti di località abitate dai popoli originari dell’Argentina: wichi e guaranì». Il 19 Luglio si realizzerà uno “SPECIAL DAY” alla Mariapoli Lia durante il quale si aggiungeranno altri ragazzi. Festeggeremo i 30 anni del Movimento Ragazzi per l’Unità. In quella occasione si prevede un collegamento streaming dalle 11 alle 12 ora argentina (ore 15 GMT). http://vimeo.com/98231711 (altro…)
Giu 23, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Barcelona, capitale della Catalogna che pulsa di sperimentazione e innovazione, è stata il contenitore ideale per esplorare nuovi campi e nuove frontiere dell’Architettura nel workshop internazionale ArquitecturaLimite, che si è svolto dal 15 al 18 giugno. Vi hanno partecipato in 30 tra giovani architetti, docenti, studenti di architettura provenienti dalla Spagna, dall’Italia, dalla Colombia, e con il contributo di docenti del Politecnico di Barcelona –EPSEB-UPC, di ‘Università Senza Frontiere’, dell’Università di ‘La Salle’ di Barcelona, di studi professionali e scuole tecniche di bio-architettura (ad esempio costruzione di mattoni con soli materiali ecologici).
Il programma ha permesso di analizzare tematiche e tecniche low cost per affrontare soluzioni progettuali in contesti estremi. Si è approfondito il concetto di limite, le tecniche low tech (tecnologie semplici) la gestione dei processi partecipativi e di cooperazione. Grande la risposta a più livelli, sia di docenti che di studenti, che esprimeva l’esigenza di mantenersi in rete, rimettendo in discussione in questi tempi di forti cambiamenti della società, quelle che sono le certezze della disciplina. Cosa ti porti nello zaino e dove andiamo adesso? Sono le due domande a cui i partecipanti hanno risposto in lavori di gruppo: «L’architettura deve essere per la gente e costruita insieme alla gente in modo condiviso: è un cambiamento culturale». «Mi porto via un senso etico profondo: non sto costruendo scuole, ma educazione; non un centro di salute, ma sanità». E ancora: «Sostituire la parola: ‘lavorare’ per i paesi in via di sviluppo, con ‘andiamo a condividere’». Ciascuno è partito con un carico di esperienze, di valori, di sogni. Si sono evidenziati e disegnati alcuni scenari possibili per interventi in alcuni progetti di Cooperazione Internazionale da concretizzarsi nel 2015, in collaborazione con l’Ong Azione per un Mondo Unito (AMU). Si pensa ad Haiti, Madagascar, Filippine. Il prossimo appuntamento di Dialoghi in Architettura, promotore dell’evento spagnolo, è il workshop interdisciplinare nazionale «I ‘Varchi’», una settimana per musicisti, architetti, cineasti, letterati, in Italia, a Montefalcone Appennino, dal 27 luglio al 2 agosto.
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Giu 21, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Diretta streaming da Loppiano, sabato 21 giugno alle 15,30: http://live.focolare.org/loppiano
“Grazie Eletto!”: un viaggio tra storia e prospettive nella vita di Eletto Folonari, negli sviluppi della cittadella di Loppiano che a partire dall’ottobre prossimo festeggerà i suoi primi 50 anni di vita, e del Movimento Gen di cui ha accompagnato i primissimi passi. In una lettera a Chiara Lubich, Eletto scriveva: “Ho scelto Dio per sempre e solo Lui! Nessunissima altra cosa!”. Le comunica quindi di voler dare al Movimento dei Focolari tutti i beni avuti in eredità – tra cui gli 80 ettari su cui oggi sorge la cittadella di Loppiano ( Firenze)- aggiungendo: “Non avevo nessun merito per possederli, perché ricevuti gratis”. Una delle caratteristiche di Eletto, poi, era il suo rapporto con i bambini ed i ragazzi del Movimento che Chiara stessa gli aveva affidato nei primi anni ‘60. “Perché vogliamo dire grazie ad Eletto?” – spiegano i gen che stanno organizzando l’appuntamento del 21 giugno prossimo a Loppiano – “Innanzi tutto per quel suo Sì a Dio, incondizionato che è all’origine di quanto poi l’Eterno Padre ha operato attraverso di lui, cioè la nascita della prima delle 33 cittadelle dei Focolari e del Movimento Gen oggi sparso in tutto il mondo”. Sì, perché è stato questo il suo merito fondamentale: Eletto ha saputo mettersi completamente al servizio dell’azione divina come ha bene espresso Igino Giordani, che ne è stato il primo biografo. Nella conclusione al volume del 1965 che porta come titolo proprio “Vincenzo Folonari”, scrive che la sua caratteristica più nota fu l’umiltà e che lui: «… resta il tipo di quell’apostolato dei laici moderni (…). È in fondo la santità quale è richiesta oggi in una società democratica, di tipo comunitario, globalmente dissacrata: evangelizzazione dall’interno, senza apparati, mossa da solo amore (…)». Il pomeriggio (con inizio alle 15.30 in diretta streaming) offre un viaggio tra storia e prospettive nella vita di Eletto. Presenti i famigliari e alcuni dei “primi popetti”, come venivano chiamati i bambini in dialetto trentino, che partecipavano alle prime Mariapoli di Fiera di Primiero (Dolomiti) e che Eletto seguiva e amava. Non mancheranno poi musica e danze da diversi Paesi e la presenza di tanti gen, testimoni delle azioni e della diffusione del Movimento Gen dagli anni ’60 ad oggi, nei cinque continenti. (altro…)
Giu 20, 2014 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Ad Ascoli Piceno, città del Centro Italia, i Focolari sono presenti in numerose parrocchie della città, in molti organismi ecclesiali, oltre che in tanti ambienti della vita professionale e civica. Tanti nostri concittadini hanno conosciuto l’Ideale dell’unità, infatti, negli incontri proposti dal Movimento diocesano dei Focolari. Sogniamo la nostra come una città fraterna, guardiamo innanzitutto alle relazioni che la animano, al bene che vi circola, all’impegno profuso da tanti in diversi settori e ne restiamo meravigliati. Cerchiamo di tessere una rete di relazioni tra persone, tra istituzioni laiche e religiose, associazioni, movimenti, mettendone in luce il loro specifico al fine di realizzare il bene comune. La città diventa laboratorio di fraternità. A questo scopo abbiamo costituito una associazione che già nel titolo dice il nostro obiettivo “Amolamiacittà” onlus. Intorno ad essa si costituisce un consenso “trasversale” tra associazioni e movimenti della società civile che iniziano con noi a lavorare per la fraternità. Anche le istituzioni pubbliche iniziano a collaborare con noi attraverso questo nuovo strumento di cui ci siamo dotati. Numerose sono le iniziative che prendono vita, coinvolgendo le diverse realtà ecclesiali presenti in città, insieme agli appartenenti al Movimento e tanti cittadini. Come la “Settimana Mondo Unito” dei giovani, le “Fiere primavera” dei ragazzi, le “Festa della fantasia”, durante il periodo del Carnevale, la “Settimana della famiglia”, “Città sul palco”, con il coinvolgimento delle scuole delle diverse arti presenti in città, le vacanze sulla neve “Inscieme è meglio”, la “Stanza delle meraviglie”, nella quale la bellezza profondamente condivisa, diviene “luogo” di conoscenza delle meraviglie del mondo. Il progetto “E per scuola… la città”, le campagne contro il gioco d’azzardo, il “Capodanno di tutti”, forse una vera icona di tutto il progetto “Amo-la-mia-città”. Nel Capodanno, infatti, vediamo la città fraterna che vorremmo, caratterizzata dal senso di famiglia che rende vicine le distanze, lontane le paure e belle le diversità. Un frutto di tutta questa vita che inonda la città lo viviamo nel 2009 quando il premio “Chiara Lubich per la fraternità” viene conferito ad Ascoli Piceno per il progetto “Amo-la-mia-città”. Il Consiglio comunale, negli interventi esprime il desiderio che il conferimento del premio segni un nuovo modo di lavorare per la città, una “compromissione” delle posizioni personali e di partito in vista del bene comune. La città di Ascoli è conosciuta anche per il prezioso pizzo a tombolo, che si costruisce intrecciando insieme tanti fili sottili da mani esperte che a volte diventano veri capolavori. Sentiamo che legati dall’amore reciproco possiamo tessere tanti legami di fraternità con tutti e contribuire ad aprire la nostra città al mondo unito». (R.C. Ascoli Piceno) (altro…)
Giu 19, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«Eccoci a Qum, la capitale religiosa dell’Islam sciita iraniano. Una città che si descrive con alcune cifre: poco meno di un milione di abitanti, centinaia di università, istituzioni accademiche, seminari religiosi, fra cui spicca quello femminile che arriva a 12 mila studentesse. Ci sono circa quarantamila studenti di Corano e di altri aspetti dell’Islam. La prima mattinata in questa “città santa”, si conclude con un momento di grande spiritualità ed intenso coinvolgimento emotivo proprio in questo luogo. Ci avviamo ad entrare in quello che tutti considerano uno dei luoghi più visitati della tradizione sciita nel mondo: il santuario intitolato a Fatima Masumah, donna morta molto giovane, non ancora trentenne e, neanche ancora sposata. Fatima era la sorella dell’Imam Ali ibn Musa Rida (l’ottavo imam, secondo la tradizione sciita) e la figlia del settimo Imam (Musa al Kdhim). La tradizione di questa parte dell’Islam considera spesso le donne come sante, soprattutto quanto sono parenti di uno degli imam. Qui le nostre guide, gentilissime e che si esprimono in perfetto inglese, ci dicono che si arriva a 15 milioni di pellegrini all’anno. Quello che più colpisce in questo ambiente è la fede, la spiritualità e la profondità del senso del sacro. Vivere una giornata in questo ambiente, significa immergersi nel mondo della mistica e dello spirito al di là delle parole e di quanto si vede e si tocca: lo si sperimenta! Serenità e pace: l’Iran che non ti aspetteresti. È serena la vita austera e impegnata di Qum, dove l’impegno a conoscere, a studiare, a seguire la via della sapienza islamica e delle sue leggi, occupa mente e cuore delle persone con evidenti riflessi sociali. È impressionante il numero di biblioteche, ma anche di librerie. La gente le affolla! Ripercorro con il pensiero quanto i media in Europa ci propinano di questo popolo, gli stereotipi, gli sguardi truci dei loro leader. È tutto possibile, certo, ma sperimentare la vita qui è ben altra cosa. Il contatto ti sbriciola questi stereotipi. Sinceramente, raramente ho trovato questa pace e serenità. Capisco perché la mistica sufi (ndr, da “sufismo”, ovvero la dimensione misticadell’Islam) ha trovato fra gli antenati di questa gente la sua radice (ndr: tanti grandi poeti mistici dell’Islam sunnita sono persiani). Al termine della giornata, nel caldo sole di Qum che in estate porterà la temperatura fino a 45-50 gradi, c’è nel cuore la coscienza che la mistica e la spiritualità salvano davvero l’umanità e rappresentano la possibilità di incontro fra le diverse tradizioni religiose». Fonte: blog di Roberto Catalano (altro…)
Giu 18, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Un altro passo avanti per Slot Mob, campagna contro il gioco d’azzardo sostenuta da numerose associazioni e media, anche grazie ai ragazzi: è successo a Catania, dove il Comune si è impegnato sul fronte delle slot machines, approvando un emendamento all’interno della delibera sull’imposta unica comunale su casa e rifiuti (IUC), che riduce del 50% la tassa sui rifiuti a quegli esercenti che le toglieranno dal proprio negozio. Si tratta di una riduzione per due anni complessivi, con l’impegno a non installare nessun altro strumento per il gioco d’azzardo per 10 anni. La manifestazione per promuovere gli esercizi pubblici che non tengono slot machines e videopoker è arrivata a Catania lo scorso 22 febbraio. In quell’occasione i Ragazzi per l’Unità nella loro pubblicazione Grafoteens – foglio di informazione dei Ragazzi di Sicilia, Calabria e Malta – si erano interrogati su «un’etica che viene meno per il mondo del gioco d’azzardo in genere, che colpisce sempre di più le fasce povere della città» – minori compresi, a dispetto dei divieti – e per converso su «un’etica che emerge forte invece nell’uso dei beni confiscati alla mafia, e che in Calabria la ‘ndrangheta continua ad attaccare». Da qui si capisce il senso del sommario dell’articolo, «Ma lo Stato da che parte sta?». Una precisa richiesta dunque alle istituzioni di prendere una posizione decisa, per sostenere quell’etica che nonostante tutto è viva. E la risposta è arrivata a giugno, con la delibera del Comune. Comprensibile la «grande soddisfazione» non solo del comitato «Mettiamoci in gioco», che aveva promosso Slot Mob, ma anche dei Ragazzi per l’Unità stessi, che si erano a loro volta impegnati a portarne avanti le istanze. «È un segnale di distacco dalle logiche clientelari e delle lobby molto forti dei gestori delle slot machines – scrive Giancarlo Morello nell’editoriale del numero di giugno di Grafoteens – . Infine, apprezziamo l’impegno e il mantenimento della promessa che alcuni consiglieri comunali avevano fatto nei giorni di realizzazione dello Slot Mob, che si sarebbero impegnati nella logica di premiare chi avrebbe tolto queste macchinette. Un primo segnale per realizzare l’obiettivo del “Comitato Mettiamoci in Gioco” e anche nostro di Grafoteens, di una “Città senza slot”». La città di Catania è, inoltre, al lavoro su un regolamento comunale per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico. Come Catania, sono tante i comuni dove la lotta al gioco d’azzardo, con la mobilitazione civile, ha preso le forme più diverse attraverso la campagna Slot Mob. L’iniziativa è sostenuta, tra gli altri, anche dalla rivista Città Nuova e da Economia di Comunione. Per saperne di più o per organizzare uno Slot Mob nella tua città: http://www.nexteconomia.org/le-attivita/slot-mob http://www.edc-online.org/it/home-it/slotmob.html http://vimeo.com/98152196 (altro…)
Giu 17, 2014 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La festa di Pentecoste è passata, riportando ancora una volta il dono dell’unità che si sperimenta pur fra carismi diversi, come quelli sviluppati nei secoli dalle tante chiese cristiane. È proprio per sottolineare lo spirito di Pentecoste che unisce i cristiani, che le chiese dell’emisfero sud festeggiano in questo periodo dell’anno la Settimana di Preghiera per l’Unità. A Porto Alegre, ad esempio, i convegni hanno ceduto il posto all’arte: una serata musicale, chiamata “Notte Musicale Ecumenica” ha radunato i vari gruppi della città, come pubblico e come attori protagonisti. Una fitta corrispondenza durata due mesi ha fatto sì che ci fossero tutti quelli che negli anni precedenti avevano partecipato alle iniziative ecumeniche. E infine è arrivata la data attesa: il 4 giugno 2014. Circa 300 persone, ad ascoltare un’esibizione di violini, con i bambini delle scuole, il coro di Porto Alegre, con persone di tutta la città, non appartenenti a una chiesa particolare, e altri brani artistici. La recita della preghiera del Padre Nostro è stata un momento importante, a suggellare rapporti veri da fratelli che cercano di testimoniare l’unica fede in Cristo. Come vivere questa testimonianza? Joan Patricia Back (Centro Uno del Movimento dei Focolari), in una riflessione durante la Settimana di Preghiera dell’emisfero nord (gennaio 2014) a Modena, (Italia) così aveva detto: « L’esortazione all’unità è contraddetta dalla situazione: da secoli i cristiani vivono divisi, e le divisioni sono l’anomalia con cui si presentano al mondo che non conosce Cristo. “Gesù però afferma che il mondo lo avrebbe riconosciuto nell’unità di chi lo segue: come possiamo vivere oggi in modo che il mondo veda Cristo in noi? Siamo chiamati a vivere una vita di comunione, in Cristo, che è il fondamento dell’unità: se fondiamo la vita su di Lui, viviamo come ci ha insegnato, siamo il suo popolo, allora saremo uno. E ci invita ad amarci come lui ci ha amati, perché da questo la gente ci riconoscerà come discepoli. E possiamo amarci anche se apparteniamo a Chiese diverse». (altro…)
Giu 16, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Dopo un intenso anno di collaborazione e di conoscenza reciproca con i nostri amici musulmani della moschea di Harlem – scrivono alcuni membri della comunità dei Focolari di New York –, lo scorso 29 maggio abbiamo realizzato l’incontro noto come “Our Journey towards the Excellence of the Human Family” (ndr, “Il nostro viaggio verso una nuova umanità”)». Prima di raccontare ai 200 partecipanti il percorso fatto insieme in tutti questi anni, i giovani musulmani e quelli del Movimento dei Focolari hanno recitato il patto di rispetto, fraternità e amore scambievole, che è alla base di questo camminare insieme. “È stato molto potente – racconta Lumi – vedere la convinzione di questi giovani che prendevano con responsabilità e serietà la consegna di costruire la fratellanza universale, rifacendosi al patto stretto tra Chiara Lubich e W. D. Mohammed». Nel maggio del 1997 si è aperta, infatti, negli Stati Uniti una nuova pagina nelle relazioni tra cristiani e musulmani. Chiara Lubich, donna cristiana, era stata invitata dall’Imam W. D. Mohammed, leader carismatico di musulmani afro-americani, a rivolgere il suo messaggio ai fedeli riuniti nella Moschea di Malcolm X, che sorge nel quartiere di Harlem. Alla conclusione di quella speciale giornata, l’Imam affermò: “Oggi qui ad Harlem, New York, si è scritta una pagina di storia”. Fu allora che i due leader strinsero quel patto di fraternità. Mentre scorrevano le immagini con la storia del cammino percorso fino ad oggi, per qualcuno è stato come “rivivere la potenza di quello straordinario incontro del ’97 nella mia moschea; il mio augurio è che insieme manteniamo accesa questa fiamma che può dare luce a tanti…”. Per tanti, invece, è stata una scoperta conoscere le origini, ma anche lo sviluppo di questa originale esperienza di fraternità tra afro-americani musulmani e cristiani americani.
Le espressioni dei partecipanti parlano da sé: “Mi ha colpito l’aria di famiglia e di riconciliazione tra alcuni musulmani di comunità diverse”. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme, perché questo non è un rapporto superficiale e apre alla speranza”. “Abbiamo avuto la netta impressione che le parole di Chiara e dell’Imam erano più vive che mai, profezia di un miracolo che continua!”. Padre McWeeney, direttore del dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di New York, portando il saluto del Cardinale Dolan ha sottolineato che Chiara e l’Imam W.D. hanno fatto quel patto “per sempre”, invitando a trasmettere questa esperienza ai giovani. Oggi negli USA, sono coinvolte più di 40 moschee e comunità dei Focolari che svolgono con regolarità incontri di comunità cristiane e musulmane, bianchi e neri, che mirano a costruire la fraternità; uno spirito di fratellanza che si rende concreto in diverse iniziative a favore della propria città e quartiere. (altro…)
Giu 14, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

www.focolare.org/collegamentoch
«Il Collegamento CH. Una famiglia nel mondo. Connessa». Questo è l’annuncio con cui si presenta sul web il Collegamento, una delle caratteristiche originali dei Focolari sotto l’aspetto della comunicazione. E così si spiega: Quando. Nasce nel 1980. È l’11 agosto, festa di S. Chiara d’Assisi. Quel giorno, nel suo onomastico, Chiara Lubich si trova in Svizzera insieme a una manciata di persone che le fanno gli auguri: è una festa di famiglia. Si crea una comunione profonda. Chi. Nei giorni seguenti, dalla stessa casa di Chiara, si attiva una catena di telefonate che alimenta la realtà percepita, di essere un’unica famiglia. Si comunicano le notizie che giungono dalle comunità dei Focolari nei vari paesi del mondo. A questo gruppo di persone Chiara propone un pensiero spirituale per vivere insieme, con intensità crescente, la spiritualità dell’unità. Come. In quei giorni si scopre l’esistenza in Svizzera (CH) del servizio “conferenza telefonica collettiva” e se ne fa subito uso. Tale collegamento, nelle settimane successive, si estende ad altre nazioni, fino a raggiungere tutti i Paesi dove sono presenti i Focolari. 
https://vimeo.com/96678742
Perché. Nel tempo e con il veloce evolversi delle telecomunicazioni, si passa dalla conferenza telefonica allo streaming e al satellite, perché, affermava Chiara, “un’Opera, che ha per ideale l’unità”, una famiglia “disseminata ormai su tutto il pianeta” deve condividere “tra tutti, con i mezzi più rapidi e adeguati”, “gioie, dolori, speranze, progetti”, sperimentare “l’amore che va e che torna”, fare insieme il viaggio, “il santo viaggio” della vita. Per un mondo unito. Si fa l’esperienza forte e gioiosa dell’“unità e dell’universalità” che lega centinaia di migliaia di persone, sparse nei cinque continenti, orientate alla fratellanza universale. (altro…)
Giu 13, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Se è vero che alla fine di questo mondiale, soltanto una squadra nazionale esibirà la Coppa del vincitore, occorre imparare le lezioni che lo sport ci insegna: tutti saremo vincitori rafforzando i legami che ci uniscono», ha affermato Papa Francesco nel video messaggio in occasione dei mondiali 2014. Una cultura della sconfitta per una nuova cultura della vittoria, era anche il provocatorio titolo della riflessione di Sportmeet, rete mondiale di sportivi e di operatori dello sport, alla quale Chiara Lubich aveva rivolto queste parole:
«In particolare col cristianesimo chi perde conosce il valore della sofferenza e della sconfitta, perché il Figlio di Dio le ha valorizzate. Per lui può esserci una gioia più profonda che nasce dall’aver dato, dato se stesso negli allenamenti, o nei rapporti reciproci per costruire una squadra, dato tutto di sé nella esibizione al pubblico. Solo dalla donazione, dall’amore nasce la gioia interiore, più limpida, più pura, per chi vince (se ha lottato e vinto per amore) e per chi perde (se ugualmente ha lottato e perso per amore). Allora lo sport diventa autentico e sarà elevato alla sua dignità sociale. Potrà contribuire a ricreare gli uomini in questa civiltà troppo stressante, ad essere un elemento di affinità, di fratellanza e di pace tra popoli e nazioni. Nell’antica Grecia durante le Olimpiadi tutte le guerre venivano sospese. Che non siamo oggi meno d’allora!». Chiara Lubich, 10 settembre 2005, messaggio al terzo congresso internazionale di Sportmeet (altro…)
Giu 12, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Burundi «Nel 1994 quest’area subì eventi drammatici – raccontano gli operatori di AMU –: la popolazione fu coinvolta in omicidi, rappresaglie, furti, distruzioni massicce di case e beni. Le condizioni di vita e di igiene sono tuttora molto deplorevoli, e più colpite sono soprattutto le donne ed i bambini. Le famiglie vulnerabili di queste municipalità sono molto numerose e tanti loro bambini non vanno a scuola; spesso sono formate da donne sole con figli, indebolite da anni di guerra e di privazioni, e non hanno risorse di alcun tipo, senza prospettive di miglioramento». Nel corso del 2014, è stato avviato insieme all’associazione “partner” CASOBU un nuovo progetto nell’area metropolitana di Bujumbura, in collaborazione con l’Associazione Uomo Mondo di Treviso (Italia) e con il cofinanziamento della Regione italiana Veneto. Nell’elaborazione del progetto, in dialogo con i beneficiari, le istituzioni ed il personale di CASOBU, si sono focalizzati alcuni bisogni come prioritari; ad essi si cercherà di rispondere con una serie di attività a favore di 250 famiglie vulnerabili, per un totale di 1.500 persone.
Camerun. Si è conclusa la costruzione del pozzo d’acqua a Nega (Camerun), diventato un luogo di incontro e di condivisione. «Si può dire che tutti, grandi, piccoli ed anziani hanno partecipato alla costruzione del pozzo – AMU Notizie n. 4/2013) – attraverso la mano d’opera e il trasporto delle pietre e della sabbia. Un piccolo contributo annuale per la manutenzione è inoltre richiesto ad ogni famiglia e viene dato secondo le possibilità di ognuno, grazie alla vendita del cacao o di altri prodotti coltivati. Questo coinvolgimento diretto fa sì che tutti sentano il pozzo come proprio: un bene da tutelare». In precedenza gli abitanti del villaggio erano stati informati e formati, attraverso incontri della comunità, su come avere cura del pozzo e usare l’acqua con responsabilità. Il pozzo, inoltre, è stato costruito in un punto di passaggio, così i viaggiatori possono usufruirne. Don Simon Pierre, sacerdote della parrocchia, scrive: «Senza esagerare possiamo dire che la costruzione del pozzo ha portato frutti visibili nel villaggio. Tutti bevono acqua potabile e quindi c’è un miglioramento sul piano della salute; per esempio sono diminuite le persone con dolori addominali. Il pozzo è divenuto un luogo di incontro e di condivisione tra le persone e questo contribuisce ad unire la comunità». Fonte: AMU Notizie n. 2/2014 (altro…)
Giu 11, 2014 | Cultura, Ecumenismo, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Primi anni ’60. La Sicilia era molto lontana da Trento, sembrava irraggiungibile. Eppure fin da quegli anni, con un primo gruppo di focolarini, la spiritualità dell’unità si diffonde nell’isola all’estremo sud dell’Italia, in molte città. Fra queste Scicli, in provincia di Ragusa, 25mila abitanti, gioiello barocco dichiarato patrimonio dell’umanità. Un paese, che come Agrigento, Pozzallo, e altri che sentiamo nominare per gli sbarchi dei migranti dal nord Africa, si affaccia sul Canale di Sicilia e si trova al centro del nuovo flusso migratorio di questi anni. La gente di lì è per natura accogliente, ma l’invito di Gesù del “Che tutti siano uno” (Gv. 17,21) e i suggerimenti di Chiara Lubich sulla via da percorrere per chi vuole conquistare a Dio la propria città, spronano, negli anni, la comunità sciclitana dei Focolari a cogliere tutte le occasioni per andare incontro a tanti: dialogo con cristiani appartenenti ad altre chiese, sostegno a giovani immigrati, capodanno alternativo per non lasciare nessuno da solo, lezioni di italiano, un centro diurno di accoglienza per i bambini animato dai ragazzi, una mensa diventata progetto (“Una tavola, una famiglia”) e altro ancora.
“Nella nostra città vivono fratelli appartenenti alla Chiesa Metodista”, racconta Ignazio Ventura, di Scicli. Già negli anni ’90 nasce con loro un profondo dialogo fatto di comunione, di scambio di idee. Decidiamo insieme di realizzare una mensa settimanale per i numerosi immigrati presenti nella nostra città”. “Hichem e Samia, sono una giovane coppia tunisina da poco a Scicli. Li sosteniamo nel metter su la loro modesta casetta. Con preoccupazione per la precarietà economica, ci confidano che aspettano un bambino, ed è l’amore concreto di tanti che li rassicura nel portare avanti la gravidanza. La nascita di Deyssem, dopo i primi attimi di gioia, si trasforma in una preoccupante corsa contro il tempo, a causa di una malformazione: bisogna intervenire entro poche ore! Ci troviamo al loro fianco in questo delicato momento. Bisogna organizzare il trasferimento a Roma. Una persona della comunità si offre per accompagnare il bambino e il suo papà. L’intervento ha pieno successo e il piccolo è salvo!”. In quel periodo, insieme ad altre istituzioni si dà vita al centro di accoglienza interculturale: “La Sorgente”, e si risponde all’appello del Comune di impartire lezioni di lingua italiana ai giovani immigrati: tre volte alla settimana, per due anni consecutivi. Ne nasce uno spettacolo in cui i giovani Nord-africani e di Scicli danno il meglio di sé.
Ispirandosi al ‘Manifesto’ che Chiara consegna alle nuove generazioni – “Una città non basta” – dal 2005 i Ragazzi per l’Unità si prendono cura dei bambini ospiti in un centro diurno di accoglienza, tenuto da Suore. Qui i bambini – che vivono situazioni particolari – pranzano e trascorrono i pomeriggi. Si stabiliscono i turni per trascorrere insieme a loro momenti di gioco e per i compiti. L’assistente sociale e la psicologa, affermano che la presenza dei Ragazzi per l’Unità è molto importante per i bambini. Nel 2006 viene chiesto alle famiglie dei Focolari di contribuire alla formazione delle famiglie dei bambini del Centro. Famiglie albanesi, con cultura e religione diversa, famiglie divise con genitori in carcere o agli arresti domiciliari… “La nostra vicinanza al Centro e alle Suore ci ha offerto tante opportunità, in un rapporto di reciproco aiuto e sostegno, anche quando non si poteva far altro che ascoltare o accogliere le loro sofferenze. Nasce così il progetto “Una tavola, una famiglia”: una mensa per una sessantina di persone, una domenica al mese”. “Stiamo sperimentando – conclude Ignazio – che lo spirito di famiglia si realizza al di là di ogni barriera culturale. È proprio vero, donandosi agli altri, si sperimenta la pace dell’anima, la libertà dei figli di Dio”. (altro…)
Giu 10, 2014 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Araba cristiana è nata in Israele. Ha ricevuto il premio Mount Zion 2013, insieme all’ebrea Yisca Harani per “l’apporto importante allo sviluppo del dialogo tra religioni e culture nella Terra Santa e alla comprensione tra ebrei, cristiani e musulmani”. Margaret Karram, già membro della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa e collaboratrice con la direzione del Interreligious Coordinating Council in Israel (ICCI), è ora al Centro internazionale del Movimento dei Focolari ed è lei a dare voce alla preghiera di san Francesco nel momento cristiano dell’invocazione alla pace voluta dal vescovo di Roma con Shimon Peres e Abu Mazen, presente anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Riportiamo ampi stralci dell’intervista rilasciata a Victoria Gómez di Città Nuova. Che impressione ti sei portata da quest’incontro? «La prima è quella di essermi trovata in un’oasi di pace. Conosco bene i contrasti che la impediscono, eppure in quelle due ore trascorse insieme a pregare, mi pareva che, mentre si invocava da Dio il dono della pace, Gli si desse modo di vedere “dall’alto”, per così dire, il risultato degli sforzi umani. Certo il disegno è ancora incompiuto, mi appariva però come il ricamo di un tappeto: sul rovescio i nodi che dobbiamo sciogliere, ma chi guardava il ricamo era Dio e Lui vedeva il disegno. Mentre si susseguivano le preghiere in ebraico e in arabo pensavo: “Dio le conosce e le comprende. Lui sa agire nella storia”. Ho percepito la potenza della preghiera e capivo che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. A noi la pazienza dell’artigiano». La tua storia è una sorta di passaporto che ti abilitava alla partecipazione a quest’evento… «Ho vissuto fin da piccola sognando la pace. Ancora bambini ci chiedevamo: “Quale è la mia patria, quale il mio posto, chi sono io?”. Ora, a 50 anni, il sogno di quella patria non lo vedo ancora vicino, ma abbiamo seminato e tanto. Dobbiamo continuare a farlo. È un dovere nei confronti delle nuove generazioni. A loro dobbiamo passare la certezza che è un futuro possibile, senza perdere la speranza né abbatterci per la fatica. Ieri poi era la festa della Pentecoste e l’azione dello Spirito Santo “bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, piega ciò che è rigido…”». Rappresentavi il Movimento dei Focolari su invito personale di papa Francesco…
«In molti, dalla presidente Maria Voce agli amici di Betlemme e Gerusalemme, mi avevano assicurato la loro particolare vicinanza. Ho raccolto parole di gioia anche da diverse personalità cristiane, ebree o musulmane, incontrate nei Giardini. Mi pareva che dall’intervento del Papa emergesse una nuova spinta ad impegnarci per la pace con più coraggio. Lo sentivo rivolto anche a noi che apparteniamo ai Focolari: essere più presenti, più attivi, più coraggiosi artefici nello sciogliere i “nodi” che incontriamo ovunque. Il saluto personale del Papa poi me l’ha confermato, come il riscontro in altre autorità». Eri l’unica donna che ha dato voce ad una delle preghiere. Come ti sei sentita? «Quella preghiera ho cercato di leggerla facendomi interprete dell’umanità che crede, soffre e spera. Anche noi donne abbiamo un ruolo da svolgere per la pace. Uno dei partecipanti mi ha detto: “È importante che lei sia qua. So cosa vuol dire la ricchezza di una donna!”. Mentre ascoltavamo quelle belle preghiere e le musiche ho ricordato le parole del Papa all’Angelus, poche ore prima: la Madre Chiesa e la Madre Maria sono “tutte e due madri, tutte e due donne”. E nelle emozioni di sicuro non omogenee che vibravano nei presenti, si percepiva il bisogno di una madre». Quali sentimenti hai colto tra la gente della Terra Santa che ti ha manifestato vicinanza? «C’era grande attesa e ora c’è tanta speranza. Ovviamente non mancano gli scettici. Palestinesi e israeliani ritengono che questo incontro abbia segnato una tappa alla quale guardare da oggi e da cui continuare a farlo in futuro. Inoltre, ha costituito un forte segno per la Chiesa che si fa carico della sofferenza e delle attese dei popoli. Ed è stata una dimostrazione che la Terra Santa non è dimenticata e che il Papa non lascia soli questi due popoli e camminerà al loro fianco. L’evento va guardato a lungo termine. Intanto, occorre continuare a tessere sciogliendo i nodi e impegnandosi su tutti i livelli possibili, con coraggio e delicatezza. Tanti pensano ad un cammino lungo, ma noi non conosciamo l’azione di Dio nella storia. Possiamo sempre sperare». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Giu 9, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Appoggio scolastico per 60 bambini e ragazzi, un pasto al giorno per tutti, laboratori di formazione per genitori e figli, borse di studio per i giovani e attenzione a migliorare le condizioni di vita delle famiglie del quartiere, attraverso l’erogazione di crediti per l’avvio o miglioramento di piccole attività produttive. Questo, in sintesi, è il progetto del Centro Rincón de Luz (Angolo di Luce), gestito dall’Associazione locale Unisol, in collaborazione con le Associazioni AMU (Azione Mondo Unito) e AFN (Azione per Famiglie Nuove). Per verificare l’andamento del progetto, al 3° anno di vita, e studiare insieme nuove soluzioni di sviluppo, Anna Marenchino, del settore progetti AMU, si è recata in Bolivia, a Cochabamba. Tra le tante persone incontrate durante il viaggio c’è Mari Cruz, la nuova direttrice didattica del Centro. Lei stessa da piccola lo aveva frequentato, anche se non c’era la struttura accogliente di oggi, e ha potuto concludere gli studi grazie al Sostegno a Distanza di Famiglie Nuove. Vederla oggi coordinarne l’area didattica può essere uno sprone per tutti i bambini e le famiglie a credere che una vita migliore è possibile. «Ho dovuto sopportare tanta sofferenza nella mia vita – racconta Mari Cruz -. Quando ero piccola mio papà beveva e vederlo così mi faceva molto male. Non era violento con noi, ma duro. Ricordo che le sue punizioni consistevano nel farci girare intorno alla casa dalle 4 del mattino fino alle 7 quando andavamo a scuola. Per me il Centro era un punto di riferimento. Mi aiutavano nella materie in cui avevo più difficoltà, e, una volta capite, ero tra le migliori della classe. Inoltre mi davano la possibilità di studiare attraverso un aiuto economico per pagare la scuola.
Dopo qualche anno ci siamo trasferiti lontano dal Centro. Mio papà stava meglio, e noi tutti lavoravamo con lui nei fine settimana per sistemare la nostra casa. È stata dura all’inizio perché non avevamo niente in casa: luce, acqua, bagno. Spesso avevano poco da mangiare perché non avevano molte disponibilità economiche, ma non ci lamentavamo. Guardavamo papà e con tono rassicurante gli dicevamo: non ti preoccupare, vai a lavorare così domani mangeremo pollo! Nei momenti più duri ho trovato il coraggio di ricominciare, grazie ad alcune persone del Movimento dei Focolari che, oltre ad avermi aiutata attraverso il Centro, mi hanno sostenuta e aiutata a ritrovare fiducia in me stessa e negli altri. Insegnavo nel centro Rincón de Luz da alcuni anni, ma quando a dicembre mi hanno chiesto di diventare la nuova direttrice didattica non ci potevo credere. Davvero avevano pensato a me? Ho detto subito di sì, perché voglio impegnarmi per dare un’opportunità a questi bambini, come l’ho avuta io. Oggi sono davvero felice perché ogni esperienza, bella o triste mi ha resa molto forte e mi ha dato la possibilità di capire profondamente le altre persone, perché ho sentito nel mio cuore le loro sofferenze. Posso dire ai bambini e alle loro famiglie: coraggio si può cambiare!». Fonte: Amu Notizie n.2/2014 – www.amu-it.eu (altro…)
Giu 8, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Nel cuore di Chiara Lubich c’era un sogno» – a parlare è Marco Tecilla, passato alla storia come il “primo” focolarino. Ha davanti una platea di qualche centinaio di persone provenienti da 50 Paesi, in rappresentanza delle comunità locali dei Focolari sparse nel mondo. Spontaneo è guardare alla vita della città dove il carisma dell’unità ha mosso i primi passi, Trento, per avere una luce anche per i nostri giorni. «Guardando dalla sua finestra che dominava la città di Trento, Chiara avrebbe voluto risolvere il problema sociale della città. Ma ancora non avevamo le forze. Ed ecco che nel dicembre del 1947 ci convocò tutti nella sala Cardinal Massaia per comunicarci qualcosa. Aveva notato che in seno a questa nostra comunità vi erano delle persone costrette a vivere in grandi ristrettezze economiche. E questo per lei era inconcepibile. Nelle prime comunità cristiane sorte a Gerusalemme nei primi tempi della Chiesa, – come ci dicono gli Atti degli Apostoli – “tutto era in comune e non c’erano tra loro indigenti” perché il Vangelo era vissuto alla lettera. Chiara, appunto, decise di parlarci della comunione dei beni e lanciare a tutti noi, che formavamo questa prima comunità trentina tale sfida. Simile e dissimile da quella dei primi cristiani». Ognuno doveva quindi vendere tutti i suoi beni? «No. Pur raggiungendo, infatti il medesimo scopo della comunità cristiana, non si domandava che ciascuno vendesse quanto aveva e lo portasse alla comunità, ma che ciascuno donasse quel tutto che di proprio possedeva e di cui poteva privarsene senza recar danno a se stesso o alla famiglia».
Come funzionava questa forma di carità “organizzata”? «Ognuno portava quanto aveva in soprappiù, soprattutto in denaro, e si impegnava a donare una cifra fissa da lui stabilita, mese per mese. Il donatore e la cifra promessa rimanevano segrete. Col denaro ricevuto una focolarina incaricata da Chiara stessa, avrebbe aiutato, mensilmente e segretamente, famiglie della comunità nell’indigenza, regolando tale delicato compito con tutta la carità e la discrezione. Lo scopo era: arrivare a far sì che fra noi non ci fosse più alcun indigente, ma tutti avessero il necessario per vivere. Il risultato della somma ottenuta e dell’impegno mensile furono impensati e riuscirono, già nel primo mese, a sistemare una trentina di famiglie». Cosa pensava Chiara a riguardo? «Guardando a questo nostro mondo lei diceva: “Sembra una cosa impossibile al giorno d’oggi, così avido ed egoista…eppure è così. Di fronte a questi fatti, commossi e riconoscenti, gridiamo: La Carità è Dio! E Dio è l’Onnipotente. Nello spirito di carità e di unità (che non è la semplice elemosina, ma il dono totale di sé alla volontà di Dio) tutti troverebbero qualcosa da dare. Ma occorre, prima di chiedere il proprio, formare i cuori, perché – a differenza dei primi cristiani – aleggia fra essi troppo spirito di mondo e regna la disunità e l’indifferenza. Solo una solida e profonda formazione evangelica può mantenere viva una società ideale di fraterna carità. Questo lo sarà certamente fra noi, perché, finché siamo uniti, Cristo è in mezzo a noi, e ciò che Lui edifica, rimane”. Infatti, ciò che veniva molto in rilievo nei primi tempi del Movimento dei Focolari era l’importanza del vivere il Vangelo». Esperienza, questa della comunione dei beni, che non si è fermata alla prima comunità di Trento, ma è continuata negli anni, sia nelle scelte di vita dei membri dei Focolari, sia in azioni concrete (come le “reti fagotto”) in cui si fanno circolare i beni in una forma che ricorda l’antico baratto, con una forte dose di solidarietà e giustizia sociale. (altro…)
Giu 7, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Mettete insieme 21 ragazze provenienti da 13 paesi di tutto il mondo e aggiungete sano talento, ricchezza culturale e voglia di trasmettere la positività del messaggio evangelico. Declinate tutto nelle diverse forme d’espressione e comunicazione ed ecco il “Gen Verde“. Si è trattato di una presenza straordinaria per la nostra città, una grande occasione per i giovani e per gli appassionati di musica e cristianità. L’appuntamento è stato doppio: venerdì 30 maggio un laboratorio con i giovani e domenica 1° giugno sera il concerto sullo spiazzale del Santuario della Madonna delle Grazie, all’Oasi di Nazareth. Le 21 ragazze animate dal carisma del Movimento dei Focolari hanno cantato questo amore incontrato e l’hanno fatto con la musica, quella dei nostri giorni, moderna, ricca di sound, eco, espressione di tante nazionalità e delle parole del Vangelo. Nell’epoca del “ho un dono, ve lo dono” (suor Cristina a The Voice), queste ragazze non hanno avuto paura di incarnare il comando evangelico di amare gli altri nel Signore e di condividere la gioia di aver fatto proprio un invito alla sequela del Maestro a suon di chitarra, percussioni, basso e violini. «La musica è un veicolo: non possiamo vantarci di un talento, ma lo possiamo mettere a disposizione e così si moltiplica», hanno detto le 21 ragazze che compongono il gruppo.
Durante il laboratorio, le ragazze si sono raccontate, hanno condiviso con i giovani “pennellate delle loro vite”, vite talvolta difficili o vite estremamente semplici, nelle quali a un certo punto parole come unità, fraternità e condivisione da teoria sono diventate piacevole realtà, continua pratica. «Ogni mattina prima di cominciare la giornata – hanno detto – rinnoviamo il patto di amarci vicendevolmente. Questo vuol dire anche amare l’idea dell’altra come fosse la mia, cogliendo la scintilla di creatività dell’altra nella condivisione libera delle idee. Essere pronti a ricominciare, essere pronti a dare spazio prima ai rapporti e poi all’arte. Quando sono pronta a spostare la mia idea per aprirmi a quella dell’altro, si apre tutto un mondo di nuove possibilità». Il progetto “Start Now” portato in scena a Corato (Bari) è nato durante un viaggio in Terra Santa, dove ebrei, musulmani, cattolici convivono ma spesso senza dialogo. «Abbiamo pensato – hanno raccontato – che le discipline artistiche sono uno strumento che serve al dialogo: l’accoglienza reciproca dei talenti è la nostra comunicazione. Nella cittadella internazionale di Loppiano (Firenze), dove abitiamo, organizziamo dei workshop di teatro, percussioni, canto e danza: sono laboratori grazie ai quali giovani di tutto il mondo mettono in comunicazione i loro talenti, si confrontano e dialogano sperimentando i valori dell’unità e della fraternità».
«Avere a che fare con queste ragazze – ha commentato un sacerdote – è qualcosa che non può lasciare indifferenti. L’abbiamo capito in molti, sia venerdì che domenica. Il Gen Verde ha voluto raccontarsi davanti a tanti giovani condividendo pezzi di vita ordinaria resi straordinari da un incontro, quello con l’amore di Cristo risorto che viene ad abitare le diverse situazioni, non sempre rosee, e le trasfigura rendendole belle, straordinarie, tanto da non poter tacere». «Dentro di me una luce che non mi lascia mai» dice il ritornello di una delle loro canzoni. «E le ragazze ci hanno spiegato il segreto per riscoprire sempre l’entusiasmo di ciò che facciamo – ha sottolineato Antonella D’Introno, responsabile della comunicazione dell’evento per conto della Pastorale Giovanile cittadina -; nella vita bisogna avere sempre fissa una persona: Gesù sulla Croce che ci ama immensamente». Fonte: Coratolive https://www.youtube.com/watch?v=ZIh8ythF0kI (altro…)
Giu 6, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
L’invito di papa Francesco ai presidenti dello Stato di Palestina e dello Stato di Israele del 25 maggio scorso a “elevare insieme un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace”, offrendo la sua casa in Vaticano, ha fatto sperare il mondo, provocando un balzo in avanti nel credere che la pace va creata e va invocata. Da quel momento si è intensificata la preghiera comune di quanti si ispirano all’ideale di unità dei Focolari, di diverse religioni e culture, che, con parole diverse, con il moltiplicarsi di atti di pace in piccoli e grandi e con la rinnovata proposta del Timeout quotidiano alle ore 12 di ogni fuso orario, elevano per la pace in tutto il mondo. Grande anche la gioia per la notizia che, a papa Francesco e ai presidenti Peres e Abu Mazen, si unirà il patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli nella “invocazione per la pace” di domenica in Vaticano. Un’ulteriore sprone a camminare spediti verso il “che tutti siano uno affinché il mondo creda” di Gesù, mai come oggi avvertito Suo comando. Il Movimento dei Focolari, quindi, risponde all’accorata richiesta di papa Francesco di “non lasciarci soli”; e dai cinque continenti, in particolare nei luoghi di maggiore sofferenza, si unirà alla preghiera in Vaticano “perché il Signore ci dia la pace in quella Terra benedetta!”. (altro…)
Giu 5, 2014 | Non categorizzato
Giu 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Tutto è iniziato vent’anni fa da uno dei membri della parrocchia, che aveva ricevuto la visita di un gruppo di ragazzini zingari che gli chiedevano con insistenza di andare a vedere un’immagine della Madonna nel loro borgo che, a quanto dicevano, piangeva. Questo ha costituito un primo contatto con la comunità zingara, e ha fatto sì che alcuni parrocchiani si riunissero a pregare tutti i giorni in questa piazza insieme ai bambini. Nonostante una serie di iniziative avviate insieme con successo, il gruppo di preghiera dopo due anni è stato sciolto; e sono serviti dieci anni perché il percorso riprendesse. A ridare il via è stato il Gruppo di Preghiera e Missione “Ceferino Jiménez Malla”, che si incontra ogni lunedì a pregare alla Grotta di Nostra Signora della Valle, al centro della piazza del borgo zingaro. «Bisognava superare paura, pregiudizi, indifferenza, il rifiuto nato da un rapporto errato con loro – racconta Maria Teresa Sosa, volontaria del Movimento dei Focolari -; ma poi le barriere sono cadute, abbiamo scoperto che gli zingari amano ascoltare la Parola di Dio che, essendo in maggioranza analfabeti, non possono leggere». Al gruppo si sono aggiunti poi altri membri dei Focolari. «L’esperienza vuole creare un rapporto attraverso gesti semplici di “reciprocità” – prosegue Maria Teresa – : conoscersi per nome, guardarsi negli occhi, ascoltarsi, farsi uno con l’altro. Penso ad esempio al fare festa per la nascita di un bambino, o al visitare i malati in ospedale. Ad una di loro abbiamo anche portato l’Unzione degli infermi». Si cercano poi vie d’inculturazione, traducendo in lingua romani preghiere come il Padre Nostro, l’Ave Maria, o Gloria. «Quando ci ascoltano pregare i ragazzini ci dicono: “Sembrate zingari”». Altro passo importante è stato celebrare insieme la Giornata Internazionale del Popolo Zingaro, a loro sconosciuta, per dare visibilità alla comunità. Un percorso che continua l’8 aprile di ogni anno anche grazie ai media: gli zingari partecipano regolarmente ad una trasmissione su Radio Maria in cui fanno conoscere i propri costumi, e un giornale ha pubblicato una pagina sull’esperienza della Missione Zingara. La visibilità acquisita ha consentito di avviare un progetto di alfabetizzazione in rete con un Istituto di formazione dei docenti.
Ma il ponte va creato anche dal lato della comunità argentina: in una scuola secondaria che ha come vicini altri zingari con i quali non c’è alcuna relazione, un insegnante ha affrontato l’argomento dei pregiudizi contro le minoranze etniche, mentre alcuni studenti di giornalismo hanno realizzato il reportage «Creoli e zingari, l’inizio di un dialogo» (in questo contesto, “creoli” viene inteso come argentini). A marzo, con l’inizio dell’anno scolastico, è iniziato il lavoro per riservare il posto a sedere in aula per bambini zingari, spesso discriminati, e il gruppo ha partecipato alla giornata di inserimento a scuola. Le iniziative sono numerose, dai corsi di cucito per le ragazze al catechismo per i bambini, e sarebbe impossibile nominarle tutte in questa sede. «Il nostro desiderio – conclude – è creare a livello nazionale una rete di comunità ponte». Il 5 e 6 giugno, Maria Teresa è a Roma per il Raduno mondiale di promotori episcopali e direttori nazionali della Pastorale zingara, su invito del cardinale Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio da Itineranti e Migranti. (altro…)
Giu 4, 2014 | Cultura
Ignacio de Loyola (1491-1556), el fundador de los jesuitas, es un gran místico y uno de los grandes maestros espirituales de todos los tiempos. Su itinerario personal ha inspirado y ayudado a un gran número de cristianos de todos los tiempos. Por esta razón se ha convertido en la Iglesia en el maestro reconocido de los «retiros espirituales», gracias a los cuales se alimentan muchas personas. Este libro invita al lector a orar a partir de algunas intuiciones importantes en la vida espiritual y apostólica de san Ignacio. Cada capítulo se abre con un texto del propio Ignacio, y se cierra con una meditación sobre el tema tratado a partir del Evangelio y una oración.
Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Giu 4, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La prima cosa che Giorgio La Pira faceva al mattino, era andare a comprare il giornale. Poi, rientrato nel suo studio, apriva il Vangelo accanto alle notizie del giorno. Per il “sindaco santo” di Firenze i due testi non erano distanti, anzi! Il suo lavoro era proprio quello di dare un’applicazione concreta del Vangelo nell’attualità umana e sociale, con un’azione lungimirante, creativa, che rispondesse alle domande delle periferie esistenziali della sua città, e poi del mondo intero. Un’opera che si ripete nelle tante iniziative che oggi portano il suo nome. Una di queste, che ha appena girato la boa della 35 candeline, è il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, che il 25 Maggio ha festeggiato questo compleanno, insieme a tanti amici accorsi per l’occasione all’Auditorium di Loppiano (FI). Guidati dalla giornalista Maddalena Maltese, i partecipanti hanno sfogliato come un album di famiglia, le varie fotografie che dicono tanto di questi anni a servizio dei giovani più diversi. Anche a Firenze infatti, alla fine degli anni settanta, si stava verificando un fenomeno nuovo per l’Italia: arrivavano molti studenti stranieri, in particolare dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina. Ma l’Italia non era preparata né a livello legislativo, né a livello culturale e umano ad accogliere tutte queste persone. Il Cardinale Benelli, arcivescovo della città, intervenne ispirandosi proprio a Giorgio La Pira e chiese a Chiara Lubich di dargli una mano. Qualche giorno dopo tre giovani dei Focolari si presentarono davanti a Benelli per visitare gli ambienti nel cuore di Firenze che avrebbero cominciato a “far casa” agli studenti. Il resto è storia. Oggi alla guida della diocesi fiorentina c’è Giuseppe Betori, che nel suo saluto ha insistito sulla dimensione profetica dell’idea del card. Benelli e di Chiara Lubich, che ha portato il Centro La Pira a essere un punto d’avanguardia nel dialogo con le diversità, in particolare con la diversità sofferente, ultima, dimenticata. Mentre il Rabbino Capo della comunità ebraica di Firenze Joseph Levi, ha trovato nello stile del dialogo e della reciprocità, la vera ricchezza che questa esperienza offre alla città e alla crescita del suo tessuto sociale nello spirito della fraternità. Lo dimostrano le tante testimonianze raccolte, come quella di Jean Claude Assamoi della Costa D’Avorio: «Il Centro mi è stato d’aiuto in un momento difficile, dandomi ospitalità nella propria casa, con altri studenti. Ne sono poi divenuto collaboratore come formatore nel campo dell’educazione alla mondialità (…) E come me, molti studenti africani che hanno fatto il mio percorso, si sono trasferiti altrove sviluppando relazioni di lavoro tra il proprio paese d’origine e quello che li ha accolti che rispecchiano il dialogo e l’unità costruiti a Firenze». Le periferie che La Pira amava, e che oggi Papa Francesco ci invita a conoscere, sono il cuore di una profezia che ogni giorno diventa concreta, attuale, fraterna. (altro…)
Giu 3, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«In generale la situazione di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, migliora. Nel resto del Paese ci sono realtà molto varie, le nostre comunità sono in zone abbastanza calme, ma dal dicembre scorso c’è una zona della città in cui sono continuate le piccole rappresaglie e uccisioni. Si tratta del quartiere musulmano e dintorni. La gente non può tornare nelle proprie case e continuano ad essere rifugiati nei campi profughi, intorno all’aeroporto, nelle chiese e nella moschea centrale». «La giornata del 28 maggio è cominciata normalmente, con le attività di un giorno settimanale qualunque. Nel pomeriggio ci sono stati ancora scontri nei quartieri “caldi”. Ad un certo punto un gruppo armato ha fatto irruzione nei pressi della Chiesa di Nostra Signora di Fatima, ha aperto il fuoco sulla gente che era rifugiata lì ed ha preso in ostaggio una quarantina di persone. I morti sul posto sono una quindicina, molti feriti. Dei quaranta ostaggi si sono ritrovati 39 cadaveri…». «La gente non ne può più. Il giovedì 29 era la festa dell’Ascensione di Gesù. C’erano delle barricate nelle strade principali e nei quartieri di tutta la città per impedire la circolazione delle auto. Il giorno dopo, alle ore 4, siamo state svegliate da un rumore assordante…. Migliaia di persone al suono dei coperchi di pentole che hanno sfilato pacificamente fino alle 7. In altre parti della città si continuano a sentire degli spari, a volte in modo sporadico a volte più intenso, forse per contenere la protesta».
«La protesta chiede le dimissioni del governo di transizione, la partenza delle truppe straniere. Dopo sei mesi, sono accusate dalla popolazione di non aver effettuato un vero disarmo delle zone “calde” della città. E si interpreta questo fatto come una volontà di mantenere il disordine militare-politico da parte dei paesi che fanno parte delle truppe che dovrebbero riappacificare il Paese, mentre continua lo sfruttamento delle nostre risorse in modo illegale. Il governo di transizione non ha la forza di imporsi, né le finanze per riorganizzare le forze armate nazionali, che potrebbero più efficacemente difendere gli interessi della popolazione». «Il giorno del massacro nella Chiesa di Fatima abbiamo cercato, con trepidazione, di avere notizie riguardo alle persone della nostra comunità, soprattutto di chi vive vicino alla zona colpita. Willy, un giovane che conoscevamo, è rimasto ucciso e ci sono altri con ferite leggere. Tutti gli altri sono salvi e rifugiati altrove. Cerchiamo di sostenerci a vicenda attraverso il telefono e alcuni giovani sono passati da noi per trovare un po’ di sollievo».
«È dall’inizio del conflitto che cerchiamo di aiutare chi ci rimane vicino, specie alle famiglie e bambini con aiuti concreti che ci arrivano dai Giovani per un mondo unito, dal Sostegno a distanza delle Famiglie Nuove, e altri. Qui sul posto siamo anche impegnati a sensibilizzare i giovani alla pace, attraverso i Giovani per un mondo unito e tutta la comunità». «Siamo certi – conclude Monica – che Dio ha un piano d’amore anche per il nostro Paese; e, in mezzo alle gravi difficoltà che attraversiamo, cerchiamo di essere testimoni di questo suo amore per quanti ci circondano». (altro…)