Movimento dei Focolari
Olanda-Afghanistan: una storia dal campo profughi

Olanda-Afghanistan: una storia dal campo profughi

Rifugiati afgani mentre lasciano il proprio Paese

Gaffar, afghano, ha dovuto chiedere asilo in Olanda con i suoi. La vita nel campo profughi non è facile, con una camera per tutta la famiglia, e quindi i ragazzi tutti fuori a giocare, ad annoiarsi e a molestare gli altri. Gaffar cerca di inventarsi qualcosa ogni giorno per tenerli occupati in modo positivo. E per tenere allenata la sua mente (faceva il giornalista) si mette a tradurre un libro. Un giorno Frank, un amico, gli porta una macchina da scrivere. A Gaffar sembra di toccare il cielo con un dito. Ora può battere a macchina la sua traduzione. Il vicino di stanza, vedendola, esclama: “Come mi piacerebbe averne una anch’io! “. E Gaffar, di rimando: “Prendila, è tua”. Più tardi arriva da lui Peter con un computer ancora efficiente dal suo ufficio, dove li hanno cambiati tutti. La sera arriva il direttore del campo profughi, anche lui con un computer per Gaffar: “Visto che ti occupi tanto dei ragazzi, ho pensato che ti può servire per preparare i programmi per loro “. Quel mese la Parola di Vita, che si cercava di vivere quel mese, era: “Date e vi sarà dato“. fonte: Città Nuova online (altro…)

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Giordania, Iraq e l’esempio dei più piccoli

Dove arrivano i cerchi di un sassolino gettato nel lago? Riportiamo alcuni flash, che mettono in evidenza come l’amore vissuto porta ad un cambiamento radicale nella vita anche nei piccoli e come l’impegno ad amare tutti li sostiene nella loro crescita rimanendo, poi, come un segno distintivo. “Mi chiamo Karam e ho 12 anni. Quando ho conosciuto il Focolare avevo 5 anni e sono stato un gen 4. Tra le più belle cose che ho imparato mi viene in mente il “dado dell’amore”. Ogni giorno giocavo con il dado e cercavo di vivere la faccia che ne usciva. Tra le mie prime esperienze, mi ricordo quando un giorno a scuola, c’era un bambino che nessuno voleva bene e c’erano tre altri bambini che lo prendevano in giro, ed io ero uno di questi tre. Un giorno ho gettato il dado ed era uscita la frase: “amare il nemico”. Allora sono andato a scuola e mi sono riconciliato con quel bambino. Gli altri due che lo prendevano in giro si sono stupiti per quello che avevo fatto. Ho parlato loro del dado dell’amore e di come tante cose erano cambiate nella mia vita dopo che ho cominciato a vivere il Vangelo attraverso questo strumento. Ogni giorno allora lanciamo il dado insieme e cerchiamo di vivere la frase che esce. E insieme a noi c’era anche quel bambino che prendevamo in giro. Adesso sono un gen 3 e ancora oggi ogni giorno gioco con il dado dell’amore e questo mi aiuta tanto da ragazzo a vivere il vangelo il modo concreto negli ambienti in cui mi trovo. Dopo una carrellata di testimonianze dai ragazzi, anche i bambini, (i gen4), hanno dato il loro contributo. Tutti loro sono venuti con le proprie famiglie per i vari incontri con la presidente ed il copresidente dei Focolari durante la loro recente visita in Giordania. “Mi chiamo Marian e insieme a Fadi mio fratello, abbiamo fatto una piccola esperienza. Ci piace tanto guardare in tv il cartone animato che si chiama “Barni”. Un giorno, mentre lo guardavamo, abbiamo visto che “Barni” doveva venire qui ad Amman per fare una serata di festa per i bambini ed eravamo entusiasti di poter partecipare a questa festa. Il biglietto però era un po’ costoso. Allora insieme alla mamma e altre due sorelline, ci siamo messi d’accordo di non andare a questa serata di festa per vedere “Barni”, e dare ai poveri gli stessi soldi che avremmo speso per i biglietti”. Uno di loro poi prova a chiedere a Maria Voce: “Cosa possiamo fare noi gen 4 della Giordania per fermare i problemi politici del mondo e così lasciarlo più pulito e più bello?” E Maria Voce risponde: «Potete fare tantissimo, perché il mondo non è solo quello lontano, il mondo è anche quello della nostra casa, della nostra scuola, nei posti dove andiamo a giocare, nelle piazze… Allora se noi curiamo questi posti, curiamo il mondo. Se quando qualcuno viene a vedere dove noi giochiamo e trova un posto bello e armonioso, pensa: “si vede che le persone che giocano qui si vogliono bene, guarda come è bello, tutto ordinato, perché non facciamo anche noi cosi?”  e così fanno anche loro, e poi altri.. altri… Voi siete come quelli che gettano un sassolino in un lago. Ci si può chiedere: “Che cos’è un sassolino? È niente”. Però, dove cade quel sassolino si forma un cerchio, poi intorno a quel cerchio, un altro più grande, poi un altro più grande, fino ad arrivare a tutto il mondo. Quindi questo è importantissimo. Se voi non cominciate, gli altri non cominciano”. (altro…)

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Verso LoppianoLab 2013/2

Al convegno conclusivo del 18 settembre 2011 il sociologo Mauro Magatti, Adriano Fabris, filosofo, il governatore della Toscana Enrico Rossi, l’economista Luigino Bruni e la politologa Daniela Ropelato. Un laboratorio non chiude, semmai rilancia. Tanto più se il suo scopo è mettere in atto soluzioni concrete per generare speranza e far ripartire l’Italia, oggi. Non hanno messo la parola fine gli organizzatori, a conclusione della seconda edizione di LoppianoLab, il laboratorio nazionale che ha visto in campo per quattro giorni economia, cultura, formazione, arte e comunicazione in rete per l’Italia, in un dialogo serrato, alla ricerca, non di futuro per il Paese, ma di un presente ripensato e condiviso. Il bilancio è positivo per il multi-evento che ha confermato la propria vocazione di punto di snodo e spazio nazionale di incontro tra mondo del lavoro, agenzie culturali, cittadini ed istituzioni. Quest’anno l’appuntamento ha chiamato a raccolta nel centro internazionale di Loppiano (FI) circa 3.000 presenze e 70 aziende italiane. 56 gli avvenimenti tra tavole rotonde, convegni, caffè letterari e performance artistiche e specialità gastronomiche multiculturali. Il laboratorio conclusivo “Sperare con l’Italia. In rete per il Bene comune nel 150° dell’Unità” ha messo in luce i risultati raggiunti nei vari ambiti indicando piste praticabili per il proseguimento della riflessione e della sperimentazione. Una formula, questa, che ha suscitato l’interesse di media e istituzioni, come dimostrano i patrocini delle regioni Campania, Lazio, Sardegna e Toscana e i saluti dei governatori di Piemonte, Liguria, Veneto e Puglia. Quattro proposte per far ri-sperare l’Italia I quattro promotori di LoppianoLab – Il Polo Lionello Bonfanti, l’Istituto universitario Sophia (IUS), il Gruppo editoriale Città Nuova e la cittadella di Loppiano – hanno rilanciato le proposte emerse nei laboratori di questi giorni. Eva Gullo, presidente del Polo Bonfanti delle aziende di Economia di Comunione, sottolinea  come le Expo delle imprese hanno incoraggiato gli imprenditori, creato sinergie e dato sostegno all’imprenditorialità giovanile con una particolare attenzione al Sud. Grande fermento e voglia di cambiamento, nei laboratori promossi dal Gruppo Città Nuova. Michele Zanzucchi, direttore della rivista Città Nuova ha riportato le tante idee emerse, fra le quali la necessaria apertura ad altre reti, organizzazioni e istituzioni; una necessaria azione di miglior uso del linguaggio nel campo dell’informazione sull’immigrazione; la realizzazione di luoghi che avvicinino le diverse componenti sociali; la creazione di una giornata delle good news in cui inviare ai mezzi d’informazione buone notizie. “LoppianoLab ci ha permesso di mettere a fuoco le nostre finalità – ha incalzato Piero Coda, preside dello IUS – ovvero intensificare le sinergie esistenti. Attiveremo tre nuovi master che, pur nella loro specificità, metteranno al centro la cultura della relazione; inoltre prenderanno il via nuove Summer School in Argentina e Cile. Vita Zanolini, cittadina di Loppiano, ha ricordato come la cittadella sia di fatto un laboratorio permanente con il suo bagaglio di oltre 40 anni di vita e con la presenza attuale di 900 abitanti da oltre 60 Paesi. Quale il suo contributo all’Italia? Mostrare che nelle nostre città l’unità è possibile anche nel quotidiano. La parola è poi passata ai cinque esperti. Per Mauro Magatti, sociologo, LoppianoLab dimostra come l’unità e la ricomposizione sociale siano la direzione verso cui occorra puntare oggi, “imparando” a decifrare questo nostro tempo.  “Occorre per questo un cambio di mentalità – incalza il filosofo Adriano Fabris – ed imparare a ‘comunicare relazioni’, creando spazi di dialogo che costruiscono il tessuto sociale del Paese”. Enrico Rossi, governatore della Toscana, lancia la proposta di un neo-umanesimo il cui orizzonte sia l’Europa e riunifichi culture diverse.  “Occorre che in questo la politica dia il proprio contributo, mettendo al centro la persona e i suoi diritti”. L’economista Luigino Bruni sottolinea che occorre fare di più per “far rete”.  “Realtà come il Polo Bonfanti o l’Istituto universitario Sophia sono le ‘esperienze del lunedì mattina’: testimoniano concretamente che è possibile vivere questo nuovo umanesimo in modo ordinario e quotidiano. La forza di LoppianoLab è questa: costruire insieme istituzioni nuove e partecipate da tutti i cittadini”. Infine anche per la politologa Daniela Ropelato LoppianoLab sta indicando quale sia la direzione che il Paese deve intraprendere: quella della relazione fra cittadini, in una convivenza costituita dalla ricchezza della società civile. “Occorre alimentare la sfera pubblica dove si ricompongono continuamente i beni comuni e dove ciascuno è chiamato ad essere protagonista. Le reti che ho visto a LoppianoLab mostrano le potenzialità di questo tessuto comunitario di cui la democrazia oggi ha estremo bisogno”. Foto – Flickr Photostream Tutto su Loppiano Lab 2011, da Città Nuova online

  • LoppianoLab. La parola agli esperti

Verso una nuova libertà Ridare un’anima alla sfera pubblica Recuperare la fatica della relazione

  • Segnali per l’Italia

Le cinque C di Loppiano Lab Le idee e le pratiche Un laboratorio e un protagonista

  • Convention EdC

Zamagni: l’Edc supera i modelli del welfare Percorsi di uscita dalla crisi Oltre il welfare, la distribuzione A scuola di EdC

  • Laboratori per l’Italia

Vivere in prima persona le scelte del Paese Nuova Umanità, l’ispirazione che si rinnova Da Madrid a Loppiano con YouCat Sophia. Un patrimonio da donare al mondo Unità e Carismi: la spiritualità di comunione

  • In azione

Imprese. Expo di comunione Scoprirsi imprenditori con la reciprocità Economia ed ecologia, una radice comune Parte la scommessa di LoppianoLab

  • Autori a LoppianoLab

La credibilità delle aziende di comunione Crescere non è una cosa da piccoli

  • Città Nuova a LoppianoLab

Protagonista nella storia del nostro tempo Dialogo, metodo per dare nuova linfa all’Italia Obiettivo, due reti in una La rete si riannoda Gli appuntamenti con Città Nuova (altro…)

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Economia di Comunione in Messico

Presentare e  approfondire il progetto dell’Economia di Comunione: con questo obiettivo, dopo il successo della prima edizione, il Movimento dei Focolari ha proposto un secondo appuntamento per tutti gli interessati. L’evento ha avuto come cornice la cittadella messicana dei Focolari “El Diamante”, a Puebla. Vi hanno partecipato più di un centinaio di persone provenienti dagli Stati Uniti, Argentina, Costa Rica, Brasile, Italia e da diverse regioni della Repubblica Messicana.  Particolarmente numerosi i giovani, studenti ed imprenditori che, con la loro vitalità, hanno dato speranza ai presenti, permettendo di scorgere un futuro promettente per lo sviluppo dell’EdC in Messico. In questa seconda edizione, il congresso, tenutosi nei giorni 24 e 25 agosto scorsi, ha presentato i contribuiti di vari specialisti ed imprenditori che hanno aderito, con le loro aziende, al progetto EdC. Con il titolo “Persona e comunione, per una rifondazione dell’Economia”, l’incontro ha potuto contare sulla presenza di John Mundell, della commissione internazionale dell’Economia di Comunione, che ha sviluppato con successo il modello dell’EdC nella sua azienda, la Mundell & Associates Inc. L’imprenditore nordamericano ha evidenziato come nel mondo esistano circa un migliaio di aziende che aderiscono a questo modello economico, con una forte presenza in Europa e con una notevole crescita nelle regioni dell’America Latina e dell’Africa. In quest’occasione ha lanciato ufficialmente a tutta l’Ispanoamerica il “Dado per le aziende” (The Company Cube), nella sua versione in spagnolo. Si tratta di un simpatico strumento che aiuta a vivere in modo pratico lo stile di vita proprio dell’Economia di Comunione. Mònica Salazar (Nogales Maderas), Germàn Jorge (Dimaco S.A.) e Francisco Cerviño (Sushi Soul), imprenditori argentini, hanno illustrato come hanno aderito ai dettami di questo modello economico. Diversi imprenditori e giovani messicani, poi, condividendo le inquietudini e le sfide che affrontano quotidianamente nel loro ambiente, hanno mostrato come l’EdC sia una chiave per contribuire a ristabilire un ordine economico più giusto a livello mondiale. “È stata una bellissima esperienza – commenta Francisco Cerviño – nella quale ho potuto sperimentare che non sono da solo nella ‘lotta’ per costruire una società più giusta e egualitaria. Ho anche toccato con mano che c’è una grande famiglia attorno al progetto dell’EdC, che l’Amore tutto può, facendoci superare le diverse culture o convinzioni. E, prima di ogni altra cosa, ho visto che quando uno dona vita riceve molto di più di quanto ha donato”. Infatti, l’Economia di Comunione s’impegna a costruire una società più fraterna e solidale. Le aziende –pilastri del progetto – decidono liberamente di mettere in comune i loro utili per: sostenere gli indigenti, diffondere la “cultura del dare” e sviluppare le loro aziende, creando occupazione e ricchezza, e contribuendo così al bene comune. Christopher Jiménez (altro…)

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Panama: un’avventura senza pari

Bagnata da due oceani, il Pacifico e l’Atlantico, la Repubblica del Panama si trova all’estremo Sud-Est dell’America Centrale ed è conosciuta per il suo canale interoceanico. Questo piccolo paese di 75.517 km2, con una popolazione di quasi 3,5 milioni di abitanti, è ospitale, con una ricca cultura multietnica e con profonde radici cristiane (quest’anno si ricordano i 500 anni della creazione di Santa Maria La Antigua – 1513 – prima diocesi del continente americano). Panama è il punto di incontro ed il porto di entrata e uscita per “Le Americhe”. Il 31 luglio scorso, con l’arrivo di tre focolarini, ha avuto inizio il “focolare temporaneo”, che, come dice il suo nome, è un focolare che si costituisce là dove esiste una comunità del Movimento per un periodo di tempo determinato, approfittando delle disponibilità di tempo di alcuni focolarini. Quest’esperienza è giunta al settimo anno consecutivo e questa volta il focolare temporaneo era formato da tre focolarini arrivati dalla Germania, dal Paraguay e dal Venezuela. È stato un periodo bello ed intenso, nel quale si sono stretti tanti rapporti e si è approfondita la spiritualità dell’unità, secondo lo stile di vita evangelico dei Focolari. Riunioni con bambini, adolescenti, giovani e famiglie, visite alle comunità nelle periferie della città, come nei casi di Pacora e Chorrera a 60 km dalla capitale. Inoltre, approfittando della presenza di Emanuele, un focolarino sacerdote, si è celebrata l’Eucarestia e si sono benedette diverse case in comunità nelle quali il sacerdote riesce ad arrivare solo una volta al mese. Giornate semplici e allegre, dove molti hanno potuto approfondire l’Ideale dell’unità, ad esempio P. che diceva: “tra i migliori momenti della mia vita ci sono queste conversazione con le persone del focolare”; oppure P. M., parroco che porta avanti la sua missione pastorale ad Arco Seco, nella Penisola di Azuero, a 250 km dalla capitale, che ringraziava perché si era arrivati fino lì solo per salutarlo. Da quel saluto è nata, poi, la possibilità di organizzare un successivo incontro con più persone. Rilevante è stata anche la presenza di intere famiglie in diverse attività che si sono organizzate in quel mese, includendo quelle che stanno passando momenti difficili  e che in quei giorni hanno trovato un “balsamo” per andare avanti. Infine, va sottolineata anche la presenza generosa di alcuni membri della comunità del Movimento in Costa Rica. In ringraziamento a Nuccio Santoro, Michael Wegmann ed Emanuele Colombo, la comunità panamense ha organizzato una splendida grigliata, spontanea e familiare. 80 persone, molte delle quali sono entrate in quest’occasione in contatto per la prima volta con il Focolare. È stata una notte animata dal ritmo tipico dei tamburi e dalle canzoni del folklore locale. Adesso che i focolarini sono partiti, nell’anima di ognuno rimane un sapore di famiglia, di gratitudine e una spinta rinnovata ad essere costruttori “in prima linea” di una società più vicina all’uomo, fraterna e unita, per arrivare fino alle “periferie esistenziali” dell’umanità. Da Panama, Javier Lombardo T. (altro…)

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Learning Fraternity: Thailandia, sostegno ai bambini birmani

Il progetto “Diritto allo Studio per i bambini birmani”, garantisce l’educazione primaria ai bambini birmani immigrati con le famiglie in Thailandia, per sfuggire a persecuzioni e condizioni di vita poverissime. Nello scorso anno scolastico, sono stati 640 i bambini coinvolti. I genitori, scappati spesso senza portare nulla con sé, lavorano come contadini, con stipendi non garantiti e saltuari. Sovente i bambini devono rimanere a casa ad aiutare i genitori nei campi. L’impossibilità di pagare le rette scolastiche e gli altri costi per lo studio, scoraggia le famiglie, contribuendo all’abbandono scolastico precoce. Il progetto è promosso dall’ong AMU (Azione Mondo Unito), in collaborazione con la controparte locale Good Friend Center, che dal 2006 lavora nella provincia thailandese di Mae Sot. Il Good Friend Center garantisce attraverso 8 scuole situate lungo il confine tra la Thailandia e il Myanmar, l’accesso gratuito all’istruzione a centinaia di bambini. Per aiutare le scuole a raggiungere una maggiore autonomia economica, si sono avviate delle attività produttive le cui entrate vanno a coprire parte dei costi scolastici (stipendi e corsi di aggiornamento per gli insegnanti, un pasto per i bambini, divise e materiale scolastico). Nel 2011 accanto alla scuola New Blood l’AMU ha sostenuto un progetto di allevamento di polli e maiali: un primo aiuto a sostegno dei 450 bambini che la frequentano. Da alcuni mesi, accanto alla scuola, si è affittato un terreno di 5 ettari per avviare una coltivazione di mais e fagioli, che dovrebbe dare un ulteriore contributo alla sostenibilità del progetto. Per questo nuovo anno scolastico sono iniziate anche 2 attività produttive a sostegno delle scuole di Mae Wah Khee e Pa Lu Gyi frequentate da 190 bambini: oltrea all’ allevamento di maiali, un allevamento di pesci. Il progetto prevede un investimento iniziale per l’acquisto di 3.000 pesci e di 10 maiali, lo stipendio per un anno del personale e per i mangimi. L’allevamento dei maiali dovrebbe diventare sostenibile dopo 15 mesi, mentre l’allevamento di pesci dovrebbe dare i primi contributi alle scuole già dopo 5 mesi. Queste attività vanno nella direzione di svincolare le scuole dagli aiuti esterni, continuando cosi a fornire un servizio gratuito a minori che altrimenti non avrebbero accesso allo studio. Fonte: New Humanity    –    AMU Notizie,  (altro…)

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Amare con i fatti

Si parla assai del dovere di testimoniare che il cristiano ha nella vita sociale: testimoniare Cristo. Questo vuol dire in pratica che il mondo, vedendo come il cristiano parla, opera, scrive, soffre, o gode, capisce chi sia Cristo, a condizione che quel cristiano faccia ogni cosa in modo da dare onore a Dio mediante Cristo. La cosa parrà così ardua da sconfinare nell’utopia. E invece poiché ci è richiesta da Cristo medesimo, vuol dire che è possibile. Egli ha ritenuto possibile, ed esige da ciascuno di noi, che siamo perfetti in terra come il Padre nostro nei Cieli: nientedimeno! Nel tempo nostro la testimonianza si esige soprattutto nel settore sociale, economico e politico, poiché in esso più comunemente si nega Dio e si tradisce il Vangelo con ideologie materialistiche, con egoismi efferati, con abusi demagogici. Tocca al cristiano di purificare quell’ambiente, operando con la purezza della vita, la libertà della sua tenuta etica, il sacrificio di sé. Difatti la maniera sicura per curare i mali sociali sta nel curare la coscienza in noi del bene sociale e poi affermarla, con la parola, con l’azione, col voto, in casa, all’ufficio o all’officina, in posti di responsabilità e di esecuzione, fra grandi e piccoli. Qualunque cosa si faccia, anche se si mangi o si beva, si faccia in modo da onorare Dio. La gente scettica o incredula o dubitante si converte se riconosce in noi Cristo. Il fascino perenne e l’azione salutare d’un S. Francesco, derivano dal fatto che si riconosce in lui la sagoma di Cristo. Un compito enorme così viene a noi assegnato: un compito divino. Da me si esige d’essere Cristo vivo anche quando siedo in cattedra, anche quando scrivo su un giornale, anche quando assisto un canceroso in clinica. Ogni momento si ha da esserlo in relazione coi fratelli, pur se repellenti e avversi. Noi amiamo il fratello, e il fratello ci apre il varco a Dio. Per tal modo s’incarna il divino nella struttura umana, nella politica, nell’economia, nell’arte, nel lavoro. E poiché ciascuno di noi vive il suo tempo coi suoi bisogni e attese e problemi, per tal modo porta l’anima del Cristo, l’ispirazione del Vangelo nella soluzione della crisi della sua epoca, trasformandola in processo di purificazione, in mezzo per ridivenire liberi. Igino Giordani in: Parole di vita, Società Editrice Internazionale, 1954 (altro…)

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Sacerdoti volontari ad Einsiedeln

Nel contesto incantevole della cittadina svizzera di Einsiedeln, con i suoi prati verdi, il lago e l’Abbazia millenaria, si è svolto l’incontro annuale dei responsabili dei sacerdoti volontari, appartenenti al Movimento dei Focolari. 60 partecipanti di 11 nazioni europee, più un rappresentante del Brasile e uno dalle Filippine. Einsiedeln rappresenta l’ultima tappa di un pellegrinaggio ideale alla riscoperta delle radici del carisma dell’unità e dell’evolversi della vocazione dei sacerdoti volontari come una delle tante diramazioni dei Focolari. Trento (2009), Ottmaring (2010), Loreto (2011), Budapest (2012), Einsiedeln (2013), ognuno di questi posti, rappresentano una tappa significativa nella storia del Movimento. In particolare Einsiedeln e la vicina Oberiberg, dove Chiara Lubich e le sue prime compagne, agli inizi degli anni ‘60, hanno compreso in modo nuovo i vari aspetti del carisma che oggi caratterizzano la vita dei Focolari. Attraverso le meditazioni e la visita ai luoghi percorsi da Chiara e dal primo gruppo, “ho riscoperto la bellezza dell’Ideale dell’unità – ha detto uno dei partecipanti – e voglio diffonderlo con la vita e la testimonianza dell’amore scambievole vissuto nella quotidianità”. In questa ottica, si è avuta una maggiore comprensione del significato di quei luoghi che li ha spinti a scegliere di andare ancora “nelle periferie esistenziali” a irradiare la luce del Vangelo, nella Chiesa e nell’umanità. “Era come aver ascoltato un concerto – così si è espresso un altro partecipante – che ti stupisce per le note nuove che vi si scoprono. Vogliamo ripartire dal Vangelo, come essenza della nostra vita e non dalle tante attività da fare; questi giorni sono diventati per me come un ‘trampolino di lancio’ per trascinare tanti a Dio”. Un altro punto focale dell’incontro: l’oggi del Movimento dei Focolari e del ruolo specifico dei sacerdoti volontari. Sono stati di guida di questo approfondimento i diversi interventi fatti da Maria Voce, presidente dei Focolari, durante quest’ultimo anno.

l’Abbazia benedettina

Insieme ai “luoghi della memoria” del Movimento, di grande interesse sono state le visite ad alcuni luoghi storicamente e culturalmente significativi della Svizzera: l’Abbazia benedettina, con i suoi secoli di tradizione spirituale e teologale; il paese natale di San Nicola di Flüe e della sua esperienza mistica. Il patrono della Svizzera, ha sorpreso tutti con la sua carica simbolica per la storia della Confederazione Elvetica, in una sintesi sorprendente tra spiritualità, cultura e politica; ancora, la Zurigo “riformata” di Huldrych Zwingli, con il suo richiamo vivo ad un’unità improrogabile tra le confessioni che si richiamano all’unico Vangelo. “Come sacerdoti della Chiesa – hanno concluso –, legati spiritualmente ad un carisma dei tempi moderni, abbiamo sentito in modo nuovo la responsabilità nei confronti dell’umanità di oggi: un’avventura divina che lo Spirito ci sprona a percorrere”. (altro…)

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Amare con i fatti e nella verità

Dolore condiviso Una compagna di mia figlia aveva perso in un incidente il padre e una sorella. Conoscevo solo di vista la mamma. La spinta era di andare a trovarla, ma ho capito che non bastava una visita: dovevo fare qualcosa di più. Sono passata al mercato, ho comprato vari generi alimentari e glieli ho portati. Non avevo però il coraggio di parlarle. Cosa potevo dirle? Come trovare il modo di consolarla? Mi sono fatta forza e sono tornata più volte a trovarla. Avendo saputo anche che aveva bisogno di soldi, le ho portato una piccola somma. Dopo alcuni giorni l’ho trovata più forte, con maggior fiducia nella vita e grata per quell’amicizia nata da un dolore condiviso. (P.G. – Bolivia) Licenziamento Nell’azienda dove lavoravo da 25 anni era arrivato il nuovo direttore, giovane e senza esperienza. Quale portavoce delle apprensioni dei dipendenti dovevo evidenziare i suoi errori al consiglio di amministrazione, di cui faceva parte anche la moglie. Rischiavo di perdere il posto, ma ritenevo che la verità dovesse essere detta. Nello stesso tempo non volevo rompere il rapporto, per cui cercavo le parole giuste per non inasprire la situazione. Dopo quasi due anni trascorsi così, una mattina il direttore mi ha comunicato il mio licenziamento. Pur scosso, ho risposto che avrei fatto tuta la mia parte fino all’ultimo giorno di lavoro. Poco prima del termine mi ha offerto di rimanere. La sua, diceva, era stata una decisione avventata. Nel frattempo però, io e mia moglie avevamo deciso di avviare una nuova azienda, per cui l’ho ringraziato, declinando l’offerta. L’ultimo giorno è stato ricco di sorprese, l’azienda ha organizzato una festa con doni e una lettera di ringraziamento. Anche gli operai mi hanno espresso gratitudine per quanto avevo fatto per loro. (E.C. – Svizzera) Al lavatoio Giorni fa sono andata al lavatoio pubblico, vicino a casa mia, per fare il bucato. C’era un bel sole e tante donne lavavano i panni. Stavamo chiacchierando allegramente quando è arrivato un anziano. Non ci vedeva quasi. Aveva due lenzuola, una camicia e il suo turbante da lavare e chiedeva che gli facessimo un po’ di posto. Nessuna voleva spostarsi. Mi sono rivolto a lui: “Baba – gli ho detto come si usa con le persone anziane –, dammi le tue cose che te le lavo io”. Le altre si sono messe a ridere: “Con quella montagna di panni che ti ritrovi, mica dirai sul serio…?”. Ho ripetuto al Baba l’invito e ho cominciato a lavare le sue lenzuola. Era molto contento, mi ha dato la sua benedizione paterna e, prima di allontanarsi, ha voluto lasciarmi per forza il suo pezzetto di sapone che custodiva gelosamente. Nessuna rideva più. Nel silenzio, è successo qualcosa di nuovo. C’era chi prestava la sua bacinella all’altra, chi porgeva la brocca piena d’acqua a quella più lontana… Era iniziata una catena di collaborazione. (F.N. – Pakistan) (altro…)

Settembre 2013

«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Dobbiamo amare poi, dice l’apostolo, oltre che coi fatti, anche nella verità. L’amore cristiano, mentre cerca di tradursi in fatti concreti, si preoccupa di ispirarsi alla verità dell’amore che troviamo in Gesù; si preoccupa di far opere conformi ai suoi sentimenti ed ai suoi insegnamenti. Dobbiamo cioè amare nella linea e nella misura mostrateci da Gesù. «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Come vivere allora la Parola di vita di questo mese? Il suo messaggio è fin troppo chiaro. È un richiamo a quella autenticità cristiana, su cui Gesù ha tanto insistito. Ma questa non è anche la grande attesa del mondo? Non è forse vero che il mondo di oggi vuol vedere dei testimoni dell’amore di Gesù? Amiamo allora con i fatti e non con le parole, cominciando dagli umili servizi che ci sono richiesti ogni giorno da parte dei prossimi che ci stanno accanto. E amiamo nella verità. Gesù agiva sempre in linea con la volontà del Padre; allo stesso modo anche noi dobbiamo sempre agire in linea con la parola di Gesù. Egli vuole che vediamo lui stesso dietro ogni prossimo. Infatti, quanto facciamo per ciascuno lo ritiene fatto a sé. Egli vuole poi che amiamo gli altri proprio come noi stessi, e che ci amiamo fra noi essendo pronti a dar la vita l’uno per l’altro. Amiamo dunque così per essere anche noi strumenti di Gesù per la salvez­za del mondo.

Chiara Lubich


 Parola di vita pubblicata in Città Nuova, 1988/8, p.11.

Olanda-Afghanistan: una storia dal campo profughi

Maria Voce in Giordania

Al limite orientale del Mediterraneo, punto di incontro di Asia, Europa ed Africa, il Medio Oriente è stato la culla di grandi civiltà e delle 3 religioni monoteiste. Per millenni i popoli di queste terre hanno esercitato un influsso notevolissimo sull’Asia minore e sull’Europa mediterranea. Egiziani, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Fenici, Persiani, Greci, Arabi, Turchi hanno lasciato un’impronta incancellabile con la loro cultura, la loro arte, le loro religioni. È in quest’area che sono nate le tre fedi monoteiste: L’ebraismo, il cristianesimo, l’Islam; ed è qui che sorge la città Santa (delle 3 religioni), Gerusalemme. Giordania, 27 novembre 1999. Una data che resterà per tutti gli appartenenti ai Focolari di queste terre un giorno impossibile da dimenticare. La fondatrice Chiara Lubich, in visita in Medio Oriente, incontrò ad Amman un migliaio circa di membri del Movimento. Provenivano da più di 20 paesi (del Medio Oriente e anche oltre), alcuni con più di venti ore di pullman, altri in auto e in aereo, superando ostacoli inimmaginabili. Un migliaio di persone in rappresentanza di circa 25.000 aderenti del Movimento presenti in quelle terre. In quell’occasione, davanti a questa folla in festa, Chiara disse: “È meraviglioso stare con voi. Siamo tanti popoli ma un sol popolo qui in questa sala”. E due giorni dopo, il 29 novembre, durante la VII Assemblea della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP), riunita sempre ad Amman, nel suo intervento la fondatrice dei Focolari presentò “l’arte di amare” (con le sue caratteristiche di amare tutti senza distinzioni, prendendo l’iniziativa, entrando nella “pelle dell’altro”, sapendo che ogni donna e ogni uomo è fatto a immagine di Dio), come una via efficace per costruire la pace fra le persone e fra i popoli. Giordania, 28 agosto 2013. L’attuale presidente dei Focolari, Maria Voce, insieme al copresidente Giancarlo Faletti, sono attesi sempre ad Amman dalla comunità dei Focolari in Giordania. Un viaggio che si protrarrà fino al 7 settembre e che, se pur preparato da tempo, oggi riveste un carattere importante e delicato a causa degli ultimi dolorosi eventi che hanno investito la regione, l’Egitto in particolare. Sempre all’Assemblea della WCRP del ‘99, Chiara Lubich affermò: “Siamo qui perché siamo convinti che, nonostante tutto, la pace sia possibile, anzi sia il solo cammino praticabile per un futuro degno dei più alti valori umani”. Forse possono essere, queste parole, la miglior chiave di lettura della prossima visita della presidente dei Focolari in Giordania. (altro…)

Olanda-Afghanistan: una storia dal campo profughi

Cantiere gens: “Sui passi di Chiara Luce”

“Con una gioiosa festa internazionale, nella chiesa parrocchiale di Sassello, abbiamo concluso il ‘Cantiere gens’ dal 13 al 16 agosto. Eravamo 20 gens, 15 sacerdoti e 20 tra seminaristi e giovani ‘in ricerca’, provenienti da 13 paesi (uno dalle Isole Marianne, Oceania), venuti per partecipare alla settimana “Sui passi di Chiara Luce“. Alcuni al primo contatto con il Movimento dei Focolari. “Carissimi gens, non finiremmo mai di raccontarvi ciò che hanno fatto o stanno facendo i nostri giovani nel mondo a tutte le latitudini e in tutti i vari ambiti. Tutti insieme siamo lanciati ad essere dei Vangeli vivi e testimoniare con il nostro amore reciproco che Dio è l’ideale più bello, appagante e liberante che un giovane possa incontrare qualunque sarà la sua vocazione”. Così Maria Voce e Giancarlo Faletti, rispettivamente presidente e copresidente dei Focolari, nel loro messaggio di apertura. 10 giorni vissuti a Sassello come una “Mariapoli”. Infatti, con noi c’erano anche famiglie con bambini, nonni, anche alcune suore. Facevamo insieme la Messa, i vari servizi, il Rosario recitato nelle lingue dopo cena; e qualche volta la meditazione insieme. Intenso il rapporto con la comunità parrocchiale di Sassello: la Messa festiva, la festa conclusiva… in uno scambio di doni che ha dato gioia a tutti. Il dono più bello: le ore trascorse in “intimità” con i genitori di Chiara Luce Badano, prima a casa loro dove ci hanno accolti con un cuore aperto e ci hanno raccontato della vita di Chiaretta fino ai 9 anni. Poi sono venuti a trovarci e ci hanno parlato della vita di Chiara Luce in rapporto col Movimento dei Focolari; con loro Chicca e Franz Coriasco, amici della giovane beata, che ci hanno raccontato la sua vita da gen. Capivamo che non potevamo conoscerla fino in fondo se non andando alla fonte della sua santità: il carisma di Chiara Lubich. Toccanti anche le testimonianze delle persone che avevano vissuto insieme a Chiara Luce: il barista, Giuliano, ha messo in evidenza la sua normalità; Aldina, invece, ci ha portati a conoscere il segreto con cui Chiara Luce era arrivata a vivere quei “25 minuti”, cioè il suo sì per sempre a Gesù abbandonato quando ha saputo che la sua malattia era grave e irreversibile. Infatti, lei da quando, come gen 3, aveva sentito parlare di Lui cercava di vivere ogni momento della vita con un “per Te”, o “se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”. Alcune impressioni: “Ho vissuto un’esperienza meravigliosa, dove non solo ho approfondito la conoscenza di una figura straordinaria come Chiara Luce, ma ho anche percepito il respiro universale della chiesa unita dall’amore personale di Gesù per ciascuno di noi. Voglio ancor più approfondire la spiritualità del movimento, ma anche nel quotidiano trasmettere quello che ho interiorizzato in questi giorni”. (Un seminarista) “Sono cresciuto nella fede e qui ho imparato che è importante riprendere”. (Uno dei giovani in ‘ricerca’). L’esempio di Chiara Luce :”mi ha fatto capire che non occorre avere una malattia per scoprire ed amare Gesù, ma sin d’ora seguirlo”; “è stato un dono grande di Dio per poter ricominciare a vivere alla luce dei santi ” (seminarista dell’Egitto); “mi ha aiutato a conoscere me stesso e ad amare gli altri nella sofferenza: dire sempre sì nei problemi” (seminarista del Pakistan); “mi ha dato la capacità di analizzare la mia spiritualità tramite le testimonianze che ci sono state presentate” (seminarista Colombia); “mi ha fatto scoprire un modo originale di avere un rapporto vivo con Cristo, mettendo in pratica il Vangelo” (sacerdote Benin). Di Alexander Duno (altro…)

Olanda-Afghanistan: una storia dal campo profughi

Cambia… Menti

Un valido strumento per formare le nuove generazioni. Una società globalizzata, liquida, dinamica. Che comporta una circolazione più libera delle idee, un nuovo modo di fare cultura, di comprendere il lavoro, di impostare le relazioni tra persone, Stati e comunità di popoli. È una realtà che il mondo dell’educazione deve avere presente nel formare i giovani. Sussidio per gli educatori, insegnanti e formatori su alcuni degli aspetti cruciali della società attuale. Il progetto si sviluppa attraverso 4 percorsi tematici:

  • globalizzazione e fraternità
  • intercultura
  • economia e cultura della condivisione
  • ecologia, sobrietà e consumi responsabili

In ciascun percorso si arricchisce di spunti teorici, proposte didattiche, schede per attività, buone prassi, riferimenti bibliografici, filmografici e sitografici. I curatori: Cecilia Landucci è insegnante di Lettere presso l’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Monte Porzio Catone (Roma). Dal 2009 è responsabile della sezione “Educazione e cultura” (Italia) del Movimento internazionale Umanità Nuova. Ha curato la parte “Scuola e Cultura” del libro “Una buona notizia”, ed. Città Nuova. Patrizia Mazzola, docente di scuola secondaria di secondo grado, ha insegnato per venti anni nei quartieri a rischio di dispersione scolastica – Ballarò e Brancaccio. Dal 2010 è referente per la formazione degli insegnanti nel settore Educazione allo sviluppo dell’AMU – Associazione “Azione Per un Mondo Unito” e fa parte della Segreteria internazionale delMovimento Umanità Nuova. Ha scritto, insieme ad altri autori, perla collana Passaparola dell’Editrice Città Nuova, il libro «Vivere in Rete», nel 2011  e vari articoli sulle tematiche educative perla rivista Città Nuova. (altro…)

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Learning Fraternity: Udisha, una nuova alba

Mumbai è il centro economico dell’India ed una delle più grandi e popolose città del Paese. Ma gran parte dei suo venti milioni di abitanti vive per strada o negli slums, le baraccopoli che costellano il panorama urbano. In alcuni di essi, situati a quaranta minuti di treno dal centro città nell’area nord ovest, abitano in condizioni di estrema povertà circa quattrocentomila persone. Proprio qui nel 1997 dal desiderio di aiutare alcune famiglie dello slum è nato un progetto sociale in collaborazione con il “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Nel 2001, durante la sua prima visita in India, Chiara Lubich incoraggiò a proseguire e sviluppare questa attività come “risposta concreta alla povertà che ci circonda”. Da allora il progetto è cresciuto: oggi i bambini ed i ragazzi che vi partecipano sono 115, dai 4 ai 22 anni. Le attività mirano a sostenere la formazione scolastica, curare la nutrizione e la salute, migliorare la qualità della vita dei ragazzi e delle famiglie. Nel 2004 il progetto ha preso il nome di “Udisha” che significa “Il raggio di sole che annuncia una nuova alba”. Oggi Udisha partecipa anche al progetto Schoolmates, progetto del movimento ragazzi per l’unità, ideato per promuovere una rete tra classi e gruppi di ragazzi di vari Paesi e sostenere micro-progetti di solidarietà.  Il team che coordina il progetto è formato da alcuni focolarini affiancati da insegnanti e collaboratori. Tra loro una psicologa e un medico che mette dispo sizione il suo ospedale pediatrico lavorando anche gratuitamente. Il Cardinale ed i vescovi della città più volte hanno espresso appre zzamento per la testimonianza data da Udisha dove si concretizza la linea di azione in favore dei poveri emersa nel sinodo diocesano. Anche a livello parrocchiale si è creata una intensa collaborazione con le diverse associazioni presenti. Grazie ad alcuni gen 2 Udisha è riconosciuta dall’università come centro nel quale poter svolgere le ore di “servizio sociale” richieste dal programma scolastico. Principali attività:   

  •  Formazione scolastica. In India le scuole hanno 70 – 80 alunni per classe. Questo rende difficile seguire i ragazzi individualmente e tu tti, per superare gli esami, sono costretti a frequentare costose ripetizioni private. I ragazzi più poveri, non potendo permetters i queste spese, sono costretti ad abbandonare gli studi. Per questo ad Udisha si  offrono gratuitamente ripetizioni delle diverse materie. Inoltre si provvede a coprire le spese per le tasse scolastiche, l’acquisto di materiale didattico e divise per i ragazzi. Periodicamente si organizzano attività extra/scolastiche a scopo culturale e ricreativo.
  • Formazione interculturale. A Udisha convivono diverse religioni, ci sono cristiani, indù e musulmani. Tra gli obiettivi del progetto: contribuire ad una costruttiva integrazione culturale, religiosa e linguistica fra ragazzi, ma anche fra generazioni diverse. Per questo si promuovono scambi di esperienze e attività, collaborando in particolare con lo Shanti Ashram di Coimbatore.
  • Assistenza medica. Molti ragazzi sono vittime di malnutrizione. Sono anche soggetti a rischio per epidemie stagionali legate a piogge o alluvioni. Per questo durante l’anno si effettuano visite mediche collettive coinvolgendo medici della zona e collaborando con altre organizzazioni. Si provvede anche ad integrare la dieta domestica con proteine e vitamine mediante la distribuzione di cibo adeguato e medicinali ricostituenti. Da qualche tempo è iniziata un’attività di counseling per ragazzi e genitori.
  • Formazione per i genitori. Incontri di approfondimento e confronto su tematiche familiari sono organizzati periodicamente per i genitori. Sono occasioni per un arricchente scambio di esperienze, consigli e punti di vista.
  • Microcredito. Da un anno è iniziata a Udisha una piccola esperienza di microcredito che coinvolge sessanta mamme dei ragazzi. Raccolte in tre gruppi attraverso incontri mensili sono state formate sul microcredito in un clima di fiducia reciproca indispensabile per il buon funzionamento dell’attività. Da quest’anno inizierà l’erogazione dei prestiti.

 Fonte: www.school-mates.org (altro…)

Il segreto dell’amore vero

Video intervista http://vimeo.com/69074075 Trascrizione Erik Hendrik: Quale, secondo lei, il segreto dell’amore vero? Chiara Lubich: «Il segreto dell’amore vero è questo, sta in questo: che l’amore di cui noi parliamo è quello colto proprio dal Vangelo. Ora il Vangelo è la buona nuova che Cristo ha portato sulla terra, quindi è un amore così come è concepito in Dio, non sulla terra. Un amore perciò che si vede vivere dalle persone della Santissima Trinità, per esempio; il Padre ama tutti e fa cadere la pioggia e fa sorgere il sole per i buoni e per i cattivi, ama tutti; quindi è un amore che ci mette noi nella disposizione di amare tutti i fratelli, quindi non soltanto i parenti, gli amici o quelli che ci piacciono, ma bisogna amare tutti. Quindi durante il giorno noi dobbiamo prendere di mira, per amarli, ogni persona che incontriamo. Una seconda esigenza di questo amore, che poi non c’è sulla terra perché, appunto, viene dal Cielo, è che bisogna amare per primi, non aspettare di essere amati. In genere si aspetta di essere amati per amare, mentre invece così: bisogna amare per primi e lo dimostra Gesù, la seconda divina Persona fatta uomo, il quale è morto per noi quando noi eravamo ancora peccatori, il che significa che certamente non amavamo. E’ un amore, poi, concreto come quello di Gesù, appunto, che ha dato la vita, non un amore sentimentale, platonico, ma proprio che arriva alla concretezza, un amore che si fa uno con l’altro, con chi soffre e con chi gode e partecipa della sofferenza e porta un aiuto a quella sofferenza o partecipa della gioia. Questo amore se si pratica nel mondo – è il segreto del Movimento, l’ha praticato in tutte le nazioni del mondo -, in genere è corrisposto perché le persone si sentono amate e si trovano bene con noi, allora ci chiedono: “Ma perché?” E noi spieghiamo il perché amiamo. E allora ecco che avviene il dialogo fra noi e gli altri, che sono persone non tutte cristiane, non tutte cattoliche, ma tante volte di altre religioni, ma anche non credenti; che però anche i non credenti hanno nel DNA l’idea dell’amare, la forza di amare perché sono creati da Dio che è Amore. Ecco questo un po’ l’amore». (altro…)

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Texas: Ragazzi per l’unità all’opera!

Abito in una piccola città vicino a El Paso, in Texas (USA), al confine con il Messico. Anche se è un posto che non offre tante possibilità, io sono cresciuto con i principi basati sull’arte di amare, che mi hanno insegnato nel centro educativo dei Focolari che frequentavo da bambino. Crescendo, abbiamo iniziato un gruppo giovanile di Ragazzi per l’Unità. Questo gruppo, anche se piccolo, aveva un impatto sulla città. Abbiamo chiamato il nostro primo progetto “colorare la nostra città”, lanciato da Ragazzi per l’Unità in tutto il mondo. Questo non voleva dire dipingere la città, ma portare gioia e tanta energia positiva. Una delle iniziative è stata quella di piantare degli alberi presso le stazioni di autobus. Queste piante non solo forniscono più ossigeno per l’ambiente, ma provvedono anche l’ombra per i cittadini che aspettano l’autobus. Altre iniziative: la raccolta di materiale scolastico per i bambini in Messico, l’invio di lettere di sostegno alle vittime del terremoto di Haiti e, recentemente, delle visite ad un centro per gli anziani per farli compagnia. Abbiamo sempre ricevuto il sostegno del nostro sindaco, il quale non solo ci ha dato i vari permessi per i nostri progetti ma anche il suo appoggio per realizzare un cambiamento positivo nella città. Anche se El Paso è abbastanza sicura, a causa della sua posizione al confine, le persone sono continuamente esposte alla violenza, all’ingiustizia e alla povertà. Perciò volevamo trovare il modo per trasmettere i valori di pace, fratellanza e l’amore per i giovani, non solo a El Paso ma anche a Ciudad Juárez, città che consideriamo “sorella”, situata dall’altro lato e considerata una delle città più pericolose del Messico. Così ci siamo impegnati per lanciare un programma radiofonico proprio a Ciudad Juárez. Ci sono voluti tre mesi per ottenere l’approvazione, ma alla fine abbiamo creato un’ora di programma chiamato “Ragazzi per l’unità – Dove solo l’amore può cambiare il mondo”. Per più di un anno, ogni settimana attraversavamo il confine con il Messico per andare in onda. Abbiamo condiviso le nostre iniziative e le nostre esperienze su come abbiamo cercato di praticare l’arte di amare nella vita quotidiana. All’inizio il programma era dedicato ai ragazzi ma poi abbiamo deciso di aprire il nostro messaggio a tutti. Gli ascoltatori inviavano i loro feedback attraverso il telefono o messaggi postati sul sito web della radio. Una volta, abbiamo ospitato un evento live. Siamo andati ad un ristorante a El Paso dove la radio trasmetteva in diretta. Ci hanno offerto un’ora di programma. La serata consisteva in giochi, condivisione della Parola di Dio e delle nostre esperienze su come ci siamo impegnati ad amare gli altri. I programmi radiali erano belli e divertenti, ma non sempre era tutto facile. Infatti, alcuni fra di noi hanno abbandonato il gruppo, ma non ci siamo lasciati scoraggiare, anzi abbiamo cercato di mantenere più vivo ancora il principio di amarci fra noi. Dopo circa un anno, però, si sono aggiunti altri ragazzi ed i nostri eventi hanno ripreso con forza! L’iniziativa più recente si chiama “Teens Got Talent Show”, per promuovere l’unità e lo spirito di servizio. Abbiamo invitato i giovani a condividere i loro talenti con la comunità. L’evento si è svolto due volte in una biblioteca locale e una in un centro per anziani. Alcuni, hanno dimostrato di avere dei talenti incredibili e, la cosa più bella: non si aspettano di essere pagati con dei soldi, ma solo con l’applauso di una folla felice. Jose Castro Fonte: www.livingcitymagazine.com (altro…)

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Mariapoli nel mondo, segni di una società rinnovata dall’amore

Come in una rete colorata, tante città sono state idealmente unite dalle molte “mariapoli” tenutesi nei punti più diversi del pianeta. I noti appuntamenti annuali dei Focolari, si sono svolti dalla Sicilia alla Bolivia, dalla Macedonia agli Stati Uniti. Ogni mariapoli ha avuto caratteristiche e temi diversi, ma tutte con lo stesso spirito, basato sulla fraternità universale e la costruzione di una società migliore e più giusta. Alcuni flash: in Russia, a Celiabinsk, dietro gli Urali, la mariapoli è stata una grande famiglia, con la presenza di alcune persone diversamente abili, che si sono sentite “uguali” e hanno dato il loro contributo al programma in modo molto vivo. Dall’altro lato dell’oceano, a Chicago (USA), i nostri amici musulmani, nonostante fosse Ramadan, hanno viaggiato senza acqua e cibo per non rinunciare alla giornata dedicata al dialogo interreligioso dove, tra l’altro, si sono donate esperienze sull’amore al prossimo raccontate da alcune famiglie, tra cui una coppia musulmana e una in cui il marito è ebreo e la moglie cattolica. L’internazionalità e l’interconfessionalità sono state evidenti anche in Macedonia, dove il tema scelto per l’approfondimento “L’altro da me, un altro me“ ha subito alimentato la comunione fra tutti, tra giovani e adulti, tra musulmani, ortodossi e cattolici, tra macedoni e albanesi e anche con quanti arrivavano dal Kosovo. La splendida cornice naturale, le passeggiate e i giochi sportivi sono stati l’occasione per aprirsi ed entrare nelle diverse storie di vita. Il motto che potrebbe sintetizzare la mariapoli della Lituania è stato invece: “Essere ponti”. Un primo ponte è stato costruito con la Siria, invitando tutti a pregare il time out per la pace ogni giorno, e a raccogliere fondi per quella popolazione in guerra; quasi 450 euro, (cifra pari alla quota di 11 partecipanti alla Mariapoli). Ma tanti nuovi ponti sono stati costruiti anche tra persone di diverse lingue e culture: erano presenti estoni, lettoni e lituani. Le barriere della lingua sono state superate usando il russo, che gli adulti hanno ancora in comune, mentre i giovani usano tra di loro l’inglese. Anche dall’altra parte del globo, in Indonesia, la barriera linguistica non ha frenato l’unità: indonesiano, cinese e inglese: sono state queste le lingue utilizzate dai 125 partecipanti alla Mariapoli di Yogyakarta. Un po’ in tutto il mondo si è, dunque, vissuta un’esperienza straordinaria, la stessa che si ripete quando alla base dei rapporti vi è l’amore evangelico. Infatti, in Argentina il motto della mariapoli è stato “Un’esperienza di società rinnovata”, a sottolineare che è possibile trasformare la società se si inizia da noi stessi, da quello che ci circonda, essendo fedeli nelle piccole cose. Dai bambini agli anziani, tutti hanno sperimentato le varie sfaccettature dell’amore: tangibile, gioioso, vero, concreto. (altro…)