Lug 22, 2022 | Collegamento
La risposta ad un invito e l’inizio di una nuova avventura. Josef Bambas è un focolarino, cioè un membro consacrato dei Focolari. Di origine ceca, da alcuni anni vive a Vienna. Ci parla delle sue scelte, della vita in focolare e della gioia nell’accompagnare tanti giovani alla scoperta di una propria strada.
https://youtu.be/3yHaNOWnwX8 (altro…)
Lug 20, 2022 | Centro internazionale, Ecumenismo
Esponenti della Chiesa cattolica e ortodossa si sono radunati per un convegno sul tema dell’ecologia integrale, su ispirazione degli insegnamenti di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Istanbul, Turchia: rappresentanti della Chiesa cattolica e ortodossa, insieme ad altri membri della società civile, si sono riuniti dal’8 all’11 giugno 2022 per l’Halki Summit, un convegno incentrato sul tema dell’ecologia integrale. Giunto ormai alla sua quinta edizione, l’evento è stato organizzato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli in collaborazione, per la prima volta, con l’Istituto Universitario Sophia. Quattro giorni in cui accademici, teologi e dirigenti, accanto a studenti e attivisti, si sono confrontati, cercando nuove soluzioni per mettere in atto un cambiamento green nei loro ambiti di influenza. L’ispirazione è nata dalla visione profetica di Papa Francesco, nell’enciclica Laudato Si, e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, noto anche come “Patriarca Verde” proprio per la sua sensibilità al tema ecologico. Quali sono stati i frutti di questo Summit?
Laura Salerno
Per saperne di più, guarda il video integrale: https://www.youtube.com/watch?v=IVDXDzIX5mM (altro…)
Lug 19, 2022 | Cultura, Sociale
L’Apprendistato e Servizio Solidale è l’apprendimento e l’utilizzo delle conoscenze acquisite in classe per trasformare la realtà; e imparare nella realtà ciò che non sempre si può imparare in classe. Clayss, con sede in Argentina ha costruito reti e alleanze con istituzioni educative di tutto il mondo. Vent’anni di un percorso nell’ambito educativo non sono pochi. Nato come “un sogno folle” a Buenos Aires nel 2002, in piena crisi economica e sociale, CLAYSS, il Centro Latino-americano per l’Apprendimento e il Servizio Solidale, ha esteso la sua azione non solo nella zona a Latino-americana ma anche in tanti paesi di Europa, Asia e Africa. Un’ampia rete costruita insieme ad istituzioni educative che coinvolgono tutte le fasce d’età, dalla scuola materna all’università. Per festeggiare questi primi 20 anni di vita, sono state organizzate 20 conferenze in 20 città. In occasione della tappa a Roma, all’università LUMSA, incontriamo Nieves Tapia, fondatrice e direttrice di CLAYSS. “L’apprendimento del servizio solidale – spiega la professoressa Tapia -, unisce la teoria alla pratica, permettendo sia ai bambini sia ai giovani universitari di imparare, mettendo in pratica ciò che sanno al servizio degli altri”. A fine agosto si svolgerà a Buenos Aires il XXV Seminario Internazionale di Apprendistato e Servizio Solidale mentre già si sta lavorando alla preparazione di un convegno che si terrà a Roma ad ottobre, che prevede la partecipazione di circa cento università cattoliche. Infatti, “Uniservitate è un programma globale per promuovere l’apprendimento e il servizio solidale nelle istituzioni cattoliche di istruzione superiore”, dice Nieves Tapia. E aggiunge: “L’obiettivo è quello di generare un cambiamento sistemico attraverso l’istituzionalizzazione dell’Apprendistato e Servizio Solidale in modo che diventino strumento che consenta alle istituzioni educative superiori di adempiere alla loro missione, di offrire un’educazione integrale alle nuove generazioni e coinvolgerle in un impegno attivo per i problemi del nostro tempo”. La rete globale di Uniservitate è presente in 26 paesi in 5 continenti attraverso partnership con oltre 30 università e istituzioni educative.
Carlos Mana
La nostra intervista. Attivare i sottotitoli in italiano. https://www.youtube.com/watch?v=mzFTDiOJhJQ (altro…)
Lug 18, 2022 | Chiara Lubich
Il “Santo viaggio” che ci propone Chiara Lubich non è da fare in solitudine e staccati dal mondo. È un cammino per tutti senza distinzione di età, condizioni sociali e scelte di vita. Il metodo è concentrarci nell’amore al prossimo e nell’amore reciproco che ci aiuteranno a “dimenticarci” del mondo. (…) Siamo chiamati a rimanere in mezzo al mondo e ad arrivare a Dio attraverso il fratello, attraverso perciò l’amore al prossimo e l’amore reciproco. È impegnandoci a camminare per questa originale ed evangelica via che troveremo come per incanto arricchita la nostra anima di tutte quelle virtù. Occorre il disprezzo del mondo. Non c’è miglior disprezzo per una cosa che l’oblio di essa, la dimenticanza, la noncuranza. Se noi siamo tutti tesi a pensare agli altri, ad amare gli altri, non ci curiamo del mondo, lo dimentichiamo, quindi lo disprezziamo, anche se ciò non ci dispensa dal fare la nostra parte per allontanare le sue suggestioni quando ci assalissero. Occorre progredire nella virtù. Ma è con l’amore che si raggiunge ciò. Non sta forse scritto: “Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato [con l’amore] il mio cuore”[1]? Se amando il prossimo si corre nell’adempiere i comandi di Dio, vuol dire che si progredisce. Occorre l’amore al sacrificio. Amare gli altri significa proprio sacrificare se stessi per dedicarsi al fratello. L’amore cristiano è sinonimo di sacrificio, anche se comporta grande gioia. Occorre il fervore della penitenza. È in una vita d’amore che troveremo la migliore e principale penitenza. Occorre la rinuncia a se stesso. Nell’amore verso gli altri c’è sempre implicita una rinuncia a se stessi. Occorre infine saper sopportare tutte le avversità. Molti dolori non sono forse causati nel mondo dalla convivenza con gli altri? Dobbiamo saper sopportare tutti e amarli per amore di Gesù Abbandonato. E supereremo con ciò molti ostacoli della vita. Sì, nell’amare il prossimo troviamo un modo eccellente per fare della vita un “santo viaggio”.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 262/3) (altro…)
Lug 14, 2022 | Centro internazionale
Dal 17 al 19 giugno scorsi i referenti degli enti locali che rappresentano il Movimento dei Focolari nel mondo si sono riunti per interrogarsi sulla loro funzione e condividere buone prassi e sfide a vari livelli. Come sono strutturati dal punto di vista giuridico i Focolari a livello locale? In che modo le cittadelle, le attività commerciali, le opere sociali presenti nei diversi Paesi in cui il movimento esiste sono regolamentate e collegate allo spirito di fraternità che le anima? In passato qualcuno disse che il Movimento dei Focolari non è una realtà complicata, ma complessa; una complessità che è andata evolvendosi in quasi 80 anni di storia e in seguito alla diffusione delle comunità nel mondo: ad oggi i membri e gli aderenti sono circa 2 milioni e sono presenti in 182 Paesi. Sono dati che, per essere interpretati, devono essere recuperati a livello locale ed è qui che emerge la complessità: nella varietà delle forme associative che riflettono le attività del Movimento a livello regionale. In linguaggio tecnico si chiamano “enti” e consentono ad un’associazione di persone di esistere e operare su un dato territorio o Paese. Dal 17 al 19 giugno scorsi i referenti degli enti locali che rappresentano il Movimento dei Focolari nel mondo si sono riuniti, in presenza e in collegamento, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma, Italia) per interrogarsi sulla loro funzione e condividere buone prassi e sfide a vari livelli. Markus Alig, consigliere dei Focolari per l’Europa Occidentale per l’economia e il lavoro ha espresso bene la necessità di fare il punto: “lavorare insieme e confrontarsi per risanare opere e strutture, aumentare la trasparenza e rendere partecipi i membri dei Focolari delle diverse comunità dei progetti in cantiere e di come vanno le cose”. Partendo dalla visione di Chiara Lubich sul lavoro, Geneviève Sanze e Ruperto Battiston, responsabili per l’economia ed il lavoro del Movimento, ne hanno evidenziato la centralità nel pensiero e nella vita dei Focolari. Hanno sottolineato l’importanza degli enti che gestiscono cittadelle o opere sociali nelle quali operano insieme focolarini, persone di varie vocazioni o che non sono parte del Movimento. Un tema attuale e sottolineato anche dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che, lo scorso aprile ha organizzato l’annuale incontro con i Moderatori delle Associazioni di Fedeli, dei Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità, sul tema “Condizioni lavorative all’interno delle associazioni. Un servizio secondo giustizia e carità”. Gli enti: a servizio della vita dei Focolari nel mondo Dei 180 partecipanti, alcuni raccontano la storia e lo “stato dell’arte” delle attività nate sotto l’egida dei rispettivi enti, come Simon Petre Okello dall’Uganda, che illustra NASSO, Namugongo Social Services Organization Ltd, organizzazione nata nel 1999 da alcuni membri del movimento, per la promozione di attività socio-educative e sanitarie ispirate ai principi di fraternità. Negli anni si sono sviluppati tre “bracci” portanti: un centro sanitario, uno nutrizionale e infine uno socioeconomico. L’ente ha quindi consentito lo sviluppo di numerose attività negli anni: supporto educativo continuo dalla scuola primaria all’università; corsi di nutrizione terapeutica per bambini e genitori, laboratori dentistici, radiologici, di maternità e assistenza a pazienti prima e dopo la cura. Le attività sociali includono anche l’impegno per l’ambiente in partnership con organizzazioni di diversi Paesi. Kit Roble, responsabile dell’ente dei Focolari nelle Filippine, descrive un percorso, tuttora in corso, per un maggior coinvolgimento e partecipazione del consiglio di amministrazione ai processi decisionali, che prevede nel futuro prossimo il coinvolgimento di consulenti esterni qualificati. Un cammino che ha messo in luce la necessità di maggiore ascolto reciproco e discernimento comune nell’affrontare le varie sfide. Anche Renata Dias, avvocato negli USA, racconta di un percorso che ha condotto a distinguere gli enti proprietari degli immobili da quelli che svolgono le attività del Movimento, per una corretta distinzione delle responsabilità, in un cammino di condivisione e trasparenza. Gli esperti: tra fedeltà al carisma e sguardo al futuro Tra gli esperti che sono intervenuti, il prof. Patrick Valdrini, già rettore dell’Università Cattolica di Parigi, ha illustrato la rilevanza delle esperienze associative nate dai carismi ecclesiastici, la loro collocazione nel Codice di Diritto Canonico e le possibili nuove prospettive. Un intervento che ha messo in luce le radici spirituali delle strutture giuridiche necessarie per il funzionamento dei movimenti e delle aggregazioni laicali: “Ogni carisma appartiene alla Chiesa – ha spiegato il prof. Valdrini – è ispirato dallo Spirito Santo e per offrirlo alle persone è necessario creare delle istituzioni che ne rendano possibile la diffusione, ma anche ne proteggano lo spirito originario”. L’ultimo giorno è stato dedicato alla costellazione di associazioni nate dalla spiritualità dei Focolari e che promuovono l’ideale del Mondo unito. Il prof. Luigino Bruni ha ricordato che queste associazioni non possono perdere di vista il loro legame con il carisma di Chiara Lubich, da cui partono per trovare la strada specifica per incarnarlo. Anne Claire Motte, avvocato e canonista francese oggi in Costa d’Avorio, sceglie la parola “alleanza” per esprimere il cammino che si deve percorrere nel rispetto dei diversi ordinamenti, nell’ascolto, nella stima reciproca e nel rispetto massimo per le persone. Ci si è lasciati con l’accresciuto impegno di “fare rete” per proseguire insieme, trovando ispirazione gli uni dagli altri.
Stefania Tanesini
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Lug 13, 2022 | Collegamento
Il 4 giugno 2022 si è tenuto Global Meeting Kids Gen 4, l’incontro mondiale dei bambini del Movimento dei Focolari, dal titolo “Portate l’amore nel mondo e arriverà la pace “. Un giorno di festa all’insegna della condivisione e della gioia in cui i più piccoli hanno rinnovato il loro impegno per la realizzazione di un mondo migliore. https://youtu.be/lOejAo_7aS4 (altro…)
Lug 12, 2022 | Testimonianze di Vita
Aprire la nostra casa a Gesù, come Marta e Maria nel Vangelo, e alleggerire il nostro cuore dagli affanni mettendoci in ascolto. Vivere la Parola nella vita di ogni giorno, incarnarla, è un’occasione preziosa per “scegliere la parte migliore”. Solidarietà Giorni fa Elisa, la mamma di una bimba alla quale faccio catechismo, mi ha invitata a contribuire a una raccolta di generi alimentari e di abiti da inviare, tramite alcune donne ucraine, nel loro Paese martoriato. Coinvolgendo altre persone di mia conoscenza, la risposta è arrivata puntuale e siamo riusciti in soli due giorni – con grande meraviglia di Elisa – a confezionare pacchi contenenti generi alimentari e vestiario per oltre due quintali. Dopo di che è toccato anche a me stupirmi in seguito al mio messaggio di ringraziamento a quanti avevano partecipato a questa azione di solidarietà, nel quale precisavo che avrei inviato un bonifico a un sacerdote di mia conoscenza rimasto in Ucraina. Non immaginavo che diverse persone mi avrebbero contattata per contribuire! A fine giornata, l’importo raggiunto era di 1.000 euro. Ho ringraziato commossa tutti. Un giovane mi ha suggerito: “Hai presente il miracolo dei pani e dei pesci?”. Come concludere se non “Signore, accresci la mia fede?”. (Carmela – Italia) Un gioco per bambini e per grandi Quando i figli erano piccoli, con loro avevo inventato un gioco: mettere una caramella in un cesto ogni volta che facevano un gesto d’amore. Ora sono grandi e hanno famiglia. Un giorno il mio primogenito mi ha raccontato come quel gioco per lui fosse tornato attuale: metteva infatti in un cestello una caramella tutte le volte che riusciva a superare un ostacolo con la moglie, quando frenava uno scatto di rabbia, quando sapeva accogliere un suo pensiero del tutto contrario al proprio, quando sbrigava un lavoro trascurato da lei, quando invece di giudicarla la ascoltava con attenzione. Accortasi dell’andirivieni dalla cucina alla sala, la moglie fu curiosa di scoprirne il significato. Dopo un po’ lui glielo confidò e lei, toccata dai trucchi che il marito usava per volerle bene, volle partecipare allo stesso gioco. Ne risultò una nuova impostazione della vita familiare, tanto che col tempo vennero coinvolti anche figli. Quel gioco per bambini si era rivelato importante anche per i grandi. (F.Z. – Francia) Mettersi a servizio Nel nostro lavoro al Ministero per la gioventù, cerchiamo di operare con spirito di famiglia, ciò che richiede da noi una duplice tensione: da un lato evitare che le questioni politiche nazionali, le urgenze e i problemi più grossi ci impediscano di stringere relazioni personali con tutti; dall’altro lato, non dimenticare in nessun momento che siamo lì per servire la parte di società che ci è stata affidata. Porre al primo posto il servizio ai giovani, specialmente quelli che più hanno bisogno, stando attenti alla gestione dei fondi pubblici nell’organizzare un’azione del segretariato, evitando di spendere inutilmente; avere cura nell’assumere persone, badare alla professionalità e non all’affinità politica o all’amicizia, senza abusare dei beni dell’amministrazione pubblica per interessi particolari e personali. Come nella famiglia naturale, anche la vita nell’ambito politico è fatta di piccole e grandi occasioni per scegliere e ricominciare ad amare e servire la nostra gente. (N.T. – Argentina)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)
Lug 12, 2022 | Centro internazionale, Ecumenismo
L’8 giugno 2022 Margaret Karram e Jesús Moran, insieme ad alcuni membri del Movimento dei Focolari, sono stati ricevuti in udienza da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. L’incontro, che si è tenuto presso il Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ha messo al centro l’amicizia feconda tra il Movimento dei Focolari e il Patriarcato, nata 55 anni fa con la visita di Chiara Lubich al beneamato predecessore, il Patriarca Athenagoras, e il “cammino comune” intrapreso per operare insieme a favore dell’unità dei cristiani e di tutti i popoli della terra.
Maria Grazia Berretta
Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=2Y2cV4qLtC4 (altro…)
Lug 11, 2022 | Chiara Lubich
La Parola scelta per vivere durante questo mese di luglio 2022 dice: “Ma di una cosa sola c’è bisogno”, tratta dal Vangelo di Luca. E lo sappiamo, oggi, come ai tempi di Gesù, è necessaria la carità, l’amore al prossimo, verso tutti, senza escludere nessuno. Dio Amore, credere al suo amore, rispondere al suo amore amando, sono i grandi imperativi di oggi. Sono l’essenziale che l’attuale generazione attende. Senza di esso il mondo minaccia di correre per poi sbandare, come un treno fuori binario. Scoprire o meglio riscoprire che Dio è Amore è la più grande avventura dell’uomo moderno. Nell’enciclica Ecclesiam Suam, Paolo VI afferma: “Noi pensiamo …che la carità debba oggi assumere il posto che le compete, il primo, il sommo nella scala dei valori religiosi e morali, non solo nella teorica estimazione, ma altresì nella pratica attuazione della vita cristiana. Ciò sia detto della carità verso Dio … come della carità che di riflesso noi dobbiamo effondere sopra … il genere umano. La carità tutto spiega. La carità tutto ispira. La carità tutto rende possibile. La carità tutto rinnova”. E chi di noi ignora queste cose? E se lo sappiamo, non è forse questa l’ora della carità?
Chiara Lubich
(Lubich, Ch., “Scritti spirituali /2, L’essenziale di oggi, Città Nuova, 1978, pag. 160) (altro…)
Lug 6, 2022 | Collegamento
La pace è una scelta. È questo il messaggio che porta con sé “We Choose Peace” (© Gen Verde), il nuovo brano del Gen Verde. Il complesso internazionale ce ne racconta la genesi insieme a Naya, una delle giovani che hanno partecipato al videoclip. https://www.youtube.com/watch?v=9HufPg4Nz50 (altro…)
Lug 5, 2022 | Cultura, Nuove Generazioni
Dal 2017 XFARM Agricoltura Prossima ospita nelle terre confiscate alla mafia a San Vito dei Normanni (Puglia- Italia) i campi di impegno e formazione promossi da Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Tra i partecipanti di quest’anno alcuni giovani del Movimento dei Focolari.
Li vedi maneggiare la terra rossa di Puglia, nel sud dell’Italia, li osservi mentre la impastano con la paglia, li guardi mentre plasmano questa materia per creare qualcosa di ecologicamente sostenibile. E pensi che quanto stanno facendo abbia anche la forza della metafora. Hanno tra i 13 e 17 anni, si sono dati appuntamento a San Vito dei Normanni, nel brindisino, per dare il loro contributo alla rinascita di un bene confiscato ai clan. Per lo più sono figli di questa terra baciata dal sole e, in questo periodo, invasa dai turisti. Ma sono arrivati anche dal Piemonte e dalla Lombardia dove magari c’è ancora chi pensa che le mafie siano affare di quelli del sud dell’Italia. Loro no, sono scesi fin qui nell’alto Salento per spendere in maniera diversa alcuni giorni della loro vacanza e per dare un contributo al cambiamento. Sono una ventina in tutto, con l’energia la leggerezza e la voglia di divertirsi tipici della loro età, vivono da protagonisti quattro giorni pensati per loro da Libera e dal Movimento dei Focolari.
Per qualche ora al giorno lavorano nei campi delle cooperative sociali che hanno avuto in gestione 50 ettari di uliveti e altre strutture sottratte ai boss. E nel loro impegno genuino leggi in controluce la voglia di sporcarsi le mani, di rimboccarsi le maniche, di essere attivi portatori di novità anche in una terra segnata dall’arroganza delle mafie. “Questa è terra nostra, restituita alla collettività”, sembrano dire mentre lavorano argille, sabbia e limi per costruire strutture in legno pensate per una società in cui tutto può essere circolare. A far loro da guida, i giovani del laboratorio urbano Ex Fadda e del progetto XFarm, un manipolo di appassionati di economia civile, di cittadinanza attiva, e di buone pratiche in agricoltura che dopo varie esperienze in giro per il mondo si sono ritrovati qui, nella terra in cui un tempo spadroneggiava la Sacra Corona Unita, per sperimentare un nuovo modello di convivenza, per provare a realizzare il sogno di comunità coinvolte attivamente nei processi rigenerativi.
Una utopia realizzata qui, a due passi dalla bellezza selvaggia di Torre Guaceto (Brindisi- Italia), grazie anche alla “forza del Noi”. Realtà e associazioni diverse, laiche e cattoliche, forze sindacali come la Spi Cgil, contribuiscono per dare insieme a questi ragazzi un terreno comune dove cimentarsi con la costruzione di una società più solidale, più attenta a preservare l’ambiente e la giustizia sociale. “La memoria è speranza, impegno, è qualcosa che ci segna e ci spinge a non ripetere gli errori del passato” dicono i ragazzi, quando i responsabili del progetto “E!State Liberi” li spingono a riflettere su quel concetto così centrale nella storia della rete di associazioni creata da don Luigi Ciotti. Memoria che diventa viva con la testimonianza toccante dei coniugi Fazio che raccontano di loro figlio Michele, coetaneo di chi ascolta, ucciso a sedici anni nei vicoli di Bari Vecchia perché è finito al centro di un regolamento di conti fra clan con i quali lui non aveva nulla a che fare. “Io stoc do”, io sto qua, dice oggi Lella come orgogliosamente disse ieri alle mogli dei boss della mafia che pensavano che dopo l’omicidio avrebbero lasciato il quartiere e la città. Loro sono rimasti, per ottenere giustizia, per dare un nome e poi concedere il perdono a chi uccise Michele, ma anche per provare a dare un futuro diverso a quel pezzo di Italia macchiato dal sangue innocente del loro ragazzo per bene. “Siamo qua” ripetono quei volti puliti che oggi lavorano nei campi mettendosi in gioco, ci ricordano che un mondo migliore è ancora possibile. Basta cominciare prendendo un po’ di terra e provare a farne qualcosa di bello. “Nei suoi occhi ho visto una luce, una luminosità che non avevo mai visto in lui”, ha raccontato una mamma vedendo rientrare il figlio a casa dopo il campo. “Mi ha detto che non aveva mai vissuto giorni così”.
Gianni Bianco
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Lug 4, 2022 | Chiara Lubich
Ai ragazzi, la Lubich parlava senza mezze parole. Così è successo quando al Supercongresso del 1992 al Palaghiaccio di Marino (Italia) le hanno domandato cosa dovessero fare per limitare il consumismo. Bisogna vivere e diffondere la “cultura del dare”, del dare. Un consiglio che io do a voi anche, se lo desiderate, è questo. All’inizio dell’anno, voi dovete, ognuno di voi, fare un piccolo fagotto, come si dice noi, di tutte le cose superflue che avete. Ne avete magari poche, ma qualcosa avete: un libro, un giocattolo, una matita, uno zainetto che non adoperate più, un vestito…, qualche cosa, qualche cosa che vi è di superfluo, che è di troppo. Lo raccogliete e lo portate nei vostri centri: centri dei Ragazzi per l’unità o Centri gen. Lì voi, che siete industriosissimi, e che sapete fare tante e tante iniziative, con dei mercatini, con delle pesche o con quello che inventate, cercate di realizzare con tutti questi fagottini che arrivano qualche cosa, un po’ di soldi, per poterli dare ai ragazzi che sono poveri (…) Voi dovete mantenere per voi, tenetelo presente, soltanto quello che è necessario come fanno le piante, le quali assorbono dal terreno soltanto l’acqua, i sali e le altre cose necessarie, ma non di più. Così ognuno di noi deve avere quello che ci è necessario, tutto il resto va dato via, per metterlo in comunione con gli altri. Naturalmente sperimenterete che voi, dando, riceverete un sacco di cose, questa è l’esperienza del nostro Movimento su tutte le latitudini. Riceverete perché? Perché il Vangelo dice: “Date – ecco la cultura del dare – e vi darà dato”; e dice: “una misura piena – come si avesse un grembiule pieno di grano – una misura piena, pigiata, traboccante vi sarà messa in grembo…” (Lc 6, 38), cioè vi tornano tante cose da qui, e da lì, e dal signor tale, dal ragazzo tale, dall’insegnante, dalla mamma, vi tornano tante cose. (…) Dovete diffondere questa cultura del dare, allora raccontare, come già fate, proprio per l’edificazione comune, le vostre esperienze, per esempio che avete dato una cosa è vi è arrivata un’altra. Raccontate le vostre esperienze, tutti questi episodi evangelici, queste promesse del Vangelo che si realizzano veramente, le raccontate oppure le scrivete, oppure fate disegni, oppure con i video, con i piccoli video, oppure con i telegiornali che voi già avete per i ragazzi. E così create la mentalità in tutti, la mentalità della “cultura del dare”.
Chiara Lubich
(Lubich, Ch. “Ai Gen 3, 1981 – 1995, Città Nuova, 2006, pag. 66-68) (altro…)
Lug 1, 2022 | Cultura
L’Enciclica Laudato Si’ ci aiuta a trovare un tempo di svago e di riposo in sintonia con il rispetto del pianeta e delle culture che ospita, camminando insieme verso la via della sostenibilità. Quali sono le scelte che facciamo quando pianifichiamo un viaggio? Pensiamo solo a un bel paesaggio, a un luogo dove poter riposare o pensiamo anche all’incontro con l’ambiente, con le persone e le loro culture? Ecco alcuni consigli per poter vivere le nostre vacanze in maniera sostenibile.
- Riscoprire il rapporto con la natura, percependone tutta la sua ricchezza.
Quando visitiamo luoghi diversi da quello in cui viviamo, siamo invitati a prendere coscienza della Casa Comune, della sua bellezza, della sua varietà e ampiezza. È importante prendersi cura di questi luoghi dove vivremo per un po’ e cogliere l’occasione di integrarci con la gente del posto e la natura circostante. E’ sempre arricchente aprirsi ad un’esperienza di incontro, di scoperta della biodiversità, delle sue risorse naturali (LS 151)**.
- Scoprire la cultura locale.
A volte le ricchezze del luogo vengono lasciate da parte per la ricerca delle comodità per il turismo. Il rispetto per la cultura di ogni posto è centrale perché non si perda la sua identità. Prima di mettersi in viaggio, è bene fare ricerche su quel territorio, la sua gente e i suoi ecosistemi, conoscere le organizzazioni locali che pensano alla conservazione e protezione della natura; entrare in quel luogo, conoscendo il valore della sua gente e del suo territorio e, poiché si ama solo ciò che si conosce, potremo allargare il cuore in una dimensione sempre più planetaria. La scomparsa di una cultura può essere tanto o più grave della scomparsa di una specie animale o vegetale (LS 145). 3. Valorizzare la saggezza delle popolazioni originarie. Prestare attenzione alle comunità
aborigene e alle loro tradizioni culturali. Sono infatti interlocutori fondamentali per conoscere l’uso della terra e le loro abitudini. Molte di queste culture hanno rispetto per la terra come dono del Creatore e si prendono cura dell’eredità degli antenati come spazi sacri. È necessario rispettarli è interagire con loro per sostenere la loro identità e i loro valori (LS 146). 4. Sostenere la conservazione delle aree naturali e ridurre al minimo i danni causati dal nostro soggiorno. Alle volte, sembra che molti atteggiamenti che cerchiamo di avere durante tutto l’anno, vengano messi da parte durante il periodo delle vacanze. È importante prendersi cura dell’ambiente con azioni quali: evitare l’uso di materiale plastico e cartaceo, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo ciò che si pensa di mangiare, prendersi cura di tutti gli esseri viventi, spegnere le luci non necessarie. Questi sono solo alcuni esempi per poter avere un atteggiamento generoso che mostra il meglio dell’essere umano (LS 211). 5. Consumo energetico moderato (aria condizionata e riscaldamento). Le azioni quotidiane
ci permettono di compiere piccoli atti concreti, come abbiamo accennato al punto precedente. Prendersi cura delle risorse energetiche è vitale per il nostro pianeta. Pertanto, in estate, utilizzare l’aria condizionata solo quanto necessario. In inverno, coprirsi un po’ di più invece di accendere il riscaldamento. Con questi piccoli risparmi, contribuiamo a un movimento mondiale che aiuta a ridurre l’uso di combustibili fossili (LS 211). 6. Fare l’esperienza del trasporto ecologico: passeggiate, biciclette, mezzi pubblici.La qualità della vita nelle città è associata allo sviluppo di un buon trasporto pubblico che consenta il trasferimento di chi ha bisogno di spostarsi per lavoro o svago. È un’esperienza arricchente utilizzare, insieme alla popolazione locale, i mezzi di trasporto; ciò permetterà di comprendere meglio la loro realtà, evitando di aggiungere altri veicoli alle strade e, a sua volta, raggiungere meglio i luoghi che vogliamo visitare (LS 153). 7. Godere della semplicità per vivere in libertà.La sobrietà non consiste nel vivere di meno ogni momento, ma nel viverlo più intensamente, godere della semplicità, prendersi il tempo per conoscere il luogo e la sua gente, che ci permette di valorizzare e rispettare ogni essere vivente. Lasciamo le nostre opinioni e i nostri suggerimenti alle persone del luogo che ci hanno ospitato, nutrito e/o guidato nei nostri tour. Questo dialogo genera la reciprocità e la motivazione di cui queste persone hanno bisogno per migliorare e accogliere sempre meglio il visitatore (LS 223). 8. Contemplare le opere culturali e tecnologiche di ogni luogo.Informarsi sui musei da visitare, sulle iniziative tecnologiche, sulle costruzioni che raccontano l’identità del luogo. “La bellezza degli spazi creati per il benessere della vita dell’uomo, merita di essere contemplata per valorizzare la vita umana” (LS 103). 9. Integrare pienamente questi momenti di riposo nella nostra vita personale e comunitaria.Il valore del riposo fa parte della vita spirituale di molte religioni. Incorporare attività contemplative favorisce la nostra crescita spirituale in questo percorso. Significa portare lo sguardo su un altro piano, verso un dialogo fruttuoso con gli altri e con la natura. Questo riposo ci motiva non solo a prenderci cura dell’ambiente, ma anche ad essere generosi e aiutare le popolazioni più bisognose del luogo che visitiamo (LS 237). 10. Considerare la meta della nostra vacanza e del nostro viaggio uno spazio privilegiato per vivere l’interiorità.Attraverso la pratica di ogni culto possiamo abbracciare tutte le realtà del mondo. La mano che benedice è strumento dell’amore del Creatore e riflesso della sua vicinanza nel cammino della vita (LS 235).
EcoOne Cono Sur *
*Rete di professori, accademici, ricercatori e professionisti che lavorano nell’ambito delle scienze ambientali. **LS: Brani tratti da paragrafi della Laudato Si’ interpretati per assumere responsabilmente il turismo ed il riposo. (altro…)
Giu 30, 2022 | Testimonianze di Vita
Gesù, attraverso la sua vita, ci porta il messaggio meraviglioso della misericordia di Dio, l’Amore che tutto avvolge e perdona. Costruire la pace significa realizzarla ogni giorno nella quotidianità per scoprire la bellezza di un dono che fa rivivere le persone e rende liberi. Pace fatta Da mesi mia sorella aveva litigato con un’amica. Per tentare di farle riappacificare, l’ho invitata un giorno a casa mia. Prima che lei arrivasse, però, ho raccontato il problema alla mia nipotina Sandra, di otto anni, e le ho chiesto di aiutarmi. Ben volentieri la piccola ha detto di sì. Con mia sorella sono andata subito al sodo, ma non c’era niente da fare, lei non intendeva perdonare. Prima di andarsene, si è avvicinata a Sandra che stava giocando, le ha chiesto della scuola, se aveva imparato a scrivere_ “Sì – ha risposto la bambina –, se mi dai un foglio te lo faccio vedere”. E avuto il foglio, ha scritto con disinvoltura qualcosa. Mia sorella leggendo è subito diventata pensierosa e i suoi occhi si sono riempiti di lacrime. Sandra, infatti, aveva scritto questa frase: “Per vivere l’arte di amare bisogna amare tutti, amare per primi, amare i nemici…”. “Ci voleva lei per dirmi cosa dovevo fare da tanto tempo!”, ha concluso mia sorella e subito è andata a riconciliarsi con l’amica. (N.G. – Camerun) Il perdono che risana Quando avevo diciannove anni, mio padre ci ha abbandonati e dolore e rancore mi hanno accompagnata per anni. Quasi per compensare quel vuoto, quando mi sono sposata, io e Nat abbiamo sempre cercato di tenere unita la nostra famiglia. I figli hanno respirato questa atmosfera di amore al punto che, quando mio marito era nervoso, perdeva la pazienza e alzava la voce, era commovente vedere come i bambini, per niente spaventati, lo abbracciavano, quasi per placargli l’agitazione. La loro tenerezza verso il papà aiutava a sciogliere in me l’astio verso mio padre; iniziava a risanarsi la piaga aperta dall’abbandono patito. E un giorno ho avvertito fortemente la spinta a perdonarlo. L’ho fatto nel profondo del cuore, ma non bastava. Allora ne ho parlato con Nat e insieme siamo andati a cercarlo. L’abbiamo trovato ed io, pur tremando, ho potuto riconciliarmi con lui, a nome anche degli altri della mia famiglia. Non dimenticherò mai la sensazione di serenità e libertà sperimentata in quell’occasione. (N.M.A. – Filippine) Il bucato Vivo in un quartiere di casette separate l’una dall’altra solo da un muro sul quale, di solito, stendiamo i panni ad asciugare. Un giorno, accortami che il bucato della mia vicina era già asciutto, ho chiesto a suo figlio di toglierlo perché anch’io dovevo stendere. Si sono offesi e hanno cominciato ad imprecare. Su quel muro c’erano due piantine che avevo cresciuto con tanta cura. La sera nel sentire un tonfo, decido di controllare e mi accorgo che i miei vicini stavano facendo cadere anche il secondo vaso. Dentro mi sono sentita ribollire d’indignazione, ma ricordando che ai miti è promessa la terra, mi sono detta: “Non importa”. Mia suocera, vedendo che non reagivo, mi ha detto: “Dammi il bastone, vado a dare loro una lezione”. Ho dovuto convincere anche lei ad avere pazienza. Per diverso tempo la situazione è rimasta tesa. Ma un giorno, a sorpresa, la vicina ha bussato alla porta. A casa sua mancava l’acqua e chiedeva di poter venire a lavare da noi. È stata l’occasione per riallacciare i rapporti e nell’accoglierla, mi sono resa conto di quanto fosse cambiata. (R. – Pakistan)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Giu 28, 2022 | Famiglie
Concluso il X Incontro Mondiale delle Famiglie.“Siate il seme di un mondo più fraterno” è il mandato che Papa Francesco lascia a tutte le famiglie presenti. “La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! (…) Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace, nella gioia e anche nella perseveranza nei momenti difficili (…)”. Con questo augurio Papa Francesco ha salutato tutti i partecipanti al X Incontro Mondiale delle Famiglie, durante la messa conclusiva del 25 giugno 2022 a Piazza San Pietro, presieduta dal Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. La celebrazione è stata preceduta da giorni intensi che, toccando vari temi, hanno messo in luce la testimonianza di tante famiglie provenienti da tutto il mondo; giorni che in molti hanno vissuto nelle proprie diocesi creando, come l’ha definita il Papa, “una sorta di immensa costellazione”. “Sono stati momenti pieni di bellezza che ci hanno toccato profondamente e abbiamo davvero potuto sperimentare l’amore di Dio per noi e per ciascuna famiglia del mondo” – dice Keula, appartenente al gruppo di Famiglie Nuove (FN), diramazione del Movimento dei Focolari, che con il marito, Rogerio, è arrivata a Roma dal Brasile. Il perdono, l’apertura alla vita, l’accompagnamento dei figli, il ruolo degli anziani e la speranza nella provvidenza, sono solo alcuni dei temi trattati durante questo X Incontro Mondiale delle Famiglie che, a chiusura dell’Anno Famiglia Amoris laetitia, ha avuto come cuore l’ascolto e il confronto tra operatori della pastorale familiare e matrimoniale, con lo scopo di sviluppare il tema scelto dal Papa per questo anno: L’amore familiare: vocazione e via di santità. Tra le tappe di questo percorso, il dibattito sulla corresponsabilità di sposi e sacerdoti nella pastorale delle Chiese particolari, le concrete difficoltà delle famiglie nelle società attuali, la preparazione alla vita matrimoniale delle coppie e la formazione dei formatori in una pastorale famigliare piena di sfide. “In questi giorni abbiamo capito quanto la famiglia oggi possa essere una forza per il mondo intero” – raccontano Suse e Angelo della Corea. Una forza che va difesa e accompagnata e che può trovare nella Chiesa oltre che una dimora accogliente, la sua espressione. In linea con le letture proposte dalla liturgia, il Papa durante la sua omelia in Piazza San Pietro ha parlato inoltre dell’importanza della libertà, “uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo”, che cambia forma se vissuto in ambito familiare: “Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Invece di vivere come ‘isole’, vi siete messi ‘a servizio gli uni degli altri’. Così si vive la libertà in famiglia! Non ci sono ‘pianeti’ o ‘satelliti’ che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare”. Ed è proprio nel servizio che la famiglia risponde alla sua vocazione e procede nel cammino dell’amore familiare, un amore in uscita, “sempre aperto- continua Papa Francesco- estroverso, capace di ‘toccare’ i più deboli (…): fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato”. Tenere i piedi ben piantati in terra, rendendosi conto delle sfide del nostro tempo, ma sempre con gli occhi fissi al cielo. È quanto racchiude il testo dell’invio missionario alle famiglie letto dal Santo Padre alla fine della celebrazione. Un vero e proprio mandato: l’invito a rispondere a questa chiamata verso la santità e camminare insieme: “Siate il seme di un mondo più fraterno. Siate famiglie dal cuore grande, siate il volto accogliente della Chiesa».
Maria Grazia Berretta
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Giu 27, 2022 | Chiara Lubich
Nell’ottobre 1946, Chiara Lubich scrive a suor Josefina e suor Fidente che cercavano di mettere in pratica lo spirito del Movimento nascente. In questo stralcio della lettera si coglie l’entusiasmo e l’ardore dei primi tempi e ci sprona, ancora oggi, a mettere Dio al primo posto della nostra vita. “Dio dell’anima mia, mio Amore, mio Tutto, parla Tu a questi due piccoli cuori. Parla colla Tua Voce Divina. Dì loro che Tu solo sei Tutto e che TU ABITI IN ESSE! Dì loro che non ti cerchino fuori di sé ma ti trovino sempre nel loro cuore! Tu lo sai Gesù quanto io Le amo e come vorrei esser sempre con loro. (…) DIO SOLO È TUTTO! E questa Verità va vissuta nella più grande Passione per la Povertà! Quando ti si ama Signore? Quando ti si trova. Quando ti si trova sicuramente? Quando si confida solo in Te e pazzamente si butta lo sguardo in alto e si cerca solo Te: Dio-Padre nostro! Ed ora che, spoglie di tutto, le tue Spose, sono convinte che Tu solo basti; solo ora di’ al loro cuore che accettino pure (come io pure l’accetto gioiosa e riconoscente) l’amore ardente che io porto loro e il desiderio sviscerato di far di esse ciò che il mio cuore vuole esser per Te! (…) Sorelline mie, La vostra vita così spesso simile a quella di Gesù vivente, operante, amante nella casetta di Nazareth, quanto può far del bene! Ma non sapete voi che un’anima che ama così che la sua vita sia una continua vita a due (Gesù e l’anima) fa tanto come predicasse all’universo intero? Ora che spoglie delle vostre miserie, che giornalmente donerete a Dio, siete libere di amare, AMATE! Egli vuole vivere con voi. E null’altro desidera di più di questa vita a due. (…)
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Lettere 1939-1960, Città Nuova 2022, pag. 355/6) (altro…)
Giu 23, 2022 | Chiesa, Famiglie
L’amore familiare: vocazione e via di santità. È questo il tema del X Incontro Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo a Roma dal 22 al 26 giugno 2022. La voce e la testimonianza di alcune coppie di “Famiglie Nuove”, diramazione del Movimento dei Focolari, che prenderanno parte all’evento.
Un momento di festa e di condivisione per farsi abbracciare dalla Chiesa, “famiglia di famiglie” (Al 87) e per sentirsi parte integrante di questo popolo in cammino. Dal 22 al 26 giugno 2022 Roma ospita il X Incontro Mondiale delle Famiglie, evento nato per volontà di San Giovanni Paolo II nel 1994 e che ogni tre anni, da allora, si ripete sempre in luoghi diversi. L’incontro, come annunciato da Papa Francesco in un videomessaggio, questa volta si terrà in forma “multicentrica e diffusa” rispondendo alle esigenze dettate dalla pandemia e al desiderio di tanti di partecipare. Nel mondo, infatti, tante saranno le famiglie che seguiranno l’evento nelle rispettive diocesi, altre invece avranno la gioia di vivere questo momento di presenza. “È la terza volta che partecipiamo all’Incontro Mondiale delle Famiglie e ogni volta portiamo a casa davvero un bagaglio di doni”.

Dori e Istvan Mezaros, Serbia
Istavan e Dori Mezaros (Serbia), sono i referenti per il Movimento Famiglie Nuove dell’Europa orientale e raccontano l’importanza e la gioia di essere presenti a questo evento. “Nel 2018 a Dublino (Irlanda), abbiamo scoperto il tesoro meraviglioso che il Santo Padre ci ha dato con l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, una vera e propria guida da usare quotidianamente in ambito familiare. Oggi siamo grati a Dio di poter essere a Roma, sia per vivere un momento di gioia piena, ma anche per condividere con il Santo Padre e con la Chiesa universale la difficoltà che la famiglia vive. Vorremmo capire come avvicinarci, anche in modo nuovo alle famiglie, come accompagnarle, soprattutto se ferite”. Il tema scelto da Papa Francesco per questo X Incontro Mondiale delle Famiglie è “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Una vocazione oggi più che mai messa a dura prova. 
João Francisco e Soraia Giovàni, Brasile
“Nel nostro Paese, l’Argentina, quando una famiglia nasce, la prima difficoltà è quella di trovare una stabilità economica, ma la grande povertà, la mancanza di lavoro e l’inflazione non aiutano i giovani in questa ricerca” raccontano Liliana e Ricardo Galli, per anni animatori e responsabili a vario livello per Famiglie Nuove in Argentina, oggi a guida del corso internazionale per famiglie nella cittadella internazionale dei Focolari a Loppiano (Italia). “Inoltre – continuano – quando la famiglia si allarga, i figli arrivano e crescono, non si può contare su alcun aiuto istituzionale che accompagni i coniugi in questa tappa, senza dimenticare che il forte secolarismo, frutto dell’individualismo e del consumismo, non aiuta i giovani ad avere una progettualità. La sfida, dunque, è sostenere la famiglia, vederla come progetto comunitario e prendersene cura nella comunità. Vivere in rete con altre famiglie aiuta a tenere vivo questo amore familiare e a non sentirsi soli”. 
Ricardo e Liliana Galli, Argentina
“L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa” si legge nell’ “Amoris Leatitia” (Al 88) e per poter essere nutrimento è necessario far sì che questa unione sia sostenuta, come raccontano João e Soraia Giovani, per monti anni responsabili per Famiglie Nuove in Brasile. “Da quando siamo sposati la fede ci ha guidati nel rapporto con Dio e tra di noi. Per noi, il matrimonio è un camino verso la santità che costruiamo ogni giorno. Con tanta gioia abbiamo accolto i nostri figli e, insieme ad altre famiglie, abbiamo cercato di mettere in pratica le parole dal Vangelo, crescendo nella fede. Certo non sono mancate le sfide durante questi 25 anni di matrimonio e qualche volta non avevamo risposte, ma la voglia di fedeltà all’ amore di Dio è stato un faro. Abbiamo imparato sempre a dirci tutto e nei momenti di difficoltà abbiamo saputo chiedere aiuto. Due parole dal Vangelo ci hanno guidati fin oggi: “Il Signore fa meraviglie per chi è fedeli” e “Chiunque crede in lui non sarà deluso”. La grazia del matrimonio è stupenda e ringraziamo Dio per la nostra vita insieme”.
Maria Grazia Berretta
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Giu 22, 2022 | Centro internazionale, Cultura
“Ci impegniamo a verificare la sostenibilità ecologica delle nostre strutture e attività (…) Vogliamo dedicarci alla formazione di una coscienza ambientale che porti a stili di vita più sostenibili”. La “conversione ecologica” è uno degli obbiettivi presi dai Focolari nell’Assemblea Generale del 2021. In risposta a questa urgente esigenza è nato il Focolare EcoPlan. “Il Movimento dei Focolari è profondamente impegnato nella conversione ecologica attraverso azioni concrete e favorendo il dialogo con tutti per la protezione del nostro pianeta – ha dichiarato Margaret Karram, nell’inaugurazione del quinto Summit di Halki svoltosi pochi giorni fa – Stimolati dalla nostra Assemblea Generale all’inizio del 2021, abbiamo deciso di intraprendere un’azione coraggiosa attraverso la creazione di un piano ecologico all’interno delle nostre comunità per apportare cambiamenti e rendere le nostre vite e le nostre attività più sostenibili”.
In effetti, il 3 giugno 2022 a Stoccolma, il Movimento dei Focolari ha potuto presentare un proprio documento – Focolare EcoPlan – che rappresenta l’impegno delle sue comunità a favore dell’ambiente motivato dalla spiritualità che lo anima. È stato consegnato ufficialmente a Iyad Abu Moghli (giordano), UNEP Senior Principal Advisor, direttore di the Faith for Earth Initiative, che ha affermato che l’EcoPlan è “un approccio ecologico ambizioso e completo”. Attraverso l’EcoPlan, i Focolari desiderano amplificare, collegare e ampliare il lavoro ambientale già esistente all’interno del Movimento.

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L’EcoPlan, che è stato prodotto in partenariato con FaithInvest ed EcoOne, vuole ispirare i membri e le comunità del Movimento dei Focolari a riesaminare i propri stili di vita in relazione alla salvaguardia delle persone e del pianeta attraverso i vari aspetti della spiritualità dell’unità. Rappresenta anche una dichiarazione pubblica dell’impegno ecologico, attuale e degli anni venturi, come risposta agli obiettivi espressi dall’ultima Assemblea Generale dei Focolari. Presentato al 50° anniversario del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) il 3 giugno 2022 a Stoccolma insieme ad altri piani simili di altre organizzazioni nell’ambito dei Faith Plans for People and Planet, che comprendono anche i piani che la Piattaforma d’azione Laudato Sì ha raccolto nell’ultimo anno in seguito allo storico incontro del Papa e altri leaders religiosi lo scorso 4 ottobre 2021 in Vaticano. Come prima azione per aiutare le comunità locali del Movimento dei Focolari a sviluppare dei piani ecologici locali secondo la cultura dei vari luoghi è nato, grazie al sostegno finanziario di Faithinvest, il Seed Funding Programme, un progetto di finanziamento gestito direttamente dai giovani. Si possono presentare i progetti fino al 30 giugno 2022. Stoccolma+50 Cinquanta anni fa si teneva a Stoccolma la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano. In quella occasione, per la prima volta, è stato sottolineato il fatto che, per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita, occorre salvaguardare le risorse naturali a beneficio di tutti e per raggiungere questo obiettivo è necessaria una collaborazione internazionale. Si è posto l’accento sulla soluzione dei problemi ambientali, senza tuttavia dimenticare gli aspetti sociali, economici e quelli relativi allo sviluppo. Subito dopo è nato il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) con sede a Nairobi, Kenia. Per i 50 anni il UNEP ha coordinato uno sforzo mondiale per affrontare le più grandi sfide ambientali del pianeta. Il suo potere di convocazione e la rigorosa ricerca scientifica hanno fornito ai paesi una piattaforma per impegnarsi, agire con coraggio e far avanzare l’agenda ambientale globale. “Chiediamo troppo al nostro pianeta per mantenere modi di vita insostenibili”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “La storia ha mostrato cosa si può ottenere quando lavoriamo insieme e mettiamo il pianeta al primo posto”. I primi giorni di giugno 2022 si è tenuta la Conferenza Stoccolma+50 che rappresenta un momento di riflessione e rilancio per l’ecologia e la cura del pianeta. In questo contesto, le grandi religioni mondiali hanno voluto esprimere il loro impegno a favore del pianeta con una dichiarazione interreligiosa indirizzata all’incontro internazionale delle Nazioni Unite a Stoccolma+50. Più di 200 leader religiosi e rappresentanti delle religioni del mondo – tra cui New Humanity, che rappresenta i Focolari – hanno chiesto durante l’incontro dell’UNEP di considerare l’ecocidio o distruzione dell’ambiente come un crimine internazionale, dato che attenta contro la vita dell’uomo. Tutto ciò dovrebbe avere conseguenze penali per i responsabili, e diventare così un effetto dissuasivo e preventivo. Attraverso l’accreditamento di New Humanity come consultore dell’UNEP, all’incontro a Stoccolma erano presenti per il Focolare: Nausikaa Haupt, Christine Wallmark (entrambe svedesi) e Nino Puglisi (italiano a Vienna).
Carlos Mana
https://youtu.be/X6weJ9zS5tQ (altro…)
Giu 21, 2022 | Centro internazionale, Chiesa
Il 20 giugno 2022 si è svolto a Roma il convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel cammino sinodale della Chiesa” promosso dalla Pontificia Università Lateranense insieme all’Istituto Universitario Sophia. Accrescere e approfondire il dialogo tra i doni gerarchici e carismatici, tra Chiesa istituzionale, Movimenti e Nuove Comunità. L’augurio del card. Marc Ouellet è che questi tempi caratterizzati dal cammino sinodale allarghino la consapevolezza dei carismi in tutte le comunità ecclesiali. Queste parole del Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina esprimono bene la tappa importante del convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel commino sinodale della Chiesa” svoltosi ieri presso la Pontificia Università Lateranense e promosso insieme all’Istituto Universitario Sophia. Al centro dei qualificati interventi, il cammino e le questioni aperte su queste nuove espressioni dello Spirito che richiedono risposte attualizzate e che sappiano misurarsi con un mondo in continuo e veloce cambiamento. Il Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita ha identificato in quattro punti le sfide che questo cammino presenta oggi: fedeltà dinamica al carisma, unità, sinodalità, e missionarietà: “Le prospettive nuove che lo Spirito Santo apre dinanzi a noi si presentano sempre come sfide, qualcosa che non lascia tranquilli, perché lo Spirito è dinamismo, è creatività, è vita”.
Come attuare, dunque l’aggiornamento che necessita di essere fatto in molteplici ambiti: formazione dei membri, attività di evangelizzazione, attività di aiuto e guarigione delle ferite più profonde delle società? Nella loro varietà e complementarietà, le risposte e i contributi offerti dai rappresentanti dei Movimenti e Nuove Comunità hanno offerto un panorama dello stato dell’arte di queste realtà ecclesiali oggi. Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha sottolineato che: “In questo tempo, in cui tutta la Chiesa si orienta verso uno stile sinodale, siamo chiamati a un ulteriore passo: camminare uniti, non solo all’interno delle nostre realtà, ma insieme a tutti”. Solo mettendosi in rete, essendo dono per la Chiesa e l’umanità i Movimenti scopriranno in modo nuovo anche la propria identità. Mary Healy, docente di Sacra Scrittura (Sacred Heart Major Seminary di Detroit, USA) ha evidenziato nella formazione, nell’evangelizzazione e nel primato della dimensione carismatica i tre frutti principali di cui Movimenti e Nuove Comunità si sono fatti portatori, a partire dal Concilio Vaticano II: doni portati alla Chiesa e all’umanità, fondati sull’incontro personale e comunitario con Cristo. Intervenendo su “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità oggi nel kairos del processo sinodale”, Mons. Piero Coda, teologo, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale e docente presso l’Istituto Universitario Sophia, ha evidenziato una sfida ancora aperta: la provvisorietà della configurazione di queste realtà ecclesiali in riferimento al loro riconoscimento nell’ordine canonico. La cura della Chiesa in questa fase prelude, nell’attuale contesto ecclesiologico dinamico, a nuovi e più maturi assetti”. Ad una rappresentanza dei Movimenti e delle Nuove Comunità è stata affidata quindi la sessione su “Fondazione, sviluppo e incarnazione del Carisma”. Moysés Louro de Azevedo Filho, Comunità Cattolica Shalom, fondatore e moderatore generale della Comunità Cattolica Shalom , ha presentato spirito e finalità di questa espressione ecclesiale che è “portatrice di un carisma la cui sintesi è la parola pronunciata da Gesù quando incontra i discepoli nel cenacolo: ‘Shalom’, verso una santità comunitaria”. Daniela Martucci, vicepresidente della Comunità Nuovi Orizzonti ha messo in luce il cuore del carisma: l’ascolto al grido di Gesù Crocifisso e abbandonato nei poveri, negli ultimi e negli scartati come pure quello d’amore dell’Uomo-Dio che continua a ripetere: “amatevi come io vi ho amati”. Iraci Silva Leite ha evidenziato la centralità della Parola di Dio che orienta l’esperienza della “Fazenda da Esperança”, Parola che “ci unisce, in particolare nello sforzo di vivere l’amore tra di noi e di donare a chi soffre la presenza di Gesù”. Michel-Bernard De Vregille della Comunità dell’Emmanuele ha toccato il tema delle crisi che hanno attraversato e attraversano le realtà ecclesiali: “Spesso si corre il rischio di voler contrapporre carisma e istituzione” ha affermato. “Tuttavia, la fiaccola della Chiesa gerarchica e istituzionale e la fiaccola del carisma sono fatte per incontrarsi e diventare una grande e bella fiamma per illuminare il mondo con la presenza del Risorto”. Per l’aspetto dell’incarnazione, il prof. Luigino Bruni, economista, si è concentrato sulla sfida “narrativa” dei carismi che nascono in un periodo storico spesso raccontato con modalità tipiche del tempo fondativo. “Occorre aggiornarsi assieme al carisma – ha affermato – senza però perdere contatto con il nucleo fondamentale di esso. Un nuovo capitale narrativo arriverà dal pluralismo dei linguaggi, da esperimenti vari, dal dialogo di diverse sensibilità: giovani ed adulti, accademici e gente comune, Chiesa e movimenti, ecc.” Nel pomeriggio i lavori si sono focalizzati su come i carismi possano e debbano fermentare tutti gli aspetti della vita dei membri e delle comunità, da quelli spirituali a quelli organizzativi, dall’inclusione di membri di diverse vocazioni, alla formazione, fino all’amministrazione dei beni e a tutte le forme di responsabilità e Governo. La Prof.ssa Elena Di Bernardo, ordinario di Diritto Canonico (Institutum Utriusque luris, Pontificia Università Lateranense) ha offerto un excursus altamente qualificato sui rapporti tra teologia e diritto canonico, così come si sono realizzati ed evoluti nel corso del tempo. “Si deve presupporre che l’identità in sé di un Movimento o realtà ecclesiale – ha osservato – risulti pienamente acquisita quando tutti gli aspetti carismatici costituivi di essa abbiano ricevuto una configurazione giuridica adeguata”. A chiusura dei lavori la relazione della dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita dal titolo “Laici oggi nell’ecclesiologia di comunione” ha messo in luce due polarità sulle quali è necessario porre attenzione: persona-istituzione e prassi-statuti. Per la prima ha osservato che “l’ente, Movimento o nuova comunità, sarà preservato se ne saranno garantiti il carisma originario, le finalità proprie in cui coniugare preghiera e apostolato, e, soprattutto, sarà preservato se sarà custodito il bene delle persone che la compongono. Quest’ultimo non potrà mai essere alternativo al bene dell’istituzione!” Sottolineando come l’esperienza ci insegni con dolore che ogniqualvolta si è preteso di preservare il “buon nome” della comunità sacrificando le singole persone e i loro diritti, sono state commesse aberrazioni, dannose per l’intera istituzione, ha concluso: “La persona al centro, sempre, costituisce un investimento sulla comunità o movimento”. L’altra polarità riguarda invece prassi e statuti: se è vero che “la vita senza dubbio anticipa ogni definizione normativa” è vero anche che, va evitato ogni legalismo o demonizzazione del diritto che “lungi dall’essere un male necessario da sopportare redigendo un elenco di articoli, costituisce una via di libertà per tutti: per i membri tutti e per coloro i quali sono in prima persona chiamati a farsene garanti, particolarmente per chi ha incarichi di governo, a tutti i livelli”.
Stefania Tanesini
(Activer les sous-titres français) https://youtu.be/uwykF7mn3f0 (altro…)
Giu 20, 2022 | Chiara Lubich
Gesù ha affermato che giá siamo mondi in virtù della Parola che Lui ci ha annunziato. Perciò non sono tanto degli esercizi rituali a purificare l’animo, ma la sua Parola nella misura in cui riusciamo a metterla in pratica. Essa ci porta ad avere il cuore sempre puntato su Dio solo. La Parola di Gesù non è come le parole umane. In essa è presente Cristo, come in altro modo, è presente nell’Eucaristia. Per essa Cristo entra in noi e, finché la lasciamo agire, ci rende liberi dal peccato e quindi puri di cuore. Dunque, la purezza è frutto della Parola vissuta, di tutte quelle Parole di Gesù che ci liberano dai cosiddetti attaccamenti, nei quali necessariamente si cade, se non si ha il cuore in Dio e nei suoi insegnamenti. Essi possono riguardare le cose, le creature, se stessi. Ma se il cuore è puntato su Dio solo, tutto il resto cade. Per riuscire in questa impresa, può essere utile, durante la giornata, ripetere a Gesù, a Dio, quell’invocazione del Salmo che dice: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”[1]. Proviamo a ripeterlo spesso, e soprattutto quando i vari attaccamenti vorrebbero trascinare il nostro cuore verso quelle immagini, sentimenti e passioni che possono offuscare la visione del bene e toglierci la libertà. Siamo portati a guardare certi cartelloni pubblicitari, a seguire certi programmi televisivi? No, diciamogli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene” e sarà questo il primo passo che ci farà uscire da noi stessi, ridichiarando il nostro amore a Dio. E così avremo acquistato in purezza. Avvertiamo a volte che una persona o un’attività si frappongono, come un ostacolo, fra noi e Dio e inquinano il nostro rapporto con Lui? È il momento di ripetergli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Questo ci aiuterà a purificare le nostre intenzioni e a ritrovare la libertà interiore. La Parola vissuta ci rende liberi e puri perché è amore. È l’amore che purifica, con il suo fuoco divino, le nostre intenzioni e tutto il nostro intimo, perché il “cuore” secondo la Bibbia è la sede più profonda dell’intelligenza e della volontà. Ma c’è un amore che Gesù ci comanda e che ci permette di vivere questa beatitudine. È l’amore reciproco, di chi è pronto a dare la vita per gli altri, sull’esempio di Gesù. Esso crea una corrente, uno scambio, un’atmosfera la cui nota dominante è proprio la trasparenza, la purezza, per la presenza di Dio che, solo, può creare in noi un cuore puro [2]. È vivendo l’amore scambievole che la Parola agisce con i suoi effetti di purificazione e di santificazione. L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo, mentre nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la sua purezza e tutta la sua autentica esistenza cristiana.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 616-618) [1] Cf. Sal 16, 2. [2] Cf. Sal 50, 12 (altro…)
Giu 17, 2022 | Testimonianze di Vita
Mettere Dio al centro e esser certi di non vacillare. Vivere nella pienezza quanto espresso in questo salmo è la consolazione più grande che si possa ricevere: sentirsi guidati e sapere, nel profondo del cuore, che solo Lui fa bene tutte le cose. Semi di Pace Nel nostro condominio crescevano i malumori legati all’amministrazione, alle riparazioni, ai rumori. Un giorno riflettevo sulle parole di un sacerdote: la pace, diceva, comincia dentro di noi, nella coscienza dov’è il seme della verità che è Dio; seme che germoglia con la carità messa in pratica nelle tante situazioni della vita. Parlandone in famiglia, abbiamo escogitato di fare ogni giorno qualche piccola miglioria nel palazzo, senza però che se ne vedesse l’autore. Ad esempio, eliminare le foglie gialle delle piante all’ingresso e rifornirle d’acqua, pulire vetri e cornici dei quadri nell’atrio, forse mai spolverati da quando erano stati messi. Certo, erano compiti di chi veniva pagato per le pulizie, ma alla prima riunione di condominio, l’amministratore ha fatto notare che da un po’ di tempo tutti sentivano l’ambiente più accogliente; stavano anche nascendo idee su come tinteggiare la scala. Quando l’ho riferito ai figli, erano entusiasti. Un contributo a migliorare il mondo può iniziare perfino dal proprio condominio. (C. – Croazia) Il fagotto Fin dagli inizi del nostro matrimonio, ogni cosa è stata sempre messa in comune. Un giorno mia moglie ed io ci siamo seduti attorno a un tavolino per impostare l’economia familiare. Al di là delle cifre aride, ogni uscita e ogni entrata segnavano una crescita nella qualità del rapporto fra noi. Abbiamo coinvolto anche i nostri figli. Da allora è diventato normale che il paio di scarpe poco usato mi venisse indicato come necessario a qualcuno o che tra le uscite indispensabili ci fosse una somma da mettere a disposizione del prossimo in difficoltà. Un ulteriore passo è stato il cosiddetto “fagotto”: l’attenzione a dar via ciò che non era strettamente necessario. Soltanto dopo ci siamo accorti dell’importanza di questo atto. Abbiamo avvertito di essere entrati in rapporto con quanti potevano avere bisogno di tutto. Anche una matita, un libro, una coperta diventavano segno di attenzione verso il prossimo. Questo modo di fare ha rinnovato la nostra vita. (L.R. – Olanda) Fidarsi Avevo perso il lavoro, ma ero fiduciosa che la Provvidenza di Dio me ne avrebbe fatto trovare un altro: non avevo forse sperimentato più volte il “date e vi sarà dato” (Lc 6,38) come risposta al mio cercare di mettere in pratica l’amore evangelico? Quel giorno stesso, in parrocchia dovevo raccontare la mia esperienza cristiana. Dopo aver accennato anche che ero in cerca di un lavoro, una ragazza presente a quell’incontro mi ha segnalato che nell’azienda paterna stavano cercando appunto un impiegato. È così che, fidandomi, ho trovato lavoro. (F.I. – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Giu 16, 2022 | Centro internazionale
A partire da domenica, 19 giugno 2022, sarà on line il nuovo sito realizzato dal Centro Igino Giordani e dedicato alla figura di questo scrittore e politico, cofondatore dei Focolari. Uno spazio completamente rinnovato, spiega Alberto Lo Presti, dove poter incontrare “Foco” andando al cuore della sua testimonianza di vita. “Qualcuno ha detto che se su tutti i punti della terra il Vangelo scomparisse, il cristiano dovrebbe essere tale che chi lo vede vivere potrebbe riscrivere il Vangelo. Ebbene Giordani è stato uno di questi cristiani”. Le parole di Chiara Lubich, nel descrivere la straordinaria figura di Igino Giordani (al quale lei stessa dette il nome di Foco), ci permettono di cogliere la bellezza che si nasconde dietro l’avventura fatta vita di colui che è considerato un co-fondatore del Movimento dei Focolari. Eroe dello scorso secolo impegnato su vari fronti, dal politico, al sociale, al culturale, Giordani muove il suo passo anche nel presente. A custodire questa eredità, il Centro Igino Giordani, fondato da Chiara Lubich e incardinato nel Movimento dei Focolari, che il 19 giugno 2022 lancerà il suo nuovo sito web. A parlarcene Alberto Lo Presti, alla guida del centro. Prof. Lo Presti, come è nata l’idea di realizzare un nuovo sito dedicato a Igino Giordani e quali le novità? Viviamo in un’epoca sfidante sotto molti punti di vista: la pace e la guerra, la giustizia e le disuguaglianze, le migrazioni e l’accoglienza, il lavoro e la disoccupazione… e dato che Igino Giordani ha curato questi temi con sapienza e ispirazione, molti cercano di rovistare fra i suoi discorsi, i suoi scritti, le sue testimonianze, per trovare una luce che possa orientarli nelle scelte attuali. Per questo abbiamo deciso di potenziare il sito internet, rinnovandolo completamente, adattandolo alla grafica e alla operatività più moderne. Così metteremo a disposizione del pubblico interessato i materiali principali che ne illustrano il pensiero e la vita. In che modo la figura di Foco può farsi strada nell’oggi che viviamo ed essere d’ispirazione anche per le nuove generazioni? Alla veneranda età di più di 70 anni, Igino Giordani è stato considerato un “mito” da tanti ragazzi e adolescenti che circolavano nei giardini del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Italia), e lo incontravano seduto su una panchina. Amavano intrattenersi con lui, per parlare di cose profonde, o semplicemente per raccontare qualcosa delle loro esperienze. Oggi i giovani hanno ancora bisogno di miti e di eroi e spesso li cercano nei luoghi più impensati (lo sport, il cinema, i videogiochi, i social, gli influencer). Imbattersi in Igino oggi, significa conoscere la storia di un eroe vero, che ha davvero fatto la guerra, che ha sul serio scelto la pace, che ha realmente sfidato i potenti per rimanere coerente con i propri ideali. Di solito si crede che la gioventù sia il tempo degli ideali che, con la maturità, sono destinati a crollare. Igino è rimasto giovane fino all’ultimo perché, come amava dire, “nello spirito non s’invecchia mai”. Agganciarsi alla sua esperienza significa ascoltare il suo insegnamento: vivere per l’ideale dell’unità è la cosa più entusiasmante che gli sia capitata. E alla migliore fruibilità del sito e alla sua nuova veste grafica si aggiunge anche la creazione di una pagina Instagram già on line, il primo canale ufficiale interamente dedicato ad Igino Giordani (Igino_giordani_official), per entrare in contatto con lui, cittadino del mondo e vero influencer del nostro tempo.
Maria Grazia Berretta
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Giu 15, 2022 | Sociale
L’arte di sostenersi a vicenda non si impara dai libri, ma aiutare qualcuno nello studio e dedicargli tempo, potrebbe essere l’occasione giusta per scoprire meraviglie e raccogliere frutti inaspettati, anche in un luogo come il carcere. È ciò che è accaduto a Marta Veracini, regalandone un nuovo sguardo sulla sua vita. Ridere a perdifiato mentre una voce in lontananza sussurra di non disturbare; scambiarsi idee e opinioni nel tentativo di trovare la concentrazione giusta per studiare e stare sui libri. È la scena che quotidianamente si ripete nelle aule studio delle università, tra una pausa caffè e una nuova lezione da seguire. In realtà, tutto questo e molto di più, è ciò che accade a Marta Veracini, una giovane donna toscana, ogni volta che sente chiudere dietro di sé le porte blindate della Dogaia, il carcere di Prato (Firenze – Italia) Laureata in giurisprudenza e con un master in criminologia, nel 2019 Marta ha aderito al progetto del Servizio Civile organizzato dell’Università di Firenze, attraverso il quale i volontari assistono i detenuti nella preparazione degli esami universitari. Da quel momento, anche dopo la fine dell’anno, ha continuato a svolgere questo servizio, proprio lì, in un posto che chiunque farebbe fatica a definire “bello” ma che, in maniera sorprendente e inaspettata, è diventato spazio dedicato alla cura e alla fiducia reciproca; un luogo in cui è la relazione a farsi “casa accogliente” e dove ciascuno, detenuto e non, può finalmente essere sé stesso. “Quando qualcuno mi intervista – dice Marta – mi viene sempre chiesto come ci si sente a portare conforto e aiuto in un luogo come il carcere. La verità è che nessuno immagina davvero quanto si possa ricevere, anche in quel contesto. Fare volontariato in carcere mi ha cambiato la vita, mi ha permesso di abbattere le barriere della mia timidezza, delle mie insicurezze e mi permette oggi di sfoggiare un sorriso che prima nascondevo. Sono io che devo ringraziare le persone che ho incontrato per tutto quello hanno fatto per me e che continuano a fare. Io con loro sono davvero libera”. Una vera e propria conquista. Tante, infatti, sono le celle che possono imprigionarci, che possono recludere i nostri sogni, i nostri pensieri, le nostre speranze. L’esperienza di Marta, in condivisione con quella dei detenuti che ha avuto la fortuna di incontrare e aiutare nello studio in questi anni, sono l’esempio di come, insieme, sia ancora possibile spiccare il volo, sentire di valere qualcosa e, perché no, pensare al futuro. “Il percorso universitario è sicuramente un percorso faticoso per tutti – racconta Marta – ma loro si impegnano tantissimo ed è bello vedere la loro grinta e la felicità nel passare un esame. Sono piccoli grandi traguardi che li vedono confrontarsi anche con materie toste. Molti, per esempio, studiano giurisprudenza ed alcuni hanno già raggiunto il traguardo della laurea. Tra loro ci sono giovani ma anche persone adulte, di varie regioni d’Italia o stranieri. È bello vedere come non si pongano limiti, si spronino a vicenda e diventino esempio gli uni per gli altri. Per chi ha una lunga pena significa investire forze e tempo per raggiungere un risultato che li renda fieri e renda fiere le famiglie fuori. Chi esce, invece, ha la possibilità di sfruttare ciò che ha studiato per poter ricominciare”. Uno sguardo di speranza che abbraccia e si lascia abbracciare. Le storie di vita quotidiana tra le mura della Dogaia, racchiuse nel libro che Marta ha scritto durante la pandemia, “Il mio angelo custode ha l’ergastolo”, sono una piccola goccia nel grande mare dell’indifferenza che divide il dentro dal fuori, testimonianza di come sia possibile abbattere barriere generando bellezza, mettendo al centro l’amore incondizionato al prossimo. “Non ho mai voluto conoscere le ragioni per cui ciascuno di loro si trova in carcere – continua Marta- ma una cosa è certa, non li ho mai guardati come ‘mostri’, solo persone che, seppur con degli errori alle spalle, hanno le stesse necessità delle altre, gli stessi sentimenti e lo stesso desiderio di relazione e condivisione. Persone che hanno una dignità come tutte e grazie alle quali ho ritrovato anche la mia. In poche parole, dei veri amici”.
Maria Grazia Berretta
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Giu 13, 2022 | Centro internazionale, Cultura, Ecumenismo
Si è concluso l’Halki Summit V svoltosi a Istanbul (Turchia). Quattro giorni di lavori all’insegna della cura dell’ambiente nella prospettiva del futuro del pianeta. Al termine del quinto Halki Summit, intitolato “Sostenere insieme il futuro del pianeta”, ci siamo salutati in un clima di grande familiarità. L’incontro internazionale e interdisciplinare co-organizzato dal Patriarcato Ecumenico e dall’Istituto Universitario Sophia, ispirato dal magistero profetico del Patriarca Bartolomeo e di Papa Francesco, è stato unanimemente riconosciuto come un evento dello Spirito Santo. Non a caso, i giorni del Summit coincidevano con quelli tra le due date di Pentecoste delle nostre rispettive Chiese. Il confronto sincero, l’ascolto reciproco, libero e aperto, lo scambio dei doni sostanziato dalle riflessioni, dalle ricerche e dai cammini ecclesiali condivisi, con stupore ci hanno condotti alla consapevolezza di vivere una svolta decisiva per il futuro della famiglia umana, nella quale ciascuno ha una responsabilità inderogabile. La sfida e l’opportunità che si stagliano sul nostro comune cammino sono certamente quelle di sviluppare anzitutto un ethos ecologico condiviso, implementando – come artigiani della pace e della fraternità – buone pratiche in ogni ambito: dalla pedagogia alla pastorale, dal sociale al politico all’economico. A ciò va aggiunto l’impegno, sul piano squisitamente culturale, di approfondire percorsi interdisciplinari per la formazione di nuovi paradigmi interpretativi e trasformativi della realtà, in vista del superamento della cultura dello scarto. È parso chiaro, infine, quanto tali linee d’azione sarebbero inefficaci senza un impegno educativo non elitario che preveda un capillare e convinto coinvolgimento ecclesiale. È nata spontanea la richiesta di sottoscrivere un appello finale rivolto alle Chiese e a coloro che hanno a cuore la cura della casa comune. L’auspicio è quello di non lasciarci tutto alle spalle come un bel ricordo, bensì di riconoscere che abbiamo dinnanzi un orizzonte di luce che richiede una conversione dello sguardo che parta dal cuore e si nutra di sapienza evangelica. “La cultura ecologica – ci ricorda papa Francesco – non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse” (Enc. Laudato Si’, n. 111).
Vincenzo Di Pilato (Foto: Alfonso Zamuner, Noemi Sanches e Nikos Papachristou)
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Giu 13, 2022 | Chiara Lubich
La parola di vita di giugno 2022 “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” ci propone di riconoscere Gesù in tutte le circostanze della vita, soprattutto nei momenti più difficili, di dolore fisico o spirituale. Gesù nell’abbandono si è fatto per noi accesso al Padre. La parte sua è fatta. Ma per usufruire di tanta grazia anche ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, che consiste nell’accostarsi a quella porta e nel passare al di là. Come? Quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma o da una disgrazia imprevista o da una malattia assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù che tutte queste prove, e mille altre ancora, ha impersonato. Sì, Egli è presente in tutto ciò che ha sapore di dolore. Ogni nostro dolore è un suo nome. Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono Lui, perché Egli le ha fatte sue. Basterà dirgli, con fede: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”[1], basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue” sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare oltre la porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 605) [1] Cf. Sal 16, 2 (altro…)
Giu 9, 2022 | Centro internazionale, Ecumenismo, Sociale
Si è aperto ieri, 8 giugno 2022, in Turchia il V Summit di Halki organizzato congiuntamente dal Patriarcato di Costantinopoli e dall’Istituto Universitario Sophia. Abbiamo avuto un sogno…
Sì, era il gennaio del 2019 e una delegazione dell’Istituto Universitario Sophia (IUS) rendeva visita al Patriarca Ecumenico Bartolomeo, nel Fanar, lo storico quartiere greco dell’attuale Istanbul (Turchia). In quei giorni, venivamo accolti con fine cordialità anche dal metropolita Elpidophoros di Bursa, allora abate del Monastero della Santissima Trinità sull’isola di Halki e professore della Scuola Teologica dell’Università di Salonicco (diverrà poi, nel maggio successivo, arcivescovo d’America). Respirammo una comunione profonda con lui da cui scaturì il desiderio di organizzare insieme una Summer School ad Halki con studenti e docenti cattolici e ortodossi, sul tema ecologico, così caro a entrambe le Chiese sorelle di Roma e Costantinopoli.
La pandemia è riuscita solo a ritardarlo, ma oggi quel sogno si è realizzato. È mercoledì 8 giugno 2022, sono le ore 18.30, e siamo di nuovo nella “regina delle città” – come veniva chiamata, non senza una ragione, la splendida città di Costantinopoli – e il Patriarca Bartolomeo ha rivolto ai partecipanti, studenti e docenti provenienti da tutti i continenti con esperienze interdisciplinari ed ecumeniche molto variegate, un intenso e illuminante indirizzo di saluto. A lui vicini sono in ascolto mons. Marek Solczynski, nuovo Nunzio Apostolico in Turchia, mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione dell’Educazione Cattolica, lo stesso Arcivescovo Elpidophoros e Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari e Vice-Cancelliere dello IUS. “Tutto è in relazione d’amore” ha detto tra l’altro Margaret Karram, richiamando il destino di unità custodito nell’universo che l’uomo e la donna sono chiamati a favorire con azione e pensiero, oggi più che mai, audaci, profetici. Il titolo del quinto Summit di Halki organizzato congiuntamente dal Patriarcato di Costantinopoli e dallo IUS iniziato mercoledì 8 giugno lo rivela chiaramente: “Sostenere insieme il futuro del pianeta”. Non a caso sono state due le parole che il Patriarca Bartolomeo ha voluto sottolineare a partire da questo titolo: “futuro” e “insieme”. La prima richiama il forte legame intergenerazionale insito nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo; la seconda, invece, l’inderogabile approccio interdisciplinare da assumere dinnanzi alla vastità e alla complessità dei problemi ecologici. “Diventa evidente – ha detto il Patriarca – che solo una risposta cooperativa e collettiva – da parte di leader religiosi, scienziati, autorità politiche, istituzioni educative e organizzazioni finanziarie – sarà in grado di affrontare efficacemente queste questioni vitali del nostro tempo”.
Al termine del suo intervento, ha poi ripreso due concetti molto cari alla teologia e alla spiritualità ortodossa: “eucaristia” (nel senso di “rendimento di grazie” per il dono della creazione) e “ascesi” (intesa come “autocontrollo” delle passioni consumistiche). Il Patriarca ha però invitato a considerare questi concetti non semplicemente in senso liturgico o monastico, bensì come modi diversi di parlare della comunione. “Ed è qui che la visione del nostro fratello Papa Francesco – ha ammesso con commozione – coincide con la visione del mondo che abbiamo proposto e promulgato per oltre trent’anni. Entrambi siamo convinti che ciò che facciamo al nostro mondo, ‘lo facciamo al più piccolo dei nostri fratelli e sorelle’ (Mt 25,40), così come ciò che facciamo agli altri lo facciamo a Dio stesso (cf. Mt 25,45). Non è un caso che subito dopo aver pubblicato l’enciclica sull’ambiente Laudato Si’, l’enciclica successiva di Papa Francesco sia stata Fratelli Tutti”.
Sono molte, infatti, le dichiarazioni congiunte del Papa e del Patriarca – insieme all’Arcivescovo di Canterbury – sull’urgenza della sostenibilità ambientale, sull’impatto sociale e sull’importanza della cooperazione globale. È quanto scrive anche papa Francesco nella Laudato Si’: “Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità…, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso” (n. 117). E il Patriarca chiarisce contestualizzando: “Connessioni tra noi e l’intera creazione di Dio, tra la nostra fede e la nostra azione, tra la nostra teologia e la nostra spiritualità, tra ciò che diciamo e ciò che facciamo; tra scienza e religione, tra le nostre convinzioni e ogni disciplina; tra la nostra comunione sacramentale e la nostra coscienza sociale; tra la nostra generazione e le generazioni future, tra le nostre due chiese, ma anche con altre chiese e altre comunità di fede”. Sì, tutto è connesso da un legame che solo l’amore reciproco tra le persone riesce a rendere visibile a ogni uomo e donna di questo meraviglioso pianeta terra.
Vincenzo Di Pilato (Foto: Alfonso Zamuner)
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Giu 8, 2022 | Nuove Generazioni
Bando per progetti di impatto ecologico rivolti alle comunità locali del Movimento dei Focolari. Regole e condizioni di partecipazione. Le proposte saranno accettate fino al 30 giugno 2022. https://www.youtube.com/shorts/EEzMuPp6wHU Cos’è il progetto “The Seed Funding Program” si propone di sostenere e incoraggiare iniziative significative e promettenti in diverse parti del mondo verso la creazione di piani ecologici locali/nazionali per le persone e il pianeta all’interno delle comunità dei Focolari. L’obiettivo principale è quello di costruire piani ecologici locali all’interno delle comunità dei Focolari per camminare insieme verso un’ecologia integrale. La nostra ispirazione Il mondo si trova ad affrontare una complessa crisi sociale e ambientale. L’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco spiega come il grido dei poveri sia completamente interconnesso con il grido del pianeta. Non possiamo considerare il nostro rapporto con la natura come separato dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà agli altri. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha sostenuto che è partendo dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale capace di affrontare i problemi su scala globale. Infatti, ha proseguito Chiara, ciò che manca non sono le risorse tecniche ed economiche, ma un’anima in più, cioè un nuovo amore per l’uomo, che ci faccia sentire tutti responsabili verso tutti. Partecipa!
Lo SFP è alla ricerca di iniziative giovanili e intergenerazionali (in corso o future) che mirino a un cambiamento del nostro stile di vita personale e comunitario, immaginando un rapporto sostenibile tra natura ed esseri umani e operando in un contesto locale. Verranno selezionati 10 progetti che saranno finanziati con un massimo di 1000 euro. Una giuria internazionale e interdisciplinare selezionerà i progetti in base ai seguenti criteri:
- Il progetto deve essere orientato all’ecologia integrale (a favore delle persone e del pianeta);
- Il progetto deve prevedere sforzi intergenerazionali con un ruolo significativo dei giovani nella leadership e nell’implementazione di ogni progetto;
- Il progetto deve coinvolgere la comunità locale (possibilmente a livello nazionale).
- Il progetto deve mostrare come i valori spirituali motivino l’azione ecologica (possibilmente con una dimensione ecumenica e interreligiosa).
Presentate il vostro EcoPlan e fate parte di questo percorso insieme! https://www.new-humanity.org/project/seed-funding-program/ Per partecipare a questo bando, potrebbe essere necessario compilare alcune informazioni fondamentali. Non perdetevi il quadro di riferimento e l’indagine sull’invito a presentare progetti. Sondaggio per i progetti Modelo del piano Il termine ultimo per compilare la domanda di partecipazione è il 30 giugno 2022. Il 15 luglio 2022 saprete se il vostro progetto è stato ammesso a ricevere un finanziamento iniziale. Una volta ottenuto il finanziamento, dovrete impegnarvi a compiere i primi passi del vostro progetto tra luglio e settembre 2022 e vorremmo vedere la vostra prima relazione entro la fine di ottobre 2022. Per ulteriori informazioni, contattateci all’indirizzo ecoplan@focolare.org. Ulteriori informazioni sul Piano della Fede per le persone e il pianeta sono disponibili sul sito https://www.faithplans.org/ (altro…)
Giu 7, 2022 | Ecumenismo, Nuove Generazioni
In America Latina la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica romana, tuttavia, da tempo la conoscenza tra le varie chiese si fa strada. Il lavoro condiviso nel campo sociale, fa sì che i cristiani possano trovare sempre più spazi di vera unità. Uno dei momenti più forti è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che nell’emisfero sud si celebra attorno alla festa di Pentecoste. I giovani sono sempre più protagonisti nel compiere azioni concrete.
Da sempre i giovani sono attratti da ciò che è sconosciuto, dal diverso da sé, da tutto quello che rappresenta una novità, anche in ambito religioso, sono sempre più aperti a chi non è della propria chiesa. È un’esperienza che porta avanti Ikuméni, un laboratorio per giovani cristiani dell’America Latina (o latinoamericani), appartenenti a diverse chiese e tradizioni cristiane. “Fin dal primo giorno mi sono resa conto che sarebbe stata una sfida personale per ciascuna delle persone presenti, a partire da me che quotidianamente frequento persone per lo più cattoliche, come me. In questo corso tutto era nuovo e ogni partecipante proveniva da una chiesa diversa”, dice Carolina Bojacá, una giovane colombiana dei Focolari.
I giovani cristiani di diverse tradizioni diventano compagni di strada in questo percorso di formazione, che è una vera e propria esperienza inedita nel campo ecumenico. Partendo dalla fede comune in Cristo ciascuno si prepara a mettersi al servizio, sia nel campo dello sviluppo sostenibile, della pace e dell’assistenza umanitaria. “Ad agosto del 2021 ho frequentato in forma virtuale – continua Carolina – il corso per giovani sulle buone pratiche ecumeniche e interreligiose. Già dall’inizio si è creata un’atmosfera molto bella tra tutti e sentivamo forte il desiderio di costruire relazioni e conoscerci meglio… Nell’affrontare ogni tematica ci siamo anche resi conto che, per andare avanti, molte volte abbiamo dovuto lasciar cadere quei pregiudizi o preconcetti che spesso si creano all’interno di una comunità e che non ci permettono di aprire la mente e il cuore per accogliere l’altro. Solo così è possibile scoprire la bellezza di ciò che ci unisce ma anche le differenze che ci fanno essere chi siamo come chiesa o realtà, senza che sia un impedimento lavorare insieme per un mondo più fraterno. Con il passare dei mesi ci siamo conosciuti e abbiamo avuto il nostro primo incontro faccia a faccia. È stato davvero bello vedere il nostro rapporto rafforzato, poterci abbracciare, pregare, dialogare e scoprire la diversità e la ricchezza di ciascuno, anche la mia.”. I giovani che seguono questo laboratorio si preparano al servizio comune. Come dice il documento Servire il mondo ferito del Consiglio Ecumenico delle Chiese ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, i cristiani devono sentire ora l’urgenza di una testimonianza comune: cristiani assieme al servizio, anche coinvolgendosi con persone di altre religioni in una solidarietà interreligiosa. Anche Carolina ed il suo gruppo si sono rimboccati le maniche: “A dicembre, con un’altra giovane del movimento dei Focolari che partecipava anche al corso, volevamo portare doni ad una comunità indigena sfollata a causa della violenza, che si trova nella periferia di Bogotá. Abbiamo proposto a tutti l’idea e c’è stata davvero una bella risposta: in molti hanno donato qualcosa e assicurato le loro preghiere dimostrando che, anche se appartenenti ad una chiesa diversa, ciò che ci motiva è quell’amore ispirato da Gesù che è il nostro modello comune. Per terminare il nostro tirocinio- continua Carolina- ognuno di noi ha dovuto raccontare delle attività svolte durante un incontro in presenza che si è svolto a Buenos Aires (Argentina). Ci siamo ritrovati con i partecipanti del corso Ikuméni, ma abbiamo avuto anche la presenza di membri di altre religioni che con gioia hanno condiviso i loro pensieri e le loro azioni concrete. Un momento speciale per poterci aprire anche al dialogo interreligioso”. Un’ esperienza totalmente nuova; una testimonianza della fraternità che si costruisce a partire dallo sforzo di ciascuno e il desiderio grande di conoscersi e fare cose grandi, tutti insieme. “Anche se il corso è finito – conclude Carolina -, è solo il primo passo per rispondere a una chiamata personale e continuare a rafforzare le nostre relazioni, poterci aiutare in queste azioni che ci fanno allargare il cuore e continuare a lavorare per rendere il mondo unito una realtà”.
Carlos Mana
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Giu 6, 2022 | Chiara Lubich
Nel 1976 durante la prima Scuola Gen, Chiara Lubich ha risposto alle domande di tanti giovani dei Focolari provenienti da tutto il mondo. Riferendosi a ciò che viveva in quei giorni ha detto quanto segue Ho letto […] una paginetta – che forse voi l’avete letta – breve così, […] che diceva così: “Gesù abbandonato abbracciato, serrato a sé, consumato in uno con noi, consumati in uno con lui, fatti dolore con lui dolore, ecco come si diventa Dio, l’Amore.” Questa frase mi ha particolarmente toccata perché sono scritti che ho fatto quando io ero sotto una via illuminativa; quindi, scrivevo cose più grandi di quelle che potevo vivere o anche le vivevo ma da più piccola. Più avanti vado, più ne scopro il valore e la profondità. […], mi è piaciuto e lo Spirito Santo mi ha toccato su questo non essere in due: io e Gesù abbandonato, cioè io e il dolore che mi subentra, io e il dubbio che mi viene, io e scoprirlo e poi pian pianino abbracciarlo, poi dire a Gesù… metterci un po’ di minuti. No, zac! “Fatti dolore con lui dolore”, volere quello solo. “Ecco come si diventa Dio”, come si diventa Dio, “l’Amore”, l’Amore. Poi […] avevo appena ricevuto una cartolina da Loppiano dove il nostro don Mario Strada mi aveva mandato, oltre la letterina, anche alcune foto della sua chiesetta nuova di Cappiano, mi pare, con dei bellissimi affreschi e fra cui ce n’era uno con sotto questa frase: “Nox mea – la mia notte – obscurum non habet”, “La mia notte non ha oscurità”. Allora mi è piaciuta enormemente, come il Signore me l’avesse mandata, perché – dico – questo è quello che io voglio vivere. Cioè, il dolore appena arriva devo abbracciarlo con tale celerità, devo serrarlo a me, devo consumarlo in uno, […] fatta dolore con lui dolore, ecco come si diventa, non dolore, l’Amore, Dio. […] E ho visto, gen, che vivendola tutto il giorno è una cura ricostituente d’Ideale inimmaginabile, inimmaginabile, perché si incomincia la mattina, magari sai? sei un pochino stanca, non hai dormito la notte, ecco, la stanchezza: ah, che stupendo! la mia notte non ha oscurità, cioè questo dolore non esiste perché io l’amo. Mi alzo, trovo magari delle difficoltà o dei problemi subito, intanto che mi dicono: “Chiara, dovrei dirti una cosa.” “Ah – dentro di me – che stupendo! Gesù, ci siamo, ecco, ti abbraccio, ti serro a me, fatta con te dolore”, mi faccio subito… “La mia notte non ha oscurità.” Poi avanti tutto il giorno. Io credo che si… io credo che si proceda spiritualmente di più in una settimana vivendo quest’unica cosa, che non in mesi e mesi in altra maniera. […] Ma per tutto quello che fa dolore: ti fa dolore un po’ il mal di piedi, ti fa dolore un pochino il freddo, ti fa dolore un pochino una risposta sgarbatina da…, ti fa dolore dover andar a fare una cosa, ti fa dolore…, ecco, subito è qui; […] in modo da poter sempre proclamare quando si va a letto la sera: “Gesù, la mia notte non ha avuto oscurità”, […] veramente si sente… si può dire – adesso che Dio lo confermi – che non siamo noi a vivere ma è l’Amore che vive dentro, è Dio […]
Chiara Lubich
(Grottaferrata, 2 giugno 1976, alla Suola gen) https://youtu.be/uzlwkcJoLR4 (altro…)
Giu 3, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Un viaggio per portare solidarietà ai migranti che lasciano il proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. La musica del Gen Rosso sulla scia della condivisione e della fraternità. “Stiamo affrontando tanti problemi ma con voi, con questo tipo di attività ci sentiamo spinti ad andare avanti”. Queste le parole di un migrante fuggito dal Pakistan a causa dei problemi che affliggono il Paese. Oggi lui, come migliaia di altri migranti si trova in un campo profughi di Lipa e Borići in Bosnia Herzegovina e ha potuto incontrare il Gen Rosso.
Dal 4 all’8 maggio 2022, infatti, il gruppo artistico internazionale è ritornato per la seconda volta nei luoghi della “rotta balcanica”, dove ogni giorno transitano i migranti che scappano dal proprio Paese a causa di guerre o persecuzioni. Solidarietà e dignità ai migranti, far crescere la speranza di un mondo migliore, rinforzarne l’autostima, e respirare insieme aria di famiglia: questo l’obiettivo del viaggio organizzato con l’aiuto della Jesuit Refugee Service (JRS) che fornisce alloggi e aiuti essenziali ai richiedenti asilo e ai migranti. “Siamo già stati qui ad ottobre 2021 – racconta Michele Sole, uno dei cantanti – ed è stata una bella sensazione tornare in luoghi familiari. Questa volta siamo andati in un campo profughi più grande di Lipa dove abbiamo incontrato altri profughi e la cosa sorprendente è sempre vedere come i sorrisi e l’accoglienza senza pregiudizi, possono fare la differenza e far brillare i loro volti!” Gesti di accoglienza, piccoli doni nei brevi momenti vissuti con loro, hanno offerto a qualcuno uno spiraglio di gioia e di luce. Un’altra tappa è stata la visita all’istituto scolastico “Giovanni Paolo II” di Bihać e l’incontro con un centinaio di ragazzi che hanno potuto partecipare ai workshop di danza e canto e assistere a due concerti del Gen Rosso. Durante questi giorni, insieme agli alunni e ai loro genitori anche alcuni migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan ed Iran hanno potuto partecipare attivamente alle manifestazioni artistiche. “Era il nostro modo di provare ad integrare tutti e a sperimentare quanto sia importante e inimmaginabile il dono della condivisione fraterna con questo pezzo di umanità sofferente” ha aggiunto Michele. “Non so cosa mi è successo stamattina – racconta una donna musulmana presente – ma sentivo che la vostra musica mi entrava dentro e mi sentivo commossa e fortunata di essere qui. “Grazie, grazie davvero, per la passione e la speranza che ci avete dato – racconta un ragazzo afghano -, il canto è stato molto bello. Al coro dei messaggi di gioia e speranza si aggiunge quello del dirigente scolastico dell’Istituto di Bihać: “Il concerto è stato qualcosa di speciale. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo. È stato un grande onore e piacere per noi avervi qui nella nostra scuola”.
Lorenzo Russo
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Mag 31, 2022 | Sociale
Abbiamo incontrato Padre Vyacheslav Hrynevych direttore della Cartias-Spes Ucraina, di passaggio a Roma, e ci ha raccontato cosa stanno facendo per sostenere la popolazione oggi, pensando anche al domani.
“La cosa più difficile è che non si vede la fine di questa guerra. Nelle ultime due settimane ho visitato i nostri centri a Chernihiv, Kharkiv, Getormel e i villaggi circostanti: lì prima della guerra c’erano persone povere, ma oggi sono più povere, anche per l’esperienza della guerra. Anche per questo vogliamo organizzare un accompagnamento psicologico e spirituale che i nostri volontari che arrivino lì possano offrire a queste persone”. Padre Vyacheslav (Venceslao) è il giovane di direttore di Caritas-Spes ucraina, un sorriso rassicurante e l’energia indispensabile per resistere e portare avanti le azioni di aiuto alla popolazione nello scenario del conflitto in Ucraina.
Visitando i diversi centri e le diverse città è rimasto colpito da alcune immagini, come quella della metropolitana di Kharkiv, organizzata come una città sotterranea parallela: “Alcune persone vivono nella metro, si sono organizzate – spiega -: c’è un punto di distribuzione del cibo, con orari per la colazione, il pranzo, la cena, c’è un punto medico, ma le persone, compresi i bambini, abitano nei vagoni dei mezzi. E quando abbiamo proposto di organizzare l’evacuazione loro hanno risposto che volevano rimanere, perché quella è la loro città, per loro è importante. Questo succede in tutte le stazioni e quando qualcosa manca da una parte, ad esempio un bene come lo zucchero, lo si riceve da un’altra stazione vicina, attraverso i tunnel di collegamento. Questa è una bella immagine dell’organizzazione del popolo ucraino, ma anche un’immagine apocalittica di una città in guerra”.
Nei centri oltre ad assicurare i pasti per la giornata, sono organizzate alcune attività: c’è chi sta con i bambini e chi offre un supporto psicologico, c’è chi si occupa di distribuire i vestiti e tutti sono coinvolti. Proprio quando chiediamo dei bambini, padre Venceslao ci racconta di come sia colpito dal fatto che sembrano aver accettato la guerra, ma senza capirne la tragicità e brutalità. “Un bambino – ci racconta – ci ha spiegato, in maniera semplice, la differenza tra il rumore della pioggia e il rumore del bombardamento”. Per loro e per le loro famiglie, è importante il supporto psicologico e lo sarà anche dopo: “Penso che l’80% dei bambini, se non di più, siano separati dai padri che sono in guerra, le donne e i bambini sono fuori dal Paese o nei rifugi. Un giorno noi dovremo fare qualcosa per riunire queste famiglie. Io conosco questa situazione dal 2014. Anche allora, quando gli uomini sono tornati, non erano gli stessi, soffrivano di sindrome post traumatica. Questa è una grande sfida, un compito che durerà anni e anni”. Quando gli chiediamo della fine della guerra, Padre Venceslao non sa darci una risposta univoca: “La guerra non finisce solo con un atto di pace, la guerra rimane nella memoria, i bombardamenti li ricorderemo per tutta la vita, le immagini brutte, le famiglie separate, gli amici morti… La guerra finirà con il perdono e noi piano piano dobbiamo lavorare a questo, con un grande esame di coscienza…”. Poi riprendendo un filo di speranza: “Io aspetto quando potrò tornare a casa a giocare a calcetto con i miei amici. Questo sarà un momento di pace. Quando si potrà pregare nelle chiese senza le sirene. Quando nelle chiese ci saranno le persone per pregare e per la Messa e non i beni umanitari o i medicinali da distribuire, come avviene ora. Ma è difficile dirlo adesso, la situazione è così dinamica e non si vede nessun segno, nessuna prospettiva”. La guerra è una cosa che distrugge le vite degli uomini e Padre Venceslao ringrazia che in questo momento il Movimento dei Focolari abbia scelto di essere accanto a loro: “Vedere le facce di persone che, in modo molto bello, vivono il carisma del Movimento dei Focolari, mi dà molta speranza. Insieme a quelli tra loro che vivono in Ucraina e collaborano con Caritas-Spes facciamo un grande lavoro, dalla mattina alla sera, con grande rispetto. Vorrei ringraziare anche chi non può aiutare economicamente, ma ci è vicino con la preghiera, grazie. Anche in questa guerra sperimentiamo l’amore di Dio”.
Riccardo Camillieri e Stefano Comazzi
Per chi volesse contribuire Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Ucraina (altro…)
Mag 30, 2022 | Chiara Lubich
Se mettiamo in pratica le parole del Vangelo, i comandamenti di Gesù, soprattutto l’amore reciproco, la Trinità prenderà dimora in noi. Come può il cristiano portare in sé Dio stesso? Quale la via per entrare in questa profonda comunione con lui? È l’amore verso Gesù. Un amore che non è mero sentimentalismo, ma si traduce in vita concreta e, precisamente, nell’osservare la sua Parola. È a quest’amore del cristiano verificato dai fatti, che Dio risponde col suo amore: la Trinità viene ad abitare in lui. (…) E quali sono le parole che il cristiano è chiamato a osservare? Nel Vangelo di Giovanni “le mie parole” sono spesso sinonimo di “i miei comandamenti”. Il cristiano è dunque chiamato ad osservare i comandamenti di Gesù. Essi però non vanno tanto intesi come un catalogo di leggi. Occorre piuttosto vederli tutti sintetizzati in quello che Gesù ha illustrato con la lavanda dei piedi: il comandamento dell’amore reciproco. Dio comanda ad ogni cristiano di amare l’altro fino al dono completo di sé, come Gesù ha insegnato ed ha fatto. (…) Come arrivare al punto in cui il Padre stesso ci amerà e la Trinità prenderà dimora in noi? Attuando con tutto il nostro cuore, con radicalità e perseveranza l’amore reciproco fra noi. In questo, principalmente, il cristiano trova anche la via di quella profonda ascetica cristiana che il Crocifisso esige da lui. È lì, infatti, nell’amore reciproco, che fioriscono nel suo cuore le varie virtù ed è lì che può misurare sicuramente la propria santificazione. È, infine, nell’amore reciproco che Gesù è presente, come Risorto, nel cuore dei cristiani ed in mezzo a loro.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 262/3) (altro…)
Mag 28, 2022 | Famiglie
La sfera delle coppie in difficoltà, dei separati e dei separati che vivono nuove unioni è un grido di dolore nel mondo che chiede aiuto. Il Movimento Famiglie Nuove, diramazione dei Focolari, ha avviato percorsi di affiancamento per queste famiglie. Sono tante le coppie in difficoltà che a causa di incomprensioni, perdita di dialogo, freddezza nel rapporto arrivano alla decisione più drastica: la separazione. Famiglie in crisi che si lacerano, separati e nuove unioni che si formano. Spesso i problemi di coppia, piccoli o grandi non si riescono a risolvere da soli ma c’è bisogno di un aiuto dall’esterno. Il Movimento Famiglie Nuove da un po’ di anni ha cura per queste famiglie che si sentono “diverse” solo per non aver avuto nella vita un percorso lineare. Giulia e Andrea (nomi di fantasia) sono la prova che nonostante le imperfezioni della vita si può essere comunque una famiglia. Durante l’adolescenza lei conosce i Focolari e scopre l’unico ideale che vale la pena vivere: Dio-Amore. Il tempo passa, le sue amiche si fidanzano, si sposano, qualcuna si consacra a Dio ma per lei ancora non si prospetta un futuro certo. Intanto si laurea ma i suoi genitori si separano. “Vivo il dolore per una famiglia che scopro dopo quasi 30 anni, essere diversa da ciò che immaginavo – racconta -. Eppure l’amore è possibile anche dopo tanti anni, perché io nell’ideale l’ho sperimentato!” Intanto Giulia cambia città per inseguire il suo sogno lavorativo. Una sera un’amica insiste affinché escano insieme ad altri amici per una sagra di paese. Così conosce Andrea, carino e gentile… ma è separato e con due bambini. “No, grazie! Alle sue telefonate rispondo, ma quando mi invita fuori sono turbata perché io non voglio e non posso avere una storia con un separato. Come avrei fatto a conciliare la mia vita, il mio essere cristiana con uno come lui?” Con il tempo la storia prende forma ma il suo cuore è sempre più inquieto. “Sapendo il pensiero della Chiesa su queste unioni vado a messa ma decido di non fare più la comunione non sentendomi più degna. Decido di condividere questa storia con il sacerdote che mi conosce da sempre. E così ci affidiamo a Maria”. La storia va avanti. “Sento che la mia storia con lui forse è la “mia strada” – aggiunge Giulia – ma ciò mi fa soffrire è soprattutto il pensiero di non poter più ricevere Gesù eucaristia. Tuttavia se questa è l’indicazione della Chiesa, io la rispetto e vado avanti. Così rimango fedele alla messa domenicale, anche se priva di eucaristia. Nel 2016 arriva da Famiglie Nuove l’invito a partecipare ad un convegno a Roma per coppie di separati in nuova unione. “Io e Andrea aderiamo alla proposta. Da una parte sono impaurita per la reazione che potrebbe avere lui, dall’altra sento che si tratta di una opportunità per noi. Sono tre giorni intensi. Vedo Andrea coinvolto e molto contento. Per me è sentirmi a “casa” con la persona che è importante per me, anche se canonicamente non perfetti. Andrea si porta a casa il sentirsi parte viva della Chiesa. Non emarginato a causa di un matrimonio finito ma membro di un Corpo vivo e non più additato od escluso. Ho detto ad Andrea che la famiglia che volevo nella mia vita doveva essere costruita su quell’amore che avevamo sperimentato in quei giorni, in quella misura e dimensione e se anche lui condivideva il mio pensiero, allora potevamo sposarci. Sì, un matrimonio civile, ma la famiglia che si creava doveva avere quel sigillo: l’amore scambievole che ci era stato rivelato”. A settembre del 2017 arrivano le nozze in Comune. “Penso che il mio grande desiderio giovanile di andare nel mondo, si sia realizzato proprio nel giorno del nostro matrimonio dove erano rappresentate tutte le generazioni e le culture, dove c’erano persone di varie provenienze, credenti e non credenti, ma tutti felici di poter condividere la nostra gioia. Da anni siamo inseriti in un gruppo di Famiglie Nuove dove vi sono coppie che vivono la nostra stessa realtà e proprio questo ci dà la possibilità di esprimerci liberamente senza il timore di essere giudicati. Questo non ci fa più sentire di serie B ma pienamente accettati e riconosciuti come famiglia. Ci aiuta nel cammino di coppia a non chiuderci, a mantenere vivo il dialogo tra di noi nella condivisione con altre coppie, a coltivare relazioni positive e belle amicizie”.
Lorenzo Russo
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Mag 24, 2022 | Testimonianze di Vita
Amare l’altro generando il bene, andando oltre i limiti oggettivi che la vita ci impone, oltre i nostri pregiudizi, abbattendo barriere per costruire legami fraterni. È il mandato del comandamento nuovo dato da Gesù, il segno distintivo del cristiano: la reciprocità nell’amore. Due frittelle Siamo due sposi cristiani e siamo poveri. Non molto tempo fa abbiamo saputo che una ragazza del Burundi, povera anche lei, aveva piantato un albero e ora ne raccoglieva i frutti per aiutare chi ha fame. A noi non era mai venuto in mente di poter fare qualcosa per gli indigenti: le entrate della nostra famiglia, infatti, coprono appena le uscite di ogni mese, per cui aspettavamo sempre il giorno in cui avremmo avuto qualcosa di “superfluo” da dare. Ma l’esempio di quella ragazza non ci ha lasciati tranquilli, anzi ci è stato di grande incoraggiamento a mettere da parte il ricavato della vendita di due frittelle al giorno, dato che gestiamo un piccolo punto di vendita nel nostro quartiere. Ora alla fine di ogni mese abbiamo sempre un piccolo fondo per gli altri e, anche se è una piccola cosa, questo atto di amore ci aiuta a condurre con più attenzione anche questa nostra attività. Qualcuno, venuto a conoscenza della nostra esperienza, ha osservato che questo gesto è come l’obolo della vedova che sappiamo dai Vangeli. Sì, è così, e ne siamo molto felici. (R.J.O. – Kenya) Un omaggio floreale Nel nostro villaggio ci sono poche farmacie. In quella più vicina a casa non andavo volentieri perché la farmacista aveva un modo di fare scontroso e sembrava sempre arrabbiata. Non essendo l’unica ad avere questa impressione negativa, avevo deciso di non andare più in quella farmacia. Ma una domenica, alla messa, ascoltando il sacerdote parlare di amore al nemico, mi è venuta in mente proprio lei, la farmacista. Conoscendo il suo nome, approfittai dell’onomastico per portarle in dono dei fiori. A quel semplice gesto, lei quasi si è commossa e s’è rivelata di una amabilità inconsueta. Per me è stata la conferma di una frase di san Giovanni della Croce: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Una legge evangelica che vale per ogni situazione. Dopo quei fiori alla farmacista, qualsiasi situazione difficile si presenti, metto in pratica il motto di quel santo e l’effetto è assicurato. Anche i miei figli ormai sanno che per vincere ogni difficoltà nei rapporti ci vuole più amore, ed è bello raccontarsi queste piccole o grandi vittorie quotidiane. (J.K. – Serbia) A braccia aperte Mio marito è cattolico, io sono evangelica. Abbiamo imparato ad accettarci nella nostra diversità. Quando nostra figlia è stata battezzata nella Chiesa cattolica, era presente anche il pastore luterano e da allora è nata fra loro un’amicizia che ha dato il via a diverse iniziative: preghiere comuni, manifestazioni per la pace, un servizio di visite agli ammalati… Sono responsabile delle attività ecumeniche nel mio consiglio parrocchiale, ma per amore della parrocchia cattolica dedico anche del tempo a raccogliere fondi per la Caritas. Da quando è stato aperto un centro d’accoglienza per rifugiati politici (per lo più musulmani provenienti da Tunisia, Libia, Romania, Bosnia e Kosovo), s’è intensificata la collaborazione fra cristiani cattolici, evangelici e ortodossi. Una coppia di amici rumeni, partiti per il loro Paese, ci ha affidato temporaneamente la figlia e inoltre abbiamo “adottato” una famiglia musulmana in difficoltà. Fare nostre le necessità altrui è una vera ricchezza per la nostra famiglia. (Edith – Germania)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Mag 23, 2022 | Chiara Lubich
In questo testo, Chiara Lubich racconta come il patto d’amore reciproco con le sue prime compagne le ha portate a fare l’esperienza della presenza di Gesù in mezzo a loro. Anche noi possiamo vivere la stessa esperienza a condizione che mettiamo alla base l’amore reciproco. “In una certa occasione, mi è stato chiesto come la presenza di Gesù in mezzo a noi, uniti, è stata da noi compresa la prima volta. Per poter rispondere in piena fedeltà allo Spirito Santo a tale domanda, ho iniziato descrivendo i momenti della nostra storia che hanno preceduto quel momento, quando, ad esempio, per la possibile morte vicina, sotto le bombe, noi, prime focolarine, ci siamo domandate se ci fosse una volontà di Dio particolarmente gradita a Lui, per viverla almeno gli ultimi giorni. E ho detto come il comandamento nuovo di Gesù – quell’amore reciproco sulla misura dell’amore di Gesù, che ha dato la vita per noi – era stato la risposta. Ho ricordato poi il patto seguente: “Io sono pronta a morire per te”, “Io per te”; ecc., ma, naturalmente, mi sono soffermata più a lungo su ciò che è successo in seguito. E cioè la constatazione di un balzo di qualità della nostra anima, come se una rete l’avesse portata più in alto, e l’esperienza, per la prima volta, di una pace unica, mai sperimentata (così si disse e si continua a dire), di una luce che dava senso a tutto quanto ci riguardava, di una nuova volontà perseverante al posto della nostra, spesso incostante nel mettere in pratica i propositi; di una gioia fresca, rara, zampillante, di un ardore e zelo nuovi, vivissimi… Ho spiegato come ci eravamo chieste, in quei momenti, quale poteva essere la causa di tutto ciò. E l’avevamo capita così: Gesù in quel momento si era reso spiritualmente presente fra noi perché unite nel suo nome e cioè nel suo amore. Quella pace, quella luce, quell’ardore, quella gioia, ecc. manifestavano proprio questo. Se Egli c’è, infatti ci sono tutti questi effetti; altrimenti è inutile illudersi: Egli non c’è. Dunque, ho concluso, abbiamo compreso che Egli era presente quando Lo abbiamo potuto sperimentare. Non si tratta, infatti, di credere a Lui presente solo per fede, perché Lui l’ha detto. No: Gesù fra noi, se c’è, si fa sentire, se ne può avere l’esperienza. Sta qui il bello e il grande di questa sua particolare presenza a cui noi siamo chiamati”.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 580/1) (altro…)
Mag 21, 2022 | Chiara Lubich
Consegnati i premi e alcune menzioni di merito per la seconda edizione del Concorso per le scuole che quest’anno ha visto coinvolti oltre 3000 studenti di 144 classi con 314 elaborati. Giovedì 19 maggio si è tenuta le cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale “Una città non basta, Chiara Lubich cittadina del mondo”, giunto alla seconda edizione, promosso dal Centro Chiara Lubich in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione italiano, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity del Movimento dei Focolari.

© CSC Audiovisivi
All’auditorium della sede internazionale del Movimento dei Focolari sono state accolte alcune classi giunte da varie parti d’Italia che per l’occasione hanno visitato il Centro Chiara Lubich e la casa dove ha vissuto Chiara. Altre scuole invece si sono collegate in videoconferenza come la 3A della scuola media “Aldeno Mattarello” di Trento che ha seguito la cerimonia dalla sede del Comune insieme al sindaco. “Penso a quello che Chiara Lubich aveva chiesto alla città di Trento: essere e diventare una città ardente. Significa essere una città che si appassiona pensando all’altro. – ha detto il sindaco di Trento dott. Franco Ianeselli – Grazie alle tante azioni di civismo che i nostri ragazzi fanno, posso dire che loro sono ardenti. Come Comune abbiamo inserito nel nostro statuto il riferimento di una città che si apre, incontra le culture, votata al confronto. Sappiamo quanto sia importante questo, soprattutto in questo periodo di guerra. Però siamo tutti consapevoli che questa aspirazione, questa missione, deve essere nelle Istituzioni, certamente, ma deve essere parte poi dell’azione di ogni nostro cittadino. E allora davvero ancora grazie per questa bella iniziativa”. Quest’anno il Concorso ha avuto sui social numerosissime visualizzazioni e ha raggiunto nelle classi circa tremila studenti! 
© CSC Audiovisivi
Sono arrivati 314 elaborati presentati in forma di lavori individuali, di piccoli gruppi o di classe, provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia. Il Concorso ha coinvolto 14 Scuole Primarie per un totale di 33 classi (68 elaborati), 28 Scuole Medie per un totale di 49 classi (102 elaborati), 39 Scuole Superiori per un totale di 62 classi (144 elaborati). “In tutti ci è sembrato realizzato l’obiettivo del Concorso: far conoscere la figura di Chiara Lubich, il suo impegno e la sua testimonianza per la costruzione della pace, della fraternità e dell’unità fra i popoli – ha spiegato Alba Sgariglia corresponsabile del Centro Chiara Lubich -. Abbiamo molto apprezzato la varietà di espressioni usate da studenti e studentesse: giochi, disegni, fumetti, brevi testi scritti con riflessioni ed esperienze personali, interviste, diari, articoli di giornali, canzoni, poesie, powerpoint, video. Tutti esprimono impegno, fantasia, entusiasmo. È stato davvero difficile fare delle scelte. Perciò vogliamo ricordare anche tutti i lavori che non sono stati premiati ma che meritano di essere menzionati! A quanti non hanno potuto essere presenti rivolgiamo il nostro invito a venire a Rocca di Papa per visitare i luoghi in cui Chiara Lubich ha vissuto e il Centro a lei dedicato”. 
© CSC Audiovisivi
Il Ministero dell’Istruzione anche quest’anno ha accettato il progetto rendendo possibile la divulgazione del bando di Concorso per tutte le scuole sia primarie che secondarie di I° e 2° grado per l’anno scolastico 2021-2022. “Il Ministero appoggia e promuove vari concorsi per gli studenti e le scuole italiane – spiegano il dott. Roberto Frisone e la dott.ssa Francesca Di Giugno, intervenuti alla cerimonia di premiazione in rappresentanza del Ministero – Per quale motivo abbiamo deciso di appoggiare questo concorso? Onestamente non conoscevamo Chiara Lubich e ci ha incuriosito, ci ha colpito il fatto che si parlasse in modo laico di valori che sono comuni a tutti e che se ne potesse parlare alle scuole e agli studenti con la chiarezza con cui ne parlava Chiara al mondo. Il suo è un messaggio positivo da dare alle scuole, ed è per questo motivo che lo abbiamo condiviso”. Il primo premio della sezione primaria è andato alla 5A della Scuola Paritaria SS. Sacramento di Vermicino. Hanno ideato un gioco da tavolo dal nome “Chiaro scuro”. “La maestra ci ha parlato tanto di questo progetto perché è una cosa che ci aiuta a crescere – spiega Lara della 5A -. Lei ci fa partecipare a vari concorsi, ma questo ci ha appassionato particolarmente perché parlava dell’amore verso gli altri. Abbiamo iniziato con la visione del film ‘Chiara Lubich, l’amore vince tutto’. È partita una forte emozione. Così, pensando al famoso gioco dell’oca, abbiamo ideato un gioco su un grande cartellone che abbiamo chiamato ‘Chiaro scuro’: la parte chiara rappresenta la luce che batte l’oscurità in modo tale che noi rimaniamo sempre felici. Ci sono varie caselle con frasi che ci aiutano a stimolare l’amore e l’amicizia: ‘prova a dare un abbraccio a una persona che sta male’ oppure ‘amare il nemico’”. Il primo premio della sezione secondaria di I grado è andato alla scuola “Giosuè Carducci” di San Cataldo (Caltanissetta) per l’elaborato multimediale dal titolo “Un mondo senza povertà”. Il primo premio della sezione secondaria di II grado è andato al liceo classico statale “A.D’Oria” di Genova per aver realizzato l’elaborato multimediale “Koinonia” che rappresenta un’impresa ispirata ai valori dell’economia di Comunione. Tutti gli elaborati saranno consultabili a breve sul sito www.centrochiaralubich.org
Lorenzo Russo
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Mag 19, 2022 | Centro internazionale, Tutela minori
Prende il via un deciso percorso di ampliamento e rafforzamento delle misure di prevenzione, formazione, risarcimento e valutazione delle responsabilità, per garantire giustizia a tutte le vittime e implementare in ogni ambiente del Movimento una cultura del primato della carità, della dignità della persona, della sicurezza e della trasparenza. “Quella che presentiamo oggi è una prima risposta alle raccomandazioni indicate dal rapporto di GCPS Consulting sui casi di abuso su minori ad opera di un ex membro dei Focolari in Francia. Siamo coscienti che queste prime misure non sono esaustive, ma fanno parte di un deciso processo di riorientamento della vita e delle attività del Movimento dove il minore e la persona, in tutta la sua complessità, è al centro di ogni cura, protezione, processo di riparazione e rinascita”. Con queste parole Margaret Karram, Presidente dei Focolari, presenta il percorso che il Movimento intraprende ora, grazie anche alle raccomandazioni di GCPS Consulting. Sono misure che vanno ad aggiungersi alle Linee Guida per la Tutela dei Minori e delle Persone Vulnerabili (in vigore nel Movimento dei Focolari dal 2014 e attualmente in fase di revisione, in base agli standard internazionali) e ai corsi di formazione sui temi della tutela, per i membri del Movimento. “Come prima cosa e più importante – spiega la Presidente – voglio rivolgermi a tutte le vittime di abusi sessuali, in particolare in Francia: desidero ringraziarvi a titolo personale e a nome del Movimento, perché il coraggio delle vostre testimonianze, del vostro dolore comunicato, sono per noi il punto di partenza imprescindibile di questo cammino di purificazione e vorrei anche ringraziare la comunità francese del Movimento per il suo coraggio nell’affrontare una tale sofferenza. La Commissione disciplinare centrale della quale annunciamo ora l’istituzione avrà il compito di valutare le responsabilità dei dirigenti del Movimento coinvolti in casi di abuso, allo scopo di fare chiarezza e rendere giustizia alle vittime. A fondamento di questo cammino di rinnovamento poniamo prima di tutto il Vangelo che vogliamo rimettere al centro della nostra azione – conclude Margaret Karram –, inoltre, le gravi sfide che l’umanità vive oggi domandano un’attualizzazione della spiritualità dell’unità perché possa essere strumento di fraternità e pace”. Le misure esposte di seguito verranno implementate su un breve, medio e lungo termine e sono ritenute le più urgenti e necessarie per innestare saldamente il Movimento su un cammino di riparazione e ripartenza positiva.
- Le vittime al centro: la richiesta di perdono personale della Presidente
Le persone che hanno subito abusi occupano in questo processo un posto centrale e prioritario. Pertanto, l’ascolto, la richiesta di perdono, l’offerta di aiuto e il percorso riparativo sono il punto di partenza. Margaret Karram si è messa in contatto personalmente con le vittime in Francia con cui è stato possibile farlo e nel rispetto della privacy. Il suo desiderio è di raggiungerle tutte, sempre nel rispetto della loro volontà di mantenere l’anonimato.
- Una rete per l’accoglienza e l’ascolto delle vittime
Verranno rafforzate (dove sono già presenti e operative) o istituite ex novo le Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili con la presenza di professionisti negli ambiti del sostegno psicologico, legale, pedagogico e formativo. Tali commissioni sono indipendenti dagli organi di governo del Movimento dei Focolari e hanno il compito di accogliere denunce, testimonianze e di avviare i procedimenti d’indagine. Le commissioni locali potranno offrire un ulteriore servizio: un punto d’ascolto e di prima accoglienza per chiunque desideri condividere la propria esperienza di abuso, violenza, disagio o vissuto traumatico di vario tipo, avvalendosi anche – se richiesto – di una consulenza per un percorso successivo. A questo riguardo in alcuni Paesi, come in Francia, in Germania e in altre nazioni, sono già attivi punti d’ascolto.
- Elaborazione di un protocollo per il risarcimento di vittime di abusi commessi in seno al Movimento dei Focolari
È in fase di elaborazione un protocollo del Movimento dei Focolari per il risarcimento delle vittime.
- Istituzione di una Commissione disciplinare
Verrà istituita una Commissione disciplinare centrale, composta in maggioranza da professionisti esterni, in ambito legale e psicologico al fine di valutare la responsabilità dei dirigenti del Movimento dei Focolari nella gestione degli abusi sessuali, spirituali e di autorità. Essa opererà in base ad un Codice disciplinare che sarà elaborato in accordo con la Commissione stessa e stabilirà i principi etici e le sanzioni.
- Pubblicazione di un rapporto annuale a livello mondiale
Verrà pubblicato, a cadenza annuale, un rapporto sul lavoro effettuato dalla Commissione Centrale per il Benessere e la Tutela dei Minori e delle Persone Vulnerabili (CO.BE.TU), relativamente ai casi di abuso e alle misure di prevenzione e tutela dei minori.
- La tutela è responsabilità di tutti i membri del Movimento
Per rafforzare tale riconoscimento, il Movimento ritiene obbligatorio per ogni membro, inclusi i minori stessi e quanti desiderano farne parte, la frequenza di un corso base sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili, organizzato dalle Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e le persone vulnerabili.
- Corsi di formazione per dirigenti
Sono in fase di definizione corsi di formazione obbligatori per preparare i dirigenti – a qualsiasi livello siano chiamati ad operare – a mettere in atto forme di corresponsabilità, maggiore trasparenza nei processi decisionali, alternanza delle cariche, accompagnamento delle persone, alla luce della distinzione tra ambito di governo e ambito di coscienza.
- Percorsi di condivisione e formazione per comunità del Movimento dei Focolari
Le comunità dei Focolari, nelle loro diverse forme devono favorire il necessario processo di discernimento, dialogo aperto e comprensione delle corrette dinamiche relazionali. In seguito alla pubblicazione dell’indagine indipendente di GCPS Consulting tanti gruppi e comunità del Movimento hanno già dato vita a momenti di condivisione e dialogo sulle tematiche degli abusi. Il Movimento incoraggia tali percorsi con il supporto di esperti e professionisti, dove necessario o richiesto, tenendo conto delle diverse sensibilità culturali.
Stefania Tanesini
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Mag 18, 2022 | Cultura, Nuove Generazioni
Il 13 maggio 2022 si è tenuto l’evento “Dare una rete all’ambiente”. Finalmente in presenza, tantissimi studenti, insieme ad altri collegati via streaming dal mondo, hanno festeggiato e condiviso i risultati di un anno di lavoro per il bene del pianeta.
Sono oltre 500 i ragazzi che venerdì, 13 maggio 2022, nella splendida cornice dell’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma, hanno animato con grande gioia quella che potremmo definire una vera festa per la Terra che ha chiuso l’anno scolastico 2021-2022 del progetto “Dare per salvaguardare l’ambiente in rete.” 10 gli istituti superiori del Lazio (Italia) presenti e molti altri, collegati via streaming da diverse parti d’Italia e del mondo, insieme per poter raccogliere i frutti nati aderendo al progetto. Durante l’anno, infatti, 8.000 studenti di 39 scuole italiane e di altri 12 Paesi, educati al risparmio energetico, hanno firmato un patto e l’hanno concretizzato con 200 azioni personali di risparmio. La monetizzazione di tali atti, finanziata con 10 centesimi ad azione da sponsor familiari, e conteggiati tramite l’App DPSAR, ha permesso di sostenere vari progetti di solidarietà in contesti di povertà e degrado ambientale come conseguenza dei cambiamenti climatici. Uno sguardo rivolto al pianeta e ai suoi abitanti a partire dalla nostra quotidianità. Ce ne parla Andrea Conte, coordinatore del progetto, astrofisico e insegnante di matematica e fisica presso il Liceo Classico di Pescara (Italia). Che cosa significa dare una “rete” all’ambiente? Questo percorso di educazione per la salvaguardia dell’ambiente è stato ideato nel 2008 a Roma dalla docente Elena Pace e il nome del progetto inizialmente era solo “Dare per salvaguardare l’ambiente”. L’idea di introdurre la parola “rete” nel 2019 è stato davvero un salto di qualità: ogni singola classe continua a svolgere azioni concrete ma non è più sola. Ciascun ragazzo, con i propri compagni e con l’aiuto delle famiglie continua a compiere atti per il bene della Terra, ma è in rete con altre scuole che fanno la stessa cosa. Siamo partiti coinvolgendo le scuole italiane ed oggi questa rete si è sempre più allargata. Ci sono state azioni che hanno portato ad un cambiamento radicale? La creatività dei ragazzi la fa da padrona naturalmente. Una scuola di Roma (Italia), ad esempio, ha deciso di annullare completamente l’uso di bottigliette di plastica, ma per farlo ha portato avanti un lavoro scientifico, ideando un sistema per pesare la plastica, una specie di “plasticometro”. Ogni volta che qualcuno gettava via una bottiglietta di plastica si assumeva l’impegno di utilizzare la borraccia. Rapidamente hanno visto una diminuzione del peso della plastica prodotta e nel giro di pochissimo tempo sono riusciti ad azzerare la plastica. Una vera rivoluzione. Perché l’interesse sulla questione ecologica oggi cresce sempre più proprio tra i più giovani? L’ecologia c’è sempre stata, si parla di cambiamenti climatici da decenni, ma oggi i giovani sentono gli influssi che arrivano da questa società in continua evoluzione e avvertono l’esigenza di attivarsi concretamente. Nonostante si parli di un peggioramento continuo della situazione, la sensibilità aumenta così come i progetti promossi dalle amministrazioni delle singole cittadine, dalle scuole, e aumenta questo senso di cittadinanza, il desiderio di essere individui consapevoli e attivi nel rendere il nostro pianeta sempre più sano. Che messaggio cerchi di dare ai tuoi studenti ogni giorno? Intanto ho la fortuna di insegnare delle cose che mi appassionano tanto e in cui credo e questo è davvero un dono. Quando facevo le superiori non avevo gli stessi stimoli che hanno loro e sono contento di poterglieli dare. Ho iniziato a rendermi conto delle difficoltà in cui si ritrovava il pianeta solo all’università, studiando astronomia e astrofisica. Quando ci si distacca dalla superficie terrestre e si volge lo sguardo all’ universo, si coglie davvero la fragilità della Terra. Così io faccio sempre un paragone ai ragazzi, dicendogli che quando ci si distacca da sé stessi e ci si rivolge all’altro, ci si rende davvero conto di quanto possiamo dare, ognuno nella nostra diversità.
Maria Grazia Berretta
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Mag 17, 2022 | Nuove Generazioni
Un concorso rivolto ai giovani dedicato alla ragazza di Sassello beatificata nel 2010. La giuria, presieduta dalla mamma Maria Teresa Badano, voterà i lavori suddivisi in due categorie (10-16 e 17-35 anni). La premiazione il prossimo 29 ottobre a Sassello.
Sono aperte le iscrizioni per il Premio dedicato a Chiara Luce Badano, la ragazza di Sassello (Italia) beatificata nel 2010. Rivolto a tutti i giovani – dai 10 ai 35 anni – che vorranno esprimere in maniera artistica quanto l’incontro con Chiara Luce avrà loro ispirato. La sua breve vita è oggi un esempio per migliaia di ragazzi in tutto il mondo. Una giovane donna innamorata di Dio. Chiara Luce Badano all’età di 17 anni scopre di avere un tumore osseo ma l’amore infinito per Dio è più forte. “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!” È in terza elementare quando conosce il Movimento dei Focolari. Entra così fra le Gen (Generazione nuova). Lei non parla di Gesù agli altri, lo porta con la sua vita. Dice infatti: “Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento”. “Chiara Luce” è il nome che ho pensato per te; ti piace? – le scrive Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari – È la luce dell’Ideale che vince il mondo…” Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990 all’età di 19 anni pronunciando queste parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono”, a coronamento di una sofferenza vissuta nella luce radiosa della fede. La Fondazione Chiara Badano nel 2018 ha istituito il “Premio Chiara Luce Badano”. L’obiettivo è quello di promuovere opere artistiche che si siano ispirate alla vicenda e al modello esistenziale di Chiara Luce, con lo scopo di sostenere e favorire la conoscenza della sua figura e della sua storia, proponendola come modello di vita per tanti giovani. Gli artisti quindi possono esprimersi con totale creatività: disegni, poesie, racconti, canzoni, danze o altro. Le opere dovranno giungere alla giuria entro il 30 giugno secondo le regole e le modalità indicate nel regolamento. Una giuria qualificata, presieduta dalla mamma Maria Teresa Badano, voterà i lavori suddivisi in due categorie (10-16 e 17-35 anni). Il prossimo 29 ottobre a Sassello, nel corso della ricorrenza della festa liturgica annuale, è prevista la premiazione con esposizione ed esecuzione dell’opera vincitrice. Per maggiori informazioni sul Premio visitate il sito della Fondazione Chiara Badano. Sempre sul sito è possibile scoprire le tappe salienti della vita di Chiara Luce, conosciuta in tutto il mondo, anche attraverso video, testimonianze, fotografie e l’elenco delle molte pubblicazioni che permettono di conoscere meglio il suo percorso esistenziale e l’ideale di Chiara Lubich che la beata ha fatto suo.
Lorenzo Russo
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Mag 16, 2022 | Chiara Lubich
Il comandamento nuovo di Gesù, l’amore al fratello, è quanto ci propone la Parola di vita di questo mese di maggio 2022. È un cammino in cui si può progredire ogni giorno e dove si trova la pienezza del messaggio di Gesù. “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,14). È questa una parola di Paolo, l’Apostolo: breve, stupenda, lapidaria, chiarificatrice. Essa ci dice ciò che deve stare alla base del comportamento cristiano, ciò che deve ispirarlo sempre: l’amore del prossimo. L’Apostolo vede nell’attuazione di questo comando il pieno adempimento della legge. Essa, infatti, dice di non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare… e si sa che chi ama non fa tutto questo: chi ama non uccide, non ruba… Chi ama però non evita soltanto il male. Chi ama si apre sugli altri, vuole il bene, lo fa, si dona: arriva a dar la vita per l’amato. Per questo Paolo scrive che nell’amore del prossimo non solo si osserva la legge, ma si ha “la pienezza” della legge. (…) Se tutta la legge sta nell’amore del prossimo, occorre vedere gli altri comandamenti come mezzi per illuminarci e guidarci a saper trovare, nelle intricate situazioni della vita, la via per amare gli altri; bisogna saper leggere negli altri comandamenti l’intenzione di Dio, la sua volontà. Egli ci vuole obbedienti, casti, mortificati, miti, misericordiosi, poveri… per realizzare meglio il comandamento della carità.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 263/4) (altro…)
Mag 14, 2022 | Centro internazionale
Azione Cattolica e Movimento dei Focolari alleati, a partire dalle Chiese locali, nell’educazione e per l’ecologia integrale. Per “abitare” insieme e nella concretezza il presente e il futuro dei nostri territori Un patto di collaborazione è stato stretto tra l’Azione Cattolica Italiana e il Movimento dei Focolari. Un’alleanza che, come ha sottolineato il presidente nazionale dell’AC, Giuseppe Notarstefano, unisce al valore fondativo di una collaborazione che si fa sempre più concreta l’importanza del riconoscimento dell’altro, dello stare insieme. Il terzo incontro tra la presidenza dell’Azione Cattolica italiana e quella del MF si è svolto venerdì 13 maggio a Roma, nel Centro nazionale dell’AC di via Aurelia. Ricordando le parole pronunciate dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, durante i bombardamenti di Trento nel corso della II Guerra mondiale, “Tutto vince l’amore”, la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, ha sottolineato il desiderio reciproco di un’alleanza che, con questa certezza, riesca a concretizzare i progetti e i sogni delle due organizzazioni, per essere ancor più e insieme dono per la Chiesa.
Dopo due ore di preghiera, conoscenza, confronto e dialogo è stato deciso l’impegno ad avviare e consolidare progetti locali sui diversi territori tra MdF e AC, per partire dal dialogo che nasce dalla vita, per ridare forza e slancio insieme alle comunità locali e lavorare ad un percorso di collaborazione sempre più concreto e intergenerazionale, che promuova la gentilezza, la tenerezza, come modo di essere e di stare insieme, come auspicato da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Tre i temi prescelti: 1) patto educativo globale; 2) economia civile, impegno politico ed ecologia integrale; 3) ecumenismo e dialogo interreligioso a livello formativo. Il presidente Notarstefano ha espresso il desiderio di “abitare” insieme concretamente i diversi territori, assicurando presenza e passione nelle reti di dialogo e confronto esistenti nelle Chiese locali, incoraggiando e accompagnando a vivere questa strada di concretezza, di pazienza e dedizione. È importante che, in questo disorientamento generale, si realizzino, dal basso, luoghi di fraternità che, nella tempesta di quanto avviene intorno a noi, diventino barche a cui le persone possono aggrapparsi. Si vuole testimoniare che stare insieme è possibile, per “promuovere”, far generare, la fraternità anche con un’iniziativa simbolica congiunta e nazionale che valorizzi quanti si impegnano per costruire un “noi” più grande nell’educazione, per l’ecologia integrale, per “partecipare” insieme, anche in politica, ad un cammino generativo aperto ad altre realtà, che sia un investimento al servizio delle generazioni future, per la promozione della persona. L’impegno ad incontrarsi nelle diverse città, ha commentato la presidente dei Focolari Karram, potrà far emergere le tante e differenti azioni concrete che è possibile realizzare nelle Chiese locali. A tal fine, è stato creato un gruppo di lavoro, che sarà coordinato da Michele Tridente (AC) e Patrizia Bertoncello (MdF), per valutare le proposte emerse nell’incontro di venerdì e pensare a possibili collaborazioni che vedano insieme le due organizzazioni, aperte ad altre realtà, per un arricchimento dei diversi territori e delle comunità locali.
Sara Fornaro
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Mag 13, 2022 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Testimonianze di Vita
Partecipare ad un concorso cinematografico e utilizzare il premio per aiutare il prossimo. A pochi giorni dalla chiusura della Settimana Mondo Unito (SMU) 2022, condividiamo un’esperienza che arriva direttamente dalla Giordania. Una vera azione di ecologia integrale portata avanti dai ragazzi dei focolari sulla scia della campagna #DARETOCARE. “Vorrei invitarvi a intraprendere, insieme, un viaggio. Un viaggio di trasformazione e di azione. Fatto non tanto di parole, ma soprattutto di azioni concrete e improcrastinabili. (…) L’ecologia integrale è un invito a una visione ‘integrale della vita’, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso (…).” Con queste parole Papa Francesco, attraverso un videomessaggio si rivolge ai partecipanti del “Countdown”, evento digitale di TED sul cambiamento climatico, svoltosi nell’ottobre del 2020. Un invito a “fare” concretamente, per il bene del pianeta e di tutti noi: aver cura della casa comune e andare incontro ai bisogni dei suoi abitanti. Basta partire da piccole azioni, come hanno fatto questi Gen 3 della Giordania, i quali, con uno sguardo attento sul #DARETOCARE, sono riusciti davvero a creare un circolo “virtuoso” presentando il loro cortometraggio sull’ecologia “Nature Karma” al Middle Eastern Film Festival (Festival del Cinema del Medio Oriente). Raccontare l’importanza della cura per l’ambiente e vincere un premio è stato solo il primo passo per decidere, con convinzione, di voler dare una mano agli altri.
A cura di Maria Grazia Berretta
https://youtu.be/LSECHZhVNlI (altro…)
Mag 10, 2022 | Testimonianze di Vita
Comprendere la preziosità di un amore immenso, ricevuto senza merito, e rimetterlo in circolo. È questo il significato del comandamento nuovo: fare spazio alla forza dell’amore senza limiti di Gesù in noi e lasciare che il suono meraviglioso di questa visita si propaghi, come una eco, verso chiunque. Una ricetta vincente Sposati da neanche quattordici anni senza una vera crisi, entrambi con una formazione cristiana, siamo consapevoli della fragilità dell’amore coniugale. La sfida più grande è l’educazione dei bambini: di qui certi disaccordi. Per esempio, quando si tratta di dare loro una punizione, sarei più indulgente di Pavel. Talvolta li difendo irrazionalmente. Qui mi aiuta pensare che anche mio marito vuole il loro bene e cerco di rispettare ciò che sente come dovere di padre (tra l’altro, tante volte mi rendo conto che lui ha ragione). Prego quando non so cosa fare. Cerchiamo anche di attuare le parole consigliate da papa Francesco: «Per favore, grazie, mi dispiace», oppure «che il sole non tramonti sulla tua ira». Per esperienza personale, ritengo importante rispettare il tempo che l’altro impiega per affrontare una situazione difficile. In tali momenti cerco di esprimere il mio amore con un bacio, una carezza. Il matrimonio educa veramente all’alterità. Abbiamo visto che funziona la ricetta di elogiare l’altro anche per cose minime. Pavel ne è un maestro. (K.S. – Repubblica Ceca) L’ospite Fin dall’inizio della pandemia, la comunità di cui facciamo parte si era impegnata a mantenere i contatti con i membri del gruppo per assicurarsi che tutti stessero bene, dando la priorità alle persone sole. Quando una di queste, normalmente molto attiva, si è fratturata il braccio destro in seguito a una caduta, mio marito ed io le abbiamo offerto ospitalità per qualche tempo da noi. Ha accettato. Intanto, in vista delle festività di fine anno, venivano imposte nuove norme sanitarie più restrittive e, siccome la nostra ospite si sarebbe ritrovata isolata per Natale e Capodanno, le abbiamo proposto di prolungare il soggiorno da noi. Colpita dallo spirito di vera famiglia della nostra comunità, lei l’ha attribuito all’attuazione del precetto di Gesù «Ciò che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». E quando, ormai fisicamente più autonoma, è tornata a casa sua, consapevole che il Vangelo può diventare fondamento di vita, si è messa subito ad aiutare chi poteva aver bisogno. (Constance – Canada) “Quel” violino Quando avevo dodici anni, il matrimonio dei miei genitori si è sfasciato, ma per altri dieci anni abbiamo continuato a vivere nello stesso appartamento: mia madre ed io in una stanza, mio padre nell’altra. Il resto dei locali era di uso comune. Le scenate per il divorzio mi avevano resa insicura e timorosa. Schierata dalla parte di mia madre, avevo dovuto restituire a mio padre perfino il violino sul quale mi esercitavo. Una volta cresciuta, avrei voluto presentargli il mio fidanzato, ma lui non ha voluto incontrarlo, non è venuto al matrimonio e non ha desiderato neppure conoscere i due nipotini che sono nati. Noi però non ci siamo arresi e per vivere coerentemente la nostra fede cristiana, dimenticando le vecchie ferite, abbiamo continuato a scrivergli e ad invitarlo da noi. Finalmente un giorno è venuto a conoscere genero e nipoti. Sentendosi voluto bene, pian piano ha cominciato a rimanere sempre più a lungo e a portare regali ai bambini. Quando è venuto a sapere che uno di loro stava imparando a suonare il violino, ha riportato “quel” violino. (S. – Ungheria)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Mag 9, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Anche quest’anno la Settimana Mondo Unito (SMU) ha dato spazio a eventi e azioni globali per la pace e la fraternità che hanno messo al centro la “cura”, con uno sguardo particolare all’ecologia integrale. La Campagna #Daretocare continua anche per il prossimo anno.

Corea – © UWP
L’ 8 maggio la Settimana Mondo Unito 2022 è giunta alla sua conclusione, con un evento in diretta streaming durante il quale è stato lanciato l’invito a continuare a vivere anche il prossimo anno sulla scia del #daretocare. 56 i Paesi coinvolti, 126 gli eventi in tutto il mondo, rinnovando l’impegno costante nel proteggere il nostro pianeta e realizzare condizioni di vita migliori per tutti. Con uno sguardo rivolto all’attualità e al doloroso conflitto in Ucraina, si è espressa l’urgenza di un cambio di prospettiva nelle relazioni tra singoli e popoli, partendo da un diverso modo di entrare in relazione con il pianeta terra e con tutti i suoi abitanti. Questa esigenza comune è stata chiara fin dall’apertura della Settimana, domenica 1 maggio, grazie a contributi, approfondimenti e alla presenza del Gen Verde con il loro ultimo lavoro “We choose peace”. La musica del Gen Rosso, invece, per questa SMU si è spostata a Bihac, in Bosnia Erzegovina. Da lì, in connessione con le varie azioni nel mondo e a lavoro con i migranti della rotta balcanica. 
United World Week Podcast – © UWP
Tutto questo e i principali avvenimenti sono stati al centro dello United World Week Podcast, una daily news con un focus su una parte diversa del mondo ogni giorno ed un pubblico di circa 2000 persone collegate al sito www.unitedworldproject.org. Su questa stessa piattaforma sarà possibile, anche nei prossimi mesi, continuare ad approfondire tematiche e rivedere le storie presentate in questi otto giorni. Un esempio? Ad Hyderabad, sud del Pakistan, 130 giovani si sono incontrati per riflettere sulla vita dopo la pandemia, trovando conferma dell’importanza di avere acqua potabile, energia sostenibile, un rimboschimento che garantisca l’ecosistema, ma soprattutto il rafforzamento delle relazioni e della “rete” come metodo per generare cambiamento. 
Cuba – © UWP
Il Medioriente è stato il continente dove si è concentrata maggiormente l’attenzione quest’anno. Tra i vari motivi la guerra, che ha educato diverse generazioni a lavorare per l’ecologia integrale, strumento sempre più importante per ricostruire una realtà dove il disagio sociale è fortissimo. Lo hanno dimostrato anche i Giovani per un Mondo Unito di Banias, in Siria, che hanno intrapreso un’azione educativa per i bambini non udenti e con disabilità mentali, vivendo una giornata “verde” con loro e lavorando per migliorare gradualmente la loro condizioni di vita. Domenica 8 Maggio è stata la volta di Run4unity, la staffetta sportiva mondiale durante la quale ragazzi e ragazze di etnie, culture e religioni diverse hanno corso insieme dalle ore 11:00 alle ore 12:00 (nei diversi fusi orari) per testimoniare il loro impegno per la pace e promuovere uno strumento per raggiungerla: la regola d’oro. Quest’ anno 33 le run4unity in tutto il mondo. INIZIATIVE A conclusione della Settimana Mondo Unito 2022 è stata lanciata la nuova App, per condividere le buone idee e per aumentare l’impatto sociale che tante semplici buone pratiche possono generare insieme: l’operazione, dal titolo DARE PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE IN RETE, è nata da un gruppo di insegnanti italiani nelle loro scuole. Il funzionamento è semplice: dopo aver individuato uno sponsor – un genitore, un amico, sé stessi – sarà possibile attribuire un valore economico di 0,10 centesimi o il corrispettivo di ciascuna moneta nel mondo, al “risparmio” necessario per investire questa somma in diversi progetti di solidarietà. APPUNTAMENTI Il primo appuntamento della campagna #Daretocare 2022-2023 sarà il Festival del Buen Vivir, due giorni di approfondimenti e workshop sui temi dell’ecologia integrale, sabato 14 e domenica 15 maggio, in diretta sul canale Youtube United World Project.
Paolo Balduzzi
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Mag 9, 2022 | Chiara Lubich
Nella sua prima lettera, Giovanni afferma: “Chi non ama suo fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). In questo brano Chiara Lubich riflette su come l’amore ad ogni prossimo, fratello o sorella, che incontriamo sia un passaggio obbligato per andare verso Dio, sentire l’unione con Lui. (…) C’è un sistema tipicamente nostro per essere sicuri di camminare su una via dritta, che porta certamente alla meta: a Dio. Essa ha un passaggio obbligato: si chiama il fratello. Ributtiamoci ad amare ogni fratello che incontriamo durante la giornata. Accendiamo nel nostro cuore quell’ardentissimo e lodevolissimo desiderio che Dio sicuramente vuole: il desiderio di amare ogni prossimo, facendoci uno con lui in tutto, con amore disinteressato e senza limiti. (…) L’amore ravviverà rapporti e persone e non permetterà a desideri egoistici di sorgere, anzi ne sarà il miglior antidoto. (…) Potremo preparare così, quale dono per Gesù, il nostro frutto ricco, succoso, e il nostro cuore bruciato, consumato d’amore. Il motto che saprà ricordarci questo proposito potrà essere, allora: a Dio per il fratello!
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 100) (altro…)
Mag 3, 2022 | Centro internazionale
Continua la raccolta fondi promossa dal Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari in favore dell’Ucraina. Padre Vyacheslav Hrynevych, direttore esecutivo di Caritas Spes Ucraina ci ha inviato questo breve video con un ringraziamento direttamente da uno dei centri di distribuzione. https://youtu.be/ZZyrNoKycYE Per chi volesse contribuire Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Ucraina (altro…)
Mag 2, 2022 | Chiara Lubich
La parola di vita del mese di maggio del 2022 ci propone di attuare il comandamento nuovo di Gesù: l’amore reciproco. Guardare al di là delle differenze – tanto accentuate in questi tempi – per dar vita a vere comunità rivelatrici della grande novità del Vangelo. Tu sai che Gesù è presente, ad esempio, nelle azioni sacramentali: nell’Eucaristia della Messa egli si fa presente. Ebbene anche dove si vive l’amore vicendevole Gesù è presente. Egli ha detto infatti: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, (e ciò è possibile mediante il reciproco amore) io sono in mezzo a loro”[1]. Nella comunità dunque la cui profonda vita è l’amore reciproco, Egli può rimanere efficacemente presente. E attraverso la comunità può continuare a rivelarsi al mondo, può continuare ad influire sul mondo. Non ti pare splendido? Non ti vien voglia di vivere subito quest’amore assieme ai cristiani tuoi prossimi? Giovanni (…) vede nell’amore reciproco il comandamento per eccellenza della Chiesa la cui vocazione è appunto esser comunione, esser unità. (…) Se vuoi dunque cercare il vero segno di autenticità dei discepoli di Cristo, se vuoi conoscere il loro distintivo, devi individuarlo nell’amore reciproco vissuto. I cristiani si riconoscono a questo segno. E, se questo manca, il mondo non scoprirà più nella Chiesa Gesù. L’amore reciproco crea l’unità. Ma che cosa fa l’unità? “…Siano uno – dice ancora Gesù – affinché il mondo creda…”[2]. L’unità, rivelando la presenza di Cristo, trascina il mondo al suo seguito. Il mondo di fronte all’unità, al reciproco amore, crede in Lui.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 171/2) [1] Mt 18, 20. [2] Gv 17, 21. (altro…)
Apr 30, 2022 | Chiesa
Il 30 aprile del 1982, 7000 tra sacerdoti, religiosi e seminaristi provenienti da tutto il mondo e accomunati dalla spiritualità dell’unità, si riunirono a Roma per l’evento “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”. Il ricordo di questa giornata, a 40 anni di distanza. Sacerdoti che si sentono chiamati a essere innanzi tutto testimoni del Vangelo e uomini del dialogo; religiosi che hanno trovato nella spiritualità del Movimento dei Focolari uno sprone ad incarnare con maggiore pienezza il carisma dei loro fondatori; seminaristi che hanno capito di voler scegliere Dio e di confermare la propria chiamata. Sono queste le esperienze di molti tra i partecipanti al Congresso internazionale dal titolo “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”, svoltosi il 30 aprile del 1982 in Aula Nervi, in Vaticano. Un appuntamento che vide la partecipazione di circa 7000 persone e che, attraverso testimonianze da ogni parte del globo, evidenziarono i frutti dell’incontro del carisma dell’unità con i ministri della Chiesa cattolica e di altre Chiese e il rinnovamento portato in tante comunità religiose. Chiara Lubich, nel suo intervento di quel giorno, sottolineò i due punti focali di quest’esperienza: Gesù crocifisso e abbandonato come modello del sacerdote e del religioso; l’amore reciproco e l’unità come lo stile e lo scopo della loro missione. Essere uomini del “dialogo”. È questo il mandato che, già allora, racchiudeva in sé il desiderio di una Chiesa in uscita, come si evince dalle parole più che mai attuali della fondatrice dei Focolari: “Mai come ai tempi d’oggi, in cui la Chiesa deve guardare fuori di sé stessa ai cristiani tutti, a chi crede diversamente, e a chi non crede, viene in rilievo quello che alcuni chiamano il mandato missionario del IV Vangelo. Giovanni lo dà in questi termini: ‘Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri’. (…) Oggi i cristiani sono chiamati ad evangelizzare anche in questo modo: amandosi e presentando agli altri l’esperienza della loro nuova vita. Essa non può non toccare, non meravigliare, non porre domande. Ed ecco fiorire il dialogo”. In quel giorno l’allora Santo Padre, Giovanni Paolo II, presiedette “la concelebrazione più grande dall’istituzione dell’Eucaristia”, come titolò L’Osservatore Romano. Fu un momento di gioia e condivisione, un’occasione per fare bilanci, un punto di partenza per nuovi sviluppi. Oggi, a 40 anni di distanza, ascoltiamo il racconto di alcuni tra i partecipanti.
a cura di Maria Grazia Berretta
https://youtu.be/Ves2qHKNh-g
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Apr 28, 2022 | Cultura
Allargare gli orizzonti del sapere. Dal 27 marzo al 2 aprile, in Colombia l’incontro “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Una sede latino-americana per Sophia. Apertura e gradualità. Sono stati questi i principi guida dell’incontro “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Tenutosi a Tocancipá, Colombia, dal 27 marzo al 2 aprile, l’evento ha riunito il rettore dell’Istituto Universitario Sophia, Giuseppe Argiolas, con la commissione transdisciplinare e interculturale che lavora da più di dieci anni per gettare le basi della futura sede latinoamericana dell’università. Presenti anche Francisco Canzani e Renata Simon, in rappresentanza del Consiglio generale del Movimento dei Focolari.
Al centro delle riflessioni, le linee guida della Congregazione per l’Educazione Cattolica per la realizzazione di un progetto che non ha precedenti nella storia delle università pontificie: le singole unità dell’Istituto Universitario Sophia, anche se aperte in altri continenti, faranno parte di un’unica università globale con sede a Loppiano (Firenze, Italia). Se approvato, il progetto Sophia ALC (America Latina e Caraibi) sarà il primo passo nella costruzione di questa “università in rete” e si ramificherà in tre contesti distinti: in Argentina, il progetto prevede l’offerta di un Master in “Ecologia Integrale e Interculturalismo” in modalità ibrida (di persona e online); in Brasile, un corso di laurea in presenza in “Pedagogia con indirizzo in Umanesimo Integrale”; in Messico, corsi di estensione universitaria (soprattutto online).
Durante i sei giorni dell’incontro, i membri della commissione hanno lavorato intensamente per trovare soluzioni per la graduale realizzazione di questo complesso progetto, nei suoi diversi aspetti: dall’adeguatezza alle norme ecclesiali all’adattamento alla legislazione locale; dalla sostenibilità economica alle strategie di raccolta fondi e diffusione; dalle infrastrutture ai curricula. Infine, una certezza: è arrivato il momento di allargare ancora di più gli orizzonti dell’esperienza di unità nella diversità costruita finora dai membri della commissione locale di Sophia ALC, provenienti da paesi come Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Messico e Uruguay, e di discipline come economia, amministrazione, teologia, filosofia, storia, diritto, pedagogia, sociologia e comunicazione. Il futuro del progetto dipende dall’approfondimento del già intenso dialogo con il rettore e il corpo docente di Sophia, con i responsabili del Movimento dei Focolari e soprattutto con la Congregazione per l’Educazione Cattolica, che indica le vie attraverso le quali il sogno di Chiara Lubich può essere gradualmente portato avanti, ora nel continente latinoamericano.
Daniel Fassa
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Apr 27, 2022 | Cultura, Nuove Generazioni, Sociale
È ancora il tema della “cura” quello al centro della prossima Settimana Mondo Unito: dal 1° al 8 Maggio 2022. Un’occasione da non perdere per zone e territori.
Ci siamo! Mancano pochi giorni alla Settimana Mondo Unito 2022, che anche quest’anno vedrà impegnate in tutto il mondo migliaia di persone, di ogni età, ceto, razza e credo. Spesso, pensando a questo appuntamento, vengono subito in mente i giovani, le grandi adunate, gli “eventi”. Eppure la Settimana Mondo Unito è tanto, tanto di più, perché non riguarda solo i giovani, durante tutto l’anno c’è una ricchezza di vita, che vede le diverse generazioni del Movimento dei Focolari e non solo, in azione, insieme, per la fraternità universale.
I Giovani per un Mondo Unito, quasi 27 anni fa, proposero di dedicare una settimana all’anno per coinvolgere in modo più attivo l’opinione pubblica nel cammino verso un mondo unito. Ricordo i commenti, in quei giorni di maggio 1995 durante il Genfest, cercando di capire cosa fosse quella proposta, cosa avremmo dovuto fare, da lì a un anno. La risposta arrivò nelle settimane seguenti e, come sempre, arrivò vivendo. L’invito era ed è ancora oggi ben preciso, e 25 anni di storia, dalla prima SMU del 1996 all’ultima del 2021, lo hanno confermato: la prima cosa da fare è approfondire e dare continuità a tutte le attività che le comunità dei Focolari portano avanti con coraggio e in certi casi anche silenziosamente, per sostenere il cammino verso l’unità nei contesti più diversi: nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle situazioni di fragilità e di abbandono, facendo una proposta alle città, alle Istituzioni, ai mezzi di comunicazione, per promuovere l’unità e la pace ad ogni livello, e insieme a tutte le persone animate dai medesimi principi ed obiettivi.
I giovani non da soli, ma insieme a tutti gli altri, anche i più adulti, con il coinvolgimento di famiglie, professionisti, adulti impegnati, politici… accomunati dai valori della fraternità universale. Insieme e inclusivi, con azioni ad ampio raggio che cambiano il tessuto sociale e lo migliorano, si può incidere di più sull’opinione pubblica mondiale. David Sassoli (1956-2022), ex-presidente del Parlamento Europeo recentemente scomparso, così aveva detto ai Giovani per un Mondo Unito in occasione della Settimana Mondo Unito 2021: “Credo che questo sia un lavoro di pedagogia civile che in qualche modo ci debba riguardare, riguarda noi politici, noi istituzioni ma anche naturalmente tutto il mondo così importante dell’associazionismo europeo. Credo che in particolare voi vi troviate in una posizione privilegiata, perché avete già definito non solo che è importante prendersi cura degli altri, ma anche prendersi cura per migliorare le condizioni di vita degli altri”.
Ecco la “cura” di cui il mondo ha bisogno e che anche in quest’anno così particolare non è mancata in ogni continente. “Prendersi cura degli altri è un atto di coraggio”, dice Jomery Nery, un giovane avvocato fiscale brasiliano che è anche il direttore delle operazioni di Anpecom (Associazione Nazionale per un’Economia di Comunione, dal portoghese). Da Anpecom nasce un’iniziativa chiamata Supera (Programma per il superamento della vulnerabilità economica). Jomery lo descrive così: “Durante tutto l’anno riceviamo messaggi, mail, comunicazioni da persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare, per costruire una casa perché vivono in alloggi di carta, per l’affitto, per studiare oppure per iniziare un’attività. Supera è una campagna per raccogliere denaro, che viene poi utilizzato per aiutare le persone in difficoltà”. Una “cura” indirizzata verso le situazioni di fragilità. Ma anche a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, non si scherza: da circa quattro anni la città accoglie un’iniziativa che potremmo definire tanto ecologica quanto sociale e che si svolge nello stesso modo anche in altre parti del mondo: stiamo parlando del Repair Café, cioè “bar per le riparazioni”: dove dei volontari si mettono a disposizione di persone che portano i propri oggetti rotti per aggiustarli e nel frattempo si trascorre una bella mattinata insieme. Il Repair Café è una vera e propria esperienza, sia per i volontari che riparano ma anche per le persone che decidono di investire il proprio tempo nel portare ad aggiustare un oggetto, piuttosto che buttarlo. Le motivazioni dietro a questa scelta, sono le più diverse, dalla preoccupazione per il cambiamento climatico, al desiderio di vedere tornare in funzione un oggetto a cui si è affezionati. E con la scusa si intrecciano relazioni, legami, si trae forza per affrontare le sfide quotidiane. A Lecce, in Italia, una comunità fatta di famiglie, ragazzi, professionisti, artisti, insieme ad associazioni e parrocchia, lavora per riqualificare un quartiere ai margini, difficile, grigio da tanti punti di vista. “La prima idea è stata quella di rendere più gioioso e colorato il muro dell’oratorio”- racconta Don Gerardo- “da qui l’idea del primo murales, che ha trovato apprezzamento anche tra la gente”. Piano piano, grazie a un passaparola, e a dei giovani writers presenti nella zona, arrivano artisti da tante parti del mondo a dare bellezza ai palazzi del quartiere Stadio, e con loro fotografi, turisti, amministratori locali, attirati da vere opere d’arte che questi murales rappresentano. Tutto è frutto di una fraternità che si è creata tra gli artisti e gli abitanti del quartiere, che ha innescato un virtuoso cambiamento di cui tutti si sentono parte: un progetto reale di aiuto verso i più deboli, che ha contemplato azioni per il lavoro, la riqualificazione ambientale e sociale. Sono storie come queste a dare un’anima alla Settimana Mondo Unito: sono queste comunità di gente attiva che si mette in gioco e che dal 1 al 7 maggio 2022 troveranno una vetrina in tanti appuntamenti sparsi per il mondo, virtuali e in presenza, che non faranno altro che raccogliere e mostrare la vita che c’è nei territori e nelle zone: # Dare to Care (Osare avere cura) sarà il titolo: la “cura” che potrà far ripetere ancora oggi quello che Chiara Lubich disse della Settimana Mondo Unito nel 2002: “È sempre una cosa un po’ speciale. È una delle iniziative più conformi al carisma”.
Paolo Balduzzi
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