Movimento dei Focolari
Molte vie per un mondo unito

Molte vie per un mondo unito

Un viaggio partito nel 1985, quando Chiara Lubich lanciò ai giovani del Movimento dei focolari l’idea di allargare ai coetanei di ogni nazionalità, cultura e convinzione religiosa l’invito a lavorare insieme per costruire un mondo più solidale; un viaggio che già li ha portati lontano, come testimoniano le numerose attività e progetti messi in campo nei Paesi in via di sviluppo, nelle città, o molto più semplicemente là dove questi giovani vivono. Per dare nuova linfa a questo progetto e farlo conoscere a quanti più giovani possibile, i Giovani per un mondo unito si incontrano al Centro Mariapoli di Castelgandolfo dal 19 al 21 febbraio. Un meeting che vuole rilanciare le originarie “vie per un mondo unito” che avevano animato gli inizi del movimento giovanile, e ricominciare – o continuare – a percorrerle oggi insieme ad altri coetanei. Coetanei sempre più diversi in un mondo globalizzato: da chi arriva da lontano a chi non professa un credo religioso, ma che condivide l’impegno ad abbattere quegli ostacoli che ancora si frappongono tra persone di etnia, cultura ed estrazione sociale diversa. L’incontro, che prevede tra l’altro una visita di mezza giornata a Roma, è aperto non solo a chi già conosce i Giovani per un mondo unito, ma anche a chi li accosta per la prima volta. Riflessioni, testimonianze ed incontri si alterneranno a momenti di festa, di amicizia e di lavoro concreto, per dare subito forma alle idee emerse durante il meeting. Le iscrizioni sono aperte fino al 12 febbraio all’indirizzo mail sgmu @ focolare.org, oppure allo 06 94792089 presso la segreteria internazionale e organizzativa Gmu. di Amanda Cima Fonte: Città nuova on line www.mondounito.net I Giovani per un Mondo Unito sono anche su Facebook (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Giancarlo Faletti

Biografia

Giancarlo Faletti è stato Copresidente del Movimento dei Focolari da luglio 2008 a Settembre 2014. Piemontese di Cerro Tanaro (Asti), Faletti nasce il 14 settembre 1940 in una famiglia con grande sensibilità sociale. Pur non avendo ricevuto  un particolare orientamento religioso, in lui matura ben presto l’esigenza di impegnarsi nel mondo giovanile cattolico e, più tardi,  nell’ambito del volontariato cristiano, che lo porta accanto a chi soffre e vive in condizione di povertà. Dopo un periodo di ricerca, nel 1959, incontra la spiritualità di comunione e rimane affascinato dalla proposta di Chiara Lubich a vivere per contribuire alla realizzazione dell’unità della famiglia umana, come chiesto da  Gesù al Padre: «Che tutti siano uno!», lo scopo stesso del Movimento. All’età di venticinque anni decide di donarsi completamente a Dio nella vita della comunità del focolare. Terminati gli studi in economia, trova impiego presso un prestigioso istituto bancario a Torino, dove ricopre incarichi a livello dirigenziale. Nel 1972, dopo vari anni trascorsi nella comunità del focolare di Torino, diventa responsabile di quella di Genova, dove mostra un’attenzione e vicinanza particolare ai giovani. Sono anni in cui proprio tra i giovani fioriscono frutti di santità, come Chiara Luce Badano, recentemente beatificata, e Alberto Michelotti e Carlo Grisolia per i quali è attualmente in corso il processo. Dopo la nomina a delegato responsabile del Movimento per il Lazio, Giancarlo Faletti completa gli studi teologici presso la Pontificia Università Lateranense e nel 1997 è ordinato sacerdote.. Pochi mesi dopo, Chiara Lubich lo nomina delegato responsabile del Movimento per Abruzzo, Sardegna e Roma,  dove rimane fino all’Assemblea del 2008, che lo elegge copresidente del Movimento. Accompagna Maria Voce in visita da Benedetto XVI al termine dell’Assemblea e, a fine gennaio 2009, è presente a Mosca all’intronizzazione del Patriarca Cirillo I. Nel corso degli anni, ha accompagnato la Presidente Maria Voce in vari viaggi in Europa e nel mondo per incontrare le comunità dei Focolari. In tali occasioni ha avuto numerosi contatti con personalità a livello istituzionale, sia civile che ecclesiale. (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Terremoto Haiti

In prima linea nel soccorrere feriti e sfollati. La comunità del Movimento dei Focolari si trova concentrata a Mont-Organisè, città a Nord dell’isola, vicino alla frontiera con la Repubblica Domenicana. Secondo le prime informazioni raccolte da “Living City” di New York, la comunità dei Focolari ha deciso di costruire un centro di accoglienza per famiglie su un pezzo di terreno che era stato loro donato qualche anno fa. Pochi giorni dopo il terremoto, sono arrivati 47.000 dollari necessari per provvedere all’alloggio di venti famiglie. In tanti hanno lasciato la capitale per cercare aiuto proprio nella parte settentrionale del Paese. “Sono arrivati senza niente, hanno perso tutto, non sanno dove andare e non mangiano da parecchi giorni”. Racconta Wilfrid Joachin, coordinatore del Movimento dei Focolari di Mont Organisè. “L’intero Paese è devastato. Qui quasi ogni famiglia ha perso qualcuno nel terremoto. Ora, dopo questo disastro, tutti cercano di spostarsi nelle campagne”. Da Haiti, però, arrivano anche notizie confortanti. “Tutti i bambini che sono parte del progetto internazionale sponsorizzato dal Movimento con le adozioni a distanza sono in salvo”, afferma Joachin. Si sta organizzando anche un centro distribuzione per vestiario, cibo e medicinali. Gli aiuti arrivano tramite la comunità del Focolare presente nella Repubblica Dominicana. Il dottor Modesto Herrera, membro del Focolare, insieme ad altri 150 dottori, infermieri e volontari è partito da La Romana, una città Dominicana raggiungendo in pullman  Port-au-Prince, col progetto di fermarsi ad Haiti per cinque giorni. “La gente ci aspettava alla Chiesa Evangelica, dove eravamo alloggiati. Alcuni di noi hanno lavorato nei rifugi da campo, altri negli ospedali, prendendo cura di 300 persone al giorno. La cosa più bella è stato costruire rapporti con loro”. Un segno di speranza è anche la solidarietà che il terremoto ha provocato nella popolazione della Repubblica Domenicana, che ha aperto immediatamente le frontiere per accogliere negli ospedali i feriti haitiani, mettendo da parte anni di pregiudizi culturali e ostilità fra i due Paesi. “Forse che Dio voglia che ci destiamo e guardiamo a queste persone, nostri fratelli, che vivono accanto a noi?”, ha scritto il Vescovo Francisco Ozoria, Presidente della Commissione Pastorale Haitiana nella Repubblica Dominicana. “Dio fa fiorire la vita sulle macerie, una nuova vita rinascerà per la gente di Haiti grazie alla solidarietà di tutti”. (altro…)

Christian-Buddhist dialogue

The Symposium is organised by the Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, in collaboration with the Focolare Movement and the Rissho Kosei-Kai, the Buddhist lay Movement which has been active over a number of decades in inter-religious dialogue at a worldwide level.

The title of the congress ‘Dharma, Compassion and Agape in today’s world’, has a subtitle that is particularly relevant to the problems of today’s world: ‘What answer can Religions give to the challenges of globalisation?’ The fact that it was the Buddhist participants to propose this theme is significant and goes to show that it is a problem that affects men and woman in all countries whatever their religion or background.

There are some 150 participants from Japan, Korea, Taiwan, Singapore, Philippines, Sri Lanka, Bangladesh, India, England and Italy. Among these will be thirty monks – Master’s students from the Buddhist University of Chiang Mai – who will be present as observers.

Leaders of many religions will be present at the opening ceremony this afternoon at the Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara temple. Archbishop Salvatore Pennacchio, Papal Nunzio in Thailand, will be the guest of honour, together with Mons Andrew Vissanu Thaya-anan, Undersecretary of the Pontifical Council for Inter-religious Dialogue, and the new Archbishop of Bangkok, Mons Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, and Mons Chusak Sirisut, bishop of Nakhon Ratchasima, President of the Thai Episcopal Conference’s Commission for Inter-religious Dialogue and the bishop of Chiang Mai Diocese, Mons Francis Xavier Vira Arpondratana. The Rissho Kosei Kai Movement is represented by its President Nichiko Niwano, who will deliver an address.
Also speaking at the ceremony and representing the Theravada Buddhists, will be the highest authority in the Chiang Mai area – Phra Tepkosol – and Phra Thammankalajarn (also known as Ajahn Thong Sirimankalo), who has offered his Vipassana Meditation Centre, at the Temple where he is Abbot, as the venue for the meeting.
Representatives from other organisations will also be present including the Director of the Office of Relations with Religions and Culture of the World Council of Churches in Geneva, Dr. Shanta Premawardhane.

The Symposium follows on from two others which were held in Rome, in 2004 and 2008, and one hosted by the Rissho Kosei Kai and Tendai-shu in Osaka in 2006 and wants to put Christian love and Buddhist compassion at the basis of all that will take place over the next few days. This was very much the spirit of the previous meetings, committing each participant to a sincere search for what unites in order to contribute to the growth of universal brotherhood.

On 3 February the President of the Focolare Movement Maria Voce, who is visiting Asia at the moment, will also speak, and on 5 February she will address the monks at the Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai.

Budistas e cristãos em diálogo

O simpósio foi organizado pela Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University, de Chiang Mai, em colaboração com o Movimento dos Focolares e a Rissho Kosei-kai, movimento leigo budista que há vários decênios atua como protagonista no diálogo inter-religioso mundial.

O tema do encontro, “Darma, Compaixão e Ágape no mundo contemporâneo”, tem um sub-título em grande sintonia com as problemáticas do mundo atual: “A resposta das religiões aos desafios do mundo globalizado”. É significativo que tenham sido os próprios interlocutores budistas a desejarem que tal problemática fosse abordada durante o Simpósio, o que veio a confirmar a sua transversalidade, que chega a homens e mulheres de qualquer país, prescindindo das culturas e das religiões.
Os participantes são cerca de 50 pessoas, provenientes do Japão, Coréia, Taiwan, Cingapura, Filipinas, Sri Lanka, Bangladesh, Inglaterra e Itália. Entre eles, como observadores, estarão presentes cerca de 30 monges, estudantes de pós-graduação na universidade budista de Chiang Mai.

Na cerimônia de abertura, realizada no templo de Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara, estiveram presentes autoridades de várias religiões. O arcebispo Salvatore Pennacchio, Núncio Apostólico da Tailândia, foi hóspede de honra, juntamente a d. Andrew Vissanu Thaya-anan, sub-secretário do Pontifício Conselho para o Diálogo inter-religioso, o novo arcebispo de Bancoc, d. Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, d. Chusak Sirisut, bispo de Nakhon Ratchasima e presidente da Comissão para o diálogo inter-religioso da Conferência Episcopal Tailandesa, e o bispo da diocese de Chiang Mai, d. Francis Xavier Vira Arpondratana. A Rissho Kosei Kai está sendo representada pelo seu presidente, Nichiko Niwano, que dirigiu uma mensagem aos presentes. Por parte do budismo theravada, teve a palavra, durante a cerimônia, a maior autoridade da região de Chiang Mai – Phra Tepkosol – e Phra Thammankalajarn (também conhecido como Ajahn Tohng Sirimankalo), que ofereceu o seu centro de meditação vipassana, adjacente ao templo do qual é titular, para o desenvolvimento do Simpósio. Houve também a presença de representantes de instituições. Significativa foi ainda a participação do Diretor da Secretaria para as Relações com religiões e culturas do Conselho Mundial de Igrejas, de Genebra, dr. Shanta Premawardhane.

O Simpósio dá continuidade a outros dois, realizados em Roma em 2004 e 2008, e ainda àquele, cujos anfitriões foram os Movimentos Rissho Kosei Kai e Tendai-shu, em Osaka (Japão), em 2006. O amor cristão e a compaixão budista serão a base de tudo o que acontecerá nos próximos dias. Foi este o espírito que caracterizou os simpósios precedentes, quando cada participante comprometeu-se a uma busca sincera daquilo que une, para contribuir ao crescimento da fraternidade universal.

No dia 3 de fevereiro falará a presidente do Movimento dos Focolares, atualmente em visita à Ásia, Maria Voce, será recebida ainda na Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University, de Chiang Mai, dia 5 de fevereiro, quando falará aos monges. 
 

Bouddhistes et chrétiens en dialogue

Le symposium est organisé par la Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, en collaboration avec le mouvement des Focolari et du Rissho Kosei-Kai, le mouvement bouddhiste laïc acteur du dialogue interreligieux à l’échelle mondiale depuis plusieurs décennies.

Le thème de la rencontre, “Dharma, compassion et agapè dans le monde d’aujourd’hui”, a un sous-titre particulièrement en phase avec les problématiques du monde d’aujourd’hui: “La réponse des religions aux défis posés par un monde globalisé”. Il est révélateur que ce soient les interlocuteurs bouddhistes qui souhaitent aborder un tel sujet lors du symposium, comme pour confirmer son caractère transversal, qui invite des hommes et des femmes de tous pays à faire abstraction de leurs différences culturelles et religieuses.

Les participants à la rencontre, venus du Japon, de Corée, de Taïwan, de Singapour, des Philippines, du Sri Lanka, du Bangladesh, de l’Inde, d’Angleterre et d’Italie, seront environ cinquante. Une trentaine de moines étudiants en master à l’université bouddhiste de Chiang Mai se joindront à eux en tant qu’observateurs.

Des dignitaires représentant diverses religions assisteront à la cérémonie d’ouverture, qui aura lieu cet après-midi dans le temple de Wat Phrathat Sri Chomthong Voravihara. L’archevêque Mgr. Salvatore Pennacchio, nonce apostolique en Thaïlande, sera l’hôte d’honneur, avec Mgr. Andrew Vissanu Thaya-anan, sous-secrétaire du Conseil pontifical pour le dialogue interreligieux, le nouvel archevêque de Bangkok, Mgr. Francis-Xavier Kriengsak Kovithavanij, Mgr. Chusak Sirisut, évêque de Nakhon Ratchasima, président de la Commission pour le dialogue interreligieux de la Conférence épiscopale thaïlandaise, et l’évêque du diocèse de Chiang Mai, Mgr. Francis Xavier Vira Arpondratana. Le mouvement de la Rissho Kosei Kai sera représenté par son président, Nichiko Niwano, qui adressera un message aux personnes présentes. Du côté du courant bouddhiste therawada, interviendront au cours de la cérémonie: la plus haute autorité de la zone de Chiang Mai – Phra Tepkosol – , ainsi que Phra Thammankalajarn (connu aussi sous le nom d’Ajahn Tohng Sirimankalo), qui a mis à disposition son centre de méditation vipassana pour la rencontre, dans le temple dont il est propriétaire. Est également prévue la présence de représentants de différentes institutions. La participation du directeur du Bureau des relations avec les religions et les cultures auprès du Conseil mondial des Églises de Genève, le Dr. Shanta Premawardhane, est significative.

Le symposium s’inscrit dans la continuité des deux autres qui se sont tenus à Rome, en 2004 et en 2008, et de celui qui a été accueilli par la Rissho Kosei Kai et Tendai-shu à Osaka, en 2006. Il s’est fixé pour objectif de placer à tout moment l’amour chrétien et la compassion bouddhiste au cœur de tous les événements à venir au cours de ces prochains jours. C’est l’esprit qui a caractérisé les symposiums précédents, en invitant chaque participant à rechercher sincèrement ce qui nous unit, afin de nous aider à grandir pour construire la fraternité universelle.

Le 3 février, la présidente du mouvement des Focolari, qui se trouve actuellement en Asie, interviendra elle aussi. Maria Voce est également attendue à la Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University of Chiang Mai, où elle s’exprimera devant les moines, le 5 février.

febbraio 2010

Gesù si presenta come colui che realizza le promesse divine e le aspettative di un popolo la cui storia è tutta segnata dall’alleanza, mai revocata, con il suo Dio.
L’idea della porta assomiglia e si spiega bene con l’altra immagine usata da Gesù: “Io sono la via, nessuno va al Padre se non attraverso di me” Cf Gv 14,6. Dunque lui è veramente una strada e una porta aperta sul Padre, su Dio stesso.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Cosa significa concretamente nella nostra vita questa Parola?
Sono tante le implicazioni che si deducono da altri passi del Vangelo che hanno attinenza con il brano di Giovanni, ma fra tutte scegliamo quella della “porta stretta” attraverso la quale sforzarsi di entrare Cf Mt 7,13 per entrare nella vita.
Perché questa scelta? Perché ci sembra quella che forse più ci avvicina alla verità che Gesù dice su se stesso e più ci illumina sul come viverla.
Quando diventa, egli, la porta spalancata, pienamente aperta sulla Trinità? Là dove la porta del Cielo sembra chiudersi per lui, egli diviene la porta del Cielo per tutti noi.
Gesù abbandonato  è la porta attraverso la quale avviene lo scambio perfetto tra Dio e l’umanità: fattosi nulla, unisce i figli al Padre. E’ quel vuoto (il vano della porta) per cui l’uomo viene in contatto con Dio e Dio con l’uomo.
Dunque lui è la porta stretta e la porta spalancata nello stesso tempo, e di questo possiamo farne esperienza.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Gesù nell’abbandono si è fatto per noi accesso al Padre.
La parte sua è fatta. Ma per usufruire di tanta grazia anche ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, che consiste nell’accostarsi a quella porta e nel passare al di là. Come?
Quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma o da una disgrazia imprevista o da una malattia assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù che tutte queste prove, e mille altre ancora, ha impersonato.
Sì, egli è presente in tutto ciò che ha sapore di dolore. Ogni nostro dolore è un suo nome.
Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono lui, perché egli le ha fatte sue. Basterà dirgli, con fede: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene” Cf Mc 15,34 e Mt 27,46, basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue” sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare al di là della porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita.

Chiara Lubich

Questo commento, pubblicato per intero, si trova in Città Nuova, 25.3.1999, n.6, p.47

(altro…)

Molte vie per un mondo unito

90 anni fa nasceva Chiara Lubich

Carissima Eli, oggi Chiara avrebbe compiuto 90 anni. In questo lasso di tempo l’umanità ha percorso un certo cammino. In questa prospettiva, secondo te che le sei stata vicino così a lungo, quale portata storica ha la sua figura? “Mi sembra che Dio nella storia mandi, in ogni epoca, un carisma per particolari bisogni dell’umanità. In quest’epoca c’è una tensione all’unità, politica, commerciale… Ne sono testimonianza l’Europa unita, l’ONU, il dialogo ecumenico che prima non esisteva. Il Concilio Vaticano II ha aperto le porte alle altre chiese e anche alle altre religioni. Per il carisma dell’unità si può dire che c’era un contesto storico preparato. Il carisma di Chiara, che si può riassumere nelle parole di Gesù “che tutti siano Uno”, è proprio l’unità portata alla massima estensione: “tutti Uno”. Il suo carisma si rivolge a tutti i figli di Dio che è Amore, per cui tutti sono fatti per amare. Chiara, puntando su questa natura dell’uomo, non ha avuto limiti nel creare rapporti con tutti. La sua intuizione che è l’amore scambievole che porta all’unità è stata una novità! La scoperta che si può andare a Dio insieme, in comunione, passando di pienezza in pienezza.” E’ stato più volte evidenziato, anche dalle più eminenti personalità della Chiesa, il “dono di profezia” che Chiara possedeva. Potresti fare menzione di qualcuna delle sue intuizioni che, in certo senso, si sono avverate? “Un fatto: si era agli inizi del Movimento, e nella festa di Cristo Re lei ha invitato le sue prime compagne a chiedere ciò che si leggeva nella Scrittura: “…chiedimi e ti darò in eredità le genti…e le terre più lontane”. E lei, ancora in vita, ha visto arrivare questo spirito evangelico in 184 nazioni del mondo, cioè quasi in tutte… Un’altra novità – sulle orme dei Padri della Chiesa –, la presenza di Gesù là “dove due o tre sono riuniti” nel Suo nome. La Sua presenza tra lei e le sue prime compagne che saziava tutte le loro aspirazioni, era un’esperienza nuovissima. Pure la comunione dei beni e l’unità – ne parlavano solo i comunisti – , la Parola del Vangelo – i protestanti -…. L’atteggiamento di apertura e di mettere in rilievo il positivo delle altre chiese, avviando un dialogo ecumenico; anche quello interreligioso, e con tutti gli uomini di buona volontà… tutte cose che hanno poi affermato, prima il Concilio, poi i Papi, e che ora fanno parte della vita della Chiesa. Anche l’esperienza portata avanti con il popolo Bangwa in Africa… – esempio della nuova evangelizzazione -, incominciata già negli anni sessanta. Pure l’importanza dei laici “per fare strada” alla Chiesa istituzionale, nei vari campi umani. E qui si può meglio capire perché Dio abbia scelto una donna, per costruire l’unità fra tutti. “L’Opera di Maria – noi l’abbiamo scritto negli Statuti, voluto da lei e sancito dalla Chiesa – desidera essere – per quanto è possibile – una presenza di Maria sulla terra e quasi una sua continuazione”. C’è una sua forte esperienza spirituale sotto questo desiderio.” Come era il rapporto di Chiara con i giovani e cosa significavano per lei? “Lei aveva un rapporto privilegiato con i giovani, perché sentiva che non avevano bisogno di perdere tante cose come forse gli adulti. Li sentiva più liberi e si trovava benissimo con loro, soprattutto con i giovanissimi. Credeva nella loro natura “incontaminata” e aveva con loro un rapporto diretto, semplice, spontaneo. Era entusiasta di vedere che i giovani sono portati ai grandi ideali, che sembra a loro tutto possibile; e il suo era un ideale grandissimo, positivamente utopico, i giovani ne erano attirati. Lei ha fatto una “rivoluzione” già nel modo semplice di rapportarsi con loro, con i suoi gesti, la normalità della proposta di realizzare sé stessi facendo la volontà di Dio, la santità alla portata di tutti. Riceveva tante lettere dai giovani che volevano imitarla nel seguire Dio, impegnarsi a vivere il Vangelo, a dare tutto… Come quando ha lanciato l’Economia di Comunione: è andata subito dai giovani studenti e li ha sfidati, incoraggiati a prepararsi bene, per portarla avanti. Quando ha iniziato la sua avventura era una giovane e circondata da compagne più giovani ancora di lei. Insomma, ha avuto sempre una grande fiducia nei giovani.” Cosa pensi che ci direbbe Chiara, oggi? “Ci direbbe ancora: amatevi scambievolmente, come Gesù ci ha amato. Questo penso.” (altro…)

Haiti dopo il terremoto

Tutti siamo stati partecipi in questi giorni della dolorosa situazione di Haiti e delle terribili conseguenze del fortissimo terremoto che ha devastato quelle terre. Dal primo momento abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà dalla famiglia del Focolare di tutto il mondo, con richieste di notizie e assicurazioni di preghiere per le molte vittime e per la nazione tutta. Sei giorni dopo il devastante terremoto siamo riusciti a parlare telefonicamente con Wilfrid Joachin, coordinatore locale del Focolare, che vive a Mount-Organisé, una città nel nord di Haiti. Joachin fa un punto della situazione di questa parte del Paese: “Due dei nostri amici che studiano a Port-au-Prince sono sopravissuti. Quasi tutte le famiglie hanno perso uno o più dei loro membri nel terremoto, perché molte persone dai villaggi abitano temporaneamente nella capitale per studi o per lavoro. Una famiglia a Carice ha perso sette dei suoi otto figli. In questo momento, come conseguenza della distruzione a Port-au-Prince, tutti cercano di andare via dalla città, verso la campagna”. “Molta gente della capitale è arrivata a Ounaminthe (città del nord-est, situata sulla frontiera con la Repubblica Dominicana), senza niente in mano, perché hanno perso tutto quanto avevano a Port-au-Prince. E non sanno dove andare, senza mangiare da giorni ed elemosinando cibo e alloggio. Lo stesso accade in altre città, come Mount-Organisé, Savanette, Carice. Tutto il Paese è distrutto, rasato al suolo dal grande disastro. Noi siamo venuti con l’idea di costruire un centro per le famiglie povere”. Alcuni anni fa al Movimento dei Focolari in Haiti è stato dato un appezzamento di terra. Joachim e gli altri membri stanno adesso sviluppando un progetto per una costruzione che provvederà alloggio a venti famiglie. Nel frattempo, sarà allestito un centro di distribuzione di abiti, alimenti e di aiuto sanitario. C’è un ospedale vicino a Mount-Organisé e – continua Joachin – “ci prenderemo cura noi di queste famiglie, anche se le nostre risorse sono scarse”. Il gruppo dei Focolari in Haiti dipende molto dall’aiuto dall’esterno per essere in grado di portare a compimento questo progetto. Perciò, si fa appello alla generosità di quanti vorranno aiutare. Si può partecipare da subito. Per informazioni contattare: toronto@focolare.ca (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Emergenza Haiti

Seguiamo con trepidazione gli aggiornamenti sul terremoto che ha devastato Haiti, il paese più povero del continente americano, e ridotto la capitale Port-au-Prince in un cumulo di macerie. In tutto il Movimento è scattata una vasta azione di solidarietà per contribuire alla grave emergenza e, non appena possibile, alla ricostruzione. Intanto, possiamo rassicurare i sostenitori del progetto “Sostegno a distanza” che i bambini inseriti nel programma educativo in atto nel nord est di Haiti, a Mont Organisé, stanno bene. “Tutti sono salvi, si è avvertita qualche scossa, ma senza nessun danno. Ma tutti hanno familiari a Port-au-Prince, e di loro è stato impossibile avere notizie”.  È quanto ha fatto sapere la comunità del Movimento dei Focolari in Haiti, dove da quasi trent’anni è sorta e si è sviluppata, grazie agli stretti legami con il Movimento in Canada, anche attraverso il sostegno economico a distanza e altre iniziative. Chi desidera partecipare a questa azione di solidarietà, può versare il proprio contributo a: Giovani per un Mondo Unito (GMU) -Conto corrente intestato a “PAMOM – Fondo Mondo Unito” Intesa San Paolo, Filiale di Grottaferrata Via delle Sorgenti, 128 – 00046 Grottaferrata (Roma) Italia Codice IBAN: IT04  M030  6939  1401  0000  0640  100 Codice BIC: BCITITMM Causale: Terremoto Haiti Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” (AMU) -Conto corrente postale n. 81065005 -Banca Etica, Filiale di Roma, Via Parigi, 17 – 00185 Roma, Italia Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice BIC: CCRTIT2184D Causale: Solidarietà per Haiti (I contributi versati sono deducibili dal reddito) AFN Azione per Famiglie Nuove – Onlus Sostegno a distanza via Isonzo,42 00046 Grottaferrata (Roma) – Conto corrente postale n. 48075873 – Conto corrente bancario presso: BANCA PROSSIMA Cod. IBAN IT55K0335901600100000001060 Causale: Solidarietà per Haiti (I contributi versati sono deducibili dal reddito) (altro…)

Molte vie per un mondo unito

La nuova Città Nuova!

Abbiamo chiesto a Paolo Lòriga, capo redattore di Città Nuova, di raccontarci del nuovo formato della rivista:

"Non crediamo alla Befana. Ve lo assicuriamo. Ma è altrettanto vero che dal 7 gennaio sono incominciati a piovere in redazione un sacco di doni: lettere, e-mail, telefonate e sms. Prima sommessamente, poi sempre di più, quasi un crescendo rossiniano a mano a mano che le italiche poste – con l’abituale non affrettato incedere – provvedevano a consegnare agli abbonati il primo numero del 2010 della rivista. Quello con la nuova veste grafica e la mutata fisionomia interna.

I lettori ci continuano a dire – quasi scusandosi – che è solo un giudizio immediato, che hanno solo sfogliato la nuova rivista, che non hanno ancora letto nulla, che avrebbero dovuto prima esaminarla con cura, ma che non avevano resistito al desiderio di comunicare subito alla redazione il proprio gradimento.

E noi siamo caduti nella più banale delle tentazioni: quella di gioire del risultato ottenuto. Perché – almeno per quanto riguarda una rivista che si rinnova – vale nel modo più assoluto il detto che la prima impressione è quella che conta.

Eppure, diciamola tutta, il progetto varato costituisce un robusto mutamento per adeguare la rivista alla grafica e allo stile di oggi, in modo da rendere più efficace ed attuale il messaggio di fraternità universale che Città Nuova diffonde dal 1956.

Così, una volta lanciato il numero, abbiamo atteso i primi segnali di riscontro. Ed ecco che è piaciuto molto il formato più compatto (2,5 cm più basso e 1 più stretto) – «Si porta meglio in borsa», chiarivano le signore –, la carta più bianca e antiriflesso, il carattere tipografico che migliora la leggibilità. E poi, pagine ariose, articoli brevi, approfondimenti più ampi. Graditi anche il ritmo più brioso, le numerose rubriche, le novità sino all’ultima pagina.
Ma fermiamoci qua. È meglio. Intanto perché aspettiamo il salutare manifestarsi di perplessità e critiche. E poi perché in redazione abbiamo visto di questo primo numero sufficienti insufficienze che ci spingono a porre rimedio già nel numero a cui stiamo lavorando.

In ogni modo, sentendo i primi giudizi dei lettori, il risultato complessivo è davvero lusinghiero. Ma va anche detto che non è merito esclusivo della redazione. La rivista, si sa, è espressione della vita e delle idee del Movimento dei focolari in Italia. Così da qualche anno la redazione s’è messa in più attento ascolto delle esigenze e dei desideri delle comunità, incontrando tantissime persone nelle loro città o avviando un dialogo (anche attraverso questionari) nelle decine di convegni annuali svoltisi presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. A questi si sono aggiunti appuntamenti specifici con i collaboratori della rivista, con gli esperti e gli editorialisti, nonché con i dirigenti centrali del movimento, incominciando dalla presidente Maria Voce e dal copresidente Giancarlo Faletti.

Quanto mai ricche le annotazioni ricavate da un vasto pubblico partecipe e vario, fiducioso ed esigente. Tra le tante sintonie riscontrate, una svettava con enorme chiarezza: vedere confermata una rivista che ha la sua marcata identità spirituale e culturale e un’altrettanto chiara apertura e universalità. Due fattori che sembrano oggi stare in permanente conflitto.

Ma se Città Nuova è figlia del carisma dell’unità, se è espressione dell’eredità lasciata da Chiara Lubich, quei due elementi devono invece non solo richiamarsi a vicenda, ma risultare complementari sin nel midollo. Solo chi ha un’identità certa si apre in modo sereno e mite al rapporto costruttivo con chiunque, perché consapevole dell’alta dignità di ciascuno.

A fine settembre, per un’intera settimana, la redazione ha elaborato il progetto generale della nuova creatura. Lì ci siamo convinti che questa volta non potevamo appaltare all’esterno il lavoro di ideazione e realizzazione. La sfida completa doveva essere raccolta da noi. Sappiamo infatti che nella comunicazione forma e contenuto sono inscindibili. Per il laboratorio d’unità che è la redazione, questo vale ancora di più. Da allora una corsa impegnativa e appassionante sino alla vigilia di Natale. Poi l’attesa e la sospensione   sino ai doni della Befana. Il cantiere, comunque, rimane aperto."

di Paolo Lòriga

Molte vie per un mondo unito

La jeune Chiara « Luce » Badano sera bientôt appelée bienheureuse.

"Le décret officiel, signé par Benoit XVI, qui reconnaît le chemin de sainteté parcouru par la Gen Chiara Luce Badano vient d’être publié. La béatification de Chiara Luce est proche."
"Première parmi les membres de l’Œuvre à avoir franchi cette étape, elle nous encourage à croire à la logique de l’Évangile, celle du grain de blé qui, tombé en terre, meurt et produit beaucoup de fruits.
Son exemple nous aidera à faire connaître la lumière du charisme et à annoncer au monde que Dieu est Amour".

C’est ainsi que la présidente du mouvement des Focolari, Maria Voce, a annoncé la nouvelle aux membres du Mouvement dans le monde entier.

Qui est cette jeune fille, décédée en 1990 à l'âge de 18 ans?
Elle naît à Sassello, au nord de l’Italie, le 29 octobre 1971. Elle grandit dans une famille simple qui lui transmet la foi. Douée, belle et sportive, elle a beaucoup d'amis qui la considèrent comme une fille à la fois ordinaire et extraordinaire. Elle adhère à un groupe de Gen (Génération Nouvelle) du Mouvement des Focolari, où elle découvre Dieu comme Amour et l'idéal de sa vie.
Elle s'engage à faire, par amour, la volonté de Dieu dans chaque moment de sa vie. Elle entretient une profonde amitié avec Jésus, qu’elle reconnaît dans le prochain; préférant les petits, les humbles et les pauvres, y compris les enfants d'Afrique, où elle rêve de se rendre en tant que médecin.
A 17 ans, atteinte d'un cancer des os, elle accueille la maladie en s'appuyant sur l'amour de Dieu. Face à la souffrance, elle répète: «Si tu le veux, Jésus, je le veux moi aussi."
Ceux qui la côtoient ressentent sérénité, paix et joie. "Chiara Luce" (Claire Lumière, ndlr) – c’est ainsi que Chiara Lubich aimait l’appeler – envoie un message à ses amis : «Les jeunes sont l'avenir. Je ne peux plus courir, par contre je peux leur transmettre le flambeau comme aux Jeux Olympiques. Ils n'ont qu'une vie et il vaut la peine de bien la vivre ». 

Le 7 octobre 1990, sa vie courte et lumineuse se termine. Ses derniers mots sont adressés à sa mère: «Maman, sois heureuse, car je le suis." 
Sa vie est le témoignage d’un « oui » inconditionnel à l'amour de Dieu, une répétition du « oui » depuis son plus jeune âge, un « oui » qui a été capable de transformer la maladie en un chemin de lumière vers la plénitude de la Vie.
L'écho de sa sainteté se propage progressivement.
La cause de sa béatification, ouverte en 1999 par Mgr Livio Maritano, évêque d'Acqui, a fait aujourd'hui un pas décisif par la reconnaissance du miracle de guérison qui a eu lieu à Trieste.
 

Journey to Asia: parting thoughts

 “I am really happy to go to Asia, I am full of joy, though I feel the responsibility, and I am apprehensive about so much that is unknown to me. The joy of meeting these cultures is greater, however. Sure, I think, I’m going to huge countries like Japan and Korea, and I’ll be there for four days. What can I understand in four days? Our way of understanding is not to discover every detail, but to encounter the soul of each people even through just one representative.

The most important thing is to establish relationships. One of these relationships, of course, is the dialogue with the Buddhist movement Rissho Kosei Kai. I think this is very important, because it is part of a continuing experience that began with Chiara thirty years ago, and must not stop: it must receive a new boost.

The contact with Thai Buddhism will be very important, when I take part in the symposium in Bangkok and meet Buddhist monks in Chiang Mai.  The most important aspect of this will be establishing personal relationships with the Grand Master, and with the leadership of Rissho Kosei Kai, and even with just one representative of those peoples who can help me understand their lives.

I am also going to thank these peoples for the way they have welcomed the Ideal of unity, which in some way goes beyond the diversity of religions, and which aims to create new people, who are able to live together, share the life of this planet, and build a new humanity. I also want to thank them for having given us many so men and women focolarini, spread throughout the world, who are contributing to this work for fraternity.”

(Interview by Carla Cotignoli of SIF ( Servizio Informazione Focolari))
 

Viagem à Ásia: na hora da partida

“Sinto-me muito feliz por fazer esta viagem à Ásia, sinto uma grande alegria, mesmo se sinto a responsabilidade, o temor de tantas coisas desconhecidas. Mas é mais forte da alegria de ir ao encontro destas culturas. Vem também o pensamento de que eu vou a estes grandes Países como o Japão, a Coreia. Detenho-me lá quatro dias, e o que é que eu posso entender em quatro dias? Mas o nosso modo de entender não é conhecer todos os detalhes, mas encontrar a alma daquele povo, talvez através de um encontro com uma pessoa que representa para mim o povo e a sua ralidade. A relação, parece-me, é a coisa mais importante

Naturalmente, entre estas relações está o diálogo com o movimento budista Rissho Kosei-Kai. Parece-me muito importante, porque vem precisamente continuar uma experiência de relações iniciada por Chiara, há 30 anos, e que com a sua partida, não só não deve cessar, mas deve adquirir um novo impulso.

Será importante também o contato com o budismo da Tailândia, através da participação no Simpósio, que vai ter lugar em Banguecoque, e depois com os monges budistas em Chiang Mai… Mas mais importante será a relação pessoal que poderei estabelecer com o Grande Mestre, com os responsáveis da Rissho Kosei-Kai, ou também simplesmente com uma pessoa do povo que talvez me dê o sentido da vida deles.

Vou também para agradecer a estes povos o fato de terem acolhido a mensagem do Ideal da unidade que, num certo sentido, vai para além da diversidade das filiações religiosas, que quer construir homens novos, capazes de viver juntos, de conviver neste planeta e de construir uma humanidade nova. Vou agradecer-lhes também o fato de terem doado tantas e tantos focolarinos, agora espalhados pelo mundo, que contribuem para a busca desta fraternidade.”

(entrevista a cargo de Carla Cotignoli do Serviço de Informação dos Focolares)

Molte vie per un mondo unito

Maria Voce in Asia: in dialogue with Buddhists in Japan and Thailand

Maria Voce, Focolare president, leaves on her first trip to Asia with the Pope’s blessing, “in the hope of numerous graces”. His blessing is “extended to all the communities in the countries to be visited, which are especially close to the Pope’s heart.” So said the letter signed by Cardinal Tarcisio Bertone, Vatican Secretary of State.

The programme includes: Korea (6-10/1), Japan (11-16/1), Philippines (17-31/1 including Tagaytay, Manila and Cebu), Thailand (1-20/2 including Bangkok and Chiang Mai)

Of particular importance are the interfaith meetings. In Tokyo, Japan, on 15 January Maria Voce has been invited to address 5000 adherents of the lay Buddhist movement Rissho Kosei Kai (RKK), while on 3 February in Bangkok, Thailand, she will speak at the IVth Christian-Buddhist symposium on the subject, “Dharma and Buddhist compassion – Christian Agape in the world today.” The symposium has been jointly organised by the Mahachulalongkorn University in Chang Mai, the Focolare Movement and the RKK, and there will be participants from Thailand, Japan, Taiwan, the Philippines, USA, Great Britain and Italy. While in Thailand, Maria Voce will meet Grand Master Ajahn Tong and will speak to young Buddhist monks at the Mahachulalongkorn University.

“This dialogue is in continuity with that begun 30 years ago by Chiara Lubich. After her departure, it must not stop, it must receive a new boost,” said Maria Voce. In 1981, at the invitation of Nikkyo Niwano, Chiara Lubich had shared her Christian experience in Tokyo with over 10000 adherents of the RKK, sowing the seeds of a dialogue of life that has developed over the years.

“The Focolare movement in Thailand has many Buddhist friends that share this Ideal and who are working together for a more united world, and for lasting peace for all,” declared the Buddhist monk Pra Thongrattana at Chiara Lubich’s funeral. Bearing a message from Grand Master Ajahn Tong, he had said,“Chiara is the one who brought light to a world in darkness.”
 
In each city she visits, Maria Voce will go to meet the local Catholic Bishop, and will also meet the Focolare community.
In Korea, her programme includes a meeting with a small group of parliamentarians who belong to the Focolare’s Political Movement for Unity.
In the Philippines, on 28 January in Manila, she will take part in a round table during the meeting for all the Bishops and clergy of that country, an event which happens every ten years.
 

Maria Voce na Ásia: etapas no Japão e na Tailândia marcadas pelo diálogo com o budismo

Com a benção do Papa Bento XVI, “como auspício de copiosas graças”, terá início a primeira viagem ao continente asiático da presidente dos Focolares, Maria Voce. Benção que “estende se às comunidades dos países visitados, queridos de maneira especial ao coração do Papa”. Da carta assinada pelo cardeal Tarcisio Bertone, Secretário de Estado.

As etapas programadas: Coréia (6-10/01); Japão (11-16/01); Filipinas (17-31/01, com visitas a Tagaytay, Manila e Cebu); Tailândia (1-20/02, com visitas a Bangkok e Chiang Mai).

Revestidos de uma importância especial serão os encontros inter-religiosos, no Japão, em Tóquio, dia 15 de janeiro, onde Maria Voce foi convidada a falar para 5 mil aderentes do Movimento budista leigo Rissho Kosei-kai. E na Tailândia, em Bangkok, dia 3 de fevereiro, quando falará no IV Simpósio cristão-budista, sobre o tema “Darma e compaixão budista – Ágape cristã, no mundo contemporâneo”, promovido pela Universidade Mahachulalongkorn, de Chiang Mai, pelo Movimento dos Focolares e pela Associação japonesa Rissho Kosei-kai. Além da Tailândia haverá participantes do Japão, Taiwan, Filipinas, Estados Unidos, Inglaterra e Itália.
Ainda na Tailândia, em Chiang Mai, encontrará o Grande Mestre Ajahn Thong e falará aos jovens monges budistas da Universidade Mahachulalongkorn.

“É um diálogo que prossegue o iniciado, cerca de 30 anos atrás, por Chiara Lubich; não deve arrefecer com a sua morte, mas tomar um novo impulso” – declarou Maria Voce. Foi, de fato, naquela mesma moldura que, em 1981, Chiara falou da sua experiência cristã a mais de 10 mil aderentes da RKK, a convite do seu fundador, Nikkyo Niwano, lançando as sementes de um diálogo da vida, que teve grandes desenvolvimentos.

“O Movimento dos Focolares na Tailândia tem muitos amigos budistas que compartilham este Ideal e colaboram para a realização de um mundo mais unido, a fim de que exista paz duradoura para toda a humanidade”, declarou o monge tailandês Pra Thongrattana, durante o funeral de Chiara. E, naquela ocasião, transmitindo a saudação do Grande Mestre Ajahn Thong, afirmou que para este “Chiara é aquela que traz uma luz ao mundo, para quem se encontra nas trevas”.

Em cada uma das cidades por onde Maria Voce passar visitará o bispo local e terá encontros com as comunidades do Movimento.
Na Coréia está programado também um encontro com o grupo de deputados que aderem ao Movimento Político pela Unidade, dos Focolares.
Nas Filipinas, em Manila, dia 28, participará de uma mesa redonda, durante um grande encontro que reúne, a cada dez anos, todo o clero filipino, com os seus bispos.

gennaio 2010

Dal 18 al 25 gennaio in molte parti del mondo si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, mentre in altre si celebra a Pentecoste.
Come ricordiamo, Chiara soleva commentare il versetto biblico scelto via via per tale occasione con la Parola di vita dello stesso mese.

Quest’anno la frase biblica per la Settimana di preghiera è: “Di questo voi siete testimoni” (Lc 24,48). Per aiutarci a viverla proponiamo questo testo di Chiara come “richiamo pressante” a noi cristiani di testimoniare insieme la presenza di Dio al mondo.

«Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il 'Dio-con-loro'»

La Parola di Dio di questo mese ci interpella. Se vogliamo essere parte del suo popolo dovremo lasciarlo vivere fra noi.
Ma come è possibile questo, e come fare per pregustare un po', fin da questa terra, quella gioia senza fine che verrà dalla visione di Dio?
E' proprio questo che Gesù ci ha rivelato, è proprio questo il senso della sua venuta: comunicarci la sua vita d'amore col Padre, perché anche noi la viviamo.
Già da ora noi cristiani potremo vivere questa frase ed avere Dio fra noi. Averlo fra noi richiede, come affermano i Padri della Chiesa, certe condizioni. Per Basilio è vivere secondo la volontà di Dio, per Giovanni Crisostomo è l'amare come Gesù ha amato, per Teodoro Studita è l'amore reciproco, e per Origene è l'accordo di pensiero e di sentimenti per giungere alla concordia che "unisce e contiene il Figlio di Dio"  .
Nell'insegnamento di Gesù c'è la chiave per far sì che Dio abiti fra noi: "Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi" (cf Gv 13,34). E' l'amore reciproco la chiave della presenza di Dio. "Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi" (1Gv 4,12) perché: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20), dice Gesù.

«Dio abiterà con loro; essi saranno il suo popolo»

Non è dunque così lontano e irraggiungibile quel giorno che segnerà il compimento di tutte le promesse dell'Antica Alleanza: "In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo"(Ez 37,27).
Tutto si avvera già in Gesù che continua, al di là della sua esistenza storica, ad essere presente fra coloro che vivono secondo la nuova legge dell'amore scambievole, quella norma cioè che li costituisce popolo, il popolo di Dio.
Questa Parola di vita è dunque un richiamo pressante, specie per noi cristiani, a testimoniare con l'amore la presenza di Dio. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Il comandamento nuovo così vissuto pone le premesse perché si attui la presenza di Gesù fra gli uomini.
Nulla possiamo fare se questa presenza non è garantita, presenza che dà senso alla fraternità soprannaturale che Gesù ha portato sulla terra per tutta l'umanità.

«Dio abiterà con loro; essi saranno il suo popolo»

Ma spetta soprattutto a noi, cristiani, pur appartenendo a diverse comunità ecclesiali, di dare al mondo spettacolo di un solo popolo fatto di ogni etnia, razza e cultura, di grandi e di piccoli, di malati e di sani. Un unico popolo del quale si possa dire, come dei primi cristiani: "Guarda come si amano e sono pronti a dare la vita l'uno per l'altro".
E' questo il "miracolo" che l'umanità attende per poter sperare ancora e un contributo necessario al progresso ecumenico, al cammino verso l'unità piena e visibile dei cristiani. E' un "miracolo" alla nostra portata, o meglio, di Colui che, abitando fra i suoi uniti dall'amore, può cambiare le sorti del mondo, portando l'umanità intera verso l'unità.

Chiara Lubich
Parola di vita, gennaio 1999, pubblicata in Città Nuova 1998, n.24, p.59.

(altro…)

Molte vie per un mondo unito

A Piero Badaloni il “Premio Igino Giordani 2009”

Il Comune di Tivoli, antica città termale in un’ansa del fiume Aniene, in provincia di Roma, ha consegnato il “Premio Igino Giordani 2009”, al noto giornalista, Piero Badaloni, impegnato lungamente in Rai, già direttore di Rai International. Tra le motivazioni si è sottolineato l’impegno con il quale “ha svolto la sua professione giornalistica con una speciale attenzione alle esigenze dell’infanzia e dell’adolescenza”. Inoltre, si  è evidenziato che “nella sua lunga attività giornalistica ha curato trasmissioni attente ai disagi del mondo giovanile, come ‘Droga che fare?’. E’ stato eccellente saggista in tematiche particolari…”. E sono stati ricordati alcuni suoi libri come: “Il libro dei diritti dei bambini”; “Infanzia negata. L’altra faccia dell’America latina”.

Il premio, intitolato ad uno dei cittadini più illustri degli ultimi anni della città di Tivoli, considerato con De Gasperi e La Pira – fra altri – padre della Costituente, e in processo anche lui di beatificazione, è stato costituito per ricordare la sua figura e per evidenziare quelle personalità che s’impegnano in favore del dialogo e dell’impegno civile e politico.

Sono Intervenuti il sindaco, Giuseppe Baisi, alcuni testimoni intervistati dal prof. Alberto Lo Presti del Centro Igino Giordani, e si è concluso, dopo un intermezzo artistico, con la premiazione dei lavori degli studenti tiburtini.

L’evento è avvenuto il passato 15 dicembre nella Scuderie degli Estensi.

Una speranza per l’Europa del futuro

Un anno intenso vissuto nel cuore dell’Europa e oltre, portando la proposta della “pedagogia della comunione” alla conoscenza di professori universitari, educatori, insegnanti, giovani e adulti interessati alle tematiche educative. Un 2009 ricco di incontri, seminari, convegni. Si sono svolti a Catania, Benevento, Milano, Varese, Tortona, Vienna, Barcellona, Londra, Cordoba, Buenos Aires. E ancora in Slovenia, Macedonia, Croazia. E’ quanto si rileva da un resoconto redatto dalla commissione centrale di “EdU – EducazioneUnità” in cui si fa il punto delle iniziative promosse negli ultimi mesi.

La pedagogia che si è sviluppata a partire dal carisma dell’unità, è stata presentata oltre che nella sua elaborazione teoretica, anche con il supporto delle esperienze educative in atto promosse dal Movimento dei Focolari.

Note sono ad esempio le esperienze degli asili Raggio di Sole” (in Croazia), “Fantasy” (in Serbia) e “Perle” (in Macedonia), dove attraverso l’utilizzo di un materiale didattico molto semplice, povero e naturale, il bambino è incoraggiato insieme ai suoi coetanei a sviluppare la fantasia, e così la sua capacità di collaborazione e di integrazione. Un metodo che dà speranza ad un popolo martoriato da anni di guerra e ferito proprio nella sua capacità a relazionarsi con l’altro.

Il 15 maggio, Michele De Beni, membro della commissione di “EdU”, ha partecipato ad un Seminario di  Studio promosso dalla Facoltà Pedagogica di Skopje in Macedonia al quale hanno partecipato 120 persone tra cui professori musulmani e cristiani provenienti da varie facoltà di Paesi diversi. Nella scuola “Raggio di Sole” è stata presentata la “pedagogia di comunione” ad una troupe della TV nazionale croata che ha realizzato un servizio di 7 minuti. Mentre, sempre nell’asilo croato, 40 studenti, con alcuni professori ed assistenti della Facoltà di Filosofia di Zagabria hanno fatto una visita di studio e di aggiornamento. Giuseppe Milan, membro della Commissione EdU nonché direttore del Dipartimento di scienze dell’educazione dell’Università di Padova , è stato invitato in maggio a partecipare alla “Settimana per l’Europa” promossa dal Comune di Skofja Loka, in Slovenia,  dove ha presentato la “pedagogia di comunione”al mondo accademico, alle autorità civili e religiose della città. In quella occasione, si è proposto anche di formalizzare una collaborazione tra le Università di Padova e Ljubljana.

(altro…)

L’arte del direttore d’orchestra

Difficile strada di montagna. Guido la macchina di un amico anziano. Lui conosce queste stradine e lo vedo da come con la mano, fa segni di rallentare, accelerare, procedere con prudenza. Con la coda dell’occhio seguo quei gesti, talvolta appena accennati. Metto tutto il mio impegno per riuscire ad essere in perfetta sintonia per guidare esattamente come l’amico guiderebbe. Lo immagino come un direttore d’orchestra e provo un’immensa felicità quando riesco a eseguire perfettamente il pezzo. La sera mi telefona Massimiliano, un frate di un antico convento. Da qualche tempo il rapporto con il suo superiore si è fatto difficile e mi dice che non ha più forze per sopportarlo e quindi ha deciso di lasciare la strada intrapresa. Gli racconto del direttore d’orchestra e mi accorgo che il suo silenzio si è fatto denso. Poi mi dice: “Forse il mio errore è stato di avere atteso qualcosa da parte del superiore ma lui non può suonare il mio strumento, non può sostituirsi a me. Lui può soltanto aiutarmi ad essere in armonia con gli altri! Devo riappropriarmi del mio strumento, cioè della mia responsabilità e mostrare il mio talento nell’armonia dell’insieme”. Massimiliano piange. Finita la telefonata mi rendo conto che un’idea nata da un gesto d’amore ha liberato un raggio di luce che qualcuno, da qualche parte, attendeva. (T. M., Slovacchia) (altro…)

Molte vie per un mondo unito

dicembre 2009

audio della parola di vita […] La luce si manifesta nelle “opere buone”. Essa risplende attraverso le opere buone che compiono i cristiani. Mi dirai: ma non solo i cristiani compiono opere buone. Altri collaborano al progresso, costruiscono case, promuovono la giustizia… Hai ragione. Il cristiano certamente fa e deve fare anche lui tutto questo, ma non è solo questa la sua funzione specifica. Egli deve compiere le opere buone con uno spirito nuovo, quello spirito che fa sì che non sia più lui a vivere in se stesso, ma Cristo in lui. L’evangelista, infatti, non pensa solo a degli atti di carità isolati (come visitare i prigionieri, vestire gli ignudi o come tutte le opere di misericordia attualizzate alle esigenze di oggi) ma pensa all’adesione totale della vita del cristiano alla volontà di Dio, così da fare di tutta la propria vita un’opera buona. Se il cristiano fa così, egli è “trasparente” e la lode che si darà per quanto compie non arriverà a lui, ma a Cristo in lui, e Dio, attraverso di lui, sarà presente nel mondo. Il compito del cristiano è dunque lasciar trasparire questa luce che lo abita, essere il “segno” di questa presenza di Dio fra gli uomini. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” Se l’opera buona del singolo credente ha questa caratteristica, anche la comunità cristiana in mezzo al mondo deve avere la medesima specifica funzione: rivelare attraverso la sua vita la presenza di Dio, che si manifesta là dove due o tre sono uniti nel suo nome, presenza promessa alla Chiesa fino alla fine dei tempi. La Chiesa primitiva dava grande rilievo a queste parole di Gesù. Soprattutto nei momenti difficili, quando i cristiani venivano calunniati, allora li esortava a non reagire con la violenza. Il loro comportamento doveva essere la migliore confutazione del male che si diceva contro di loro. Si legge nella lettera a Tito: “Esorta i più giovani ad essere assennati, offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro” . “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” E’ la vita cristiana vissuta che è luce anche al giorno d’oggi per portare gli uomini a Dio. Ti narro un fatterello. Antonietta è sarda, ma per lavoro s’è portata in Francia, a Grenoble. E’ impiegata in un ufficio dove molti non hanno voglia di lavorare. Poiché è cristiana e vede in ciascuno Gesù da servire, aiuta tutti ed è sempre calma e sorridente. Spesso qualcuno si arrabbia, alza la voce e si sfoga con lei, prendendola in giro: “Giacché hai voglia di lavorare, prendi, batti a macchina anche il mio lavoro!”. Lei tace e sgobba. Sa che non sono cattivi. Probabilmente ognuno ha i suoi crucci. Un giorno il capufficio va da lei mentre gli altri sono assenti e le chiede: “Ora mi deve dire come fa a non perder mai la pazienza, a sorridere sempre”. Lei si schermisce dicendo: “Cerco di stare calma, di prendere le cose dal verso buono”. Il capufficio batte un pugno sulla scrivania ed esclama: “No, qui c’entra Dio sicuramente, altrimenti è impossibile! E pensare che a Dio io non ci credevo!”. Qualche giorno dopo Antonietta è chiamata in direzione, dove le dicono che sarà trasferita in un altro ufficio “affinché – continua il direttore – lo trasformi come ha fatto con quello dov’è ora”. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” Chiara Lubich (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Dio ti ama immensamente

“Quanto desidererei ora averti accanto e parlarti, parlarti. Ti narrerei la grandezza e l’amore di Dio. Ti direi parole che non conoscevo allora, ma solo intravedevo e che solo ora conosco” (da una lettera dell’aprile 1945)Dio ti ama immensamenteè il titolo del nuovo libro di Chiara Lubich, uscito di recente presso l’editrice Città Nuova e curato da Caterina Ruggiu e Michel Vandeleene. 150 pensieri brevi e aforismi estratti per lo più dalle lettere scritte nei primi tempi del Movimento dei Focolari. Pensieri in cui arde la fiamma dell’amore che era stata accesa da Dio nel cuore della giovane Chiara e che tuttora la contagiano. Pensieri che aiutano a guardare ogni cosa con gli occhi di Dio e a trasformare ogni dolore in amore. Sul sito www.centrochiaralubich.org puoi leggere l’introduzione, curata da M.Chiara Janner.

Carismi, economia e gestione

In questi mesi, sulle pagine di focolare.org abbiamo dato spazio a numerosi echi suscitati dalla pubblicazione dell’Enciclica Caritas in Veritate, che ha come tema centrale la fraternità e lo sviluppo economico. Numerose da quella data le iniziative per approfondirne i vari aspetti. Fra queste, l’ultima in ordine di tempo, “Carismi, economia e gestione”,  esperienze e riflessioni dalla prospettiva dell’Economia di Comunione. Riproponiamo dal sito dell’Economia di Comunione il resoconto della prima e della seconda giornata di convegno che ha visto al lavoro una settantina di persone, appartenenti a 12 diverse congregazioni o legate ad istituti religiosi. Economia e profilo Mariano e Significato economico e civile dei carismi sono stati i due temi portanti, rispettivamente a cura del prof. Luigino Bruni e della prof.ssa Alessandra Smerilli, presentati insieme a numerose concretizzazioni ed esperienze.

Giù le armi: religione, giovani e disarmo

Abolizione delle armi nucleari e di quelle convenzionali con una drastica riduzione generale delle spese militari: l’obiettivo della campagna internazionale di disarmo lanciata dalla conferenza mondiale giovanile che si è svolta a San José, in Costarica, dal 7 al 10 novembre scorso. L’iniziativa è della Global Youth Network, settore giovanile di Religioni per la pace, da anni impegnata nello sforzo di mobilitare energie e capacità creative dei giovani di diverse fedi in vista della pace. Alla conferenza erano presenti, tra altri sostenitori dell’iniziativa, alcuni Giovani per un mondo unito dei paesi limitrofi e rappresentanti del centro per il dialogo interreligioso dei Focolari. Si tratta di un piano globale adottato dalla VIII Assemblea Mondiale di Religioni per la Pace, tenutasi a Kyoto nel 2006, che aveva individuato nella sicurezza condivisa, una nozione chiave per il mondo d’oggi. La scelta del Costarica ha un valore particolarmente significativo. Il piccolo stato centro americano è, infatti, l’unico Paese al mondo ad aver approvato, già nel 1948, una legge per il disarmo interno, rispecchiata poi dallo stato di smilitarizzazione, inserito nella Costituzione dell’anno successivo. L’iniziativa di Global Youth Network è, fra l’altro appoggiata da varie organizzazioni fra cui la Mayors for Peace (Sindaci per la Pace) che raccoglie 2.926 sindaci di altrettante città in 134 Paesi.

Novembre 2009

[…]
Ti fa una certa impressione questa frase?
Penso che hai ragione di rimanere perplesso e di pensare a quanto è opportuno che tu faccia. Gesù non ha detto niente per modo di dire. E’ necessario quindi prendere queste parole sul serio, senza volerle annacquare.
Ma cerchiamo di capire il vero senso di esse da Gesù stesso, dal suo modo di comportarsi con i ricchi. Egli frequenta anche persone benestanti. A Zaccheo, che dà soltanto metà dei suoi beni, dice: la salvezza è entrata in questa casa.
Gli Atti degli Apostoli testimoniano inoltre che nella Chiesa primitiva la comunione dei beni era libera e quindi che la rinuncia concreta a tutto quanto si possedeva non era richiesta.
Gesù non aveva dunque in mente di fondare soltanto una comunità di persone chiamate a seguirlo […], che lasciano da parte ogni ricchezza.
Eppure dice: 

“E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”

Cosa condanna allora Gesù? Non certamente i beni di questa terra in sé, ma il ricco attaccato ad essi.
E perché?
E’ chiaro: perché tutto appartiene a Dio e il ricco invece si comporta come se le ricchezze fossero sue.
Il fatto è che le ricchezze prendono facilmente nel cuore umano il posto di Dio e accecano e facilitano ogni vizio. Paolo, l’Apostolo, scriveva: “Coloro che vogliono arricchire cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori” .
Già Platone aveva affermato: “E’ impossibile che un uomo straordinariamente buono sia a un tempo straordinariamente ricco”.
Quale allora l’atteggiamento di chi possiede? Occorre che egli abbia il cuore libero, totalmente aperto a Dio, che si senta amministratore dei suoi beni e sappia, come dice Giovanni Paolo II, che sopra di essi grava un’ipoteca sociale.
I beni di questa terra, non essendo un male per se stessi, non è il caso di disprezzarli, ma bisogna usarli bene.
Non la mano, ma il cuore deve star lontano da essi. Si tratta di saperli utilizzare per il bene degli altri.
Chi è ricco lo è per gli altri.

“E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”

Ma forse dirai: io non sono ricco per davvero, quindi queste parole non mi riguardano.
Fa’ attenzione. La domanda che i discepoli costernati hanno fatto a Cristo subito dopo questa sua affermazione è stata: “Chi si potrà dunque salvare?” . Essa dice chiaramente che queste parole erano rivolte un po’ a tutti.
Anche uno che ha tutto lasciato per seguire Cristo può avere il cuore attaccato a mille cose. Anche un povero che bestemmia perché gli si tocca la bisaccia può essere un ricco davanti a Dio.

Chiara Lubich

 

Questa Parola di vita è stata pubblicata originariamente nel luglio 1979

Mi sono venduto al mondo, fino a toccare il fondo. Ma ho deciso di tornare indietro e ricominciare

Sono nato e cresciuto in una famiglia che si è sempre impegnata a trasmettermi i valori cristiani basati sul rispetto e sull’amore al prossimo, senza discriminazioni. Da ragazzo mi sono fatto il proposito di vivere seguendo questi valori: con la squadra di calcio, a scuola, con i miei amici, mi sono sempre sforzato di andare controcorrente, cioè, di non lasciarmi trascinare da tutto ciò che la società del consumo propone; infatti, in Europa predomina il materialismo, contano di più l’avere e l’apparire che l’essere. Ma ad un certo momento della mia vita, i piaceri e la felicità passeggeri mi hanno fatto perdere la strada. In pratica mi sono venduto al mondo. Volevo conoscere tutto ciò che fino ad allora avevo considerato la via più facile e, allo stesso tempo, più vuota. Così iniziava una nuova fase nella mia vita, dove il rispetto verso le persone e verso Dio non aveva più valore. Ho incominciato a sperimentare cose che mi soddisfacevano per un momento, e subito dopo provavo una grande vuoto nell’anima, un’immensa solitudine che mi faceva stare male. Dopo essere sprofondato a terra più di una volta, ho deciso di ricominciare e tornare alle mie origini. A ritrovarmi con quei valori che sempre erano presenti dentro di me, anche se sepolti sotto tante cose vane. Adesso, in questa cittadella dove vivo con giovani di tutto il mondo, sto facendo un’esperienza molto bella. Vado scoprendo tante cose che non conoscevo, grazie alle persone che mi sono attorno. Scopro nel fratello una via per crescere, uno specchio in cui riflettermi. Sto cercando e trovando l’amore puro, senza interessi. Un amore che nasce dall’anima, senza pregiudizi. Questo amore, che ha le radici nel Vangelo vissuto, mi porta a staccarmi dalle cose passeggere ed è una strada verso la vera libertà, una strada che mi porta a Dio insieme ai fratelli. (J. – Italia) Testimonianza raccontata alla “Fiesta de los Jovenes”, O’Higgins, Argentina, 27 settembre 2009. (altro…)

Quell’incontro singolare tra Chiara e Igino Giordani

«Chiara “vedeva in lui l’umanità”; lo considerava come seme di “tutte le vocazioni laicali” all’interno del Movimento, a cominciare dai Gen (i giovani, la “generazione nuova”), ma vedeva nella sua figura anche i sacerdoti, i religiosi e i giovani dei seminari e noviziati. Scorgeva in lui “riassunta proprio questa umanità rinnovata dall’Ideale”. Foco, cioè, aveva il dono speciale di portare e consacrare all’ideale dell’unità l’umanità intera. Per questo suo specialissimo ruolo, Chiara lo ha più volte indicato come «confondatore del Movimento». Oggi, che entrambi sono in Paradiso, possiamo ammirare con rinnovato stupore la straordinarietà del loro incontro e rileggere con passione, e gratitudine a Dio, gli straordinari risultati dell’opera di Chiara e dell’apporto particolarissimo datole da Foco. Quello fra Chiara e Foco fu un incontro singolare. Come è noto, avvenne  nel 1948, quindi ben 5 anni dopo la nascita del Movimento, che noi facciamo risalire al 7 dicembre del 1943, data della consacrazione a Dio di Chiara. Foco era un laico speciale: i suoi impegni, infatti, lo avevano collocato in punti nevralgici dell’apostolato cattolico della prima metà del Novecento. C’è chi  lo ha citato erroneamente come il «Padre Giordani», giacché uno della sua levatura – ricordiamo che fu direttore della rivista Fides, pubblicata in Vaticano, quale organo per la preservazione della fede – doveva perlomeno essere un gesuita! Giordani aveva ribadito che padre lo era per davvero, ma di 4 figli, fra i più rumorosi del suo quartiere. La sua ricerca religiosa lo aveva portato a fronteggiare i grandi temi che confluiranno nel Concilio Vaticano II: la vocazione dei laici nella Chiesa e il dialogo ecumenico, che Giordani inaugurò fin dagli anni Venti. Era un politico di grande esperienza, avendo vissuto fin dai primi momenti le vicende del Partito Popolare, al fianco di Sturzo. Era un intellettuale stimato e riconosciuto, autore di più di 50 libri e tanti, tantissimi articoli. Le sue battaglie per la democrazia e la libertà nell’orizzonte del cristianesimo, dal quale questi valori possono trarre il vero significato, l’avevano portato ad essere un oppositore del regime totalitario, un padre della nuova Italia repubblicana, un membro dell’Assemblea costituente. Anche anagraficamente Chiara e Foco erano diversissimi. Al momento del loro incontro Chiara aveva 28 anni, Foco 54. Chiara non era sposata, Foco aveva una bella famiglia, che si era formato con Mya Salvati. Giordani era quindi un uomo maturo, esperto, ricco di testimonianze in nome della fede cristiana e dell’amore e della pace fra le genti.  Aveva navigato per i rivoli di una storia che – nella prima metà del Ventesimo secolo – aveva prodotto ferite e sofferenze, raccogliendone un denso bagaglio. Sì, solo questo 54enne forgiato dalla vita, forte nella fede e coerente nella sua missione, ma anche totalmente aperto a ricevere il Carisma, ha potuto simbolicamente rappresentare a Chiara l’umanità da portare tra le braccia fino alla realizzazione dell’Ut omnes unum sint (Che tutti siano uno), voluto da Gesù. Questa è l’ottica per leggere il suo ruolo nel Movimento dei Focolari e a fianco di Chiara e per comprendere appieno le mirabili parole che Chiara ha spesso usato nei suoi riguardi.  Fra le tante vorrei ricordare quando Chiara rivelò che Foco, più di tutti, “aveva una speciale grazia di comprendere l’Ideale che Dio m’aveva dato, dandogli quell’importanza che merita” . Non poteva essere altrimenti. È l’umanità espressa in Foco, quella dilaniata dalle guerre e sconvolta dalle divisioni mondiali, angosciata dal materialismo e consumata nella diffidenza, che, assetata di comunione e fraternità, urla il bisogno di unità che attinge alla fonte del carisma di Chiara. Foco ha compreso la spiritualità del Movimento come nessuno. La sua formazione culturale e spirituale attinta direttamente ai Padri della Chiesa, la sua raffinata conoscenza della storia della spiritualità e della vita dei santi (era un agiografo accreditato), l’hanno portato a percepire immediatamente chi fosse realmente Chiara, la novità e l’ampiezza del carisma donatole da Dio, e quello che poteva significare nella storia della famiglia umana la diffusione di questo ideale dell’unità. Ce lo ricorda Chiara stessa quando, in conversazioni riservate, sottolineò un altro aspetto del disegno di Foco, forse rimasto ancora oggi un po’ più nascosto, ma autentico e «primario» (come lo definisce esplicitamente Chiara): “Foco era di sostegno alla mia persona”, disse appena dopo la morte di Igino Giordani. Lui ha avuto questa grazia di capire il carisma di Chiara e di salvare la sua persona di fronte a particolari difficoltà, immancabili nella vita di una fondatrice di una realtà spirituale completamente nuova nella Chiesa e nel mondo. Ecco Foco. Un disegno posto al servizio di un ideale grande, fatto per tutti; un sostegno irripetibile per Chiara, la fondatrice. E questo sostegno rimane per sempre. Ancora oggi possiamo ritrovare Chiara, ora che non è più con noi su questa terra, attraverso lo sconfinato amore che Foco aveva per lei. Tanti ricordano un suo modo originalissimo di salutare i gruppi convenuti qui al Centro del Movimento, o le varie persone che incontrava anche in giardino, con un “Ciao Chiara!”. Il suo saluto, convinto e ispirato, aveva la premonizione che oggi sentiamo doversi realizzare: la consapevolezza che solo uniti, insieme, prolunghiamo la presenza del carisma di Chiara nel mondo, in quella umanità che Giordani – col suo mirabile disegno – non ha mai smesso di rappresentarci. Così ricordiamo oggi Foco, il Servo di Dio Igino Giordani». Maria Voce – 27 settembre 2009 (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Ottobre 2009

audio pdv […] “Perseveranza”. E’ questa la traduzione della parola originale greca, la quale però è ricca di contenuto: include anche pazienza, costanza, resistenza, fiducia. La perseveranza è necessaria e indispensabile quando si soffre, quando si è tentati, quando si è portati allo scoraggiamento, quando si è allettati dalle seduzioni del mondo, quando si è perseguitati. Penso che anche tu ti sia trovato in almeno una di queste circostanze ed abbia sperimentato che, senza perseveranza, avresti potuto soccombere. A volte forse hai ceduto. Ora magari, proprio in questo momento, ti trovi immerso in qualcuna di queste dolorose situazioni. Ebbene, che fare? Riprenditi, e… persevera. Altrimenti il nome di “cristiano” non ti si addice. Lo sai: chi vuol seguire Cristo deve prendere ogni giorno la sua croce, deve amare, almeno con la volontà, il dolore. La vocazione cristiana è una vocazione alla perseveranza. Paolo, l’Apostolo, mostra alla comunità la sua perseveranza come segno di autenticità cristiana. E non teme di metterla sul piano dei miracoli. Se si ama la croce poi e si persevera si potrà seguire Cristo che è in Cielo e quindi salvarsi.

“Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”

Si possono distinguere due categorie di persone: quelle che sentono l’invito ad essere veri cristiani, ma quest’invito cade nelle loro anime come il seme su una pietraia. Tanto entusiasmo, simile a fuoco di paglia, e poi non rimane nulla. Le seconde invece accolgono l’invito, come un buon terreno accoglie il seme. E la vita cristiana germoglia, cresce, supera difficoltà, resiste alle bufere. Queste hanno la perseveranza e… “con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”

Naturalmente, se vuoi perseverare non ti basterà appoggiarti solo sulle tue forze. Ti occorrerà l’aiuto di Dio. Paolo chiama Dio: “Il Dio della perseveranza” . E’ a Lui dunque che devi chiederla ed Egli te la darà. Perché se sei cristiano non ti può bastare l’essere stato battezzato o qualche sporadica pratica di culto e di carità. Ti occorrerà crescere come cristiano. E ogni crescita, in campo spirituale, non può avvenire se non in mezzo alle prove, ai dolori, agli ostacoli, alle battaglie. C’è chi sa perseverare per davvero: è colui che ama. L’amore non vede ostacoli, non vede difficoltà, non vede sacrifici. E la perseveranza è l’amore provato. […] Maria è la donna della perseveranza. Chiedi a Dio che ti accenda nel cuore l’amore per Lui; e la perseveranza, in tutte le difficoltà della vita, ti verrà di conseguenza, e con essa avrai salvato l’anima tua.

“Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”

Ma c’è di più. La perseveranza è contagiosa. Chi è perseverante incoraggia anche gli altri ad andare fino in fondo. […] Puntiamo in alto. Abbiamo una sola vita e breve anche questa. Stringiamo i denti giorno dopo giorno, affrontiamo una difficoltà dietro l’altra per seguire Cristo… e salveremo le nostre anime. Chiara Lubich Parola di vita, giugno 1979, pubblicata per intero in Essere la Tua Parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo, vol. II, Città Nuova, Roma 1982, pp.25-28. (altro…)

Autunno: l’agire

365 testi della Scrittura e dei Padri della Chiesa, di santi e teologi, del magistero e di testimoni: un percorso per l’anno sacerdotale che invita a radicarsi nell’essenziale. In quattro tappe si rivisitano dimensioni fondamentali della vita dei sacerdoti: l’essere, l’agire, le sfide, le prospettive. Un percorso, che nel primo volume – Estate: l’essere – si concentra sulla “perenne Radice da cui trarre linfa vitale: quel Dio che ci ha guardati ed amati, al quale ci siamo donati, con una scelta ‘radicale’”, e nel secondo, guarda alle implicazioni di questo ‘essere’, e cioè al riflesso sull’azione. A questa raccolta, curata da Hubertus Blaumeiser e Tonino Gandolfo, hanno collaborato esperti di vari Paesi. Essere e agire è anche il titolo del pensiero di apertura, a firma di Benedetto XVI, dal discorso ai sacerdoti della Diocesi di Aosta, nel 2005, valido per tutti i cristiani: «Non è importante che cosa fai, ma è importante che cosa sei nel nostro impegno sacerdotale. Senza dubbio dobbiamo fare tante cose, e non cedere alla pigrizia, ma tutto il nostro impegno porta frutto soltanto se è espressione di quanto siamo, se appare nei nostri fatti il nostro essere uniti con Cristo: essere strumenti di Cristo, bocca per la quale parla Cristo, mano attraverso la quale agisce Cristo. L’essere convince e il fare convince solo in quanto è realmente frutto e espressione dell’essere».   “Come il Padre ha amato me…” 365 pensieri per l’anno sacerdotale – 2. Autunno: l’agire Città Nuova editrice, a cura di Hubertus Blaumeiser – Tonino Gandolfo

Economia dell’amore

«Le soluzioni cristiane dei dissidi sociali sono semplici e si riportano tutte a un principio: l’amore. Sta qui la chiave di volta del sistema sociale dell’ Evangelo. L’economia cristiana, da cielo a terra, è un’economia dell’amore, detto grecamente carità. Dio è amore; ha creato il mondo per amore; ha inviato il Figlio a salvarlo per amore; e il messaggio suo addotto dal Figlio agli uomini è un annunzio dell’amore; e questo caratterizza la nuova civiltà, rampollata dall’Evangelo. Si può dire che la civiltà cristiana si distingue da questo segno: l’amore. L’amore è antilimite. L’amore è, primamente, una virtù naturale, insita nell’uomo, e quindi presente alla coscienza razionale di tutta l’umanità, anche se pagana. Il cristianesimo l’ha integrata in valore soprannaturale, e ne ha fatto una virtù teologale. Nell’atto pratico, s’è già detto , questa carità è un servizio. Questo servizio – questo prodigarsi per i fratelli; questo trasferire loro la nostra fortuna, le nostre forze e il nostro sangue, sì da far della nostra vita la loro vita – al solito, nella identificazione cristiana, è un servizio reso, attraverso i fratelli, a Cristo stesso; e – per la reversibilità del corpo mistico – un servizio, il più vero, il più cospicuo, reso a noi stessi. Facciamo i nostri interessi facendo gl’interessi degli altri: servendo. Il padre serve i figli, il cittadino serve la comunità, il prete serve i fedeli, chi comanda serve chi obbedisce, e così via; e tutti siam serviti da Cristo, che dà la vita per tutti». I. Giordani (La società cristiana, Pisa, Editrice Salesiana, cap.9) altri pensieri di Igino Giordani (altro…)

Non potevo tradire la mia coscienza

Dopo la laurea in odontoiatria desideravo subito mettere a frutto quanto avevo studiato per anni. La mia professione mi piace e la vedo come una possibilità concreta di costruire una società più umana. Ho ricevuto presto un’offerta di lavoro, ma mi sono resa conto che aderire a quel progetto significava adeguarsi a comportamenti contrari all’etica professionale. Lo stipendio era davvero conveniente, e ne avevo bisogno, ma era più forte la certezza di non poter tradire la mia coscienza. Ho deciso di non accettare l’offerta. In quello stesso tempo, mi hanno invitato a dar vita ad un progetto socio-educativo: avrei lavorato come insegnante in un asilo per bambini. Questa mia decisione ha causato stupore. Familiari e amici pensavano che stessi perdendo tempo e forze e non capivano perché rifiutavo un’offerta vantaggiosa nel mio campo professionale per dedicarmi a “cambiare pannolini”. Ma io ero felice: era una possibilità concreta per costruire la fraternità. Infatti, l’esperienza è stata bellissima: eravamo diverse persone, motivate per realizzare un progetto che ci appariva un seme di qualcosa di grande: dare risposta alle necessità di quel quartiere che volevamo servire. A sorpresa, poi, mi è stato offerto un altro lavoro proprio come odontoiatra. L’esperienza dell’asilo mi aveva dato un’apertura nuova; la professione non era più solo un modo di realizzarmi come persona, ma uno spazio per ‘dare’, per amare. Le occasioni per essere coerente con le scelte fondamentali della mia vita continuavano a non mancare. Per esempio, mi si è presentata un’altra possibilità di guadagnare una somma notevole, ma con metodi non del tutto leciti. In una società come quella in cui vivo, con tanti bisogni ed una mentalità di corruzione generalizzata, la cosa poteva apparire addirittura “normale”. Ma ancora una volta per me era chiaro che non potevo cedere ad una simile proposta. Un’altra volta, invece, è venuto nello studio dentistico un povero, che nessuno dei miei colleghi voleva curare. Ma io sapevo che in quella persona c’era Gesù, e non ho potuto fare a meno di accoglierlo come curassi Gesù stesso. Poco tempo fa è sopraggiunta l’incredibile possibilità di costituire uno studio insieme ad una persona con i miei stessi ideali. Potremo lavorare in proprio, offrendo a tutti un servizio giusto e degno e aderire al progetto Economia di Comunione! Mi sembra il ‘resto che arriva in aggiunta’ per aver cercato il regno di Dio! Sono felice di poter intraprendere questa strada nuova, per dare tutto di me nella costruzione di una nuova società. (E. Venezuela) (altro…)

Prendere con sé Maria

Prendere con sé Maria Gesù morente si era rivolto a sua madre e, indicando Giovanni, le aveva detto: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). Poi, guardando Giovanni, aveva aggiunto: «Ecco la tua madre» (Gv 19, 27). Lo sappiamo: in Giovanni, Gesù affidava in quel momento a Maria tutti noi cristiani; ma non si può negare che Giovanni era sacerdote. Dunque i sacerdoti hanno avuto da Gesù, in quel giorno, nella persona di Giovanni, un indirizzo, un invito, un comando: vedere in Maria la loro madre, prenderla con loro. (…) Maria è di casa per i sacerdoti. I sacerdoti lo devono ricordare; ma anche se tristemente essi dimenticassero di prendere Maria con loro, la madre di Gesù non dimenticherà mai, per tutti i secoli, d’assolvere questo desiderio del Figlio suo morente. Maria è il validissimo aiuto che Gesù ha donato ai sacerdoti per il loro servizio alla Chiesa. Chiara Lubich   Il sacerdote oggi, il religioso oggi Gen’s 12 (1982) n. 6, p. 6

Molte vie per un mondo unito

Settembre 2009

mp3 download

Tutto il Vangelo è una rivoluzione. Non c’è parola di Cristo che assomigli a quella degli uomini. Senti questa: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose (le necessità della vita) vi saranno date in aggiunta”
La prima preoccupazione dell’uomo, in genere, è la ricerca ansiosa di ciò che è necessario per dare sicurezza alla sua esistenza. Forse è così anche per te. Ebbene Gesù ti mette di fronte al “suo” modo di vedere e ti offre un suo modo di agire. Ti domanda un comportamento totalmente diverso da quello usuale, e da tenersi non una sola volta, ma sempre. E’ questo: cercare prima il regno di Dio.
Quando sarai orientato con tutto il tuo essere verso Dio e farai di tutto perché egli regni (cioè governi la tua vita con le sue leggi) dentro di te e negli altri, il Padre ti darà ciò di cui hai bisogno giorno per giorno.
Se invece ti preoccupi innanzitutto di te stesso, finisci col curarti principalmente delle cose di questo mondo e cadi vittima di esse. Finisci col vedere nei beni di questa terra il “tuo” vero problema, il “fine” di tutti i tuoi sforzi. E ti nasce dentro la grave tentazione di contare unicamente sulle tue forze e di fare a meno di Dio.

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”

Gesù capovolge la situazione. Se prima tua preoccupazione sarà Lui, vivere per Lui, allora il resto non costituirà più il problema principale della tua esistenza, ma una “aggiunta” o un “sovrappiù”.
Utopia? Parola irrealizzabile per te, uomo moderno, oggi, in un mondo industrializzato dove vige la concorrenza e che è spesso in crisi economica? Ti ricordo semplicemente che le difficoltà concrete di sussistenza per la gente di Galilea, non erano molto minori quando Gesù pronunciò queste parole.
Non è questione di utopia o meno, Gesù ti pone dinanzi all’impostazione fondamentale della tua vita: o vivi per te, o vivi per Dio.
Ma cerchiamo ora di capire bene questa parola:

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

Gesù non ti esorta all’immobilismo, alla passività per le cose terrene, ad una condotta irresponsabile o superficiale nel lavoro.
Gesù vuole cambiare la “preoccupazione” in “occupazione”, togliendoti l’ansia, la paura, l’inquietudine.
Egli dice infatti: “cercate ‘prima’ il regno…”.
Il senso di “prima” è “sopra ogni cosa”. La ricerca del regno di Dio è messa al primo posto e non esclude che il cristiano debba anche occuparsi delle necessità della sua vita.

“Cercare il regno di Dio e la sua giustizia”, poi, significa avere una condotta conforme alle esigenze di Dio manifestate da Gesù nel suo Vangelo.
Soltanto cercando il regno di Dio, il cristiano sperimenterà la potenza meravigliosa del Padre in suo favore.
Ti narro un episodio.
E’ di tempo fa, eppure appare di una incredibile attualità. Conosco infatti numerosi ragazzi e giovani che si comportano ora come agiva quella ragazza.
Si chiamava Elvira. Frequentava le magistrali. Era povera. Solo una media alta le poteva assicurare il proseguimento degli studi. Possedeva una fede forte. Il suo professore di filosofia era ateo, cosicché non di rado mostrava le verità su Cristo e sulla Chiesa sfocate, se non deformate. Il cuore della ragazza bolliva. Non per sé, ma per l’amore a Dio, alla verità e alle sue compagne. Pur conscia che contraddicendo il professore avrebbe potuto avere un cattivo voto, ciò che sentiva dentro era più forte di lei. Alzava la mano in ogni occasione, domandava la parola: “Non è vero, professore”. Forse qualche volta non avrà avuto tutti gli argomenti per controbattere le disquisizioni del professore, ma in quel “non è vero” c’era la sua fede, che è dono di verità e fa pensare.
Le compagne, che l’amavano, cercavano di dissuaderla dai suoi interventi perché non le fossero dannosi. Ma non riuscivano.
Passano alcuni mesi. E’ l’ora di distribuire la pagella. La ragazza la prende e trema. Poi un tuffo di gioia. Dieci! Il massimo voto.
Aveva cercato innanzitutto che Dio e la sua verità regnassero e il resto era venuto in sovrappiù.

“Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”

Se anche tu cercherai il regno del Padre, sperimenterai che Dio è Provvidenza per tutte le esigenze della tua vita. Scoprirai la normale straordinarietà del Vangelo.

Chiara Lubich

Pubblicata per la prima volta nel maggio 1979

Rovigo: Ciclabile intitolata a Chiara Lubich

Dal quotidiano  “La Voce di Rovigo” E’ una delle ciclabili più frequentata dai giovani, perché collega la stazione e la facoltà di Giurisprudenza, con il polo universitario nella zona del CenSer. La Pista cicalabile, aperta ormai diversi mesi fa da sabato 22 agosto ha un nome: l’amministrazione comunale, infatti, ha scelto di dedicare questa ciclabile a Chiara Lubich, una donna coraggiosa e che si è fatta portavoce di un ideale di fraternità universale, quello portato avanti dal Movimento dei Focolari. L’assessore comunale Giovanni Cattozzi ha ricordato che Chiara Lubich fece una tappa a Rovigo il 22 agosto del 1948: “Allora venne ospitata vicino alla stazione della nostra città. Anche per questo abbiamo scelto di intitolare a lei la ciclabile che collega la stazione alla zona universitaria. Questa ciclabile diventerà un punto di incontro annuale del Movimento dei Focolari”. La cerimonia ufficiale si è svolta  sabato alle 10 all’inizio dei giardini di Marconi, punto di partenza del percorso.  Presenti le autorità cittadine e anche il vescovo, per la benedizione. Cattozzi ha anche ricordato che Chiara Lubich è cittadina di Rovigo dal 6 dicembre del 2000, quando l’allora sindaco Barbatella le conferì la cittadinanza onoraria. “Con questa intitolazione  – ha precisato il primo cittadino, Fausto Merchiori – la giunta intende rendere omaggio a una personalità che per qualità straordinarie ha dato al mondo intero il dono di una grande anima”. Ma il ricordo di Chiara Lubich non è avvenuto  solo attraverso l’intitolazione della ciclabile. In città è arrivato anche il Gen Rosso, per un confronto con i giovani per un concerto in piazza. Anche la presidente della provincia, Tiziana Virgili, sottolinea il profondo significato dell’iniziativa: “ E’ importante che Rovigo dedichi a Chiara Lubich una giornata di confronto e attenzione, oltre che una via. Fu una donna che seppe concretizzare l’Amore di Dio.” E il Gen Rosso conquista piazza Vittorio Dal quotidiano “Il Resto del Carlino di Rovigo” “ La pace è la nostra unica chance”, canta il Gen rosso. La piazza applaude, partecipa. Sul palco per cantare, ballare, e soprattutto per lanciare un messaggio di speranza. Da 17 anni non venivano a Rovigo, tanti non li avevano mai ascoltati. Per loro una lieta sorpresa. Invece sotto il palco c’era anche il pubblico degli affezionati. Qualcuno preferisce chiamarli fans. Sono quelli che conoscevano tutte le canzoni a memoria. In gran parte giovanissimi, adolescenti. Perché la speranza diventi realtà c’è bisogno soprattutto di loro. Sopra il palco, invece, l’assessore Cattozzi, con la seconda veste di presentatore. E’ stato lui a volere questo show che ha richiamato sulla piazza circa duemila persone, forse di più. Sopra il palco anche il vescovo della diocesi di Rovigo, mons. Lucio Soravito de Franceschi. Accanto a lui pure il vicesindaco Graziano Azzalin, per portare il benvenuto della città al gruppo di musicisti.

Una “semplice” regola

Siamo convinti che, nonostante siano ancora presenti conflitti o minacce di guerra, nel mondo ci sono già tanti segni positivi che ci dicono che è possibile realizzare la pace. Ma voi mi chiedereste forse: “Cosa possiamo fare noi, ragazzi di varie religioni, per contribuire alla pace? Qual è la strada più breve, più sicura per raggiungerla?”. La Regola d’oro – Chi conosce un po’ le Religioni, che noi pratichiamo, dice che c’è una formula presente in quasi tutte le fedi del mondo. È chiamata: “Regola d’oro”. Essa dice: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. In pratica essa chiede il rispetto degli altri. E per avere il rispetto occorre amare, amarli. Amare tutti – Chiede, ad esempio, di amare tutti senza fare distinzioni tra l’antipatico o il simpatico, il bello o il brutto, il grande o il piccolo, quello della mia patria o lo straniero, il bianco o il nero, il giallo, l’americano, l’africano o il giapponese, il cristiano, il musulmano o il buddista. Tutti vanno amati nello stesso modo. Amare per primi – Questo amore vuole poi che si ami per primi, senza aspettare che l’altro ci faccia una gentilezza o un sorriso. Non bisogna attendere di essere amati, ma fare noi il primo passo. Amare come sé – E ancora occorre amare l’altro come se stessi, condividere i suoi dolori, i suoi successi, le sue gioie… Pensate: se anche tra i popoli si mettesse in pratica questa semplice regola, gli uomini amerebbero la patria degli altri come la propria e non ci sarebbero più guerre. Amare con i fatti – È un amore questo che ama concretamente, non solo a parole ma con i fatti. Se a scuola c’è un ragazzo che ha difficoltà nello studio, questo vorrebbe dire aiutarlo, studiare magari con lui. Amare il nemico – È un amore forte che è pronto ad amare anche il nemico, a pregare per lui, a vincere le offese con il perdono. Amarsi a vicenda – Quando poi questo amore è vissuto insieme da due o più persone, da due o più ragazzi, c’è l’amore vicendevole. Ed è questo il segreto, la via sicura per costruire la pace e l’unità, per realizzare la fraternità sulla terra. Questo amore che dà tanta gioia a chi lo mette in pratica, chiede anche impegno, fatica, coraggio, allenamento. Non si può costruire la pace senza sacrificio. Coraggio allora, carissimi ragazzi! Molto dipende da voi. Allenatevi oggi nell’amare, anche per il futuro che vi appartiene. L’augurio più bello che vi faccio è quello di trovare la felicità incominciando subito a vivere questo amore, nelle famiglie, nelle scuole, nei quartieri delle vostre città e di esserne portatori a tutti. Che tanti altri ragazzi e anche adulti, toccati dal vostro amore, possano dire: “Anch’io voglio vivere come voi”. Così facendo la pace e l’unità diverranno giorno dopo giorno realtà. (dal videomessaggio per la Conferenza dei Ragazzi per il Futuro – Giappone – luglio 2000)

Il migrante è un nemico?

Il Punto

La frontiera? E’ la soglia dell’altro di Michele Zanzucchi

Riparliamone

Il migrante è un nemico? Sul decreto sicurezza continuano ad arrivare lettere di rammarico

Editoriali

Scudo fiscale condono inefficace di Vittorio Pelligra Un giorno di storia al Fanar di Roberto Catalano Natalia Estemirova la Cecenia piange di Edoardo Guedes

Primo piano

Vacanza alternativa. Le ferie tra i terremotati. di Paolo Lòriga Dal tragico giorno del sisma la presenza e l’apporto delle comunità dei Focolari accompagnano e sostengono tante persone. Anche in luglio e agosto.

Uomini e vicende

Colpo di Stato, o no? di Francisco Morazàn Il 28 giugno le istituzioni sembrano aver fatto rispettare le leggi del Paese, nel tentativo di ridare onore all’intera nazione.

Estate dinamica. Vacanza in città di Aurora Nicosia Non tutti possono partire. Come godersi le ferie rimanendo a casa.

3 domande a Stefano Zamagni di Paolo Lòriga L’enciclica e un mercato “fraterno”.      Quale punto reputa più innovativo della “Caritas in veritate”? «Un primo punto è l’invito a superare la separazione tra la sfera dell’economico e la sfera del sociale…

Nel mondo dei fumetti. Altro che nuvolette. di Maddalena Maltese Incontro con Marco Rizzo, emergente sceneggiatore e disegnatore siciliano. In giro per l’Italia con l’ultimo libro «Lavorare per migliorare la storia».

Cultura

I luoghi della rete. Internet, le sviste possibili di Riccardo Poggi Crisi e rinascita dei media: che futuro ci aspetta?

Il maestro del meeting. Ferito dalla bellezza. di Michele Genisio A quattro anni dalla morte, viene tratteggiato il profilo di Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione.

Molte vie per un mondo unito

agosto 2009

audio 

Sai quando il Vangelo riporta questa frase? La scrive l’evangelista Giovanni prima che Gesù si accinga a lavare i piedi ai suoi discepoli e si prepari alla sua passione.
Negli ultimi momenti che vive con i suoi Gesù manifesta in modo supremo e più esplicito l’amore che da sempre nutriva per loro.

“Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

Le parole “sino alla fine” significano: fino alla fine della sua vita, fino all’ultimo respiro. Ma vi è anche in esse l’idea della perfezione. Vogliono dire: li amò completamente, totalmente, con una intensità estrema, fino al culmine.
I discepoli di Gesù rimarranno nel mondo mentre Gesù sarà nella gloria. Si sentiranno soli, dovranno superare tante prove; proprio per quei momenti Gesù vuole che siano sicuri del suo amore.

“Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

Non senti in questa frase lo stile di vita del Cristo, il suo modo di amare? Lava i piedi ai discepoli. Il suo amore lo porta fino a questo servizio, a quel tempo riservato agli schiavi. Gesù si sta preparando alla tragedia del Calvario per dare ai “suoi” e a tutti, oltre le sue straordinarie parole, oltre gli stessi suoi miracoli, oltre tutte le sue opere, anche la vita. Ne avevano bisogno, il bisogno più grande che ha ogni uomo; quello di essere liberato dal peccato, che significa dalla morte, e poter entrare nel regno dei cieli. Dovevano aver pace e gioia nella Vita che non finisce più.
E Gesù si offre alla morte, gridando l’abbandono del Padre, fino al punto di poter dire alla fine: “tutto è compiuto”.

“Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

Vi è in queste parole la tenacia dell’amore d’un Dio e la dolcezza dell’affetto d’un fratello.
Anche noi cristiani, perché Cristo è in noi, possiamo amare così.

Ora però non ti vorrei proporre tanto di imitare Gesù nel morire (quand’era la sua ora) per gli altri: non ti vorrei offrire, come necessari modelli, padre Kolbe che muore al posto d’un fratello prigioniero, né padre Damiano che, divenuto lebbroso con i lebbrosi, muore con loro e per loro.
Può darsi che mai, nel corso degli anni, ti sia chiesto di offrire la tua vita fisica per i fratelli. Ciò che Dio però certamente ti domanda è di amarli fino in fondo, fino alla fine, fino al punto che anche tu possa dire: “tutto è compiuto”.

Così ha fatto la piccola Cetti, di 11 anni, di una città italiana. Ha visto la sua amichetta e compagna Giorgina, della stessa età, molto triste. Vuole tranquillizzarla, ma non ci riesce. Vuol allora andare fino in fondo e sapere il perché della sua angoscia. Le è morto il papà e la mamma l’ha lasciata sola presso la nonna, andando a vivere con un altro uomo. Cetti intuisce la tragedia e si muove. Chiede, pur piccola, alla compagna di poter parlare con la sua mamma, ma Giorgina la prega di accompagnarla prima sulla tomba del suo papà. Cetti la segue con grande amore e sente Giorgina implorare nel pianto il babbo perché venga a prenderla.

A Cetti il cuore si spezza. C’è lì una piccola chiesa diroccata, entrano. Sono rimasti soltanto un piccolo tabernacolo ed un Crocifisso. Cetti dice: “Guarda, in questo mondo, tutto verrà distrutto, ma quel Crocifisso e quel tabernacolo resteranno!”. Giorgina, asciugandosi le lacrime, risponde: “Sì, hai ragione tu!”. Poi, con garbo, Cetti prende Giorgina per mano e l’accompagna dalla mamma.

Arrivata, con decisione le rivolge queste parole: “Guardi, signora, non sono cose che riguardano me; ma io le dico che lei ha lasciato la sua figlia senza un affetto materno di cui ha bisogno. E le dico ancora una cosa: che lei non sarà mai in pace finché non l’avrà presa con sé e non si sarà pentita”.
Il giorno dopo Cetti sostiene con amore Giorgina che ritrova a scuola. Ma ecco il fatto nuovo: una macchina viene a prendere Giorgina: la guida la mamma. E da quel giorno la macchina ritorna, perché Giorgina ormai vive con lei, che ha abbandonato decisamente l’amicizia con quell’uomo.
Della piccola e grande azione di Cetti, si può dire “tutto è compiuto”. Ha fatto bene ogni cosa. Fino in fondo. E c’è riuscita.

Pensaci un po’. Quante volte hai incominciato a prenderti cura di qualcuno che poi hai abbandonato, facendo tacere la tua coscienza con mille scuse? Quante azioni hai iniziato con entusiasmo che poi non hai proseguito di fronte a difficoltà che ti sembravano superiori alle tue forze?…
La lezione che oggi Gesù ti dà è questa:

“Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

Fa' così.
E se un giorno Dio ti chiedesse sul serio la vita, non tentennerai. I martiri andavano alla morte cantando. E il premio sarà la più grande gloria, perché Gesù ha detto che nessuno al mondo ha più grande amore di colui che versa il suo sangue per i suoi amici.

Chiara Lubich

La castità politica di Igino Giordani

Riportiamo uno stralcio dell’articolo pubblicato su Avvenire Lazio Sette del 12 luglio 2009 Giordani ha attraversato tutte le fasi salienti del secolo in cui visse, ma immerso nella storia non ha mai seguito le mode storiche del momento. Perché è stato casto? Lo è stato perché staccato dalla brama del potere. Non ha mai fatto carte false per ottenere le poltrone che pure ha ottenuto. Nel 1946 fu De Gasperi a chiedere a Giordani di candidarsi come membro dell’Assemblea costituente. Era anche staccato da sé: nelle trincee del Carso non sparò contro il nemico rischiando di persona a tal punto da venire ferito gravemente, mutilato e reso invalido. Era staccato dai soldi: costretto a insegnare dopo lo scioglimento dei partiti del 1925-26, si dimise dall’incarico pubblico per non seguire i rituali che il fascismo chiedeva. Ancora: direttore di giornali importanti si licenziò puntualmente quando i poteri forti chiesero più duttilità. La castità spirituale di Igino vive ancora oggi nella vocazione di tanti che nella scelta di consacrazione tornano agli ideali evangelici da vivere anche nella vita pubblica. leggi l’articolo integrale – pubblicato su Avvenire – Lazio Sette del 12.7.2009 (altro…)

Come il Padre ha mandato me, io mando voi

leggi il pensiero del giorno

 Fra le divine parole che disse [Gesù], ve n’è una che dà le vertigini se si pensa pronunciata da Dio e fa comprendere l’eccellenza di una elezione.

È un paragone paradossale, ma vero e ricco di mistero. E Cristo lo rivolge a quelli che sarebbero stati nei secoli i suoi sacerdoti: «Come il Padre ha mandato me, io mando voi». Chi è allora il prete? È colui che Cristo ha eletto per continuarlo nel tempo. Purtroppo alle volte il sacerdote non è così. E d’altronde se il prete non è Cristo, è ben poco. Le sue prediche sono vuote e le chiese deserte. Perché la parola che Cristo dava era lui stesso. Se il prete prima vive ciò che predica e poi parla, la sua parola sarà Cristo e sarà, anche lui, altro Cristo.

Come il Padre ha mandato me discorsi trascineranno allora le folle e le chiese diverranno strabocchevoli. Perché non è tanto la scienza che fa il prete, quanto il carisma vivificato dall’amore.  

Chiara Lubich, Il celibato sacerdotale, Città Nuova  14 (1970/3) p. 9

 
Tratto dal volume: Come il Padre ha amato me… 365 pensieri per l’anno sacerdotale, Città nuova 2009 http://editrice.cittanuova.it/notizia.asp

    (altro…)

Oltre il profitto: obiettivi più grandi, che sanno di eterno

Un racconto a due voci: Tom, che ci ha lasciato da qualche anno, e Jeanne, la moglie, che ha condiviso con lui questa esperienza. “Il mio settore di attività si stava riducendo, ed avendo risparmiato qualche soldo, ho pensato che era il momento di iniziare una attività in proprio. Proprio allora avevo saputo dell’economia di comunione, e con mia moglie Jeanne siamo stati subito attratti dalla possibilità di renderci responsabili non solo di provvedere alla nostra famiglia ma anche alle necessità di tanti nel mondo”. “Il saper preparare e condividere il cibo era da generazioni tradizione della famiglia Petrucci, così abbiamo deciso di aprire un ristorante a Camarillo, in California: il Petrucci’s”. Jeanne, che ha lavorato negli ultimi anni al ristorante, così descrive come Tom gestiva l’azienda: “Voleva dare a ciascuno dei suoi collaboratori la possibilità di migliorarsi: se qualcuno era stato assunto come lavapiatti o autista ma voleva imparare un lavoro di livello superiore,Tom gli dava sempre la possibilità di farlo; se poi uno diventava esperto nel nuovo lavoro e non vi era per lui un posto adeguato, non cercava di trattenerlo in azienda. Molti avevano una famiglia a cui provvedere e Tom voleva che potessero migliorare ed avere successo”. Tom scriveva: “Nel nostro ristorante cerchiamo di lavorare come se tutto dipendesse da noi, ma sapendo che in realtà tutto dipende da Dio. Jean ed io ben sappiamo che non faremo mai grandi profitti, ma sentiamo che riuscendo a dare lavoro a dieci persone, assicurando così un’entrata a dieci famiglie, ed in più contribuendo a ridurre il problema della povertà, abbiamo raggiunto obiettivi più grandi, che sanno di eterno”. “Nel breve momento di meditazione del mattino scegliamo un pensiero chiave da mettere in pratica durante il giorno. A volte sono bombardato da migliaia di idee su come gestire meglio il ristorante, su come guadagnare di più, e così via, ma l’unità degli altri mi permette di rimanere orientato a ‘quello che conta veramente’. Il momento insieme del mattino rafforza nella mia anima la decisione che con Jeanne abbiamo preso quando abbiamo iniziato questa avventura: e cioè di amare il momento presente e cercare la volontà di Dio, non la nostra. Quando abbiamo iniziato l’attività sapevamo ben poco su come gestire un ristorante. Se ha successo, è perché è nei Suoi piani”. “Fin dal primo mese di apertura del ristorante, abbiamo deciso di dare comunque una somma mensile per i poveri. Un atto di fede che ci ha aiutato a tenere sempre al primo posto l’importanza del dare”. (Tom e Jeanne Petrucci, da L’amore come piatto principale in Economia di Comunione, Periodico quadrimestrale, Anno X/n.2, novembre 2004) (altro…)

Molte vie per un mondo unito

Una visione universale d’amore

I problemi del terzo mondo non sono uno scherzo. Esigono uno spostamento massiccio di beni: un ridimensionamento, una formidabile messa a punto. E tutto ciò noi non lo sappiamo fare. Non siamo in grado di disegnare progetti completi sul mondo nel suo insieme, nemmeno allo scopo di beneficarlo, perché occorre un amore universale. Qui deve entrare in gioco Colui che ha creato questo mondo, ne sa i destini, e scruta i più reconditi pensieri degli uomini, le loro aspirazioni e le possibilità spirituali e materiali dei popoli. Colui che conosce anche per diretta esperienza quest’umanità, Colui che riassume l’umanità perché non è un uomo, ma l’Uomo: Egli solo può accendere in noi uno spirito e una visione universale d’amore. Giovanni XXIII, ad esempio, ci dice che il superfluo da darsi a chi non ha è misurato dal bisogno altrui. Ma chi misurerà le necessità di tutti gli altri nostri fratelli, se non qualcuno che ha in sé la misura della umanità? E questi non è che Cristo. E la sua azione sul mondo la vuol fare generalmente attraverso i cristiani. E la può fare con coloro in cui, per la carica di amore, Egli vive ed agisce pienamente. Allora i programmi che essi faranno saranno illuminati dalla sua sapienza e s’attueranno, nonostante tutte le difficoltà.  Tratto da “Cristiani sottosviluppati” pubblicato in: Chiara Lubich, Scritti Spirituali/2 – L’essenziale di oggi, Città Nuova Editrice pp. 158-159 ed. 1997