Giu 24, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
Nel 2013 la città colombiana di Medellín, con i suoi 2,4 milioni di abitanti, è stata riconosciuta come la città che più velocemente si sta modernizzando al mondo e ciò grazie ai processi di sviluppo intrapresi negli ultimi anni, come ad esempio la riduzione delle emissioni di anidrite carbonica, la creazione di spazi culturali e la riduzione della criminalità. A Medellín opera la Fondazione Mundo Mejor e, per questi motivi, è stata scelta come sede del III Seminario di UNIRedes, tenutosi dal 3 al 7 di giugno. Vi erano rappresentate oltre 30 organizzazioni provenienti da Brasile, Messico, Argentina, Bolivia, Paraguay, Venezuela e Colombia, a cui si devono aggiungere altre 10 che hanno partecipato all’evento via streaming. In questo seminario le diverse organizzazioni sociali ispirate dalla spiritualità dell’unità hanno accolto la sfida di rafforzare il loro cammino insieme. Anabel Abascal, membro del Comitato Coordinatore, ha affermato: “Noi associazioni sociali che aderiamo a UNIRedes crediamo che, nel mondo attuale, lavorare in rete sia l’unico modo per dare visibilità alla fraternità universale, nostro principio ispiratore”. Nei quattro giorni dell’incontro si sono approfonditi gli strumenti a disposizione per rispondere al meglio, con il lavoro quotidiano, alle grandi sfide sociali. Susana Nuín, della Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM) ha illustrato il punto di vista della Chiesa regionale, presentando i 4 assi trasversali per l’intervento sociale: cura della creazione, costruzione della pace, migrazione e giustizia sociale. Il docente italiano Giuseppe Milan, invece, è intervenuto con un contributo sulla pedagogia interculturale basata sulla spiritualità di Chiara Lubich. Una pedagogia che riconosce e assume su di sé i dolori ed i bisogni che la diversità sociale ci presenta. Afferma Milan: “L’educazione ha come principio la fraternità, formare persone-mondo che valorizzino il dialogo per costruire società nuove. La metodologia è l’arte di amare. Accettare tutti e rispettare le diverse culture”. Inoltre si sono affrontati temi relativi al consolidamento istituzionale delle organizzazioni e alla gestione della rete. A questo proposito Francesco Tortorella dell’AMU (Azione per un Mondo Unito), ha spiegato come si elaborano i progetti, partendo dalla fase di finanziamento fino alla partecipazione diretta dei protagonisti.
Alla conclusione del lavoro di gruppo si sono formati il nuovo Comitato Coordinatore e le varie commissioni di lavoro che dovranno portare avanti i diversi obiettivi di UNIRedes: sviluppare nuove strategie di comunicazione per aumentare la comunione e la diffusione delle varie azioni; dare visibilità alla speranza diffondendo i piccoli, ma significativi cambiamenti che le nostre azioni generano nella vita delle persone; avere una maggiore incidenza nelle politiche pubbliche locali; intessere nuovi legami di cooperazione tra le organizzazioni; lavorare in modo che ognuna delle azioni sociali dia un ruolo da protagonisti ai destinatari dei progetti, incentivando la reciprocità; promuovere il volontariato sociale come strategia per migliorare la gestione delle organizzazioni e per la formazione di uomini nuovi. Si può accedere ai vari interventi del III Seminario grazie ai video registrati via streaming e nella pagina web di Sumá Fraternidad. (altro…)
Giu 23, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«L’Iraq sta passando in questo periodo il momento più difficile degli ultimi decenni, affermava qualcuno degli amici che siamo andati a visitare». A scrivere sono Gemma e Pierre, da Amman, del Movimento dei Focolari in Giordania e Iraq, di ritorno da un breve viaggio ad Erbil (Iraq). Obiettivo: far sentire concretamente alla comunità cristiana la propria vicinanza e quella di molti, insieme al Focolare presente da anni sul posto, specialmente in questo periodo. Tra loro ci sono anche molte persone dei Focolari. «Stando insieme a loro, anche se li abbiamo trovati stanchi e provati, ci ha colpito come le persone siano in continua donazione agli altri e credano ancora nell’amore di Dio nonostante tutto». «Sono passati, infatti, ormai nove mesi da quando i villaggi della Pianura di Ninive sono stati invasi dall’ISIS. La situazione generale del Paese è peggiorata con gli ultimi sviluppi, cioè la conquista di nuovi terreni. Le persone, inclusi i nostri amici, sentono una grande incertezza nel futuro, tanti sono già partiti e altri stanno pensando di lasciare il Paese». La vicinanza spirituale non è di poco conto se, a conclusione di questi giorni insieme, qualcuno confida: «Abbiamo perso tutto, non ho potuto finire gli studi universitari, non c’è lavoro… ma finalmente ho ritrovato la pace, ed ho deciso di ricominciare il mio rapporto con Dio».
«Nell’incontro con la comunità dei Focolari – raccontano ancora Pierre e Gemma – si è vissuto un momento molto importante: ci siamo dichiarati reciprocamente di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro, di amarci con la misura con cui Gesù stesso ci ha amati, in modo che Lui possa essere presente tra noi, come ha promesso. Abbiamo poi meditato sul legame tra l’Eucarestia e la Chiesa, con una conversazione di Chiara Lubich del 1982, “L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia”. Tra gli incontri fatti, anche quello con Mons. Bashar Warda, vescovo caldeo di Erbil, contento del nostro passaggio. Alla fine ci ha chiesto di pregare più che mai per l’Iraq». «Sono venuto per voi, ciascuno è come il mondo intero per me…», ha detto Mons. Salomone Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad della Chiesa cattolica caldea, venuto apposta da Baghdad. Ha esortato tutti a «non aver paura, ma andare avanti nella vita dell’ideale dell’unità, perché ognuno di noi ha una missione da compiere». «Cerco di vivere concretamente l’amore che diventa reciproco all’interno della comunità. Trovo nell’Eucaristia la forza per andare avanti ad amare», confida una dei presenti. E poi, si gioisce anche insieme: nonostante la situazione c’è un vivace gruppo di bambini e ragazzi, che hanno dato vita all’edizione locale della Run4Unity (la staffetta sportiva mondiale per la pace) con 35 ragazzi e ragazze! «Per noi sono stati giorni intensi – concludono i due focolarini dalla Giordania – un’esperienza divina e profonda. Abbiamo ricevuto da loro più di quello che potevamo dare. Chissà quanta vita sta nascendo da questo grande dolore vissuto cristianamente». (altro…)
Giu 22, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Al mio arrivo, la prima persona che ho visto è stato il cardinale che ha preso la mia borsa. L’arte di amare di cui Chiara Lubich parla in modo così semplice è vita». Così mons. Ignatius Mascarenhas, vescovo di Chandigarh, India, uno dei 22 vescovi cattolici amici del Movimento dei Focolari, di cui per la prima volta 12 indiani e uno dal Pakistan, che si sono riuniti a Bangalore dal 3 al 6 giugno per un appuntamento panasiatico. L’incontro era stato preceduto da un incontro preparatorio, con alcuni vescovi, che insieme si sono recati a visitare i malati del vicino ospedale, per sottolineare come la contemplazione non è distinta dall’azione, nel desiderio di essere strumenti della misericordia di Dio. Il vescovo del Pakistan vive al confine tra Pakistan e India. Ha condiviso la sua esperienza pastorale: «Due settimane fa ero in un grande deserto al confine. Sono stato tre giorni con un sacerdote, visitando diversi paesini che da due anni soffrono a causa della siccità. I bambini muoiono. Ho celebrato la Messa usando una scatola come altare. Sono venute tante persone, fra cui anche alcuni indù. Durante la messa abbiamo pregato affinché venga la pioggia». I vescovi dell’India e il vescovo del Pakistan celebrano insieme: «è un segno di speranza», afferma mons. Bobet Callari delle Filippine. Perché la scelta dell’India come sede per ospitare questo incontro? L’India, col suo miliardo e 250 milioni di abitanti, in cui i cristiani sono il 2% della popolazione, rappresenta una frontiera per la convivenza interreligiosa. I vescovi, pastori di piccole comunità, vivono a contatto con persone di altre confessioni, fedi, culture. Il “dialogo della vita” deve quindi precedere qualsiasi discorso teologico, e la comunione, la vicinanza tra vescovi – come quella rinsaldata durante l’incontro e sigillata da un “patto di amore reciproco” – è un grande antidoto contro lo scoraggiamento che spesso rischia di prendere il sopravvento. «Nella mia diocesi – racconta Stephen Lepcha, Vescovo di Darjeeling (West Bengala) – ho difficoltà con alcune sette che seminano una campagna di odio e ci mettono alla prova. So che succederà ancora, ma in questi giorni ho capito cosa fare: amare con l’amore che viene da Dio, che siano indù, musulmani, cristiani… sono tutti figli di Dio». «Abbiamo bisogno della spiritualità di comunione – afferma mons. Elias Gonsalves, della diocesi di Amravati, India – A volte siamo lasciati soli. La comunione tra vescovi è molto importante, aiuta i più giovani ma anche i più anziani. Dobbiamo crescere nell’aiuto reciproco».

Con la Professoressa indù Shubada Joshi
All’incontro è intervenuta anche la professoressa indù Shubada Joshi – decano della Facoltà di Filosofia dell’Università di Mumbai – che ha raccontato del suo incontro con Chiara Lubich e il carisma dell’unità. Nel 2002 infatti, Chiara – nel corso di un simposio indù-cristiano – aveva condiviso ad un gruppo di indù la sua esperienza mistica dell’estate 1949, sperimentando che con loro il dialogo può fondarsi anche su un piano di profondità spirituale non sempre possibile con altri. Le parole di Shubada Joshi, insieme all’approfondimento sulla Scuola per le Religioni orientali (SOR) – che si era svolta nei mesi precedenti a Tagaytay nelle Filippine – hanno dato un panorama sulla proposta del dialogo interreligioso che parte dalla spiritualità dei Focolari. L’incontro con la comunità di Bangalore, con le diverse testimonianze di famiglie e giovani ha offerto poi uno spaccato di vita quotidiana vissuta alla luce della fraternità. (altro…)
Giu 20, 2015 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Sono parole di papa Francesco nella Bolla con la quale l’11 aprile scorso ha indetto l’Anno giubilare della misericordia. Dio «non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano». Papa Francesco evidentemente non intende mettere tra parentesi la fedeltà alla verità e la chiarezza dottrinale, ma piuttosto coniugarle con la realtà vissuta dalla gente. E non per cedere a compromessi, ma per fedeltà a quel Dio la cui Verità compiuta è l’Amore. Un messaggio liberante che non lascia nessuno in pace. È il binario su cui si muove il cammino dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia. Un cammino da vivere – come ricordano i Lineamenta inviati alle diocesi in vista dell’Assemblea prossima – «nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e unica fedeltà che ne consegue», ponendosi con realismo di fronte alla famiglia oggi e tenendo allo stesso tempo «lo sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia»: il Vangelo della famiglia. Fedeltà, da un lato, al disegno di Dio che non è da intendere «come “giogo” imposto agli uomini bensì come un “dono”», come “buona notizia” che si pone al servizio della realizzazione più profonda e della felicità delle persone; ma fedeltà, dall’altro lato, alle persone in quello che si trovano a vivere e spesso a soffrire in una società complessa e con un’interiorità – propria e altrui – non meno complessa, da cui derivano molteplici fragilità. Parola-chiave è l’arte dell’accompagnamento. A questo proposito, papa Francesco sottolinea nell’Evangelii gaudium: «senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno». Occorre imparare sempre a «togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3, 5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana». Un valido accompagnatore, infatti, «non accondiscende ai fatalismi o alla pusillanimità. Invita sempre a volersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il Vangelo». Un impegnativo programma che la Chiesa è chiamata ad attuare – come dicono ancora i Lineamenta – «con tenerezza di madre e chiarezza di maestra (cf. Ef 4, 15)». Eh già, “la Chiesa”: non solo i vescovi e i presbiteri, ma l’intero Popolo di Dio. «Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società». Il testo integrale, insieme a riflessioni e testimonianze, in: Rivista di vita ecclesiale Gen’s. (altro…)
Giu 19, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A partire da Paolo VI, tutti i Papi hanno toccato il tema dell’ambiente, puntando l’attenzione sulla questione ecologica. L’enciclica di papa Francesco sul creato ha fatto parlare di sé ancor prima di essere pubblicata. Quali il significato e la portata di questo testo?

Conferenza stampa di presentazione dell’enciclica Laudato si’
«Nella presentazione della Lettera Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” a cui ho partecipato il 18 giugno è venuta in rilievo la straordinarietà di questo documento. Un’enciclica che è frutto di un lavoro di squadra. Un documento che, come ha detto il Prof. Shellnhuber , fondatore e direttore dell’Istituto di Potsdam per le Ricerche sull’impatto climatico, mette insieme fede e ragione, e, il cui contenuto è tutto in linea con le prove scientifiche. Un’enciclica concreta, come l’ha definita la Dr. Carolyn Woo , economista, in cui il papa sostiene, tra il resto, che è importante tutelare l’ambiente anche dal punto di vista economico perché questo porterà frutti e ridurrà i costi. Il metropolita Jhon Zizioulas, ringraziando più volte papa Francesco, ha sottolineato come nell’enciclica venga in rilievo la relazione dell’uomo con la terra, oltre a quella con Dio e con il prossimo. Una relazione spesso dimenticata. Infine il Card. Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, ha sottolineato come papa Francesco metta al centro dell’Enciclica il concetto di ecologia integrale, affermando che “quando parliamo di ambiente facciamo riferimento anche ad una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati.” Come EcoOne, quali iniziative si portano avanti per la salvaguardia del Creato? «C’è, prima di tutto, un contributo a livello di pensiero e di confronto in convegni internazionali per elaborare un “pensiero ecologico” fondato sul quadrinomio custodia, responsabilità-coscienza ambientale, nuovo rapporto persona-natura e sostenibilità dello sviluppo. In questi anni poi, ci sono state tante iniziative a livello di studio, di ricerca personale e di insieme. Cito solo, in modo sintetico, l’ultimo contributo di EcoOne alla riflessione ecologica pubblicato come “Focus sull’ecologia” su Nuova Umanità (XXXIV, 2012/1, 199), in cui si propone:
- un saggio sul dibattito mediatico sui cambiamenti climatici, frutto del dialogo con il climatologo Antonello Pasini. Questo saggio si ricollega ai risultati raggiunti nell’ultima parte del libro “Il pianeta che scotta”, in cui troviamo le idee forza di EcoOne, scritto a 4 mani da Luca Fiorani presidente della Commissione EcoOne e lo stesso Pasini;
- un altro saggio dal titolo “Un’etica ecologica basata su una ecologia di comunione” scritto da Miguel Olivera Panao. È una visione filosofica di sintesi fra tre livelli ecologici di comprensione: naturale, umano e spirituale.
Ma ci sono anche altre iniziative di tipo didattico-educativo che possono sostenere chi vuole cambiare il proprio stile di vita come l’iniziativa del “Dado della Terra” che invita tutti a vivere la tutela dell’ambiente con una delle frasi riportate nelle sei facce o come il progetto scolastico “Dare per Salvaguardare l’ambiente” che invita alla stipulazione di un “patto di risparmio energetico” che trasforma atti di risparmio energetico in borse di studio per ragazzi svantaggiati. Chiara Lubich nel ’49 ha vissuto un’esperienza mistica in cui la natura, che faceva da cornice nello splendido panorama delle Dolomiti, ha avuto un ruolo importante. Quali spunti offre la visione del cosmo nella spiritualità e nella mistica di Chiara? «Nella cultura che nasce dal carisma dell’unità esistono i fondamenti per una nuova comprensione del concetto di sviluppo sostenibile, il quale non è ancora pienamente sviluppato. Dalle intuizioni di Chiara Lubich abbiamo imparato che guardando la natura con lo sguardo di Dio cogliamo la presenza di Dio sotto le cose. La natura viene vista come un dono di Dio, come espressione del suo amore. In quel “tutto è sostanziato d’amore”, di cui lei parla, vediamo l’unità nella biodiversità come nella diversità non biologica. Inoltre cogliamo che Dio crea per amore. “Quando Dio creò, creò dal nulla per amore tutte le cose perché le creò da Sé … Le cavò però da Sé perché creandole morì (d’amore), morì in amore, amò e perciò creò”. Per Chiara, la logica con cui Dio crea è sempre quella dello svuotamento di se stesso, affinché emerga la creazione. Chiara vede la creazione come un’azione di Dio che non è estranea alla sua dinamica interna, quella del darsi tutto; quindi, Dio non solo ha creato il cosmo ma lo mantiene in vita e lo sostiene in continuazione, attimo per attimo accompagnandolo col suo amore provvidente. Infine, cogliamo il filo d’oro che lega gli esseri. “Sulla terra tutto era dunque in rapporto d’amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa … ma bisogna essere l’Amore per tessere il filo d’oro fra gli esseri”. La relazionalità nella natura ci parla del Creatore che è relazione, è l’essere relazionale per eccellenza. Dio si relaziona in un rapporto trinitario e tutte le cose da Lui create portano una impronta trinitaria». (altro…)
Giu 19, 2015 | Focolari nel Mondo
Al convegno, promosso da AFNonlus, parteciperanno i partner di progetto tra cui l’Ente Nazionale per il Microcredito e il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’evento, patrocinato dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI), si svolgerà presso la sala workshop 50 – Cascina Triulza EXPO Milano 2015. Il progetto Haiti, danneggiata dal grave sisma del gennaio 2010 e tra i paesi più poveri del pianeta con circa l’80% della popolazione sotto la soglia della povertà, è minacciata da una seria crisi ambientale, direttamente connessa al fenomeno della deforestazione. L’utilizzo di legname per le costruzioni e soprattutto come combustibile ha un impatto negativo sulla salute delle persone, sul clima e sull’ambiente con implicazioni sociali ed economiche. Il percorso per dare una risposta concreta a queste problematiche è complesso e lungo, ma può essere facilitato con la proposta elaborata da AFNonlus, basata sull’utilizzo di tecnologie a impatto zero e nello specifico un modello di cucina solare rispettosa dei bisogni sociali, ambientali, climatici e culturali del popolo haitiano. La sperimentazione avverrà presso la comunità di Mont-Organisé, nel nord est del Paese, dove AFNonlus è già presente dal 1985 e sostiene, tra l’altro, 20 scuole. E proprio queste scuole costituiranno il punto di partenza per sensibilizzare, utilizzare, formare e diffondere questa buona pratica. Vedi invito
Giu 18, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Tra le tematiche che saranno discusse e sperimentate con i giovani partecipanti, i ricercatori e gli imprenditori dell’EdC, durante la Summer School:
- Un’economia di comunione è possibile? Esperienze di imprenditori da diverse parti del mondo.
- L’uomo è davvero homo oeconomicus? Se non lo è, cosa cambia nelle pratiche economiche e aziendali?
- Creatività e generatività: chiave per costruire una economia nuova.
- Esperienze di aziende che hanno inventato nuovi modi di fare business.
- Il coraggio di cambiare convinzioni e pratiche dominanti.
- Cosa possiamo fare per essere il cambiamento che vogliamo?
Sono previsti interventi di docenti di varie università europee e dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – FI), così come di imprenditori EdC da tutto il mondo; workshop di imprenditoria, ricerca, comunicazione, innovazione sociale. Per saperne di più (altro…)
Giu 18, 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Raimundo fa il parrucchiere. Edilena è estetista ed impiegata pubblica. Interessarsi di ambiente non appartiene esattamente alle loro specifiche competenze. Ma di fronte all’invasione ambientale e culturale che stavano subendo, insieme ad altre famiglie, con le quali condividono gli ideali cristiani, hanno cominciato a porsi qualche domanda. Quale eredità vogliamo lasciare ai nostri figli? Come far presente la nostra visione ad una società che sembra non percepire i pericoli di questo degrado? Come andare controcorrente? Sposati da 29 anni, con tre figli e tre nipoti, abitano ad Abaetetuba (Parà- Brasile), un’«isola» che comprende Igarapé-Miri, Moju e Barcarena, tre città famose dagli anni ’80 per l’insediarsi di industrie e di miniere. Molte famiglie hanno lasciato i campi per lavorare per le multinazionali, sistemandosi senza criterio nelle periferie e alimentando, nell’illusione di un benessere mai raggiunto, nuove sacche di povertà. L’impatto di queste industrie sull’ambiente è stato a dir poco devastante. È iniziato dal taglio indiscriminato di açaizeiros (pianta nativa regionale), per l’estrazione del palmito da destinare all’esportazione, privando le famiglie di un nutrimento per loro essenziale. I residui industriali scaricati nei fiumi hanno causato una visibile riduzione di pesci e di gamberi, mentre l’inquinamento atmosferico ha notevolmente ridotto la produzione di frutta. Questo su scala locale. Ma gli effetti della deforestazione si ripercuotono anche a livello mondiale. L’Amazzonia, infatti, è una regione in cui tutto è mega: mega la sua estensione (occupa oltre il 50% dell’intero Brasile), mega la sua biodiversità, mega è la foresta e il suo volume d’acqua dolce. Ma con la deforestazione in atto, tutte queste preziose risorse rischiano di perdere tutta la loro efficacia. Non è facile capire cosa fare. Ma Raimundo ed Edilena, contava su un elemento che può fare la differenza: l’unità con le altre famiglie, e la forza che deriva dal lasciarsi guidare da Dio anche nelle loro scelte. Insieme prendono una decisione: trasformare, con risorse proprie, un’area di pascolo di 34 ettari in un frutteto. Nella scelta degli alberi cercano le varietà tipiche della regione più a rischio di estinzione, alcune ormai non più conosciute dai giovani. Lavorano sodo, ma con grande entusiasmo, creando così in Abaetetuba un’area per preservare la biodiversità locale. Ora il frutteto produce frutti commestibili di 166 specie native e di due specie africane, componendo una collezione unica nel suo genere: una ricchezza forestale che si pone come alternativa alla futura sostenibilità della regione. L’area, denominata Radini, in omaggio ai loro figli Raisa, Radi e Raoni, è spesso visitata da ricercatori e ambientalisti di fama mondiale, da attori, cantanti e anche da vescovi e gente comune, soprattutto giovani. Nel sito infatti ci sono spazi per lezioni teorico/pratiche con distribuzione di materiale divulgativo sulla biodiversità e conservazione dell’ambiente. Anche a seguito di premi e riconoscimenti ottenuti – significativo quello del 2012 da parte del Museo Goeldi del Parà – il sito comincia ad essere divulgato nei giornali e riviste della regione. Edilena e Raimundo sono sempre molto sorpresi nel vedere l’interessamento di così tante persone, alcune delle quali si sentono spronate a seguire il loro esempio di diventare, come loro stessi si definiscono ‘ambientalisti di cuore’.
Vedi pagina 47 della rivista Amazonia Viva http://issuu.com/amazoniaviva/docs/43_av_mar_2015_web_ok/1 (altro…)
Giu 17, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Il Convegno intende aprire lo sguardo sul rapporto tra ambiente, persona, diritti, spaziando tra le legislazioni vigenti nei diversi Continenti e le fonti internazionali. La responsabilità del singolo, declinabile altresì nella dimensione collettiva e nell’ambito degli Stati, trova il punto focale nella cura responsabile dell’altro (persona, comunità) anche attraverso la salvaguardia dell’ambiente naturale. Si diventa responsabili del danno perché anzitutto si è responsabili di altri: vuol essere questa una possibile chiave di lettura per aprire lo sguardo a relazioni di fraternità, che prendono vita anche grazie alla partecipazione. È la dimensione giuridica che sottolinea una responsabilità di custodire l’altro nell’impegno condiviso alla tutela dell’ambiente, casa comune per l’umanità. Le tematiche trattano: Diritto dell’ambiente e diritto all’ambiente – Carattere relazionale del diritto ambientale – Principi del diritto ambientale – Tutela pubblicistica dell’ambiente e diritto di partecipazione – Ambiente, città e territorio – Tutela ambientale e responsabilità – Responsabilità d’impresa – Tutela ambientale e legalità Gli argomenti sono stati scelti a seguito dei lavori e degli spunti di riflessione emersi nella preparazione del Congresso e in particolare nel seminario internazionale del marzo 2014 svoltosi a Castelgandolfo (Roma) e nella Summer School di Abrigada (Portogallo) del luglio 2014. PROGRAMMA prenotazioni@comunionediritto.org www.comunionediritto.org comunicato stampa (altro…)
Giu 17, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
La Parrocchia di San Nicola di Myra a Lecco del Patriarcato di Mosca – Chiesa Ortodossa Russa – è presente ormai da quattro anni a Lecco ed ha intessuto rapporti di conoscenza ed amicizia con la comunità cattolica del territorio di Lecco, Brianza e Valtellina. Direttamente dal vescovo ortodosso della zona Ucraina al confine con la Russia vicino a Donetsk, un appello di solidarietà per il monastero di Sviatogorsk che accoglie i profughi in fuga dalla guerra. La richiesta è di cibo e vestiario con cui sostenere migliaia di rifugiati. Le persone del Movimento dei Focolari, della parrocchia di San Leonardo a Malgrate, con l’Opera di San Francesco per i Poveri di Milano e la comunità ortodossa lecchese hanno raccolto cibo e vestiario, raggiungendo una forte adesione grazie alla sensibilità di tante strutture presenti sul territorio. Un aiuto è stato dato (anche) da Silea S.p.A., di Valmadrera, che ha fornito il necessario apporto logistico, mettendo a disposizione gli spazi necessari ad accogliere la merce che si accumulava via via: con mercatini dell’usato, donazioni da alcune ditte e contributi di famiglie che davano del proprio, sono state raccolte in breve oltre 20 tonnellate.
La fattiva collaborazione di Unisped s.r.l., esperta in spedizioni internazionali, e degli Uffici doganali di Lecco ha portato al compimento delle complesse procedure burocratiche; grazie al quale il nostro carico farà dogana direttamente in Arcivescovado a Kiev, evitando le insidie della frontiera ordinaria. Il 17 giugno il TIR, proveniente da Kiev, partirà per raggiungere il Monastero. Padre Vitaly e un sacerdote in rappresentanza della Chiesa Cattolica accompagneranno il carico; previsti incontri e visite al monastero per una visione diretta della situazione e per farne un reportage. Fonte: Resegoneonline.it
Giu 17, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
https://vimeo.com/130879600 «Per me il dialogo non è un rituale che si ripete ogni anno e poi riponiamo sullo scaffale, ma un contributo essenziale per trovare soluzioni ai maggiori problemi che le società europee affrontano oggi: la paura della diversità, le conseguenze della crisi, la sostenibilità ambientale. Le religioni possono giocare un ruolo tra le comunità, per aiutarci a condurre l’Europa in un luogo migliore rispetto a dove si trova attualmente». Così Frans Timmermans, dopo l’annuale riunione ad alto livello con i leader religiosi, in cui si è discusso sul tema “Vivere insieme e accettare le diversità. Insieme al primo Vicepresidente della Commissione europea c’erano Antonio Tajani, Vicepresidente del Parlamento europeo, e quindici leader religiosi delle comunità cristiana, ebraica, musulmana, indù, buddista e mormone.
La comprensione del ruolo delle religioni è testimoniata dai numerosi appuntamenti che vedono sempre di più riuniti insieme istituzioni politiche e capi religiosi. Questi ultimi vengono chiamati in causa non più separatamente ma a lavorare insieme, per la soluzione dei conflitti e per la ricerca di una strada verso la convivenza pacifica. Vedi il recente dibattito ad alto livello su Tolleranza e riconciliazione alle Nazioni Unite, l’incontro dei leader religiosi in Kazakistan , l’attesa per il discorso di papa Francesco all’ONU il prossimo settembre e, adesso, a livello europeo, questo incontro promosso dalla Commissione Europea. L’appuntamento di oggi ha fatto seguito a quello del 2 giugno con le organizzazioni filosofiche e non confessionali, e si inserisce nel quadro sancito dal Trattato di Lisbona. Alla conferenza stampa sono emerse questioni scottanti – che riguardano le politiche europee sull’immigrazione, la crescita dei foreign fighters (chi parte dall’Europa per combattere nella jihad), la nascita del gruppo di estrema destra nell’europarlamento – alle quali hanno risposto imam, rabbini e vescovi. Il metropolita Joseph, della Chiesa ortodossa rumena, ha chiamato in causa anche il ruolo dei Movimenti ecclesiali, come la Comunità di Sant’Egidio, ricordando il suo impegno per il progresso del dialogo interreligioso.
Mentre Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, uscendo da questo lungo dialogo, ha espresso la sua gioia di aver partecipato ad uno scambio veramente libero, con un autentico ascolto. Ha sottolineato la Regola d’Oro, comune a tutte le religioni. E tra gli esempi che la vedono realizzata ha citato l’esperienza del gruppo interreligioso “Vivre ensemble à Cannes”. A margine dell’incontro confida: «non c’è religione che non voglia il dialogo, non ci sono capi religiosi che non cerchino di fare di tutto per promuoverlo. Questo dà speranza, perché nonostante tutta la situazione che vediamo intorno, la religione può veramente portare un messaggio nuovo ed aiutare in questo processo di dialogo che in certi momenti sembra quasi impossibile». Ribadisce, inoltre, «l’importanza che a questo dialogo partecipino le comunità, non soltanto i leader religiosi, per una sinergia che possa portare ad un laboratorio comune nelle varie città dell’Europa per aiutare questa convivenza pacifica. Essa potrà venire soltanto dal vincere i sentimenti di paura – che pure sono comprensibili di fronte all’ignoto – con sentimenti di accoglienza, rispetto, capacità di accogliere veramente l’altro come un fratello». Le conclusioni del dibattito del 16 giugno confluiranno nel materiale di discussione per il primo convegno annuale sui diritti fondamentali dell’UE che si terrà l’1 e il 2 ottobre 2015 e che sarà incentrato sul tema “Tolleranza e rispetto: prevenire e combattere l’odio antisemita e antimusulmano in Europa“.
Foto gallery sito ufficiale Video della Conferenza Stampa Video – accoglienza / saluti Intervista di Radio Vaticana a Maria Voce Comunicato stampa della Commissione europea Comunicato stampa del Movimento dei Focolari (16.06.2015) Comunicato stampa del Movimento dei Focolari (12.06.2015) (altro…)
Giu 17, 2015 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Dopo lo storico incontro fra papa Francesco e Tawadros II (papa della Chiesa ortodossa copta e Patriarca di Alessandria), avvenuto il 10 maggio 2013 in Vaticano, per la prima volta si è vissuto un giorno di festa ad Alessandria tra le due Chiese per commemorare quell’incontro. Infatti, tre mesi dopo l’elezione di Francesco, Tawadros II si era recato a trovarlo nello stesso giorno – a distanza di 40 anni -, della storica visita di Shenouda III a Paolo VI. Il Patriarca copto ortodosso in quell’occasione aveva proposto che si ricordasse ogni anno il 10 maggio come il giorno dell’amicizia fra le due chiese. Il 7 giugno scorso, nel Centro Culturale dei gesuiti ad Alessandria (Egitto) e sotto il patrocinio del Patriarca Copto Cattolico, Ibrahim Ishak, si è ricordato l’evento alla presenza di Tawadros II, accompagnato da 8 vescovi copti ortodossi e 5 sacerdoti. Presenti anche il Nunzio, Bruno Musarò, il vescovo latino, Adel Zaki, e circa 100 religiosi, religiose e sacerdoti cattolici. Tra i promotori, l’attuale direttore del Centro Culturale, ex allievo dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), insieme ad un amico della Chiesa ortodossa. Dopo un momento di preghiera, con letture e canti, si sono ripercorse attraverso un documentario le varie tappe dello storico incontro fra le due Chiese. Nel suo messaggio del 10 maggio papa Francesco ha ricordato, tra l’altro, che “ciò che abbiamo in comune è più grande di ciò che ci divide” e che “possiamo noi perseverare nel nostro cammino verso la piena comunione e crescere in amore e comprensione”. Immediata la risposta del Patriarca copto che, nel pomeriggio, ha chiamato al telefono papa Francesco, confermando la “volontà di proseguire nel comune impegno per l’unità dei cristiani”, come ha riferito P. Lombardi, portavoce Vaticano. Tawadros II, nel suo discorso pieno di affetto per vescovo di Roma, ha espresso la sua convinzione che “Il mondo oggi ha fame e sete dell’amore concreto. L’unità tra le Chiese ha bisogno di eroi della fede”, e ha indicato alcuni presupposti necessari per arrivare all’unità, tra cui una mente aperta, pregando ogni giorno: “Dammi, o Dio, una mente aperta come il nostro Signore Gesù si è comportato con la samaritana e con il ladrone alla sua destra”. Ma anche un cuore grande capace di andare “oltre la lettera”. E, infine, un’anima umile che “salvaguardi i doni e le grazie concessi da Dio”. «Eravamo tutti con il cuore pieno di gioia – raccontano Fadia e Philippe dei Focolari in Egitto –. Sua Santità ha voluto salutare ognuno dei partecipanti personalmente e ha ricordato con commozione come è stato toccato dall’umiltà di papa Francesco quando l’ha incontrato. Ha ripetuto ancora che questo giorno dobbiamo festeggiarlo ogni anno!». Infine, è stato ricordato “l’ecumenismo del sangue”, facendo memoria dei martiri egiziani ed etiopici in Libia. (altro…)
Giu 16, 2015 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il cliente Dirigo un’agenzia di banca. Una sera, uscendo dall’ufficio, portavo il peso di un grosso problema irrisolto: riguardava un cliente che si era comportato male con il suo conto corrente. Intravedevo solo due soluzioni che mi davano sofferenza: danneggiare gravemente il cliente, avviando le pratiche legali, o rischiare di venire meno ai doveri. Avevo un appuntamento con mia moglie, per tornare insieme a casa. Di solito cercavo di liberarmi dai pensieri, ma quella sera non ci riuscii. Lei capì subito e mi disse: «Giornata pesante oggi vero?». Cominciai a confidarmi. Mary non era dentro i problemi di banca, ma ascoltava attentamente, in silenzio. Dopo averle detto tutto, mi sentii come sollevato e più fiducioso. Il problema rimaneva, ma ora non era più soltanto mio. L’indomani cominciai ad intravedere una terza soluzione che consentiva, nel rispetto dei miei compiti, di non danneggiare il cliente. (G. K. – Inghilterra) Problemi di udito Con seri problemi di udito, spinto anche dai miei parrocchiani, sono andato da uno specialista. Dopo avermi chiesto a quale ordine religioso appartenessi, ha cominciato ad enumerare i suoi rancori contro la Chiesa per tutte le incoerenze e le contraddizioni che gli avevano fatto perdere la fede. L’ho ascoltato con amore, rendendomi conto di trovarmi davanti ad una persona che non si accontentava di un cristianesimo superficiale. A mia volta gli ho risposto che non ci sono argomentazioni per difendere la Chiesa ma solo una vita coerente. E ho aggiunto: «Dio ci ama così come siamo». Lui ha voluto il mio indirizzo e il telefono. Venuto a trovarmi la sera stessa, mi ha raccontato che era stato in seminario fino a 18 anni finché gli è parso che il marxismo rispondesse meglio a ciò che cercava; ora però queste certezze si erano incrinate. Dopo qualche giorno mi ha confidato che, entrato in chiesa, gli era sembrato che Dio gli dicesse: «Io non ti ho mai abbandonato». Ora è tornato ai sacramenti insieme alla moglie. (P. G. – Italia) Licenziamento In fabbrica hanno distribuito in questi giorni delle lettere di licenziamento una delle quali indirizzata a Giorgio. Conoscendo le sue precarie condizioni economiche, mi avvicino e lo invito a tornare con me dell’ufficio del personale: «Io sto meglio di lui – dichiaro –, mia moglie ha un lavoro. Licenziate piuttosto me». Il capo promette di riesaminare il caso. Quando usciamo, Giorgio mi abbraccia commosso. Il fatto naturalmente passa di bocca in bocca e altri due operai, pressappoco nelle stesse mie condizioni, si offrono al posto di altri due licenziati. La direzione è costretta ad un ripensamento sui metodi di scelta dei licenziamenti. Essendo venuto a conoscenza del fatto, il parroco lo racconta durante l’omelia della domenica, senza fare nomi. Il giorno dopo mi fa sapere che due studentesse sono andate a portargli tutti i loro risparmi per gli operai in difficoltà, dichiarando: «Anche noi vogliamo imitare il gesto di quell’operaio». (B. S. – Brasile) (altro…)
Giu 15, 2015 | Centro internazionale, Cultura
Il Volume è nato come “ un semplice ma sincero omaggio per il suo sessantesimo anniversario di quella ordinazione sacerdotale che ha aperto una strada nuova, dando, anche in questo, un tipico suo apporto al dono di Dio fatto a Chiara Lubich”. E oggi che Don Foresi ci ha lasciato, diventa un testo fondamentale per capire la portata della sua figura. Giancarlo Faletti (copresidente del Movimento dei Focolari dal 2008 al 2014) nell’introduzione al volume – che riportiamo di seguito – lo definisce, un “invito a entrare nella “casa” del Movimento dei Focolari”. «Il pensiero di Pasquale Foresi è universalmente noto, grazie soprattutto ai suoi scritti. Alcuni, come Conversazioni di filosofia o Colloqui, possiedono una tale profondità e ricchezza, assieme alla caratteristica leggibilità, da farli diventare sicuramente dei classici; sono libri destinati a rimanere. Anche il recente Luce che si incarna offre una visione solare della spiritualità [dell’unità, n.d.r]. Meno conosciuta la sua vicenda umana. Il libro qui pubblicato ne disvela tratti e momenti assolutamente inediti che danno ragione delle origini e dello sviluppo del suo pensiero, radicato in un’esperienza originale, ricca e feconda. Dopo la lettura di queste pagine non si potrà più scindere la sua dottrina dalla sua persona, l’una rimanderà armoniosamente all’altra. In queste pagine emerge soprattutto il compito ecclesiale svolto nell’ambito del Movimento dei Focolari e il ruolo unico e insostituibile svolto nella sua nascita e nella sua crescita. Di indole discreta e riservata, Foresi ha infatti lavorato alacremente per lo sviluppo del Movimento e il suo radicamento nel tessuto ecclesiale, culturale e civile, al punto da esserne considerato da Chiara stessa cofondatore accanto a lei. Costantemente vicino alla fondatrice, ha saputo tradurre in istituzioni e opere le sue intuizioni carismatiche, cosicché Chiara Lubich, come ha scritto Maria Voce nella presentazione al primo volume, vi ravvisò quello che chiamava un “disegno” particolare, ossia una missione conferitagli da quello stesso Spirito che è all’origine del suo carisma. È il “disegno” della “incarnazione”, a indicare il compito di aiutare la fondatrice a mettere in opera le luci e le mozioni che lo Spirito Santo andava man mano suscitando in lei come depositaria del “carisma dell’unità”. Di qui l’appropriato titolo del presente libro: L’unità si fa storia. Se l’incontro di Chiara Lubich con Igino Giordani aveva dato il via a quell’esperienza di luce che si conosce come “Paradiso del ’49” e alla progressiva apertura del Movimento verso l’umanità, il successivo incontro con Pasquale Foresi fece sì che quelle illuminazioni e quella apertura trovassero le adeguate modalità e gli idonei strumenti di mediazione. La peculiarità di questo libro, e la sua conseguente preziosità, sta dunque soprattutto nel mostrare, la genesi di un’opera di Dio, la dinamica delle origini di un carisma nella fase fondativa. Ci consente di contemplare, con stupore, come il seme deposto dallo Spirito nel cuore di una persona, germoglia in fragile stelo per poi crescere e maturare in albero forte e rigoglioso che spande ampi nel cielo i molti rami. Tra l’altro questo è il modo migliore per conoscere un carisma: seguirlo nel suo divenire. È un invito a entrare nella “casa” del Movimento dei Focolari, un’occasione per conoscerlo non soltanto nella maturità attuale, ma anche nel lento formarsi. Una storia appassionante come soltanto le opere di Dio sanno esserlo. Una storia raccontata a più voci, da differenti prospettive, così da mostrarne le molte sfaccettature». Dall’introduzione di Giancarlo Faletti
Giu 15, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Link per la diretta: http://live.focolare.org
Negli ultimi anni viveva lontano dai riflettori, nel suo focolare a Rocca di Papa, insieme ad altri primi focolarini, compagni di viaggio di sempre: Marco Tecilla, Bruno Venturini, Giorgio Marchetti.

Pasquale Foresi con Chiara Lubich
La sua è una figura molto importante nella storia dei Focolari: aveva appena 20 anni quando, nel 1949, Chiara Lubich gli chiede di condividere la responsabilità del Movimento nascente. Chiara, infatti, ha ravvisato sempre in lui un particolare ruolo nello sviluppo del Movimento dei Focolari: quello dell’incarnazione del carisma dell’unità, e per questo lo considerava, insieme a Igino Giordani, cofondatore del Movimento. Pasquale Foresi era un giovane alla ricerca. Dopo aver sentito la vocazione al sacerdozio, frequentava il seminario di Pistoia e il Collegio Capranica a Roma. Racconta: «Ero contento, soddisfatto della mia scelta. Ad un dato momento però, ho avuto non una crisi di fede, ma un semplice ripensamento. È stato a quel tempo che ho conosciuto il Movimento dei Focolari. Notavo, nelle persone che vi appartenevano, una fede assoluta nella Chiesa cattolica e contemporaneamente una vita evangelica radicale. Ho capito così che quello era il mio posto e ben presto l’idea del sacerdozio è ricomparsa». Sarà il primo focolarino sacerdote. Dopo di lui, altri sentiranno questa particolare chiamata al servizio del Movimento. Pasquale riconosce nei primi passi mossi da Chiara Lubich e il primo gruppo accanto a lei “una polla evangelica sgorgata nella Chiesa”, ed inizia un sodalizio che lo conduce a dare un fondamentale contributo allo sviluppo del Movimento come stretto collaboratore della fondatrice. 
Villa Eletto, Loppiano (Incisa Valdarno – FI)
Riguardo ai principali compiti a lui affidati, scrive lo stesso Foresi: «Perché sacerdote, sono stato incaricato di tenere i primi rapporti con la Santa Sede. Altro mio compito particolare, nel tempo, è stato quello di seguire lo sviluppo del Movimento nel mondo e di collaborare, direttamente con Chiara, alla stesura dei vari Statuti. Ho ancora potuto dar vita e seguire opere concrete, quali il ‘Centro Mariapoli’ per la formazione dei membri a Rocca di Papa, la cittadella di testimonianza a Loppiano, la casa editrice Città Nuova a Roma e altre opere che si vennero poi moltiplicando nel mondo». Ma c’è ancora un aspetto particolare della sua vita accanto a Chiara, che forse rappresenta meglio degli altri il suo particolare apporto allo sviluppo del Movimento. Scrive: «È nella logica delle cose che ogni nuova corrente di spiritualità, ogni grande carisma, abbia dei risvolti culturali a tutti i livelli. Se si guarda la storia si constata come ciò si è sempre avverato, con influssi nell’architettura, nell’arte, nelle strutture ecclesiali e sociali, nei vari settori del pensiero umano e, specialmente, nella teologia». Infatti, egli è intervenuto innumerevoli volte con la parola e con lo scritto a presentare la teologia del carisma di Chiara nella sua dimensione sociale, spirituale, sottolineandone con autorevolezza la novità, sia in ordine alla vita che al pensiero. Dalle sue pagine scaturisce “un acume di analisi, un’ampiezza di vedute e un ottimismo nel futuro, resi possibili dalla sapienza che proviene da una forte e originale esperienza carismatica, oltre che da quegli abissi di luce e di amore, di umiltà e fedeltà, che solo Dio può scavare nella vita di una persona”. (dalla Prefazione di “Colloqui”, domande e risposte sulla spiritualità dell’unità). Il Movimento dei Focolari in tutto il mondo lo ricorda con immensa gratitudine. Comunicato stampa Scheda bibliografica Don Foresi ha raggiunto Chiara (Città Nuova online) Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, Pasquale Foresi, Città Nuova 2014 L’unità si fa storia. Pasquale Foresi e il Movimento dei Focolari, Armando Droghetti ed., Città Nuova 2015 (altro…)
Giu 15, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nel 2011, tre giovani di una parrocchia in provincia di Córdoba (Argentina) sono stati invitati ad un meeting alla “Mariapoli Lia”, cittadella dei Focolari, a 250 km da Buenos Aires. Parteciparvi è stato per tutti e tre un’esperienza forte, un’immersione nel Vangelo vissuto insieme, una spinta a donarsi concretamente agli altri. «Quell’incontro ci ha cambiato – racconta Susana –, ci siamo ritrovati più entusiasti, più accoglienti, più fiduciosi in Dio che abbiamo riscoperto Amore. È stata un’occasione per crescere come persone ma anche come gruppo». Tant’è vero che oggi sono una quindicina di ragazzi che, insieme, portano avanti iniziative davvero interessanti. Come la “Fiera del vestiario”, un’idea tanto utile per il loro territorio nel quale ci sono diverse famiglie che vivono sotto la soglia della povertà .
In parrocchia arrivavano molti indumenti usati che rimanevano fermi perché non c’era nessuno che li facesse arrivare a chi ne ha bisogno. Allora ci hanno pensato i ragazzi: lavorando sodo, in alcuni sabati hanno sistemato la location che è stata ricavata da una cantina; l’hanno pulita e profumata, pensando a chi sarebbe poi venuto a scegliere i vestiti; hanno esposto la merce, tutta messa a nuovo e stirata, e ne è risultata la “Fiera del vestiario”. All’inizio pensavano di non chiedere nessun corrispettivo per quei vestiti, ma poi – pensando alla dignità degli “acquirenti” – hanno fissato dei prezzi accessibili a tutti, senza evidenziare chi dà e chi riceve, ma che sia solo l’amore a circolare. «Un giorno – racconta uno dei ragazzi – è venuta una mamma di 8 figli. Vedendo quei prezzi convenienti ha scelto tantissimi capi e, al momento di pagare, con le lacrime agli occhi ha confidato che era la prima volta che poteva comperare qualcosa ai suoi figli. Un’altra volta è venuta una signora che sembrava molto interessata: girava, guardava gli indumenti senza però prendere nulla. Alla fine si è fermata a lungo a parlare con noi ragazzi. Abbiamo poi saputo che è tornata anche altre volte perché, ha confidato lei stessa, sapeva che qui avrebbe sempre trovato qualcuno ad ascoltarla». Uscendo dal suo turno alla Fiera, una delle ragazze si è accorta di un uomo che piangeva sulla scalinata della chiesa. Convinta che Gesù ama nascondersi dietro ad ogni uomo, specie nei poveri, le affiora un pensiero: «E se fosse Gesù, lo lascerei lì a piangere?». Decide di avvicinarsi e l’uomo, sconsolato, le racconta che da giorni vive sulla strada, non ha da mangiare e soffre di seri problemi di salute. La ragazza torna in Fiera a chiamare gli altri del turno successivo per cercare un luogo dove farlo stare e del cibo. In seguito trovano per lui anche un lavoro.
In tanti paesi dell’America Latina il 15° compleanno di una ragazza è una data importante. Una giovane del gruppo a breve avrebbe avuto tale ricorrenza, ma la sua famiglia non aveva mezzi per festeggiarla invitando parenti e amici. Saputolo, hanno voluto pensarci i ragazzi del gruppo. Per prima cosa si sono dedicati alla decorazione del salone ascoltando i desideri della mamma della ragazza. Poi, si sono organizzati per servire a tavola. Ma anche loro avrebbero voluto partecipare alla festa e al ballo con i vestiti eleganti. Come fare? In uniforme da camerieri, tutti schierati in fila, hanno accolto alla porta gli invitati, hanno poi servito a tavola e, al momento del ballo, sono corsi a cambiarsi, sorprendendo tutti, in primo luogo la festeggiata. A festa finita, hanno ripreso gli abiti da lavoro per riassettare tutto lasciando l’ambiente pulito e in ordine. Quando si dice amore … (altro…)
Giu 13, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«(…) La nostra spiritualità poggia su un punto da cui è tutta scaturita: la fede nell’amore di Dio, l’essere coscienti che non siamo soli, non siamo orfani perché c’è un Padre sopra di noi che ci ama. Una delle applicazioni di questa fede si ha quando qualche pensiero ci preoccupa, ci mette in agitazione. Sono, alle volte, paure del futuro, preoccupazioni per la salute, allarmi per supposti pericoli, trepidazioni per i propri parenti, apprensione per un certo lavoro, incertezze sul come comportarsi, spaventi per notizie negative, timori di vario genere… Ebbene, in questi momenti di sospensione Dio vuole che noi crediamo al suo amore e ci domanda un atto di fiducia: se siamo veramente cristiani, vuole che approfittiamo di queste circostanze penose per dimostrargli che crediamo al suo amore. E ciò significa: aver fede che lui ci è Padre e pensa a noi. Gettare in lui ogni nostra preoccupazione. Caricarla su di lui. Dice la Scrittura: “E ogni vostra ansietà gettate su di lui perché egli ha cura di voi” (1 Pt 5, 7). (…) Il fatto è che Dio è Padre e vuole la felicità dei suoi figli. Per questo si fa carico lui di tutti i loro pesi. Inoltre, Dio è Amore e vuole che i suoi figli siano amore. Ora tutte queste preoccupazioni, ansietà, paure, bloccano la nostra anima, la fanno chiudere su se stessa e impediscono che si apra a Dio col fare la sua volontà e al prossimo col farci uno con lui per amarlo come si deve. I primi tempi del Movimento, quando la pedagogia dello Spirito Santo cominciava a farci muovere i primi passi nella via dell’amore, il “gettare ogni preoccupazione nel Padre” era affare di tutti i giorni. Si usciva, infatti, da un modo di vivere puramente umano, benché fossimo cristiani, per entrare in un modo di vivere soprannaturale, divino. Si incominciava, cioè, ad amare. E le preoccupazioni sono inciampi all’amore. Lo Spirito Santo, dunque, doveva insegnarci il modo di eliminarle. E l’ha fatto. Ricordo che si diceva che come non si può tenere su una mano una brace, ma la si scuote subito, perché altrimenti brucia, così, con la stessa sollecitudine, dovevamo gettare nel Padre ogni preoccupazione. E non ricordo preoccupazione messa nel cuore del Padre della quale egli non si sia preso cura. (…). Gettiamo ogni preoccupazione in lui. Saremo liberi di amare. Correremo meglio nella via dell’amore che – come si sa – porta alla santità». C.Lubich, Cercando le cose di lassù, Roma 1992, p. 26-29. Fonte Centro Chiara Lubich (altro…)
Giu 12, 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La riunione con i leader religiosi avrà luogo il 16 giugno prossimo al palazzo Berlaymont di Bruxelles, sede della Commissione europea. Riunioni ad alto livello e dibattiti di carattere operativo si svolgono regolarmente tra organi dell’Unione Europea e chiese, religioni, organizzazioni filosofiche e non confessionali, come previsto dall’articolo 17 del trattato di Lisbona.
I risultati del dibattito con i leader religiosi contribuiranno alla preparazione del primo Convegno Annuale sui Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che si terrà a Bruxelles i giorni 1 e 2 ottobre 2015, sul tema “Tolleranza e rispetto: prevenire e combattere l’odio antisemita e antimusulmano in Europa”.

Frans Timmermans, Primo Vice Presidente designato della Commissione Europea
L’argomento scelto per il confronto, “Vivere insieme e accettare le diversità”, sottolinea – come ha dichiarato il nuovo Primo Vice Presidente designato della Commissione Europea Frans Timmermans, – che “nelle nostre eterogenee società europee, il dialogo è essenziale al fine di creare una comunità in cui ognuno possa sentirsi a casa. Vivere insieme significa riuscire ad accettare le differenze anche quando vi è un profondo disaccordo”. Tra gli invitati – una quindicina di leader religiosi – per la Chiesa cattolica partecipano il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE), e Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Altri partecipanti sono il rev. Christopher Hill presidente della Conference of European Churches (CEC), il metropolita Emmanuel del Patriarcato Ecumenico, l’arcivescovo Antje Jackelén primate della Chiesa luterana di Svezia, il rabbino capo del Belgio Albert Guigui, l’imam Khalid Hajji segretario generale del Conseil Européen des Ouléma Marocains. Lo sviluppo dello spirito comunitario mediante il dialogo è uno degli obiettivi della Commissione che, nell’ambito del programma “Europa per i cittadini” 2014-2020, ha destinato 185,5 milioni di Euro per cofinanziare progetti destinati a sensibilizzare a valori come la tolleranza e il rispetto reciproco. E a creare una migliore comprensione interculturale e interreligiosa tra i cittadini. Nel rispondere all’invito la presidente dei Focolari Maria Voce ha sottolineato come l’impegno prioritario del Movimento da lei rappresentato, e in collaborazione con altri Movimenti, sia «costruire ponti attraverso un rispettoso dialogo ai più vari livelli, per contribuire alla convivenza di pace e di fraternità tra persone di diverse fedi e delle più varie provenienze etniche e sociali». Comunicato stampa (altro…)
Giu 12, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Il sole batte forte, ma dobbiamo arrivare al prossimo villaggio. Oggi abbiamo fatto un pezzo della tappa con Grey del Sud Africa, giovane presentatore alla TV. Siamo sorpresi di incontrare gente di tutto il mondo sul sentiero verso Compostela: da Corea, Giappone, Cina, Stati Uniti, Brasile, Canada e, naturalmente, da tutta l’Europa. 30 anni fa passavano da Roncisvalle soltanto 100 persone all’anno. Oggi sono 65.000. Il cammino sembra rispondere ad una esigenza dell’uomo di oggi. Le ragioni per intraprenderlo sono tante ed è interessante condividerle. Peter, tedesco, 35 anni, gestore di un albergo nei dintorni di Monaco si siede al nostro tavolo. Per due anni non è mai andato in ferie, e poi la ragazza l’ha lasciato. Vuole riflettere sulla sua vita. Paul e Celine del Canada fanno il cammino per ringraziare per la loro vita. Tracy dell’Australia segue un sogno: vorrebbe avere una grande storia da raccontare ai figli e ai nipoti. Antonella confida di non saper piangere, vorrebbe conoscersi di più e trovare la sua libertà. Abbiamo intrapreso “El Camino” 19 giorni fa. Bernard e Jean-Paul del Belgio e Ivo, dal Brasile che si era spaventato all’idea di dover fare 740 km. Sembrava troppo. Strada facendo si rende conto che le gambe e i piedi vanno bene, e giorno dopo giorno prende più coraggio. Jean-Paul, medico e sposato, da un mese in pensione, si ferma spesso e ci spiega le piante lungo il sentiero. Ci fa sentire i profumi della natura ricca di varietà. Rimaniamo stupiti dalla bellezza dei fiori, delle chiese, come a Burgos e a Leon, ma anche nei piccoli villaggi. Spesso ci giriamo per guardare il panorama a 360 gradi. La mattina facciamo un patto tra di noi, per aiutarci nei momenti difficili. Il cammino ci fa toccare, infatti, i nostri limiti: dolori, stanchezza, sete, fame … e può farci dimenticare facilmente il prossimo. Ivo porta tanta vitalità nel nostro piccolo gruppo e altri sono contenti di fare un po’ di chilometri con noi. Vengono fuori domande, gioie e anche difficoltà. Una sera un sacerdote ci racconta il significato di Compostela: campo di stella. Anche noi dobbiamo seguire la nostra stella ed essere stella (luce) l’uno per l’altro. Ogni giorno tocchiamo tanti cuori, ma anche gli altri ci toccano.
Cerchiamo di aprire la porta a Dio, perché abbiamo l’impressione che Lui sia presente tra di noi, attraverso l’amore evangelico. Dividiamo la cena con altri e preghiamo insieme. Nicole dell’Australia è felice di trovare persone che vogliano recitare la preghiera del Rosario con lei. Risponde in latino, Jean-Paul in francese e noi in italiano. Dopo Nicole si mette a cantare in tagalo (lingua Filippina) e Ivo in portoghese. Lei racconta la sua storia: sta per entrare in una comunità religiosa. Un’altra volta Doriano, carabiniere in pensione, ci segue a 10 metri. Ci dice che ha pregato insieme a noi. È un’esperienza nuova nella sua vita. Alcune suore di clausura pregano per noi e per tutti i pellegrini, è la loro vocazione. Tanti ci chiedono come mai parliamo italiano. Raccontiamo la nostra storia, la storia di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari. Parliamo ad altri del Vangelo, di vocazione, del cammino della vita. “El camino” è un’esperienza diversa per ciascuno. Siamo curiosi di sapere che cosa succederà quando arriveremo ai piedi di San Giacomo a Compostela. Sarà una sorpresa, come sarà anche quando ci troveremo alla fine del cammino della vita. Sarà una gioia averlo percorso, aver incrociato tante persone che portiamo ormai nel nostro cuore. Ci salutiamo con il ‘buen camino’. Chissà quando ci ritroveremo». Bernard, Jean-Paul, Ivo (altro…)
Giu 11, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Come scorgere i segni del domani nascosti nell’oggi? Si può vivere solo nel presente, eppure il presente è e deve rimanere il luogo in cui costruire il futuro. E’ un’esigenza che ha trovato nei secoli la conferma di uomini e donne di ogni cultura, le cui voci si sono levate a dichiarare la fatica insostenibile del presente nel momento in cui non si è più in grado di guardare oltre. La Summer School, internazionale e interdisciplinare, vuole essere un luogo in cui “pensare il futuro”, le sue condizioni di attuazione, la nostra responsabilità. Alla luce di una cultura che fiorisce intorno al valore della persona e delle sue relazioni, proporrà alcune piste di ricerca per dare senso e contenuti a quel futuro di cui tanta parte della cultura moderna appare priva, a partire da alcune domande centrali poste dalle discipline economiche, politiche e dalle altre scienze sociali, fino a comprendere i passi che ci attendono. Per maggiori informazioni: Summer School 2015 “Mappe di futuro”
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Giu 11, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Mille firme raccolte in pochi giorni all’insegna de “l’unione fa la forza” e la raccolta continua. Ma di cosa si tratta? Ad Aprile 2015 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) promuove un progetto, per ragazzi e giovani italiani residenti in aree disagiate, dal titolo “Vincere da grandi”. Una notizia data in grande stile che impressiona molti. Il progetto è finanziato da Lottomatica, il principale operatore italiano per le lotterie e le scommesse, che grazie al gioco d’azzardo legalizzato, gestisce un giro d’affari di milioni di euro, ma con costi sociali altissimi: il gioco d’azzardo infatti crea piaghe di dipendenza e di disperazione, alimenta l’usura, rinforza l’economia illegale, colpendo soprattutto le persone delle periferie, quelle stesse persone che saranno aiutate dal progetto “Vincere da grandi”. La situazione è paradossale, dolorosa, crea una ferita nel tessuto sociale che va sanata. Il Movimento dei Focolari in Italia se n’è accorto, così come tante altre associazioni che nel Paese lottano per la legalità, la trasparenza, la giustizia sociale. È un passaparola di e-mail, telefonate, confronti: la fraternità universale si costruisce anche così, mettendosi insieme per chiedere al CONI di annullare la collaborazione con Lottomatica. I Focolari in Italia, attraverso il Movimento Umanità Nuova, lanciano dunque una petizione online per chiedere al governo e al parlamento italiani di intervenire affinché si affermi nel Paese un’autentica cultura dello sport, e un concreto impegno per la crescita dei giovani: una scommessa tutta da giocare, coscienti della sproporzione delle forze (come Davide contro Golia), ma convinti che sia importante dare un segnale in contro tendenza. Se sei interessato all’iniziativa Stop Progetto Coni Lottomatica “Vincere da Grandi”, vai al sito di Umanità Nuova (altro…)
Giu 10, 2015 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
“Lo scorso anno una bimba a me molto cara di quasi due anni ha rischiato la vita. Ho pensato che perché era nata qui ha avuto prontamente tutte le cure mediche e chirurgiche, ma se fosse nata in un Paese con meno risorse, come sarebbe andata? E quale merito ha lei per questa fortuna? Forse che gli altri bambini non hanno gli stessi diritti?”. Così Gabriella si è messa in gioco, organizzando una iniziativa di raccolta fondi e sensibilizzazione per l’infanzia svantaggiata, chiedendo al Sindaco lo spazio nella piazza principale del suo paese, Marcignago di Pavia, interessando la Parrocchia, la Diocesi e la stampa locale. “Quali risultati avrò, non lo so – afferma –; so perché e per chi sto facendo questo e mi basta per aspettarmi il massimo!”. Questa è una delle tante testimonianze di sostenitori che si sono impegnati per la campagna #obiettivo15mila di AFNonlus, lanciata il 24 maggio a Roma, presso la Città dell’Altra Economia. Scopo – spiega Andrea Turatti, presidente dell’Associazione – “dare visibilità a quanto già facciamo attraverso i programmi che garantiscono cibo, cure mediche e istruzione a 13 mila bambini inseriti in un centinaio di progetti attivi in 50 Paesi, e incrementare il nostro impegno, contagiando tanti con il virus della solidarietà”. Si sono moltiplicate le iniziative solidali in tante città italiane e in alcuni progetti sociali attivi nel mondo che, attraverso collegamenti, hanno presentato le loro attività: centri dotati di ambulatori, asili-nido, scuole per l’infanzia e dopo-scuola attraverso cui si fornisce ai bambini e ragazzi un’adeguata alimentazione, lezioni scolastiche, corsi di sostegno e avviamento professionale, visite e cure mediche. Tali programmi si inseriscono in interventi più ampi, in collaborazione con partnership nazionali e internazionali, a favore di famiglie e comunità intere, per il raggiungimento dell’autonomia e del benessere globale dei bambini. “Anche noi desideriamo contribuire alla solidarietà”, dice Youn Vera che grazie al sostegno a distanza frequenta la seconda media al Collegio Gue Pascal di Man, in Costa d’Avorio. “Per aiutare 4 compagni di classe ammalati e bisognosi di cure abbiamo avuto l´idea di tenere un orto e coltivare insalata e spinaci”. “Il sostegno a distanza è un’azione che fa bene in prima persona a noi, non solo a chi la riceve, perché fa crescere, mette in contatto con gente e culture diverse, aiuta a riscoprire il valore della sobrietà e crea la comunità, ha detto Vincenzo Curatola, presidente del ForumSad che riunisce un centinaio di associazioni sul territorio nazionale. Ne sono un esempio Guido e Azzurra che insieme ad altri ragazzi di quartieri romani, raccontano come hanno fondato un’associazione da quasi due anni, con cui svolgono varie attività in favore degli altri. “La più bella esperienza l’abbiamo vissuta nelle Filippine, per rispondere con AFNonlus all’emergenza dopo il tifone Hayan. Ospitati dai Focolari, nella casa degli ospiti nella cittadella di Tagaytay, abbiamo lavorato per ricostruire i tetti di varie famiglie nei Barangays. Abbiamo toccato con mano una realtà che siamo abituati a vedere solo in TV e che sembrano lontane. Viverle nella quotidianità, ha cambiato il nostro modo di pensare. In più ci siamo voluti impegnare a lungo termine nel sostegno a distanza di una bambina sulla sedia a rotelle: Princess, col suo sorriso sembra un piccolo sole”. Giusy, che abita vicino a Pisa, ha raccontato come un piccolo gruppo di Famiglie Nuove dei Focolari, ha coinvolto pian piano tutto il paese, l’amministrazione comunale e circa 300 famiglie. «L’iniziativa è nata insieme ad un mio collega, venti anni fa – racconta invece Massimo Grossi, di RCS Corriere della Sera – e ha coinvolto più di 250 giornalisti e poligrafici. Con tante piccole quote, abbiamo raggiunto 50 sostegni a distanza di bambini in Asia e in Africa: tanti piccoli contributi uniti, è questo lo spirito e la nostra forza». Depliant (altro…)
Giu 9, 2015 | Focolari nel Mondo
“Casa Emmaus“, situata nella cittadella internazionale di Loppiano – Incisa Valdarno (FI), vuole essere una “scuola di comunione” e una “scuola di vita” per tutte le consacrate del mondo.
Il corso vuole offrire alcuni strumenti per approfondire la spiritualità di comunione propostaci dalla Chiesa per il Terzo Millennio, alla luce dell’unità e della vita del Vangelo.
Sarà utile portare le proprie Costituzioni, in modo da potersi confrontare con il proprio carisma e condividere con le presenti i tesori insiti in esso, in un clima spirituale di reciprocità.
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Giu 8, 2015 | Focolari nel Mondo
Di fronte alle enormi sfide che anche la società europea si trova a fronteggiare – e quest’anno in particolare dopo gli attacchi a Parigi e Copenaghen – si avverte una sfiducia crescente all’interno e tra le comunità. Già dall’inizio degli anni ’90, su iniziativa dell’allora presidente della Commissione Europea, Jacques Delors, il dialogo con le Chiese e le organizzazioni non confessionali, offre l’occasione di uno scambio di vedute sulle politiche europee tra istituzioni e attori della società civile. Come vivere insieme e costruire una società in cui ogni persona e ogni comunità possa sentirsi a casa e al sicuro? Come trovare modi per ospitare le differenze quando sostanzialmente non si è d’accordo? Sono alcune delle domande aperte al confronto con i leader religiosi. Tra gli invitati, anche la presidente del Movimento dei Focolari Maria Voce che, nel rispondere all’invito, sottolinea come l’impegno prioritario dei Focolari sia «costruire ponti attraverso un rispettoso dialogo ai più vari livelli, per contribuire alla convivenza di pace e di fraternità tra persone di diverse fedi e delle più varie provenienze etniche e sociali». (altro…)
Giu 8, 2015 | Chiesa, Spiritualità
“A Sarajevo si respira l’aria della pace”, aveva esclamato il cardinal Puljic alla vigilia dell’arrivo del Papa. La città lo ha atteso con tanta gioia, preparandosi da qualche mese. Le voci che mettevano in guardia la sicurezza sono state smentite da un’azione concertata nella preparazione, dove Chiesa e Stato hanno lavorato in armonia. Questo lavoro e la disponibilità da parte dei cittadini, nella prontezza a rispettare le regole, hanno fatto sì che tutto andasse bene”. Sarajevo, la città che Giovanni Paolo II ha definito la Gerusalemme europea, ha aspettato il Papa in festa. La pace sia con voi era il motto della visita del Papa in Bosnia ed Erzegovina, “una terra provata dai conflitti di cui l’ultimo ancora molto presente nella memoria dei suoi abitanti: bosniaci, serbi e croati”, scrive Gina Perkov giornalista di Novi Svijet (Croazia). “La guerra ha lasciato, infatti, conseguenze tragiche: morti, distruzioni ed esilio di tante persone. La presenza dei cattolici (prevalentemente croati) è dimezzata”. Gli abitanti erano grati che stavolta gli occhi di tutto il mondo fossero fissati su di loro per una felice occasione e con la speranza che questo fatto aiuti a risolvere i diversi problemi politici “di cui ha colpa anche qualche paese dell’UE che ha permesso e aiutato la pulizia etnica”, come testimonia nel suo recente libro mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka (attuale Repubblica Serba). Allo stadio olimpico di Kosevo, durante la celebrazione eucaristica in presenza di 70 mila persone (di cui 23 mila dalla Croazia), il Papa ha rivolto un forte messaggio di pace. “La pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità … Oggi, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra! … Fare la pace è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia… La pace è opera della giustizia … giustizia praticata, vissuta … La vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo … La pace è dono di Dio perché è frutto della sua riconciliazione con noi… Oggi domandiamo insieme al Signore un cuore semplice, la grazia della pazienza, la grazia di lottare e lavorare per la giustizia, di essere misericordiosi, di operare per la pace, di seminare la pace e non guerra e discordia. Questo è il cammino che rende felici, che rende beati”, ha concluso. Momenti indimenticabili con un uomo, il Papa, che ha parlato non solo con le parole (sintetiche e chiare), ma anche con i gesti. Un passo nuovo verso la pace è stato fatto. “Oggi non c’è litigio, nessun problema, così dovrebbe essere ogni giorno”, ha commentato un passante. Nel pomeriggio, Francesco si è incontrato con sacerdoti, religiosi, religiose e persone consacrate in cattedrale, con i rappresentanti delle diverse confessioni e religioni; e alla fine con i giovani. La comunità del Movimento dei Focolari si è fatta viva con dei doni ed è stata presente nei diversi momenti di incontro.
L’Ideale dell’unità è arrivato in Bosnia ed Erzegovina nel 1975 attraverso alcuni giovani presenti alla Mariapoli di Zagabria (Croazia). Nel ’92 lo scoppio della guerra: innumerevoli perdite, distruzioni, morti, profughi. Moltissime persone in fuga nei diversi paesi dell’Europa. Si cerca di sostenere in tutti i modi quelle rimaste sul posto. Poiché le strade sono chiuse, si arriva con qualche lettera o pacchi di alimenti. Attraverso l’amore concreto di chi vive la spiritualità dell’unità, molti musulmani e cristiani incontrano questo Ideale. Finita la guerra, tornando in Bosnia, essi stessi diventano portatori e testimoni di questo nuovo spirito. “All’inizio del ’96, appena possibile, benché ci sia ancora la guerra, si va da loro – raccontano i testimoni di quel periodo –. Ci si trova di fronte a macerie, case distrutte, carri armati, controlli continui della polizia e ogni tanto l’esplosione di una granata … La città di Sarajevo era senza alberi, perché tutti bruciati o dalle granate o dalle persone stesse che nei freddi inverni avevano cercato di riscaldarsi in qualche modo”. La scintilla dell’Ideale dell’unità ricevuta da alcune persone tanti anni prima e custodita nel cuore, si è pienamente accesa in loro proprio durante guerra. Questa gente segnata dalla sofferenza, bisognosa di tante cose, è capace di intuire l’essenziale, assetata del vero. Sono cattolici, ma anche musulmani, ortodossi, tutti grati per la scoperta dell’amore di Dio che ha trasformato la loro vita. La situazione attuale in Bosnia non è risolta. I cattolici emigrano, soprattutto i giovani, e si teme un altro conflitto. La comunità dei Focolari attinge la forza nell’unità, piccolo segno concreto di quell’unità desiderata da Giovanni Paolo II nel 1997, in occasione della sua visita a Sarajevo, quando ha augurato che Sarajevo diventi, dopo la tragedia della guerra, il modello di convivenza per il 3° millennio. (altro…)
Giu 8, 2015 | Cultura
Storie di Bambini “senza ali”. Uno sguardo sulle inconcepibili difficoltà che si possono trovare a vivere i bambini. Storie di vita difficili, estreme. Storie di bambini che nell’età della spensieratezza hanno conosciuto malattia, disabilità, emarginazione, dolore, solitudine, abbandono. Quelle dei bambini Rom, dei bambini “senza ali” che vivono in carcere, delle piccole vittime di conflitti familiari o di abusi psicologici e sessuali, dei malati oncologici e dei bambini affetti dalla sindrome di Down. Il volume intende aprire uno squarcio su queste realtà “invisibili” mettendo in luce le difficoltà a volte inconcepibili in cui i bambini possono venire a trovarsi, ma anche le buone prassi attuate nel mondo della scuola, in quello della cura pediatrica e del sociale. «Di bambini ne ho conosciuti tanti, e tanti di loro in situazioni di disagio e di difficoltà» – scrive la curatrice del volume, Patrizia Bertoncello, una “maestra di periferia”, come ama definirsi. «Il nostro mondo occidentale pare molto attento alla cura dei bambini – continua – ma in realtà essi sono minori non solo per età, ma anche nella considerazione effettiva dell’opinione pubblica e nelle scelte politiche e di tutela messe o meno in campo in loro favore, nelle nostre società». «Scrivere di bambini a partire dalle loro storie corrisponde a una scelta metodologica di fondo», spiega. «Abbiamo voluto dare espressione alle voci e alle storie di alcuni bambini troppo spesso non ascoltati, dare volti e nomi a situazioni tenute al margine». Nel volume si affrontano però solo alcune delle innumerevoli situazioni di difficoltà dei bambini. Perché proprio queste e non altre storie? «Chi ha scritto – un medico oncologo, un pediatra, un dottore in scienze sociali e un’insegnante – l’ha fatto col desiderio di aprire uno spazio di dialogo sul mondo attuale dell’infanzia in Italia in alcune sue particolari problematiche, con la convinzione che esso andrà ulteriormente esplorato e arricchito da nuovi contributi. Queste storie però contengono germi di speranza, sono state in vario modo luogo di “incontro” in cui sono stati iniettati gli “antidoti” del bene, quel bene che non fa rumore, ma che può operare trasformazioni esistenziali. Un testo che mantiene linguaggi specifici e pluralità di approcci molto diversi tra loro, «ma mettendoci tutti dalla parte dei bambini, così come facciamo ogni giorno non solo per mestiere, ma per una sincera passione per l’uomo». Sono intuizioni, riflessioni e idee maturate in una prassi quotidiana di rapporto da punti di vista poco esplorati, nella ricerca disinteressata di arrivare a uno sguardo più comprensivo e accogliente sulle nuove generazioni, a una presenza adulta più efficace accanto a loro, nel cammino di crescita.
Giu 7, 2015 | Centro internazionale, Spiritualità
«Le conversazioni di Chiara Lubich sull’Eucaristia sono state per me come una rivelazione. Mi hanno fatto conoscere in una maniera più vasta, più precisa, più profonda l’effetto che l’Eucaristia ha sulla società, oltre che sull’individuo. Ho visto che il progresso della coscienza cristiana, sia nell’individuo che nella società, dipende dal progresso della coscienza dell’Eucaristia nei cristiani. In altri termini: se noi sappiamo che cos’è l’Eucaristia e la viviamo come essa è, allora tiriamo fuori dal cristianesimo il più profondo valore sia per la nostra anima che per la società. L’Eucaristia, infatti, fa l’unione dell’uomo con Dio; essa rappresenta il mistero dell’amore di Cristo verso l’umanità. È la comunione con Cristo e con i fratelli, è l’unità con entrambi. Se si vuole un progresso delle aspirazioni comunitarie, unitarie della società d’oggi, che sono le aspirazioni più belle contro i particolarismi, i razzismi, le tirannidi, ecc., bisogna realizzare un progresso di questa coscienza eucaristica, bisogna vivere con profondità questa realtà. Si può dire che la relazione con Dio e con l’uomo stesso è un mistero eucaristico, quello in cui Dio si fa uomo perché l’uomo si faccia Dio. Niente di meno. Chiara, con le sue spiegazioni, ci vuole inserire coscientemente non solo nel pensiero di Cristo, ma nella persona di Cristo, nella sua umanità e nella sua divinità. Ci vuole mettere a convivere, mediante la comunione sacramentale, con la divinità e con l’umanità di Gesù, tutte e due. È una rivoluzione che deifica l’uomo e lo mette contro e sopra il processo di degradazione in corso nella società. Dall’Eucaristia comincia la rivolta contro la morte. Chiara così impone un carattere di eroismo, di santità, alla nostra vita. Non serve ad essi la mediocrità per stare nella convivenza umana; viene a mente la domanda dell’angelo alle anime che entravano nel purgatorio dantesco:“0 gente umana per volar su nata,- perché a poco vento così cadi?”. Cioè, o uomo, perché tu, che sei nato per volare a Dio, ti lasci cadere nel peccato così facilmente e perdi questo volo? La santità è eroismo, ma un eroismo facilitato immensamente dal nutrimento quotidiano del pane eucaristico. Esso comporta una devozione quotidiana, assidua, di giorno in giorno più alta, sopra la mediocrità di cui vive tanta parte dell’umanità oggi. Una mediocrità fatta di menzogne, di lussuria, di furti, di violenza che non è un vivere, ma un organizzare stoltamente la nostra agonia. Con l’Eucaristia si vola!». Igino Giordani, Con l’Eucaristia si vola, «GEN» novembre 2004, pp.10-11 www.iginogiordani.info (altro…)
Giu 6, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Una celebrazione come questa si è vista solo in occasione della visita di Giovanni Paolo II (1983)”, scrive Filippo Casabianca, da El Salvador, un paese di 6 milioni di abitanti in una superficie di appena 21 mila km2, che ha avuto tra i suoi figli questo vescovo ampiamente riconosciuto come una delle più significative figure ecclesiali del continente americano. La causa era stata aperta dal vescovo Rivera y Damas, suo successore alla guida della Diocesi, un anno dopo la sua morte, avvenuta il 24 marzo 1980. Fu proprio quell’anno che giunsero Marita Sartori e Carlo Casabeltrame, per primi fra i focolarini, a visitare tre frati francescani che avevano cominciato a diffondere l’Ideale dell’Unità. In quel decennio tragico che iniziò con l’assassinio di Mons. Romero e culminò con quello di 7 Gesuiti, si diffuse con un impeto straordinario il Movimento dei Focolari in diversi punti del paese, in uno scenario di guerra fra militari e guerriglia, fino all’apertura del focolare femminile nel 1989, nonostante il pericolo per le focolarine straniere che vi parteciparono. Da allora il paese ha vissuto un processo che l’ha condotto alla firma di un trattato di pace, nel 1992, e poi avviato in un percorso democratico con certa stabilità politica, ma orfano della riconciliazione tanto desiderata per cui oggi evidenzia una polarizzazione distruttiva. A ciò si aggiunge il flagello dell’insicurezza dovuta alla proliferazione di bande criminali giovanili (maras) e della povertà di grandi fasce. Le comunità dei Focolari sono impegnante in molteplici iniziative di sostegno a famiglie disagiate tramite i programmi di Azione Famiglie Nuove e AMU, che hanno permesso la continuità negli studi per centinaia di ragazzi, sostenuto iniziative di centri educativi per bambini poveri e interventi in un quartiere a rischio per creare spazi di integrazione sociale. Con la beatificazione di Romero si è formata una coscienza di opportunità storica nella popolazione. Il suo messaggio è percepito come una medicina che può contribuire a capovolgere le visioni contrapposte, a sanare i cuori induriti dal risentimento e fornire quel di più necessario all’impresa della riconciliazione. “È una sfida – così la chiama Maribel – che comincia col seguire l’esempio di Mons. Romero, che per me continua nell’aiutare i miei alunni a coltivare la pace e la giustizia nei loro cuori”. Mentre per Amaris “La festa deve cedere il passo alla riconciliazione che sta nel perdonare e chiedere perdono, per sanare ferite che sono ancora aperte”. Nella comunità dei focolari l’impegno per l’unità e la riconciliazione è stato sempre presente, ma adesso acquista i connotati di un mandato alla luce della testimonianza eroica di mons. Romero “che ha saputo piangere con chi piange – osserva Flora Blandon – e rallegrarsi con chi ne aveva un motivo. La beatificazione è il riconoscimento della sua vita radicata nell’amore” Nel messaggio all’attuale Arcivescovo di San Salvador, Josè Luis Escobar Alas, il Papa definisce Romero come “uno dei migliori figli della Chiesa”, attribuendogli i lineamenti tipici del Buon Pastore a lui tanto cari. “Perché (Dio) ha concesso al vescovo martire la capacità di vedere e ascoltare la sofferenza del suo popolo e modellare il suo cuore perché, in suo nome, lo orientasse e illuminasse”. Francesco riconosce, inoltre, la sua esemplarità e invita a incontrare nella figura di Romero “forza e coraggio per costruire il Regno di Dio e impegnarsi nella ricerca di un ordine sociale più equo e degno”. Leggi anche: CittàNuova online (altro…)
Giu 5, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Nel settembre scorso – racconta Luigi, sindacalista, impegnato insieme a don Peppino e altri della parrocchia a vivere la spiritualità dell’unità – è nata l’idea di organizzare dei pranzi solidali per chi sta ai margini della società, per i soli». Il luogo dove farli? «Ci siamo resi conto che con un po’ di lavoro l’ambiente che usiamo per le riunioni parrocchiali poteva diventare un’accogliente sala da pranzo. Non è stato difficile neppure individuare gli invitati. I loro volti sono a noi familiari, gente che vediamo per strada, che abita nel quartiere dove anche noi viviamo, alcuni sono i vicini della porta accanto: assistiti dalla Caritas, anziani, stranieri …». «Abbiamo iniziato col suddividerci i compiti – incalza Grazia, mamma di 2 bambini –. Chi si è offerto a fare la spesa, sensibilizzando anche ristoranti e supermercati; chi a cucinare, nell’attenzione di preparare pietanze che anche gli amici musulmani potessero mangiare. I più vigorosi si sono offerti per allestire la sala e le ragazze si sono proposte per l’animazione. Una squadra ben assortita, insomma: giovani, adulti e anche bambini». Il primo pranzo è stato realizzato nel mese di ottobre 2014. È stata per tutti una domenica solare, come lo era il volto del vecchietto col bastone e la signora a cui piace ballare e che si è tanto divertita. A pochi giorni dal Natale c’è stato il secondo pranzo. «Non si può immaginare la gioia dell’attesa – ricorda Vincenzo, studente di architettura – all’apertura della sala c’erano già alcune anziane sedute su di una panchina ad aspettare. Appena ci hanno visto sono venute ad abbracciarci, ci hanno fatto gli auguri e poi sono andate a cercare il loro posto. Subito dopo sono arrivati anche tutti gli altri, compresi tanti bimbi con i loro genitori. Tra una portata e l’altra, un po’ di musica, karaoke e, poi, guidati dalle ragazze marocchine, si è ballato su canzoni del loro Paese». I bambini, nel frattempo, hanno giocato, colorato, cercando di attendere pazienti la grande sorpresa … l’arrivo di Babbo Natale che ha distribuito regali per tutti! «Per noi organizzatori non c’erano doni impacchettati – racconta commossa Carla, casalinga – ma abbiamo avuto un regalo ben più prezioso: lo spettacolo di tutte quelle persone, che finalmente sorridevano, felici». Al pranzo natalizio è seguito quello dell’Epifania, e tanti altri ancora: una tradizione che continua. E che ogni volta diventa occasione per l’intrecciarsi di tante culture e religioni. Fra gli invitati, che via via sono sempre più numerosi, ci sono arabi, ucraini, cattolici, ortodossi, evangelici, persone che non hanno convinzioni religiose e soprattutto tanti musulmani. «Fatica? Impegno? Problemi? Anche – ammette Luigi –, perché non è facile organizzare dal nulla pranzi come questi. Ma la gioia che tali momenti ci regalano è indescrivibile, lasciando in ciascuno di noi il desiderio e l’inventiva di fare di più. Sono vere e proprie opportunità di crescita come persone e del senso di comunità, sia in noi organizzatori che negli invitati, i quali ormai non sono più tali, ma veri fratelli». (altro…)
Giu 4, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Italia dell’Economia civile è il titolo del primo convegno nazionale promosso dalla Scuola di Economia Civile (SEC), che ha sede al Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti (Burchio – Figline e Incisa Valdarno –FI). Obiettivo del convegno che si terrà dall’11 al 13 giugno prossimi è la misurazione del valore, o meglio, dei valori civili dell’impresa, intesa come attore di prim’ordine nella costruzione del bene comune, luogo di relazioni autentiche che generano benessere sociale, spazio che pone al centro la persona con i suoi talenti, le potenzialità al servizio della comunità, del Paese. Il 13 giugno sarà presente il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, che interverrà sul ruolo dell’impresa nella costruzione di un welfare a misura della persona e della società civile. Tra i relatori ci saranno gli economisti Stefano Zamagni (Università di Bologna), Luigino Bruni (LUMSA), Enrico Giovannini e Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata), Pier Luigi Sacco (UIAV Venezia), Elena Granata, docente in Tecnica e pianificazione urbanistica ( Politecnico Milano), Helen Alford, preside della facoltà di Scienze sociali (Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma), Aldo Bonomi (fondatore del Consorzio AAster, Consorzio Agenti di Sviluppo del Territorio) e i dirigenti Cesare Vitali (Banca Etica), Claudia Benedetti (Federcasse) e Luca Raffaele (Grandi imprese e PMI). “Come riconoscere e misurare tali valori? – si domanda Silvia Vacca, imprenditrice e presidente SEC. – Oggi l’economia ma anche la nostra quotidianità, sono regolati dal PIL e dagli indicatori del bilancio. Indicatori parziali che raccontano solo una parte molto limitata dell’azione dell’impresa sul territorio che di fatto si traduce anche in posti di lavoro, ricaduta produttiva, indotto, sostenibilità ambientale, ecc. . Tutto questo come lo misuriamo? In questo convegno vogliamo approfondire il grande tema della responsabilità d’impresa e inquadrare quegli indicatori che stabiliscono in quale misura un’impresa può dirsi “civile”, in quanto produttrice di valori quali bene comune, civiltà, rispetto dell’ambiente, della persona, qualità della vita”. Il convegno, che d’ora in avanti avrà cadenza annuale, giunge a due anni dall’inizio dei corsi, durante i quali la Scuola di Economia civile ha formato oltre un centinaio tra dirigenti d’impresa, di banche, di organizzazioni, docenti, liberi professionisti, dipendenti, studenti universitari, alla prassi e alla promozione di una cultura d’impresa e di mercato civile e civilizzante, che pone al centro dell’agire economico la persona, i suoi bisogni, le sue aspirazioni e contribuisce alla sua “fioritura” e al suo sviluppo umano integrale. Il convegno è aperto a tutti gli interessati. Programma Per informazioni e prenotazioni: Tel. 055/8330400 – segreteria@scuoladieconomiacivile.it – www.scuoladieconomiacivile.it Ufficio stampa: Stefania Tanesini – Mob.: +39 3385658244 www.scuoladieconomiacivile.it http://www.pololionellobonfanti.it
Giu 4, 2015 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Con una cerimonia tenutasi sabato 30 maggio, è stata intitolata a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari e cittadina onoraria di Rimini, la rotatoria posta tra via Savonarola, viale Giacomo Matteotti e via dei Mille, prospiciente il complesso universitario “Navigare Necesse”. “Atto d’attenzione a una figura importante legata alla nostra città – ha detto l’assessore ai Servizi Generali del Comune di Rimini Irina Imola che ha aperto la cerimonia -. Ringrazio per questo tutte le autorità presenti e i tanti che dall’opera di Chiara Lubich hanno tratto insegnamento e conforto.” Nel 1997 la Municipalità di Rimini volle conferire a Chiara Lubich la Cittadinanza onoraria “per la sua opera di costruzione – si legge tra le motivazioni espresse dal Consiglio Comunale della città – di una civiltà dell’amore, della tolleranza e della solidarietà tra i popoli.” Fonte: Altarimini online (altro…)
Giu 4, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si discute di gender nel mondo occidentale; nei paesi in via di sviluppo preoccupa il dramma dello sfruttamento; in Medio Oriente i diritti delle donne e la pace. Ancora in occidente, costrette a scegliere tra lavoro e famiglia; vite che subiscono violenza… Sono alcune delle sfide e problematiche – differenti a seconda delle varie zone geografiche – in discussione alle Nazioni Unite, in vista della nuova agenda per gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile da attuare dopo il 2015 (data entro la quale i 193 stati membri si erano auspicati di raggiungere i famosi Obiettivi del millennio). Sfide e problematiche discusse anche nei tre giorni promossi dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (Roma, 22-24 maggio 2015), in collaborazione con l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e la World Womens’ Alliance for Life and Family. Non solo una panoramica sulle questioni più urgenti legate alle condizioni della donna, neppure solo un momento di denuncia delle violazioni della sua dignità e dei suoi diritti. Le 120 donne provenienti da diversi paesi del mondo hanno voluto offrire un contributo di esperienze e idee, tradotte poi in un documento finale verso la nuova agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo post-2015. Nel suo messaggio al Cardinale Turkson, presidente di Giustizia e Pace, papa Francesco ha voluto proprio dare voce alle istanze promosse dall’universo cattolico femminile nei processi internazionali, invitando quanti sono «impegnati nella difesa della dignità delle donne e nella promozione dei loro diritti» a lasciarsi «guidare dallo spirito di umanità e di compassione nel servizio al prossimo». «Così – continua il papa – farete emergere i doni incommensurabili di cui Dio ha arricchito la donna, facendola capace di comprensione e di dialogo per ricomporre i conflitti grandi e piccoli, di sensibilità per sanare le ferite e prendersi cura di ogni vita, anche a livello sociale, e di misericordia e tenerezza per tenere unite le persone». I contributi spaziavano da: antropologia femminile, donne e educazione, donne e dialogo interreligioso, tecnologie legate alla vita e alla procreazione, i diritti umani, donne e lavoro agricolo, impresa e finanza ecc., seguiti poi da lavori negli atelier tematici (termine che richiama all’arte del “lavoro artigianale” di finezza e laboriosità, proprie delle donne) sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, per una elaborazione di proposte. Rita Mousallem, co-direttrice del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, è intervenuta sul “Dialogo interreligioso, via per una pace duratura. Ruolo delle donne”, rifacendosi anche alla propria personale esperienza di cristiana in Medio Oriente. Nelle diverse interviste a lei rivolte, ha ribadito la capacità di ascolto, caratteristica tipica della donna, che dà la possibilità di entrare nell’interiorità di sè e negli altri; di saper soffrire e sperare fino all’ultimo, perché – essendo madre – sa molto bene quanto valga la vita. Questi aspetti, insieme ad altri, fanno parte di quel “genio femminile” – ricordato anche da papa Francesco – dono e bellezza tipica della donna, chiamata a dare suo contributo nella società odierna, a beneficio di tutti. Leggi anche:.Aleteia. (altro…)
Giu 3, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per guardare al futuro, l’ultima mattinata ha visto il Congresso rivolgere lo sguardo particolarissimo alle nuove generazioni. Dalle prime battute, Anouk Grevin – Docente di Management presso l’Università di Nantes e membro della Commissione internazionale EdC – coinvolge i presenti: “Quando nasce un bambino, tutta la comunità ne prende cura, il figlio che nasce è di tutti”, scoppia un applauso perché questa affermazione rappresenta uno dei valori più cari ai popoli africani (“per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” ndr). Poi spiega: “Con i giovani che hanno frequentato la International EoC School, abbiamo vissuto dei sogni meravigliosi”. Con tanto entusiasmo Anouk fa il giro della sala; le pareti sono tappezzate dai progetti dei giovani, i loro sogni, e Anouk li legge. Con una creatività singolare e con una passione difficilmente descrivibile, questi giovani presentano i loro progetti: alcuni sono già in via di realizzazione, altri sono ancora soltanto “sogni”, ma per loro non importa! Alla sua domanda: “Vogliamo lasciarli soli?”. La risposta dalla sala è immediata, altrettanto appassionata e coinvolgente: alcuni imprenditori si succedono al microfono per esprimere il desiderio e l’impegno nel farsi primi sostenitori di questi sogni. John Mundell lancia un appello ai suoi amici:aprire le proprie aziende per introdurre le nuove generazioni al mondo di lavoro: “L’esperienza nelle imprese EdC fa sperimentare la ricchezza dei rapporti veri oltre la professionalità!”
Le vicende di vita vissuta di imprenditori -soprattutto giovani- da varie parti del mondo fanno intravedere un futuro migliore: dall’Italia, all’Argentina, al Paraguay, fino alla presentazione di una tesi sull’EdC di una giovane brasiliana che sta per concludere gli studi all’Istituto Sophia. Se oggi, lo sguardo è rivolto al futuro-presente, è anche un momento importante di impegni forti e vincolanti: “Dobbiamo prometterci di non tornare mai più indietro – è l’augurio di Luigino Bruni – In questi giorni abbiamo vissuto dei miracoli, le nostre storie di vita vanno annunciate a tutti. L’Edc non è un bene di consumo, ci sono tante persone nel mondo che aspettano. Dobbiamo continuare ad essere dei “produttori” di comunione e non solo dei suoi consumatori”. Il documento finale è un richiamo forte. La promessa di spendere la propria vita per una economia di comunione. A questo punto gli imprenditori vogliono lasciare un segno del loro impegno personale che si materializza in un “patto”, che, liberamente, chi se la sente sigilla con una firma.
A “chiudere” il Congresso è Genéviève Sanzé: “Si dice che le cose belle finiscono, ma penso che dobbiamo cambiare questa frase. Abbiamo vissuto un Congresso così fraterno, così gioioso, non può finire, ora incomincia veramente la nostra corsa, è il momento di uscire, ed andare verso il mondo”.
Una impresa non basta, in analogia con“una città non basta”, uno degli scritti più noti di Chiara Lubich, nutre la riflessione finale di questi cinque ricchissimi giorni, e accende la passione per vivere un grande sogno, vedere il mondo “invaso” delle imprese EdC. “Con un Dio che ti visita ogni mattina, se lo si desideri, una città è troppo poco … punta più lontano: al tuo paese, al mondo. Che ogni tuo respiro sia per questo; per questo ogni tua azione…”. Fonte: edc-online.org (altro…)
Giu 3, 2015 | Cultura
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Immer wieder wird auf das erste große Apostolische Schreiben, „Evangelii gaudium – Die Freude des Evangeliums” von Papst Franziskus hingewiesen. Denn hier hat er seine Grundanliegen, seine Herzensanliegen dargelegt. Es ist eine programmatische Schrift, sie nimmt kein Blatt vor den Mund, sie ist mutig, sie ist unbequem. Und sie gibt mehr und besser als alles, was bis jetzt zu lesen war, Einblick in das, was diesen Papst bewegt. Herausgegeben und eingeleitet wird das Buch von Matthias Kopp. Matthias Kopp, Jahrgang 1968, ist Theologe, Archäologe und Journalist. Seit 2009 ist er Pressesprecher der Deutschen Bischofskonferenz. In zahlreichen Reisen durch verschiedene Wüsten hat er Einblick in die Mystik der Wüste gewinnen können, die er auch in der Begleitung von “geistlichen Trekkinggruppen” fruchtbar macht. Bestellen[:]
Giu 3, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«L’Economia di Comunione è tornata in Africa. Siamo venuti qui da tutto il mondo attratti dalle benedizioni e dalle ferite di questo grande continente, per guardare l’economia mondiale dalla prospettiva africana. Anche per lasciarci istruire da questi popoli, dalla loro grande vocazione alla vita, alle relazioni sociali, all’incontro. Dell’Africa mi ha sempre colpito la sua capacità generativa, la sua vita. C’è molta danza in Africa, molta festa, soprattutto danza di donne. Come nella Bibbia, dove molte volte le donne danzano. E, ciò che è stupendo, in Africa si vedono molti anziani, molte donne anziane danzare. Oggi in Europa e nei paesi del Nord del mondo è molto raro vedere donne e uomini anziani far festa per gratuità e per la gioia della vita in comunione. E questo perché la nostra cultura del consumismo e della finanza non li fa danzare. Siamo venuti in Africa anche per imparare a danzare, giovani, bambini, adulti e anziani. L’Africa ha certamente una vocazione a generare vita, in tutte le sue dimensioni. La fraternità con la terra e con la natura è un grande valore delle culture africane. Questo è uno dei doni che l’Africa fa a tutta l’Economia di Comunione nel mondo, e molti altri li dovremo scoprire insieme nei prossimi anni e nelle prossime generazioni. Quali sono i messaggi che dall’EdC possono arrivare all’Africa di oggi? Le vie africane alla proposta di Chiara Lubich, nascerà dall’Africa in comunione con tutto il mondo. Il primo contributo che l’EdC vuole portare all’Africa è uno sguardo di stima per quello che l’Africa è già e non solo per quello che dovrà diventare. La prima forza dei popoli sono i loro sogni, soprattutto quelli collettivi e quelli dei poveri. Ridiamo tempo alle nostre storie, grandi e piccole, e da lì ripartiamo verso una nuova terra. “Generare” è molto legato ad una parola economica importante, per l’Africa e per tutti: innovazione Un primo messaggio che ci arriva dalla logica dell’innovazione-germoglio si chiama sussidiarietà: le nostre mani e la tecnologia possono solo sussidiarla, cioè aiutare il germoglio a fiorire; non possono inventarlo. Le innovazioni economiche e sociali dell’Africa, nasceranno prima di tutto dal suo humus, dalla sua terra e non da mani esterne. L’EdC è dono di occhi capaci di vedere germogli dove gli altri vedono solo deserti. Qui nelle terre africane, ci sono molti giovani che si sono messi in cammino, spesso insieme: è da questi germogli che dobbiamo imparare a vedere la foresta. L’energia essenziale in tutte le riprese è la fame di vita e di futuro dei giovani e dei poveri, che qui in Africa è abbondante. Perché i poveri e gli esclusi possano diventare motore di cambiamento di un paese essenziale è il ruolo delle istituzioni, istituzioni politiche, istituzioni economiche. Dall’EdC stanno nascendo nuove istituzioni finanziarie. Ma le banche e tutte le istituzioni possono solo aiutare le innovazioni economiche, non crearle né inventarle. Senza persone con creatività, talento, competenze e passioni, non si dà vita a nessuna esperienza di nuova economia. È necessario che ciascuno attivi la propria capacità innovativa e, se può, si metta assieme ad altri che hanno la sua stessa voglia di fare e di creare. Il nostro sogno è di creare anche qui alla cittadella “Mariapoli Piero” una di queste istituzioni. Un centro che possa essere un ‘luogo della fiducia’ per accompagnare e servire le nuove idee EdC che nasceranno, soprattutto da parte dei giovani». Leggi l’intervento integrale di Luigino Bruni (altro…)
Giu 1, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
In Polonia, con i suoi 38 milioni di abitanti, di cui il 90% cristiani, i musulmani figurano tra le minoranze religiose: sono 25mila, lo 0,08% della popolazione. La loro presenza risale ai Tartari nel XIV secolo; c’è poi l’immigrazione della seconda metà del XX secolo e del dopo muro di Berlino. La giornata di dialogo appena vissuta si inserisce nel percorso dei tre eventi portanti del dialogo tra cristiani e musulmani in Polonia. È don Adam Was, del Comitato per le religioni non cristiane della Conferenza Episcopale Polacca, a tracciarne le caratteristiche: la Giornata dell’Islam nella chiesa cattolica in Polonia istaurata nell’anno 2000 dalla Conferenza Episcopale Polacca su richiesta del Consiglio Misto di Cattolici e Musulmani, viene celebrata ogni 26 gennaio; la “Preghiera per la Pace e Giustizia nel Mondo”, nata dopo l’11 settembre 2001, promossa dai musulmani tartari polacchi; infine – l’evento “senza precedenti in tutto il mondo”, come ha sottolineato il mufti Nedal Abu Tabaq, della “Giornata del Cristianesimo tra Musulmani in Polonia”, stabilita per il 29 maggio, e iniziata tre anni fa dai musulmani della Lega Musulmana in Polonia. All’appuntamento, su invito dell’imam Abdul Jabbar Koubaisy, direttore del Centro e vicepresidente della Lega Musulmana in Polonia, sono intervenute circa 50 persone: rappresentanti delle autorità locali, delle chiese cattolica, ortodossa e luterana; dell’Università della Slesia e anche della Comunità Ebraica di Katowice. Ospiti d’onore: Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari e Jesús Morán copresidente.
«Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose» (EG, 250), ha ricordato il metropolita di Katowice, arcivescovo Wiktor Skworc, nel suo messaggio letto da don Tadeusz Czakański, suo delegato per il dialogo con l’Islam. E, focalizzando il tema dell’incontro, ha sottolineato come «il fondamento dell’intero insegnamento di Gesù Cristo sta nell’amore misericordioso verso il prossimo», augurando che questo incontro interreligioso a Katowice aiuti tutti «a vivere più profondamente il mistero della Misericordia di Dio» e che «contribuisca a una più grande apertura gli uni verso gli altri per collaborare più efficacemente sul campo della cura verso gli oppressi e gli esclusi». Parole di saluto sono state rivolte anche dal mitrato della Chiesa otodossa, don Sergiusz Dziewiatowski; dal rappresentante del vescovo evangelico-luterano, don Michal Matuszek; dal prodecano della Facoltà Teologica dell’Università della Slesia a Katowice, prof. don Jacek Kempa; dal corresponsabile da parte dei musulmani del Consiglio Misto dei Cattolici e Musulmani, Andrzej Saramowicz, e inoltre Danuta Kamińska, a nome di Marcin Krupa, sindaco di Katowice, e dagli ambasciatori del Qatar, Iraq e Arabia Saudita.
Quindi Maria Voce nel suo discorso ha ricordato alcuni passaggi delle Scritture cristiane che parlano di Gesù fin da prima della sua nascita, ponendo l’accento sul suo amore concreto verso ogni uomo. «È questo amore universale, senza riserve, che ha affascinato tutti quelli che fanno parte del Focolare ed è diventato la nostra regola di vita», ha costatato la presidente dei Focolari. «Una delle intuizioni di Chiara Lubich, che costituisce uno dei fondamenti della spiritualità dell’unità fin dai primi giorni, fu la scoperta del valore del comandamento per eccellenza di Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv15,12-13)». «Amare sempre così non è facile – ha constatato Maria Voce – a volte o molto spesso questo amore al fratello costa fatica, sacrificio… Ma anche qui Gesù ci è di modello: egli ha amato fino al punto di dare la sua vita per noi». E infine ha augurato a tutti: che Dio – «il più grande e il più misericordioso, ci aiuti a guardarci tutti da fratelli con la misura che lui ci ha rivelato, per costruire insieme un mondo dove regni la fratellanza e quindi la pace piena e vera che tutti attendiamo».
Mufti Nedal Abu Tabaq, responsabile di tutti gli imam in Polonia, parlando di Gesù Cristo, ha affermato che nel Corano è scritto “Gesù è il segno”. “Lui non solo è stato concepito miracolosamente – ha proseguito -, ma anche ha compiuto dei miracoli, ha curato gli infermi, ha risuscitato i morti”.
Ognuno di noi, ha sottolineato inoltre, deve «risuscitare la luce in chi soffre (…). Non siamo delle candele, che si possono spegnere, ma siamo la luce che ormai è uscita da esse, e questa luce è presente in ogni uomo, noi però dobbiamo sempre rivelarla, farla emergere (…) nei bisognosi, come ha fatto Gesù Cristo (…). Ecco il Gesù che io amo, che conosco, che lodo». Azione comune in favore del dialogo interreligioso, la minaccia del valore della famiglia e la necessità di proteggerla insieme in quanto credenti, educazione dei figli al dialogo, sono alcune delle problematiche trattate in un fraterno dialogo con Maria Voce e Jesús Morán nella seconda parte dell’incontro. La preghiera del “Padre Nostro” recitata dai cristiani e la la preghiera “D’ua” dai musulmani hanno concluso l’evento. Il “Segno della Pace”, con una stretta di mano o con un abbraccio, scambiato fra tutti ha espresso l’amore fraterno vissuto in queste ore tra cristiani, musulmani ed ebrei. Una Giornata del Cristianesimo tra i musulmani in Polonia da ricordare. (altro…)
Giu 1, 2015 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Roberto Catalano (a destra) con accanto la Sig.ra Minoti Aram, dello Shanti Ashram in Combiatore (India), e altri amici indù (foto di repertorio).
«Cinquant’anni fa ero un ragazzino e mai avrei immaginato di poter vivere un’avventura così affascinante come quella del dialogo, sulla strada aperta da Nostra Aetate [il profetico documento conciliare che ha segnato l’apertura della Chiesa ad un dialogo costruttivo e positivo con le diverse tradizioni religiose del mondo]. Guardando a ritroso non posso non essere riconoscente a Dio, ma anche a decine di persone incontrate su questa strada, che mai avrei immaginato di percorrere. A cominciare dalla mia famiglia, dove ho imparato che dialogare è sempre meglio che scontrarsi, con i compagni universitari della contestazione degli anni settanta, con giovani dei movimenti cattolici dove sono cresciuto, con il mondo del lavoro dove mi sono inserito ancora ventenne e, poi, con persone dell’Asia, delle Americhe, dell’Africa e di diverse parti del mondo, compresa la Nuova Zelanda e l’Australia Una ricchezza immensa, su una strada che il mondo nel 1965 non poteva nemmeno immaginare». È un ricordo personale, a margine del convegno per celebrare i cinquant’anni della conclusione del Concilio Vaticano II (Georgetown, Washington, 22-24 maggio), organizzato da Ecclesiological Investigation, un gruppo di teologi che si incontrano una volta l’anno e discutono su un argomento particolare. Quest’anno, il tema scelto è Vatican II, Remembering the future, e non mancano rappresentati provenienti da Roma, tra cui il card. Kasper ed il Card. Tauran.
«La conferenza è di grande valore – continua Roberto Catalano -: interventi in plenaria, ma anche sessioni parallele di grande spessore teologico e culturale. Grande apertura umana ed intellettuale, desiderio di approfondire un evento come il Concilio da diversi punti di vista: geografico senza dubbio, ma soprattutto di prospettiva e di contenuti. Ci sono interventi che cercano di contestualizzare quanto e perché avvenuto fra il 1962 ed il 1965. Altri hanno affrontato l’aspetto storico che ha portato allo svolgimento dell’evento conciliare. Ma sono state importanti anche le letture su quanto successo dopo e di come questi cinquant’anni non siano stati sufficienti alla sua realizzazione. Le opinioni si susseguono in un clima di grande ascolto, interesse e apertura intellettuale e spirituale». «Pur fra le diverse posizioni, il Concilio esce da questi giorni di studio a mezzo secolo dalla conclusione, come un evento che ha cambiato la Chiesa e l’umanità. Colpisce soprattutto la dimensione profetica che ha caratterizzato soprattutto i documenti che sono stati promulgati al termine dell’assise conciliare». E proprio su questa dimensione della profezia si è fondato anche il suo intervento, sul ruolo di alcuni movimenti, come i Focolari e Sant’Egidio, nell’attualizzazione di Nostra Aetate. Dialogo come dovere, dialogo come cultura dell’incontro, dialogo come pellegrinaggio e dialogo come pensiero aperto ed empatico sono alcuni dei punti sviluppati da Catalano. Una delle giornate del convegno è stata dedicata interamente all’ecumenismo e a quanto il Concilio ha significato per questo aspetto. Si sono susseguiti interventi di cattolici, luterani, presbiteriani, ortodossi e episcopaliani: «Non sono mancati toni scuri per appuntamenti mancati e per ostacoli che ancora restano per una vera comunione fra le varie Chiese. Ma l’intervento più significativo sottolineato da alcuni minuti di applauso scrosciante all’interno della National Cathedral (episcopaliana) è stato quello del cardinale Walter Kasper che, dopo un’analisi magistrale della storia e degli aspetti teologici della questione ecumenica, ha concluso con il suo ottimismo pragmatico ma di grande respiro: “Unity perhaps has already started!” [l’unità forse è già cominciata]». «Ci si rende conto – conclude – di come in questi 50 anni si siano fatti passi avanti enormi e che l’unità non sarà mai un ‘ritorno’ o una unificazione, ma una ‘comunione’». http://whydontwedialogue.blogspot.it/ (altro…)
Mag 31, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Maria Voce e Jesús Moran, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, durante la visita in corso in Polonia, si sono trovati il 26 maggio scorso nella cittadella Fiore con un gruppo di sacerdoti e religiosi legati in vari modi ai Focolari. Padre Zdzislaw Klafka, redentorista, racconta del suo incontro con la spiritualità dell’unità e degli effetti positivi nel vivere la sua vocazione specifica in modo più radicale. «Sono grato a Chiara Lubich per essere stata strumento docile nelle mani di Dio a far nascere nella Chiesa un spiritualità che mi ha aiutato a vivere le difficoltà che ho incontrato nella vita: Quando sono stato nominato superiore mi son trovato davanti a una sfida. Ero a Roma, e prima di tornare in Polonia, le ho chiesto di indicarmi una frase del Vangelo che potesse illuminare i miei passi. Lei mi ha risposto: “Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per gli amici suoi”. Avevo, allora, 29 anni e quella frase è diventata la bussola che mi indica la strada. Vivendo la spiritualità dell’unità ho cominciato a guardare il mio fondatore, S. Alfonso, in modo nuovo. Così ho riscoperto non soltanto le mie radici ma la forza evangelica racchiusa in ogni altro carisma della Chiesa. Qualcuno mi ha chiesto se questa mia adesione alla spiritualità dei Focolari, non sia tempo rubato ai miei doveri di redentorista. Il fatto è, e l’ho sperimentato più volte, che quando torno dagli incontri con religiosi di altre ordini, ho più voglia di vivere ancor più radicalmente la mia scelta di Dio».

Padre Zdzislaw Klafka CSsR
«La famiglia numerosa dalla quale provengo – ricorda p. Zdzislaw – mi ha aiutato a vivere per Dio, ma “assieme ad altri”. Dopo il noviziato con i redentoristi è venuto a tenere una conferenza un professore, Wlodzimierz Fijalkodwski che, fra l’altro, ci ha detto di aver conosciuto i focolarini. Ci ha lasciato l’indirizzo e siamo andati trovarli. Non dimenticherò mai quell’incontro. Ho trovato delle persone realizzate che mi hanno dato la chiave per costruire rapporti di carità, fino a sperimentare la presenza del Risorto. E ancora un’altra chiave che ci avrebbe permesso di avere pace: Gesù Abbandonato, grande intuizione di Chiara Lubich, che aiuta a non soccombere alla paura. Non avevo finito gli studi a Roma che, con un altro religioso, siamo stati richiamati in Polonia per affidarci la formazione dei seminaristi. Li abbiamo invitati a prendersi la responsabilità di ogni aspetto della vita del seminario. Da parte nostra, invece, abbiamo deciso di essere loro accanto, ascoltarli, trattarli con serietà. Il volto del seminario è cambiato. Siamo rimasti con questa responsabilità per tre anni, poi sono stato rimandato a Roma per completare gli studi. Siccome tanti nel Movimento mi chiedevano di parlare del mio fondatore, e soprattutto vedendo come Chiara amava i santi, ho fatto la licenza e il dottorato su S. Alfonso dei Liguori. Seppur giovane, sono stato scelto per due trienni come superiore della Provincia dei Redentoristi. Nel 1991, dopo la caduta del muro di Berlino che segnò una pagina nuova per i cattolici dell’est-Europa, è nata una radio. Questo mezzo è diventato uno strumento per formare le coscienze dei cattolici che, durante il comunismo, erano state paralizzate. È nata in seguito una rete televisiva e l’Istituto Superiore di Cultura Sociale e Mediatica, del quale da 14 anni sono rettore. L’Istituto ha oltre 400 studenti». Riguardo alla presidente dei Focolari p. Zdzislaw, conclude: «Ammiro in Maria Voce la sua semplicità, la sua saggezza. In lei mi affascina la libertà di vivere l’ideale dell’unità, e questa è la sostanza della vita di Chiara Lubich». (altro…)
Mag 30, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Arrivano da Damasco, Aleppo, Homs, Banias, Kfarbo e Tartous. Chi poteva immaginare un week-end con i giovani da tutte le parti della Siria. Una pazzia? Si sono chiesti gli organizzatori. Forse, ma è diventata una realtà. Il numero è andato crescendo giorno dopo giorno finché sono diventati 67. «La nostra avventura è incominciata così», raccontano. «Abbiamo scelto un posto sicuro dove tutti potessero arrivare, anche dovendo fare 10 ore di viaggio. L’idea era di trascorrere 3 giorni insieme dove poter vivere, condividere, pregare, piangere, giocare, stare nella natura, ma tutto nell’amore reciproco fra noi». «Cosa importa nella mia vita?» era il titolo del week-end, domanda che risuona ancora più forte in una situazione precaria come quella dei giovani siriani. Divisi in quattro gruppi con diversi temi: “Un’amicizia speciale col Padre”, “Ogni giorno da Gesù”, “L’Amore che rende liberi”, “L’amore a Maria”, che hanno approfondito con brani della Sacra scrittura, dei Papi e dei santi, accompagnati da storie vere di giovani che li hanno preceduti nella corsa verso la santità. «Quando sono arrivata al week-end ero stanca dalla guerra – confida Fatima – e sentivo che la vita era ferma, ma lì ho sperimentato di nuovo la presenza di Dio nella mia vita e il suo Amore per me attraverso l’amore degli altri. Adesso quando passo momenti difficili, mi basta pensare che c’è qualcuno che sta pregando per me e che sta cercando di vivere allo stesso modo, e questo mi dà una pace interiore grande. Ho capito che la cosa più importante è vivere la vita… amando Gesù in ogni prossimo».
Il primo giorno hanno approfondito uno dei cardini della spiritualità dell’unità, «Dio Amore». Ripercorrendo la storia degli inizi dei Focolari a Trento durante la seconda guerra mondiale, nel crollo di tutto, si ripercorreva anche la realtà siriana di oggi. «Tutto crolla solo Dio rimane», affermava qualcuno, quindi: «Cosa importa davvero nella mia vita?». Uno di loro ha detto: «Vivere il cristianesimo in modo radicale». Il secondo giorno, attorno a uno storico discorso di Chiara Lubich ai giovani negli anni ’70, «Gesù Maestro», è emersa la loro sete di Dio. «Non sono mancate le serate con canti, danze e giochi che ci hanno fatto sperimentare il senso di una vera famiglia», scrivono ancora Murad e Lina. Andando via qualcuno affermava: «Ringrazio Gesù per tutti i momenti di gioia e di dolore». «Ho sperimentato di nuovo la carezza di Dio – scrive Haashim – sento la responsabilità di portare questa grazia a tutti quelli che sono attorno a noi». Giorni indimenticabili per tutti. «Sono stati giorni» – scrive Samir – «in cui abbiamo preso pace, serenità e che ci hanno dato la forza per tornare a vivere in questa situazione drammatica». «Nonostante tutta l’assurdità della guerra – conclude Nahda – non mi sento sola». (altro…)
Mag 29, 2015 | Cultura
Attraversando insieme la notte è un racconto che ci porta nel cuore del delicato rapporto padre-figlio. Leonardo, un imprenditore del Nord, lascia improvvisamente il suo lavoro e parte per Roma. Suo figlio Andrea vi si è trasferito anni prima per iscriversi all’università, ma poi è finito in un giro di droga. Ora però ha trovato la forza di chiedergli aiuto e Leonardo decide di mettere in gioco la propria vita per stargli vicino. Inizia così la storia di un difficile incontro tra padre e figlio, che li porterà a riscoprire la forza degli affetti familiari più autentici. Contiene un saggio di Loredana Petrone. L’autore – Luca Gentile è direttore editoriale del Gruppo Città Nuova. Ha scritto il libro Siamo scuola (Città Nuova). Torna ora a contribuire con questo romanzo alla nuova serie della collana Passaparola. Loredana Petrone, psicologa, psicoterapeuta, collabora da circa vent’anni con l’Unità Operativa di Medicina Sociale della Sapienza. È Professore a contratto presso la Facoltà di Medicina e Farmacia «Sapienza» Università di Roma. È autrice e coautrice di libri svariati articoli e libri Chi ha paura del lupo cattivo?, Franco Angeli (2000); Adolescenza e disagio giovanile, Editori Riuniti (2001); Se l’orco fosse Lei?, Franco Angeli (2005); Dalle violenze virtuali alle nuove forme di bullismo, Magi Editore (2008); Pedofilia rosa. Il crollo dell’ultimo tabù, Magi Editore (2011). La collana Passaparola – Affronta attraverso racconti autobiografici temi scottanti e dolorosi della quotidianità: adolescenza, crisi di coppia, malattia, dipendenze, lutto, anoressia, trauma. Drammi, ferite e problemi attuali nei quali il lettore può ritrovarsi. Storie scritte con uno stile agile, piacevole e avvincente. Nella seconda parte del volume un esperto rilegge il racconto e fornisce chiavi di lettura utili, indicazioni pratiche, e prospettive concrete.
Mag 29, 2015 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Frequento, quando posso, il circolo dei pensionati del mio quartiere. Ho notato che alcuni soggetti sono evitati dalle “persone perbene” perché trasandati, alcolisti, un po’ barboni, trascorrono il tempo in compagnia del bicchiere e nessuno li coinvolge nel gioco e nella conversazione. Ho cominciato, allora, ad imparare il gioco delle carte e delle bocce, per stare con loro senza pregiudizi. All’inizio ho dovuto subire frequenti rimproveri. Mi sono comunque sforzato di esprimere loro simpatia, disponibilità, anche ad accettare il loro linguaggio e il metodo sgangherato di gioco. Un giorno, Giulio, il più barbone da tutti evitato, è stato ricoverato per crisi di alcolismo, nessuno sapeva in quale ospedale. Ho fatto delle ricerche e diverse telefonate. Per via della privacy non riuscivo ad avere notizie. Alla fine ho interpellato i vigili urbani che lo hanno poi rintracciato. Mi sono preso cura di lui. Il medico mi ha informato, come fossi un familiare, delle sue condizioni. L’ho poi riportato a casa, procurandogli le medicine e pacchi di alimenti. Silvio, un altro alcolista al quale era stata ritirata la patente, rischiava di perdere il posto di lavoro. Mi sono adoperato per aiutarlo a riaverla. Ora è uscito dalla dipendenza e anzi è diventato animatore di un gruppo di alcolisti anonimi. Ulisse, era un accanito giocatore e si vantava di essere ateo e “mangiapreti”. Per due anni ho incassato le sue espressioni un po’ aggressive. Ad un certo punto si è ammalato di tumore ma, orgoglioso come era, non accettava aiuto da nessuno. Un giorno mi ha chiesto di accompagnarlo a casa. Questa sua inattesa richiesta è stata per me la risposta di avere fatto breccia nel suo animo e di avergli comunicato qualcosa della mia fede. Gianni, il più giovane di tutti, 50 anni, un gigante di statura, una vita disordinatissima. Per il suo stile di vita era giudicato l’ultimo nella classifica di buona condotta. Gli sono stato vicino fino alla fine della sua vita. I familiari erano sorpresi; anche lui alcuni giorni prima di morire mi ha stretto la sua mano da gigante esprimendomi gratitudine e stima. Guido è sordomuto, il più isolato di tutti perché il dialogo con lui è impegnativo. Siamo diventati amici ed ora è il mio compagno di briscola. Un giorno Giulio, il barbone, estrae dalla tasca una foto di Padre Pio e, davanti a tutti i presenti, mi dice: “Tu per me sei Padre Pio”. Da quel giorno in poi tutti al circolo mi hanno chiamato con questo nome e, per quanto non mi risultasse tanto simpatico, non ho potuto evitare questo strano battesimo. Abitualmente questi miei amici mi aspettano con gioia e spesso mi trovo a giocare con l’amico sordomuto contro i due alcolisti. Siamo diventati la squadra più conosciuta del circolo e anche la più rumorosa! Prima di andare al circolo faccio una visita nella chiesa vicina, cosa che non è sfuggita al gruppo, per avere da Lui la forza e la linea giusta per amare questi miei amici di periferia». (altro…)
Mag 28, 2015 | Parola di Vita
Quanto affetto nel ripetere questo nome: Marta, Marta. La casa di Betania, alle porte di Gerusalemme, è un luogo dove Gesù usa fermarsi e riposare con i suoi discepoli. Fuori, in città, deve discutere, trova opposizione e rifiuto, qui invece c’è pace e accoglienza. Marta è intraprendente e attiva. Lo dimostrerà anche alla morte del fratello, quando ingaggia con Gesù una conversazione sostenuta, nella quale lo interpella con energia. È una donna forte, che mostra una grande fede. Alla domanda: “Credi che io sono la risurrezione e la vita?”, risponde senza esitare: “Sì, Signore, io credo” (cf. Gv 11, 25-27). Anche adesso è indaffarata a preparare un’accoglienza degna del Maestro e dei suoi discepoli. È la padrona di casa (come dice il nome stesso: Marta significa “padrona”) e quindi si sente responsabile. Probabilmente sta preparando la cena per l’ospite di riguardo. Maria, la sorella, l’ha lasciata sola alle sue occupazioni. Contrariamente alle consuetudini orientali, invece di stare in cucina, se ne sta con gli uomini ad ascoltare Gesù, seduta ai suoi piedi, proprio come la perfetta discepola. Per questo l’intervento un po’ risentito di Marta: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti» (Lc 10,40). Ed ecco la risposta affettuosa e insieme ferma di Gesù:
“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno.”
Non era contento Gesù dell’intraprendenza e del servizio generoso di Marta? Non gradiva l’accoglienza concreta e non avrebbe gustato volentieri le vivande che gli stava preparando? Poco dopo questo episodio, nelle parabole loderà amministratori, imprenditori e dipendenti che sanno mettere a frutto talenti e trafficare i beni (cf. Lc 12, 42; 19, 12-26). Ne loda perfino la scaltrezza (cf. Lc 16, 1-8). Non poteva quindi non rallegrarsi nel vedere una donna così piena di iniziativa e capace di un’accoglienza fattiva e copiosa. Quello che le rimprovera è l’affanno e la preoccupazione che mette nel lavoro. È agitata, è «presa dai molti servizi» (Lc 10,40), ha perduto la calma. Non è più lei a guidare il lavoro, è piuttosto il lavoro che ha preso il sopravvento e la tiranneggia. Non è più libera, è diventata schiava della sua occupazione. Non capita anche a noi a volte di disperderci nelle mille cose da fare? Siamo attratti e distratti da internet, dalle chat, dagli inutili sms. Anche quando sono gli impegni seri ad occuparci, essi possono farci dimenticare di rimanere attenti agli altri, di ascoltare le persone che ci sono vicine. Il pericolo è soprattutto perdere di vista perché e per chi lavoriamo. Il lavoro e le altre occupazioni diventano fine a se stessi. Oppure siamo presi dall’ansia e dall’agitazione davanti a situazioni e problemi difficili che riguardano la famiglia, l’economia, la carriera, la scuola, il futuro nostro o dei figli, al punto di dimenticare le parole di Gesù: «Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno» (Mt 6, 31-32). Meritiamo anche noi il rimprovero di Gesù:
“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno.”
Qual è la sola cosa di cui c’è bisogno? Ascoltare e vivere le parole di Gesù. Ad esse – e a lui che parla – non si può anteporre assolutamente nulla. Il vero modo di ospitare il Signore, di fargli casa, è accogliere ciò che egli ci dice. Proprio come ha fatto Maria, che ha dimenticato tutto, si è messa ai suoi piedi e non ha perduto una sua parola. Non saremo guidati dal desiderio di metterci in mostra o di primeggiare, ma di piacere a lui, di essere al servizio del suo regno. Come Marta, anche noi siamo chiamati a fare “molte cose” per il bene degli altri. Gesù ci ha insegnato che il Padre è contento che portiamo “molto frutto” (cf. Gv 15, 8) e che addirittura faremo cose più grandi di lui (cf. Gv 14, 12). Egli attende dunque da noi dedizione, passione nel lavoro che ci è dato da compiere, inventiva, audacia, intraprendenza. Ma senza affanno e agitazione, con quella pace che viene dal sapere che stiamo compiendo la volontà di Dio. La sola cosa che importa è dunque diventare discepoli di Gesù, lasciarlo vivere in noi, essere attenti ai suoi suggerimenti, alla sua voce sottile che ci orienta momento per momento. In questo modo sarà lui a guidarci in ogni nostra azione. Nel compiere le “molte cose” non saremo distratti e dispersi perché, seguendo le parole di Gesù, saremo mossi soltanto dall’amore. In tutte le occupazioni faremo sempre una cosa sola: amare.
Fabio Ciardi
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Mag 28, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«La mia attuale parrocchia, si trova in uno dei quartieri di Bratislava, capitale della Slovacchia – racconta don Ludovit –. Ha 4.300 abitanti circa, di cui 3.500 sono cristiani, in crescita continua. Sapevo che il mio primo compito qui, dove sono arrivato nel luglio 2009, era quello di amare le persone con l’amore di Gesù. Adesso posso dire che sono felice perché si è creata una bella comunità tra persone di diverse età e categorie sociali, provenienti da diverse città della Slovacchia che hanno scoperto un nuovo rapporto con Dio non solo attraverso la Bibbia e la preghiera, ma anche attraverso la comunità e le varie attività parrocchiali. Hanno trovato qui la gioia della fede per la quale vale la pena vivere. Quando sono arrivato mancavano i giovani: lo Stato aveva infatti vietato nuove costruzioni, e quindi le giovani coppie si erano spostate altrove. Inoltre, non c’era stato un lavoro di formazione alla fede per quei pochi ragazzi che c’erano. Ho trovato tre giovani con la voglia di aiutarmi, ma erano immerse nel proprio studio e lavoro. Ho invitato, allora, i ragazzi e i giovani da poco cresimati ad un barbecue. Per rispetto sono venuti, ma non sono più tornati: “La cresima l’abbiamo già ricevuta, quindi non c’è più bisogno di andare a messa”, mi hanno detto. In questa situazione ho affidato tutto a Gesù. Dal settembre 2009 insegno catechismo in tutte le classi della scuola elementare e media (circa 150 ragazzi). Contemporaneamente, ho iniziato la messa domenicale per le famiglie. Cercavo di sfruttare ogni occasione per creare dei rapporti: salutare per strada, una visita a casa, scambiare qualche parola in negozio, all’ufficio o nella scuola. E ancora: invitare ad un barbecue e a fare sport nel campo giochi parrocchiale. Pian piano le persone hanno iniziato a partecipare. Progressivamente si è creata una comunità: bambini che non volevano mancare, mamme giovani che si scoprivano vicine tra loro per l’età dei figli, papà che si invitavano per i vari lavori in chiesa e nella casa parrocchiale, ma anche per andare a giocare a tennis o a prendere una birra insieme. Pure il sindaco e alcuni deputati hanno cominciato ad essere presenti. Un giorno Gesù mi ha mandato anche Blanka, attuale direttrice del coro e animatrice di molti eventi». «Tanti dicono che la nostra è “una parrocchia viva” – afferma Blanka –. Nonostante le nostre differenze individuali, costantemente cerchiamo ciò che ci unisce, e torniamo sempre alla sorgente d’unità, d’amore e di perdono, che è Gesù. Noi genitori cerchiamo di creare le condizioni pratiche perché tante attività possano svolgersi. Spesso succede che sono a scapito del nostro tempo, riposo o lavori domestici, però è veramente bello vedere che tutti sostengono non solo i propri figli, ma tutti i “nostri” ragazzi. Come con Michele, un figlio autistico ormai adolescente. Sono molto contenta di vedere che gli altri ragazzi gli aprono la porta, lo invitano e lo considerano alla pari. E Michele li ama molto e sente tutti come la sua grande famiglia». «Sono medico immuno-allergologa, non statale, e lavoro presso l’Ospedale pediatrico universitario di Bratislava – continua Dagmar –. Il Centro pastorale e la Scuola materna parrocchiale che si sono costruiti, sono diventati dei “poli” di diverse attività per i nostri bambini, ragazzi e giovani, il cui numero è in costante crescita. Un giorno, nel maggio 2012, don Ludo mi ha chiesto se fossi disponibile a partecipare come medico ad un campo scuola estivo per ragazzi della nostra parrocchia. Ho subito risposto di no. Ma poi, mi sono venuti in mente i volti dei ragazzi che già conoscevo. Alla fine ho detto di sì, e sono già al 4° anno! Sono diventata più sensibile al dolore dei bambini e alle loro paure per la salute quando si trovano senza i loro genitori. Questa esperienza mi ha aiutato anche ad approfondire il senso del servizio agli altri». «Un incontro molto importante – conclude don Ludo – si è verificato l’anno scorso a Benevento (Italia), organizzato dal Movimento Parrocchiale. I nostri giovani si sono portati dentro “un incoraggiamento, una forza spirituale, un più stretto rapporto con Dio, – dicevano – e, soprattutto, la voglia di vivere ‘impegnati nell’amore’, perché qualunque cosa facciamo se non ha amore, essa perde il suo valore e significato”. Per me era una conferma che la comunità non solo è nata e si è consolidata, ma poggia anche sulla fede dei giovani; il futuro, perciò, è assicurato». (altro…)
Mag 27, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Vincere da grandi è un progetto del CONI (comitato olimpico nazionale italiano) per ragazzi e giovani italiani residenti in aree disagiate finanziato da Lottomatica. Ma il gioco d’azzardo legalizzato, che garantisce alti guadagni a Lottomatica, ha costi sociali altissimi, colpisce soprattutto le persone delle periferie, crea piaghe di dipendenza e di disperazione, alimenta l’usura, rinforza l’economia illegale. I giovani forse si aiutano in altro modo, ma soprattutto hanno bisogno di trasparenza nei modelli e negli esempi! Ecco perché attraverso una petizione che sta diventando virale, si chiede al CONI di annullare la collaborazione con Lottomatica. Davide contro Golia, si potrebbe dire. Sì è vero, è Davide che combatte contro Golia. Ma intanto è forse questa l’unica scommessa che vale la pena veramente giocare. E poi, soprattutto, non dimentichiamo che è stato il piccolo Davide a spuntarla alla fine dei giochi! Il Movimento Umanità Nuova lancia un petizione online per chiedere al governo e al parlamento di intervenire affinché si affermi nel nostro paese un’autentica cultura dello sport, e un concreto impegno per la crescita dei giovani: Se sei interessato all’iniziativa Stop Progetto Coni Lottomatica “Vincere da Grandi” vai al sito di Umanità Nuova: http://www.umanitanuova.org/it/biblioteca/stampa-online/1584-no-all-accordo-coni-lottomatica.html Per un approfondimento, leggi anche su Città Nuova: Lottomatica e CONI. Una collaborazione da annullare
Mag 27, 2015 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Città del dialogo, è uno dei nomi di Katowice – nel sud della Polonia, città mineraria per eccellenza – perché, tra i comuni polacchi, è quello con la maggiore rappresentanza interreligiosa. È li che oltre un Centro Islamico di Cultura destinato alla preghiera e all’insegnamento, esiste anche il Centro di Cultura e Dialogo ‘Doha’, destinato primariamente al dialogo. Un centro che celebra il 29 maggio la III «giornata del cristianesimo tra i musulmani», col tema “Gesù-fratello di ognuno di noi”, nella prospettiva cristiana e in quella musulmana. Ne prenderanno parte, tra gli altri, anche Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, in questi giorni in viaggio tra Bielorussia e Polonia per visitare le comunità del Movimento. Ma facciamo un passo indietro. A Katowice, da tempo un gruppo di persone sta tessendo una rete di rapporti fraterni e di collaborazione tra cristiani di varie chiese, ebrei, musulmani, mondo accademico e istituzioni civili. In occasione dei 150 anni di fondazione della città, viene invitata la band internazionale del Gen Verde, che porta con la sua musica un messaggio di fraternità. Da alcuni anni propone un progetto artistico educativo che, attraverso dei workshop, porta sul palco i giovani che assieme alle artiste si sono esercitati in varie discipline: danza, canto, teatro, percussioni su strumenti vari e perfino “body percussion”. In Polonia erano 140 le ragazze e i ragazzi che hanno contribuito allo spettacolo con i loro talenti. Ma ciò che ha suscitato un vero interesse è che nel progetto avrebbero partecipato ai workshop giovani musulmani, ebrei e cristiani di varie denominazioni. I manifesti che annunciavano l’evento hanno richiamato l’attenzione di molti, tanto che dopo sei ore dell’apertura della vendita, 1450 biglietti erano già esauriti.
Una ragazza musulmana che ha partecipato ai workshop e poi allo spettacolo, ringraziava perché non si era mai “sentita così accolta”. E questo si evince sullo sfondo dei recenti fatti terroristici. «Abbiamo lavorato nei workshop con 140 giovani meravigliosi, bravissimi, espressione di un popolo aperto, profondo e sensibile, plasmato da una fede provata da tante sofferenze. Ci hanno detto di avere sperimentato un’unità e una fiducia che li hanno trasformati e fatti volare», scrive il Gen Verde al rientro dalla Polonia. «Lo spettacolo era nella NOSPR, nuovissima sala costruita su una vecchia miniera, tempio della musica sinfonica che si è aperto (per la prima volta nella sua storia) al nostro rock. Il pubblico assiepato dappertutto ha vibrato con noi fin dall’inizio e poi in crescendo; alla prima parola cantata in polacco (abbiamo tradotto il ritornello di due brani) è scoppiato un applauso di commozione, e alla fine del concerto c’era una grande gioia». Spettacolo nello spettacolo, vedere alla fine sul palco in un abbraccio non solo ideale il sindaco, un rappresentante della comunità cattolica, un rappresentante della comunità ebraica e un imam: testimonianza di una fraternità coltivata da anni. Un sacerdote commentava: “Siamo testimoni forse di un miracolo. Se abbiamo tra noi questi giovani, come vi abbiamo visto oggi, il mondo non morirà. Con questo metodo di dialogo potete salvare il mondo”. E il rabbino: “Non dobbiamo avere paura del futuro”, perché – continuava l’imam – “siamo insieme”.
Il Sindaco di Katowice – detto “Presidente della città” – Marcin Krupa, salutando le artiste del Gen Verde nella sua sede, le ha invitate ufficialmente in questa «città del dialogo» in occasione della grande Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 organizzata dalla diocesi di Cracovia.
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Mag 26, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Siamo una nuova generazione che vuole prendere il timone dell’Economia di Comunione. Siamo consapevoli della nostra inesperienza e della nostra immaturità, ma siamo anche felici di sperimentare che questa è esattamente la nostra forza, non vogliamo smettere di sognare». Liliane Mugombozi, giornalista in Kenya, raccoglie la voce di un giovane camerunese, tra i partecipanti alla scuola internazionale dell’Economia di Comunione (EdC) in corso dal 22 al 26 maggio alla Mariapoli Piero, cittadella dei Focolari vicino a Nairobi, Kenya. «Era impossibile – scrive – entrando in quell’aula non toccare con mano l’energia di un popolo giovane: vigoroso, pieno di aspettative, speranze, aspirazioni e sogni quasi impensabili in mezzo a tutte le sfide del loro continente». Sono studenti di economia, sviluppo, scienze sociali, imprenditori e interessati; provengono da tutte le regioni del Sub-Sahara e da Libano ed Egitto, Italia e Ungheria, Argentina, Brasile, Cile Messico e Australia. Tra i saluti arrivati da varie parti del mondo, un applauso accoglie il messaggio dal Rettore dell’Università di Cagliari, la professoressa Maria Del Zompo che, ricordando l’evento dolorosissimo dei massacri dei giovani studenti di Garissa, vuole ricordare ai giovani presenti l’importanza delle strutture di istruzione, incoraggiandoli nel loro desiderio di vivere e diffondere gli ideali dell’EdC. Vittorio Pelligra, uno dei docenti, presenta il metodo, la roadmap del cammino di questi giorni: la reciprocità applicata: «È una scuola speciale di dialogo, di scambio, dove condividere le nostre intuizioni, i nostri dubbi, i nostri progetti e sogni, siamo tutti protagonisti, per essere pronti quindi a donare tutto e a ricevere tutto da tutti!».
Dopo una breve storia dell’Economia di Comunione, nascita e sviluppo, dal 1991 ad oggi, nasce una domanda: l’EdC è una via per l’Africa? Il dialogo tra docenti e partecipanti trascina l’auditorio in un entusiasmo contagioso. «Come fare ad influenzare nostri governi?», si chiede qualcuno. «Noi giovani siamo stanchi di essere usati dai politici come target nei loro manifesti. Non solo noi, ma il mondo aspetta nuovi metodi di rapportarsi… l’EdC è una delle soluzioni, noi lo sentiamo». Non manca uno sguardo alle sfide ed alle risorse dei giovani del continente: la crisi di identità nella società globalizzata, la povertà, i conflitti e la famiglia allargata, la fuga dei cervelli dal continente e la mancanza di lavoro, l’educazione sempre più internazionalizzata senza pensare alla formazione ai bisogni attuali della società che ci sta intorno. Sono solo i primi passi della scuola, commenta Liliane Mugomobozi «ma i giovani presenti, alla scoperta di categorie economiche nuove, scorgono già un futuro migliore e non vedono l’ora di tornare nei loro paesi per diffonderlo a più persone possibile».
Docenti confidano anche le proprie storie di vita che li hanno portati a scelte impegnative. Nasce un dialogo profondo: docenti e scolari condividono sogni, frustrazioni, scoraggiamenti ma anche piccoli e grandi storie di successi. Si spazia dalla crisi economica mondiale e l’impatto sui Paesi in via di sviluppo. Dalle multinazionali all’ONU, dai grandi temi come il “climate change”, alle relazioni internazionali. I giovani provenienti dalla regione mineraria del Katanga (RDC), si mostrano abili conoscitori del dramma che li colpisce. E un grande sogno prende forma: giovani, anzi giovanissimi, entusiasti della vita, credono fortemente nell’ideale del Mondo Unito che condividono con tanti altri giovani del mondo intero e non solo. Niente meno che “il sogno di un Dio”, disse una volta Chiara Lubich, proprio a loro, giovani. Un sogno che non perderanno di vista neanche quando si tratterà di scelte importanti della vita come quella della facoltà universitaria, per avere un impatto sulla società e per realizzare nel concreto, non a parole, una società giusta, dignitosa per ogni essere umano. Alla scuola, che si conclude il 26 maggio, fa seguito il Congresso internazionale EdC: aziende, imprenditori e lavoratori al confronto, dove l’ideale diventa pratiche aziendali, sfide in corso nel mondo del lavoro, scelte creative. Tra i temi affrontati: creatività e comunione, cultura di comunione, impresa e lavoro, povertà e ricchezza e diciamo sì ad una Economia di Comunione. Temi che si tradurranno nei workshop su Politica, microfinanza e povertà, startup, studiosi e giovani ricercatori, management, reti di imprenditori e l’EdC in dialogo con le culture africane. Pagina Facebook dell’evento Leggi Comunicato Stampa Diretta streaming – 27 maggio dalle 15.00 alle 18.30 (orario Kenyota, 14.00 alle 17.30 ora italiana), e poi tutte le mattine dalle 08.00 alle 11.30 (sempre orario italiana). (altro…)
Mag 25, 2015 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Mardiana. Lei si chiama semplicemente così, un nome che, come qualche volta accade in Indonesia, fa anche da cognome. Pure nei documenti. Attualmente è vice-presidente a livello nazionale di un’importante compagnia di assicurazioni multinazionale. Recentemente Heryanto, giornalista di Indopost, l’ha intercettata come una fra le donne di successo di Jakarta, e l’ha intervistata per la sua rubrica. La sua è una storia interessante, il cui punto di forza è una profonda spiritualità, vissuta con semplicità e convinzione fin da quando, ragazza, aveva incontrato i Focolari. Laureata nel 1997 in Economia all’Università di Medan (isola di Sumatra), l’anno successivo Mardiana si sposa con Mulianta, anch’egli affascinato dalla spiritualità dell’unità. Insieme vogliono fondare una famiglia su basi profondamente cristiane. Nascono due splendidi bambini. Ad un certo punto la compagnia di assicurazioni dove Mardiana lavora chiude i battenti, ma ecco una nuova opportunità: entrare in Reliance Insurance, altra compagnia assicurativa con varie sedi nel mondo. Spesso Mardiana deve recarsi nella capitale, Jakarta (isola di Giava), per partecipare a riunioni di lavoro. È questo un gran sacrificio per lei, che tanto desidera stare coi figli. Ma Mulianta le dà fiducia e la sostiene, alternandosi nella cura dei bambini. In seguito ad una promozione a Mulianta viene proposto un incarico a Jakarta, che però rifiuta per restare accanto alla moglie e ai figli e col suo spiccato spirito d’iniziativa apre un’azienda in proprio a Medan. Trascorrono sei anni durante i quali l’agenzia dove Mardiana lavora registra un buon fatturato e un alto grado di benessere dei dipendenti. Ed è in questo momento che giunge a Mardiana la proposta di trasferirsi a Jakarta per assumere l’incarico di vice-presidente di Reliance Insurance Indonesia. Mulianta e Mardiana riflettono: si potrebbe anche rifiutare. In fondo anche qui a Medan tutto sta andando avanti bene. “Ma – si dicono – non dobbiamo guardare solo a noi stessi. Dobbiamo interrogarci quale sia la missione che Dio vuole affidare a ciascuno di noi”. Ed è proprio Mulianta ad incoraggiare Mardiana ad accettare, nonostante che egli debba lasciare l’impresa di Medan e trovare una nuova occupazione a Jakarta. Nei primi mesi Mardiana fa continui viaggi per dare le dovute consegne al nuovo responsabile e fare in modo che nel cambio di gestione il mercato di Medan non subisca flessioni. «Sono grata a Dio di avere un marito incredibile! – confida Mardiana al giornalista di Indopost – se non mi avesse dato fiducia, non avrei potuto farcela». «Insieme condividiamo tutto – racconta ancora– soprattutto l’impegno a mettere in pratica l’amore evangelico che ci porta a vedere ogni prossimo come un fratello da amare. Perciò noi non discriminiamo nessuno, di qualsiasi posizione sociale: siamo tutti uguali. Qualunque sia il colore della pelle, etnia o religione, per noi sono tutti fratelli». E racconta al giornalista un’esperienza personale. «La nostra colf, che è con noi da parecchio tempo, è musulmana. Oltre ad essere onesta e laboriosa, è intelligente. Così le abbiamo proposto – e lei ha acconsentito volentieri -, di studiare all’università. Tanti ci hanno detto: quando avrà una buona posizione, vi lascerà e vi dimenticherà. Ma per noi amare significa dare agli altri delle opportunità, occuparci del loro futuro. Lei farà sempre parte della nostra famiglia. ma non dobbiamo pensare che una colf deve rimanere per sempre tale, come pure il nostro autista, anch’essi devono avere una vita migliore». Significativo il commento del giornalista, musulmano, in uno dei due articoli pubblicati su Indopost: «Per Mardiana essere branch manager di Reliance era nei piani di Dio, anche se è un incarico molto stressante, con problemi di ogni genere. Ma lei riesce ad affrontarli serenamente perché alla base della sua vita c’è l’amore come ha imparato dalla Spiritualità del Movimento dei focolari di cui lei e il marito fanno parte. Certo, anche se se pone tutta la sua fiducia in Dio, non vuol dire che stia solo a guardare ma anzi svolge il suo lavoro con tanto impegno, cosa che fa da quando era studente al college e già lavorava». (altro…)
Mag 24, 2015 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/126724992 (altro…)
Mag 23, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Maggio 1995. Cittadella internazionale di Loppiano (Italia). È sera. Un gruppo di persone di convinzioni ed estrazioni culturali diverse discute animatamente, durante la cena. Sono stati insieme l’intera giornata per verificare se è possibile capirsi, accettarsi e stimarsi tra cristiani e non credenti, superando paletti ideologici e preconcetti millenari. La frequentazione tra persone così diverse per linguaggio e convinzioni, è iniziata fin dal 1978 con l’istituzione da parte di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, del “Centro per il dialogo con i non credenti”, nell’ambito della più vasta esperienza che portano avanti i Focolari. L’incontro a Loppiano è quindi un bilancio e una sfida a guardarsi in faccia per certificare che sì, stimarsi è possibile. Negli anni, infatti, si è diventati addirittura “amici”, per cui confrontarsi e stare insieme, oltre a uno stimolo, è diventato un piacere. A questa cena, però, manca uno di loro, forse il più attivo di tutti: Ugo Radica, focolarino un po’ speciale, ha avuto un’idea. È andato ad appostarsi vicino alla casa di Chiara che dovrebbe arrivare quella sera a Loppiano. La sua paziente attesa alla fine è premiata: ecco la macchina. Ugo si avvicina. Chiara, stupita, abbassa il finestrino e chiede: «Ugo, cosa ci fai qui?». Risponde deciso: «Sono con un gruppo di amici di convinzioni diverse. Perché non vieni a trovarci domani? Penso sarebbe importante per loro avere uno scambio direttamente con te». Chiara è incerta, ma poi accetta. Chiede che vengano preparate alcune domande a cui lei risponderà. Ugo ritorna dagli altri, entusiasta.

Loppiano, 7 maggio 1995: L’incontro con Chiara Lubich
E così il giorno dopo, 7 maggio 1995, Chiara Lubich passa mezz’ora con alcuni di quelli che saranno poi le colonne di un’esperienza davvero speciale, delicata eppure forte, di dialogo tra persone che normalmente fanno fatica a parlarsi e stimarsi. Il cosiddetto “quarto dialogo” del Movimento dei Focolari nasce ufficialmente lì, in quella mezz’ora, con quelle risposte ad un piccolo gruppetto a cui Chiara parla di rispetto reciproco, di “non proselitismo” (concetto quasi rivoluzionario a quei tempi!), di amore reciproco possibile tra uomini di idee e culture diverse. Un’esperienza entusiasmante, da portare avanti e diffondere con tenacia e convinzione perché, se il fine del Movimento è “che tutti siano uno”, senza i non credenti mancherebbe una parte essenziale ed insostituibile dell’umanità. Quella sera Tito, uno degli amici capitato a Loppiano proprio all’ultimo momento, telefona alla moglie, “cattolica doc”, che fa parte del Movimento da tanto tempo, per annunciarle, tutto allegro, che mentre lei in tutti quegli anni non è riuscita a vedere Chiara neanche da lontano, lui ci ha addirittura parlato di persona!
Maggio 2015, vent’anni dopo. Si fa festa, di nuovo a Loppiano. Una commemorazione nostalgica? No. Armando, Morena, Tito, Dolores, Piero, Luciana, Roberto, Silvano e tanti altri si alternano sul palco per ricordare quei momenti, fare un bilancio dei vent’anni passati e organizzare i prossimi venti. Se una cosa è chiara a tutti, è quanto sia prezioso questo tipo di dialogo. A
l contrario dei momenti di scambio tra credenti, un incontro del “quarto dialogo” non si sa mai come andrà a finire. Ma proprio questo è garanzia di autenticità, perché ognuno deve per forza mettere in campo tutto se stesso, pronto ad offrire la propria idea ma anche ad accogliere quella dell’altro in uno scambio difficile, ma fruttuoso. Un dialogo che negli anni, non senza difficoltà, è diventato internazionale, toccando moltissimi Paesi, ma la cui diffusione i presenti sentono come una responsabilità ancora più urgente. Uno stile di vita da vivere prima di tutto tra i membri del Movimento, per offrirlo poi a tutta l’umanità. (altro…)
Mag 22, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La casa che ospita la nostra comunità è nelle immediate vicinanze di Piazza S. Pietro, a Roma. Sono quasi le nove di sera. La mia superiora è da poco uscita per uno sguardo by night al colonnato del Bernini insieme ad alcuni connazionali. Squilla il cellulare. È lei: «C’è qui uno, sui 35 anni, che sulla metropolitana è stato derubato di documenti, soldi, telefonino». Scendo per vedere cosa si può fare. Luciano, così dice di chiamarsi quell’uomo, racconta di essere arrivato a Roma proprio quel pomeriggio, dopo ventisette ore di pullman. Era riuscito a racimolare 1300 euro, pensando che con quella somma si sarebbe spesato fino a che non avesse trovato lavoro in Italia. Gli domando se vuole telefonare a qualcuno e lui mi dà il numero della madre nel suo Paese d’origine. Glielo compongo e gli passo il cellulare. Si sta facendo tardi. Chiamo una suora che lavora alla Caritas della stazione Termini per sentire se conosce qualche posto dove farlo pernottare, ma senza documenti dice che non è possibile. Lui decide che avrebbe dormito all’aperto e che all’indomani sarebbe andato all’ambasciata per poi tornare al più presto in patria. Gli chiedo se vuole mangiare, bere, ma ha lo stomaco chiuso dallo stress. Dice di avere ancora i panini del viaggio. Propongo di accompagnarlo dai clochard di Piazza Pio XII, per affidarlo a loro (c’è anche qualche connazionale). Prima di raggiungerli, incontriamo B., una senzatetto che dorme nelle nicchie dei palazzi. A volte le portiamo qualcosa da mangiare. Le racconto la storia di Luciano, senza dirle, però, che con i tempi che corrono, non so se faccio bene a credergli. E se fosse una truffa? Ma è più forte la convinzione che si tratta pur sempre di un fratello da amare concretamente. La donna gli dice: «Vai al cassonetto, prendi tanti cartoni, perché la notte fa molto freddo. Dormirai qui vicino; nessuno ti farà del male». Lasciamo i bagagli e andiamo a cercare i cartoni, non certo facili da reperire: nella zona sono tanti a dormire sul cemento sotto i muri. Nel frattempo ci raggiunge la mia superiora. Con i cartoni torniamo da B. e lasciamo Luciano sotto la sua custodia. Soprattutto lo affidiamo alla Madonna e agli Angeli Custodi. Di notte non riesco a dormire. Fuori fa molto freddo e c’è tanta umidità. La mattina gli porto almeno il latte caldo e del caffè. Dice che per il freddo, la scomodità e il rumore delle auto, non ha mai dormito. Torno a casa per la Messa. Le letture parlano del digiuno, che consiste non solo nell’astenersi dal cibo ma «nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo…” (Is 58,1-9). Non riesco a leggere; non riesco a rispondere al sacerdote, un nodo mi stringe la gola, le lacrime scendono da sole… Comprendo – proprio io, che non piango mai – cosa significhi il ‘dono delle lacrime’ di cui recentemente ha parlato Papa Francesco. A fine messa dico alla superiora: «Dobbiamo occuparci di lui fino in fondo». Temendo la truffa, lei è titubante, ma poi acconsente. Luciano è ancora lì. Si era ricordato che nella tasca interna dello zaino aveva la carta d’identità. Carichiamo una delle sue borse nel carrello della spesa, l’altra la portiamo insieme a lui. Alla stazione dei pullman scopriamo che proprio oggi ce n’è uno per il suo Paese. Gli compriamo il biglietto. La cassiera ci avverte di aspettare la partenza, perché è successo che tipi come lui vanno poi alla cassa per farselo rimborsare. Dobbiamo rientrare a casa e gli paghiamo la colazione. Mancano ancora due ore alla partenza ma noi continuiamo a fidarci. Lo abbraccio forte e gli lascio il numero del cellulare, insieme a qualche soldo per il viaggio e un po’ di valuta nazionale per tornare in treno nella sua città. Nel pomeriggio, da qualcuno che è venuto a sapere di questa storia, riceviamo in dono quanto abbiamo speso. Il giorno seguente giunge anche un grato SMS di Luciano. “Vi ringrazio per il biglietto e per tutto. Sono arrivato a casa sano e salvo». (altro…)