Movimento dei Focolari
Perù: in piccolo, il mondo intero

Perù: in piccolo, il mondo intero

Il Movimento dei focolari in Perú è diffuso nelle sue tre regioni geografiche: la striscia costiera, la catena montuosa  andina e la foresta pluviale amazzonica. Ci sono 3 centri del Movimento: 2 a Lima, 1 ad Arequipa e  tante comunità sparse nel Paese: a Talara, Trujillo, Chiclayo, Lima, Ica, Arequipa e a Tacna  con circa, complessivamente, 2000 membri. Il Perú è un paese molto ricco di risorse naturali.  E’ stato la culla della civiltà Inca e pre-incaica che ha lasciato una grande ricchezza culturale ed archeologica come le rovine del Machu Picchu, considerate una delle nuove sette meraviglie del mondo. L’arrivo degli spagnoli prima e l’immigrazione africana e asiatica poi, hanno fatto del Perú un paese multiculturale, una somma di tradizioni, religioni ancestrali e culture. Come ha detto il peruviano, nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa: “Se frughiamo un po’ scopriamo che il Perú è, in piccolo, il mondo intero”. La Cordigliera delle Ande, con le sue alte montagne che attraversano tutto il Paese raggiungendo quasi i 6.800 metri, è la cornice naturale e simbolo dei valori del popolo peruviano: forte, lavoratore, con uno spiccato senso dell’ospitalità, della solidarietà e di una ricca interiorità. La famiglia rimane un valore saldo e la vita è considerata e accolta come un dono di Dio, specie per l’amore e il sacrificio della donna. In questo contesto, il Movimento Famiglie Nuove dei Focolari sostiene e accompagna la vita della famiglia nelle sue gioie e nei suoi dolori. Il programma Sostegno a Distanza raggiunge circa 300 bambini, sparsi nei luoghi più poveri delle Ande. Molto numerosi, nel Paese, sono i giovani e i bambini, che raggiungono il 59% della popolazione. Tanti di loro sono stati attratti dall’ideale del mondo unito e sono protagonisti delle più varie iniziative per renderlo realtà. Un po’ di storia – Tre giovani di Arequipa, nel 1972, parteciparono ad un incontro del Movimento in Argentina. Ritornate felicissime per lo stile di vita evangelico sperimentato, coinvolsero in pochi mesi altre persone all’Ideale dell’unità. Nel 1981, una famiglia di Lima, dopo un contatto col Movimento a Bogotá – Colombia –, ha comunicato la spiritualità focolarina a tante altre famiglie.  Nel 1982 si sono svolte le prime Mariapoli peruviane nella città di Arequipa e, successivamente, a Lima e a Trujillo. Con grande gioia di tutti, nel 1989 si è inaugurato il primo focolare femminile a Lima e, nel 1995, quello maschile. Nel 2001 si è aperta una nuova sede ad Arequipa, nel sud del Paese. “Il popolo peruviano ha una dignità ancestrale”, commentava Bruna Tomasi – una delle prime compagne di Chiara Lubich – nella sua visita nel maggio del 2011. “Sembra che anche nella tradizione religiosa degli Inca ci siano tracce della Regola d’Oro”, affermava in riferimento alla frase che, nel Vangelo, suona “Fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, e che si ritrova in modi diversi in tante religioni e culture. Come riconoscimento al contributo offerto dalla spiritualità dei Focolari in Perú, nel 2009 la Pontificia Università Cattolica di Lima ha voluto conferire a Chiara Lubich, il titolo postumo di Professoressa Onoraria. E il 31 marzo 2011, la si è ricordata con una conferenza sull’Economia di Comunione. (altro…)

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Gen Rosso 2012

«Vi mandiamo una manciata di versi sul nostro passaggio in Sardegna a fine 2011» – scrive Tomek Mikusiński alla redazione di www.focolare.org, augurandoci un anno “fruttuoso e pieno di buone comunicazioni”. Un anno che per il gruppo internazionale si prevede ricco di appuntamenti e nuovi progetti. «Attualmente stiamo incidendo un CD di canzoni nuove che speriamo a fine marzo troverà spazio nei negozi di dischi in Italia e oltre – racconta ancora Tomek – e che accompagnerà il tour dedicato al Concerto Live “Dimensione Indelebile”, rivisitato e ulteriormente modernizzato dal punto di vista artistico». Non manca qualche ‘anticipazione’: «In parallelo stiamo ultimando il nuovo musical e anche questo, speriamo a fine 2012 o inizio 2013, possa uscire a “vita pubblica”…». Alla fine di questo periodo che il Gen Rosso definisce di “lavori in sede” fino al 14 marzo, il gruppo partirà per la Spagna, per ben 2 mesi, per poi viaggiare, con tour più o meno lunghi, in tre continenti: dall’Europa, con Repubblica Ceca, Belgio e Germania, alla Cina e all’Australia. E adesso facciamo un salto indietro, all’ultimo concerto dell’anno, a Villacidro (50 km da Cagliari), in Sardegna, dove il 29 dicembre 2011 il Gen Rosso ha presentato il concerto “Dimensione Indelebile”. Il contesto era quello della XXV Marcia della Pace, nello scenario aperto dai recenti avvenimenti in Nigeria e in Siria, che mostrano come ancora il cammino della pace abbia bisogno di sostegno forte. Tema della Marcia: Educare i giovani alla pace”, dato da Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 1° Gennaio 2012. Al concerto – che concludeva tutta la Marcia – sono giunte più di 2000 persone, dentro un capannone che normalmente viene utilizzato come mercato all’ingrosso. «Lo scenario era abbastanza insolito per le prestazioni artistiche (e non pochi i problemi tecnici) – raccontano dal Gen Rosso – ma il calore e l’entusiasmo dei giovani sardi ci ha fatto dimenticare subito tutte le difficoltà». “Un altro mondo è possibile, un’altra umanità già vive… GRAZIE di cuore!” – ha scritto qualcuno dopo il concerto. Il giorno dopo, 30 dicembre, nella zona industriale, giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi: ne sono stati conduttori i Giovani per un Mondo Unito che, assieme al Gen Rosso, hanno guidato i laboratori e i Workshop con giovani venuti da diverse parti della Sardegna. “Grazie Gen Rosso – Grazie ragazzi !!! Concerto bellissimo….. un grazie da parte di tutto il popolo sardo…. un grazie all’Infinito!!!!!!!”.   (altro…)

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Ecumenismo: il dialogo della vita

«Venendo in questa zona è scoppiata una cosa. E’ scoppiata quest’idea: che veramente Dio ha dato a noi un nuovo ecumenismo. Prima c’era l’ecumenismo della carità, cioè il dialogo della carità, come quando Atenagora portava i doni al Papa, il Papa portava i doni a Istanbul, a Atenagora; come quando Ramsey portava i doni al Papa, il Papa dava i doni… per indicare che è un avvicinamento. Poi c’era il dialogo quello della preghiera, dove tutti preghiamo insieme, specie nella Settimana per l’unità. E poi c’era il dialogo teologico, che è anche frenato da tante parti, anche qui in Inghilterra un po’… un po’ frenato, così. Noi ci siamo accorti, soprattutto venendo qui, che noi abbiamo un quarto dialogo, una quarta linea; che il nostro dialogo è il dialogo della vita, il dialogo di un popolo che è già cattolico, anglicano, luterano, riformato…, di un popolo che già è tutto unito e che è un popolo… è “il” popolo cristiano del 2000, di adesso, questo popolo. E che noi, e questo è un modo di fare ecumenismo nostro, cioè svegliare nei cristiani il loro istinto cristiano, legarci tutti insieme perché la bottiglia è quasi piena, legarci tutti insieme e portare avanti questo popolo. Già il Papa ci dice da anni: “Voi siete un popolo”, ma lui lo intendeva dire “per il numero che siete”. Adesso siamo quadruplicati, per il numero da allora, quando il Papa ci diceva… Ma noi intendiamo: che popolo è? E’ il popolo cristiano. Il popolo… ecco, siamo noi; siamo noi. Io dicevo l’altro giorno, parlando ai focolarini, c’era la Lesley, c’era il Callan (*), dicevo: “Ma chi mi separerà dalla Lesley e dal Callan? Nessuno, perché è Cristo che ci ha uniti! Gesù in mezzo a noi che ci ha uniti. Nessuno ci separerà!” Ora, chi dice così nel mondo solito cristiano fra ortodossi e cattolici e luterani? Tutti vanno per conto loro. Tutti vanno dietro alle proprie Chiese, naturalmente; intanto bisogna fare così, dietro alle proprie anime, alle proprie persone, alla propria corrente, alla propria denominazione; ma chi dice: “Nessuno mi separerà, perché Cristo ci ha uniti”? Il fatto è che Cristo ci ha uniti e ci ha fatti un popolo solo, e questa è la piccola “bomba” che è scoppiata qui in Inghilterra. Ecco. Carissimi, grazie anche di questo applauso. Non ringrazio mai io degli applausi. Perché vuol dire che ci siete, vuol dire che ci siamo!». Chiara Lubich, Londra, 16 Novembre 1996 – alla comunità dei Focolari di Gran Bretagna e Irlanda (*) Focolarini anglicani (altro…)

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Bambini: formatori radunati a Castelgandolfo

“Amo stare fra i bambini perché sono quelli che meglio hanno interpretato il mio Ideale!”, scriveva Chiara Lubich nel 1955. Oggi i bambini che vivono l’Ideale dell’unità sono più di 16.000, in tutti i continenti. In un’epoca di emergenza educativa, sono una risposta viva alle molte domande sull’educazione che oggi gli adulti si pongono, perché, insieme ai loro assistenti, testimoniano un rapporto nuovo: l’amore reciproco, come Gesù ha detto: “Amatevi come io vi ho amato”. E questo è stato anche il titolo della scuola che ha riunito a Castelgandolfo, dal 27 dicembre al 3 gennaio, una parte degli incaricati della formazione dei Gen4, i bambini del Movimento dei focolari; 180 arrivati anche da Stati Uniti, Vietnam, Sud Africa – alcuni con più di 30 ore di viaggio – e altri collegati via internet da tutto il mondo. Bambini bombardati da messaggi spesso de-formativi, che non li rispettano per le caratteristiche della loro età: come dare loro una formazione sia umana che cristiana? Situazioni spesso difficili vissute in famiglia, che causano la perdita della fiducia nell’adulto e di conseguenza in Dio: come fare loro sperimentare l’amore di Dio? Queste sono alcune delle domande attorno alle quali si è riflettuto durante la settimana di formazione. “Il nostro metodo di trasmissione inizia da noi stessi – sintetizzano gli organizzatori –  dall’essere noi i primi a mettere in pratica il Vangelo”. Un vivace scambio di idee ed esperienze, relativi approfondimenti tematici e psicopedagogici alla luce della spiritualità collettiva, sperimentazioni, tutela dell’infanzia, lavori di gruppo e dialogo in plenaria… in un clima di grande dedizione per i bambini, hanno rilanciato la voglia di mettersi in gioco con tutte le forze. «I gen 4 vedevano i gen più grandi, ragazzi e giovani, che si mobilitavano per la loro città, il Cairoraccontano i formatori egiziani presenti all’incontroe volevano a tutti i costi fare qualcosa anche loro. “Perché non portare la pace e la gioia?”, ci siamo detti. Abbiamo comprato dei fiori da offrire ai passanti. Prima di andare per strada, i e le gen4 hanno pensato a quali frasi avrebbero detto mentre donavano i fiori: “Quando mangi una caramella, se ami l’Egitto, non buttare la carta per terra”, o frasi simili. Tanti – sia cristiani che musulmani rimenavano a bocca aperta… Uno spazzino ha detto ad una gen 4: “Un fiore per me?”. “Sì, perché ti voglio bene” e lui, commosso: “È la prima volta che qualcuno mi regala un fiore”». Dal Brasile invece, una storia toccante: Cristina, una gen4, soffre di una malattia che provoca un’insufficienza cardiaca. Dopo un attacco cardiaco molto grave, quest’estate ha rischiato la vita. I medici l’hanno sottoposta a numerosi accertamenti. Cristina è sempre molto serena, perché, dopo avere conosciuto la storia di Chiara Luce Badano, non ha paura delle visite o delle cure che deve sopportare. In uno dei momenti di colloquio con i medici, uno di loro le ha detto: “Lo sai che eri molto vicina alla porta del Paradiso?” e lei: “Sì, lo so, ma non sono entrata perché il mio zainetto non è ancora abbastanza pieno di atti d’amore”. Dopo questa risposta il medico, ha chiesto di conoscere qualcosa della sua vita. Queste, alcune delle testimonianze raccontate durante la settimana di lavoro a servizio delle nuove generazioni. Un percorso formativo complesso e delicato, portato avanti in collaborazione con le famiglie ed esperti in diversi ambiti, che ci interpella tutti. (altro…)

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Portogallo – Ponte fra continenti

Si può ritenere il 21 febbraio 1966 come data degli inizi del Movimento dei focolari in Portogallo, giorno in cui sono arrivate a Lisbona due giovani brasiliane per ‘aprire’ il focolare, desiderato in questa città dalla stessa Chiara Lubich, per poter accogliere i primi focolarini in partenza o in arrivo dall’Europa, dato che all’epoca tutti i voli dal Sud America facevano scalo lì. Nel 1967 arriveranno anche i focolarini, dando vita a un secondo focolare. Molte sono state le persone che hanno conosciuto la spiritualità dell’unità in Portogallo in quegli anni: adulti, laici, religiose e sacerdoti, ma sono stati soprattutto i giovani che, attratti da una vita evangelica semplice ma totalitaria, si sono lanciati con entusiasmo a comunicare la nuova scoperta che aveva colmato le loro vite: “Dio è amore, Dio ci ama immensamente”. Spinti dalla presenza di Gesù fra loro, senza distinzione di età, di appartenenza sociale, lavoravano in quartieri poveri, organizzavano giornate e spettacoli musicali per trasmettere l’ideale dell’unità, scoprendo di poter contribuire alla costruzione di un mondo più unito. Nasceva così ad una comunità simile a quella dei primi cristiani dove tutto era condiviso: beni spirituali e materiali, sofferenze e gioie. Il 25 aprile del ‘74 con la caduta la dittatura di Salazar è finita la guerra coloniale che durava da 13 anni. Il Movimento ha conosciuto allora una grande espansione: le Mariapoli – appuntamenti caratteristici dei Focolari – vedono affluire migliaia di persone. Così anche le giornate dei giovani, sia a Lisbona che a Porto. Si moltiplicano le vocazioni al focolare e ad altre scelte di impegno nel Movimento, che comincia così a consolidarsi. Oggi il Movimento conta oltre 2000 membri e migliaia di simpatizzanti che aderiscono alla sua spiritualità in tutto il Paese (incluse le isole), con 10 focolari a Lisbona, Porto, Coimbra e Faro, e la cittadella Arco Iris a 50 km da Lisbona, cuore pulsante del Movimento in Portogallo. Alcuni dei pionieri dei Focolari in Portogallo non ci sono più, ma la loro testimonianza ha lasciato il profumo dell’amore evangelico autentico. Altri hanno messo la loro vita a disposizione di Dio per costruire l’unità e la fratellanza universale nel mondo. Ci sono oggi focolarini portoghesi in Giappone, Vietnam, Pakistan, Libano, Siria, Brasile, Cile, Paraguay, USA, Canada, Francia, Austria, Italia, Svizzera, Belgio… Editoria: come strumento di diffusione e formazione alla spiritualità, nel 1973 nasce la casa editrice Cidade Nova. Con i testi di Chiara Lubich e di altri autori sono circa 83 i titoli pubblicati finora. Nel 1976 nasce la rivista Cidade Nova che dal 2006 è diventato una pubblicazione mensile. Ambito ecclesiale: il Movimento dei focolari in Portogallo si caratterizza per la partecipazione, a livello locale e nazionale, in diverse attività e organizzazioni ecclesiali. Fa parte del Consiglio nazionale delle Associazioni dei Laici, è presente nelle commissioni diocesane della pastorale della famiglia, dei giovani e dell’ecumenismo. Ambito sociale: l’ONG Acções para um Mundo Unido (AMU Portogallo), sostiene varie attività in diversi quartieri svantaggiati e con difficoltà di integrazione. Inoltre, promuove micro progetti di auto sviluppo nei PALOP (paesi africani di lingua portoghese), e offre borse di studio a giovani di questi paesi. Famiglia: il Movimento Famiglie Nuove dei Focolari, porta avanti – come in tante parti del mondo – il progetto ‘Sostegno a distanza’. In Portogallo sono attivi 73 sostegni a bambini africani, asiatici e latinoamericani. Economia di Comunione – Suscitata da Chiara Lubich nel maggio del 1991, in Brasile, come una risposta ai gravi problemi di squilibrio sociale ed economico, l’Economia di Comunione (EdC) si è estesa anche in Portogallo con 12 aziende che liberamente decidono di investire i loro utili su tre fronti: aiuto ai più bisognosi, formazione ad una ‘cultura del dare’, e sviluppo della ditta stessa. Nel Polo imprenditoriale “Giosi Guella”, inaugurato nel 2010 e situato nella cittadella Arco-iris, sono rappresentate alcune di esse. L’Associazione per una Economia di Comunione e la AMU/Portogallo hanno promosso anche una riflessione teorica sull’EdC, tramite convegni e forum, radunando regolarmente specialisti nell’area economica e sociale. La cittadella Arco-iris, situata in Abrigada nel Comune di Alenquer, è sorta nel 1997 ed è apprezzata dalla Chiesa e dalle autorità civili locali che la considerano di interesse pubblico. Il Cardinale Patriarca di Lisbona, presente all’inaugurazione, ha manifestato allora l’augurio che essa sia ‘un punto fisso di unità, nella comunione, per dimostrare che l’unità fra tutti e possibile’. Sono circa 50 i suoi abitanti: adulti, famiglie, giovani, bambini, e un sacerdote che per desiderio del cardinale è anche il parroco di Abrigada. È un cantiere aperto, dove si cerca di attuare la spiritualità dell’unità o di comunione, attraverso le esperienze concrete di Vangelo vissuto. Punto di irradiazione che va oltre i membri dei Focolari, soprattutto verso i giovani, che ogni 1° maggio si radunano in centinaia per una giornata di condivisone e di festa. Spazio privilegiato di dialogo con il mondo civile e con persone di altre convinzioni e culture. (altro…)

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Istruzione: progetti a sostegno dei giovani

Nel 2011, 250 giovani sono stati accompagnati nei loro percorsi scolastici e formativi a vari livelli, dalle scuole elementari fino ai corsi di specializzazione post-universitaria, in 14 Paesi del mondo: Bosnia, Croazia, Macedonia, Moldova, Romania, Serbia, Libano, Filippine, Brasile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay. Consentire ai giovani di studiare e di formarsi professionalmente è senz’altro un investimento per il futuro. Tuttavia l’esperienza di AMU ed EdC mostra che già nel presente si vive in comunione di intenti e di beni e si mettono in moto, in chi dà e in chi riceve, dinamiche di reciprocità. Scrivono ad esempio da Cebu, nelle Filippine: «Ogni sabato alcuni studenti vanno al nostro centro sociale per fare tutoraggio ad altri più piccoli: gli studenti che frequentano l’università aiutano quelli della scuola secondaria e gli studenti della secondaria aiutano quelli della scuola primaria che sono in difficoltà. Nel loro tempo libero aiutano anche nella conduzione dei vari programmi sociali del centro, pulendo i locali, dando da mangiare ai più piccoli, distribuendo materiale scolastico all’inizio dell’anno». E dal Brasile: «Ho 20 anni, 3 fratelli e il più piccolo soffre di handicap fisici. Questo ci fa essere più uniti in famiglia e ci fa crescere nell’affrontare la vita con semplicità e apertura alle necessità degli altri. All’inizio di quest’anno ho capito che potevo vivere il Vangelo con più radicalità, sia all’università che nel mio tempo libero, e che questo avrebbe fatto la differenza nella mia vita. Come mettere in pratica questa decisione? Mi è venuta l’idea di dedicarmi ad un’attività di volontariato, perché così avrei potuto anch’io partecipare alla reciprocità tipica dell’EdC, nella quale ricevo la mia borsa di studio e “in cambio” dono il mio tempo ad altre persone in necessità. Così ho cominciato a lavorare in una casa di cura per anziani con più di 50 ospiti. Realizzo con loro delle attività per migliorare la qualità della vita. Mi sono posta l’obiettivo di vederli non come “anziani” in genere, ma di conoscere ciascuno con la sua storia di vita, la sua famiglia per capire ciò che realmente desiderano». «Frequento la scuola per infermieri all’università del Parà. La professione che ho scelto è un’opportunità per mettermi a servizio degli altri. Alcune volte mi sono trovato in situazioni a rischio di contagio, ma cerco di intervenire sempre in favore di quelli che hanno bisogno. Una volta sono stato incaricato di curare una persona che aveva commesso dei reati. Per me era semplicemente una persona che aveva bisogno di cura. Questo mio atteggiamento ha richiamato l’attenzione dei miei colleghi facendoli riflettere sul comportamento che la nostra professione richiede». «Sono consapevole che l’EdC ha come obiettivo, oltre all’aiuto a persone in difficoltà, anche la “formazione di uomini e donne nuove”, così cerco di essere un segno di comunione tra i miei amici studenti facendo circolare tra noi le conoscenze e le esperienze di ciascuno. Non possiedo libri miei, e cerco di lasciare in buono stato il materiale didattico che mi è dato in uso. Ma altri non hanno la possibilità di comperare nemmeno le dispense, allora condivido con loro questo materiale. È questo che posso fare perché anche altri possano studiare. Sento che le conquiste che faccio riguardo allo studio non appartengono soltanto a me, ma a tutti coloro che collaborano al progetto». (altro…)

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Scuola: me stesso al primo posto?

«Stavo studiando per il compito in classe di storia e non riuscivo a concentrarmi; le pagine erano tante e pensavo che sarebbe stato difficile riuscire a completarle. A peggiorare la situazione, arriva un sms da alcuni amici che mi chiedono aiuto per un compito di matematica. Rileggo il messaggio, penso a tutte le pagine di storia e sto quasi per rispondere che non posso aiutarli. Dopo qualche secondo, però, qualcosa dentro di me mi fa capire che sto perdendo un’occasione per voler bene ad amici in difficoltà. Istintivamente avevo messo me stesso al primo posto, senza pensare a quanto sia importante aiutare gli altri. Chiudo il libro di storia e mi precipito a casa di uno di loro dove sono riuniti. Mi metto d’impegno e li aiuto sino a tarda sera. Rientrato a casa, non c’è più tempo per studiare storia, come avrei fatto a svolgere il compito? Affido tutto a Dio, credendo che avrebbe trovato una soluzione. L’indomani alcuni compagni chiedono alla professoressa se può rinviare il compito; evidentemente non sono l’unico a non aver studiato. L’insegnante, solitamente intransigente, decide di rinviare il compito. Semplice fortuna? Non credo! Penso invece che l’atto di fiducia fatto la sera prima, sia stato da Dio provvidenzialmente ricompensato!». (S. G. – Italia) (altro…)

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Congresso panafricano Gen 2

Erano più di 200 i giovani rappresentanti di 21 paesi dell’Africa sub-sahariana.Parliamo molte delle lingue presenti sul suolo Africano, però ci capiamo benissimo!” scrivono, “perché Chiara ci ha insegnato una lingua sola: quella dell’amore”. Per la prima volta alcuni rappresentanti dei e delle Gen africani hanno potuto incontrarsi e riconoscersi parte del sogno di Chiara Lubich, quasi una profezia, da lei espresso vent’anni fa proprio in questa cittadella: che un giorno questa terra sarebbe stata una testimonianza viva della luce del carisma del Movimento dei Focolari: l’unità. L’apertura ufficiale – alla presenza dei responsabili centrali del Movimento Gen, Geppina Pisani e Marius Müller, e dei responsabili della cittadella Piero, Else Castellitto e Joseph Kinini – è una vera esplosione di gioia e di colori, con la presentazione di ciascuna area geografica. A gruppi i Gen, salendo sul palco, staccano da un grande pannello con la forma del continente africano, il tassello corrispondente alla propria nazione e depongono la loro bandiera. Il risultato: la foto di Chiara Lubich sorridente, vestita da africana, e davanti a lei le varie bandiere. Scrivono: “Chiara ci sorride, ci sembra proprio che porti tutti i nostri popoli a Dio! Nel pieno di una crisi mondiale che naturalmente non ha risparmiato l’Africa, un continente già duramente provato, i Gen non si sono tirati indietro e hanno con determinazione superato mille difficoltà per raggiungere il Kenya provenendo da luoghi anche lontani migliaia di chilometri, alcuni compiendo viaggi di tre giorni in pullman su strade dissestate, come i giovani di Congo, Malawi, Etiopia e Sud-Sudan. “Quando abbiamo sentito di questo congresso ci siamo subito resi conto che servivano tanti soldi” – raccontano i Gen nigeriani – Questa volta però non volevamo chiedere fondi senza aver fatto la nostra parte. Abbiamo svolto diversi lavori, anche se tanti di noi studiano all’Università: vendite, lavori nei campi, preparazione di un calendario dove abbiamo raccontato le nostre esperienze, tra cui la vita di Chiara Luce, che tanti hanno apprezzato. Così siamo potuti venire in 12”.Il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi economica e politica – ci dicono quelli della Costa d’Avorio – ma la nostra presenza  è prova della Provvidenza di Dio che ci ha accompagnato”. Il 29 dicembre, un collegamento Internet 2 ways con la presidente dei Focolari, Maria Voce: un momento di immensa gioia per lei e per tutti i presenti. “Sento tanta gioia di vedervi così numerosi e di sentirvi così impegnati per il nostro Ideale: questa è la cosa che mi dà più gioia di tutte. Mi sembra che la vostra presenza sia un segno di grande speranza, perché le nuove generazioni sono la speranza dell’Opera, sono la speranza della Chiesa, sono la speranza dell’umanità; e ho visto che non sono solo io che lo sento, perché anche il Papa continua a dire questa cosa…”. Una mezz’ora di dialogo e comunione intenso con lei nella quale i Gen esprimono la loro gioia di fare questa esperienza di unità  e le raccontano i propositi presi in questi giorni. Alla conclusione di questo momento le cantano una canzone dedicata a Chiara Lubich: ‘Chiara, luce dell’Africa’. Rispondendo, Maria Voce dice:“Fate ancora più calcolo di questa luce forte che è la presenza di Gesù in mezzo a voi ed è Lui che vi aiuterà a testimoniare questa vostra unità, anche in mezzo alle difficoltà, senza paura”. Nel messaggio che le inviano a conclusione, le scrivono: “Per tanti di noi che non hanno conosciuto Chiara personalmente, oggi, il nostro incontro con te  ha confermato che Chiara è sempre fra noi, è sempre con noi. Abbiamo sentito il suo amore personale attraverso il tuo incoraggiamento, la tua fiducia. Sentiamo che ci capisci fino in fondo, sei molto vicina ad ogni Gen…Siamo coscienti che la vera battaglia incomincia ora che torniamo nei nostri paesi, ma qui abbiamo avuto tutte le risposte di cui avevamo bisogno… Le tue parole «non abbiate paura», ci aiuteranno a portare Gesù a tutti. Partiamo con la gioia della riscoperta della chiamata a lavorare per portare l’unità nel mondo attorno a noi ”. In tutti i giovani c’era la consapevolezza di vivere un momento storico, di fare un’esperienza di vita e di unità che superi le divisioni fra paesi in conflitto da tempo, le disuguaglianze e le ingiustizie in campo sociale ed economico, sentendosi protagonisti, insieme a tanti, del destino dell’Africa, e lavorando perché essa possa sempre più dare il proprio contributo, specifico e insostituibile, ad un mondo più unito. [nggallery id=83] (altro…)

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Profezia e storia

Storia e profezia: i due occhi con cui l’umanità contempla lo scenario del suo dramma: uno che guarda il passato e l’altro che guarda il futuro, per regolare il presente. Si potrebbe dire che la profezia è la veduta di Dio; la storia è la veduta dell’uomo: così la storia è un epitaffio di caduti e la profezia è l’anelito di liberazione dalla morte alla vita: un anelito alla pace. E Cristo venne: e sulla sua culla, nella notte dei tempi, gli angeli cantarono: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Quel che è la gloria per Iddio in Cielo è la pace per gli uomini in terra: la pace è la gloria degli uomini; la gloria è la pace di Dio. Ora Cristo indìce la pace. “Cristo è la nostra pace…, artefice di pace”, venuto “a recare il buon annunzio di pace”, come dice Paolo ai romani, gente di guerra. La sua rivoluzione è la scoperta del fratello, fatta col lume della carità: e frutto della carità è la pace. La sua legge è il perdono: e il perdono tronca gli impulsi di guerra. La guerra denuncia, in chi la promuove, un ateismo effettivo, una ribellione a Dio. Una delle beatitudini evangeliche suona:Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio”. I pacifici sono i facitori di pace: ché la pace si fa, si produce, ed è l’oggetto più prezioso nel ciclo della produzione della civiltà. Il cristiano è un produttore di pace, che ricostruisce indefinitamente nel tessuto dei secoli: e cioè ricostruisce senza tregua la vita, facendo “guerra alla guerra”, come dice Pio XII, per combattere il suo nemico, che è la morte. Ma c’è pace e pace. Ce n’è una, che è vita; ce n’è un’altra, che è morte. “Io vi lascio la pace – dice Gesù – vi do la mia pace, non quale la dà il mondo”. Quella del mondo è imposta dalla guerra; quella di Cristo è dono dell’amore. Sotto questo rispetto, la pace e la guerra scaturiscono dal cuore di ciascuno di noi. Ancora nel mondo troppi popoli ripetono coi profeti: “Aspettammo la pace e non abbiamo il bene; aspettammo l’ora della cura e del rimedio ai mali sofferti, ed ecco nuovi timori e perturbazioni; aspettammo la luce, ed eccoci ancora nelle tenebre… Aspettammo la giustizia e non c’è; la salute, ed essa è ancora da noi lontana”. Civiltà e pace s’identificano, come guerra e barbarie s’accompagnano. Oggi occorre una profezia – e cioè una visione di amore e di razionalità – che gridi sulle teste dei responsabili i pericoli imminenti a cui la loro insipienza – la loro paura – può esporci. Se nel corpo dell’umanità correrà il sangue di Cristo, esso ci libererà dal male. Alla città dell’uomo d’oggi, come alla Gerusalemme di ieri, Egli seguita a dire: “Oh se conoscessi anche tu – e proprio in questo giorno – quel che giova alla tua pace!”. In questo giorno proprio: ché non c’è più tempo da perdere. Giova alla pace la razionalità umana con la razionalità divina, e questa è in sostanza la carità. Il sangue della Redenzione, che ci fa consanguinei di Cristo e consanguinei quindi fra di noi, spinge a ricomporci in famiglia: in comunità. Ad arrivare all’unità. Si sta del resto operando una unificazione universale: unici e comuni sono gli ideali di libertà, di giustizia, di pace che oggi agitano ed elevano neri e gialli, proletari e lavoratori d’ogni paese e rango. Su tutta la loro agitazione, che forma la storia drammatica del tempo nostro, sempre più urgente si fa l’invito profetico di Cristo: “Che tutti siano uno!”. Igino Giordani (altro…)

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Perù: in piccolo, il mondo intero

Marisa Baù, si continua a cercare

Marisa Baù, focolarina italiana residente in Svizzera, non è stata ancora trovata. Si sono perse le sue tracce dallo scorso 20 dicembre. In queste settimane il caso è stato seguito dalla polizia svizzera di Friburgo, in contatto con i responsabili del Centro dei Focolari di Montet (Broye) – dove Marisa vive da più di 15 anni – e con i familiari. A livello locale è grande la collaborazione per trovare qualche traccia che porti a ritrovarla. Gli amici e i conoscenti perlustrano regolarmente i luoghi attorno a Montet, dove Marisa sarebbe potuta andare. La segnalazione di scomparsa è stata diffusa dalla guardia forestale, dalle associazioni di cacciatori, di pescatori, di camminatori e di ornitologi della regione di Friburgo. Sono avvertiti ugualmente i numerosi campeggi che costeggiano il vicino lago di Neuchatêl. La notizia, come si può immaginare, è rimbalzata in tutto il mondo focolarino e tra gli amici e i conoscenti di Marisa. Attraverso i canali ufficiali dei Focolari sui social network si è attivata una rete di comunione e preghiera, e di impegno a diffondere capillarmente i dati utili per la ricerca. “Anche qui in Svezia preghiamo”; “Rezamos por ella aquí en Berazategui, Argentina”; “Dalla Colombia preghiamo ogni giorno. Chiediamo al cielo con fede!”; “Desde España también rezamos para que aparezca”; “Zia ci manchi!”; “Prego perché il tuo angelo ti sia accanto e perché tu ci doni un segno, per guidarci fino a te”; “Marisa … hai seguito la tua stella, hai camminato per le vie del mondo realizzando il sogno della tua vita: essere a servizio del prossimo per amore. In questo periodo siamo noi che cerchiamo una stella da seguire, per ritrovare te.” Sono alcuni degli echi arrivati. Il 20 dicembre Marisa – che al momento della scomparsa lavorava come formatrice e responsabile di produzione dell’atelier artistico del Centro – era appena tornata da una settimana di lavoro in Brasile. La mattina di quel giorno decide di fare una passeggiata nella campagna attorno a Montet. Esce verso le 11:00 e non ritorna. Dopo una prima ricerca fatta all’ora di pranzo dalle persone del Centro si avverte la polizia, che nel pomeriggio inizia le ricerche con i cani. Note su Marisa Baù È nata il 12.05.1963, domiciliata a Montet (Broye). I suoi connotati sono: Corporatura snella, 163 cm, capelli medio/lunghi ondulati rossi, occhi verdi. Al momento della scomparsa indossava un mantello invernale nero con cappuccio, pantaloni jeans, un pull nero e degli stivaletti. Si esprime in italiano e francese. Chiunque potesse fornire informazioni utili al suo ritrovamento è pregato di contattare la Polizia Cantonale di Friburgo al numero di tel. +41 (0) 26 305 17 17 oppure qualsiasi posto di Polizia (117/112). Ulteriori informazioni e nota stampa Articolo pubblicato 30 dicembre 2011 (altro…)

Perù: in piccolo, il mondo intero

Fidanzati

Il volume – «L’innamoramento tra due persone, forse ancora inconsapevoli di ciò che sta loro succedendo, è l’inizio di qualcosa potenzialmente grande, bello ed importante per loro e per il mondo intero. Ma come impostare bene il rapporto? Come capire se è la persona giusta? Stiamo “perdendo” tempo o mettendo delle fondamenta?». “Ci rivolgeremo a voi – scrivono gli Autori – come faremmo con i nostri figli più grandi, in una serata in vena di confidenze. Serve qualche idea chiara. Qualche punto fermo.. per districarci, vedere se stiamo mettendo basi solide per la nostra (eventuale) futura convivenza matrimoniale”. Gli autori – Barbara Rovea – diploma di Insegnante dei Metodi Naturali per la regolazione delle nascite – è fisioterapista. Paolo Rovea è medico ospedaliero, specialista in oncologia, radioterapia e bioetica. Genitori di 5 figli, sposati dal 1988. Responsabili da 10 anni del Movimento Famiglie Nuove per il Piemonte – Val d’Aosta e Liguria e collaboratori col Centro Mondiale Famiglie Nuove di Roma. Collaboratori nell’Associazione “Obiettivo Fraternità” Onlus e in alcuni Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S) piemontesi cui partecipano diverse centinaia di famiglie. La collana – PASSAPAROLA Una collana di libretti per tutti. Brevi. Agili. Intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.

Kyeonggido, Centro Mariapoli “Maria Madre di Dio”

La comunità del Movimento in Corea, in crescita continua, sentiva la necessità di avere un luogo dove formarsi alla cultura dell’unità e della fraternità, dove potersi incontrare e scambiarsi le esperienze di Vangelo vissuto. Così, oltre alla “Provvidenza” che è arrivata abbondante, tutti si sono impegnati in varie attività di found raising, e si è potuto acquistare un terreno di 9.779 mq per costruire il Centro Mariapoli secondo le necessità. In questo impegno, i più attivi sono stati le e i gen4, i bambini che vivono la spiritualità del Movimento, che hanno riempito con fedeltà i loro salvadanai, facendo anche dei sacrifici. Il Centro Mariapoli “Maria Madre di Dio”, che  si trova a circa un’ora di distanza dalla capitale Seoul, è stato inaugurato, con la gioia di tutti, nel 1994. Era presente, inviato da Chiara Lubich, Aldo Fons Stedile, un focolarino della prima ora e suo collaboratore strettissimo. Da quel momento il Centro è in funzione a pieno ritmo e serve soprattutto per la formazione dei membri dei Focolari. Ogni anno partecipano ai vari corsi e incontri, per approfondire la spiritualità dell’unità, circa 7.000 persone. Il giorno più vivace e partecipato è la terza domenica del mese durante la quale il Centro è aperto a tutti i bambini/e e ragazzi/e. Sono circa 200 ogni mese i bambini e ragazzi, accompagnati dai loro genitori: la casa si riempie di canti, risate e della loro tipica vivacità. Per i genitori si svolge in contemporanea un incontro apposito e spesse volte sono i bambini stessi che suscitano il loro interesse per la vita secondo la spiritualità dell’unità. (altro…)

Perù: in piccolo, il mondo intero

“Skip a Meal” – Salta un pasto

“Salta un pasto e dona i soldi per il Corno d’Africa” così i Giovani per un Mondo Unito del Costa Rica già da quattro mesi hanno lanciato nel loro paese la campagna Skip a Meal, per raccogliere i fondi per questa regione dell’Africa, dove oltre 12 milioni di persone vivono in una situazione drammatica a causa di una siccità eccezionale. I giovani hanno organizzato due eventi culturali a cui hanno partecipato musicisti e personaggi famosi del loro paese. Entrambi gli eventi sono stati una combinazione di musica, poesia, esperienze personali e creazioni audiovisive che ha permesso ai partecipanti di avvicinarsi alla realtà dell’anima africana. Skip a Meal ha avuto come ispirazione principale il desiderio di collaborare per costruire un mondo più unito, soprattutto si è voluto amare concretamente l’altro con l’invio di un aiuto monetario ricavato dalla vendita dei biglietti degli eventi artistici. E’ stata un’esperienza davvero insolita: l’entusiasmo, l’impegno, l’amore per questo volto di Gesù crocifisso e abbandonato e la certezza della Sua presenza tra di noi sono stati gli ingredienti essenziali della preparazione, durante la quale ci siamo resi conto di una magnifica realtà: non eravamo solo noi che aiutavamo l’Africa, ma anche l’Africa ci aiutava”. La collaborazione di varie aziende ed organizzazioni che hanno donato cibo, messo a disposizione infrastrutture e spazi sui mass media, ci ha permesso di diffondere l’iniziativa e di coinvolgere giovani e adulti che si identificano con questa causa. Tutto questo è diventato un’occasione per trasmettere l’idea del mondo unito. Abbiamo anche iniziato a costruire un rapporto diretto con i Giovani per un Mondo Unito del Kenya, che ci scrivono: “Molte grazie per Skip a Meal, siamo entusiasti di sapere che il Costa Rica è unito a noi per affrontare queste sfide difficili, che significano anche un dolore per l’umanità”. Skip a meal non è una attività di beneficenza, ma un’esperienza di arricchimento reciproco, di condivisione e l’opportunità di entrare nella cultura africana. Ci rendiamo conto che condividendo le nostre competenze con “l’Altro” possiamo trascendere lo spazio e superare le differenze, la separazione geografica, etnica o culturale. Skip a Meal ci rende consapevoli del fatto che due culture completamente diverse possono essere unite, capirsi e aiutarsi: “Io sono perché noi siamo” (filosofia Ubuntu). Siamo tutti parte di questa rete mondiale di unità che si sta tessendo. Sta a noi continuare a lavorare per costruire una nuova umanità. Giovani per un Mondo Unito Costa Rica Links: Twitter: skipamealcr Facebook: http://www.facebook.com/skipamealCR Correo electronic:  skipamealcr@gmail.com Videos Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=lJ2_22DADNM http://www.youtube.com/watch?v=q5ucQQqxLJ0 http://www.youtube.com/watch?v=VGm3S4Hp6_c (altro…)

Perù: in piccolo, il mondo intero

Maria Voce: c’è bisogno di testimoni

Dunque, per parlare di speranza occorre ammettere che ci manca Dio? Credo che molti oggi ammettano che qualcosa ci manca; magari non lo chiamano Dio ma, ovunque vado, io vedo una gran sete, a fronte del nulla con cui siamo abituati a confrontarci; cerchiamo qualcosa che dia senso al vivere, perché l’uomo di fronte al nulla si annienta. Lei viaggia per seguire il Movimento, in Europa, in America, in Asia. Che cosa in questi viaggi le dà ragione di speranza? Quest’anno sono stato in diverse città del mondo, e ho incontrato ogni volta centinaia di ragazzi, invitati dai giovani del Movimento. Ragazzi anche lontani dalla fede. I nostri stessi giovani si sono stupiti di quanti avevano accolto l’invito; e io, personalmente, da come erano attenti, partecipi, con domande vive e brucianti: cosa ti resta, quando ti muore un amico? Come si può pensare di sposarsi, quando tutto è così incerto? Ho visto in questi ventenni, nello stesso tempo, un grande vuoto e un grande bisogno. Ma quel bisogno era già il principio di una domanda (leggi tutto)

Perù: in piccolo, il mondo intero

Uomo Donna

Il volume – «Incomprensioni, difficoltà di vario tipo, attese tradite…: queste “benedette” diversità tra uomo e donna sono sotto gli occhi di tutti! Le diversità: croce e delizia! Tante coppie, dopo le prime delizie, rimangono solo con le croci. L’altro/a è così diverso da come si pensava all’inizio… Uomini e donne, nati per vivere serenamente insieme, eppure perennemente in conflitto».  (dall’introduzione) Gli autori – Maria e Raimondo Scotto, sposati da 36 anni, hanno tre figlie. Raimondo è medico, Maria psico-pedagogista. Sono impegnati nel Movimento Famiglie Nuove, per sostenere ed accompagnare tante coppie nel loro cammino a due. Collaborano con la rivista Città Nuova, su cui curano insieme ad altri una rubrica sulla famiglia. Per la collana Passaparola hanno scritto a quattro mani Sessualità e tenerezza (2010) Per l’editrice Raimondo ha scritto Le declinazioni dell’amore e Orizzonti di libertà e Maria Inseguendo l’anima gemella, percorsi di un rapporto di coppia (2011). La collana – PASSAPAROLA Una collana di libretti per tutti. Brevi. Agili. Intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.

Gennaio 2012

«Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» A questo mondo di Cristo, dice san Paolo, noi non soltanto siamo chiamati, ma già apparteniamo. La fede ci dice che mediante il battesimo noi siamo inseriti in Lui e, perciò, partecipiamo della Sua vita, dei Suoi doni, della Sua eredità, della Sua vittoria sul peccato e sulle forze del male: siamo infatti risorti con Lui. Ma, a differenza delle anime sante che hanno già raggiunto il traguardo, la nostra appartenenza a questo mondo di Cristo non è piena e svelata; soprattutto non è stabile e definitiva. Fino a che ci troviamo su questa terra noi siamo esposti a mille pericoli, difficoltà e tentazioni, le quali possono farci tentennare, possono frenare il nostro cammino o addirittura deviarlo verso false mète. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» Si comprende allora l’esortazione dell’Apostolo: «Cercate le cose di lassù». Cercate di uscire non già materialmente, ma spiritualmente da questo mondo; abbandonate le regole e le passioni del mondo per lasciarvi guidare in ogni situazione dai pensieri e dai sentimenti di Gesù. “Le cose di lassù”, infatti, stanno ad indicare la legge di lassù, la legge del Regno dei cieli, che Gesù ha portato in terra e vuole che realizziamo fin da ora. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.» Come vivere allora questa Parola di vita? Essa ci sprona a non accontentarci di una vita mediocre, fatta di mezze misure e compromessi, ma a conformarla, con la grazia di Dio, alla legge di Cristo. Ci spinge a vivere e ad impegnarci a testimoniare nel nostro ambiente i valori che Gesù ha portato sulla terra: potrà essere lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di comprensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel nostro lavoro, di fedeltà, di purezza, di rispetto verso la vita, ecc. Il programma, come si vede, è vasto come la vita; ma per non rimanere nel vago, attuiamo in questo mese quella legge di Gesù che è un po’ il sunto di tutte le altre: vedendo in ogni fratello Cristo, mettiamoci al Suo servizio. Non è poi questo che ci sarà chiesto al termine della nostra esistenza? Chiara Lubich

Perù: in piccolo, il mondo intero

Vita: che senso ha?

  • Incertezza del futuro, di M.Grazia Baroni

Scegliere giorno per giorno ciò che vogliamo, e impegnarci. Nulla cambia dall’oggi al domani senza sporcarsi le mani.

  • relativismo e valori, di M.Chiara Janner

Il significato della vita può a volte oscurarsi o scomparire, ma rimane ancora molto su cui posso esercitare la mia volontà e la mia capacità di scelta.

  • ambiente, di Daniele Renzi

Il rapporto Uomo-Natura è qualcosa di molto più bello, un corteggiarsi che dura da secoli.

  • fede, di Daniel Fassa

Amare non altro che per amore.

  • dolore, di Chiara Enea

Cosa è per me il dolore? Un segno dell’Amore di Dio!

  • internet, di Chiara Andreola

Essere “attori responsabili” dell’informazione, per contribuire al meglio a questo ecosistema di cui tutti sono parte.

  • relazioni, di Cristina Buonaugurio

La più grande dimostrazione dell’amore vero: quell’amore proprio di chi non vuole possedere l’altro, non dipende dall’altro né ha bisogno di riempire la propria solitudine con la sua presenza, ma sa essere tutt’uno con lui pur restando pienamente se stesso. E concludono con 7 domande a 7 adulti. Perché la vita è una cosa seria. O no?   A cura di: Chiara Andreola – Dopo il conseguimento della laurea in lingue e la scuola di giornalismo “Carlo de Martino” a Milano, è giornalista professionista dal 2009. Attualmente lavora al sito web di Città Nuova. Mariagrazia Baroni – Laureata in Conservazione dei beni culturali. Redattrice dei siti web dell’editrice Città Nuova ed Unità e Carismi. Ha collaborato con Michele Zanzucchi per la nuova edizione di “Io ho tutto. I 18 anni di Chiara Luce”. È anche coautrice di “Chiara Luce. Life love light” edito da Città Nuova.

Perù: in piccolo, il mondo intero

Natale oltremisura, nel carcere di San Vittore a Milano

«Sono giovani, sono un’onda. Chi li guida è come un surfista: tutti vedono il suo bel numero, ma è l’onda che lo spinge. Sono giovani, sono una corrente. Chi la prende giusta va lontano senza faticare». Comincia così la lettera aperta di Don Pietro Raimondi, cappellano del carcere di San Vittore, a Milano, dove un gruppo di giovani dei Focolari, alla vigilia di Natale, ha portato una ventata di calore, vivendo insieme ai carcerati un «silenzioso miracolo di luce». La storia parte da quando questi giovani hanno iniziato ad animare le Messe della domenica in carcere: un’esperienza toccante che ha lasciato il segno. A distanza di qualche mese, pensando al Natale, hanno voluto lanciare l’idea di “Buono dentro e buono fuori” con la sfida di riuscire a raccogliere panettoni sufficienti per ogni cella del carcere. «La cella è la sola casa del detenuto – scrivono i Giovani per un mondo unito – e quindi in ogni cella – cioè in ogni casa della grande città che è il carcere di San Vittore – vogliamo portare il Natale». «È da loro che vengono le idee, le proposte, le intuizioni migliori – continua il cappellano. E a chi mi dice che sono incostanti e mutevoli dico che questo è tipico di ogni liquido. Però aggiungo che i liquidi hanno una proprietà magica: non li puoi comprimere. La pressione che esercitano è enorme, spostano montagne. Sono giovani e ti fanno pressione inventandone sempre una in più. Chi li ascolta è fortunato e cammina sull’acqua». «Oggi siamo stati a portare i panettoni a San Vittore! – adesso è uno dei giovani a parlare – Eravamo una bella squadra, chi li scaricava dai furgoni, chi li metteva nei sacchi neri, chi li portava fino al metal detector… ce n’era per tutti insomma! Poi quattro di noi hanno avuto il bellissimo regalo di poter portare i panettoni da distribuire nelle celle. Penso sia impossibile descrivervi l’emozione del varcare la soglia delle celle, dare il panettone ad ogni detenuto e vedere la loro gioia, il loro stupore, la loro gratitudine. Non solo, per la prima volta dopo tanto tempo, non vedevano solo guardie e compagni di cella… ma li andavamo a trovare portandogli un dono, un dono perché loro potessero passare bene il Natale. E anche noi viviamo un Natale diverso….molto più vero». «La generosità degli adulti spesso sedimenta in abitudine e ogni loro slancio creativo tramonta rapido in un tradizione rigida – scrive Don Pietro, che di Natali a San Vittore ne ha visti tanti. Persino donare dei panettoni ai detenuti rischia di trasformarsi in un gesto istituzionale. Sempre lo stesso offerente, con lo stesso furgone della stessa ditta… E il gesto meccanico della distribuzione uccide lo slancio che stava all’origine». «Loro no. Loro, i giovani, ti dicono “perché non…?”. Loro hanno lanciato una sfida anzitutto a se stessi, poi al mondo intero: non compreremo nemmeno un panettone né cercheremo chi faccia una donazione massiccia. Parleremo di quel mondo oscuro che sta dietro il muro di cinta. Parleremo per le strade, nelle scuole, agli amici ed in famiglia. Parleremo di loro, di quelli che non ci importa se sono buoni o cattivi, colpevoli o innocenti, ma che certo hanno bisogno di un gesto di amore. Quei gesti che non sono un soccorso ad una carenza ma un di più. E la risposta è oltremisura. Si puntava a 450 panettoni, uno per cella. Diventano presto 500, poi 1000, infine 1400 e poi si perde il conto. Possiamo solo dire che oggi vi erano in carcere 1553 uomini e 96 donne, senza contare gli agenti e gli operatori. E pare che tutti ricevettero un dono…». «E noi che vi scriviamo – conclude il cappellano siamo, ancora una volta, quelli che hanno ricevuto il dono più bello. Quello di aver visto i volti di questi giovani mentre distribuivano i panettoni. Quello di aver visto gli occhi di chi li riceveva. Quello di poter immaginare le mani di bimbo, anziano o chissà chi, che li ha donati. E quello infine di potervi raccontare come testimoni questo silenzioso miracolo di luce avvenuto oggi negli inferi di San Vittore». Su Città Nuova leggi anche: Miracolo di luce http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=332565# [nggallery id=81] (altro…)

Bronx, New York

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Granada

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Siviglia

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Houston, Texas

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Atlanta, Georgia

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Perù: in piccolo, il mondo intero

«Siate una famiglia»

«Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto –: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete. E dove andate per portare l’ideale di Cristo, per estendere l’immensa famiglia dell’Opera di Maria, niente farete di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma decisione, lo spirito di famiglia. Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia… è la carità vera, completa. Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: Amatevi a vicenda… affinché tutti siano uno». Chiara Lubich – (Gen’s, 30 [2000], 2, p. 42) (altro…)

Perù: in piccolo, il mondo intero

Angola, finanza contro corrente

Dal 2008 lavoro in una ONG. Ho iniziato coordinando un’area sotto la supervisione della direttrice esecutiva. Alla fine del 2010 vado in vacanza e, al mio ritorno, trovo che questa persona ha chiesto le dimissioni e mi chiedono di assumere il suo incarico. Quando comincio, trovo alcune pratiche in sospeso e, tra queste, una piuttosto delicata. In pratica, si trattava di un vero furto, visto che durante il 2007 e il 2008 l’ex direttrice aveva sottratto le tasse dagli stipendi dei lavoratori e dall’ONG, e poi non le aveva versate allo Stato. Perciò la multa che dovevamo pagare s’aggirava intorno ai 75.000 dollari, che per la nostra organizzazione voleva dire una cifra enorme. La ex direttrice, forse per coprirsi, aveva versato sul conto di ogni lavoratore una certa somma corrispondente a quello che era stato detratto in quegli anni dal loro stipendio, tenendo invece per sé la parte che l’organizzazione avrebbe dovuto pagare allo Stato. Ciascuno di noi ha ricevuto queste somme senza conoscerne il motivo ed eravamo sorpresi e contenti. Io, ad esempio, ho visto arrivare sul mio conto 12.000 dollari oltre allo stipendio. Per quanto contenta, la coscienza mi diceva che c’era qualcosa di sbagliato, perciò ho pensato di restituire quei soldi in più. Ho contattato degli avvocati per sapere come gestire la situazione e loro mi hanno consigliato di falsificare i documenti, anche il contratto dei lavoratori, ecc… perché, secondo loro, lo Stato non avrebbe mai capito una situazione del genere, e quindi avrebbero applicato comunque la multa. Ma io volevo essere fino in fondo coerente con la mia scelta di vita di voler costruire una società più giusta. Che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto? – mi sono chiesta. Senz’altro sarebbe andato controcorrente. Così, mi sono decisa di agire di conseguenza e di coinvolgere nella decisione anche i miei colleghi. Ho detto loro che la prima cosa da fare era quella di restituire i soldi che non ci appartenevano e di scrivere al Ministero delle Finanze spiegando con chiarezza l’accaduto, chiedendo il condono della multa. Con mia grande sorpresa, tutti i colleghi erano d’accordo e così abbiamo fatto. Intanto l’ex direttrice, anche se aveva già lasciato il Paese per assumere un altro lavoro, mi ha fatto sapere che era molto arrabbiata con me e che le sembrava esagerato voler restituire i soldi allo Stato. Non capiva la mia decisione e diceva che questo avrebbe infranto lo spirito di èquipe costruito negli anni. Ma per me e per gli altri colleghi significava essere coerenti con i nostri doveri di lavoratori, certi che Dio – che vede tutto – ci avrebbe aiutati. Dopo tre mesi di contatti e udienze con il Ministero delle Finanze, abbiamo ricevuto con gioia la notizia dell’annullamento della multa. Infatti, i funzionari sono stati colpiti dalla nostra onestà e al gesto volontario di restituire il denaro dovuti allo Stato. Abbiamo toccato con mano la risposta di Dio a chi lo ama e cerca di essere coerente con i valori cristiani. Di recente, abbiamo dovuto presentare il bilancio della nostra ONG. Il Consiglio Fiscale ha concluso che la nostra organizzazione è un punto di riferimento anche per altre ONG, per la trasparenza nella gestione e per il modo come affrontiamo insieme i problemi. A. G. – Luanda – Angola (altro…)