Movimento dei Focolari
Verso una cultura della tutela integrale della persona

Verso una cultura della tutela integrale della persona

Il Movimento dei Focolari pubblica il primo resoconto sui casi di abuso su minori e adulti vulnerabili; su abusi spirituali e di autorità avvenuti al suo interno, con riferimento alle misure di riparazione, alle nuove procedure d’indagine e alle attività di formazione alla tutela della persona.Vi scriviamo per dare un resoconto pubblico sui dati relativi alle segnalazioni e sulle misure che abbiamo intrapreso come Movimento dei Focolari, a causa della piaga degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili e abusi di coscienza, spirituali, di autorità su adulti, che ha colpito anche noi”. In una lettera aperta la Presidente dei Focolari Margaret Karram e il Copresidente Jésus Morán presentano il primo resoconto sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento. Il documento, che avrà cadenza annuale, viene pubblicato il 31 marzo 2023, ad un anno dall’indagine di GCPS Consulting sui gravi casi di abuso sessuale ad opera di un ex focolarino francese, J.M.M. Il Movimento ha lavorato per compiere i passi necessari per garantire la prevenzione e la salvaguardia integrale della persona in tutti gli ambiti e ambienti in cui si svolgono le sue attività. Pertanto, il documento che oggi si pubblica – spiegano la Presidente e il Copresidente dei Focolari – è un primo resoconto sulle misure di prevenzione, indagine, trasparenza, formazione e cambiamento, intraprese dal Movimento, per contrastare questo crimine. La Presidente e il Copresidente chiedono innanzi tutto a ciascuna vittima e sopravvissuto sinceramente perdono a nome del Movimento dei Focolari. Ed esprimono alle vittime e ai sopravvissuti, una profonda gratitudine, come anche alle famiglie e alle comunità coinvolte non solo in Francia, ma in tutti i Paesi dove sono emersi casi di abuso, perché è grazie alla loro collaborazione e soprattutto al coraggio nell’affrontare e portare alla luce questi crimini, che il Movimento oggi sta portando avanti con maggiore consapevolezza nuovi impegni e procedure riguardo la tutela delle persone. Il resoconto si compone di diverse parti e presenta i dati relativi agli abusi pervenuti alla Commissione per il Benessere e la Tutela della Persona (CO.BE.TU.) dal 2014, anno della sua costituzione e dunque della raccolta sistematica delle segnalazioni, fino a dicembre 2022.  Vengono inoltre presentati i dati relativi ai “corsi base sulla tutela” realizzati nei diversi Paesi in cui il Movimento dei Focolari opera. Un’altra sezione è dedicata alle misure prioritarie messe in atto o in fase d’implementazione, in risposta alle raccomandazioni dell’indagine indipendente di GCPS Consulting; i corsi e gli strumenti formativi alla tutela della persona, disponibili per tutti i membri del Movimento, in particolare per i formatori e gli accompagnatori dei minori. Sono già stati avviati eventi formativi per i responsabili del Movimento a vari livelli: dalla leadership centrale ai responsabili territoriali nelle diverse aree geografiche. Novità: la Commissione Indipendente Centrale e le procedure di segnalazione, denuncia e indagine A partire dal 1° maggio 2023 entrerà in carica la Commissione Indipendente Centrale e terminerà il compito di CO.BE.TU. Il nuovo organismo si occuperà esclusivamente della gestione delle segnalazioni, mentre la formazione verrà coordinata a livello centrale e locale da un altro team di esperti e consulenti. Il resoconto inoltre presenta il “Protocollo per la gestione dei casi di abuso nel Movimento dei Focolari”, le “Competenze della Commissione Indipendente Centrale” e le “Linee di sostegno e riparazione finanziaria in caso di abusi sessuali su minori/adulti vulnerabili”.

Stefania Tanesini

Scaricare il PDF del Resoconto sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento dei Focolari (altro…)

Assemblea Continentale in Africa: la vitalità di una Chiesa sinodale

In unione con la Chiesa universale, la Chiesa in Africa ha celebrato l’Assemblea sinodale continentale che si è riunita ad Addis Abeba, in Etiopia, dall’ 1 al 6 marzo 2023. Alcune impressioni da parte di chi ha partecipato a questo momento così importante per la famiglia del Popolo di Dio. “Comprendere il processo sinodale significa aprire i nostri cuori allo Spirito Santo che ci parla e ascoltarci a vicenda per svolgere al meglio la missione della Chiesa”. Con queste  parole, l’arcivescovo di Xai Xai (Mozambico), Mons. Lucio Muandula, vicepresidente del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar), ha aperto i lavori dell’Assemblea continentale che ha preso il via ad Addis Abeba (Etiopia) all’inizio di marzo 2023. Oltre duecento delegati, tra cardinali, arcivescovi, vescovi, consacrati, laici, seminaristi, novizi, insieme a rappresentanti di altre fedi, si sono ritrovati insieme per riflettere sul documento della fase continentale del Sinodo sulla sinodalità sperimentando la gioia dell’ascolto e la bellezza di sentirsi parte della grande “famiglia di Dio”. “Abbiamo discusso su vari temi e identificato le chiamate del nostro cammino sinodale per preparare un documento finale che rappresenti l’autentica voce dell’Africa – racconta Mons. Markos Gebremedhin, Vicario Apostolico Jimma-Bonga (Etiopia) e amico del Movimento dei Focolari –  è stata un’esperienza di sinodalità vera, un momento di dialogo profondo, di ascolto reciproco e di discernimento, tra le chiese locali e con la Chiesa universale”. Un continente, quello africano,  benedetto da ricchi principi e valori, frutto delle tante culture e tradizioni, e radicati nel senso dello spirito comunitario, della famiglia, della solidarietà, dell’inclusione,  della convivialità. “Questi principi e valori – continua Mons. Gebremedhin – sono un seme buono e sano per la nascita e la crescita di una Chiesa veramente sinodale in Africa, dove tutte le vocazioni devono essere valorizzate. L’assemblea con grande carità ha sentito il dolore e le sofferenze delle nostre sorelle e dei nostri fratelli in Africa e questa famiglia cammina con coloro che sono più colpiti, in particolare dalla guerra, dalle lotte etniche, dall’intolleranza religiosa, dal terrorismo e da tutte le forme di conflitto, tensione e angoscia”. Tra le tematiche affrontate anche la riflessione sul ruolo fondamentale dei giovani, fonte di energia,  passione e creatività per la Chiesa, a quella sulle donne africane, spina dorsale delle comunità,  per riconoscere  i loro talenti, il loro carisma e il grande contributo che possono portare. Prendere la parola, fare spazio all’altro e costruire insieme, invece, sono  state le tre fasi del metodo di lavoro della “conversazione spirituale” indicato ai partecipanti da don Giacomo Costa, consultore della Segreteria generale del Sinodo. “Ho partecipato all’Assemblea come cattolico adulto nominato dalla Conferenza episcopale del Benin – ci racconta Guy Constant, volontario di Dio della comunità dei Focolari. Ci siamo riuniti in piccoli gruppi per confrontarci sull’esperienza personale del cammino della sinodalità durante il primo anno del sinodo. Le relazioni di ciascun gruppo sono poi state presentate in plenaria ed è seguita la presentazione e la riflessione sul documento di sintesi preparato per la fase continentale”. “Invocare lo Spirito Santo per lasciargli guidare il processo e l’intervento di ogni persona – continua Guy Constant – è stato il frutto più bello raccolto. Questo ha permesso di accettare rapidamente e facilmente le proposte degli altri, invece di voler necessariamente imporre  le proprie. Il secondo frutto è stato sperimentare un clima di lavoro di vera unità  tra noi, con i sacerdoti, vescovi e cardinali senza fare distinzioni. C’è stata molta umiltà nell’accogliere gli interventi di tutti”. Questo percorso di sinodalità sembra aver risvegliato la sete di una Chiesa che vuole tener conto dei pensieri e dei sentimenti di ogni membro, che non  cammina da sola, ma che impara dagli altri. Una Chiesa vitale che punta al “noi”. “Ho partecipato all’Assemblea Continentale per il sinodo in Africa come accompagnatrice dei giovani – ci racconta Fidely Tshibidi Musuya, focolarina in Congo, ed è stata davvero un’esperienza unica sentire che anche io ho una voce che può  essere ascoltata. Per la prima volta mi sono sentita veramente figlia della Chiesa. Sono nata in una famiglia cristiana cattolica e tante cose erano ovvie per me. Invece questa esperienza mi ha fatto prendere una coscienza nuova sulla mia appartenenza alla Chiesa, che non è solo quella dei vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, ma è davvero  la Chiesa di tutti.”

Maria Grazia Berretta

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Argentina: Domus – reciprocità in rete

Domus nasce dal desiderio di alcune famiglie argentine di vedere realizzato, come molti, il diritto a possedere una casa propria; sogno reso possibile grazie al progetto di autocostruzione partecipata di alloggi, avviato nel comune di Lincoln (Argentina) nel 2019. Persone di tutte le età, con l’aiuto di professionisti, hanno unito le forze e si sono formate nell’arte della costruzione, generando reciprocità, cittadinanza e comunità fraterna. https://www.youtube.com/watch?v=Fk4RJGw0L6c Copyright 2023 © CSC Audiovisivi – All rights reserved. (altro…)

Vangelo Vissuto: semi di bene

Amare il prossimo non sempre richiede grandi gesti. A volte basta semplicemente guardare all’altro con attenzione per scoprire che rispondere al suo bisogno con gioia non costa nulla. All’improvviso, da quel seminare amore, raccoglieremo tutti frutti bellissimi.   Alla fermata del bus Incontro Karim alla fermata del bus. Lo conosco appena, non so neanche il suo Paese d’origine, anche se credo sia nordafricano, e nell’attesa scambiamo due chiacchiere. Io vado su in città, lui al mare e non certo per nuotare (lo si vede dallo scarso assortimento di articoli balneari da vendere che porta con sé). Noto però che è privo di un cappello per proteggersi dal sole, un accessorio indispensabile in questa estate torrida per chi come lui passerà alcune ore sulla spiaggia assolata. “L’ho dimenticato a casa”, risponde. Mi viene spontaneo offrirgli il mio. L’ho comprato da poco, ma non importa: “Prendilo, ne ho altri due. Dove vado posso trovare l’ombra, mentre tu…”. Spiazzato, Karim mi guarda quasi incredulo. Più volte insiste per non accettarlo, poi finalmente cede vedendo che lo faccio di cuore. Nel frattempo, arriva il mio bus. Ci salutiamo. “Buon lavoro, Karim!”. “Ancora grazie per il cappello!”. Solo adesso mi viene in mente di aver fatto quel dono a Gesù in lui. Fatto sta che l’episodio del cappello illumina tutta la mia mattinata. (Saverio – Italia) L’ombrello Dal Vangelo avevo imparato che dietro i poveri e gli emarginati è Cristo che chiede di essere amato. Ricordo un semplice episodio. Nel bar vicino casa, avevo notato un povero, soprannominato Penna, bagnato fradicio perché quel giorno pioveva. Sapendo che aveva avuto la tbc, e superando una certa resistenza a farmi vedere in sua compagnia, l’ho invitato a casa, per cercargli qualcosa di asciutto. I miei restano sorpresi. “Babbo, servirebbero dei vestiti…”. All’inizio mio padre non sembrava molto entusiasta, poi però ha procurato un paio di pantaloni, mentre io rimediavo una giacca. Ma la pioggia non accennava a finire… Ed io, tornando alla carica: “E se gli dessimo anche un ombrello?”. Anche l’ombrello è arrivato. Felice il povero, ma più felice io, perché ci eravamo mossi insieme per aiutarlo. Ma la cosa non è finita lì. Giorni dopo, Penna è tornato per restituirci l’ombrello. Veramente non era quello che gli avevamo dato, era migliore. Era successo che il nostro glielo avevano rubato e qualcuno gliene aveva regalato un altro. Aveva voluto così ricambiare. (Francesco – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023)   (altro…)

Together: necessità di fratellanza

Together: necessità di fratellanza

“Together – Raduno del Popolo di Dio” è la veglia di preghiera ecumenica che si terrà il 30 settembre 2023 a Roma in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre. Damian, cattolico polacco, e Masha, ortodossa russa, sono due giovani del Movimento dei Focolari ed hanno recentemente partecipato all’ incontro di preparazione per l’evento al quale è seguita un’udienza privata con il Papa. Pregare insieme riuniti sotto la stessa tenda per scoprirsi fratelli e sorelle in Cristo. È questo il cuore della veglia di preghiera ecumenica che si svolgerà il 30 settembre 2023 in Piazza San Pietro, evento annunciato durante l’Angelus del 15 gennaio 2023 da Papa Francesco per affidare a Dio i lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema della Sinodalità, che si svolgerà in ottobre 2023. Un vero e proprio raduno del Popolo di Dio e l’invito, come spiega anche il nome pensato per questo momento (Together), a camminare insieme; ad “allargare lo spazio della tua tenda”, come indica il versetto di Isaia (cfr. Is 54, 2) scelto per l’occasione. Animata dalla Comunità di Taizé, la veglia, che si svolgerà alla presenza di Papa Francesco e dei rappresentanti di varie Chiese cristiane, nonché molte realtà e organizzazioni, è aperta a tutti, in particolare ai giovani che sono invitati dal venerdì sera fino alla domenica pomeriggio, e saranno accolti per un fine settimana di vera condivisione. Nel team che si occupa dell’organizzazione di Together ci sono anche Damian Skłodowski, polacco, e Masha Iasinskaia, dalla Russia, due giovani del Movimento dei Focolari che dal 12 al 15 marzo 2023 hanno avuto modo di incontrarsi con tante altre persone per cominciare a portare avanti i lavori. Masha, che momento è stato per te? Questo incontro di preparazione è stato davvero forte per me, soprattutto perché sono rimasta piacevolmente impressionata nel vedere tante persone appartenenti a diverse Chiese, a varie confessioni, lavorare insieme. Io sono ortodossa e, facendo parte da quando sono nata del Movimento dei Focolari, ho sempre vissuto nella normalità del dialogo tra le varie Chiese, ma sono stata felice di sorprendermi questa volta. Ho scoperto che in tantissimi, ciascuno nella propria realtà, sentono questa necessità di fratellanza e lavorano fortemente per raggiungere questo obiettivo nelle loro comunità. Damian, come vi siete suddivisi dal punto di vista organizzativo? Il weekend di Together sarà un cammino a tappe. La mattina del 30 settembre saranno organizzati dei percorsi tematici, laboratori, in varie zone di Roma. Seguirà un tempo dedicato alla preghiera per tutti i giovani adulti nel centro della città e poi la marcia che ci condurrà tutti in Piazza San Pietro. Questo momento di preparazione è stato un modo certamente per conoscerci, fare un po’ brainstorming sui temi e capire come dividere il lavoro tra noi. Io e Masha ci occuperemo di preparare uno dei workshop per la mattina. Masha, in questo contesto che ruolo ha per te la parola “Together”? La prima volta che ho sentito di vivere a pieno questo “insieme” è stato in Ungheria, durante il GenFest del 2012, un raduno che coinvolge i giovani dei Focolari ogni 5 anni. Un evento diverso da quello che organizziamo qui, ma ciò che non potrò mai dimenticare è quel mandato che ci è stato consegnato ad essere “ponti”.  Il ponte rappresenta qualcosa che unisce, capace di creare un legame tra noi, tra i nostri Paesi, le nostre Chiese, le nostre differenze, e più saremo uniti più questo ponte sarà incrollabile. Penso che questo essere “insieme” sia una necessità, soprattutto per me, per il mio Paese. Io sono fortunata perché ho avuto la gioia di ricevere questo mandato, ma è necessario farsi testimonianza, diventare davvero ponti e questa veglia può essere una bellissima occasione. Damian, secondo te qual è il punto di partenza per stabilire un vero rapporto di comunione? Il punto di partenza è incontrare davvero l’altro, mettere al centro la persona, conoscersi e chiedersi “come stai?”. Bisogna crearlo quel rapporto. Si, è vero, siamo diversi, ci sono differenze tra le varie Chiese, tra le confessioni, tra le religioni ma anche tra le persone, in generale. Prima di trovare soluzioni o fare grandi discorsi ciò che è importante è l’ascolto. Io, cattolico, e Masha, ortodossa, lo stiamo sperimentando già nella condivisione di questo lavoro e anche durante i pranzi e le cene di questi giorni di preparazione, è stato bello incontrarsi con gli altri in un momento di convivialità, senza troppe pretese, con tanta semplicità. Anche Papa Francesco, nell’accoglierci in udienza privata e ringraziandoci per la nostra disponibilità, ha più volte usato la parola “sinodalità”. È questo il cammino del popolo di Dio: camminiamo, apriamo il nostro cuore, i nostri orecchi per ascoltare, i nostri occhi per vedere e per procedere man mano insieme.

Maria Grazia Berretta

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Vangelo Vissuto: “Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5, 8-9)

La Parola di Dio, incarnata, vissuta concretamente e nel nostro tempo, ci dà la possibilità di fare della nostra vita una fonte di luce capace di illuminare ogni tenebra, portando il nostro contributo in ogni nostra attività. Uno sguardo nuovo sulle cose che traccia un sentiero di speranza per noi e per chi ci sta accanto. Una pace che porta luce Tutto cominciò quando mio figlio ebbe i primi sintomi della Sla. Come madre mi ero sempre spesa per i figli e anche per i nipoti, ma non poter far niente per arginare un male così subdolo fu terribile. Un giorno ero in chiesa e piangevo. Sull’altare maggiore le sculture della crocifissione con Giovanni, la Maddalena e Maria ai piedi di Gesù fermarono il mio sguardo. Immaginando cosa provasse Maria davanti al Figlio così ridotto, mi vidi come lei, impotente e schiacciata dal dolore. Non ebbi la forza di pregare ma rimasi lì a contemplare, a pensare… e una pace insolita mi rasserenò. Da quel giorno, ogni volta che l’angoscia mi stringe il cuore, torno lì e sembra che Maria mi ripeta: “Stai con me, accogli il mistero e partecipa con me alla Redenzione”. La pace che traggo dalla sua vicinanza cerco di donarla in famiglia. Una mattina in cui mio figlio, alzandosi, si accorse di nuovi limiti, mi telefonò per dirmi: “Mamma, non so cosa sarà domani, ma sostenuto dalla tua forza sento di poter ringraziare Dio di tutto ciò che mi ha dato”. Fu per me un balsamo. (T.F. – Italia) Le redini del futuro Una rimpatriata tra ex allievi, cinquant’anni dopo la maturità. Capelli bianchi o perduti, bastone, malattie, delusioni… ma anche tanta gioia di ritrovarsi. È stato inevitabile ricordare quelli di noi passati all’altra vita. Poi i discorsi hanno toccato speranze e progetti, i giovani, i figli… e qui il punctum dolens da cui scaturiva la stessa grave domanda: “Dove abbiamo sbagliato? Quale futuro abbiamo costruito?”. Uno del gruppo, che aveva consacrato la sua vita a servizio dei poveri, parlando delle varie solitudini incontrate, si è detto convinto che in questo mondo malato, come dice papa Francesco, i giovani sono a rischio perché respirano aria di indifferenza e non si rendono più conto della realtà. E concludeva: “Tocca a noi prendere in mano le redini del futuro”. Ci siamo lasciati con la sensazione (ce lo siamo poi detto) che quell’incontro ci aveva svelato un nuovo obbligo, un compito, secondo le condizioni e le possibilità di ciascuno. Quanto a me, mi sono impegnato a comunicare ai miei nipoti quello che i loro stessi genitori non riescono a trasmettere. (L.A. – Spagna)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)

Terremoto in Medioriente: azione e assistenza per le popolazioni colpite

Ad un mese dalle forti scosse di terremoto che hanno colpito Turchia e Siria, un breve report sui contributi raccolti dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari e uno sguardo su una prima fase di intervento avviata in Siria a febbraio, che si concluderà ad agosto. Il 7 febbraio 2023 il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione della Turchia e della Siria, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). Attualmente i contributi raccolti corrispondono a circa 580 mila euro e una prima rata di 100 mila euro è già stata inviata in alcune aree siriane colpite dal terremoto. L’intervento, nello specifico andrà in soccorso a circa 2.500 persone e raggiungerà indirettamente fra le 5.000 e le 10.000 persone nelle tre aree terremotate di Aleppo, Latakia e Hama. Ecco alcuni esempi di interventi che saranno portati avanti e che riguardano differenti azioni di assistenza: ASSISTENZA AI BISOGNI PRIMARI

 – Fornitura di beni di prima necessità – cibo, coperte, medicinali, vestiti, ecc – alle persone sfollate e ospitate nei centri di accoglienza di fortuna (chiese, moschee…).

 – Contributo economico alle famiglie più bisognose; fornitura di servizi medici e ausili per la mobilità post-ricovero, farmaci, sessioni di trattamento fisico e psicologico per persone colpite fisicamente e psicologicamente.

– Distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie in condizione di insicurezza alimentare (in collaborazione con altre organizzazioni).

– Supporto economico ai piccoli artigiani per riacquistare o riparare equipaggiamenti e attrezzature perduti e riavviare l’attività lavorativa.

RIABILITAZIONE DELLE ABITAZIONI DANNEGGIATE DAL TERREMOTO

– Copertura dei costi dei sopralluoghi e degli esami di valutazione tecnica sulla stabilità degli edifici da parte di commissioni tecniche di ingegneri.

– Supporto economico alle famiglie per lavori di consolidamento delle fondamenta degli edifici e per la ristrutturazione delle abitazioni danneggiate.

– Copertura costi per l’acquisto di strumenti di lavoro degli artigiani (fabbri, idraulici, falegnami, elettricisti) affinché possano riprendere il loro lavoro nelle abitazioni danneggiate.

– Supporto economico per il pagamento delle spese di affitto per chi ha perso la casa o ha bisogno di una residenza temporanea a causa dell’inidoneità della propria abitazione.

SUPPORTO PSICOLOGICO POST TERREMOTO

– Copertura dei costi dell’assistenza domiciliare a persone anziane che vivono sole o rimaste sole.

– Realizzazione di attività e iniziative collettive per il supporto psicologico di gruppo, in particolare presso i centri temporanei di accoglienza.

– Realizzazione di laboratori di formazione al sostegno psicologico per fornire strumenti e metodologie a operatori e volontari attivi nel soccorso.

 A cura di Maria Grazia Berretta

Vedi stralcio dal Collegamento – 11 marzo 2023 https://youtu.be/jpwMNGS4Dqo (altro…)

Chiara Lubich: Solenne sterzata

Il 14 marzo 2008, 15 anni fa, Chiara Lubich concludeva la sua vita terrena. Qualche anno prima, in un Collegamento mondiale citava il breve ma intenso versetto del Salmo 15 (16) “Sei Tu Signore, l’unico mio bene” e invitava le comunità del Movimento nel mondo ad accostarsi a questa preghiera dandole centralità nella vita di tutti i giorni. Dire in particolari circostanze, con rinnovato slancio e totale adesione della mente e del cuore: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”, è anche un’ottima preghiera. Tutti, infatti, ci accorgiamo che, non di rado, lavorando, scrivendo, parlando, durante il riposo o in quant’altro facciamo, può infilarsi qualche attaccamento anche lieve a noi stessi, a cose, a persone… E accettare ciò è un grosso guaio per la vita spirituale. Dice san Giovanni della Croce: “Che importa che l’uccello sia legato a un filo o a una corda! Per quanto sottile sia il filo, l’uccello resterà legato come alla corda, finché non riuscirà a strapparlo per volare. Lo stesso vale – continua – per l’anima legata a qualche cosa: nonostante tutte le sue virtù non perverrà mai alla libertà dell’unione con Dio” È necessario, perciò, in quelle circostanze, intervenire immediatamente, e niente aiuta di più – è una mia esperienza anche recente – che ridichiarare a Gesù Abbandonato: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene. L’unico. Non ne ho altri”. È una preghiera, penso, importantissima e assai gradita a Dio. Ci aiuta a non impolverarci con le cose terrene. E vivendola si resta impressionati – io lo sono stata e lo sono sempre – di come quell’aggettivo: “unico” – “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene” – dia una solenne sterzata alla nostra vita spirituale, come ci raddrizzi immediatamente, quasi fosse sicuro ago della bussola del nostro cammino verso Dio. Questo modo di agire, poi, è molto conforme alla nostra spiritualità, in cui prevale l’aspetto positivo: si vive il bene e così se ne va il male. Non siamo tanto chiamati, infatti, a staccarci da qualcosa (noi stessi, le cose, le persone), ma a riempirci di qualcosa (l’amore a Lui nostro tutto). A noi non piacciono tanto i no, ma i sì. E questa preghiera: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”, è un modo meraviglioso per vivere da veri cristiani che amano Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e non a metà. È una maniera sublime ancora per prepararci ad ogni incontro con Lui nelle sue ispirazioni quotidiane; così come al grande incontro con Lui quando, all’alba dell’eterno giorno, nel nostro cuore non varrà che l’amore a Dio e, per Lui, ai fratelli. “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”: quanta sapienza, quanta saggezza, quanta luce, quanta forza, quanto amore, quanta perfezione in queste brevi parole! Il Signore ci dia di sperimentarne tutta la loro potenza.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova, 2019, pp. 630-632) https://youtu.be/OhayzV1yzCA (altro…)

Grazie Papa Francesco

In occasione dei 10 anni di Pontificato di Francesco, Margaret Karram, Presidente dei Focolari, ha fatto giungere al Papa un messaggio a nome di tutto il Movimento, che pubblichiamo qui di seguito.  

Santità, carissimo Papa Francesco,

mi unisco alle preghiere che si elevano da moltissimi punti nel mondo per ringraziare Dio per questi dieci anni in cui ha abbracciato la Chiesa e l’umanità facendosi portatore dell’amore di Cristo.

Grazie, Santo Padre, per questo tempo di luce, di coraggio, fede incrollabile e ascolto dello Spirito Santo, con cui ci chiama continuamente ad “uscire” dalle nostre case e comunità, per camminare sulle strade del mondo e condividere gioie e dolori con le donne e gli uomini del nostro tempo.

Ho ancora in cuore la gioia e la gratitudine per l’ultimo nostro incontro, il 24 febbraio scorso, quando ci ha ricevuti in udienza insieme ad alcuni moderatori di Movimenti ecclesiali e nuove Comunità. Ancora una volta abbiamo constatato la sua lungimirante sapienza e il suo realismo evangelico e devo dirle che le sue parole mi guidano e mi incoraggiano ogni giorno nel mio servizio alla Chiesa e alla fraternità umana.

Gli argomenti trattati con lei, Santità, saranno oggetto di riflessione e condivisione, in particolare la sua raccomandazione di essere testimoni coerenti, docili alle novità dello Spirito perché possa emergere la dimensione mariana della Chiesa e la ricchezza della donna nella vita ecclesiale, anche attraverso il contributo della vita dei Movimenti.

Ci senta con Lei, in ciascun punto del mondo in cui ci troviamo, a costruire la Chiesa, a dare la nostra vita affinché la pace torni dove non c’è e porti, come frutti, la giustizia e la riconciliazione tra i popoli.

Insieme alla nostra preghiera quotidiana, Le invio, anche a nome del Movimento dei Focolari, gli auguri più vivi per quanto desidera e per la sua salute.

Maria Santissima Le sia accanto con le sue materne consolazioni.

Con affetto filiale

Margaret Karram

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Assemblea continentale asiatica: una Chiesa in ascolto e discernimento

Assemblea continentale asiatica: una Chiesa in ascolto e discernimento

Si è recentemente conclusa a Bangkok (Thailandia) l’Assemblea continentale asiatica per il Sinodo che ha definito il prezioso contributo del continente più vasto e popolato al mondo.  Abbiamo intervistato Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina cinese presente all’evento. “Baan Phu Waan è il luogo dove si situa il grande centro di formazione pastorale dell’Arcidiocesi di Bangkok (Thailandia). Un posto bellissimo. Eravamo una ottantina presenti all’Assemblea continentale asiatica del Sinodo che si è svolta dal 24 al 26 febbraio 2023”. Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina di Hong Kong, ci introduce in questa nuova fase continentale del Percorso Sinodale che riguarda l’Asia, un percorso che, come lo ha definito l’Arcivescovo metropolita di Tokyo (Giappone) Tarcisius Isao Kikuchi nella sua omelia di apertura: “Non è solo un evento passeggero da celebrare, ma piuttosto un cambiamento di atteggiamento dell’intero popolo di Dio per rendere la sinodalità la natura fondante della Chiesa.” Vanessa, quanti erano i partecipanti? Diciassette Conferenze episcopali e due Sinodi di Chiese di rito orientale in rappresentanza dei 29 Paesi della FABC (Federation of Asian Bishops’ Conferences) hanno inviato i propri rappresentanti a questo evento, che ha lo scopo di dare alle Chiese asiatiche l’opportunità di discutere sul percorso che porta al Sinodo tracciato da Papa Francesco. Abbiamo potuto condividere le nostre esperienze concentrandosi su vari temi e alcune problematiche che affliggono il continente. Si è parlato di sinodalità, processo decisionale, vocazioni sacerdotali, ruolo dei giovani, povertà, conflitti religiosi e clericalismo, con l’auspicio di poter procedere insieme in un vero cammino di crescista comunitaria. Con grande gioia era presente anche qualcuno della delegazione dalla segreteria del Sinodo, la commissione e la task force. Una testimonianza della disponibilità della Chiesa universale a camminare sul processo sinodale. Quale è stata la metodologia di lavoro? Sono stati tre giorni intensi di comunione e lavori di gruppo. La metodologia è sempre quella della Conversazione spirituale. I vari input che abbiamo ricevuto sono stati molto importanti e stimolanti. In primo luogo, il Card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ci ha portato il caloroso saluto del Papa e ci ha assicurato che non siamo stati dimenticati. Ha sottolineato che una Chiesa sinodale è una Chiesa di ascolto e di discernimento. Il successo del processo sinodale dipende dalla partecipazione del popolo di Dio e dei pastori. Dobbiamo essere molto attenti alle voci, soprattutto a quelle che agitano la Chiesa. Cosa ti ha colpito nello specifico? Un’impressione molto forte è stata fin dal primo giorno vedere che, ad ogni tavolo dove un gruppo lavorava, c’era una sedia vuota, in rappresentanza di coloro che non possono dare la loro voce e che non vogliono darla. Al centro del tavolo, una candela circondata da una corona di bellissimi fiori che veniva accesa a inizio giornata simbolo della luce dello Spirito Santo, necessaria per poter fare discernimento. Abbiamo fatto esperienza di conversione nell’ascoltare l’altro svuotandoci di noi stessi, tutti insieme: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiose e laici. Un momento per poter andare in profondità, uscire dalla particolarità per poter arrivare, con uno guardo ampio, a livello continentale. Li è avvenuta la trasformazione da l’”io” al “noi.” Inoltre, c’è da dire che l’Asia ospita molte religioni e anche le più antiche, quindi una delle caratteristiche degli asiatici è quella della spiritualità e della preghiera. Il programma era introdotto da 10 minuti di silenzio durante la discussione di un argomento e mezz’ora di preghiera nella cappella tra due sessioni di discernimento. Questi momenti di silenzio e di preghiera hanno davvero aiutato tutti i partecipanti a stare con Dio e in Dio per ascoltare la Sua voce sia individualmente che collettivamente. Quale secondo te la sfida maggiore? È stato meraviglioso stare insieme come Chiesa continentale contemplando la complessità e la varietà delle caratteristiche e sfide diverse e comuni. Il primo giorno mi sembrava un po’ ambizioso presumere di arrivare in tre giorni a una bozza che sarebbe servita per la formulazione dell‘instrumentum laboris per il Sinodo con precise priorità per il continente asiatico, ma si sente che lo Spirito soffia forte. Grazie al lavoro di un gruppo di redazione che ha preparato per noi la “draft framework”, una bozza di progetto in modo da risparmiarci il tempo di leggere tutte le relazioni ex novo, abbiamo potuto lavorare con calma e con un testo ben ordinato. L’ultima stesura del documento esprime un’unica sinfonia con molte voci che riecheggiano il sogno, le speranze, le aspirazioni e i dolori del continente asiatico.

A cura di Maria Grazia Berretta Foto: © Synodbangkok2023

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EcoGive: la App che misura le azioni green e aiuta i Paesi in difficoltà

Dare per salvaguardare. La nuova APP insegna a giovani e adulti, attraverso azioni quotidiane, come prendersi cura del pianeta e delle comunità ferite dai cambiamenti climatici Tracciare i propri consumi, da soli o in gruppo, imparare piccole-grandi azioni quotidiane per risparmiare acqua ed energia e non sprecare cibo, fornire aiuto concreto ai Paesi più poveri. Questi gli obiettivi di EcoGive – Dare per Salvaguardare, una nuova App – disponibile su AppleStore e GooglePlay – nata grazie al sostegno dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito legata al Movimento dei Focolari.  Il telefonino racchiude ormai il nostro mondo in formato digitale. Vedere i propri comportamenti quotidiani riflessi nella dimensione digitale ci aiuta a prendere consapevolezza sui consumi davvero necessari e sugli sprechi. E attraverso questa App le azioni possibili vanno dal riutilizzo dell’acqua di lavaggio di frutta e verdura allo spegnimento di luci non necessarie, per arrivare al riciclo di indumenti usati o allo spreco di cibo. Ciascun partecipante può registrare i suoi “atti verdi” impegnandosi a realizzarne almeno 200 ad esempio per ogni anno scolastico, suddivisi in cinque aree tematiche: energia elettrica, acqua, gas, riciclo/riuso e riduzione dello spreco alimentare. Si potrà poi seguire il conteggio dei propri atti e quelli del proprio gruppo o classe scolastica, così come l’impatto del progetto misurato in CO2, MWh e acqua risparmiati. “È un progetto vitale, un contributo a un cambio culturale reale verso uno stile di vita sostenibile” afferma Marco Livia, presidente dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito APS, che ha sostenuto il progetto nel dargli uno sviluppo internazionale. “Consapevoli della grande responsabilità della nostra generazione rispetto alla situazione ambientale, crediamo fortemente nella forza del cambiamento che possiamo trasmettere ai ragazzi, e che loro possono imprimere ai loro coetanei e nei loro contesti”. L’idea è nata nel 2008 a Palermo (Italia) su iniziativa della professoressa Elena Pace, con l’obiettivo di coniugare salvaguardia dell’ambiente e solidarietà. L’esperienza poi è maturata negli anni grazie all’impegno degli alunni di varie scuole italiane. Nell’anno scolastico 2021-2022 l’iniziativa ha coinvolto 50 scuole nel mondo e raggiunto più di 10 mila studenti. Nel 2023 il suo respiro internazionale continua a crescere. Partecipano infatti scuole di ben 12 Paesi: Italia, Burundi, Benin, Madagascar, Sudafrica, India, Kenya, Pakistan, Brasile, Colombia, Haiti e Repubblica Domenicana. Il progetto si ispira agli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, focalizzandosi in particolare su tre di questi: il 13 (lottare contro il cambiamento climatico), il 4 (promuovere un’istruzione di qualità) e il 2 (sconfiggere la fame). Sostegno ai Paesi in via di sviluppo Gli atti di risparmio energetico saranno anche trasformati in sostegno concreto a favore delle popolazioni dei Paesi più in difficoltà per gli eventi avversi legati al clima. Come? Attraverso la loro monetizzazione, realizzata con donazioni di genitori, parenti, conoscenti e sponsor. Le risorse così generate consentiranno la realizzazione di azioni solidali in Paesi in via di sviluppo scelte da ragazze e ragazzi, che impareranno in questo modo a dare per salvaguardare l’ambiente. Tra i progetti di solidarietà scelti vi sono la realizzazione di un orto sociale a Nairobi in Kenya, la piantumazione di alberi in un quartiere alla periferia di Mumbai (India) e la promozione di vivai nella città di Carice (Haiti). Il progetto ha ricevuto il supporto da varie Istituzioni fra cui il Ministero dell’Istruzione italiano, il Ministero dell’Ambiente della Repubblica Dominicana, dall’università di Roma La Sapienza, l’Agenzia spaziale Italiana e dai Comune di Roma e di Priverno. L’App EcoGive è stata realizzata grazie al sostegno di Mauro Atturo, CEO & Founder della Problem Solving S.R.L. e di Carlo La Mattina, Amministratore Unico di Innovation Lab S.R.L.

Lorenzo Russo

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Guerra in Ucraina: un anno durato un’eternità

Guerra in Ucraina: un anno durato un’eternità

365 giorni di guerra nelle parole e nell’esperienza di Mira Milavec, Focolarina slovena che da alcuni anni vive in Ucraina dove lavora per Caritas Spes. “Questo anno di guerra è un anno, ma sembra un’eternità (…). Non avrei mai immaginato di vivere in prima persona una situazione del genere”. È così che comincia la nostra conversazione con Mira Milavec, focolarina slovena che dal 2019 vive in Ucraina. Un impegno instancabile il suo, che l’ha vista in prima linea durante questo anno di conflitto, lavorando per il sostegno alla popolazione con Caritas Spes Ucraina, le cui attività sono state sostenute anche dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). “Vedo molta stanchezza intorno a me. La gente – racconta Mira- in alcuni posti in particolare, vive ancora in situazioni davvero precarie. Dopo un anno, sono cambiati proprio i bisogni delle persone. Prima con Caritas Spes ci occupavamo di distribuzione di beni di prima necessità, ora siamo passati ad una nuova fase in cui è molto importante ridare dignità alle persone e occuparci anche del sostegno sociopsicologico. Siamo ancora all’inizio in questo campo ma stiamo cercando di muoverci per capire come fare”. Mira, la macchina della Caritas non si è mai fermata… “Certo. Sono in contatto con in nostri collaboratori che si trovano nei posti più colpiti. Credo non abbiano mai avuto tempo di riposare ma sono lì, giorno e notte, toccando con mano le sofferenze di questa gente che ha perso tutto, i loro cari, la casa; una vita intera in frantumi. Penso che stare a contatto diretto con queste storie, per quanto siano stanchi, dia loro la spinta per continuare a fare del bene”. C’è qualche storia in particolare che porti con te? “Sì, le storie sono diverse, ed è da lì che viene la speranza. Ricordo una famiglia del Donbass che ha dovuto lasciare la sua città già nel 2014. Avevano risparmiato tutta la vita per avere un appartamento e appena comprato si sono trasferiti a Kharkiv. Poi l’arrivo della guerra dell’anno scorso e un nuovo spostamento per loro. Sono rientrati in quell’appartamento credo a fine 2022 e lo hanno trovato in condizioni davvero disastrose a causa dei bombardamenti. Abbiamo portato loro delle stufe a legna per riscaldarsi e, nonostante questa situazione complicata, è stato toccante vedere nei loro occhi una gratitudine immensa. Non era importante quanti altri soldi sarebbero serviti per riparare i danni alla casa. Erano felici e grati di ricevere quel piccolo aiuto, di essere in vita e ancora insieme”. Personalmente cosa hai sperimentato in questo anno così difficile? “Ho visto quanto in queste situazioni la gente, noi tutti, siamo capaci di metterci in moto per aiutare; più di ogni altra cosa, riconoscere il sostegno e sentire davvero che siamo nelle mani di Dio. Spesso le persone qui non esigono molto, basta ‘stare’, esserci. Dio ti dà diversi talenti e devo dire che in questa situazione in cui mi trovo ora li posso davvero usare, possono servire davvero a qualcuno. La preghiera in questo è un vero sostegno. Spero davvero questa guerra finisca e che ciascuno nel suo piccolo, sia capace di insegnare alle nuove generazioni che è necessario combattere tutto questo odio”.

A cura di Maria Grazia Berretta

Se si gradisce si possono attivare i sottotitoli in italiano https://youtu.be/gFOMlUj6axA Per continuare a sostenere la popolazione ucraina clicca sul link Ucraina: al via la raccolta fondi in sostegno alla popolazione – Movimento dei Focolari (focolare.org) (altro…)

Vangelo Vissuto: strumenti per la grazia di Dio

Dio ha voluto veicolare la grazia che salva l’uomo attraverso l’uomo stesso. Ha scelto, cioè, di salvarci anche per mezzo del nostro amore reciproco, per la carità e la cura che abbiamo nei confronti del prossimo. E quando sembra di non aver nulla da offrire, di non essere utili, la strada che ci indica è “bussare” alla Sua porta da figli, chiedere e fidarci. Richieste speciali Per caso, ero venuta a conoscenza di una paziente ricoverata in ospedale in condizioni disperate. Per tentare di salvarla occorreva sangue di un certo gruppo sanguigno, che però non si trovava. Mi sono adoperata per cercarlo sia tra le mie conoscenze, sia nel mio ambiente di lavoro (sono infermiera presso il poliambulatorio di un ente assistenziale), ma niente da fare. Stavo per cedere le armi, col peso della sconfitta, quando dall’anima mi è nata una preghiera sentita all’Onnipotente, una richiesta. Era ormai finito l’orario di servizio del mio reparto e il medico specialista che coadiuvo mi saluta e se ne va. Solo qualche attimo e si presenta da me una giovane donna per una visita. Mi precipito a richiamare il sanitario e, a differenza di altre volte, lo trovo disposto a tornare in ambulatorio. Chiedo alla signora un documento e mi vedo porgere il tesserino dell’Avis. Quasi non credo ai miei occhi… e se avesse quel gruppo sanguigno? Se fosse disponibile? Proprio così! Quello stesso pomeriggio la donna si è trovata al capezzale dell’inferma per la trasfusione diretta. (A.M.M. – Italia) Dietro una porta Partendo dall’idea di dimezzare le mie cose personali, regalandole a chi poteva averne bisogno, ho instaurato rapporti nuovi. Ho iniziato con due giacche costose che indosso di rado, proposte alla mia vicina marocchina, la cui figlia o la nuora potevano essere interessate. Le ha gradite e, a sua volta, mi ha pregato di accettare un cappotto beige nuovo, mai indossato. Per me comportava un lavoro di ricerca a chi regalarlo, ma è servito a familiarizzare con la vicina. Due ore dopo incontro un’amica che accetta felicemente il cappotto per la sorella che indossa solo il beige. La giornata continua scandita dalla frase “Date e vi sarà dato”. Infatti, mi capita di ricevere mobili, stoviglie, biancheria per l’appartamento in cui mi sono trasferita da poco. Per noi svizzeri, è difficile varcare la soglia di casa del vicino, abbiamo sempre paura di disturbare. Ma quanta umanità è nascosta dietro le porte! Bastano pochi minuti d’intrattenimento davanti a un caffè e cadono i filtri del pregiudizio, il cuore si dilata e lo spazio familiare cresce. (Isabelle – Svizzera)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- gennaio-febbraio 2023) (altro…)

Tre donne contro la tratta degli esseri umani

Tre donne contro la tratta degli esseri umani

Diana, Argia e Jane ogni giorno donano il proprio tempo per aiutare altre donne ad uscire dall’abominevole fenomeno del traffico e della riduzione in schiavitù di esseri umani. Le loro storie raccontante in occasione della giornata internazionale contro la tratta. L’8 febbraio di ogni anno si celebra la giornata internazionale contro la tratta e lo sfruttamento di persone. La rete internazionale Talitha Kum – che conta più 3000 suore ed è sostenuta dal Vaticano e da tante associazioni fra cui il Movimento dei Focolari – quest’anno ha organizzato un pellegrinaggio online dal titolo “Camminare per la dignità” con esperienze raccontate da varie parti del mondo. Due in particolare sono legate ai Focolari. Diana e Argia, da Napoli (Italia) sono impegnate da anni in un’associazione di donne dal nome “Donne Meridiane” che opera nel sociale e nella formazione culturale.

Laurea di Blessing

“Ho conosciuto il lavoro di una religiosa – racconta Argia – che da anni accompagna delle giovani donne vittime della tratta, in un processo di reinserimento nella società. Mi chiedevo cosa potessimo concretamente fare per queste ragazze. Risuonava forte dentro di me la frase del Vangelo “Ama il prossimo tuo come te stesso”. In particolare quel “come te stesso” che forse voleva significare anche offrire a queste giovani donne le stesse possibilità di una vita libera e dignitosa che abbiamo noi donne europee. Quindi è nata l’idea di finanziare un percorso di studi con l’associazione, per una giovane donna nigeriana”. Diana aggiunge: “Abbiamo coinvolto imprenditrici, donne delle istituzioni, dell’associazionismo, amici e parenti. Abbiamo così realizzato una serata un fundraising per raccogliere fondi e sostenere l’iniziativa. Qualche mese fa abbiamo festeggiato la laurea di Blessing, questa giovane donna e neomamma da qualche giorno. Sono stati invitati gli amici con i quali avevamo raccolto i fondi per renderli partecipi non solo della gioia di questo traguardo, ma anche della possibilità di continuare a sostenere altre donne in questo percorso”. La storia di Jane invece arriva dall’Africa. Tre anni fa viveva in Burkina Faso. “Nella via di fronte casa mia, ogni sera c’era una lunga fila di ragazze – racconta -. Cosa aspettavano? Il loro turno per prostituirsi. Una realtà purtroppo ben organizzata e non si poteva far nulla per evitarla”. Jane però voleva in qualche modo fare la sua parte per aiutare queste ragazze. Così ha iniziato a collaborare con Talita Kum. “Ho scoperto che tante donne partono all’avventura in altri Paesi o altre città per cercare lavoro o per studiare. Purtroppo spesso cadono nella trappola della prostituzione. Parlare della tratta ha aperto gli occhi a tante ragazze e ha salvato molte vite”. Da un anno Jane lavora presso il centro nutrizionale del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio. È un centro di prevenzione e cura della malnutrizione infantile. “Ogni giorno riceviamo tante mamme. Ognuna con la sua storia. Mi ricordo in particolare una di loro: suo marito era partito per cercare lavoro ma non è più tornato. Abbiamo ascoltato la sua storia e pianto con lei. Non avevamo nessuna soluzione. Le abbiamo offerto una piccola somma di denaro per aiutarla con una piccola attività di commercio di fronte casa sua. Anche le giovani ragazze con cui lavoriamo sono sensibili al tema dello sfruttamento. Mi colpisce sempre l’esempio di una di loro che dice che nel nostro quartiere c’è la più alta percentuale di prostituzione. Lei lo racconta con gioia perché ha capito che, nonostante questo problema, il nostro lavoro nel prenderci cura dei bambini, delle mamme e delle loro famiglie, è il nostro modo anche di prevenire la tratta e lo sfruttamento di esseri umani”.

Lorenzo Russo

VIDEO: Piazza San Pietro, Roma, flash mob contro la tratta degli esseri  umani. https://www.youtube.com/watch?v=kUPDp1PaaHc

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Giulio e Pina: ri-innamorarci giorno per giorno

Amarsi nel matrimonio è una grande sfida. Vuol dire perdersi nei sentieri dell’altro, condividere vita, seminare pazientemente e raccoglierne i frutti; significa scegliersi ogni giorno anche quando non ci si riconosce, se necessario, imparare a rallentare per andare al passo dell’altro. Nella giornata dedicata agli innamorati, condividiamo la storia raccontata in occasione del collegamento del novembre 2017 da Giulio e Pina Ciarrocchi che, 22 anni prima, nel maggio del 1995, in seguito  all’arrivo di un ictus che ha stravolto le loro vite, hanno trovato il coraggio di lasciarsi guidare da Dio, sperimentando una nuova via per ri-innamorarsi ogni giorno, vedendo Gesù l’uno nell’altro. https://www.youtube.com/watch?v=tHF-p-SseBY&list=PL9YsVtizqrYvw5ZXc6BHbs8vczVhp5xz6&index=1&t=5s   (altro…)

Perù: Feliciano, un nuovo ospite dell’Hogarcito

Perù: Feliciano, un nuovo ospite dell’Hogarcito

La missione dell’Hogarcito “Chiara Lubich”, il Centro per Anziani nella foresta amazzonica peruviana,  è quella di  accompagnare gli anziani e coloro che vivono la malattia. Un luogo dove il servizio è mosso dall’amore, dove si trovano persone che fanno del bene, capaci di mettere tutto nelle mani di Dio. A metà dello scorso anno una donna è arrivata all’Hogarcito per chiedere aiuto. Aveva urgente bisogno di sostegno per il fratello anziano che viveva da solo, lontano dalla capitale dove lei abitava. Ci ha chiesto di accoglierlo nell’Hogarcito e, dopo averle chiesto di darci un po’ di tempo per analizzare la situazione e le nostre possibilità, ci siamo messi nei panni dell’anziano e non abbiamo esitato a dare la nostra disponibilità ad accoglierlo. È così che Feliciano, 74 anni, è diventato un nuovo ospite dell’Hogarcito. Lo abbiamo accolto con grande affetto e con una festa di benvenuto. Abbiamo scoperto che aveva perso la vista da un occhio, che aveva problemi di linguaggio – si capiva a malapena quello che diceva –, oltre a una grave sordità.

Feliciano durante la rihabilitazione

Si muoveva da solo, sempre con un bastone, ma un giorno, dopo essere entrato nella sua camera da letto, tardava in uscire. Il personale addetto lo ha trovato disteso sul pavimento, incapace di alzarsi. Hanno così chiesto aiuto all’Emergenza del Centro di Salute. Feliciano aveva avuto un ictus e metà del suo corpo era paralizzata. La situazione era molto difficile. Lo si vedeva limitato, triste. Aveva bisogno di un infermiere al suo fianco e di un monitoraggio cardiaco costante. Il personale dell’Hogarcito, però, non è preparato per tali cure specialistiche. Per questo si è dovuto ricoverare Feliciano in ospedale. Abbiamo calcolato che il ricovero ci sarebbe costato circa 2.500 Soles (620 Euro), per coprire anche le cure e le terapie. Abbiamo provato a entrare in contatto con la sorella ma, non avendo ricevuto risposta, non ci abbiamo pensato due volte: fidandoci della provvidenza di Dio abbiamo subito assunto un’ infermiera che si prendesse cura di lui e una fisioterapista per le sessioni di riabilitazione. Quando abbiamo chiesto a quest’ultima quanto ci avrebbe fatto pagare, ci ha detto: “Non preoccupatevi per il pagamento, sarà il mio modo di aiutare l’Hogarcito”. È stato molto difficile e rischioso spostare Feliciano. Abbiamo chiesto a Dio di darci le forze per continuare a sostenerlo e portare avanti la situazione. Alla fine, l’amore di tutti l’ha aiutato a migliorare ogni giorno. Improvvisamente, qualche tempo dopo, ci ha sorpresi alzandosi, prendendo il bastone e facendo qualche passo. Che emozione, eravamo tutti felici di vederlo camminare! Era una felicità piena. Un’esperienza, quella di accompagnare chi vive la malattia, che ci permette non solo di incontrare persone che fanno di tutto per dare una mano,  ma ci dà la gioia di affidarci insieme e mettere tutto e tutti nelle mani di Dio.

I volontari dell’Hogarcito

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Sinodo in Europa, un nuovo modo di essere Chiesa 

Sinodo in Europa, un nuovo modo di essere Chiesa 

Il primato dell’ascolto, un cammino comune aperto al dialogo e all’incontro, le sfide della secolarizzazione, della pace, dell’accoglienza delle molte diversità sono al centro di questa tappa. Presente anche Margaret Karram, Presidente dei Focolari.  “Ci riuniamo a Praga, città che può essere considerata un ponte tra l’Est e l’Ovest, ma anche un monito per l’Europa. Oggi, poco più di trenta anni dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del mondo diviso in blocchi contrapposti, abbiamo un’altra guerra nel centro dell’Europa. Siamo vicini ai nostri fratelli ucraini, nella speranza che l’aggressione russa termini e che nel nostro continente si possa trovare una vera pace e riconciliazione”. Ha messo subito il dito nella piaga più profonda del vecchio continente, Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius (Lituania), Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) nel suo intervento d’apertura della tappa europea del Sinodo della Chiesa cattolica. Immediata solidarietà è stata espressa anche alle popolazioni turche e siriane colpite dal terribile terremoto. L’incontro si svolge nella capitale della Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio, con la partecipazione di 200 delegati provenienti dalle 39 Conferenze Episcopali europee, di 45 Paesi. Presenti anche 44 “invitati” tra cui Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. “Nella sinodalità siamo tutti apprendisti” ha ricordato poi il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, offrendo una prospettiva realistica di questa fase del percorso. La Chiesa in Europa si è ritrovata per fare esperienza di un percorso di condivisione, più che mai necessario oggi, per  conoscersi e far crollare pregiudizi. La voce delle Chiese in Europa Le sessioni dedicate al racconto del percorso sinodale delle diverse conferenze episcopali hanno restituito uno spaccato della vita delle Chiese in Europa. Dall’Albania dove i cristiani oggi si confrontano con la necessità di imparare a dialogare con persone di religione diversa; al Belgio, dove la secolarizzazione ha raggiunto ogni ambito sociale. L’invito è saper cogliere i segni dei tempi dando spazio ai laici, evitando ogni forma di clericalismo, ogni cedimento ad atteggiamenti di abuso e di potere. In Bielorussia il cammino sinodale ha portato alla luce la necessità di una formazione al dialogo sia per il clero che per i laici, per incidere di più nella società. La Bulgaria, Paese con una piccolissima percentuale di cristiani-cattolici, ben esprime un cammino sinodale animato da un forte spirito ecumenico, comune a diversi Paesi dell’Europa dell’Est, mentre dalla Francia arriva un invito deciso all’ascolto e alla centralità nella Chiesa delle vittime di abusi; ad un cammino di purificazione nella vita spirituale per ritrovare la fedeltà a Cristo ed essere una Chiesa accogliente per tutti. Sottolineano la necessità di una formazione continua alla vita della fede e all’evangelizzazione le Chiese di Gran Bretagna e Galles. Questioni trasversali Molte le questioni trasversali alle Chiese del vecchio continente: dalla piaga degli abusi, alla formazione del clero perché riacquisti la fiducia del popolo di Dio e sia all’altezza delle sfide della società odierna scristianizzata e secolarizzata, alla questione della donna nella Chiesa, fino all’urgenza della trasmissione della fede oggi, ma con un linguaggio e modalità adatti ai tempi. Ma la domanda comune a tutti è una: cosa significa per la Chiesa in Europa essere “inclusiva”? In che modo può abbracciare anche quelle persone che vivono situazioni morali complesse rispetto alla dottrina della Chiesa, come le persone divorziate o le persone LGBTQ+. Risposte, si è detto, che verranno da un paziente cammino di comunione. “Credo che la risposta che la Chiesa in Europa possa offrire oggi – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – sia il dono di quell’amore evangelico che ci viene da Cristo stesso e sta al cuore del dialogo e dell’incontro. Come Movimento dei Focolari ci impegniamo in questo cammino al quale il Papa ci chiama”. Le giornate sinodali di Praga sono per la Chiesa in Europa un esperimento di sinodalità sul campo, che mostrano la necessità di proseguire su questa strada. Il documento finale, risultato di queste giornate di lavoro, raccoglierà tutte le istanze, sfide e proposte e, insieme a quelli delle altre 6 assemblee continentali, verrà inviato alla commissione centrale del Sinodo.

Stefania Tanesini

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La luna sulle macerie: testimonianze da Turchia e Siria

La luna sulle macerie: testimonianze da Turchia e Siria

Il 6 febbraio 2023, potenti scosse di terremoto hanno colpito la Turchia meridionale e centrale e la Siria. Una catastrofe che ha causato la distruzione di intere città, la morte di migliaia di persone e tantissimi dispersi. Ecco alcune testimonianze di chi si trova su quei territori. “Già domenica sera, il 5 febbraio, era arrivata dalle autorità la comunicazione che il lunedì 6 le scuole sarebbero rimaste chiuse, perché si temeva una violenta tempesta. Le temperature sfiorano lo 0 ed è previsto per tutta la Turchia il periodo più freddo dell’anno”. Sono le parole di Umberta Fabris, del Focolare di Istanbul (Turchia), che con voce commossa racconta in che condizioni il Paese si ritrova a vivere una catastrofe che non ha eguali e che con una violenza inaudita, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, si è abbattuta sulla Turchia e sulla Siria. L’entità di questo terremoto è inimmaginabile. Sono infatti 10 le  province della Turchia colpite, 13 milioni di persone coinvolte e numerosissime scosse che continuano ancora. Ad oggi si contano oltre 14.000 vittime, ma i numeri, man mano che si scava continuano ad aumentare. “Istanbul si trova a circa 1000 km dalle zone colpite – continua Umberta Fabris – ma qui siamo circondati da persone che lì hanno parenti, amici e  le notizie arrivano col contagocce. I cellulari si sono scaricati, manca l’elettricità, i danni alle infrastrutture delle comunicazioni sono enormi come a tutto il resto. Arriva solo qualche sms o poche parole scambiate con una linea molto disturbata. Ed è tutto un cercare di avere notizie, di sapere se tutti rispondono all’appello, anche tra i nostri amici della piccola comunità cristiana ad Antiochia, Mersin, Adana e Iskenderun”. Nella tragedia tra le macerie e il  gelo,  il dolore avvicina i cuori degli uomini che unendo le forze, combattono, ci racconta ancora Umberta Fabris, che proprio da Iskenderun ha saputo del crollo della Basilica dell’Annunciazione e di come all’interno del Vescovado, lì dove le abitazioni sono state dichiarate inagibili, si sono ritrovati alcuni cattolici, ortodossi, musulmani che condividono quello che hanno e offrono un luogo in cui passare la notte. “Colpiscono le migliaia di giovani che si sono stipati all’aeroporto – dice-, pronti per partire e andare a prestare soccorso, la fila interminabile di persone alla raccolta di sangue o i ragazzi liceali che si sono rimboccati le maniche in varie attività. Continuiamo a confidare in Dio e nella sua Santa Provvidenza e portiamo nel cuore anche l’amata Siria.” Ed è proprio dalla Siria che giunge la voce di Bassel, giovane dei Focolari: “Sono giorni devastanti anche nella mia città, Aleppo. Il 6 febbraio ci siamo svegliati terrorizzati e siamo corsi verso le scale non vedendo nulla, a causa dell’interruzione di corrente. Ci siamo fermati alla porta di casa, dove c’è un’immagine dell’angelo custode e abbiamo pregato, poi abbiamo trovato un cellulare e acceso una torcia. Non riconoscevo la stanza: tutto sul pavimento era rotto, le pareti e le ceramiche crepate, i vicini scendevano urlando. Abbiamo preso solo quello che potevamo portare nella tasca del pigiama, indossato le giacche e siamo scesi sotto la pioggia in un freddo fortissimo”. Bassel ha trascorso quella notte interminabile in strada osservando il crollo delle chiese e delle moschee. La luce della luna mostrava la distruzione. Man mano che le scosse di assestamento diventavano più leggere arrivavano notizie di amici rimasti sotto le macerie e di edifici crollati interamente. “Siamo un Paese che non è attrezzato per simili disastri – continua. Tra gli edifici crollati anche i 7 piani del Vescovado della Chiesa greco-cattolica melchita. Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo emerito di Aleppo, si è salvato, mentre Padre Imad, mio ​​amico personale e nostro insegnante a scuola fin da quando ero piccolo, è rimasto sotto le macerie”. Le persone parlano delle loro case diventate parte del passato, mentre il freddo rende tutto più difficile. La Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa hanno effettuato operazioni di censimento dei presenti. “Io – dice Bassel- ho partecipato con i volontari e i giovani scout nel preparare e distribuire cibo e distribuire coperte per bambini e ragazzi ma non sono riuscito ad addormentarmi per le forti scene che avevo visto”. Mentre le scosse di assestamento continuano a far crollare edifici, Bassel riflette: “Quando sentiamo le notizie, vediamo i principali Paesi che inviano specialisti, aiuti e squadre di soccorso nei Paesi colpiti, proviamo dolore nel vedere che non possono inviare nulla in Siria per via dell’embargo, come se non fossimo umani. Adesso siamo rientrati a casa, dove Internet è migliore e stiamo aspettando la prossima scossa. Pregate per noi affinché restiamo vivi, pregate per chi è morto, pregate per i dispersi”.

Anna Lisa Innocenti e Maria Grazia Berretta

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Terremoto:  “Sospensione embargo finanziario alla Siria per organizzazioni umanitarie”.

Terremoto: “Sospensione embargo finanziario alla Siria per organizzazioni umanitarie”.

Appello Movimento Politico per l’Unita – Focolari

“Un accorato e forte appello perché si ponga immediatamente fine all’embargo in Siria che rende difficile perfino far arrivare aiuti in questo terribile momento”. Lo rivolge il Centro internazionale del Movimento Politico per l’Unità, espressione del Movimento dei Focolari, alla comunità internazionale, ai governi e all’Unione Europea. “Si sospenda temporaneamente almeno l’embargo finanziario per consentire tempestivamente alle organizzazioni umanitarie già attive sul posto di fornire gli aiuti necessari”. Arrivano notizie drammatiche anche dalle comunità e dalle famiglie presenti nei territori colpiti dal terremoto. Il Movimento dei Focolari, che opera in Siria già da anni con aiuti umanitari e progetti, si è attivato con una apposita raccolta di fondi mondiale. Resta però la difficoltà di far arrivare aiuti alla Siria per le misure introdotte con l’embargo finanziario. Il Movimento Politico per l’Unità sta attivando tutti i canali di contatto possibili anche con altri Movimenti ed Associazioni e con chi ha potere decisionale e di persuasione politica, “ma si faccia in fretta, per salvare più persone possibili”.

Stefania Tanesini 

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Vangelo Vissuto: “Tu sei il Dio che mi vede” (Gen 16, 13)

In un tempo considerato il tempo dell’ansia dove nessuno si sente mai all’altezza delle aspettative del mondo, chi ci chiama a fare grandi cose è un Padre che poggia il suo sguardo su di noi come nel giorno della Creazione; un Dio che guarda a quel nucleo indistruttibile di bellezza che è in ciascuno e che ci invita a mantenere gli occhi aperti sulle fatiche di chi ci è accanto con lo stesso amore che Lui ha per noi. Riparare il passato I miei genitori divorziarono quand’ero piccola e mio padre ebbe cinque mogli: da quei matrimoni ho due fratellastri e due sorellastre. Inoltre, i genitori di mio marito sono entrambi dipendenti dall’alcol. Anni fa, durante una grave prova in famiglia, mio marito ed io abbiamo deciso di impegnarci per portare serenità tra i parenti, quasi a voler raddrizzare il nostro albero genealogico. Da allora, con la preghiera, con la creatività dell’amore, con inviti a cena, con feste, costatiamo una loro reale “guarigione”. Certo, tutto ciò comporta fatica, soldi, ma la provvidenza non ci manca mai. Per esempio, avevamo organizzato la festa di compleanno per una sorellastra, ma all’ultimo momento ci siamo resi conto di aver pensato a tutto tranne a un regalo. Dio ha provveduto a risolvere il problema attraverso una vicina: aveva comprato per la figlia una bellissima blusa che però, rivelatasi piccola, pensava di proporre a nostra figlia. Ecco il regalo per l’acquisita sorella! Taglia e colore erano perfetti: “Come avete fatto a sapere che la desideravo tanto?”. (E.S. – Repubblica Ceca) Uno sguardo nuovo sulle cose Siamo coniugi in pensione. Quattro anni fa i nostri vicini di casa hanno dimenticato di chiudere la pompa del loro giardino durante la notte. Risultato: il nostro pianterreno si è allagato, producendo danni per circa 9 mila dollari. Abbiamo invitato i vicini a denunciare alla loro Compagnia di assicurazione il danno in modo da venire risarciti, ma si sono rifiutati, per evitare che con ciò venisse loro aumentato il costo annuale dell’assicurazione. Sul momento è scattato in me l’impulso di denunciarli, anche perché c’erano dei testimoni attendibili. Poi però, parlandone tra noi, mia moglie ed io abbiamo deciso di perdonarli. In questi quattro anni li abbiamo sempre salutati gentilmente, scambiando con loro qualche parola. Due giorni fa hanno cambiato casa e, mentre gli operai caricavano i mobili sul camion, la nostra vicina si è avvicinata a mia moglie: “Siete delle brave persone, mentre noi vi abbiamo fatto del male. Vi chiedo perdono”. Dopo queste parole il mondo ci è sembrato un po` più bello. (T.C. – Usa)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1° gennaio-febbraio 2023) (altro…)

Emergenza terremoto in Turchia e Siria

Emergenza terremoto in Turchia e Siria

I contributi, raccolti attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN), serviranno per far arrivare alle popolazioni della Turchia e della Siria colpite dal forte terremoto del 6 febbraio 2023 aiuti di prima necessità, anche in collaborazione con le Chiese locali.

Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione della Turchia e della Siria, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per far arrivare alle popolazioni colpite dal terremoto del 6 febbraio 2023 aiuti di prima necessità per l’alimentazione, le cure mediche, la casa, il riscaldamento e l’accoglienza in diverse città dei due Paesi, anche in collaborazione con le Chiese locali.

È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/ AFN: www.afnonlus.org/dona/ oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Causale: Emergenza Terremoto Medio Oriente

Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus (altro…)

Chiara Lubich: Resurrezione di Roma

Resurrezione di Roma è uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich, frutto di una sua esperienza poi trasmessa in un articolo apparso sulla rivista “La Via” nel 1949. È un testo che mostra al contempo la dimensione mistica di un’esperienza carismatica, espressa da un uso del linguaggio particolarmente denso di immagini, e l’attualizzazione di tale esperienza nella vita a contatto con l’umanità. Lo scritto segna un punto di svolta nell’esperienza di Lubich del ’49: il ritorno a Roma, cioè alla vita normale, vissuto come un immettere la luce e la vita nel quotidiano, con il frutto di un rinnovamento non solo dell’esistenza personale ma della società. Lo sguardo su Roma per l’autrice ha il significato, infatti, di uno sguardo su tutte le città del mondo. Il video che presentiamo è frutto di un lungo e un paziente lavoro fotografico portato avanti da Javier Garcia, con  la voce originale di Chiara Lubich tratta dalla lettura del testo rivolto  ai dirigenti dei Focolari il 3 ottobre 1995. https://www.youtube.com/watch?v=acrJDXY6Lig

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Vangelo Vissuto: Farsi strumenti nelle mani di Dio

Una delle sofferenze più grandi per l’essere umano è sentire la propria inutilità dinanzi ai fatti della vita, accettare di non poter fare nulla. Essere strumento nelle mani di Dio vuol dire, dunque, mettersi a disposizione, riscoprire il proprio valore nel lasciar fare a qualcun altro; imparare l’arte dell’affidarsi e dell’affidare. Prudenza Come responsabile di un reparto nella mia ditta, un giorno ho notato in un collega, di solito molto sereno, un atteggiamento aggressivo. Invitato a parlare, mi ha confidato i suoi problemi con la moglie, rivelatasi violenta al punto da mettergli le mani addosso. Pretendeva da lui sempre più soldi. Era questo il motivo delle sue ore di straordinario. Da allora quel collega ha cominciato a telefonarmi fuori dal lavoro quando le cose andavano male, sicuro di trovare in me un ascolto disinteressato. Quando però mi sono resa conto di essere diventata per lui una specie di rifugio, ho avvertito, per la prudenza cristiana, il bisogno di parlarne con mio marito. E proprio lui, dopo avermi aiutata a capire che per quell’uomo io potevo rappresentare non solo un’amica, ma l’ideale di donna, ha proposto un’idea rivelatasi vincente: invitare la famiglia del collega con la scusa di un compleanno. Dopo esserci affidati a Dio e grazie al clima creato dai giochi e dalle trovate dei nostri figli, il rapporto instaurato con l’altra coppia ha fatto ben sperare in un cambiamento della situazione. (G.T. – Portogallo) Addio, bici. Da qualche tempo ho dovuto mettere a riposo in garage l’amata bicicletta, compagna di tante gite e spostamenti. Il fatto è che, a causa delle mie doppie lenti, ora sono costretta a camminare sempre a piedi. Un po’ mi è costato, a dire il vero: la bici mi era molto utile perché nel cestello potevo mettere la spesa e altre cose che ora devo portare a mano. Per fortuna abito in un piccolo centro dove tutto ciò che serve risulta concentrato. Ho scoperto però un vantaggio di fare a meno delle due ruote, oltre a quello di evitare le cadute, così disastrose quando si è raggiunta una certa età. Andare a piedi, infatti, mi offre la possibilità di incontrare tante persone, scambiare due chiacchiere… e c’è sempre qualcosa di triste o di gioioso da mettere in comune. Insomma, tutto è espressione di amore di Dio, se ci disponiamo a fare la sua volontà. Meglio cercare di andare in Paradiso senza bicicletta piuttosto che andar più velocemente… e dove poi? (Marianna – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1 – gennaio-febbraio 2023)     (altro…)

Dialogo ecumenico: come parte dello stesso popolo

Un passo avanti per conoscersi e per camminare insieme. A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, da Bari (Italia) un’esperienza di sinodalità, dialogo e di vicinanza con i fratelli di varie Chiese. Da alcuni anni io e mio marito Giulio seguiamo il dialogo ecumenico nell’ambito della diocesi insieme ad altri movimenti e per conto del Movimento dei Focolari. Tempo fa ci è arrivata la lettera del Cardinale Kock, Prefetto del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e del Cardinale Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, sulla necessità di coinvolgere i fratelli delle altre Chiese nei Tavoli Sinodali, momenti in piccoli gruppi, organizzati per elaborare riflessioni e proposte idonee al cammino della nostra Chiesa diocesana proprio in occasione del Sinodo avviato nell’ottobre 2021. Cogliendo l’occasione sono andata da don Alfredo, il delegato del nostro Vescovo per il dialogo ecumenico e interreligioso, invitandolo a considerare questa ipotesi ed egli, dopo qualche tempo, mi ha contattata per invitarmi a partecipare ad un corso per facilitatori dei Tavoli Sinodali in Diocesi che è stato molto interessante. Il passo successivo è stato iniziare ad immaginare il nostro incontro con i nostri fratelli cristiani, e poi man mano concretizzarlo: abbiamo cercato una sala adatta, abbiamo coinvolto nella preparazione gli amici degli altri movimenti, ognuno dei quali conosceva persone di altre Chiese, che sono diventati a loro volta altri facilitatori. Abbiamo fissato la date e sin dal mattino siamo andati insieme con la mia famiglia a preparare la sala per renderla accogliente: abbiamo apparecchiato 6 tavoli con tovaglie colorate, cartelloni, pennarelli colorati, ma anche cioccolatini, bevande, bicchieri ecc. Non sapevamo quante persone sarebbero venute per cui abbiamo voluto esagerare ed abbiamo messo 6 sedie per tavolo. Nel primo pomeriggio sono arrivati i nostri ospiti e alla fine eravamo 38 persone di 9 Chiese diverse e abbiamo dovuto aggiungere 2 sedie. È stata un’esperienza bellissima in cui siamo entrati come estranei e siamo usciti come fratelli, con il desiderio di conoscerci sempre più per poi poter pregare insieme e vivere la carità fraterna. C’era un grande entusiasmo per la scoperta di poter stare insieme con la gioia di essere un solo Popolo di Dio.

Rita e Giulio Seller

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Gran Bretagna: Colmare le spaccature

Costruire unità al di là di pregiudizi secolari, diffidenza e spaccature, generando, giorno dopo giorno, un dialogo che è diventato stile di vita. E’ questa la quotidianità della comunità dei Focolari in Gran Bretagna, i cui membri appartengono a varie Chiese Cristiane.  https://www.youtube.com/watch?v=wBQwwx-YKpQ&list=PL9YsVtizqrYtRzIRPgjiIk5yzCtFx5lrU&index=2 (altro…)

La comunione, una mission

La comunione, una mission

È stato presentato, il 19 gennaio 2023, a Roma (Italia) presso il “Focolare meeting point”, il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, una panoramica delle attività e delle iniziative promosse dal Movimento nel mondo nel biennio 2020 -2021.  Con la partecipazione di personalità del mondo diplomatico, politico e religioso, oltre a giornalisti di diversi media italiani, si è presentato il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari per gli anni 2020-2021.

Margaret Karram

Un documento che è narrazione di un cammino di vita fatto di condivisione spontanea, non solo di beni ma di esperienze ed esigenze ispirate dall’amore evangelico e che, mostrando i frutti di questa condivisione, incoraggia a un rinnovato dialogo per una comunione accresciuta, ponendo accanto alle risorse materiali anche i beni immateriali, donati, investiti, raccolti in questo tempo. L’evento, moderato dalla giornalista Claudia di Lorenzi, si è aperto con Il saluto della Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram. Ha augurato “che queste pagine segnino l’inizio di una condivisione sempre più grande. Per essere credibili semi di speranza che contribuiscano a rinnovare il mondo con l’amore”. Nel suo intervento Geneviève Sanze, economista e co-responsabile per l’aspetto dell’Economia e Lavoro del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari ha spiegato che “questo bilancio è uno strumento di dialogo, un tentativo di offrire uno spaccato di quanto si cerca di portare nella società, avanzando nel cammino verso la fraternità”. Sr. Marilena Argentieri, Presidente del CNEC (Centro Nazionale economi di comunità) ha affermato che quanto “trasmette il bilancio di comunione è che niente ci appartiene (…) perché tutto ciò che ho è in comunione con l’altro”. Ed ha aggiunto un’impressione personale: “Il ‘Bilancio di Comunione’ credo che mi faccia crescere nella libertà e nel distacco, perché al centro c’è l’amore di Dio e l’amore verso i poveri”.

Dalla sinistra: Dott.sa Geneviève Sanze, Prof. Luigino Bruni, Prof. Andrea Riccardi, Sr. Marilena Argentieri.

“Questo documento – ha detto Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio – vuole mettere in luce gli effetti di questa comunione, di ciò che abbiamo e di ciò che siamo, in una volontaria e libera condivisione. E in una qualche misura più si fa comunione e meno si controllano gli effetti, ma forse più si vive il Vangelo”. “Il movimento dei focolari – ha aggiunto Riccardi – irradiato in tanti paesi del mondo, silenziosamente, è come una rete nella società e nella Chiesa che trattiene la terra dallo smottamento. Noi siamo in un tempo di dissesto umano, ecologico e religioso e allora questa rete di amicizia nel mondo, e qui insisto sul valore dell’unità, ma un unità che si radica poi in tanti pezzi di mondo, ha un valore tanto superiore”. A sua volta, Luigino Bruni, economista e docente di economia alla Lumsa di Roma, ha detto che “il Bilancio di Comunione ci ricorda l’importanza dei capitali relazionali, capitali spirituali, capitali invisibili che fanno bella e ricca la nostra comunità” e “i carismi sono capaci di attivare energie più profonde dei soldi, cioè la gente si muove per l’infinito”. Il “Bilancio di comunione”, un dossier di 112 pagine, dove scorre la vita del Movimento dei Focolari, dalle diverse iniziative alla formazione e studio, dalla comunicazione all’ecologia, dove è chiaro che – come ha detto Geneviève Sanze – “non sono i soldi che cambiano il mondo. Ma sono donne e uomini ‘nuovi’ che portano una nuova cultura della fraternità. Ed è questo che vogliamo mettere in evidenza”.

Carlos Mana

Rivedi il video della Presentazione https://youtu.be/HcJ5poGmq8A (altro…)

“Camminando insieme” si costruisce il Sinodo 2021-2024

“Camminando insieme” si costruisce il Sinodo 2021-2024

Il Cammino sinodale è entrato nella tappa continentale. Il Movimento dei Focolari ha dato il suo contributo attraverso una riflessione ed un lavoro svolto a livello mondiale. Per conoscere di più il contenuto della sintesi presentata abbiamo intervistato Francisco Canzani, Consigliere del Centro internazionale dei Focolari per l’aspetto “sapienza e studio” e coordinatore della Commissione per il Sinodo. Che valutazione fate del lavoro svolto nel Movimento dei Focolari per il Sinodo? Una valutazione molto positiva. Hanno partecipato più di 15000 membri del Movimento alla prima tappa del percorso sinodale, distribuiti in 520 comunità di tutto il mondo. Sono arrivate 21 sintesi regionali che dimostrano la profondità della riflessione e l’interesse dimostrato dai Focolari in tutte le culture. A questo lavoro interno al Movimento -in risposta ai materiali proposti dalla Segreteria del Sinodo, che ci aveva chiesto un apposito contributo- si aggiunge la partecipazione di tantissimi appartenenti al Movimento nelle loro diocesi e parrocchie. Poi è stato particolarmente rilevante il coinvolgimento nel percorso di riflessione di persone di diverse Chiese cristiane e di fedeli di diverse religioni. Sono arrivati anche due importanti contributi da gruppi di dialogo tra cristiani e persone senza convinzioni religiose che si tengono nell’ambito del Movimento. In che modo questo approfondimento ci può aiutare ad acquisire pratiche di sinodalità all’interno del Movimento?

Equipe percorso sinodale Movimento dei Focolari

Si può partecipare al percorso sinodale proprio “camminando insieme”. L’esperienza di riflettere e mettere in comune le nostre esperienze, preoccupazioni e domande è stata già di per sé molto valida. Sono venute fuori delle importantissime tematiche: corresponsabilità, missione, giovani, opzione per i poveri, vita comunitaria, ruolo delle donne nella Chiesa che in gran parte erano state molto presenti anche nell’Assemblea Generale del Movimento, che si è tenuta tra gennaio e febbraio del 2021, ma che ancora hanno bisogno di attuazione, d’incarnazione. Il processo sinodale è stato l’ulteriore tappa di un cammino di attualizzazione della nostra vita ai tempi che Dio ci dà di vivere. Concluso questo contributo come Movimento, come possiamo essere partecipi nella tappa attuale, cioè la tappa continentale? È fondamentale che tutti “entriamo” in profondità nella Sintesi che ci è stata proposta dalla Segreteria del Sinodo per la tappa continentale. Che la leggiamo, la meditiamo, che possiamo rispondere alle sue domande ancora in comunità. Ci renderemo conto, tra l’altro, della grande sintonia che c’è con il documento sintesi che abbiamo inviato come Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo. Per essere partecipi della tappa attuale, possiamo poi continuare a partecipare a tutte le occasioni che la nostra Chiesa locale ci propone. C’è qualche sussidio che possa aiutare i membri del Movimento ad approfondire il tema della sinodalità? Credo sia importante che tutti consultino il documento sintesi che abbiamo inviato come Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo. Abbiamo anche fatto un video di presentazione, che aiuta a capirlo meglio. Poi, come ho già detto, è fondamentale leggere il documento della tappa continentale e continuare a riflettere sulle tematiche che si presentato li. Sarebbe veramente utile, inoltre, che le comunità del Movimento potessero rispondere alle domande che pone il documento, le stesse che tutta la Chiesa si pone. Importantissimo, anche, formarci alla sinodalità. Per questo l’Istituto Universitario Sophia, attraverso il suo centro di ricerca Evangelii Gaudium inizia un articolato corso on-line sulla tematica. Penso che tutti possiamo -e forse dobbiamo- farne uso.

Carlos Mana

Contributo del Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo – Scaricare PDF https://youtu.be/XaPCfyW6YQk (altro…)

Chiara Luce: premio Solidarity

Chiara Luce: premio Solidarity

Al via la prima edizione del premio annuale promosso dalla Fondazione Chiara Badano Ti piace aiutare concretamente gli altri? Hai un’idea su un progetto di solidarietà e non vedi l’ora di avviarlo? Bene, c’è un’iniziativa che potrebbe interessarti. Il 29 ottobre 2022 durante l’anniversario della nascita della Beata Chiara Luce Badano, la Fondazione che tiene viva la sua memoria ha istituito la prima edizione del Premio Solidarity. È un evento annuale per promuovere progetti di solidarietà in ogni parte del mondo. Chiara Luce fin da piccola ha mostrato la sua passione per i più bisognosi, i più deboli, gli emarginati della società, anziani e bambini in particolare. Per questo motivo la Fondazione Chiara Badano ha deciso di istituire questo premio. L’obiettivo è infatti di sostenere e incentivare progetti per la promozione di azioni positive rivolte alle fasce deboli della popolazione (anziani, persone con disabilità, immigrati…) e azioni volte al contrasto dello sfruttamento e della violenza su donne e bambini, nuove povertà e per la salvaguardia del pianeta. Il premio individuerà ogni anno un progetto innovativo su specifiche tematiche di rilievo sociale, con l’obiettivo di diffonderne i contenuti per farne patrimonio comune. Lo scopo sarà sostenere il progetto attraverso un contributo economico di 2mila euro, incentivarlo attraverso una comunicazione efficace sui social media e aprirlo a nuove forme di sostegno. Al premio possono aderire organizzazioni e gruppi, anche informali, composti in maggioranza da giovani under 30, con un progetto che promuova e sostenga la cultura e la pratica della solidarietà. La scadenza per la presentazione dei progetti (20 gennaio 2023) è stata prorogata al 20 febbraio. Per maggiori info leggi il bando. La Fondazione Chiara Badano promuove inoltre anche il Premio Art, un’iniziativa per dare ai giovani la possibilità di esprimere – attraverso talenti artistici – quanto lo stile di vita di Chiara Luce li abbia affascinati e ispirati. A marzo 2023 uscirà il bando per la sesta edizione. www.chiarabadano.org

Lorenzo Russo

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Bambini per la pace

KidsAction4Peace è l’iniziativa alla quale aderiscono i più giovani del Movimento dei Focolari, i e le Gen4 ed i e le Gen3, che invitano i bambini e le bambine a mettersi in gioco per costruire la pace. Un modo semplice ma concreto per guardare a chi, in questo momento, vive la sofferenza e l’ingiustizia della guerra. Per dare un contributo, abbiamo tempo dal 25 al 30 gennaio 2023 Ciao a tutti! Siamo alcuni bambini e ragazzi che ci impegniamo a costruire la pace a scuola, a casa, nello sport cercando di essere gentili e di aiutare chi ha bisogno. Come possiamo aiutare i nostri amici che si trovano in mezzo alla guerra? Chiediamo ai nostri capi di Governo o di Stato di aiutare i popoli in guerra a fare la pace! Vuoi darci una mano anche tu?

  1. Fai un disegno, o scrivi una poesia o una letterina sulla pace.
  2. Scrivi sopra lo slogan #KidsAction4Peace (puoi anche chiedere a un adulto di fare la foto e metterla sui social con questo slogan).
  3. Spediscila tra il 25 e il 30 gennaio all’indirizzo postale del tuo capo di Governo o di Stato. Puoi anche farne di più e mandarli ad altri Governanti. Qui trovi la lista per Paese. (Il 30 gennaio è anche la giornata scolastica della non violenza).
  4. Chiedi ad almeno altri 5 bambini di fare lo stesso e fai girare questo messaggio.

Abbiamo saputo che il 9 e 10 febbraio molti di questi Governanti si incontreranno a Bruxelles, così speriamo che le nostre lettere e disegni arrivino al loro cuore. Ciao!! Sofia (12), Agnese (10), Matteo (10), Costanza (10), Nicola (9), Mattia (8), Teresa (8), Cristina (7), Anastasia (7) dell’Italia; Leonor (11), Margarida (9), Leonor (9), Joao (8), Leonor (8) del Portogallo; Thiméo (12), Mathilde (11), Adéline (8), Aurélien (5) del Belgio https://www.youtube.com/watch?v=4_I2pOTDzVU (altro…)

Vangelo Vissuto: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1, 17)

Imparare a fare il bene vuol dire impadronirsi di un alfabeto che ci permette di cogliere la volontà di Dio nella nostra vita e andare incontro all’altro. È un alfabeto fatto di gesti e la giustizia non è che il tesoro prezioso da ricercare, la gemma desiderata e la meta di questo nostro agire. L’incidente Stavo tornando a casa per il pranzo quando la macchina davanti a me ha preso a sbandare per poi capovolgersi. Mi fermo ed esco dall’auto per prestare aiuto. Grazie anche all’arrivo di altri soccorritori gli infortunati vengono estratti dal veicolo, insanguinati: sono un’anziana signora, un uomo giovane e un bambino. Per timore di essere coinvolto nell’incidente nessuno però si è fatto avanti per portarli in ospedale. Toccava dunque a me! Sono molto emotivo e talvolta la vista del sangue mi ha fatto perdere i sensi. Ma stavolta c’era da farsi coraggio e agire. Al pronto soccorso per accettare i feriti chiedevano una somma che in quel momento non avevo; vero che avrei potuto fare un assegno: era un rischio, ma non potevo abbandonarli. Così ho firmato l’assegno e dopo essermi assicurato che i feriti erano ben sistemati (come il buon samaritano), sono ripartito. Mi sentivo leggero, come dopo un esame: avevo superato l’ostacolo della mia emotività ma soprattutto ero stato d’aiuto a dei fratelli in un momento cruciale. Ho provato la gioia vera del Vangelo. (Marciano – Argentina) Rinascita L’adolescenza ribelle di uno dei nostri figli, la sua depressione, gli attacchi di panico, le amicizie distruttive, le dipendenze avevano aperto una grande ferita nella nostra famiglia. Dentro di me cresceva un fiume di rabbia, di sentimenti ostili che, sommati, mi facevano agire negativamente verso mio marito e gli altri figli. Come madre consapevole di essere fallita, mi sono sempre più chiusa in me stessa. Una cara amica, vedendomi in tale stato, mi ha consigliato di parlare con un sacerdote. La grazia è arrivata proprio in quel colloquio. Come se Dio rompesse le spesse pareti del cuore dove erano rinchiuse le mie lacrime, ho pianto a lungo, ho gridato tutte le cose terribili accadute a nostro figlio nel corso degli anni. Quel giorno la liturgia riportava una frase di Ezechiele che confermava la mia rinascita: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 26). Nella preghiera ho ritrovato la pace per poter essere accanto ai figli come un punto sicuro. (W.Z. – Polonia) Perdono Una mia conoscente aveva ricevuto dal fratello un messaggio che le annunciava la morte improvvisa della moglie e la pregava di andare a trovarlo. Lei però non era mai stata in buoni rapporti con la cognata, specialmente da quando aveva impedito al marito di andare a trovare la madre sul punto di morire. Anche certe amiche le dicevano che faceva bene a non andare da un fratello che non si era comportato bene con tutta la famiglia. La donna, a modo suo molto religiosa, ha cominciato a pregare per la cognata, a far celebrare messe di suffragio… ma non si è mossa: non riusciva a perdonare il fratello. Come convincerla dell’incongruenza del suo cristianesimo? Proprio quel mese la Parola di vita era incentrata sull’amore scambievole. Come tentativo ho portato alla mia conoscente il foglietto con il commento che spiegava come vivere quel comando evangelico. Dopo alcuni giorni, la vedo arrivare in casa mia tutta sorridente: era per raccontarmi che dopo aver letto quel foglietto non aveva più potuto resistere, era andata dal fratello e si era riconciliata con lui. (D.P. – Brasile)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- gennaio-febbraio 2023) (altro…)

Lisbona 2023: un passo verso la Giornata Mondiale della Gioventù

Lisbona 2023: un passo verso la Giornata Mondiale della Gioventù

Aver “fretta” di andare verso l’altro, come la Vergine Maria. È questo il cuore del messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà a Lisbona (Portogallo) dall’1 al 6 agosto 2023. Alcune curiosità sui preparativi. “Cari giovani, sogno che alla GMG possiate sperimentare nuovamente la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. Dopo lunghi periodi di lontananza e isolamento, a Lisbona – con l’aiuto di Dio – ritroveremo insieme la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, l’abbraccio della riconciliazione e della pace, l’abbraccio di una nuova fraternità missionaria!”. È questo l’augurio con il quale Papa Francesco, dalla Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) si è rivolto ai giovani di tutto il mondo il 15 agosto 2022, in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, spiegando il significato profondo del tema scelto per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). In tempi così difficili, in cui l’umanità, provata dal trauma della pandemia, è straziata dal dramma della guerra, l’episodio evangelico della Visitazione è la strada sulla quale si muoveranno i passi di tantissimi giovani che dall’ 1 al 6 agosto 2023, prenderanno parte a Lisbona all’incontro internazionale; un momento di grande gioia e l’occasione per poter testimoniare, meditare e condividere insieme sui passi di Maria. Ma come procedono i preparativi di questa GMG? Ce ne parla Mariana Vaz Pato, una giovane designer di Lisbona, parte di un’équipe del Movimento dei Focolari che si occupa dell’organizzazione: Quando ho saputo che la GMG si sarebbe svolta in Portogallo, ho reagito a questa notizia con grande gioia. Ho deciso subito di far parte di questa squadra perché sentivo di poter dare il mio contributo, dedicare il mio tempo per la costruzione di questo grande evento”. Mariana, cosa succede dietro le quinte in questo momento? Dietro le quinte c’è molto da fare e lo spirito generale è di grande entusiasmo. In questo momento, l’attenzione maggiore è rivolta alle iscrizioni, che sono appena state aperte, e dobbiamo spargere la voce per non lasciare nessuno fuori. La mia équipe ha lavorato su diversi momenti del programma della GMG. Una di queste è la preparazione di una catechesi proprio alla luce del carisma dell’unità e in questa fase stiamo lavorando sui contenuti legati al tema della GMG, seguendo le linee guida del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Ci stiamo occupando della realizzazione di uno stand nella Città della Gioia (Fiera delle Vocazioni), dove i pellegrini troveranno contenuti interattivi ed esperienze da tutto il mondo, legate alle varie fasi della vita di Maria e con il complesso internazionale Gen Verde stiamo preparando un altro momento – i laboratori Start Now – che si svolgeranno in un quartiere sociale, in una zona periferica di Lisbona, e culmineranno in una delle tappe del Festival della Gioventù. Oltre al programma principale della GMG, sentiamo il bisogno di offrire un incontro post-GMG, dove i partecipanti possano fare un’esperienza di riflessione di tutto ciò che hanno vissuto durante la Giornata. L’incontro si svolgerà presso la Cittadella Arco-Íris ed è aperto a tutti coloro che desiderano partecipare. Inoltre, siamo anche impegnati in altri gruppi per l’accoglienza dei pellegrini, la gestione dei volontari e il coro ufficiale. Cosa significa per un giovane oggi “alzarsi” e partire in fretta? Il tema di questa giornata ci chiama ad andare in missione, avendo come esempio Maria, che ha risposto alla chiamata di Dio. Penso che per i giovani “alzarsi” significhi essere missionari. Cioè, essere pronti a partire, a uscire da sé stessi (dalla comodità di stare seduti), per andare verso il prossimo, non rimanendo indifferenti ai problemi che esistono intorno a noi. Anche questa GMG è affidata ad alcuni Santi Patroni o testimoni della fede, figure di riferimento che hanno in corso questo processo. Perché è così importante oggi aspirare alla santità? Penso che aspirare alla santità sia aspirare alla felicità. Per i giovani è importante avere un modello di riferimento e i santi sono la prova che è possibile avere uno stile di vita cristiano e diverso da quello che vediamo intorno a noi. La figura che mi colpisce di più, ad esempio, è la Beata Chiara Badano. Il modo in cui ha vissuto, controcorrente e con grande fiducia in Dio, sono fonte di ispirazione e ci mostrano che è possibile farsi santi anche nel mondo di oggi. Per maggiori informazioni visita il sito: JMJ Lisboa 2023

Maria Grazia Berretta

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Luisetta, la maestra

Luisetta, la maestra

Il 31 dicembre 2022 ci ha lasciato Luisa Del Zanna, una delle prime focolarine di Firenze. Era nata nel 1925 in una famiglia cristiana con 8 figli. Conosciuta la spiritualità dell’unità subito l’ha fatta propria. Nel 1954 entra a formar parte del focolare di Firenze. Negli anni successivi ha visto nascere e seguito le comunità del Movimento in tutte le vocazioni e si è dedicata ad essi con amore, intelligenza, sensibilità e delicatezza. Dal 1967 sarà a Rocca di Papa dove Chiara Lubich l’ha chiamata per occuparsi della sua segreteria e l’archivio, che ha coordinato fino al 2007, e la nascita del Centro Santa Chiara, per la comunicazione, insieme a Vitaliano Bulletti. “Custode dei ‘tesori dei Focolari’ – si legge in un articolo del 2008 su Città Nuova – Luisetta, un nome che ti accarezza, che ti fa pensare ad una creatura delicata e gentile. E lo è davvero nella sua figura minuta, Luisa Del Zanna, una di quelle persone alle quali si affidano solitamente compiti importanti per la loro discrezione, competenza, fedeltà, del cui valore non sempre ci si rende conto perché non appaiono ma senza le quali certi ingranaggi finirebbero per incepparsi…”. Nei suoi primi anni di vita di focolare lavorava come maestra in un paesino tra le montagne che raggiungeva facendo un pezzo di strada in groppa a un asino dovendo stare fuori tutta la settimana. E’ proprio di quegli anni la esperienza che ha scritto nel 1958 che e pubblichiamo a continuazione. “Per favore, la strada per Bordignano?[1]” Dopo quattro ore di corriera ero arrivata al Comune Capoluogo di quel paese che sulla carta topografica (scala 1:100.000) non ero riuscita a trovare. Nessuna agenzia d’informazioni ne sapeva dare notizia, né gli orari dei vari mezzi di trasporto lo menzionavano. Eppure, il foglio di nomina parlava chiaro: “La S.V. è invitata a prendere servizio venerdì 7 ottobre nella scuola elementare di Bordignano del Comune di Firenzuola”. E il nome era scritto a carattere stampatello, non ci si poteva sbagliare. La persona alla quale avevo rivolto la parola – un omone alto e robusto – mi squadrò con aria interrogativa: “Come ha detto?” e mi fece ripetere la domanda. Credeva d’aver capito male. Allora indicò lontano: “Vede quel colle laggiù? Dietro ce ne sono altri due e poi c’è B…. Io ci vado anche ora a portare la posta”. Non esitai un momento a capire che vi andava a piedi: gli stivaloni che calzava e il suo viso abbronzato lo facevano intravedere chiaramente. Ebbi un attimo di sgomento: riguardai quel colle, gli stivali di quell’uomo, capii che non c’erano altri mezzi, mi feci coraggio. “Vengo con lei”, dissi decisa.  Il portalettere parve non capire, come prima, ma io mi misi in cammino e lo seguii. Furono tre lunghe ore di viaggio, interrotto solo da brevi momenti di sosta in cima alle salite ripide; c’erano raffiche impetuose di vento dove la vallata si apriva. Alla fine, arrivai: tre case di pietra allineate e su, in cima a una stradina alberata, la chiesa col campanile. Salutai un vecchietto, seduto con la pipa in bocca, sulla soglia di casa. Gli dissi che ero la maestra.  Si alzò e si mosse per accompagnarmi. Entrammo per una porta sconnessa nella seconda di quelle case in fila, tutte proprietà del vecchietto; la prima era la bottega, fornita di tutto (tranne di poche cose che non avevo e che proprio mi sarebbero servite). C’erano scarpone chiodati, fiammiferi, trappole per topi (di tante specie, quelle), pane raffermo, quaderni, di tutto insomma. Salimmo una scaletta e si entrò nella scuola. Uno stanzone, pochi banchi accatastati in un angolo (non ne avevo mai visti di quel genere: ci stavano in uno solo di quelli anche sei bambini), una sedia spagliata, una lavagna rotta: era tutto l’arredamento. – Di qua c’è la sua abitazione – mi spiegò il vecchietto – può essere contenta! Quest’anno c’è l’acqua corrente. L’ho fatta mettere io, a mie spese! M’introdusse in una cucinetta; in un angolo spiccava il caminetto spento. Avevo freddo. Cominciava a imbrunire: cercai l’interruttore della luce per accenderla, ma non c’era. (Imparai, nei giorni che seguirono, ad usare la lampada a carburo e a lavorare e a scrivere alla luce di quella linguetta di fuoco tremolante). Cercai quel giorno stesso il Pievano (seppi che era la Pieve la sua chiesa, la più bella tra quelle della vallata e dei poggi circostanti) e lo pregai di bandire alla Messa domenicale, che la scuola iniziava. “Eh, Signorina, è tempo di raccolta. Ora ci sono le castagne e poi le olive; i ragazzi aiutano molto in questi lavori.  Di scuola – aggiunse – se ne parlerà a gennaio”. Mi parve impossibile. Avevo imparato da qualche tempo a non indietreggiare nelle difficoltà, anzi – mi avevano detto – servono da pedana di lancio – e avevo visto che era vero. Trovai un altro modo per far sapere che ero arrivata. Individuai le abitazioni dei miei alunni tra quelle casette sparse, isolate e vi andai. La prima fu la casa di Angiolino e Maria. Mi è rimasto di quella un ricordo vago di nero e di fumo. C’era Maria accoccolata in un cantuccio tra la cenere del focolare (aveva male alla gola), teneva il braccino alzato sul viso perché non la vedessi. Angiolino era in piedi: in un angolo con la testa bassa, seguiva il discorso che facevo con la mamma. Durante il colloquio conobbi la sfiducia di quella gente nella scuola e più ancora nell’insegnante. Ascoltai molto, in silenzio. Mi sforzavo di capire il parlare di quella donna in un dialetto duro, astioso, quasi incomprensibile. Seppi che il ragazzo da due anni aveva lasciato la scuola, senza aver compiuto gli studi elementari, per le monellerie che perpetrava a danno dei maestri. Dissi poche cose: ero venuta per loro, la scuola era gratuita, i ragazzi avrebbero avuto il pomeriggio libero per aiutare nel lavoro dei campi. “Vedremo – disse la donna – manderò Maria”. Nel congedarmi salutai il ragazzo: “Vorrei far bella la scuola per i piccoli che verranno, se puoi venirmi ad aiutare… t’aspetto”. Non ci fu bisogno di molti altri inviti. I bambini arrivavano uno ad uno, a coppie i fratellini, incerti, timorosi. Si erano dati la voce incontrandosi per i giuochi, nei campi, durante la custodia del gregge, o trovandosi insieme nel bosco curvi per la raccolta delle castagne. “Vieni anche tu? È bello, sai!” “Ci si sta bene, la maestra non batte!” La scuola diventò accogliente in breve tempo con l’aiuto valido di Angiolino. La natura di ottobre offriva un ricco materiale di ornamento nel colore vario delle sue foglie. Incominciò il lavoro. Avevo conosciuto una maestra: la sua scuola si ispirava a quella del Maestro Divino. Volli fare anch’io come lei. Nei pochi anni precedenti del mio insegnamento avevo cercato di conoscere i metodi pedagogici più in voga e di farli miei. Ogni anno però terminava con un senso di fallimento e di sconfitta. Ma questo era il metodo pedagogico di un Dio: non poteva fallire. Stabilii i miei rapporti con gli alunni e i rapporti degli alunni tra loro sul comando di Gesù: “Amatevi scambievolmente…”. Fu la base di tutto il lavoro di quell’anno. La scuola divenne un piccolo paradiso. Il libro preferito fu il Vangelo e le intelligenze di quei bambini, inusate e chiuse al ragionamento umano, si aprivano alla logica evangelica con una spontaneità sorprendente. Era impegnativo quel metodo. “Pro eis sanctifico me ipsum” (Per loro santifico me stesso), l’aveva detto Gesù, altrimenti non aveva efficacia. Era una battaglia e occorreva esser forti; c’era però l’Alimento che le dava la forza e non ne feci a meno, mai. Anche quando gli uffizi funebri nelle parrocchie lontane richiedevano la presenza del Pievano ed egli se ne partiva a cavallo assai prima dell’alba, non mancava l’appuntamento nella chiesetta per avere Gesù, e valeva la pena sfidare per questo il buio e l’abbaiare dei cani lungo il sentiero. Mi accorsi alla fine dell’anno che la vita evangelica dei piccoli non si era fermata entro le mura della scuola, ma si era riversata a casa, nella famiglia. Me ne accorsi dal saluto riconoscente dei genitori che non erano rimasti indifferenti a quel soffio di vita gioiosa che i bambini, tornando portavano tra loro. Era scomparsa dagli animi la scorza rude che me li aveva fatti sembrare insensibili e, inconsciamente in loro era entrata quella stessa vita.

                                                                       Esperienza di Luisa Del Zanna

[1]     Bordignano, nel comune di Firenzuola (Firenze, Italia).   (altro…)

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Durante il suo incarico come Presidente del Movimento dei Focolari, dal 2008 al 2021, Maria Voce ha avuto la possibilità di conoscere ed incontrare più volte Papa Ratzinger. In un’intervista ci ha raccontato del suo rapporto con il Papa emerito e la sua impressione sul contributo del pontificato di Papa Benedetto alla Chiesa e al mondo. “L’impressione, quando fui ricevuta in udienza nel suo studio, fu quella di entrare come in un salotto di casa dove si poteva parlare ed essere accolti con amore, direi, con amorevole attenzione. Nello stesso tempo con signorile finezza, tatto, delicatezza”. Alla notizia della dipartita di Papa Benedetto XVI i ricordi di Maria Voce, già Presidente del Movimento dei Focolari, corrono subito a quel 13 aprile 2010, quando, insieme all’allora Copresidente dei Focolari, d. Giancarlo Faletti, fu ricevuta dal Papa. Era il secondo anno dopo la morte della nostra fondatrice, Chiara Lubich – continua Maria Voce – Insieme al Copresidente siamo andati a mettere nelle mani del Papa la vita del Movimento. E ci siamo accorti che lui aveva tante realtà molto presenti. L’abbiamo anche aggiornato del viaggio in vari Paesi asiatici dal quale eravamo appena rientrati. Ha mostrato il suo compiacimento anche per la tappa fatta in Cina, giacché questo Paese era una grande frontiera per la Chiesa. Si è rallegrato per quello che il Movimento faceva per aiutare il cammino di riconciliazione tra i Vescovi cinesi e il Papa. Ci ha dato la sua benedizione e ci ha spronati ad andare avanti nel cammino della santità. Personalmente, mi ha fatto sempre impressione la sua fine gentilezza e nello stesso tempo la calorosa e familiare accoglienza. Aveva un grande senso di armonia, forse dato dal suo amore per la musica, che si rivelava anche nell’arredamento del suo studio: un luogo accogliente come una casa, sacro come una chiesa”. In quali altre occasioni ha incontrato Papa Benedetto XVI come Presidente dei Focolari? “Nel 2008 ha ricevuto me e il Copresidente Faletti, subito dopo l’Assemblea Generale dei Focolari nella quale eravamo stati eletti, la prima dopo la morte della nostra fondatrice. Mi ha poi invitata, viaggiando nello stesso suo treno insieme a numerose personalità, alla “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” tenutasi ad Assisi il 27 ottobre 2011, a 25 anni dalla prima giornata realizzata da Papa Giovanni Paolo II nell’86. Infine, ho partecipato alla sua ultima udienza il 27 febbraio 2013 dopo l’annuncio delle sue dimissioni”. Quali riflessioni suscitò in lei quella sua decisione?   “Quando si è accorto di non avere più le forze per adempiere il suo compito, ha avuto il coraggio di lasciare il posto ad altri che, a suo giudizio, avevano più forze e possibilità di fare meglio. Una scelta che, come dissi anche allora, mi sembra abbia offerto un distillato della sua riflessione teologica e spirituale. Ha evidenziato il primato di Dio, il senso che la storia è guidata da Lui. E ci ha indirizzato a cogliere i segni dei tempi e a rispondervi con il coraggio di scelte sofferte, ma innovative. Con una chiara nota di speranza per “la certezza che la Chiesa è di Cristo”.  Penso di non sbagliare affermando che la Chiesa alla quale Papa Benedetto ha sempre guardato, anche nel compiere questa scelta, è una “Chiesa-comunione”, frutto del Vaticano II ma anche prospettiva, “sempre più espressione dell’essenza della Chiesa” come aveva lui stesso sottolineato.  E quel “sempre più” ci dice che ancora non l’abbiamo pienamente realizzata e invita ciascuno di noi a lavorare in quella direzione con sempre maggiore responsabilità”. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich aveva scritto: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione”. A suo avviso, qual è stato il contributo più significativo portato alla Chiesa da papa Benedetto XVI? Cosa dice alla Chiesa di oggi e a quella che il Sinodo sta preparando per il futuro? “Papa Ratzinger ha saputo cogliere la realtà dei Movimenti nella Chiesa come la “primavera dello Spirito”. Fondamentale il suo discorso, ancora da Cardinale, al Congresso dei Movimenti prima del grande incontro della Pentecoste 1998 con Papa Giovanni Paolo II. Un suo testo del 1969 contenuto in un ciclo di lezioni radiofoniche è impressionante pensando ai tempi di oggi; rivela la sua profonda spiritualità ed essenzialità ed una prospettiva che sarà stata presente al suo cuore in tutto il pontificato. Egli affermava infatti che per la Chiesa si stavano preparando tempi molto difficili, che la sua vera crisi era appena incominciata e doveva fare i conti con grandi sommovimenti. Ma, l’allora card. Ratzinger, si diceva anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà, concludeva, una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”.

Anna Lisa Innocenti

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Benedetto XVI: riformatore in continuità

Benedetto XVI: riformatore in continuità

Il teologo Piero Coda ricorda Papa Benedetto VI e lo straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. Mons. Coda, nel 1998 al Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Joseph Ratzinger, fece uno storico discorso sul ruolo dei Movimenti ecclesiali. Quali, secondo lei, i punti essenziali di quell’intervento? Quanto quelle parole hanno contributo a cambiare il ruolo dei movimenti nella Chiesa? Sì, fu davvero un discorso storico! Lo ascoltai dal vivo, essendo presente al Congresso. La grande competenza teologica e la conoscenza della storia della Chiesa, così come l’esperienza del Concilio e poi – nel ruolo da lui svolto in Vaticano – della sua implementazione a livello universale permisero a Ratzinger di collocare con chiarezza il significato dei Movimenti ecclesiali nella missione della Chiesa. Il punto centrale da lui proposto consiste nel riconoscere in essi l’azione dello Spirito Santo che lungo i secoli sempre di nuovo, con ondate successive, rinnova il Popolo di Dio col dono dei carismi: da San Benedetto agli Ordini Mendicanti nel Medioevo, dalla Compagnia di Gesù agli Ordini missionari negli ultimi secoli, sino appunto all’inaspettata fioritura carismatica in concomitanza col Concilio. Di qui l’affermazione di Giovanni Paolo II, in sintonia con l’insegnamento del Vaticano II, secondo cui la Chiesa è edificata grazie alla co-essenzialità dei “doni gerarchici” – il ministero conferito dal sacramento dell’Ordine – e dei “doni carismatici” – la libera elargizione di grazie speciali di luce e di vita tra tutti i discepoli di Gesù. In occasione della morte di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Papa Benedetto XVI scrisse un ampio messaggio di cordoglio. Quale rapporto aveva avuto la Lubich con lui? Chiara – me lo disse personalmente – fu molto colpita da quel discorso del Cardinale del 1998 di Ratzinger e gliene fu sempre grata. Del resto, visitando il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) e celebrandovi la Santa Messa nella Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre del 1989 riprendendo la parabola evangelica, egli disse di vedere la crescita di un grande albero nato da un piccolo seme, in cui trovano riposo gli uccelli del cielo… I primi anni del pontificato di Benedetto XVI coincisero con gli ultimi della vita di Chiara: che non poté più incontrarlo di persona e gioire del fatto che, a un anno dalla sua morte, nell’enciclica Caritas in veritate, Papa Ratzinger faceva menzione dell’economia di comunione. Cosa dice il pensiero e la vita di papa Benedetto XVI alla Chiesa di oggi e a quella di domani, che il Sinodo attuale sta contribuendo a delineare? Suo imperdibile contributo è stato richiamare con la sua autorevolezza di uomo di Dio e di grande teologo una decisiva verità: l’opera di rinnovamento messa in moto dal Vaticano II va promossa in presa diretta col nucleo vivo del Vangelo di Gesù e nell’alveo della Tradizione ecclesiale. Come ha puntualizzato nel magistrale discorso alla Curia romana del dicembre 2005 – primo anno del suo pontificato – quando dell’evento conciliare ha tracciato la risolutiva chiave d’interpretazione: “riforma nella continuità”. Non è un caso che il libro più noto dell’ancor giovane teologo Ratzinger, apparso in prima edizione nel 1968 e tradotto nelle principali lingue, porti il titolo di Introduzione al cristianesimo. A segnalare che la pedana di lancio per un profetico salto in avanti è la fede di sempre in Gesù. Né è senza significato che, da Papa, abbia voluto riservare tre encicliche alle virtù teologali: la carità, la speranza, la fede. Sottolineando con forza il primato della prima, perché evoca il nome stesso del Dio che si rivela in Gesù. Quel Gesù cui ha dedicato un’appassionata trilogia come invito all’incontro con il principio vivo della fede, che non è appunto una bella idea, ma Lui stesso. Fedeltà, dunque, al patrimonio della fede. Ma perché da essa si sprigionino la ricchezza e la novità del Vangelo. Questo il segreto della forza e del fascino durevole del magistero di Benedetto XVI. E lei personalmente, quale è il ricordo più bello che porta con sé di papa Ratzinger? L’ho incontrato molte volte, prima da Cardinale e poi da Papa, sperimentando sempre la sua grande cordialità e la sua squisita attenzione. Ho anche avuto l’occasione di conversare a lungo con lui di teologia, nel contesto di una serie di seminari con altri studiosi, a livello internazionale, quand’era Prefetto della Dottrina della Fede, rendendomi conto (con crescente gratitudine a Dio) dello straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. D’accordo con Chiara comunicai a Papa Benedetto l’idea di dar vita all’Istituto Universitario Sophia: “Una bella cosa… – esclamò – se ce la fate…”. Ricordo, infine, la sua gioiosa sorpresa quando, incontrandolo nel corso di un’udienza con il primo gruppo degli studenti, Caelison, uno studente non-vedente, spontaneamente gli confidò: “A Sophia abbiamo trovato la luce!”.

Stefania Tanesini

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“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

Le parole di Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari in occasione della dipartita di Sua Santità, Papa Benedetto XVI Stima, riconoscenza e grande commozione riempiono ora il mio cuore mentre esprimo la più profonda gratitudine per l’opera e la vita di Papa Benedetto XVI, a nome mio e del Movimento che egli ha seguito e accompagnato con vicinanza e amore.  Con tutta la Chiesa ci stringiamo attorno a papa Francesco nel ridonarlo a Dio, certi che sia già  stato accolto nella gloria del Cielo e lo farò di persona, il 5 gennaio prossimo, partecipando alle esequie in Piazza San Pietro. Ho avuto il dono di accogliere Papa Benedetto, nel maggio 2009, a Gerusalemme, partecipando a varie tappe del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Due momenti mi rimangono particolarmente impressi, le sue parole al Santo Sepolcro: “La pace qui è possibile”. “la Tomba Vuota – ha continuato – ci parla di speranza, quella stessa che non delude, perché è dono dello Spirito della vita”. Molto forte per me è stata anche la partecipazione ad una messa privata nella Delegazione Apostolica di Gerusalemme, celebrata proprio da papa Benedetto XVI. Ho colto la sua tenerezza paterna e la grandezza della sua carità che si esprimeva con un gesto di riconoscenza per tutto ciò che il Movimento dei Focolari aveva fatto per preparare la sua visita. Nel 1989, poi quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Card. Joseph Ratzinger fu invitato da Chiara Lubich per un dialogo con le focolarine, riunite in occasione degli esercizi spirituali annuali, a cui anch’io stavo partecipando. Rispose a domande molto varie ed a un certo punto pronunciò parole che non ho dimenticato. A proposito del futuro della Chiesa e dell’umanità disse: “L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione, sarà il diventare comunione, non solo tra noi ma, essendo incorporati nell’amore trinitario, diventare comunione universale, dove Dio è tutto in tutti” [1]. Oggi, nel momento in cui l’amato Papa Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre, questa sua espressione risuona in me quasi come un testamento spirituale. Sono parole di un’attualità straordinaria, che oggi gettano luce e speranza su un’umanità afflitta da conflitti di cui non vediamo la fine. Ci siamo nutriti del suo pensiero così illuminato, quello di un grande teologo che, ancora giovanissimo, partecipò al Concilio Vaticano II, trasmettendo e presentando negli anni la novità di una chiesa-comunione, fatta di conoscenza della Parola e di carità tradotta in pratica. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich così si espresse: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo egli doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione” [2]. Non dimenticheremo poi il ruolo chiave che ebbe nel 1998, quando Papa Giovanni Paolo II in occasione della festa di Pentecoste, convocò in piazza San Pietro i Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità. In quell’occasione, il card. Ratzinger tenne una lezione magistrale dal titolo: “I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica”, in cui delineò il profilo dei movimenti e delle nuove comunità e il rapporto imprescindibile con la Chiesa. Alcuni passaggi del suo intervento continuano ad essere per me e per il Movimento, di grande luce per poter essere strumenti di comunione nella Chiesa e braccia di Cristo per l’umanità: “(…) è molto evidente che lo Spirito Santo è anche oggi all’opera nella Chiesa e le concede nuovi doni – disse allora – grazie ai quali essa rivive la gioia della sua giovinezza (cfr. Sal 42, 4). Gratitudine per quelle tante persone, giovani e anziane, che aderiscono alla chiamata dello Spirito e, senza guardarsi né attorno né indietro, si lanciano gioiosamente nel servizio del Vangelo. Gratitudine per i vescovi che si aprono ai nuovi cammini, fanno loro posto nelle proprie rispettive Chiese, dibattono pazientemente con i loro responsabili per aiutarli a superare ogni unilateralità e per condurli alla giusta conformazione[3]. Insieme alla Chiesa tutta, ringrazio Dio per il dono che Papa Benedetto XVI è stato per il nostro tempo e prego che sappiamo cogliere e tradurre in vita la profondità del suo pensiero teologico, la fedeltà al Vangelo e il coraggio di una testimonianza di vita capace di condurre la Chiesa sui sentieri della verità, della fratellanza e della pace.

Margaret Karram Presidente del Movimento dei Focolari

[1] Visita del Card. Joseph Ratzinger all’incontro delle focolarine, risposte alle domande. Castel Gandolfo, 8 dicembre 1989. Archivio Chiara Lubich in Archivio Generale Movimento dei Focolari. [2] Dichiarazione di Chiara Lubich in: Comunicato Stampa Movimento dei Focolari, 20 aprile 2005 [3] I movimenti nella Chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, Roma, 27-29 maggio 1998, Coll. Laici oggi 2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999 (altro…)

Gen Rosso in Madagascar e Libano

Gen Rosso in Madagascar e Libano

Due tappe fondamentali per vivere scambi culturali, formare percorsi di inclusione attraverso l’arte e valorizzare talenti musicali. Yann Dupont è un professore francese. Insegna all’istituto Sainte Catherine di Villeneuve-Sur-Lot, in Francia. Aveva un sogno nel cassetto: portare alcuni suoi studenti in Madagascar, a Moramanga per uno scambio culturale con la scuola di Antsirinala. Per caso un giorno Dupont incontra Valerio Gentile del Gen Rosso. Un dialogo vivace, semplice, sincero. Nasce un’idea: perché non andare insieme in Madagascar, Gen Rosso e cinque suoi studenti per uno scambio culturale e umanitario? Detto fatto! I giovani francesi sono stati così inseriti nel gruppo di formazione “train the trainer” dove hanno partecipato anche alcuni giovani interessati alle arti dello spettacolo. Avevano come motto le parole vissute poi durante i workshop in Madagascar: “chiamare per nome, mettersi nelle scarpe dell’altro, vivere l’uno per l’altro con gioia, ricominciare”. Un tour a novembre di 8 giorni – grazie al sostegno economico della ONG Edugascar – in 4 città diverse: Ambatondrazaka, Moramanga, Antsirinala, Antingandingana. Le giornate sono trascorse fra workshop di danza, percussioni, canto e concerti. Oltre 500 giovani coinvolti. “Crediamo che tutti abbiamo sperimentato un pezzetto di mondo più unito qui in Madagascar – affermano dal Gen Rosso -. Abbiamo scoperto un popolo che trasmette speranza, pazienza, senso di adattamento, serenità e coraggio nell’affrontare la vita con le sue sfide quotidiane”. Nancy Judicaelle, giovane malgascia racconta: “Da un lato sono triste che il tempo con loro sia stato così breve, ma sono tanto felice e profondamente commossa, sperimentando una gioia inspiegabile”. Angel, uno dei giovani partecipanti aggiunge: “Il concerto è stato formidabile, perché abbiamo fatto uno scambio sulla musica, sull’educazione dei figli, il rispetto dell’ambiente. È stato uno spettacolo grande in cui anche i bambini hanno potuto dare il loro contributo per tutta la nostra comunità”. I cinque studenti francesi insieme al Gen Rosso hanno proseguito il tour, prima ad Antsirinala dove li ha accolti – in un clima di festa e cordialità – una scuola di 200 bambini e ragazzi gemellata con la scuola di Villeneuve, e poi ad Ambatondrazaka. Qui l’incontro con la comunità dei Focolari, in festa perché era la prima volta che il Gen Rosso sbarcava in Madagascar. “Ho vissuto momenti incredibili, di scambio culturale avvenuto in maniera del tutto naturale tra il Gen Rosso e il popolo malgascio umanitario – afferma Dumoulin Nicolas, reporter francese che ha seguito il tour -, includendo un gruppo di studenti francesi presente qui per uno scambio. È stata una grande avventura di vita”. Tappa in Libano Altro importante viaggio per la band internazionale è il Libano per il progetto HeARTmony. Dopo l’esperienza in Bosnia, questo programma formativo nel mese di novembre ha fatto tappa a Beirut, per giovani interessati alle metodologie dell’inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l’arte. Uno sprone per rafforzare le competenze interculturali e riflettere sulle cause e gli effetti delle migrazioni nel Mediterraneo. Adelson, Michele, Ygor e Juan Francisco, in rappresentanza del Gen Rosso si sono ritrovati con i giovani di Caritas Egypt, Caritas Lebanon e membri di Humanité Nouvelle Lebanon. Atterrati a Beirut sono stati accolti calorosamente dai membri dei focolari. Lo scopo principale del viaggio era quello di imparare ad utilizzare la musica e l’arte come strumenti per avvicinare le persone, soprattutto chi vive ai margini della società come ad es. i migranti, per farle sentire accolte in una comunità. “L’arte è un mezzo potente, – sottolinea Adelson del Gen Rosso – la musica arriva dove noi spesso non riusciamo con le parole. Una persona si può sentire amata e rispondere all’amore in tanti modi”. Il metodo è quello di sempre: attraverso workshop di canto, musica, percussioni si cerca di valorizzare i talenti dei partecipanti in vista della costruzione dello spettacolo finale. Una sera la band e i partecipanti al progetto sono stati invitati ad una festa organizzata dalla comunità dei focolari di Beirut: fare musica e conoscersi. È stata l’occasione per condividere alcune esperienze di vita e scoprire meglio la realtà che oggi vivono i giovani libanesi. “Voglio andarmene via, ma sento che il Libano cambierà solo se io ho il coraggio di restare, se metto in pratica quanto ho imparato” racconta una giovane ragazza durante la serata. “In questo momento è difficile dire ai giovani di restare, ma le parole di questa ragazza mi hanno colpito profondamente – continua Adelson -. Penso che da qui si possa ripartire: mettere l’amore nelle cose che facciamo, per diventare protagonisti della propria realtà. Forse non vedremo i risultati subito, ma sono certo che presto il Libano rinascerà, come una fenice”!

Lorenzo Russo

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Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Le emozioni vissute in un anno indimenticabile e le prospettive per il nuovo anno Il 2022 difficilmente lo dimenticheremo. La guerra in Ucraina, paragonabile ad un virus ancora senza vaccino ci ha segnati ogni giorno di quest’anno che volge al termine. È stata però un’occasione per tanti artisti nel dare messaggi di pace e speranza. E così è nato il brano “We Choose Peace”, inciso dal gruppo artistico internazionale Gen Verde proprio con l’inizio del conflitto in Ucraina. Il videoclip, registrato insieme ai giovani della cittadella di Loppiano e lanciato durante la Settimana Mondo Unito, è stato di forte attualità durante tutto il 2022, soprattutto ai vari concerti in giro per l’Europa. La band ha inciso anche un altro brano, “Walk On Holy Ground”, scritto in particolare per i seguaci di San Vincenzo de’ Paoli ma anche per tutti quelli che si sentono chiamati a seguire Gesù. “Sentirmi guardata ed amata da Colui che mi ha scelta così come sono – racconta dal Gen Verde Andreína Rivera cantante Venezuelana – mi ha dato la forza di continuare con ancora più convinzione”. Quest’anno è stato anche caratterizzato dal ritorno dei concerti nelle piazze e nei teatri, con workshop e laboratori, dopo poco più di due anni di stop dovuto dalla pandemia. Vari i concerti del Gen Verde in Italia e in uno speciale tour europeo. L’esperienza più forte si è vissuta nel carcere femminile a Vechta, in Germania. “Per la prima volta sono stata in grado di non sentirmi in prigione. Era così bello – ha raccontato una detenuta al termine del concerto -. Non ho sentito nessuna differenza, loro erano come noi. Alcune di loro avevano anche le lacrime negli occhi. Ci hanno capito davvero”. E ancora: “Molte canzoni erano così adatte alla nostra situazione, soprattutto la canzone “On the other side” perché aiuta a non giudicare chi è diverso da te”. Un’altra detenuta sottolinea come “il tempo è passato così in fretta e non volevamo che finisse. Le storie delle canzoni sono anche il mio passato ed è per questo che non mi sento sola con il mio dolore. Ora so che anche altre persone con le stesse storie, con lo stesso dolore, sono riuscite a ritrovare la felicità”. Dicevamo del ritorno dopo la pandemia. Per il Gen Verde è stato emozionante riprendere con lo Start Now Workshop Project, cioè ritrovare i giovani nei laboratori artistici e salire sul palco insieme a loro. “È stato forte incontrare i giovani da diverse parti d’Europa – confida dal Gen Verde Raiveth Banfield, cantante panamense -. Donando le nostre esperienze tanta luce riaffiorava nei loro occhi. Una conferma che vale la pena vivere per la fratellanza universale”. A queste parole fanno eco quelle di due giovani ragazze slovacche: “Prima di venire non sapevamo bene a cosa andassimo incontro. All’inizio non volevamo neanche uscire da noi stesse. Poi nei workshop abbiamo scoperto che tutti avevamo tanto in comune, anche se non ci conoscevamo o non potevamo capirci per le lingue diverse. Così abbiamo scoperto che ognuno di noi ha una piccola luce dentro di sé, nonostante qualche piccola oscurità. Questa esperienza è indimenticabile: la porteremo con noi per il resto della vita”. Al Gen Verde si comincia a intravedere un 2023 pieno di sorprese e novità. “Ci prepariamo da vari mesi perché sarà carico di viaggi, tour, concerti e anche di varie sorprese – afferma Alessandra Pasquali, cantante e attrice italiana -. Non possiamo svelare ancora molto perché ci sono cose in elaborazione, tanto lavoro in corso”. Nei primi mesi del 2023 il Gen Verde sarà di nuovo in Germania e poi in Austria, Romania e d’estate in Portogallo per la Giornata Mondiale della Gioventù, oltre che in varie città italiane. Tra queste ultime il 24 febbraio ad Assisi ci sarà un concerto dedicato alla pace.

Lorenzo Russo

Info: https://www.genverde.it/ (altro…)

Perù: la preghiera, luogo dell’incontro

La preghiera non è solo la via migliore per cercare Dio ma, più di ogni altra cosa, è l’essere disponibile a farsi trovare da Lui. È da questa esperienza di grazia che deriva la nostra forza ed è proprio nella preghiera che alcuni giovani del Perù, dinanzi ad una situazione dolorosa, hanno trovato la risposta. Come vivere la preghiera? È questo il tema sul quale le comunità del Movimento dei Focolari sono chiamate a riflettere questo anno e che ha avuto un ruolo da protagonista anche il 13 novembre 2022, durante la giornata Gen2day, che ha visto coinvolte le realtà giovanili del Movimento dei Focolari, collegate in diretta streaming da tante parti del mondo. Tante le esperienze sull’importanza della preghiera. Tra queste quella di un gruppo di gen di Arequipa (Perù), raccontata da un video attraverso le parole di Verónica, Alejandra, Anel e Katy. “Vogliamo condividere con voi una esperienza d’amore, unità e preghiera che abbiamo vissuto di recente e che riguarda in particolare una gen, nostra grande amica, Pierina. Una settimana dopo il suo compleanno è successo qualcosa di inaspettato, una notizia che ha sconvolto a tutti: Pierina ha avuto un malore con conseguenze molto serie. Abbiamo compreso subito la gravità della situazione e che sarebbe stato un processo lungo e delicato. Eravamo molto preoccupati e sentivamo di avere le mani legate. Cosa fare? Improvvisamente è nata dal nostro cuore l’idea di recitare un rosario e una preghiera alla Beata Chiara Luce Badano per la salute di Pierina. Insieme alla comunità dei Focolari di Arequipa, abbiamo cominciato tutti i giorni alle 8 o alle 9 di sera a incontrarci via web. Abbiamo potuto osservare come, pian piano, questo momento insieme ha dato vita a frutti inaspettati, anche in noi. Ogni notte questo rosario era la nostra forza. Anche se la situazione continuava ad essere complicata, rimettevamo tutto nelle mani di Dio: la salute di Pierina, la sua guarigione ed anche la forza per la famiglia. Sono passati i mesi ed è stato molto bello vedere come Pierina sia uscita dalla terapia intensiva e abbia poi iniziato una lenta ripresa. Ci è sembrato un segno che questa preghiera doveva continuare. Ci siamo accorti che questo spazio prezioso che ci eravamo ritagliati era diventato un momento per sperimentare l’unità tra noi, in cui ciascun membro poteva non solo affidare la vita di Pierina a Dio, ma anche portare i suoi dolori, le sue fatiche, condividere e scoprire la bellezza dell’incontro con Dio. É stata un’esperienza molto bella, che fino ad oggi è una forza per tutti noi”.

A cura di Maria Grazia Berretta

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Narrazioni di Pace per cambiare il mondo

Vinu Aram, direttrice dello Shanti Ashram, visita il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari (Rocca di Papa- Roma). Un momento di grande condivisione ricordando l’eredità preziosa che l’incontro con Chiara Lubich le ha lasciato: vivere in unità per un mondo migliore; un’occasione speciale per augurare un Natale di gioia a tutti coloro che si preparano a vivere questa festa. “Credo che il nostro viaggio continui ad avere un gran significato. Basti pensare ai primi semi lanciati, il lavoro che abbiamo svolto insieme e il desiderio costante di un mondo pacifico. A che punto siamo? Pensate a una famiglia in cui ciascuno ha la propria particolarità, ma dove c’è anche coesione. Ci fidiamo l’uno dell’altro, con rispetto e con molto amore”. Sono parole di fraternità quelle usate da Viru Aram, indiana e indù, direttrice del Centro Internazionale Shanti Ashram, da tempo amica e collaboratrice del Movimento di Focolari. La sua recente visita a Margaret Karram, Presidente di Focolari, il 23 novembre 2022 presso il Centro Internazionale del Movimento a Rocca di Papa (Italia), è stata un’occasione per rafforzare questo legame, riflettere insieme su alcune tematiche che affliggono questo tempo e considerare strade comuni per rendere il mondo un posto migliore. Vinu, secondo lei di cosa il mondo oggi ha davvero bisogno? Credo abbia bisogno di un ascolto vero e sincero. Oggi ciò che ci viene richiesto è umanità e l’umanizzazione della nostra esperienza vissuta. Abbiamo fatto molto, in alcuni casi bene, ma a volte il costo da pagare è stato alto. Ci troviamo nel bel mezzo di quella che abbiamo definito una confluenza di crisi e la pandemia del COVID-19 ha aggravato tutto. Il virus non ha fatto discriminazioni ma in un mondo diseguale ha prosperato. Credo che sia necessario agire rafforzati da tutto ciò che abbiamo fatto di buono, ma anche informati su ciò che possiamo fare meglio: il rispetto per l’ambiente, per la vita umana e la sua sacralità. Il modo in cui viviamo, il modo in cui governiamo e condividiamo le risorse, prevede una responsabilità nei confronti dei nostri figli. Sono il nostro presente e il nostro domani. È necessario fare le cose non solo in modo diverso, ma tenendo conto degli interessi di tutti. Oggi sono tantissimi i Paesi e le regioni del mondo colpiti da violenza e conflitti, alcuni di questi dimenticati. Da insegnante, quale messaggio dà ai suoi ragazzi? Quello di promuovere in loro una mentalità di pace, affinché non solo le nazioni e le comunità possano lavorare per la pace, ma anche i popoli stessi. La pace è la base fondamentale su cui avanza la prosperità. Ma se si guarda al mondo, gli indicatori di violenza superano quelli di vita pacifica. Sia che si tratti della sfera sociale sia che si tratti della sfera economica o altro. E ogni conflitto in tutto il mondo, toglie la dignità essenziale della vita umana. Quel che serve sono narrazioni di pace. La gente deve credere che sia possibile.  Abbiamo bisogno di esperienze vissute dinanzi alle quali giovani e bambini possano dire: “Ah, se questo funziona, possiamo farlo anche noi”.  Servono le strutture giuste, condivisione e dialogo di altissima qualità, sinceri, che portino davvero alla trasformazione. Così, come diceva spesso il Mahatma Gandhi, in modo gentile, possiamo scuotere il mondo.

Maria Grazia Berretta

Attivare i sottotitoli in Italiano https://youtu.be/Sm3O6PbLE1A?list=PLKhiBjTNojHqtFwgi5TYI3T7zRvAuOZiD    

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Vangelo Vissuto:  il mistero del Natale per riscoprirsi grati

L’Avvento è un tempo di raccoglimento, di attesa ed è un tempo che ci sveglia dal torpore, sorprendendoci con l’incarnazione di un Dio che si fa “piccolo” per venire ad abitare in mezzo a noi. Il mistero del Natale ci riporta al concreto, e accogliere Gesù bambino nella nostra vita diventa la possibilità per ciascuno di convertirsi di nuovo e guardare con gratitudine alla propria quotidianità. Una carità sempre nuova Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina siamo stati coinvolti nella raccolta di cibo e vestiario e nell’accoglienza dei profughi. In parrocchia è iniziata anche una catena di preghiere per la pace. Noi abbiamo accolto una mamma ucraina con due figli. Per la lingua, sulla base del ceppo slavo, non ci sono stati problemi, anche se l’inglese è quasi un esperanto… ma come organizzare la vita a persone completamente disorientate? In famiglia siamo già in cinque e per gli ospiti abbiamo chiesto aiuti a parenti e amici. Si trattava di organizzare anche gli spazi, un’esperienza mai fatta. Dopo i primi giorni, facili per la novità ma difficili per il resto, abbiamo notato nei nostri figli, tutti adolescenti, un senso di responsabilità che prima non avevano mostrato: aiuto nelle faccende domestiche, fare la spesa, accompagnare dal medico qualcuno, insegnare qualche parola slovacca, cucinare, stirare. Il dolore dei nostri ospiti è la sospensione, la mancanza di orizzonte. E accogliere questo dolore sordo non è solo un buon modo per aiutare qualcuno, ma aiuta noi a vivere meglio la nostra fede e a trasformarla in carità sempre nuova. (J. e K. – Slovacchia) Dio ti fa visita Rimasto vedovo, non ho avuto più riferimenti per il futuro. Le due figlie, già fuori casa, avevano una vita davanti. Risposarmi? Ma il mio problema non era soltanto la mancanza di una compagna, bensì un grande interrogativo sul senso della vita. Ho cominciato a bere, sempre più. Un giorno si è presentato alla mia porta un ragazzo del Bangladesh che vendeva calzini. Vedendomi in uno stato pietoso, si è offerto di risistemare la cucina e si è messo a lavare mucchi di piatti e stoviglie fino a creare una parvenza di ordine. Mentre bevevo il caffè che mi aveva preparato, gli ho chiesto notizie di lui. Era in Austria in cerca di lavoro per sostenere i genitori anziani e un fratello malato. In breve, pochi giorni dopo si trasferiva da me. Oltre a darmi una mano per le faccende di casa, gli ho trovato altri lavoretti presso amici. Quando vedeva che mi assaliva l’inquietudine, quel ragazzo semplice e buono cercava di distrarmi. Posso dire che mi ha salvato. Attraverso di lui, sento che Dio è venuto verso di me, è venuto a farmi visita. (F.H. – Austria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, novembre-dicembre 2022) (altro…)

Torna Signore Gesù

Messaggio di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, in occasione del S. Natale 2022 https://www.youtube.com/watch?v=YGt4KlwM9N8 Vorrei fare gli auguri più belli di Natale a tutti e lo faccio attraverso una poesia che ho scritto in questi giorni.   Vieni, signore Gesù, affrettati a venire, il mondo intero non resiste più! Una notte cupa è scesa quaggiù. La stella cometa è scomparsa dal cielo blu. Chi ci guiderà ora a Betlemme per incontrare il Principe della pace? Chi ci aiuterà a riaccendere nei cuori le fiamme di un amore che arde e si fa arte? È Natale. Torna, torna Signore Gesù. Vogliamo accoglierti come non abbiamo fatto mai. più di ieri vogliamo riconoscerti In chi soffre: nel povero, nel solo, nel disperato, nell’ammalato, nell’abbandonato. Donaci di sentire il grido di chi non spera, di chi non crede più! Donaci di essere persone di pace. Donaci coraggio, donaci audacia per fare eco agli angeli e come loro annunciare: gioia, speranza, serenità, fraternità. 

Margaret Karram

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Natale con chi soffre

Tra pochi giorni arriva Natale. Una festa che ci dà l’occasione per ritrovarci in famiglia e rinnovare i rapporti, al di là delle luci e dei regali. Dio si fa bambino e nasce nella povertà di un presepio. Nel Natale 1986 Chiara Lubich invitava le comunità dei Focolari ad andare incontro a chi più soffre. Anche oggi ci sono molti fratelli e sorelle che si trovano a vivere situazioni di sofferenza e attendono il nostro sollievo, la nostra condivisione. […] Oggi il calore del Natale porta a sentirci tutti più famiglia, più uno fra noi, più fratelli: a condividere quindi ogni cosa: gioie e dolori. Dolori soprattutto con quelli che, per le più varie circostanze, trascorrono questo Natale a tu per tu con la sofferenza. […] La sofferenza! Quella che investe totalmente a volte le nostre persone o quella che ci sfiora e mescola l’amaro con il dolce nelle nostre giornate. La sofferenza: una malattia, una disgrazia, una prova, una circostanza dolorosa… La sofferenza! […] Se guardiamo con occhio umano la sofferenza, siamo tentati di cercarne la causa o in noi, o fuori di noi, nella cattiveria umana ad esempio, o nella natura, o in altro… […] E tutto ciò può essere anche vero, ma, se pensiamo solo in tal modo, dimentichiamo il più. Ci scordiamo che dietro la trama della nostra vita sta Dio con il suo amore, che tutto vuole o permette per un motivo superiore, che è il nostro bene. […] Gesù, dopo averci invitati a prendere la nostra croce per seguirlo, non afferma forse: Perché “chi avrà perduto la sua vita (e questo è il colmo del patire), la troverà” (Mt 10, 39)? Il dolore è quindi speranza di salvezza. […] Che dire, allora, oggi, ai nostri che si dibattono nella sofferenza? […] Avviciniamoli anzitutto con sommo rispetto: anche se ancora forse non lo pensano, essi sono in questo momento visitati da Dio. Poi condividiamo, in tutto quanto è possibile, le loro croci e cioè teniamo Gesù in mezzo con loro effettivamente. Assicuriamoli anche del nostro continuo ricordo e della nostra preghiera, perché sappiano prendere direttamente dalle mani di Dio quanto li angustia e li fa soffrire e lo possano unire alla passione di Gesù, onde sia potenziato al massimo. […] E ricordiamo loro quel meraviglioso principio cristiano della nostra spiritualità, per il quale un dolore amato come volto di Gesù crocifisso e abbandonato si può tramutare in gioia. […] Sia dunque questo il nostro Natale […]: condividere ogni sofferenza con i nostri fratelli più provati ed offrire le nostre a Gesù Bambino.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, Roma 2019, pag.265-268)

https://www.youtube.com/watch?v=T4GCVOR9ias&list=PL9YsVtizqrYteytxWjDuo6dI2RcHiLFkw (altro…)

Corso di Formazione alla Sinodalità: essere parte di un unico popolo

Corso di Formazione alla Sinodalità: essere parte di un unico popolo

Il Centro Evangelii Gaudium (CEG), apre le iscrizioni al Corso di Formazione alla Sinodalità, un contributo concreto per rispondere alla chiamata della Chiesa a camminare insieme. Il Centro Evangelii Gaudium (CEG), centro di formazione all’interno dell’Istituto Universitario Sophia, si prepara, nel 2023, ad avviare un Corso di Formazione alla Sinodalità, un percorso formativo elaborato in sinergia con la Segreteria Generale del Sinodo e in collaborazione con altri centri di formazione e istituti accademici in Italia e non solo. Ma perché parlare di sinodalità? Ce lo spiega il Prof. Vincenzo di Pilato, docente di teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese in Italia e coordinatore del CEG.

Prof. Vincenzo di Pilato

“Lo scorso 16 ottobre papa Francesco ha comunicato la decisione di voler svolgere in due sessioni la prossima XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. ‘Tale decisione – si legge nel Comunicato stampa – scaturisce dal desiderio che il tema della Chiesa sinodale, per la sua ampiezza e importanza, possa essere oggetto di un discernimento prolungato non solo da parte dei membri dell’Assemblea sinodale, ma di tutta la Chiesa’. Questa è la sfida che il Corso vuole raccogliere: coniugare al meglio possibile il camminare ‘insieme’ con il camminare ‘tutti’. Lo stiamo sperimentando a livello di diocesi, parrocchie, movimenti, congregazioni, ovunque: la sinodalità senza la vita nello Spirito si riduce ad assemblearismo stonato e inconcludente. Abbiamo bisogno di ‘case e scuole di comunione’, ma anche di ‘palestre di sinodalità’ in cui imparare ad ascoltare e seguire lo Spirito Santo. Facile a dirsi! Il Corso vorrebbe mettersi al servizio di quest’altra sfida: far incontrare l’esperienza spirituale con le scienze teologiche e umane. È quanto auspicato dai Dicasteri pontifici, in particolare quelli impegnati sul versante della formazione, che in varie occasioni hanno suggerito corsi di questo genere aperti a tutte le vocazioni. La stessa Segreteria Generale del Sinodo si è mostrata particolarmente coinvolta nell’iniziativa. Avremo, infatti, l’onore di aprire il Corso con il cardinale Segretario Mario Grech, il prossimo 17 gennaio 2023. Professore, in che modo si svolgerà questo corso e a chi è rivolto? Il corso è triennale. Si snoda in 4 periodi dell’anno (3 moduli accademici e un incontro residenziale), trattando tematiche in sintonia con il processo sinodale in corso. Ci si può iscrivere per l’intero anno o per il singolo modulo. La lingua ufficiale sarà l’italiano, ma con traduzioni simultanee in spagnolo, portoghese e inglese. È un corso destinato a tutti i membri del popolo di Dio, dai vescovi agli operatori pastorali, dai sacerdoti alle suore, dai seminaristi ai laici. Per quest’anno, con prudenza, manteniamo il corso online. Si consiglia – dove possibile – la partecipazione a gruppi di una stessa comunità, parrocchia, diocesi per rendere il Corso una vera e propria “palestra di sinodalità”. Due o più partecipanti che potranno dialogare tra loro in stile sinodale, diventeranno anche “moltiplicatori” del corso, o dei suoi temi principali, nella comunità dove sono inseriti. Durante un incontro con le varie realtà ecclesiali legate al Movimento dei Focolari, il Copresidente, Jesús Morán, ha parlato della spiritualità di comunione (citando la Novo Millennium Ineunte di San Giovanni Paolo II) e di sinodalità come due momenti legati tra loro, ma distinti. Può approfondire questo concetto? Ci stiamo preparando al prossimo Giubileo nel 2025 con un prolungato cammino sinodale senza precedenti nella storia della Chiesa. All’indomani dell’ultimo Giubileo del 2000, S. Giovanni Paolo II riconosceva che “molto si è fatto dal Concilio Vaticano II in poi anche per quanto riguarda la riforma della Curia romana, l’organizzazione dei Sinodi, il funzionamento delle Conferenze episcopali. Ma certamente molto resta da fare” (NMI, 44). Cosa intendeva con quel “molto resta da fare”? Credo non fosse per lui un’espressione retorica, bensì profetica. Nel 2015, cinquantesimo dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, così si espresse papa Francesco: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Ecco la reciproca convergenza ispirata tra questi due Giubilei: da una parte, la “spiritualità” della comunione per penetrare nella più alta contemplazione del mistero di Dio Trinità custodito dentro e tra tutte le creature; dall’altra, la sinodalità come “cammino” in cui rimanere, sull’esempio di Gesù e di Maria, mescolati fra tutti, partecipando “a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (Evangelii gaudium 87). È chiaro, dunque, che non esiste spiritualità di comunione senza sinodalità e viceversa. La comunione fino all’unità è il mistero di Dio rivelatoci da Gesù Crocifisso-Risorto e per sempre presente nel destino dell’umanità; la sinodalità è il cammino che ci permette di renderlo visibile “affinché il mondo creda” (Gv 17,21). Cosa significa concretamente tutto questo per ciascuno di noi e quali le tappe per vivere questa chiamata? Anzitutto sentendoci parte di un unico popolo, non un gruppo di individui posti l’uno accanto all’altro come birilli su una pista da bowling o passeggeri in una cabina di ascensore. Rivolgendosi ai giovani, papa Francesco lo ha così spiegato: “Quando parliamo di ‘popolo’ non si deve intendere le strutture della società o della Chiesa, quanto piuttosto l’insieme di persone che non camminano come individui, ma come il tessuto di una comunità di tutti e per tutti, che non può permettere che i più poveri e i più deboli rimangano indietro: “Il popolo vuole che tutti partecipino dei beni comuni e per questo accetta di adattarsi al passo degli ultimi per arrivare tutti insieme” (Christus Vivit, 23). Ecco: camminare insieme senza lasciare nessuno indietro, riconoscendo la presenza di Cristo in chiunque ci passa accanto. È questa la radice della uguale dignità e libertà di ciascuno di noi. Sentirsi un unico popolo è la premessa, ma anche lo scopo della sinodalità, così come Gesù è, al contempo, la Via e il nostro compagno di viaggio. In ciascun membro del popolo di Dio dimora lo Spirito Santo, come in un tempio, e l’unica legge tra tutti dovrà essere il comandamento nuovo di amare come lo stesso Gesù ci ha amati (cf. Gv 13,34). Ci auguriamo che il Corso sia un tratto di strada fatto insieme con lo sguardo rivolto ai confini del Regno di Dio che incontriamo ogniqualvolta c’è un prossimo da amare.

Maria Grazia Berretta

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Vangelo vissuto: “Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna” (Is 26, 4)

La fedeltà di Dio è incrollabile, come una roccia, e questa è la rivelazione salvifica non solo per il popolo di Israele dopo l’esilio come annuncia Isaia, ma per ciascuno di noi. Confidare nel Signore vuol dire dunque costruire la nostra esistenza andando alla radice, perché più sono profonde le fondamenta più si potrà costruire in alto; più ci affideremo a Lui, più solidi saranno anche i nostri gesti. Tensioni di famiglia Quando mio fratello D., arrabbiato per come era stato trattato da R. (un altro fratello), ha affermato di non volerlo più vedere, ho pensato che alla nostra età, siamo tutti oltre i 70, dovremmo avere più misericordia. Da lì l’idea di riunire la famiglia per un picnic a Jells Park, su un terreno neutro. Ma il giorno stabilito R. non si è fatto vedere. Non mi è rimasto che pregare perché il suo cuore ostinato si ammorbidisse. Giorni dopo gli ho telefonato: non stava bene e non mangiava da tempo. Ho risposto che gli avrei portato una buona zuppa. Una volta da lui, era grato soprattutto perché non lo avevo giudicato. Più tardi, a casa, ho chiamato D. per informarlo e lui si è detto pronto a far visita al fratello se avessi organizzato la cosa. La domenica successiva, quando i due si sono incontrati, c’è stato un po’ d’imbarazzo iniziale, ma dopo un po’ hanno cominciato a parlare abbastanza normalmente; alla fine R. ci ha invitati per una cena. Sono felice del risultato e spero che il mio piccolo contributo possa sanare certe tensioni in famiglia. (Gill – Australia) La mancia Prima del recente aumento degli stipendi per i medici e il personale sanitario, era prassi in Ungheria dare ai medici una mancia secondo il loro servizio, come una tassa prestabilita. Da primario chirurgo, per i miei princìpi non concepivo questo andazzo: anche perché sapevo che tanti, senza possibilità economiche, prendevano in prestito i fiorini per i medici. Per questo mi rifiutavo, anche se tutti facevano diversamente, finché una collega mi ha fatto notare che non accettare la mancia poteva essere segno, per i pazienti, che non avrei fatto bene l’operazione. Un giorno, vedendo un’anziana signora tirar fuori la solita busta per me, le dissi: “Io come medico sono a suo servizio e sono pagato per questo, ma se lei è più tranquilla che accetti questa offerta, le propongo che la faccia arrivare ad una famiglia in difficoltà”. Lei si fece pensierosa, poi prendendomi la mano: “Dottore, quello che mi dice mi garantisce che lei pensa veramente alle persone. La ringrazio e, se è d’accordo, sarei contenta di aiutare assieme a lei qualcuno che ha bisogno”. (P.M. – Ungheria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, novembre-dicembre 2022) (altro…)

7 dicembre ’43: il giorno del “Sì” a Dio

Immaginate una ragazza innamorata; innamorata di quell’amore che è il primo, il più puro, non ancora dichiarato, ma che incomincia a bruciare l’anima. Una gioia caratteristica, difficile a riprovare nella vita, gioia segreta. Qualche giorno prima del 7 dicembre mi era stato detto di vegliare la notte precedente accanto al crocifisso per meglio prepararmi allo sposalizio con Dio, sposalizio che doveva avvenire nella maniera più segreta. La sera ho tentato questa veglia, inginocchiata accanto al letto davanti a un crocifisso di metallo che ora ha mia madre. Al mattino mi sono alzata verso le cinque. Ho indossato il miglior vestito che possedevo e mi sono incamminata, attraversando tutta la città, verso un piccolo collegio. Una bufera infuriava, così che dovetti farmi strada spingendo l’ombrello avanti. Mi pareva esprimesse che l’atto che stavo facendo avrebbe trovato ostacoli. Arrivata al collegio: cambio di scena. Un enorme portone si apre da solo senso di sollievo e di accoglienza, quasi braccia spalancate di quel Dio che mi attendeva. La chiesetta era adornata alla meglio. Sullo sfondo campeggiava una Madonna immacolata. Prima della Comunione ho visto, in un attimo, quello che stavo per fare non sarei più potuta tornare nel mondo. Io mi sposavo. Sposavo Dio. Quell’aprire gli occhi su ciò che stavo facendo – ricordo – è stato immediato, breve, ma così forte, che mi è caduta una lacrima sul messalino. Un lungo ringraziamento. Credo d’aver fatto la strada di ritorno verso casa di corsa. Mi sono soffermata soltanto vicino, mi sembra, al vescovado, a comperare tre garofani rossi per il crocifisso che mi attendeva in camera. Sarebbero stati segno della festa comune. Tutto qui. Con le più rosee previsioni il 7 dicembre ’43 non avrei potuto pensare quello che oggi vedo. Lode a Dio, gloria a Maria, regina d’un regno che ha – senza metafora – invaso il mondo.

Chiara Lubich (Estratto da “oggi l’Opera compie trent’anni, “ Rocca di Papa, 7 dicembre 1973)

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“Lettere”: incontrare Chiara Lubich attraverso il suo epistolario

“Lettere”: incontrare Chiara Lubich attraverso il suo epistolario

Da qualche mese è nelle librerie italiane il volume delle Opere di Chiara Lubich “Lettere”. Abbiamo incontrato Florence Gillet del Centro Chiara Lubich, teologa e studiosa della fondatrice dei Focolari, che ha curato questa pubblicazione.

Florence Gillet

Dopo aver suonato il campanello del Centro Chiara Lubich, nei pressi del Centro Internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Italia), la Dottoressa Gillet mi accoglie con gioia e mi invita ad entrare in sala riunioni. Dappertutto ci sono armadi che contengono targhe e oggetti che ricordano le lauree honoris causa e i doni ricevuti da Chiara Lubich nei suoi viaggi in diversi Paesi del mondo, oltre a numerosi libri sulla fondatrice dei Focolari tradotti in varie lingue, alcuni dei quali scritti o curati dalla Gillet. Quando iniziamo a parlare il suo accento rivela la sua origine francese. Mi racconta che si è imbattuta nel carisma dell’unità alla fine del 1965 e tre mesi dopo era alla cittadella internazionale di Loppiano, in Italia, per approfondire quell’ “ideale” che aveva tanto cercato e alla fine trovato. Lo studio della teologia presso l’Università Pontificia Gregoriana, l’ha condotta a Roma ed è stata una tra le prime donne a frequentare questa università. Poi Parigi per qualche anno e nuovamente Roma. Si illumina quando racconta le sue esperienze in alcuni Paesi africani dove ha realizzato “focolari temporanei”, così chiamati per la durata di brevi periodi. Nel 2008, è stata invitata ad entrare a far parte del Centro Chiara Lubich, nato quell’anno, per poter studiare e lavorare alle pubblicazioni degli scritti della Fondatrice dei Focolari. concentrandosi dal principio sui punti cardini della Spiritualità dell’unità.  Da poco ha visto la luce nella collana Opere di Chiara Lubich, il volume “Lettere 1939 – 1960”, di cui è la curatrice. “C’è una grande varietà in queste lettere – spiega Florence Gillet -: alcune sono proprio di purissima direzione spirituale; ci sono le lettere di aggiornamento; ci sono lettere di consolazione; ci sono lettere che sgorgano dall’anima di Chiara Lubich, soprattutto quelle alla sorella, nelle quali dice cose molto forti. Però c’è un comune denominatore tra di esse. Prima di tutto il genere letterario: sono lettere. In secondo luogo, in ciascuna è possibile trovare “l’anima” di Chiara, il suo sapersi “fare uno”, come dice San Paolo quando afferma ‘mi sono fatto tutto a tutti’. Anche nel comunicare il suo segreto giacché dappertutto è evidente il chiaro il riferimento a Gesù abbandonato”. A che cosa paragonare questo volume? È la domanda che la Gillet si pone nell’introduzione e di cui ci fa dono con un’immagine molto eloquente: “Se fosse un giardino, sarebbe un giardino all’inglese senza forme geometriche, senza simmetrie, ma dove la natura è poesia e libertà con, tuttavia, rigore e ordine. Se fosse una strada, sarebbe un cammino, a volte avventuroso ma ben segnato, con meta sicura e una guida sperimentata. Se fosse una casa, sarebbe ospitale, con molte stanze tutte collegate e armoniose tra di loro, calda e aperta”. Il libro contiene 338 lettere (una selezione delle tante scritte dalla Lubich) che porteranno il lettore a contatto diretto con i primi anni del nascente Movimento dei Focolari e lo sviluppo del suo carisma. “Consiglio a tutti di fare lo sforzo – continua Florence – di incominciare a leggere a partire dall’introduzione, per cogliere la chiave di lettura, e poi proseguire con le lettere, una ad una, ordinatamente, lasciare che ‘parlino al cuore’”.  Il lettore troverà lettere a persone, altre collettive a comunità nascenti, a membri della sua famiglia; altre ancora, più dottrinali, nelle quali Chiara spiega il suo Ideale. “Fare questo libro è stato un lavoro appassionante – conclude -. E penso che lo sarà anche per i lettori”.

Carlos Mana

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